Paleo news - Società Paleontologica Italiana

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Paleo news - Società Paleontologica Italiana
Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana v.47 n.1
Poste Italiane S.p.A.- Sped.Abbon.Posale - D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB, Bologna CPO
Numero 18
Maggio 2008
PaleoItalia
Newsletter della Società Paleontologica Italiana
SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA
MODENA
PALEOITALIA
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Numero 18
Con questo numero PaleoItalia diventa “maggiorenne”, essendo questo
il diciottesimo fascicolo della rivista. Si tratta di un numero ricco e vario,
che spero sia di buon auspicio per il futuro.
Alcuni articoli sono di taglio storico, altri trattano di curiosità geologiche
e di itinerari e, considerando l’ormai vicina estate, vogliono essere un invito
alla visita e al viaggio.
Particolarmente interessante è l’impostazione che è stata data a due
rubriche: sia le Notizie Italiane, sia la Paleolibreria sono state interamente
riempite grazie a contributi dei soci, che ci hanno segnalato le loro pubblicazioni su rivista scientifica e i loro libri, curandone nel primo caso i riassunti,
nel secondo la presentazione. Il rapporto stretto e la collaborazione di tutti
rappresentano il punto di partenza fondamentale perchè PaleoItalia diventi
ciò che vorremmo che fosse: la rivista di tutti i soci della Società
Paleontologica Italiana.
Chiude il fascicolo, come di consueto nelle uscite primaverili, l’elenco
dei soci. Per favore, dedicate alcuni secondi a controllare che i vostri dati
siano giusti e, nel caso, segnalate le eventuali correzioni al segretario e al
tesoriere.
Buona lettura!
Carlo Corradini
IN COPERTINA
Ambrogia mytiloides (Brocchi, 1814)
Riprodotto da: Brocchi G.B. (1814). Conchiologia Fossile Subappennina con
osservazioni geologiche sugli Appennini e sul suolo adiacente. Vol. 1, 2, 712
pp. Stamperia Reale, Milano.
Vol. 2, p. 477, tav. 11. fig. 1a, 1b.
Per saperne di più vedere l’articolo a pag. 7
Ai sensi dell’art. 8, commi 8.2 e 8.3 del Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica
(ICZN, 4a edizione), i nomi di taxa citati in PaleoItalia non hanno validità nomenclaturale.
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PALEOITALIA
Cari Soci,
. posso non dare rilievo a quello che considero l’inizio di una
non
nuova fase nella storia della nostra Società e dei suoi organi di stampa:
da Aprile sono sul sito SPI, risvegliato dopo un lungo sonno, i lavori
stampati nei primi tre fascicoli del Bollettino, liberamente scaricabili.
La scannerizzazione di tutti i lavori pubblicati sarà un’opera di lungo periodo, ma l’inizio è promettente, tenuto anche conto della qualità
elevata del materiale scaricabile, di cui occorre ringraziare soprattutto
il nostro consigliere Johannes Pignatti.
Siamo alle soglie di due importanti appuntamenti: l’Assemblea dei
Soci, a Roma il 6 Giugno, con associata la giornata di studio sul significato dei fossili come beni culturali e seguita da una escursione nella
mattinata del giorno 7; le “giornate di Paleontologia”, a Siena il 9-12
settembre, con una appendice a Grosseto. A tali appuntamenti, va aggiunto anche il convegno sul Messiniano, che si terrà ad Alba, in ottobre.
Per quest’ultimo evento, organizzato con il patrocinio della SPI, il
Bollettino sta predisponendo un suo fascicolo dedicato interamente alla
Paleontologia del Messiniano, primo fascicolo tematico della nostra rivista. Il Bollettino sta recuperando il ritardo accumulato per cause varie
e tornerà ad essere puntuale nell’anno in corso.
Per snellire il lavoro redazionale ormai insostenibile da un solo segretario di redazione, il Consiglio direttivo ha nominato uno staff
redazionale costituito, oltre che dall’attuale redattore, Cesare
Papazzoni,che desidero ringraziare con affetto per l’impegno formidabile finora profuso, dai colleghi Corradini (Università di Cagliari), Ferretti
(Università di Modena e Reggio Emilia), Martinetto (Università di Torino), Pignatti (Univerità di Roma la Sapienza) e Sardella (Università di
Roma la Sapienza). I colleghi, che ringrazio per la loro generosa disponibilità, lavoreranno sotto la guida sapiente e il coordinamento del mitico
direttore, Enrico Serpagli.
Cari Soci, spero che gli appuntamenti della primavera e dell’autunno
2008 corrispondano al vostro gradimento e, quindi, vedano una nutrita
partecipazione.
Anche per PaleoItalia stiamo pensando a nuove iniziative; ma, in
questo caso, è assolutamente determinante il vostro contributo, che, solo,
può continuare a garantire, anzi ad accrescere il suo significato di strumento di collegamento, di scambio, di informazione, di dibattito della
nostra comunità di cultori della Paleontologia.
PALEOITALIA
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Debbo, peraltro, chiedervi ancora un aiuto. La Società sta tentando
di mantenere invariata la quota di associazione, che è la più bassa (e
non di poco) rispetto a quella delle altre società scientifiche di pari
rilievo; aiutateci, ricordandovi di versare regolarmente la vostra quota
annuale (quanti soci morosi!), ma anche cogliendo ogni occasione per
favorire e stimolare nuove iscrizioni. Infine, ancora una volta, vi ricordo
di controllare se avete inviato il vostro indirizzo e-mail al nostro segretario, Nino Mariotti ([email protected]).
Per quanto farete, vi ringrazio e vi saluto con un arrivederci a Roma,
a Siena e ad Alba.
Il Presidente
RUGGERO MATTEUCCI
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PALEOITALIA
GIORNATE DI PALEONTOLOGIA 2007
ANDREA TINTORI
Le giornate di Paleontologia
costituiscono come convegno
annuale della SPI il maggior
momento d’incontro di tutti coloro
che sono interessati alla ricerca
paleontologica in Italia. Il VII
incontro è avvenuto quest’anno a
Barzio, nei pressi di Lecco, ospiti
del Parco Regionale della Grigna
Settentrionale e della Comunità
Montana della Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera. Alcuni
problemi logistici sono stati
rapidamente superati permettendo a
tutti gli intervenuti, una settantina,
di sfruttare al meglio le giornate
dense di presentazioni. In realtà
l’evento è iniziato per ‘pochi
fortunati’ con una escursione sul
Triassico medio bacinale della
Quello che non si è potuto vedere dal
vivo...... inquadramento geologico dell’escursione premeeting!
Grigna settentrionale in un clima da
tregenda, ma con una breve finestra
che ci ha permesso di fare il percorso
fino al nuovo sito a pesci della
Formazione di Buchenstein che
rappresenta la grande novità della
paleontologia lombarda di questo
inizio di secolo. L’evoluzione del
bacino intrapiattaforma del Triassico
medio era l’obbiettivo dell’escursione attraversando diverse unità
stratigrafiche che offrono una buona
sequenza paleontologica con
foraminiferi e conodonti ma anche
brachiopodi ed ammoniti. La guida
del Prof. Maurizio Gaetani, da
decenni impegnato nello studio di
quest’angolo delle Prealpi
Lombarde, è stata particolarmente
stimolante. Certamente poi la ventina
di partecipanti all’escursione ha
potuto apprezzare anche meglio
l’ospitalità del rifugio al Pialleral tra
un acquazzone e l’altro……..
Le sessioni erano suddivise tra
l’attività in Italia e quella all’estero
per sottolineare il fatto che,
nonostante la ricchezza del nostro
patrimonio paleontologico la nostra
attività di ricerca si espleta anche
all’estero spesso in collaborazioni
internazionali. L’evento ha visto la
partecipazione di circa 70 paleontologi italiani provenienti dalle
principali università (Palermo,
PALEOITALIA
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I partecipanti alle
Giornate di Paleontologia 2007 a Barzio
(Foto L. Bonfiglio).
Messina,Cagliari le più distanti).
Come ormai tradizione per questo
tipo di incontri, la maggior parte delle
comunicazioni (sia orali - 40, che
tramite poster -35) è stata presentata
da dottorandi o post-doc, a riprova
che anche da noi ormai la ricerca è
condotta soprattutto dai giovani non
strutturati. Un’analisi dettagliata delle
presentazioni orali mette in evidenza
la predominanza degli studi sui
mammiferi pleistocenici (9) e su vari
invertebrati (8), seguiti da microfossili (5), rettili (4), pesci (2) e resti
di piante (1); le stesse proporzioni si
possono applicare ai poster. Alle
comunicazioni libere si sono aggiunti
altri 11 interventi nell’ambito dello
work-shop sulla ‘Paleontologia
lombarda 150 anni dopo Stoppani’:
in tale ambito sono stati messi in
evidenza i progressi delle conoscenze
sul patrimonio paleontologico della
Lombardia a partire dai lavori
pionieristici di Stoppani e del gruppo
di scienziati che gravitava attorno al
neonato Museo di Storia Naturale
di Milano alla metà dell’800.
L’accento è stato messo soprattutto
sui grandi siti a vertebrati del
Triassico che ancora oggi costituiscono un unicum a livello
mondiale, tanto che nel caso
dell’area Besano-Monte San Giorgio
si sta proponendo l’estensione
all’Italia dell’area svizzera già inserita
nel patrimonio mondiale dell’Umanità proprio per la valenza paleontologica. Le comunicazioni hanno
occupato il venerdì e il sabato
mattina, mentre nella sala stessa era
possibile osservare e discutere,
durante gli intervalli, i poster e la
piccola mostra di esemplari dello
scavo nella Formazione di
Buchenstein, come pure una serie
di calchi del materiale storico
proveniente dall’area di Perledo e
conservato a Roma (collezioni
APAT) e a Francoforte (Museo
Senckenberg). Il sabato pomeriggio
è stato invece dedicato alla sessione
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PALEOITALIA
Un momento dell’Adunanza della
S.P.I. (Foto L.
Bonfiglio).
speciale per fare il punto sulla
paleontologia in Lombardia, dando
spazio anche agli aspetti di
valorizzazione e tutela del patrimonio
paleontologico.
Una seconda escursione, a
conclusione del convegno, ha visto
la partecipazione di una trentina di
intervenuti e ha avuto come
obbiettivo principale uno dei siti
storici di Stoppani, il Sass di Lumach
sopra il Cainallo, i cui esemplari
costituirono la base di una delle sue
fondamentali monografie sugli
invertebrati triassici. E’ stato visitata
anche parte delle serie tipo della
Formazione di Perledo-Varenna,
altro storico giacimento che sempre
attorno alla metà del XIX secolo
vide la raccolta e descrizione di
alcuni tra i primi vertebrati del
Mesozoico italiano.
Il nostro presidente al Piz di Cich (o di
Lumach), storico sito di A.Stoppani nei
pressi di Esino (LC)
PALEOITALIA
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BROCCHI E LA CONCHIOLOGIA FOSSILE
SUBAPPENNINA
RAFAEL LA PERNA
Opere classiche come Conchiologia Fossile Subappennina di
Giovanni Battista Brocchi (1814)
spesso si consultano per la necessità
di conoscere descrizioni ed
illustrazioni originali, senza soffermarsi sul resto. Nel caso di
quest’opera, è un peccato non
conoscere il resto. La Conchiologia
di Brocchi non solo fu la prima
importante opera italiana dedicata
interamente ai molluschi fossili del
Pliocene, ma essa contiene anche la
prima, dettagliata ricostruzione della
storia della paleontologia a partire dal
XIV secolo, oltre ad osservazioni
sulla geologia e paleontologia degli
Appennini e del Subappennino, ed
anche sul problema dell’estinzione.
Della vita di Brocchi sappiamo
molto grazie a diverse biografie, quali
quella di Defendente Sacchi (1828),
aggiunta da Giovanni Silvestri ad una
edizione postuma della Conchiologia (1843), e quella di Giuseppe
Maffei (1852), che incluse Brocchi
nella sua Storia della Letteratura
Italiana.
Giovanni Battista Brocchi (talora
Giovan Battista o Gianbattista)
nacque a Bassano del Grappa, il 18
febbraio del 1772. Il Sacchi racconta
un curioso aneddoto, risalente addirittura ai primissimi mesi di vita: “Il
padre, benché uomo di lettere, poco
fu da lunge non procurasse morte al
bambino per una sua superstizione,
la quale gli persuadeva che per
ottenere figli studiosi e sapienti
convenisse dar loro a mangiare il
cuore d’una rondinella; e in fatti,
occorsagli una sgraziata, la uccise,
e toltole il cuore lo apprestò alla
bocca del lattante che lo inghiottì
con grave pericolo della vita”. La
cultura italiana rischiò di perdere uno
dei suoi più illustri personaggi, ma il
cuore di rondinella sortì l’effetto
sperato. Sin dall’adolescenza, Brocchi
mostrò talento in campo letterario (“A
quattordici anni componeva buoni
versi latini e italiani”) ed amore per
la natura, come scrive ancora il
Sacchi: “... mentre gli altri coetanei
deliziavansi a’ giuochi da trastullo,
ei correva a caccia d’insetti, li ponea
in serbo, e con un ago li rappiccava
alle pareti della sua stanza; né ciò
solo, ma sui prossimi monti
raccoglieva erbe e sassi, e lo perché
non sapeva, solo mosso da naturale
vaghezza e da quella proficua
curiosità che conduce il genio
all’osservazione”. L’amore per le
scienze naturali divenne incontenibile
durante gli anni di università: “... il
padre lo mandò a Padova perché si
applicasse alle leggi, ed ei per
gradirlo il fece; ma come prima vide
l’orto botanico gli parve venirgli
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PALEOITALIA
innanzi un caro sollievo alla noja
che gli cagionava uno studio
increscioso”. Gli studi universitari
terminano in maniera clamorosa:
“chiamato all’esame di laurea,
invano lo si attese: la brama di
vedere nuove cose prevalse in lui
sopra ogni altro dovere”. Nel 1802,
Brocchi fu chiamato ad insegnare
botanica a Brescia: da lì si spostava
per visitare “le terre, i sassi, le
miniere, i vegetabili, gli animali”.
Le sue competenze in mineralogia gli
valsero la nomina ad Ispettore delle
Miniere nel 1808. Viaggiò moltissimo
lungo la Penisola e fu in questi intensi
anni che decise di studiare la storia
della Terra attraverso i fossili, come
scrive nell’introduzione alla
Conchiologia: “Lo scopo di
quest’opera è di porgere una serie
di documenti che tendono a
dilucidare l’antica storia del globo.
Io li ritraggo dalle spoglie organiche
che il mare abbandonò sulle nostre
terre allorché fuggendo dal
continente si ridusse negli odierni
suoi limiti”. L’ultimo capitolo della
vita di Brocchi si svolge in Nord
Africa, dove il suo continuo desiderio
di conoscenza l’aveva condotto. A
Khartoum si ammala e muore il 23
settembre del 1826, all’età di 54 anni.
Il primo volume della Conchiologia, dopo il lungo capitolo dedicato
alla storia della paleontologia e della
paleomalacologia (Discorso sui
Progressi della Conchiologia fossile
in Italia), prosegue con le osservazioni geologiche. Brocchi non è un
catastrofista. L’evoluzione della Terra
è essenzialmente governata dal
progressivo ritirarsi del mare, il quale
ha prima prodotto le rocce che
formano gli Appennini, e prima ancora
quelle delle Alpi, poi quelle dei rilievi
via via più bassi e più vicini alla costa:
“Le montagne sono più antiche [delle
colline], e quelle degli Appennini si
riferiscono nella massima parte al
periodo secondario, laddove le
colline sabbionose e marnose
spettano ad una formazione assai
più recente, che io chiamerò
terziaria, e sono il risultato degli
ultimi depositi del mare”. I versi di
Marco Manilio (Astronomica, Libro
Primo) citati all’inizio della
Conchiologia, sintetizzano bene
queste vedute: “Emersere fretis
montes, orbisque per undas exiliit,
vasto tamen clausus undique ponto”
(Emersero i monti dal mare, e la terra
nacque tra i flutti, circondata da ogni
parte dal vasto oceano). In questa
progressiva emersione delle terre, non
è escluso che “posteriori
sovvertimenti abbiano smosso gli
strati dalla loro originaria
positura”. Brocchi cerca delle
evidenze per stimare l’età delle rocce
e dei fossili e crede di trovarle
soprattutto nel buono stato di
conservazione
dei
fossili
subappenninici e nell’età delle civiltà
allora meglio conosciute, concludendo che: “... nel presente caso si
può con asseveranza sostenere che
quella grande antichità, supposta da
alcuni, non si riduce in fine che ad
alcune migliaja di anni”.
Seguono le osservazioni sui
molluschi fossili presenti nelle colline
subappenniniche. Nell’introduzione
specifica che “i testacei fossili che
ho avuto in mira di descrivere, quelli
sono soltanto che s’incontrano nelle
colline, che nessun cenno farò degli
altri che appartengono alle alte
montagne degli Appennini, le quali
PALEOITALIA
darebbero occasione ad una
conchiologia interamente diversa”.
Le conchiglie fossili subappenniniche
si presentano spesso ben conservate,
“nel naturale loro stato”, sono
facilmente estraibili dalla roccia e
“molti si conformano alle specie
esistenti, o, se mancano di originali,
serbano almeno molta affinità con
le conchiglie che si conoscono”. Gli
“originali” sono le specie viventi, ma
questo termine infelice non deve far
pensare ad idee anacronistiche sui
fossili come “riproduzioni” di
organismi attuali. La malacologia di
Brocchi è rigorosamente basata sul
confronto con le specie viventi, prese
come riferimento, come “originali”,
per lo studio dei fossili. Egli sa bene
che le specie fossili presenti nelle
rocce più antiche che formano gli
Appennini sono spesso molto diverse
da quelle attuali, le quali non
avrebbero fornito molto aiuto per
l’inquadramento sistematico delle
prime: “Rarissime sono le specie
identiche alle viventi, e molte hanno
così strane fattezze che non si
saprebbero ragguagliare a veruno di
que’ generi che comprendono le
conchiglie degli odierni mari. Essi
sono per ultimo imprigionati in
solidissime rocce calcarie, a cui
rimangono sì fattamente aderenti
che si può dire essere incorporati
con esse”. Brocchi si sofferma a
descrivere lo stato di conservazione
delle conchiglie provenienti da rocce
di diversa natura e ne spiega i motivi.
Cerca anche di spiegare il fenomeno
della trasformazione dei gusci in
“limpido spato” attraverso un
processo di dissoluzione parziale e
contemporanea formazione di nuovi
cristalli, per poi passare in rassegna
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vari casi insoliti di conservazione del
legamento, dei colori originali, della
lucentezza, ecc.
Riguardo alla distribuzione dei
fossili nei sedimenti, Brocchi spiega
che “... nel mare non tutt’i luoghi
sono opportuni alla moltiplicazione
de’ vermi testacei, e che se questi
formicolano in alcune situazioni,
mancano in altre; e se taluno ve ne
ha, sono di que’ vagabondi che non
mantengono sede fissa”. Spiega
anche come alcune specie tendano
ad essere presenti assieme ad altre
formando, come diremmo oggi, delle
associazioni: “Questa unione in
famiglie è quella appunto che
mantengono ne’ mari varie specie
di testacei, sia che per un’indole
propria vivano in una sorta di
società, come tanti altri animali
gregarj, sia che prediligano certi
fondi”. Ed ancora, sulla distribuzione:
“I pescatori conoscono dove
allignano i soleni, i mituli, le
ostriche, i cardj che si trovano in
maggiore o minor quantità a norma
che i fondi sono fangosi, arenosi,
calcarj, più o meno mobili o
consistenti. A ciò contribuisce la
diversa altezza dell’acqua, poiché
alcune specie stanno in siti profondi,
altre ad una media profondità, altre
lungo le coste o nelle basse lagune”.
Le specie fossili vengono distinte
in tre categorie: quelle tuttora viventi
in Mediterraneo, quelle non più viventi
in Mediterraneo ma presenti in altri
mari e quelle “di cui non si conoscono
gli originali viventi”, cioè quelle
estinte. A proposito della seconda
categoria, Brocchi scrive: “Così
l’idiota come lo scienziato sono del
pari sorpresi allorché, presentando
loro una conchiglia trovata fossile nei
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PALEOITALIA
nostri paesi, sentono annunziarci che
la corrispondente vive in lontanissimi
mari e sotto i climi della zona torrida.
Il primo prova un senso di materiale
stupore, perché oscuramente scorge
qualche cosa di peregrino e di
straordinario; e l’altro, per quanto
assuefatto sia a cotali fenomeni, non
sa mai osservarli con indifferenza,
facendosi presente le grandi
rivoluzioni a cui ne’ tempi andati
debb’essere soggiaciuto il nostro
globo”. In realtà, gran parte delle
specie ritenute esotiche sono specie
estinte, simili a specie esotiche, oppure
appartenenti a generi oggi ben
rappresentati nei mari tropicali e
subtropicali. Brocchi avverte,
comunque, il problema della
mancanza di dati sulla distribuzione
geografica, e l’imprecisione dei dati
disponibili, soprattutto quelli di Linneo
e di Gmelin (“... le indicazioni di
questo naturalista [Linneo] e quelle
dei fonti a cui ha attinto, tutt’altro
che esatte ... senza dire che le
relazioni infedeli de’ viaggiatori e le
imposture dei trafficanti possono
avere dato motivo a grossissimi
abbagli”) e conclude: “Non occorre
che io spenda molte parole per far
conoscere quanto importante sia di
avere notizie esatte su tal proposito
[sulla distribuzione delle specie], attese
le conseguenze che derivare ne
possono per la geologia”. Per quanto
Alcune figure tratte dalle tavole della Conchiologia (grandezza originale). a. Cardium
hians Brocchi, 1814 (tav. 13, fig. 6) = C. indicum Lamarck, 1819. b. Voluta ampullacea
Brocchi, 1814 (tav. 3, fig. 9a) = Trigonostoma ampullaceum (Brocchi, 1814). c. Murex
horridus Brocchi, 1814 (tav. 7, fig. 17a) = Typhis (Hirtotyphis) horridus (Brocchi, 1814).
d. Voluta hirta “L.” (tav. 4, fig. 1a) = Solatia hirta (Brocchi, 1814). e. Turbo tornatus
Brocchi, 1814 (tav. 6, fig. 11) = Turritella tornata (Brocchi, 1814).
PALEOITALIA
riguarda le specie note solo come
fossili, molto numerose fra la malacofauna subappenninica, Brocchi
retoricamente chiede: “Che vorremmo
adunque supporre? che vivano
sprofondante negli abissi del pelago,
dove non possono essere raggiunti
dalle reti de’ pescatori, né sollevati
dalle procelle? o crederemo piuttosto
che ne sia spenta la razza?”. Per il
momento, la risposta a questa
domanda resta piuttosto vaga. Osserva
che i molluschi del bacino di Parigi
differiscono molto da quelli delle colline
subappenniniche perché “trattandosi
[le colline subappenniniche] di ultima
e moderna formazione, è verisimile
che i testacei in essi contenuti
corrispondano a quelli de’ più vicini
mari”.
In un successivo capitolo, l’ultimo
del primo volume, Riflessioni sul
perdimento delle specie, Brocchi
affronta ancora il problema delle specie
estinte. Dopo aver passato in rassegna
molti casi di specie fossili certamente
non più esistenti, inclusi molti
vertebrati, Brocchi conclude
scrivendo: “O io m’inganno, o da
questi splendidi esempj si fa
manifesto che molte specie di testacei
si sono perdute al paro di quelle dei
grandi animali”. L’estinzione, quindi,
esiste ma “posta la verità del fatto,
rimarrebbe da esaminarsi come ciò
sia succeduto”. Egli rifiuta l’idea di
“cause accidentali ed estrinseche
[eventi catastrofici] per la spiegazione
di un fatto che si può giudicare
dipendere da una legge generale e
costante”. L’estinzione è un fatto
normale, comparabile alla morte degli
individui: “Perché dunque non si
vorrà ammettere che le specie
periscano come gl’individui, e che
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abbiano al paro di questi un periodo
fisso e determinato per la loro
esistenza?”. Il confronto tra estinzione
delle specie e morte degli individui
porta Brocchi ad ipotizzare che “per
gradi insensibili si avvicinano le
specie al loro annientamento: la
vitalità va scemando, la virtù
prolifica infievolisce ... finché
l’embrione, incapace di stendersi e
di svilupparsi, abbandona quasi
sull’istante quell’esile principio di
vita che lo anima appena, e tutto
muore con lui”. Brocchi crede di
vedere un esempio di questo “stato
di deterioramento e di decadenza”
nei “nautiletti” (i foraminiferi) i cui
antenati, i grandi “corni di ammone”
(le ammoniti), proliferavano nei mari
del passato. Crede di vedere, ma non
è affatto sicuro di ciò, poiché aggiunge:
“... dubiterei se la corrispondenza sia
esatta, o se piuttosto que’ nautiletti e
gli altri, trovati nell’Adriatico e nel
Mediterraneo, non sieno specie
particolari e distinte, tanto più che
costantemente conservano lo stesso
volume anche negli antichi sedimenti
marini”.
Il secondo volume della
Conchiologia è interamente dedicato
alla Distribuzione metodica delle
conchiglie fossili, divise in tre
“classi” (Univalvi, Bivalvi e
Multivalvi) per un totale di circa 450
specie, inclusi alcuni brachiopodi,
serpulidi e balani. Gran parte del
materiale studiato proviene da depositi
pliocenici del Nord Italia (soprattutto
del Piacentino, del Senese e
dell’Astigiano). Brocchi descrisse
291, fra nuove specie e varietà (Rossi
Ronchetti, 1952). Importanti contributi alla conoscenza della collezione
Brocchi, che si trova al Museo Civico
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PALEOITALIA
di Storia Naturale di Milano, sono
quelli di Rossi Ronchetti (1952, 1955)
e di Garassino (1995). E’ poco noto
il fatto che il primo importante
visitatore e revisore della collezione
Brocchi fu addirittura John Gwyin
Jeffreys (1884), il quale riportò
osservazioni sullo stato della
collezione (già allora parte del
materiale risultava disperso) e brevi
commenti su circa 50 delle specie
identificate o descritte da Brocchi.
Molte delle specie di Brocchi sono
ormai più o meno ben conosciute, ma
la collezione continua ad offrire
occasioni per studi paleontologici (La
Perna, 2006).
Le sedici tavole che completano
il secondo volume della Conchiologia sono tra le più belle illustrazioni
malacologiche ottocentesche. Esse
furono disegnate ed incise su rame
da Giuseppe Dall’Acqua, discendente
da una nota e prestigiosa famiglia
vicentina di disegnatori ed incisori. Al
Dell’Acqua, Brocchi dedica parole di
elogio per la bravura e la pazienza
dimostrata in questo lavoro.
Effettivamente, si tratta di illustrazioni molto fedeli, ricche di dettagli
ed artisticamente pregevoli. Brocchi
specifica di essere stato indeciso circa
l’orientazione da dare agli esemplari
di “univalvi”, se con l’apice verso
l’alto (“come piace ai moderni”),
oppure verso il basso (“come fu
praticato da tutti i vecchi conchiologisti”). Opta per la tradizione,
spiegandone i motivi: “disegnando
un’univalve con l’apertura abbasso,
la superficie dell’ultimo anfratto e
la regione umbilicale rimane
nell’ombra e molti distintivi
scompajono, o pure non si possono
chiaramente discernere”.
“The ‘Cochiologia’ is a monument of careful and conscientious
labour, and is invaluable to every
palaeontologist”, così scriveva
Jeffreys nel 1884. E Brocchi, uomo
di lettere, botanico, mineralista,
geologo, paleontologo, egittologo,
sarebbe stato certamente orgoglioso di
tale, autorevolissimo giudizio.
Bibliografia
Brocchi G.B. (1814). Conchiologia Fossile
Subappennina con osservazioni geologiche
sugli Appennini e sul suolo adiacente. Vol. 1,
2, 712 pp. Stamperia Reale, Milano.
Brocchi G.B. (1843). Conchiologia Fossile
Subappennina con osservazioni geologiche
sugli Appennini e sul suolo adiacente. Vol. 1,
2, 556 pp. Biblioteca Scelta di Opere Italiane
Antiche e Moderne, n. 453, Giovanni Silvestri,
Milano.
Garassino A. (1995). Catalogo dei tipi del Museo
Civico di Storia Naturale di Milano. XII. I
Lamellibranchi della Collezione Brocchi. Atti
della Società Italiana di Scienze Naturali,
Museo Civico di Storia Naturale di Milano,
134 (2): 233-264.
La Perna R. (2006). Life habit and ontogeny of
the unusual arcid bivalve Ambrogia
mytiloides (Brocchi, 1814). Lethaia, 39: 245252.
Jeffreys J.G. (1884). Notes on Brocchi’s collection
of subapennine shells. Quarterly Journal of
the Geological Society, 40: 28-34.
Maffei G. (1852). Storia della Letteratura Italiana
dall’origine della lingua fino a’ nostri giorni.
Vol. 3. Prima Edizione Livornese, 321 pp. G.
Mazzajoli, Livorno.
Rossi Ronchetti C. (1952). I tipi della
“Conchiologia fossile subapennina” di G.
Brocchi. Parte I: Crostacei, Lamellibranchi.
Rivista Italiana di Paleontologia e
Stratigrafia, Memoire, 5 (1): 1-89.
Rossi Ronchetti C. (1955). I tipi della
“Conchiologia fossile subapennina” di G.
Brocchi. Parte II: Gasteropodi, Scafopodi.
Rivista Italiana di Paleontologia e
Stratigrafia, Memoire, 5(2): 91-343.
Sacchi F. (1828). Necrologia. Giovanni Battista
Brocchi. Annali Universali di Statistica,
Economia Pubblica, Storia, Viaggi e
Commercio, 15: 132-153.
PALEOITALIA
13
FOSSILI ... CHE MITO!
ANTONELLA CINZIA MARRA
La serie dedicata alla interpretazione mitologica, leggendaria o magica dei
fossili arriva al terzo appuntamento. Su PaleoItalia n. 16 abbiamo indagato
la misteriosa origine e le applicazioni alchemiche e magiche della Bufonis
Lapis (Pietra rospina), su PaleoItalia n. 17 abbiamo concentrato l’attenzione
sul Draco, in questo articolo ci occupiamo di fossili a lungo presenti tanto
nella mitologia quanto nella storia della paleontologia: le glossopetrae.
Glossopetrae: lingue di pietra
Le glossopetrae sono note sin
dai tempi antichi. Secondo la loro
etimologia, sono lingue di pietra, o
pietre a forma di lingua. Plinio il
Vecchio (23-79 d. C.) le cita nella
sua Naturalis Historia come lingue
pietrificate cadute dal cielo durante
le eclissi di luna. Sono state note
anche come Linguae melitensis,
Linguae S. Pauli; per i tedeschi
Nattaernzungen (lingue di vipera) o
Schlangenzungen (lingue di
serpente), Maltescichen amuletten
(amuleti maltesi, Wolff, 1690); per i
maltesi, Ilsien San Pawl (lingue di
san Paolo) (Zammit Maempel, 1975;
Taylor, 1998).
I riferimenti a San Paolo e
all’isola di Malta sono legati ad una
leggenda fiorita in epoca cristiana.
La formazione delle glossopetrae,
particolarmente abbondanti sull’isola
di Malta, viene attribuita ad un
miracolo di San Paolo. Nel 60 d. C.,
il Santo, morso da un serpente
appena sbarcato a Malta, avrebbe
maledetto i rettili rendendoli innocui.
La leggenda prosegue secondo due
versioni. In una versione, S. Paolo
avrebbe pietrificato i denti e le lingue
dei serpenti, che sarebbero rimasti
nelle rocce. Secondo l’altra versione,
invece, il Santo avrebbe fatto sparire
tutti i serpenti dall’isola e la terra,
per divertimento, avrebbe generato
pietre a forma di occhi o lingue di
serpente (Zammit-Maempel, 1975).
Le origini magiche e leggendarie
delle glossopetrae hanno incoraggiato il loro utilizzo in medicina e
magia dall’antichità fino a tutto il
Medioevo e oltre. Questi oggetti
rinvenuti nelle rocce, di origine
magica o miracolosa, avevano un
ampio utilizzo terapeutico. Le
glossopetrae erano ritenute ottimi
rimedi per il mal di denti e, appese al
collo di un bambino, ne avrebbero
favorito la dentizione. Potevano
anche essere utilizzate per rafforzare
la memoria. Associate ai serpenti a
causa della loro origine, sono state a
lungo utilizzate come antidoti per i
veleni, anche ridotte in polvere. Sulle
14
PALEOITALIA
Tavola V de La Vana Speculazione
disingannata dal Senso di Agostino Scilla,
raffigurante denti di squalo fossili
dell’isola di Malta.
tavole delle corti europee, dal XIII al
XVI secolo, non mancava mai la
languiere, raffinato e prezioso pezzo
di oreficeria su cui erano montate
diverse glossopetrae (Gayrard-Valy,
1986). Eppure, con il fiorire degli
studi naturalistici a partire dal XVI
secolo, la magica fama delle
glossopetrae è destinata a cedere il
passo alla realtà scientifica che le
riconosce come denti fossili di squalo
(Marra, 2004; Rudwick, 1972).
Conrad Gesner, nel suo
Historiae Animalium Liber III, qui
est de Piscium & aquatilium
Animalium Natura del 1558, nota
una certa somiglianza tra le
glossopetrae e i denti di squalo, ma
non discute circa l’origine di quei
fossili, limitandosi ad illustrarli
accanto alla figura di uno squalo. Lo
stesso Gesner scriverà nel 1565 il
trattato De Rerum fossilum,
Lapidum et Gemmarum maxime,
figuris et similitudinis Liber. Senza
elaborare teorie sull’origine dei
fossili, il naturalista descrive e divide
i fossili dalla forma complessa
(fossili), da quelli di forma più
semplice (pietre e gemme).
Nel XVII secolo le Scienze
Naturali progrediscono, con
descrizioni ed illustrazioni sempre più
dettagliate di animali e piante. Le
somiglianze tra i fossili e gli
organismi viventi sono sempre più
evidenti e cominciano ad essere
divulgate e conosciute.
Le glossopetrae entrano in
campo a dimostrare che i fossili
hanno un’origine biologica in un
piccolo saggio, la Fabii Columnae
Lyncey De Glossopetris Dissertatio
del 1616. La reale natura organica
delle glossopetrae viene discussa e
sostenuta sulla base di comparazioni
con gli squali viventi. Nel piccolo
trattato, si dimostra attraverso
osservazioni morfologiche che
glossopetrae e denti di squalo sono
molto simili. Inoltre, Fabio Colonna
nota che alcune glossopetrae sono
simili anche per composizione ai
denti di squalo, perchè come questi
presentano lo smalto. Lo scienziato
cerca di spiegare il fatto che alcune
glossopetrae abbiano un aspetto più
“fresco” e meno “pietrificato”
attraverso una teoria: i fossili si
formano in seguito a deposizione dei
resti su un fango molle dove
rimangono sepolti; durante il
consolidamento, i resti subiscono
alterazioni più o meno complete della
loro composizione ad opera dei
succhi delle rocce. I succhi possono
agire in modo più o meno profondo
PALEOITALIA
e così si spiega che alcune
glossopetrae hanno una composizione simile ai denti di squalo
attuale, mentre altre sembrano
differenti (Morello, 1979).
La ricostruzione del processo di
fossilizzazione fornita da Colonna è
particolarmente brillante per la sua
epoca, in cui la profondità del tempo
geologico non è ancora conosciuta né
ipotizzata e l’età della Terra è stimata
in poche migliaia di anni, contando le
generazioni della Bibbia a partire da
Adamo ed Eva (Morello, 1979).
Pochi anni dopo, nel 1667,
Stenone affronta l’origine delle
glossopetrae nel suo libro Nicolai
Stenonis Elementorum myologiae
specimen, seu musculi descriptio
geometrica Cui accedunt Canis
15
Carchariae dissectum caput, et
Dissectus piscis ex canum genere.
Il pretesto del saggio è fornire
dettagliate descrizioni anatomiche ed
a corredo dell’opera c’è la dissezione
del capo di uno squalo rinvenuto
sulle spiagge toscane.
La dissezione del capo di squalo
dimostra ampiamente che le
glossopetrae appartenevano ad uno
squalo prima di pietrificare dentro
le rocce. Secondo Stenone, gli strati
fossiliferi si formano per deposizione
e sedimentazione di sostanze
disciolte nell’acqua che, avendo
diverso peso specifico, tendono a
stratificarsi orizzontalmente.
Successivamente, gli strati possono
subire dislocazioni. I resti degli
animali si depositano sul fondo
Tavola XXVI de La Vana Speculazione disingannata dal Senso di Agostino Scilla,
raffigurante testa e denti di squalo attuali.
16
PALEOITALIA
mentre avviene la deposizione e
mentre altra vita prospera nelle acque
soprastanti. L’indurimento del
terreno, dovuto a sollevamento per
terremoto o per il ritiro delle acque,
opera modificazioni nei resti, che si
possono presentare spezzati o
pietrificati. Questa importante
ricostruzione dei processi di
formazione delle rocce e dei fossili,
è accompagnata da tavole che
mettono visivamente a confronto le
glossopetrae con i denti dello squalo
(Morello, 1979).
Le glossopetrae incuriosiscono
anche il pittore e naturalista Agostino
Scilla che, desideroso di possederne
e studiarne alcune, chiede ad un suo
conoscente maltese di inviargliene.
Probabilmente il corrispondente
maltese esprime idee sull’origine
inorganica dei fossili, tanto da
sollecitare una risposta di Scilla
sanguigna, ma anche articolata e
documentata. Scilla dà alle stampe nel
1670 la sua lettera di risposta,
intitolandola La vana speculazione
disingannata dal senso e
corredandola di ventotto tavole che
illustrano fossili ed i corrispondenti
animali viventi. L’opera non è nella
lingua colta, il latino, ma in italiano.
Il senso suggerisce che negli squali
viventi i denti sono infissi su mascelle
cartilaginee e possono distaccarsi
abbastanza facilmente, ecco perché
le glossopetrae si trovano isolate.
Scilla conosce bene il territorio
dello Stretto di Messina, dove vive,
osserva le montagne, i torrenti e le
fauna marine. Formula l’ipotesi che
i denti di squalo fossile possano
essere più abbondanti in certe zone
piuttosto che in altre a causa delle
differenze tra i terreni, più o meno
atti alla conservazione dei resti. Scilla
ha anche opinioni abbastanza precise
sull’evoluzione del territorio e
sull’azione dei fiumi e degli agenti
atmosferici sui rilievi. Scilla crede a
ciò che vede e rigetta altre teorie,
che altro non sono che vane
speculazioni.
Le glossopetrae si spogliano
della loro iniziale dimensione magica
originaria per divenire oggetti ancora
più stupefacenti, che documentano
ed evocano mondi ormai scomparsi,
lontani nel tempo. Da queste opere
in poi, la discussione sulla
paleontologia, partita da una lingua
di pietra, si fa sempre più fitta e
complessa.
Bibliografia
Colonna F., 1616. Fabii Columnae Lyncey De
Glossopetris Dissertatio.
Gayrard-Valy Y., 1986. Les fossiles, empreinte
des mondes disparus. Gallimard, Paris. Ed.
Italiana: 1992, I fossili, orme di mondi
scomparsi, Electa/Gallimard
Gesner C., 1565. De Rerum fossilum,
Lapidum et Gemmarum maxime, figuris et
similitudinis Liber.
Marra A.C., 2004. Iconografia dei fossili, tra
scienza, filosofia e mistificazione.
PaleoItalia, 10: 3-8.
Morello N., 1979. La nascita della
paleontologia nel Seicento. Colonna,
Stenone e Scilla. Franco Angeli Editore.
Rudwick M.J., 1972. The meaning of Fossils.
Episodes in the History of Palaeontology.
The University of Chicago Press.
Scilla A., 1670. La vana speculazione
disingannata dal senso.
Stenone N., 1667. Nicolai Stenonis
Elementorum myologiae specimen, seu
musculi descriptio geometrica Cui accedunt
Canis Carchariae dissectum caput, et
Dissectus piscis ex canum genere.
Taylor P.D. 1998. Fossils in folklore. Geology
Today, July-August 1998: 142-145.
Zammit-Maempel, G., 1975. Fossil Shark’s
Teeth. A Medieval Safeguard against
Poisoning. Melita historica 6 (1975): 391410.
PALEOITALIA
17
CELEBRAZIONI DARWINIANE A PARMA
MANUELA LUGLI
Da qualche anno a questa parte
anche in Italia nel mese di febbraio
vengono organizzati eventi per
ricordare la figura di Charles Darwin,
nato a Shrewsbury (nello Shropshire) il 12 febbraio 1809 e morto a
Down (nel Kent) nel 1882.
In occasione di queste celebrazioni, il Comune e l’Università di
Parma hanno organizzato quest’anno, per la prima volta, una
giornata di studi dal titolo Evoluzione, prospettive antropologiche
scientifiche e culturali. L’iniziativa,
aperta a tutti, come momento di
informazione culturale su di un tema,
quello appunto dell’evoluzione della
vita, di grande rilievo scientifico e
filosofico si è caratterizzata per
l’eccellenza dei relatori e per una
scelta accurata dei temi. Occorre
sottolineare che la stessa distribuzione in scaletta degli argomenti
si è rivelata molto felice, perché ha
consentito di addentrarsi in un
discorso sull’evoluzione, partendo
dai punti cardine del pensiero
evoluzionistico, per poi passare ad
uno sguardo più specifico sulle
origini, percorso evolutivo, affinità
con specie cugine di Homo sapiens.
La giornata si è conclusa con
una riflessione filosofica sul
rapporto tra Dio la natura e Darwin.
Ma ecco la cronaca della giornata.
Dopo i saluti delle autorità, dei
rappresentanti degli enti organizzatori e l’introduzione a cura del dott.
Donato Grasso, docente di Etoecologia, Sociobiologia e Zoologia
evolutiva dell’Università di Parma,
al quale è stato affidato il compito
di coordinare gli interventi e di
presentare i relatori, si è entrati nel
vivo del programma, cominciando
da una domanda: Siamo ancora
darwinisti?!
Certo che sì! Marco Ferraguti,
professore ordinario dell’Università
di Milano, ci ha magistralmente
illustrato i punti cardine della teoria
darwiniana ed alcuni interessantissimi esempi disponibili in
natura che confermano la teoria di
Darwin, come meccanismo esplicativo del cambiamento, e della
differenziazione delle forme viventi.
Charles Darwin ha esposto la sua
teoria nel suo libro più famoso
L’evoluzione delle specie, pubblicato nel 1859 dopo una
“gestazione” di quasi venti anni.
Un altro grande del pensiero
evoluzionistico Ernst Mayr ha
provato a suddividerla in cinque
teorie: 1) evoluzione; 2) origine
comune; 3) moltiplicazione delle
specie; 4) gradualismo; 5) selezione
naturale. Quest’ultima rappresenta
la grande invenzione di Darwin. La
18
PALEOITALIA
selezione naturale, tuttavia, non è
l’unico agente dell’evoluzione. Con
un’elegante metafora Marco
Ferraguti equipara la selezione
naturale al basso continuo dei
concerti barocchi. Infatti la
selezione naturale non è l’unico
agente dell’evoluzione. Altri
meccanismi concorrono a determinare il complesso fenomeno dell’evoluzione delle specie, come per
esempio la selezione sessuale, la
deriva genetica.
Nell’evoluzione, dunque, non
solo operano meccanismi differenti,
ma ogni meccanismo può intervenire
in modi e tempi diversi. Per questo
“dipende” è un’ottima risposta in
biologia evolutiva. Già perché
all’interno di una cornice esplicativa
confermata, anche alla luce della
genetica, che Charles Darwin non
conosceva, le cose non sono affatto
lineari. Il ritmo dell’evoluzione può
essere costante, ma può anche non
esserlo, come è dimostrato in natura
e dipendere da fattori ecologici o
geografici. In piccole popolazioni
isolate, per esempio, il ritmo del
cambiamento accelera, le “novità”
sembrano spuntare all’improvviso,
rispetto al resto delle popolazioni
della stessa specie che sono rimaste
nell’ambiente originario.
Con Gabriele Gentile, docente
del Dipartimento di Biologia
dell’Uni-versità Tor Vergata di
Roma, ab-biamo fatto un salto in un
luogo paradigmatico dell’evoluzione:
l’arcipelago delle Isole Galapagos,
Questo arcipelago si trova a circa un
migliaio di chilometri ad ovest
dell’Ecuador è formato da 13 grandi
isole vulcaniche ed alcune isole più
piccole. Per la loro natura vulcanica
e per distanza dalla terraferma,
queste isole non sono mai state
connesse geograficamente con il
continente. Questo isolamento
durato milioni di anni ha prodotto
flora e fauna uniche al mondo.
Tappa fondamentale del viaggio
di Darwin intorno al mondo sul
Beagle, ma ancora oggi luogo
fortunato, laboratorio a cielo aperto
per la verifica della teoria
dell’evoluzione anche alla luce delle
odierne conoscenze genetiche.
Proprio attraverso i dati genetici è
possibile estrarre una considerevole
quantità di informazioni circa le
cause storiche e demografiche delle
popo-lazioni naturali che abitano
queste isole.
Dalle Galapagos alla selezione
sessuale a cui Charles Darwin dedicò
L’origine dell’uomo e la selezione
sessuale (1871).
PALEOITALIA
A Laura Beani, etologa
dell’Università di Firenze, il compito
di parlarci di come proprio con
Charles Darwin s’incrina la visione
armonica del corteggiamento e del
comportamento riproduttivo come
reciprocità e cooperazione tra i
partner: i maschi sono promiscui e
ferocemente competitivi, mentre le
femmine sono naturalmente monogame e molto selettive. Da questa
profonda diversità di prospettiva
nascono le differenze tra i sessi. Ma
una volta individuata la selezione
naturale come meccanismo responsabile dei cambiamenti, come si
spiega la coda del pavone?
L’universo degli organismi che si
riproducono sessualmente offre un
campionario formidabile di casi assai
curiosi dove una sorta di superfetazione di armi ed ornamenti
appaiono inadatti ad essere selezionati positivamente, secondo i
meccanismi che operano nella
selezione naturale che favorisce,
invece, gli individui più adatti a
sopravvivere e a riprodursi.
Esempi classici sono appunto: la
coda del pavone, il fagiano argo, il
palco dei cervi, la livrea dell’uccello
lira, etc.
Il dimorfismo sessuale e la scelta
delle femmine nei confronti degli
esemplari dal piumaggio più vistoso
selezionano positivamente questi
caratteri anche se certamente
dispendiosi e rischiosi per la visibilità
ai predatori. Dunque, evidentemente
esiste una sorta di bilanciamento tra
i due meccanismi.
La sessione pomeridiana è stata
aperta da Giorgio Manzi, professore
associato dell’Università La Sapienza di Roma, con una interes-
19
santissima relazione dal titolo
Evoluzione umana: ultime notizie
dall’Isola di Flores. Homo floresiensis è l’ultima specie di ominide
identificata nel 2004 sulla base di
uno scheletro datato 18 mila anni fa
e di altri resti più frammentari e
manufatti paleolitici rinvenuti
sull’Isola di Flores nell’arcipelago
della Sonda. Lo scheletro più
rappresentativo, ritrovato nella gotta
di Liang Bua ad una profondità di
circa 6 metri, è stato soprannominato
“hobbit”, per le dimensioni
estremamente ridotte (circa un metro
di altezza e 30 kg di peso). Esso
presenta caratteri morfologici simili
alle più antiche forme del genere
Homo. Si ipotizza che Homo
floresiensis sia una specie arrivata
nell’isola ai tempi della prima
diffusione extra africana degli
ominidi, vale a dire intorno ad un
milione e mezzo di anni fa e che il
tempo e le ecologia insulare ne
abbiano poi guidato l’evoluzione
verso una forma di nanismo. Alcuni
scienziati sostengono invece la tesi
che l’hobbit di Flores rappresenti un
individuo affetto da microcefalia,
appartenente a una popolazione
pigmoide della nostra specie. Ad ogni
modo, studi recenti basati sulla
comparazione di calchi endocraniali
normali e microcefali, hanno
dimostrato che l’encefalo di Liang
Bua non è patologico, e ciò sembra
confermare che si tratti proprio di
una specie estinta di tipo arcaico,
caratterizzata da nanismo insulare.
I Neandertaliani: antenati o
cugini? David Caramelli, docente di
Antropologia Molecolare per i corsi
di laurea in scienze Naturali e scienze
per i beni culturali alla facoltà di
20
PALEOITALIA
Scienze dell’Università di Firenze,
ci ha invece raccontato di come le
teorie prevalenti sull’evoluzione
recente del genere Homo sostengono
che gli uomini anatomicamente
moderni fuoriusciti dall’Africa
sostituirono le altre specie di ominidi
presenti negli altri continenti fra cui
i Neandertal (Homo neandertalensis) in Europa, con i quali
condivisero per migliaia di anni gli
stessi ambienti. Altre ipotesi
cosiddette “multiregionali” affermano che non vi fu una sostituzione,
ma che la nostra specie è il risultato
di un’evoluzione locale di forme
arcaiche di ominidi e, dunque, i
Neandertal sarebbero da considerare
i nostri antenati diretti.
Sequenze di DNA recuperate dalle
ossa di uomini di Cro Magnon (Homo
sapiens) - antenati degli attuali
europei, vissuti circa 25.000 anni fa
e coevi degli ultimi neandertaliani analizzate con sofisticate tecniche
molecolari, si sono rivelate simili a
quelle degli esseri umani moderni e
molto diverse da quelle degli uomini
di Neandertal. Questo confermerebbe
che gli esseri umani odierni e i
Neandertal hanno percorso strade
evolutive ben distinte. Dunque Homo
sapiens e Homo neandertalensis
sono specie cugine.
Con Davide Pettener, docente
dell’Università di Bologna, abbiamo
cercato di ricostruire la storia
genetica delle popolazioni umane. Lo
studio del DNA delle popolazioni che
abitano i vari continenti consente
infatti di ricostruirne i movimenti nel
tempo, attraverso il pianeta. Ma non
solo. Un dato assi importante che
emerge da questi studi è che alle
differenze morfologiche che osser-
viamo nelle varie popolazioni umane
non corrisponde una signi-ficativa
differenza genetica e ciò significa che
non esistono “razze” umane. Questo
perché Homo sapiens è una specie
giovane (non più vecchia di 200.000)
che probabilmente deriva da un
piccolo gruppo ancestrale. Differenze nell’aspetto umano come il
colore della pelle o i caratteri somatici
sono adattamenti al clima ed alle
latitudini diverse, rispetto alla culla
ancestrale: l’Africa.
La giornata si è conclusa con una
riflessione di carattere filosofico sulle
implicazioni del pensiero darwiniano:
Dio, la Natura e Darwin. Orlando
Franceschelli, filosofo, autore di
numerosi saggi, richiamata l’alternativa tra creazione e natura ci ha
illustrato la plausibilità non solo
metodologica che il naturalismo
moderno raggiunge grazie a Darwin,
il quale attraverso la teoria
dell’evoluzione ha reso plausibile la
concezione naturale del mondo e
dell’uomo. Un simile naturalismo
non è, né un mito, né il frutto di una
polemica ideologica contro l’esperienza religiosa, ma si configura come
una emancipazione critica dalla
teologia naturale e dalle teorie del
Disegno Intelligente. Ciò implica che
solo partendo dalla piena plausibilità
di questo passaggio moderno dal
“creato” alla “natura”, risulta
possibile anche tra credenti e non
credenti un dialogo adulto, laico e
costruttivo.
Visto il successo della manifestazione, gli organizzatori hanno
promesso di replicare l’iniziativa il
prossimo anno.
Attenzione, quindi! Perché non
è il caso di perdersela.
PALEOITALIA
21
LE ESCURSIONI DEI PALEONTOFILI
JORDI ORSO
Il mare a Casale Monferrato e altre meraviglie
Guida scientifica: Prof.ssa Donata Violanti, Università di Torino
data: 7 settembre 2007
località: Monferrato
età geologica: Miocene / Pliocene
partecipanti: 15
Una quindicina di soci paleontofili, provenienti dalla Lombardia,
Emilia Romagna, e perfino dal
Lazio, si era dato un appuntamento
autunnale con la prof.ssa Donata
Violanti a S.Giorgio Monferrato
presso la Cantina Sociale. In programma c’era la visita a diversi siti
paleontologici, tra cui due cave in
disuso.
Con le macchine ci dirigiamo
verso il nostro primo affioramento
che si trova nell’area degli impianti
sportivi di Moncalvo. Arrivati sul
luogo Donata Violanti ci introduce
alla situazione geologica spiegandoci l’assetto strutturale del Bacino
Terziario Piemontese (abbreviato in
BTP per gli addetti ai lavori), una
vasta area che racchiude i depositi
cenozoici affioranti nel settore
collinare del Piemonte meridionale,
all’interno dell’arco delle Alpi occidentali: “Il Bacino Terziario Piemontese nacque durante la fase orogenica
alpina e, dall’Eocene fino all’Oligocene inferiore (circa 56-23 Ma),
raccolse i depositi derivati dalla ca-
tena alpina in evoluzione. A partire
dall’Oligocene inferiore, l’apertura
del Bacino Ligure-Provenzale modifica il contesto geodinamico e porta
all’individuazione di bacini con
sedimentazione da continentale a
marino-marginale fino a tipicamente marina, di piattaforma e scarpata
continentale indicando progressivi
cambiamenti ambientali.” Donata
spiega: “Questi diversi tipi di sedimenti sono differenti dal punto di
vista litologico e contengono anche
diversi tipi di fossili. Qui siamo di
fronte ad un cambiamento eustatico:
il livello del mare si era alzato, quindi possiamo parlare di trasgressione. Successivamente”, Donata prosegue, ”fino al Miocene medio (circa 14 Ma), il BTP viene coinvolto
nell’orogenesi appenninica, che porta
alla differenziazione dei settori con
un’evoluzione geologica differente,
che caratterizzano le diverse parti del
Piemonte, quali l’Alto Monferrato e
le Langhe, a sud, il Basso
Monferrato e la Collina di Torino, a
Nord. Così possiamo trovare nella
22
PALEOITALIA
Il gruppo dei partecipanti segue la spiegazione della Prof. Donata Violanti.
profondità del Bacino strutture
crostali di pertinenza sia alpina che
appenninica. La Linea VillaverniaVarzi, una struttura tettonica di estensione regionale, separando la parte
del BTP a Sud dal Basso
Monferrato a Nord, definisce la zona
di giunzione tra le Alpi e
l’Appennino.” Ma ve lo immaginate, nelle profondità del Bacino, praticamente sotto i nostri piedi, si incontrano le Alpi e l’Appennino. Siamo debitamente impressionati. Donata ci fa notare che le successioni
sedimentarie del Bacino, presentando tutti i requisiti necessari, sono state utilizzate per istituire diverse unità cronostratigrafiche del Miocene,
come il Langhiano (circa 16-13 Ma),
il Serravalliano (circa 13-11 Ma) e il
Tortoniano (circa 11-7 Ma).
Ritornando dall’assetto generale
a quello locale, Donata ci spiega che
il paese di Moncalvo si trova su un
rilievo costituito dai sedimenti del
Membro calcarenitico della Formazione delle Sabbie di Asti. Questa
formazione, articolata in due Membri, quello su cui poggia Moncalvo
e il Membro sabbioso delle Sabbie
di Asti, nella regione costituisce il
termine sommitale della successione marina del Pliocene, Epoca compresa tra 5,3-1,8 Ma. Il nostro
affioramento dietro gli impianti sportivi di Moncalvo invece è costituito,
oltre da calcareniti, anche da strati
di arenarie bioclastiche, sabbie e
siltiti. “A giudicare dai fossili trovati
negli strati”, Donata continua, “qui
troviamo la testimonianza di un mare
basso” e ci invita a osservare i resti
degli antichi abitanti di quello che
circa tre milioni e mezzo di anni fa
era un fondale marino poco profondo. “La maggior parte degli organi-
PALEOITALIA
Il paese di Rosignano Monferrato
costruito sulla successione della Pietra
a Cantoni, di fronte al Castello di Uviglie
smi rinvenuti è da considerare
alloctona, cioè non viventi nello stesso luogo in cui sono fossilizzati, ma
trasportati da aree diverse, in genere più vicine alla costa. Si tratta di
gasteropodi frammentati e di bivalvi
con le valve separate, portati qui da
forti correnti attraverso distanze anche notevoli. Fa eccezione un grosso bivalve, l’Isognomon maxillatus,
che è comune in un livello alla base
dell’affioramento e che può essere
considerato autoctono, cioè in posto. I resti fossili di questo mollusco
si trovano sempre con tutte e due
le parti della conchiglia conservate,
anche se spesso rotte e con il sedimento al loro interno. Tutto questo
indica che gli esemplari non sono stati
trasportati dopo la morte” Donata
ci fa notare che a causa dell’azione
decalcificante subìta durante la
diagenesi tutti i gusci di aragonite,
come quelli di molti gasteropodi, si
sono disciolti col tempo lasciando
però il calco interno, mentre i gusci
calcitici, come quelli dei pettinidi e
gli ostreidi, sono conservati. Ci arrampichiamo sulla scarpata. Non è
23
facilissimo osservare i fossili negli
strati in alto. Sembra che si faccia
due passi in avanti e, scivolando, tre
indietro.
Raggiungiamo in macchina il nostro prossimo affioramento che si
trova vicino al Castello di Uviglie ai
margini di un vigneto. In realtà si
tratta di due livelli. Il primo è caratterizzato da una superficie
bitorzoluta, mentre il secondo presenta delle superfici molto lisce e
omogenee. Per terra troviamo dei
ciottoli che si sono staccati dalla parete del primo livello e Donata ci
spiega che vengono chiamati
“Rodoliti” e cosa sono: “Se tagliassimo uno di questi fossili rotondi
vedremmo al suo interno una struttura a lamine irregolari, formata da
strati successivi di alghe rosse
calcaree. La formazione delle Rodoliti avviene in un ambiente di mare
basso e caldo, sottoposto all’azione
Affioramento del Castello di Uviglie, il
livello inferiore a Rodoliti
24
PALEOITALIA
di maree e correnti. Per l’incessante
attività del mare e la crescita delle
alghe rosse si generano diversi strati
di carbonato di calcio che si ricoprono progressivamente.” Indicando la piccola cava abbandonata adiacente spiega: “Adesso la vegetazione si è ripresa la cava, ma nel secolo scorso qui si ricavava, a scopo
edilizio, la Pietra da Cantoni che all’epoca rappresentava una risorsa
economica locale importante. Anche
le Rodoliti venivano raccolte, ma
mentre la Pietra da Cantoni si utilizzava nella costruzione di edifici, al
posto dei mattoni, le Rodoliti, per il
loro alto contenuto carbonatico, erano usate per la produzione di cemento o come pietrisco nella costruzione delle strade. Gli strati a Pietra da
Cantoni e quelli della parte superiore dell’affioramento, indicati con il
nome di Marne di Mincengo, sono
ricchi in foraminiferi, microfossili
che hanno permesso di definire senza dubbi la loro collocazione
stratigrafica nel Miocene inferioremedio, dal Burdigaliano superiore al
Serravalliano inferiore (circa 17-14
Ma).” Il loro aspetto omogeneo ci
fa supporre che la deposizione sia
avvenuta in acque tranquille, al contrario delle Rodoliti. Invece Donata
ci spiega che la realtà è più complessa. “All’interno della successione si possono distinguere tre
litofacies, cioè tre parti distinte da
sedimentazione caratteristica: in basso troviamo le calcareniti e calciruditi
bioclastiche a Rodoliti, con un livello condensato a fossili fosfatizzati,
tra cui sono frequenti i denti di selaci
ed i pettinidi, alla sua sommità.”
Donata ci indica nell’affioramento un
livello costituito quasi esclusivamente
dal bivalve Flabellipecten
burdigalensis. Poi continua: “Andando verso l’alto diventano più frequenti i foraminiferi planctonici, di
ambiente marino aperto, le
microfaune sono caratteristiche di un
ambiente più profondo, di piattaforma esterna e infine nella parte
sommitale il sedimento è costituito
da marne e marne calcaree bianche
a foraminiferi planctonici che, insieme ai foraminiferi bentonici sono
testimoni di un ambiente
deposizionale di scarpata superiore.”
Donata ci guarda e chiede: “Cosa
possiamo dedurre da questi dati?”
Ricapitoliamo: se i fossili ai piedi della
successione sono da collegare ad un
mare basso e se si assiste verso l’alto ad un cambiamento nel contenuto fossilifero con presenza di organismi adatti ad acque marine sempre più profonde, siamo nuovamente di fronte ad una trasgressione.
Soddisfatta che qui stiamo toccando con mano quello che ci ha raccontato nella sua introduzione, Donata afferma: “In effetti, le ricerche
ci confermano che la distribuzione
laterale di questi depositi e la loro
sovrapposizione individuano rispettivamente un approfondimento del
Picnic a Cellamonte
PALEOITALIA
Bacino da est verso ovest e una tendenza trasgressiva che alla fine provocherà l’annegamento della nostra
piattaforma a Pietra da Cantoni.”
E’ arrivato l’ora di pranzo e Donata ci consiglia: “Mentre ci spostiamo a Cellamonte per il picnic fate
attenzione agli edifici lungo la strada. Molti sono stati costruiti con la
Pietra da Cantoni, a partire dal Castello di Uviglie qui di fronte.” A
Cellamonte ci aspetta un giardino
attrezzato di tavoli e panche in pietra all’ombra della pittoresca cappella
di S.Quirico, testimonianza di un
antico monastero che non c’è più.
Dopo il nostro tuffo nel passato ci
godiamo il sole, il vino, i nostri panini e una cesta di mele gustosissime dal frutteto di Donata. Qui ci raggiunge il Sig. Arditi, Presidente
dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni e ci illustra la storia “industriale” dell’estrazione della roccia e la
sua importanza economica su tutto
il territorio. L’Ecomuseo della Pietra Pietra da Cantoni (sito internet:
www.ecomuseopietracantoni.it)
che ha sede legale a Cellamonte è
stato istituito per salvaguardare la
memoria di questo importante passato ed è attivamente impegnato alla
valorizzazione del territorio, con varie
iniziative, tra le quali “Giornate
Paleontologiche” con gli allievi delle
scuole elementari e medie, manifestazioni turistiche e floreali, visite agli
“Infernot”, piccole cantine scavate
sotto le case nella Pietra da Cantoni
per conservare le bottiglie più
pregiate degli ottimi vini della zona
e volumi (che ci vengono offerti,
con la gentile collaborazione della
Signora Loretta, Segretaria del Comune di Cellamonta) sugli stessi
25
Macroforaminiferi nell’affioramento di
Pietra da Cantoni a Cellamonte, più
resistenti della pietra.
“infernot” e sui manufatti artistici,
conservati nelle case e nelle chiese.
E’ in atto la ristrutturazione di un
edificio storico che diventerà la sede
fisica dell’Ecomuseo e raccoglierà la
documentazione della storia umana
e geologica della zona.
Scendiamo quindi lungo la collina, per arrivare ad un altra cava
dismessa, in cui possiamo osservare in sicurezza un altro affioramento
di Pietra da Cantoni: in alcuni livelli
possiamo osservare piccoli dischetti
sporgenti, che si rivelano essere
macroforaminiferi (Miogypsina e
Nephrolepidina) oggi estinti in Mediterraneo ma i cui discendenti vivono oggi in acque tropicali. Ci danno quindi un’altra prova del clima
caldo e dell’ambiente di tipo tropicale in cui si sono formate queste
rocce, come le Rodoliti della cava
precedente. Praticamente un mare
tipo Caraibi!
Con questo ultimo “flash” sul
passato, la nostra escursione si chiude, con molti saluti tra i partecipanti
e un arrivederci ai prossimi appuntamenti paleontologici, magari anche
di nuovo in Monferrato.
26
PALEOITALIA
IL SENTIERO GEOLOGICO VALLES-VENEGIA
ELENA ANNA MANFRÈ
La decisione di realizzare una
guida geologica nella zona VallesVenegia nasce nel 2006 con una tesi
geoturistica nel Parco di PaneveggioPale di San Martino (Tn), con
l’intento di accrescere consapevolezza e interesse nei riguardi del
patrimonio naturalistico delle
Dolomiti. Il progetto, realizzato da
Elena A. Manfrè, si è avvalso della
collaborazione di due docenti
dell’Università di Padova, Dipartimento di Geoscienze, il prof. Matteo
Massironi e il prof. Nereo Preto e
l’Ente Parco di Paneveggio-Pale di
San Martino (Tn) che ne ha
finanziato la realizzazione finale. La
presenza, lungo il sentiero geologico,
di una facile ed esplicativa geologia,
una buona geomorfologia, nonché
qualità paesaggistiche uniche ed
affascinanti hanno avvalorato il
progetto. Nella guida vengono citati
tre pannelli che verranno collocati
lungo la Strada del Rolle che sale da
San Martino di Castrozza verso
Passo di Valles, in cui si descrive la
geologia in panoramica specificando
soprattutto gli ambienti deposizionali
che hanno reso possibile la formazione delle rocce del comprensorio.
La guida ha trovato piena
approvazione da parte dell’Associazione Italiana Geoturismo
(www.geoturismo.it), impegnata a
mettere in luce continue iniziative di
carattere geologico-turistico, ma
soprattutto rientra nel contesto in
evoluzione della geologia come
settore di divulgazione. L’interesse
per la geologia divulgativa infatti, è
in continua crescita (il 2008 è l’anno
internazionale dedicato al Pianeta
Terra), ed è in valutazione la candidatura delle Dolomiti come bene
naturale nella Lista del Patrimonio
mondiale dell’umanità dell’UNESCO.
La copertina del libretto del Sentiero
Geologico Valles-Venegia.
PALEOITALIA
Una geologia corretta, più
semplice.
Parlare di geologia, paleontologia
e geomorfologia in un contesto
geoturistico ha implicato una
inevitabile semplificazione del
linguaggio, che mantenesse alto il
carattere scientifico traducendo il più
possibile le complesse terminologie
geologiche o dandone chiare
semplificazioni in sintetiche note. Si
è cercato soprattutto di porre lo
sguardo del fruitore sugli antichi
ambienti, le loro associazioni fossili,
le situazioni geologiche e geomorfologiche (non immediatamente
visibili e comprensibili per occhi poco
esperti), aiutando così a risolvere
questioni basilari come il “cosa,
quando e perché” di ogni struttura o
affioramento.
È stato possibile permettere una
lettura soddisfacente del paesaggio,
27
che tenesse conto della dimensione
del tempo, utilizzando al meglio le
illustrazioni; questo è evidente nella
guida e soprattutto nei pannelli
disposti nei punti panoramici.
Spiegare la geologia con disegni
chiari ed espliciti è infatti
fondamentale per riassumere e
rendere immediata la comprensione
degli ambienti deposizionali.
L’ampio utilizzo di fotografie di
buona qualità, inoltre, insieme ad una
grafica leggera ma efficace, hanno
semplificato molte situazioni e reso
piacevole l’intera guida. Almeno,
così ci auguriamo!
Dov’è il Sentiero Geologico VallesVenegia.
Il sentiero vero e proprio si
sviluppa a partire dal Passo di Valles,
situato sul bordo orientale della
Piattaforma Vulcanica Atesina, sul
fianco settentrionale della
sinclinale delle Pale di
San Martino. Il percorso
sale quindi a Forcella
Venegia, verso Cima
Valles, la quale si presenta
come
un
rilievo
monoclinale con strati
immergenti a SSE.
Scende quindi in Val
Venegia e risale più ad est
chiudendosi ad anello.
La prima attrazione è
data dalle interessanti
pieghe dei gessi della
L’itinerario del Sentiero
Geologico Valles-Venegia.
28
PALEOITALIA
Impronte di ofiuroidi (Asteriacites
lumbricalis).
Formazione a Bellerophon (Permiano superiore) e, a seguire, una
spettacolare successione di colori
della quasi completa Formazione di
Werfen (Triassico inferiore). Dal
punto di vista paleontologico è
registrato il Limite Permo-Triassico,
che come è noto, rappresenta il più
importante evento di estinzione del
Fanerozoico. Nel libretto vengono
suggerite alcune osservazioni che
permettono di intepretare la
successione stratigrafica anche in
questo senso. La situazione a
reggipoggio per il versante Nord e
franapoggio per quello Sud
consentono di osservare tutta la
potente successione carbonaticoterrigena della Formazione di
Werfen, piegata solo da una leggera
sinclinale.
La disposizione degli strati della
Formazione di Werfen è perciò
particolarmente favorevole per
mettere a giorno le interessantissime
associazioni fossili che essa contiene.
Di particolare interesse sono i letti a
Claraia che si incontrano nella
prima parte del sentiero, gli orizzonti
ad impronte di Ofiuroidi, stelle di
mare, che insieme alle faune a
gasteropodi caratterizzano il versante
della Val Venegia di questo percorso
geopaleontologico.
Il sentiero geologico VallesVenegia pone così le basi per una
prima esplorazione del territorio,
consapevole e affatto banale,
avvalorata da correttezza scientifica
e dalla volontà di rendere facilmente
fruibile un paesaggio complesso di
estrema bellezza, che merita, ora e
nel futuro, piena valorizzazione e
rispetto.
La guida può essere richiesta
all’Ente Parco di Paneveggio-Pale di
San Martino, ed è reperibile presso
tutti i centri visitatori del Parco, oltre
che alle Malghe toccate dal sentiero.
Sito internet: www.parcopan.org.
Unionites sp.
PALEOITALIA
29
ITINERARIO GEO-PALEONTOLOGICO
SUL PROMONTORIO OCCIDENTALE
DEL GOLFO DI LA SPEZIA
DARIO MARCELLO SOLDAN & TAZIO CUCCARO
Vogliamo proporre un itinerario
sul promontorio occidentale del Golfo di la Spezia dove è possibile osservare delle interessanti formazioni mesozoiche. L’area in questione
fu studiata nel 1866 dal famoso
geologo e senatore del regno Giovanni Capellini, che, oltre a stendere per primo la carta geologica del
golfo di La Spezia, dedicò una monografia ai fossili che rinvenne nella
zona.
Il percorso, della durata approssimativa di un’ora e mezza, inizia
presso la costa meridionale del paese di Portovenere, in provincia di La
Spezia, dove affiorano sedimenti del
Triassico superiore; tali sedimenti,
attribuiti al Retico, sono osservabili
La linea tratteggiata indica
l’itinerario da noi proposto.
La croce indica una cava in
attività di Portoro.
in un’area limitata di poche decine
di metri, vicino alla piccola chiesa
medioevale di San Pietro: questa
area è caratterizzata da strati
marnoso-calcarei con una potenza
di circa 15-20 metri, molto fossiliferi
presso grotta Arpaia, che formano
la successione definita come membro di Portovenere, costituente la
parte superiore della formazione dei
Calcari della Spezia.
L’ambiente di sedimentazione dei
Calcari di Portovenere può essere
riferito alla parte più profonda di una
piattaforma debolmente inclinata: qui
la sedimentazione era costituita principalmente da carbonati e da apporti di terrigeni fini. I livelli fossiliferi
sono costituiti da lumachelle che
30
PALEOITALIA
Strati fossiliferi del Calcare di
Portovenere situati presso la grotta
Arpaia.
vengono considerati come depositi
di tempesta (Fazzuoli et al., 1988).
Sono tipici della fauna di
Portovenere i lamellibranchi dei generi Rhaetavicula, Pteria, Plagiostoma e Palaeocardita. Sono anche
presenti numerosi gasteropodi,
brachiopodi, coralli isolati, alghe
calcaree, spicole di spugna, foraminiferi, radiolari, rare ammoniti e
piccoli echinoidi. In un punto situato
all’incirca a due metri al di sopra dei
bordi della strada che conduce alla
chiesa di San Pietro, sono ben riconoscibili gli orizzonti marnosocalcarei ricchi del lamellibranco
Dimyodon intusstriatus.
Come abbiamo ricordato in precedenza il primo a studiare questa
fauna fu Giovanni Capellini (1866)
che illustrò con 10 tavole la fauna
triassica di Portovenere. Purtroppo
il sito della Grotta Arpaia è in pessime condizioni poiché la zona non è
tutelata e numerosi turisti letteralmente camminano sugli strati
fossiliferi. Il risultato di questa incuria è che i calcari si stanno disgregando e per arginare questo feno-
Alcuni fossili presenti nel Calcare di Portovenere: 1) Echinoide indeterminato; 2)
Gasteropode indeterminato; 3) Esempio di lumachella ; 4) Palaeocardita sp.; 5)
Dimyodon intusstriatus (Emmrich, 1853); 6) Gasteropode indeterminato.
PALEOITALIA
meno sono stati costruiti dei muretti
che hanno irrimediabilmente rovinato parte dell’affioramento.
Lo stesso tipo di successione è
anche presente nelle isole Palmaria
e del Tino che sorgono davanti a
Portovenere.
Nei pressi della Grotta Arpaia è
possibile vedere il contatto tra i calcari di Portovenere e la formazione
soprastante delle Dolomie di Monte
Castellana; questa formazione, che
ha uno spessore di circa un centinaio di metri, possiede strati massicci
roseo-grigi alla base, che assumono
un colore grigio chiaro e poi nero
nella parte alta.
Proseguendo attraverso il paese
vecchio e superando il castello, si
percorre un sentiero che sale verso il
Monte Castellana; durante il tragitto
si possono spesso incontrare grandi
blocchi di calcare, che lavorato viene
definito come “marmo” Portoro. Il
Portoro è un calcare nero con vene
di dolomitizzazione bianche o giallorossicce; questo tipo di pietra pregiata
è spesso usata come ornamento nelle chiese e in numerose altre costru-
Affioramento della
Dolomia di Monte
Castellana sulla costa
dell’isola Palmaria.
31
zioni. Una cava abbandonata di
Portoro si può ancora vedere sul sentiero, denominato “Infinito”, che segue la costa.
Percorrendo il sentiero in piano
che attraversa il bosco di Portovenere
si giunge sulla strada asfaltata che
conduce alla fortezza del Muzzerone;
scendendo verso valle su questa strada si supera una cava ancora in attività di Portoro; superata la cava si
prosegue per circa un chilometro e,
dopo due strette curve, si avanza ancora sulla strada asfaltata per circa
un centinaio di metri, fino al punto
nel quale sono ubicati dei cartelli che
indicano i sentieri panoramici lungo
la costa. La prima parte del sentiero
attraversa la formazione dei Calcari
ad Angulata; questa formazione, che
poggia sulla formazione dolomitica,
è costituita nella parte inferiore da
calcari grigi stratificati intercalati da
strati di marnosiltiti giallastre, che divengono poi prevalenti rispetto ai calcari. Ai Calcari ad Angulata viene attribuita un età che va dall’Hettangiano
al Sinemuriano. La fauna di questa
formazione è varia: infatti nei calcari
32
PALEOITALIA
hettangiani sono state raccolte, soprattutto nell’Ottocento, numerose ammoniti, spesso piritizzate, mentre negli strati sinemuriani di marnosiltiti
sono stati ritrovati numerosi fossili di
ammoniti, beleminiti, lamellibranchi
e rari echinodermi (Federici, 1968).
La collezione ad ammoniti
hettangiane degli strati a calcari grigi
è stata studiata in dettaglio da Venturi (1985).
A contatto con la formazione dei
Calcari ad Angulata abbiamo il Rosso Ammonitico. Questa formazione
era attribuita al solo Sinemuriano, ma
poi Federici (1967) trovò nelle cave
sui Monti Parodi (a pochi chilometri
in linea d’aria dal sentiero panoramico del nostro tragitto) rare ammoniti
del genere Protogrammoceras e
Fuciniceras, che confermano anche
la presenza del Pliensbachiano superiore (Domeriano). Sul sentiero panoramico del nostro percorso è possibile vedere i calcari marnosi del
Rosso Ammonitico del Sinemuriano;
parte di questi calcari si immergono
nelle acque del mare formando uno
spettacolare contrasto di colori. Proseguendo lungo il sentiero i calcari
divengono selciferi e ben stratificati
e presentano una colorazione grigiobianca. Canavari (1888) riporta di
aver ritrovato ammoniti del Lias
(Domeriano-Toarciano) nel calcare
selcifero, tuttavia ricerche più recenti non hanno condotto a ritrovamenti
di macrofossili in questa formazione.
Abbiamo proposto questo breve
itinerario non solo per dar modo di
apprezzare le caratteristiche geologiche e paleontologiche di questo
territorio, ma anche per fornire
Vista panoramica della costa lungo il
percorso. Si può notare sullo sfondo
l’isola Palmaria e l’isola del Tino.
un’occasione per ammirare l’incantevole paesaggio e la natura meravigliosa che caratterizzano questo tratto della costa Ligure.
Bibliografia
Canavari M. (1888) Contribuzione alla fauna
del Lias inferiore di La Spezia. Mem.
Descr. Carta geol. di Italia, 3(2): 55-228.
Capellini G. (1866) Fossili infraliassici dei
dintorni del Golfo della Spezia. Mem. Acc.
Sci. Ist. Bologna , ser. 2, 5: 1-106.
Fazzuoli M., Fois e. & Turri A. (1988)
Stratigrafia e sedimentologia dei “Calcari
e marne a Rhaetavicula contorta”
Auctt. (Norico-Retico) della Toscana
Nord-Occidentale. Nuova suddivisione
formazionale. Riv. It. Paleont. Strat., 94,
(4): 561-618.
Federici P. R. (1967) Prima segnalazione di
Lias medio nel “Calcare rosso
ammonitico” dell’Appennino ligure e
considerazioni cronologiche sulla stessa
formazione in Toscana. Boll. Soc. Geolg.
It., 86: 269-286.
Federici P. R. (1968) Fossili sinemuriani della
Liguria Orientale. Mem. Soc. Geol. It.,
7: 107-127.
Venturi F. (1985) Ammoniti hettangiani della
collezione Cappellini provenienti dal
territorio della Spezia. Mem. Soc. Geol.
It., 30: 153-158.
PALEOITALIA
33
IL “DINOSAURO” DI RIACI
ANTONELLA CINZIA MARRA & GIUSEPPE CARONE
All’inizio della stagione turistica
a Tropea (VV), i soci del Gruppo
Paleontologico Tropeano sanno che
riceveranno molte chiamate. Non appena il sole comincia ad abbassarsi,
nella rocca di una delle falesie presso
la località di Riaci, a qualche chilometro da Tropea, è ben visibile lo scheletro di un dinosauro. Sta lì, adagiato tra
le rocce, ed i bambini lo additano felici perchè hanno il loro Jurassic Park
incluso nella vacanza!
Riaci si trova sul versante meridionale della splendida Costa degli Dei,
tra Tropea e Capo Vaticano. Le alte
falesie in arretramento offrono uno
scenario naturale fatto di insenature,
baie e scogliere che si insinuano fin
dentro un mare cristallino.
Ubicazione di Tropea, presso cui si trova
la località di Riaci
Proprio in questo mare, dieci milioni di anni fa, nel Miocene superiore, vivevano pettinidi, ricci di mare,
pesci e sirenidi, i cui resti si rinvengono nelle rocce che affiorano lungo
le spiagge.
Da 12 anni attivi sul territorio, i
soci del Gruppo Paleontologico
Tropeano spiegano pazientemente ai
turisti che quello che si vede non è un
vero scheletro, ma il risultato sorprendente dell’erosione sulle rocce
sedimentarie che costituiscono la rocca. Il vento, la pioggia, l’alternarsi del
caldo e del freddo, hanno eroso la roccia, scavando più a fondo laddove il
sedimento era meno coeso. L’erosione ha modellato le parti più resistenti,
scolpendo un dinosauro.
Il risultato è mozzafiato, soprattutto nel pomeriggio, quando le condizioni di luce radente evidenziano le forme con giochi di ombre. Si mette in
risalto un cranio quasi perfetto, con
una cavità orbitale ben definita, ed una
mandibola in cui sembra di poter vedere i denti. Al “cranio” seguono un
apparente allineamento di vertebre,
una cassa toracica ed una lunga coda.
Sotto il “ventre” sembra di poter riconoscere l’osso pubico e gli arti. Solo
avvicinandosi si vede che non si tratta
di vere ossa fossili.
Lo “scheletro” di Riaci, però, tradisce la sua ingannevole natura anche
per la giacitura. Le false ossa infatti,
attraversano in posizione sub-verticale strati di età ed ambiente differenti.
Nessuno scheletro avrebbe potuto
34
PALEOITALIA
Il “dinosauro” di
Riaci
fossilizzare in quella posizione
stratigrafica. Inoltre, nessun
Dinosauro avrebbe mai potuto trovarsi là quando quelle rocce sono state
deposte. Il sito, infatti, rientra nella
regione del Monte Poro e, anche se al
momento non esistono studi geologici di dettaglio, è riconducibile al
Tortoniano superiore, intorno a 8 milioni di anni fa. L’area di Riaci è vicina
a quella rilevata da Nicotera nel 1959,
che rappresenta l’estensioni sul mar-
Le false parti anatomiche del “dinosauro” di
Riaci
gine occidentale delle formazioni più
note e studiate quali quelle di
Cessaniti.
Dalle rocce di Riaci proviene anche uno scheletro quasi completo di
Metaxytherium medium l’antenato
dell’attuale Dugongo, mammifero
marino erbivoro che vive nel Mar Rosso e lungo le coste tropicali dell’Oceano Indiano. Secondo Bianucci et al.
(2004), lo scheletro può avere un’età
tra 10,5 e 7,6 milioni di anni. Quando
PALEOITALIA
il Metaxytherium medium nuotava in
quelle acque, i dinosauri si erano già
estinti da circa 50 milioni di anni.
La stessa erosione, che ha creato
il “dinosauro”, tra qualche anno lo cancellerà. Intanto però, la Natura gioca
con i bambini che si divertono nel mare
di Riaci. Regala loro uno splendido
falso dinosauro che sta a lì a dimostrare con la sua esistenza la sua impossibilità di essere reale.
Bibliografia
Bianucci G., Carone G., Domning D.P., Landini
W. & Rook L. (2004). Peri-Messinian dwarfing
in Mediterranean Metaxytherium (Mammalia:
Sirenia): evidence of habitat degradation
35
related to Mediterranean desiccation?
Abstracts, Third Symposium on Geology of
East Libya, Binghazi, Libya, Nov. 21-23, 2004,
p. 19.
Nicotera P. (1959). Rilevamento geologico del
versante settentrionale del Monte Poro
(Calabria). Memorie e Note dell’Istituto di
Geologia Applicata di Napoli, 7: 1-92.
Scilla A. (1670). La vana speculazione disingannata dal senso. Ristampa a cura di M. Segala con intorduzione di P. Rossi, Biblioteca
della Scienza Italiana, XVI, Giunti Editore,
1996: 107 pp., 28 tavole.
Gruppo Paleontologico Tropeano, Via
Trento (edificio ex Scuola Media), Parghelia
(VV). Tel.: 0963/603412; fax: 096342937;
email: [email protected].
36
PALEOITALIA
Notizie italiane
a cura di Carlo Corradini
[email protected]
Sono riportati i principali risultati delle ricerche riguardanti
il territorio italiano, ma pubblicate in riviste straniere, quindi
difficilmente accessibili a un pubblico esterno al mondo accademico.
Per facilitare la stesura della rubrica “Notizie Italiane”, la Redazione invita tutti coloro che pubblicano in riviste straniere articoli riguardanti il territorio italiano a far pervenire via e-mail i riferimenti bibliografici completi e alcune righe di riassunto in italiano, con taglio divulgativo, appena i
lavori sono stati stampati. Grazie per la collaborazione.
MAMMIFERI PLEISTOCENICI DEL BACINO DI LEFFE
Si tratta di una revisione dei resti di mammiferi rinvenuti nelle miniere di
lignite di Leffe, in Val Gandino (BG), a partire dall’inizio del 19° secolo e
considerati una delle faune di riferimento del Pleistocene inferiore italiano.
Il materiale è in parte andato perduto, ma ci sono pervenuti calchi e minuziosi
disegni e descrizioni dei reperti migliori, che hanno consentito una loro
rideterminazione in chiave moderna. La fauna è risultata essere più ricca di
quanto noto da studi precedenti ed è stata possibile l’attribuzione dei reperti
ai diversi livelli analizzati in dettaglio da Muttoni et al. (2007). Ne è risultata
la suddivisione in tre Unità Faunistiche a cui si aggiunge un resto di elefante
antico dai suoli rossi soprastanti.
BREDA M., MARCHETTI M. 2007- Pleistocene mammal faunas from the Leffe Basin (Bergamo,
Northern Italy): revision and new data. Courier Forschungsinstitut Senckenberg, 259:
61-77 [in inglese].
PIANTE ANISICHE DELLE DOLOMITI
Il secondo lavoro dedicato ai vari gruppi di piante del Monte Prà della
Vacca si occupa delle code di cavallo (sfenofite) e delle felci con seme
(pteridosperme). Tre specie di sfenofite sono state segnalate per la prima
volta nel Triassico delle Dolomiti (Equisetites mougeotii (Brongniart) Wills,
Neocalamites sp. e Echinostachys sp.). Tra le pteridosperme, invece, due
specie note in letteratura sono state interpretate rispettivamente come foglie
di sole e di ombra della specie Scytophyllum bergeri Bornemann. Nel lavoro
PALEOITALIA
viene descritta anche una specie nuova, Peltaspermum
bornemannii Kustatscher et al., mentre per i generi
Sagenopteris e Ptilozamites sono stati segnalati i
rappresentanti più antichi finora noti.
37
Notizie
italiane
KUSTATSCHER, E., WACHTLER M. & VAN KONIJNENBURG-VAN CITTERT J.H.A., 2007. Horsetails
and seedferns from the Middle Triassic (Anisian) locality Kühwiesenkopf (Monte Prà della
Vacca) in the Dolomites (Northern Italy). Palaeontology 50/5: 1277–1298.
VERTEBRATI DEL MIOCENE DELLA SARDEGNA NW
Durante il Miocene superiore, l’area attualmente corrispondente alla
Sardegna settentrionale e alla Toscana meridionale, la così detta bioprovincia
Tosco-sarda, era occupata da un insieme di isole che ospitavano una fauna
endemica molto particolare, il cui rappresentante più caratteristico era il
primate Oreopithecus bambolii. La recente revisione del materiale
proveniente da Fiume Santo, nel settore sardo della bioprovincia, ha
consentito di descrivere tre nuovi generi di ruminanti: Umbrotherium
azzarolii, Etruria viallii e Turritragus casteanensis.
ABBAZZI L., DELFINO M., GALLAI G., TREBINI L. & ROOK L., 2008. New data on the vertebrate
assemblage of Fiume Santo (North-western Sardinia, Italy), and overview on the Late
Miocene Tusco-Sardinia paleobioprovince. Palaeontology, 51(2): 425-451 [in inglese].
COCCODRILLI NEOGENICI
Nel 1890 Ristori descrisse una nuova specie di coccodrillo, Crocodylus
bambolii, sulla base di resti fossili provenienti da Montebamboli e Casteani,
località del Miocene superiore della Toscana meridionale. La revisione di
questi resti ha consentito di stabilire che il materiale appartiene probabilmente
al genere Crocodylus ma anche che non è possibile considerare valida la
specie descritta da Ristori, poiché il materiale è privo di caratteri diagnostici.
Questi resti confermano ulteriormente la presenza di coccodrilli di probabile
origine africana nel Miocene superiore europeo.
DELFINO M. & ROOK L., 2008. African crocodylians in the Late Neogene of Europe. A
revision of Crocodylus bambolii Ristori, 1890. Journal of Paleontology, 82(2): 336-343 [in
inglese].
38
PALEOITALIA
LA SEZIONE PLIO-PLEISTOCENICA DI
CASTROREALE
Notizie
italiane
E’ stato presentato lo studio, in termini di stratigrafia sequenziale, della
sezione di Castroreale data da una successione di età plio-pleistocenica.
Lungo tutta la sezione il contenuto fossilifero è privo di fossili aragonitici,
non conservati per dissoluzione selettiva molto precoce che ha impedito
quasi sempre anche la formazione di modelli. Sono, tuttavia, abbondanti
gruppi a scheletro calcitico o bimineralico, prevalentemente briozoi oltre a
brachiopodi, serpulidi e pettinidi fra le macrofaune, e ostracodi e foraminiferi
fra le microfaune. L’uso di specie appartenenti a quasi tutti questi taxa,
insieme ad osservazioni di tipo sedimentologico e tafonomico ha consentito
di individuare delle parasequenze e di correlarle a quelle già conosciute nel
Mediterraneo centrale, collegate a cicli eustatici, di sollevamento e abbassamento del livello del mare. La successione delle associazioni fossili, inoltre, ha anche aiutato ad interpretare l’area di deposizione. Si trattava di
un’insenatura relativamente profonda formatasi in seguito al collasso ed
all’inondazione di un ampio settore ribassato per tettonica locale. La baia
era fortemente influenzata da moto ondoso e correnti di marea, amplificate
dalla sua conformazione, e caratterizzata e da temporanea elevata velocità
di sedimentazione per intrappolamento di materiale fine durante le tempeste e in generale da forte torbidità con conseguente riduzione dell’illuminazione e slittamento verso la superficie dei popolamenti bentonici. Spettacolari
alcuni strati fortemente fossiliferi o shell beds ricchi in pettinidi e/o
brachiopodi e le colonie di briozoi, talora robuste ma più spesso ramificate
e delicate, con dimensioni da centimetriche a decimetriche, ancora integre
in posizione fisiologica o solamente adagiate lateralmente in alcuni livelli
limosi a rapida sedimentazione.
MESSINA C., ROSSO A., SCIUTO F., DI GERONIMO I., NEMEC W., DI DIO T., DI GERONIMO R.,
MANISCALCO R., SANFILIPPO R. 2007. Anatomy of a transgressive system tract revealed by
integrated sedimentological and palaeoecological study: the Barcellona P.G. Basin,
northeastern Sicily, Italy. In: Nichols G., Williams E.A. & Paola C. (Eds.) Sedimentary
Processes, Environments and Basins: a
Tribute to Peter Friend. International
Association of Sedimentologists. Special
Publications 38: 367-400 [in inglese].
Colonie ramificate tozze del briozoo
Celleporaria palmata (Michelin, 1847)
rovesciate ma integre fra livelli e tasche di pettinidi.
PALEOITALIA
ANFIBI NEL PLIOCENE DEL VENETO
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italiane
I lissanfibi del gruppo estinto degli albanerpetontidi, da
alcuni attribuiti ad un ordine proprio, gli allocaudati, hanno avuto una
lunghissima storia evolutiva che abbraccia circa 155 milioni di anni, fra il
Giurassico e il Pliocene. I resti provenienti dal Pliocene superiore di Rivoli
Veronese, attribuiti alla specie Albanerpeton pannonicus, rappresentano la
testimonianza geologicamente più recente di questi organismi. La
contemporanea presenza di resti di Albanerpeton e di geotritoni appartenenti
al genere ancora vivente Speleomantes ha permesso di chiarire alcune
particolarità ecologiche degli albanerpetontidi.
DELFINO M. & SALA B., 2007. Late Pliocene Albanerpetontid (Lissamphibia) from Italy.
Journal of Vertebrate Paleontology, 27(3): 716-719 [in inglese].
ACRITARCHI CAMBRIANI DEL VENETO
Stabilire l’età dei sedimenti che compongono i vari domini strutturali delle
Alpi è di primaria importanza per ricostruire la successione cronologica
delle varie fasi tettoniche che hanno portato alla formazione della catena
Alpina. La datazione biostratigrafica dei sedimenti alpini è però seriamente
ostacolata dal fatto che questi sedimenti sono stati fortemente deformati e
metamorfosati, e quindi i reperti fossili sono rarissimi.
L’area considerata nel presente studio è nella parte più orientale del Sudalpino.
Questo basamento è affetto da metamorfismo e deformazioni regionali di
età Varisica (circa 350-320 milioni di anni fa). Per l’assenza di fossili, la sua
litostratigrafia è stata solo grossolanamente delineata, basandosi su relazioni geometriche e speculative correlazioni a lunga distanza.
Abbiamo riesaminato una associazione ad acritarchi (microfossili a parete
organica corrispondenti a microfitoplancton marino del Paleozoico) che
era stata trovata nelle filliti di Col di Foglia (Agordo) da Sassi et al. (1984),
e studiata precedentemente da Kalvacheva et al. (1986). Questo riesame
ha permesso di diminuire fortemente l’intervallo di età precedentemente
stimato per la sedimentazione del protolite di queste filladi di Col di Foglia.
Il nuovo studio tassonomico e biostratigrafico di questa associazione indica
infatti una età Cambriana terminale. Questi risultati evidenziano per la prima volta la presenza di sedimenti Cambriani nel protolite della parte inferiore della sequenza filladica di Agordo.
VECOLI, M., DIENI, I., SASSI, F.P., SERVAIS, T., 2008. The Cambrian acritarchs from the Col di
Foglia (Southalpine basement of the Eastern Alps, Agordo Italy). Rendiconti Lincei, Scienze Fisiche e Naturali, 19, 45-55.
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PALEOITALIA
FELCI DEL TRIASSICO EUROPEO
Notizie
italiane
Un ampio studio di collezioni storiche depositate in
Svezia, Germania, Austria ed Italia ha portato alla revisione della
distribuzione temporale e geografica delle varie specie di Ptilozamites. Questo
genere, originariamente ristretto al Triassico Superiore, viene segnalato con
una specie nel Ladinico (Ptilozamites sandbergeri (Schenk) Kustatscher et
al.), ma raggiunge la sua massima distribuzione geografica ed abbondanza
nel Retico-Liassico. Il genere Ptilozamites risulta sempre ristretto all’Emisfero
settentrionale, anche se é evidente la sua stretta parentela con il genere
Dicroidium, tipico dell’emisfero meridionale.
KUSTATSCHER, E. & VAN KONIJNENBURG-VAN CITTERT J.H.A., 2007. Taxonomical and
palaeogeographic considerations on the seedfern genus Ptilozamites. Neues Jahrbuch der
Geologie und Paläontologie, 243(1): 71-100.
65 milioni di anni fa...
“Professor Einsteinosauro...è sicuro che in
questo modo respingeremo il meteorite?”
PALEOITALIA
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Paleo news
a cura di Paolo Serventi
[email protected]
DUE NUOVI DINOSAURI
CRETACEI DEL SAHARA
Paul Sereno, paleontologo dell’Università di Chicago, segnala sull’ultimo numero di Acta Palaeonto-logica Polonica la scoperta, di due nuovi dinosauri carnivori di 110 milioni di
anni (Cretacico), nel deserto del
Sahara. Si tratta di due teropodi che
vivevano nello stesso ambiente ed erano lunghi circa 8 m. Le due nuove
specie, Eocarcharia dinops e
Kryptops palaios, mostrano la prima
una dentatura tipo “squalo”, e quindi
si pensa a un cacciatore attivo, mentre la seconda probabilmente si comportava come l’odierna iena, prediligendo le carcasse di animali morti. Il
loro rinvenimento risale al 2000.
I caratteri distintivi di Kryptops
sono un muso corto, denti piccoli e
affilati, arti anteriori ridotti. Secondo
i ricercatori la forma del muso avrebbe permesso a questo dinosauro di
cibarsi meglio degli organi interni delle
carcasse di animali morti; infatti dalla composizione delle ossa del cranio
sembra proprio che fosse presente
una sorta di becco per strappare carne. Per contro Eocar-charia possedeva braccia particolarmente forti e
denti lunghi fino a 7 cm, denti simili
a lame fatte per lacerare e squarciare
il corpo della preda.
Le nuove specie danno interessanti informazioni riguardo ai
dinosauri dell’emisfero meridionale,
che si collocarono al vertice della catena alimentare durante il Creta-cico:
Kryptops rappresenta uno dei primi
abelisauri, un gruppo di dinosauri trovato in Sud America e India, invece
Eocarcharia apparteneva ai
Carcharodontosauridi, una famiglia
che “produsse” alcuni dei più grandi
dinosauri predatori del sud; anche più
grandi del Tyrannosaurus rex.
IL PLIOSAURO PIÙ GRANDE
E’ stato trovato nel 2006 nel
permafrost dell’isola di Spitsbergen
nell’arcipelago delle Svalbard lo
scheletro di un rettile marino lungo
circa 15 m. Si tratta di un pliosauro,
da poco esposto nel Museo di Storia Naturale di Oslo. Questo “mostro” del Giurassico Superiore (150
Ma), stato studiato da Patrick
Druckenmiller, dell’Università
dell’Alaska del Nord, presenta un
cranio lungo oltre 3 m con denti grandi come “cetrioli”, la pinna natatoria
di circa 3 m e le vertebre grandi come
“piatti”. Druckenmiller dichiara che:
“Non solo è l’esemplare di pliosauro
più grande e relativamente più completo mai trovato, ma dimostra che
questi mostri hanno abitato i mari
settentrionali del nostro pianeta”. Anche Jørn Hurum, del Museo di Storia Naturale di Oslo, ritiene che questo rettile sia il 20% più grande del
più grande pliosauro conosciuto, il
Kronosauro.
Il reperto è stato rinvenuto in una
sorta di “cimitero” posto a circa
1300 km del Polo Nord. Questo sito
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PALEOITALIA
Paleo news
rappresenta uno dei più ricchi giacimenti al mondo di questi animali,
con oltre 40 scheletri individuati sino
ad ora, secondo Hurum questa ricchezza è dovuta al fatto che i rettili
dopo la loro morte si depositavano
sul fondo fangoso dove sono stati
preservati fino ai giorni nostri.
Per avere ulteriori informazioni
visitare il sito: http://www.plesiosaur.
com/plesiosaurs/svalbard.php
PIPISTRELLI SENZA SONAR
Secondo Nancy Simmons, ricercatrice del Museo Americano di Storia Naturale di New York, i pipistrelli
impararono a volare prima di sviluppare il loro sonar per volare al
buio e catturare le prede notturne.
La ricercatrice, coautore dello studio sulla nuova specie di pipistrello
Onychonycteris finneyi, rinvenuta
nella Formazione di Green River nel
Wyoming e datata a circa 52,5 M.a
(Ecocene inferiore), ha scoperto che
Onychonycteris era in grado di volare ma la conformazione dell’orecchio mostra che non aveva ancora
sviluppato il sonar.
Infatti, il più antico fossile di pipistrello precedentemente rinvenuto era datato a circa 50 Ma, sapeva
volare ed era già “predisposto” alla
“Smettila di volare di notte... non ti sei ancora evoluto!!”
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Paleo news
ecolocalizzazione; quindi è probabile che questo carattere venne acquisito come risposta all’aumento degli
uccelli predatori intorno ai 60-50
milioni di anni fa.
La notizia è apparsa sulla rivista
Nature del 13 febbraio scorso.
UNA RANA GIGANTE DEL
CRETACEO
Il paleontologo David Krause
dell’Università di Stony Brook (New
York), iniziò già più di dieci anni fa
a raccogliere frammenti di ossa in
Madagascar che solo recentemente
la ricercatrice Susan Evans dell’Università College di Londra, esperta di
anfibi, ha riconosciuto appartenere
a una nuova specie di rana vissuta
70 M.a. La Evans, coautrice dell’articolo sul nuovo ritrovamento, de-
scrive questa rana come un animale
decisamente…”intimidatorio”, in
considerazione delle dimensioni: oltre 40 cm di lunghezza e del peso
approssimativo di quasi 5 kg. Considerate le dimensioni è probabile che
questo anfibio fosse un cacciatore
attivo e con un “temperamento” decisamente molto aggressivo. Il nuovo fossile, denominato Beelzebufo
ampigna, era due o tre volte più
grande degli odierni ceratophyrini, un
gruppo di rane del Sud America.
Questo animale aveva uno scudo
protettivo e una grande bocca dotata di un vigoroso morso forse per
catturare i piccoli di dinosauri appena usciti dall’uovo.
La scoperta è stata riportata sul
numero del 18 febbraio dei
Proceedings of the National
Academy of Sciences.
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Paleolibreria
a cura di Annalisa Ferretti
[email protected]
Ritorna in questo numero Paleolibreria, e con il format che preferisco, ossia
una sorta di “bancarella” libraria in cui vari autori italiani ci parlano in
prima persona delle loro opere più recenti. Alcuni di questi lavori, forse, li
avete già visti in libreria, per altri, invece, spero che proprio le pagine della
rubrica rappresentino una efficace modalità di divulgazione e di stimolo
conoscitivo. Come sempre, e di nuovo, buona lettura a tutti.
Animali impagliati e altre memorie. Ricordi
di un direttore di museo con note di
museologia, di Giovanni Pinna; Jaca Book,
Milano, 2006, 239 pp., 21 €.
[Giovanni Pinna] Siamo, come è noto, in un
periodo di grande attenzione verso i musei; le
loro attività e le novità che propongono sono portate con sempre maggior frequenza all’attenzione del pubblico, mentre giornali specializzati e
convegni ospitano discussioni sul ruolo di queste
istituzioni, generando fratture fra i fautori di un
loro impegno esclusivamente sociale e culturale
e fra coloro che le ritengono potenziali produttrici di benefici economici per la comunità. Questo
dibattito sui musei avviene solitamente al di fuori
delle loro mura, alimentato da persone che non
sempre hanno esperienza nella gestione diretta di uno di questi istituti -difetto
comune anche alla maggior parte di coloro che insegnano la museologia-, il
che, per forza di cose, relega le discussioni nel campo dell’astrazione. In
questi ultimi anni il desiderio di controbilanciare questo approccio teorico, e
spesso poco professionale all’istituzione museale, ha spinto alcuni direttori di
museo a dare alle stampe le proprie esperienze, nella speranza di far comprendere al pubblico i complessi meccanismi organizzativi e culturali che si
intrecciano nella gestione di un museo complesso: lo hanno fatto per esempio
Michel Laclotte che è stato per anni direttore del Louvre e Keith S. Thompson
che fu direttore del Peabody Museum of Natural History.
Io ho passato al Museo di Storia Naturale di Milano praticamente tutta la
mia vita: vi entrai nel 1964 come conservatore di paleontologia e ne divenni
direttore nel 1981, per lasciarlo definitivamente nel 1996, oppresso, ma so-
PALEOITALIA
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prattutto deluso, da una pubblica amministrazione che era divenuta ormai bravissima a rendere difficili le cose facili. Nonostante ciò gli anni passati al museo
furono un’avventura straordinaria che ho voluto raccontare in questa mia autobiografia, non con l’intento di proporre un’agiografica descrizione delle mie
attività o, ancor meno, delle mie realizzazioni in campo museale e scientifico,
ma per illustrare i meccanismi organizzativi e i legami culturali che misi in atto
per realizzare, come direttore, un totale rinnovamento formale e sostanziale
dell’istituto, e per portarlo ad essere considerato nuovamente –dopo la tragica
distruzione bellica- uno dei maggiori musei naturalistici europei.
Il libro non è quindi solo un racconto autobiografico, ma si configura
anche come una sorta di trattato di museologia. Esso si apre con una prima
breve parte dedicata alla mia attività come responsabile della sezione
paleontologica del museo, ai miei studi scientifici (fra cui la scoperta del
Fossillagerstätte di Osteno e della classe Tylacocephala, la riapertura degli
scavi a Besano, gli studi sui rettili placodonti, ecc.) e alla mia attività
museologica (soprattutto il riordino e l’incremento delle collezioni, il rinnovamento delle esposizioni), cui segue una seconda parte che io ritengo senza
dubbio la più interessante. Qui ho voluto spiegare come tutto il rinnovamento
del museo milanese partì dalla mia convinzione che il museo dovesse superare l’aspetto classificatorio per crearsi una propria cultura, una propria visione
del mondo, senza paura di configgere con altre culture. La creazione di una
originale interpretazione della natura e delle sue dinamiche, realizzata attraverso l’impulso agli studi scientifici e a stretti, seppur a volte burrascosi,
rapporti con la comunità scientifica nazionale e internazionale, la necessità di
una profonda conoscenza dell’ambiente sociale e di superare la barriera fra le
due culture sono alcune delle tappe che permisero, pur in anni non ricchi, di
allargare l’attività del museo in ogni settore, dalle collezioni scientifiche, alle
esposizioni, dalle pubblicazioni all’attività educativa, dai laboratori al personale scientifico e tecnico, raccogliendo così l’affetto dei cittadini milanesi e
solleticando costantemente la curiosa attenzione dei media.
Vertebrati fossili del Friuli - 450 milioni di
anni di evoluzione, di Fabio Marco Dalla Vecchia; Edizioni del Museo Friulano di Storia Naturale, Udine, 2008, rilegato, 304 pp., 279 immagini a colori, 20 €.
[Fabio Marco Dalla Vecchia] Poche regioni in
Europa possono vantare una successione
stratigrafica continua nel tempo come quella del
Friuli: nelle rocce friulane sono testimoniati oltre 450 milioni di anni di evoluzione del paesaggio e degli organismi che popolavano la zona.
Resti fossili dei vertebrati – gli animali muniti di
cranio e colonna vertebrale - sono distribuiti al-
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PALEOITALIA
l’interno di questa successione a partire dall’Ordoviciano Superiore (con i
microreperti chiamati conodonti) fino all’Olocene, vale a dire, fino ad oggi,
con le faune a mammiferi ed uccelli che ci sono famigliari.
Alcune località fossilifere friulane erano note già nella seconda metà del
XIX secolo. Tra queste la più famosa, grazie agli studi dei paleontologi di
lingua tedesca, è quella conosciuta con il nome di Raibl (oggi Cave del
Predil) che, per quanto riguarda i vertebrati, ha fornito prevalentemente
pesci ossei marini. Negli ultimi trent’anni, grazie all’opera di appassionati e
studiosi, nonché all’attività del Museo Friulano di Storia Naturale di Udine,
è stata raccolta una gran quantità di nuovi reperti in numerose località del
Friuli. Inoltre, sono stati scoperti alcuni siti paleontologici di estrema importanza scientifica. La piccola regione all’angolo nord-orientale dell’Italia
si è inaspettatamente rivelata una significativa fonte di informazioni sull’evoluzione dei vertebrati. Le pubblicazioni dedicate ai vertebrati fossili
friulani negli ultimi 25 anni sono state più numerose di quelle dei precedenti
150 anni complessivamente.
Le novità più significative riguardano certamente reperti e siti del
Triassico. I fossili norici dell’Alta Valle del Tagliamento, quelli carnici di
Fusea presso Tolmezzo e di Dogna nel Canal del Ferro hanno fatto conoscere la regione agli specialisti mondiali e, in qualche caso, sono entrati a
far parte dei libri di testo. Tuttavia, mancava finora una summa dei dati
disponibili sui vertebrati fossili friulani. Alcuni siti non erano nemmeno mai
stati menzionati in un’opera a stampa e la loro esistenza era testimoniata
solo dai reperti custoditi nei cassetti dei musei. Non c’era una pubblicazione che, pur con rigore scientifico, permettesse di avvicinarsi a questo affascinante argomento anche a chi non ha una preparazione specifica. Questa
lacuna è stata colmata dal volume n. 50 “Vertebrati fossili del Friuli – 450
milioni di anni di evoluzione” edito dal Museo Friulano di Storia Naturale, che continua l’ormai decennale opera di divulgazione scientifica dell’istituzione udinese.
L’intento del volume è di mettere in evidenza il significato dei vertebrati
fossili friulani e la loro corrispondenza con il processo evolutivo che si
svolgeva contemporaneamente nel resto del pianeta. I reperti sono descritti
insieme alle unità rocciose in cui sono stati rinvenuti e agli ambienti che
esse rappresentano, seguendo un ordine cronologico e secondo giacimenti
o aree di provenienza.
A partire dai vertebrati paleozoici (resti di pesci dall’Ordoviciano Superiore al Permiano, impronte di tetrapodi del Carbonifero e del Permiano), il
volume percorre la storia geologica e biologica del Friuli, soffermandosi in
particolare sui siti del Triassico, i più importanti per diversità e ricchezza.
Grande spazio quindi ai reperti anisici della Val Aupa (Tanystropheus,
Rauisuchi, notosauroidi, placodonti), a quelli carnici di Fusea (denti di
condritti, osteitti e rettili arcosauri, ossa di dipnoi, placodonti, notosauroidi,
Tanystropheus), Raibl/Cave del Predil e Dogna (condritti, osteitti, placodonti,
eusaurotterigi inclusa la nuova, grande specie Bobosaurus forojuliensis,
PALEOITALIA
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nonché impronte di locomozione e “nidi” di rettili crurotarsi), sino ai noti
siti norici di Preone e dintorni con i suoi pesci e rettili (Megalancosaurus,
Langobardisaurus, Preondactylus ed Eudimorphodon) e alle impronte di
dinosauro del Parco delle Dolomiti Friulane. Oltre gli importanti siti triassici,
il libro ci fa scoprire l’esistenza di dinosauri e ittiofaune del Cretacico, di
selaci, odontoceti e del piccolo tragulide nel Miocene, delle piste di mammiferi alla sommità del colle di Osoppo e delle associazioni di mammiferi
pleistocenici (sono escluse le faune oloceniche) nelle grotte prealpine.
Il lungo viaggio attraverso il quale l’autore ci accompagna con uno stile
piacevole unito ad una grande messe di dati e di informazioni, è completato
da una ricchissima iconografia nella quale spiccano le accurate ricostruzioni degli animali realizzate da Lukas Panzarin.
Con questo volume il Museo Friulano di Storia Naturale, attentamente
diretto da Carlo Morandini, ci fornisce un altro esempio di quanto è importante il contributo che i musei naturalistici possono dare alla ricerca scientifica ed alla diffusione della conoscenza del territorio.
Il prezzo di vendita è di 20 € ed il volume è disponibile presso:
Museo Friulano di Storia Naturale, Via Marangoni 39-41 - I-33100 Udine
tel. 0432/584711 - e-mail: [email protected]
Polvere nel mare del tempo. Una balena a Badia
a Settimo, di Simone Casati; La Tipolito, San
Mauro (Firenze), 2006, 60 pp.
[Simone Casati] L’importante non è come iniziano le cose…. polvere nel mare del tempo potrebbe sembrare la storia del classico colpo di fortuna
che premia il protagonista del racconto portandolo, passo dopo passo, al ritrovamento di uno dei
cetacei fossili più completi mai scoperti.
Il libro, frutto di oltre 5 anni di una costante passione, evidenzia e spiega soprattutto cosa è avvenuto dopo la scoperta del fossile, mostrandoci
come l’applicazione e la perseveranza, uniti a una buona dose di inventiva,
hanno saputo far riemergere dall’oscurità del tempo un maestoso gigante
del passato.
L’autore inizia il percorso narrativo mostrandoci i suoi primi passi in
una scienza al momento a lui sconosciuta e ci accompagna soffermandosi
sul ritrovamento di alcune vertebre caudali di cetaceo risalenti a circa tre
milioni di anni fa in una cava nei pressi di Castelfiorentino.
Grazie alla scorrevolezza del testo, Casati riesce a coinvolgere a tal
punto da far appassionare anche coloro che non hanno mai avuto niente a
che fare con i fossili e la Paleontologia. Nei sette capitoli viene descritto
con ritmo incalzante e dovizia di particolari ogni minimo dettaglio sin da
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PALEOITALIA
quando niente poteva far pensare all’importanza del ritrovamento. Successivamente l’autore prende per mano il lettore e lo trasporta in una atmosfera che lascia percepire non solo l’odore dello scavo, ma anche le difficoltà
incontrate nel riportare alla luce uno scheletro di 10 metri totalmente ingoiato all’interno di una collina argillosa. Il lungo e articolato percorso, intervallato e scandito dalle stagioni, ha portato, a distanza di tre anni, alla
conclusione di un recupero che ha segnato profondamente la vita di tutti
coloro che hanno partecipato a questa impresa. Le oltre trenta fotografie a
colori accompagnano lo scritto ed evidenziano le difficoltà incontrate nel
riportare alla luce, pezzo dopo pezzo, uno scheletro completamente
intrappolato nei sedimenti di origine marina.
Con parole semplici l’autore riesce a far percepire e a mostrare tutti gli
ostacoli incontrati durante lo scavo, la protezione delle ossa ed il trasporto
del reperto fino alla collocazione attuale e dunque fino alla riuscita di questa piccola grande impresa. Si può infatti affermare che, dopo questa avventura, sia nato sul campo un nuovo modo di recuperare e raccontare
un’esperienza che ha riportato in “vita” un reperto fossile che non ha eguali
in tutto il mondo.
Il risultato, frutto di un impegno certosino, è oggi visibile presso il piccolo museo di Badia a Settimo Scandicci e offre la possibilità di apprezzare e
capire, grazie alle pagine del libro, come un gruppo di uomini non ha dato
importanza a come sia nata questa esperienza…. ma come con grande
determinazione ha deciso di finirla!
Il prezzo di vendita è di 5 € (più spese di spedizione) ed il volume è
disponibile, su richiesta, contattando il: Gruppo A.V.I.S. Mineralogia
Paleontologia Scandicci (G.A.M.P.S.); P.za V. Veneto 1 - Badia a Settimo;
50018 Scandicci (Firenze). www.gamps.it Tel. 055 7224141
Piccola Guida alla divulgazione della
Paleontologia, di Antonella Cinzia Marra; Aracne
Editrice, Roma, 2007, spillato, 29 pp., 5 €.
[Antonella Cinzia Marra] Noi tutti dobbiamo impegnarci a recuperare la divulgazione della Scienza
come una tradizione intellettuale onorevole (S. J.
Gould, 1991, “Bravo Brontosauro”). Questa breve
guida è una modesta risposta all’appello del compianto
Stephen Jay Gould, che dalle sue opere richiamava
la comunità scientifica a non giudicare la divulgazione come una sotto-produzione. E’ evidente che divulgare la paleontologia non significa solamente trasmettere conoscenze
ma soprattutto informare la società del ruolo e delle attività dei paleontologi.
La piccola guida propone un’analisi dei metodi di trasmissione delle conoscenze nell’ambito scientifico ed in quello divulgativo. Vengono così
PALEOITALIA
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evidenziate le tecniche e le strategie di comunicazione che consentono di
trasferire le scoperte della paleontologia dalla letteratura scientifica alla società.
Nella prima parte si descrivono le caratteristiche della pubblicistica scientifica per gli “addetti ai lavori”; nella seconda parte si individuano strategie
di trasmissione delle conoscenze paleontologiche alla società, attraverso
l’analisi di opere divulgative, sia in forma di articoli e saggi che in forma di
romanzi, documentari, film di science-fiction.
La guida è diretta ai paleontologi che desiderano rispondere alla crescente domanda dei mass-media. Divulgare l’esito delle proprie ricerche in
modo efficace è anche un mezzo che i paleontologi hanno per acquistare
visibilità e attrarre fondi.
UN VOLUME SPECIALE DEDICATO
AL PROF. MARCO TONGIORGI
Questo volume tematico incentrato principalmente sulla palinologia e
micropaleontologia del Paleozoico è in fase di pubblicazione dalla Revue de
Micropaléontologie, rivista scientifica a diffusione internazionale con sede a
Parigi, in occasione del ritiro dalle attività accademiche di Marco Tongiorgi,
Professore in Paleontologia e Stratigrafia all’Università di Pisa. Il volume è
composto dai primi due fascicoli del 2008 della R.d.M. ed è il risultato di un
lungo lavoro che ha visti impegnati una ventina di specialisti di livello
internazionale, autori di 9 articoli scientifici. Il lavoro di organizzazione ed
edizione scientifica è stato coordinato da Marco Vecoli, ex-studente di Marco
Tongiorgi, ora ricercatore al CNRS Francese, che ha agito da editore invitato
della Revue de Micropaléontologie per questo progetto.
Il volume è inteso per un pubblico di specialisti nel settore della
micropaleontologia e palinologia del Paleozoico. Gli articoli riguardano
argomenti che vanno dall’evoluzione del fitoplancton oceanico nel
Paleozoico, alla biostratigrafia a conodonti del Devono-Carbonifero della
Sardegna, alla tassonomia e biostratigrafia degli acritarchi in località
dell’Australia e del Nord America, fino alla scoperta di microfossili
enigmatici nel Siluriano delle Alpi Carniche, solo per citare alcuni degli
argomenti trattati.
Il volume si apre con un omaggio a Marco Tongiorgi, che ripercorre non
solo la sua attività accademica, ma anche i fatti più salienti della sua vita
personale, anche attraverso il racconto di diversi aneddoti. Questo articolo è
stato scritto principalmente dall’amico e collega Geoffrey Playford
dell’Università del Queensland (Australia) con l’aiuto prezioso di Enrico
Tongiorgi, figlio del Professore che ha gentilmente accettato di collaborare
a questa iniziativa, fornendo preziose informazioni.
Il volume speciale può essere consultato on line sul sito della Revue de
Micropaléontologie (http://www.sciencedirect.com/science/journal/
00351598), dove gli abstracts degli articoli possono essere visionati
gratuitamente.
Marco Vecoli
PALEOITALIA
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Agenda
Convegni e Congressi
Società Paleontologica Italiana
Università di Roma “La Sapienza”
I fossili come memoria
della terra e della vita:
prospettive e problemi
6-7 giugno 2008
Roma
http://spi.unimo.it
Alba e tramonto
della crisi messiniana
10-11 ottobre 2008
Alba (CN)
http://www.dst.unito.it/convmessiniano
Società Geologica Italiana
xx riunione estiva della
Società Geologica Italiana
Società Paleontologica Italiana
Giornate di Paleontologia 2008
9-12 settembre 2008
Siena
http://www.unisi.it/eventi/simspi
15-17 settembre 2008
Sassari
http://www.socgeol2008.org
Euromam 2008
16-21 settembre 2008
Sardegna
http://www.euromam.cnr.it
Vedere la finestra a pag. xx
Università di Catania - Facoltà di Scienze
From Thetys to Meditherranean
a journey of geological discovery
3-5 giugno 2008
Catania
http://www3.unict.it/psmfn/convegno/
index.html
Workshop on Triassic
palaeoclimatology
3-6 giugno 2008
Bolzano
http://trias.geodoomiti.net
PALEOITALIA
Società Italiana di Biogeografia
37° Congresso della S.I.B.
7-10 ottobre 2008
Catania
http://www.37sibsicilia.net/home.html
Vedere la finestra a pag. xx
Subcommision on Silurian Stratigraphy
Time and Life in the Silurian:
51
Mostre
Coralli e sirenidi a Sassello
28 milioni di ani fa
fino al 29 giugno 2008
Genova
Museo di Storia Naturale “G. Doria”
via Brigata Liguria 9
Vedere la finestra a pag. xx
a multidisciplinary approach
4-11 giugno 2009
Sardegna
http://www.unica.it/silurian2009
e-mail: [email protected]
Subcommission on Neogene Stratigraphy
Earth System Evolution and
the Meditherranean area from
23Ma to present
Geodiversità
fino al 17 agosto 2008
Bergamo
Museo Civico di Scienze Naturali
“E. Caffi”
piazza Cittadella 10
2-6 settembre 2009
Napoli
http://www.geomare.na.cnr.it/
RCMNS.html
Università di Bologna
Museo Giovanni Capellini
Diplodocus carnigei
a Bologna 1909-2009
28-29 settembre 2009
Bologna
http://www.museocapellini.org
Vedere la finestra a pag. xx
La Scimmia nuda
Storia naturale dell’umanità
fino al 23 settembre 2008
Udine
Museo Friulano di Storia Naturale
ex-chiesa di S.Francesco
PALEOITALIA
52
GIORNATE DI
PALEONTOLOGIA 2008
Siena
9-12 settembre 2008
Dal 9 al 12 settembre del 2008 l’Accademia dei Fisiocritici di Siena, una
delle più antiche istituzioni scientifiche del nostro Paese, ospiterà nella
sua sede l’VIII edizione delle “Giornate di Paleontologia” organizzata
dalla Società Paleontologica Italiana.
L’incontro fra quest’ultima e l’Accademia senese, che si realizza per la
prima volta, è motivato principalmente dalla celebrazione del bicentenario
della morte dell’abate camaldolese Ambrogio Soldani (Pratovecchio, 1736
– Siena, 1808). Questo illustre studioso, già segretario dell’Accademia,
può essere considerato padre fondatore della Micropaleontologia per le
sue opere Saggio orittografico e Testaceographiae ac
Zoophytogeographiae parvae et microscopicae. La ricorrenza, quindi,
offre lo spunto per un’edizione delle “Giornate di Paleontologia” che ci
auguriamo presenti, accanto ai tradizionali aspetti scientifici ed alla
qualificazione della disciplina come risorsa culturale del territorio, contributi
significativi in campo micropaleontologico.
Per informazioni:
Roberto Mazzei, Roberto Fondi
Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze della Terra, Via Laterina, 8 53100
Siena
Sito web: http://www.unisi.it/eventi/simspi
GLI INDIRIZZI ELETTRONICI DELLA S.P.I.
Bollettino della Società Paleontologica Italiana
PaleoItalia
Biblioteca
Tesoreria
Segretario
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
... E QUELLI DEI CURATORI DELLE RUBRICHE DI PALEOITALIA
Notizie Italiane
PaleoNews
PaleoLibri
[email protected]
[email protected]
[email protected]
PaleoLex
Paleoweb
Agenda
[email protected]
[email protected]
[email protected]
PALEOITALIA
53
EuroMam 2008
Sardegna
13-18 settembre 2008
Il Convegno/Field trip EuroMam 2008 sarà dedicato ad attività di studio
di giacimenti fossiliferi a mammiferi e coinvolgerà numerosi ricercatori
provenienti da diverse nazioni. Si tratta generalmente di uno scambio di conoscenze in itinere su varie tematiche e coinvolge anche sedimentologi e
geologi.
Si prevede inoltre un seminario riguardante la salvaguardia del patrimonio Geo-Paleontologico che si svolgerà presso la Grande Miniera di Serbariu
a Carbonia.
Per ulteriori informazioni sul programma e sui siti oggetto dell’escursione
contattare:
Fabio Fanelli, Gian Luigi Pillola: Dipartimento di Scienze della Terra via Trentino 51, 09127
Cagliari. e-mail: [email protected], [email protected]
Maria Rita Palombo: Dipartimento di Scienze della Terra - CNR, Istituto di Geologia Ambientale e
Geoingegneria Piazzale Aldo Moro, 5 - 00185 Roma. e-mail: [email protected]
Sito web: http://www.euromam.cnr.it
37° congresso annuale
della Società Italiana di Biogeografia
Catania
10 ottobre 2008
Il tema è “Biodiversità e Biogeografia della Sicilia” con articolazione nelle seguenti
tematiche interdisciplinari: 1. Biodiversità e Biogeografia; 2. Specie endemiche e relitte;
3. Influenza antropica e specie aliene; 4. Conservazione della Biodiversità.
Per la sua evoluzione paleogeografica, la sua insularità e la sua collocazione, la
Sicilia rappresenta un’area di primario interesse per le distribuzioni biogeografiche di
faune e flore dell’ambito del Mediterraneo. Gli organizzatori auspicano ampia
partecipazione di ricercatori che operano in ambito terrestre e marino ed anche da
parte di paleontologi, geologi e paleogeografi le cui ricerche possono contribuire ad
una sempre migliore comprensione dei cambiamenti faunistici e floristici in atto o
verificatisi nel recente passato.
Il convegno prevede relazioni ad invito su argomenti di interesse generale e la
presentazione di relazioni orali e poster, oltre ad un giorno di escursione.
Iscrizioni, prenotazioni alberghiere ed abstract entro il 30 Giugno 2008.
Gli articoli sottoposti saranno soggetti a referaggio e raccolti in un volume della
rivista Biogeografia.
Per ulteriori informazioni contattare: [email protected]
Sito web: http://www.37sibsicilia.net/home.html
54
PALEOITALIA
Diplodocus carnegiei a Bologna 1909–2009
Nell’autunno del 2009, il Museo Geologico Giovanni Capellini di
Bologna si appresta a celebrare il centenario della prima esposizione dello
scheletro completo di Diplodocus carnegiei. Dono del magnate americano
Andrew Carnegie, il magnifico calco in gesso giunse per la prima volta in
Italia nel 1909, dopo che altre copie avevano arricchito le collezioni di
Londra (1905), Berlino e Parigi (1908) e ancora oggi rappresenta il
prestigio internazionale che la città di Bologna ed il suo Museo hanno
storicamente rivestito. L’occasione speciale del Centenario del Diplodocus
sembra propizia per la promozione internazionale della paleontologia e della
geologia italiana, anche grazie alla collaborazione della Società
Paleontologica Italiana e della FIST.
Pertanto, siamo al lavoro per organizzare un congresso internazionale
in due giornate sul tema: “Paleobiogeografia dei vertebrati e ponti
continentali nella Tetide, Mesogea e Mar Mediterraneo” per le giornate
del 28 e 29 settembre 2009.
Il Congresso sarà articolato nelle seguenti sessioni organizzate in
lezioni a invito, presentazioni verbali, e sessioni poster:
- Evoluzione geodinamica dell’area circum-mediterranea
- Ricostruzioni paleo(bio)geografiche e modelli di ponti continentali
- Paleontologia dei vertebrati (terrestri e marini)
- Antropologia
A corollario dell’evento, il Museo Giovanni Capellini si propone infine
di ospitare per il periodo 6 Settembre – 31 Dicembre 2009 (previa
collaborazione dei responsabili dei reperti originali), una mostra sui
Dinosauri Italiani, per la prima volta riuniti in un’unica esposizione.
L’occasione vedrà infine non solo un nuovo allestimento della sala e dello
scheletro del Diplodocus, ma anche l’arricchimento delle collezioni e delle
esposizioni presenti nel museo.
Comitato Organizzatore:
Federico Fanti, Maria Cristina Perri, Marco Taviani, Gian Battista Vai
Per maggiori informazioni e registrazione visitare http://www.museocapellini.org
o contattare
Dr. Federico Fanti, Dip. Scienze della Terra e Geologiche Ambientali
Università di Bologna – Alma Mater Studiorum
Via Zamboni 67, I-40127 Bologna, Italy
Tel +39 051 2094565 fax +39 2094522 e-mail [email protected]
PALEOITALIA
55
UNA MOSTRA SUI CORALLI OLIGOCENICI DI SASSELLO
NELL’ENTROTERRA SAVONESE
Coralli e Sirenidi a Sassello 28 milioni di anni fa
28 marzo – 29 giugno 2008
Genova
Museo di Storia Naturale “G. Doria”
Nell’ambito del Bacino Terziario Piemontese la zona di Sassello (località
Maddalena-Ponte Prina) assume una particolare importanza per la presenza di uno dei
giacimenti più ricchi di corallofaune oligoceniche. Sono presenti inoltre alghe calcaree
rosse (Corallinales), Macroforaminiferi, Molluschi e alcuni resti di vertebrati (Sirenidi,
Squali). I coralli, rappresentati soprattutto da colonie massive, spesso in posizione di
vita, testimoniano, unitamente col resto dell’associazione, l’esistenza di un ambiente di
mare tropicale poco profondo confrontabile con attuali ambienti di scogliera
madreporica. La successione del sito di Maddalena documenta chiaramente lo sviluppo
della trasgressione oligocenica con il passaggio dai primi episodi di colonizzazione
delle serpentiniti del substrato al successivo più rigoglioso sviluppo delle colonie coralline.
I coralli di Maddalena sono legati alla figura di Don Deogratias Perrando, parroco
di Stella S. Giustina dal 1857 al 1889, appassionato naturalista, amico e guida di
geologi e paleontologi come L. Pareto, E. Sismonda, G. Michelotti, T. Taramelli e,
soprattutto, A. Issel. Da questa località provengono importanti collezioni: la Collezione
Prever-Perrando del Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse
dell’Università di Genova e la Collezione Michelotti del dipartimento di Scienze della
Terra dell’Università “La Sapienza” di Roma. La presenza di questa notevole emergenza
paleontologica rappresenta uno dei punti più importanti del Parco del Beigua - Beigua
Geopark, territorio riconosciuto a livello internazionale come Geoparco Europeo e
Mondiale sotto l’egida dell’UNESCO.
La mostra vuole portare un contributo alla diffusione della cultura geologica e in
particolare alla conoscenza del patrimonio geo-paleontologico del territorio ligure.
Oltre a pannelli esplicativi verranno esposti esemplari tra i più significativi delle
collezioni del Dip.Te.Ris.
La mostra, frutto della collaborazione tra l’Ente Parco del Beigua, il Dip.Te.Ris.
- Università di Genova e il Museo di Storia Naturale “G. Doria”, è allestita nella
Sala di Paleontologia del Museo Civico di Storia Naturale “G. Doria”, via Brigata
Liguria, 9 - Genova.
Orari di apertura
martedì-venerdì
sabato-domenica
lunedì chiuso
9,00-19,00
10,00-19,00
56
PALEOITALIA
ELENCO ALFABETICO DEI SOCI
al 31 dicembre 2006
I soci sono pregati di controllare i loro indirizzi di posta elettronica e di segnalare
eventuali errori e/o omissioni inviando un messaggio di posta elettronica alla Segreteria ([email protected]) e alla Tesoreria ([email protected]) della Società. Grazie per la collaborazione
ABBAZZI Laura; Viale Alessandro Volta 43; 50131 Firenze; [email protected]
ACADEMIA SINICA (Library) - Nanjiing Institute of Geology and Paleontology; Chi Ming Ssu; 210008 Nanjing;
Cina
ACCORNERO Gualtiero; Via Sempione 256; 10154 Torino; [email protected]
ACQUISITION UNIT (DSC-AO); British Library; Boston Spa; LS23 7BQ Wetherby -W Yorks; United Kingdom
AGOSTI don Guido; Via D. Zeffirino Iodi 2; 42100 Reggio Emilia
A G O S T I N E L L I Giorgio; c/o SITEP E&P; Piazza dell’Indipendenza 11b; 00185 Roma;
[email protected]
AGOSTINI Silvano; Soprintendenza Archeologica- Serv.Geol.Pal.; Via dei Tintori 1; 66100 Chieti;
[email protected]
ALBANI Roberto; Dipartimento di Scienze della Terra; Via S.Maria 53; 56126 Pisa; [email protected]
ALDRIDGE Richard J.; Deparment of Geology, University of Leicester; LE1 7RH Leicester, Gran Bretagna;
[email protected]
ALLASINAZ Andrea; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Accademia delle Scienze 5; 10123 Torino;
[email protected]
ALTAMURA Sara;Via di Santa Angela Merici 70; 00100Roma; [email protected]
ANDREOLI Giovanni; Via Fonda 111; 41053 Maranello (Mo)
A NGELELLI Francesco; Dipartimento Servizi Tecnici Nazionali; Via Curtatone 3; 00185 Roma;
[email protected]
ANGELONE Chiara; Via Berengario 11 A; 00162 Roma; [email protected]
ANGIOLINI Lucia; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano; [email protected]
APAT BIBLIOTECA; Dip. Att. Bibl. Docum e Inform.; via Cuertatone 3; 00185 Roma.
ARBULLA Deborah; Via S. Marco 51; 34100 Trieste; [email protected]
ARCA Marisa; Via Logudoro 10; 08025 Oliena (Nu)
ARENA Concetto; Via Gianforma 32; 97010 Frigintini (Rg); [email protected]
ARGENTI Patrizia; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Università 1; 06100 Perugia; [email protected]
ARMELLINI Antonio; Via Mazzini 21; 33017 Tarcento (UD); [email protected]
ASIOLI Gabriele; Via Martiri della Libertà 203D; 48024 Massalombarda (Ra)
ASSOCIAZIONE ONLUS G.E.A; Piazza Farinata degli Uberti 8; 50053 Empoli (Fi)
A SSOCIAZIONE N OVA E XPRESS , M USEO G. P ALLINI ; via Pescara 242; 33013 Chieti Scalo (Ch);
[email protected]
ASSOCIAZIONE PALEONTOLOGICA MICHELE GORTANI; Villa Comunale; Via Seminario 5; 30026 Portogruaro
(Ve)
ASTRACEDI Marco; Via G. D’Annunzio 11, fraz. S. Biagio; 60027 Osimo (An) [email protected]
AVANZINI Marco; Museo Tridentino di Scienze Naturali; Via Calepina 14; 38100 Trento; [email protected]
AZZAROLI Augusto; Dipartimento di Scienze della Terra; Via G. La Pira 4; 50121 Firenze;
BACCHI Manuele; Via Alessandro Volta 149; 50131 Firenze; [email protected]
BADODI Andrea; Via Vincenzo Ferrari 2/1; 42100 Reggio Emilia
BAGLIONI Francesco; Via G. Ricci Curbastro 56; 00149 Roma
BAGNOLI Gabriella; Dipartimento Scienze della Terra; Via S. Maria 53; 56126 Pisa; [email protected]
BALESTRAZZI Eugenio; Via Mossi 30; 27100 Pavia; [email protected]
BALINI Marco; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano; [email protected]
BARATTOLO Filippo; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli;
[email protected]
BARBERA Carmela; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli;
[email protected]
BARBIERI Roberto; Dip. di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali; Via Zamboni 67; 40126 Bologna;
[email protected]
BARBIERI Ugo; Via Achille Papa 20; 25100 Brescia; [email protected]
PALEOITALIA
57
BARDAZZI Stefania; Via Giampaolo Orsini 28; 50126 Firenze
BARRA Diana; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli
BARTOLI Omar;Via Pini 9; 06122 Bagnolo in Piano (RE)
BARTOLUCCI Stefano; Via Etruria 12; 06018 Trestina (Pg); [email protected]
BASSI Davide; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Saragat 1; 44100 Ferrara; [email protected]
B ASSO Daniela; Dipartimento di Scienze Geologiche; Piazza della Scienza 4; 20126 Milano;
[email protected]
BAYERISCHES LANDESAMT FÜR UMWELT, Bibliothek (Geol); Hans-Hogn-strasse 12; D-95030 Hof, Germany
BEI Domenico; c/o Museo dei Fossili e dei Minerali di M. Nerone; Via XX Settembre; 61042 Apecchio (Pu)
BELGISCHE VERENIGING VOOR PALEONTOLOGIE; c/o Kristiaan Hoedemarkers; Minervastraat 23; B- 2640
Morstel, Belgio
BELLAGAMBA Mariella; Via B. Sforza 49; 61029 Urbino (Pu)
BELLOMI Alessandro; c/o SIAP INTERNATIONAL SRL; Via Chiossetto 18; 20122 Milano
BELLOMO Ernesto; Via Boner 49; 98121 Messina
BENEDETTI ANDREA; Largo S. Angelo 6; 00019 Tivoli (Rm); [email protected]
BENETTI Attilio; Via Covolo 1; 37030 Velo Veronese (Vr)
BENETTI Giuseppe; Via Montini 11; 25062 Concesio (Bs); [email protected]
BERGAKADEMIE BIBLIOTHEK; Agricolastrasse 10; D-09599 Freiberg; Germania
BERGAMIN Luisa; Via Duchessa di Galliera 76/19; 00151 Roma; [email protected]
BERNARDELLI Maurizio; Via L. Spallanzani 45; 41100 Modena
BERNARDINI Ettore; Via Roma 108; 47025 Mercato Saraceno (Fc)
BERNASCONI Maria Pia; Dipartimento di Scienze della Terra; Università della Calabria; 87036 Arcavacata Di
Rende (Cs); [email protected]
BERNASSOLA Francesca; Via della Colombella 115; 43039 Palestrina (RM); [email protected]
BERNINI Fabrizio; Parco Fluviale Regionale dello Stirone; Via Loschi 5; 43039 Salsomaggiore Terme (Pr)
BERTAMINI Roberto; Via A. Pacinotti 4/1; 16510 Genova
BERTINI Claudio; Via Pedemontana 34; 06144 Vignale di Traversetolo (PR)
BERTOIA Fabio; Via G.R. Fogliani 51; 42100Reggio Emilia; [email protected]
BERTOLASO Luca; Via Manzotti 35; 42015 Correggio (Re); [email protected]
BIBLIOTECA DEL DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Via Trentino 51; 09127 Cagliari
BIBLIOTECA AREA TECNICO-SCIENTIFICA; Università della Calabria; Campus Arcavacata, Piazzale Chiodio/
Blocco 2; 87036 Arcavacata Di Rende (Cs)
BIBLIOTECA CENTRALE; Università degli Studi, Fac. Scienze MM.FF.NN.; Nucleo S. Miniato, Via A. Moro 2;
53100 Siena
BIBLIOTECA CIVICA; Via Museo 12; 36061 Bassano Del Grappa (Vi)
BIBLIOTECA GEOLOGIA-SCIENZE DELLA TERRA MILANO C/O LICOSA; Via Duca di Calabria 1/1; 50100 Firenze
BIBLIOTECA GEOMINERALOGICA; Via La Pira 4; 50100 Firenze
BIBLIOTECA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI URBINO; Area Scientifica; Località Crocicchia; 61029 Urbino
BIBLIOTECA UNIVERSITAT DE BARCELONA; Secciò de Geologia; Marti i Franques s/n.; E-08028 Barcelona; Spain
BIBLIOTHEQUE DE L’UNIVERSITÉ DE BOURGOGNE; Section Sciences Economie; 6 rue Sully; F-21000 Dijon;
France
BILLIA Emmanuel M.E.; Via Bacchiglione 3; 00199 Roma; [email protected]
BITONDO Francesca; Via Vestina 352; 65016 Montesilvano (PE); [email protected]
BIZZARINI Fabrizio; Cannaregio 1269/A; 30121 Venezia
BONCI Maria Cristina; Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse; Corso Europa 26; 16132
Genova; [email protected]
BONETTO Alessio; Via dei Ciclamini 1; 30030 Oriago di Mira (VE); [email protected]
BONFIGLIO Laura; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Sperone 31; 98166 S. Agata Di Messina;
[email protected]
BOSELLINI Francesca; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico; Via Università 4; 41100
Modena; [email protected]
BOSSIO Alessandro; Dipartimento di Scienze della Terra; Via S. Maria 53; 56126 Pisa; [email protected]
BOTTAZZI Alberto; Via Schubert 2; 36078 Valdagno (Vi)
BOTTINO Cecilia; Via Garigliano 72; 00198 Roma; [email protected]
BOVE FORGIOT Lisa; Via Roma 4; 10010 Alice Superiore (To); [email protected]
BRAGA Gian Pietro; C.P. 793; 35122 Padova Centro; [email protected]
BRANCALE Giuseppe; Via Pittoni 16; 34100 Trieste; [email protected]
BRESSAN David; Via Himmelreichstrasse 6; 39031 Brunico (Bz)
BRIGUGLIO Antonino; Department o Palaeontology, Geocenter; Althanstrasse14; A-1090 Vienna, Austria;
[email protected]
BRUNETTI Mauro; Via 28 Settembre 1944, n. 2; 40040 Rioveggio (Bo); [email protected]
BUCCHERI Giuseppe; Dipartimento di Geologia e Geodesia; Corso Tukory 131; 90134 Palermo
58
PALEOITALIA
BUELLI Federico; Via G. Pascoli 17; 24060 Telgate (BG); [email protected]
BUNDESANSTALT F. GEOWISSENSCHAFTEN & ROHSTOFFE; Bibliothek; Stilleweg 2 - Postf. 510153; D-30655
Hannover; Germania
BURATTI Helmuth; Viale Druso 335/c int.7; 39100 Bolzano
BURGI Cosimo; Via Sturzo 14; 75100 Matera; [email protected]
BUSULINI Alessandra; Via Cà Rossa 117/3; 30174 Mestre (Ve); [email protected]
CACCAMO Giuseppe; Via S.Assemani 92; 00125 Acilia (Roma); [email protected]
CALZADA S.; Museo Geologico del Seminario; C/Diputacion 231; E-08028 Barcellona 7; Spagna
CANZONERI Vincenzo; Via Floreastano Pepe 6; 90139 Palermo; [email protected]
CAPPELLI Pierfrancesco; Via A. da Sangallo 4; 37138 Verona
CARACAUSI Sandro; Via Verdi 5; 90030 Altofonte (Pa); [email protected]
CARAMIELLO Salvatore; Sovrintendenza Archeologica, Via dei Tintori 1; 66100 Chieti
CARBINI Enrico; Piazza Vittoria 20; 60036 Montecarotto (An)
CARBONI M. Gabriella; Dip. Scienze della Terra, Università La Sapienza; P.le A. Moro 5; 00185 Roma;
[email protected]
CARCANO Maurizio; Via XX Settembre 65; 22026 Maslianico (Co); [email protected]
CARNEVALE Giorgio; Dipartimento di Scienze della Terra; Via S: Maria 53; 56100 Pisa
CARONE Giuseppe; Via Vittorio Veneto 5; 89861 Tropea (Vv); [email protected]
CAROSI Michelangelo; Viale De Gasperi 35; 63039 S. Benedetto Del Tronto (Ap)
CARTA Nicola; Via E. Lussu 21; 09040 Settimo San Pietro (Ca); [email protected]
CASALINI Brunella; Casella postale 12; 50014 Fiesole (Fi)
CASALINI Dorotea; c/o Casalini Libri; Via Benedetto da Maiano 3; 50014 Fiesole (Fi)
CASALINI Francesco; Casella Postale 12; 50014 Fiesole (Fi)
CASALINI Michele; c/o Casalini Libri; Via Benedetto da Maiano 3; 50014 Fiesole (Fi)
CASALINI Simona; c/o Casalini Libri; Via Benedetto da Maiano 3; 50014 Fiesole (Fi)
CASIERI Sara; Via Pietro Ubaldo Angeletti 58b; 00166 Roma; saracasieri@hotmail
CASSARINO Giovanni Silvio; Via Carducci 139; 97100 Ragusa; [email protected]
CAULI Luciano; Via G. Orosi 35; 57121 Livorno
CAVALLARO Alberto; Via dell’Arcolaio 44/A; 50137 Firenze
CECCA Fabrizio; Lab. de Micropaléontologie,Univ. Pierre et Marie Curie; - ParisVI, Case 104 - 4 Place
Jussieux; F-75525 Paris Cedex 05; Francia; [email protected]
C. Reg. per la Progettazione e il Restauro e le Scienze Naturali ed Applicate ai Beni Culturali; Via Cristoforo
Colombo 52; 90142 Palermo
CERATI Roberta; Via Rosselli 26; 21057 Olgiate Olona (Va); [email protected]
CEREGATO Alessandro; Via Felsina 29; 40139 Bologna; [email protected]
CERESIA Giuseppe; Via Guido Rossa 19; 90125 Palermo; binnenschiffer.libero.it
CESTARI Riccardo; Via F. Lanciani 32; 48100 Ravenna
CHECCONI Alessio; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Università 1; 06100 Perugia
CHERCHI Antonietta; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected]
CHIA Barbara; Via G. Parini 4; 09100 Serramanna (Ca)
CHIARI Marco; C.N.R. - Istituto di Geoscienze e Georisorse; Via G. La Pira 4; 50121 Firenze; [email protected]
CHIOCCHINI Maurizio; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Gentile III da Varano; 62032 Camerino
CIAMPO Giuliano; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli
CIMINELLI Francesco; Via dei Saraceni 7; 87012 Castrovillari (Cs)
CIOPPI Elisabetta; Museo di Storia Naturale - Sez. Geol. e Paleont.; Via G. La Pira 4; 50121 Firenze; [email protected]
CIRRONE Gaetano;Via Einaudi 6/A; 24055 Cologno al Serio (Bg)
CITA SIRONI Bianca; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano
COBIANCHI Miriam; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Ferrata 1; 27100 Pavia; [email protected]
COCCIONI Rodolfo; Istituto di Geologia dell’Università; Campus Scientifico, Località Crocicchia; 61029 Urbino
(Pu); [email protected]
COMUNE DI GENOVA; Museo Storia Naturale; 16100 Genova
COMUNE DI NOVARA; Servizio Beni Culturali-Musei; Via G. Ferrari 13, 28100 Novara
CONTI Maria Alessandra; Dipartimento di Scienze della Terra, Università; La Sapienza, P.le Aldo Moro 5;
00185 Roma; [email protected]
CONTI Stefano; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazzale S. Eufemia 19; 41100 Modena; [email protected]
COPPA DE CASTRO Maria Grazia; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli;
[email protected]
COPPER Paul; Department of Earth Sciences, Laurentian University; P3E 2C6 Sudbury; Canada
CORRADINI Carlo; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected]
CORRADINI Domenico; Piazza Martiri Partigiani, 36; 41049 Sassuolo(Mo); [email protected]
CORRIGA Maria Giovanna; Via dei Tulipani 21; 09047 Selargius (Ca); [email protected]
COSANNI Nicola; Via della Repubblica 28B; 64029 Silvi Marina (Te); [email protected]
PALEOITALIA
59
CROVATO Paolo; c/o Società Reggiana di Malacologia; Casella Postale 436; 80100 Napoli
D’ALESSANDRO Assunta; Dipartimento di Geologia e Geofisica; Via E. Orabona 4; 70125 Bari
D’ARPA Carolina; Via Regione Siciliana SE 702; 90129 Palermo
D’ORAZI Porchetti Simone; Via Centuroni 27; 02100 Rieti
DA PRATO Simone; Via Venezia 179; 55048 Torre del Lago (Lu); [email protected]
DALLA VECCHIA Fabio Marco; Via Marche 33; 33100 Colloredo Di Prato (Ud); [email protected]
DAVOLI Giovanni; Via Romana 10; 42020 Borzano Di Albinea (Re)
DE BLASIO Fabio; Lillevannsveien 22D; 0788 Oslo; Norvegia
DE BORTOLI Lorenzo; Dipartimento di Scienze della Terra, Via Valperga Caluso 35; 10125 Torino;
[email protected]
DE CAPOA Paola; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli; [email protected]
DE CASTRO Piero; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli; [email protected]
DE FIORIDO David; Località Santa Croce 579; 34100 Trieste
DE TUONI Francesco; Via Galilei 1; 31027 Spresiano (Tv)
DEL RIO Myriam; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected]
DELFINO Massimo; Via San Grato 12; 10090 Romano Canavese (To); [email protected]
DEZI Romano; Via Lauro Rossi 8; 62100 Macerata
DHONDT Annie V.; Dept. Paleontology, Koninklijk BelgischInstituut voor Natuurwetenschappen; Vautierstr.
29; B-1000 Brussel; Belgio.
DI BELLA Letizia; Via Nicolò Piccinni 25; 00100 Roma
DI CANZIO Emanuele; Contrada Colle della Corte 10; 64020 Montepagano (Te); [email protected]
DI CARLO Massimo; Viale della Serenissima 177; 00177 Roma; [email protected]
DI CENCIO Andrea; Via Pescara 24 ; 66013 Chieti Scalo (Ch)I; [email protected]
DI DONATO Valentino; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli
DI GERONIMO Raffaella; Dip. Scienze Geol., Sez. Oceanologia-Paleoecologia; Corso Italia 55; 95129
Catania; [email protected]
DI GIACOMO Giorgio; Via Giovanni Muriana 36; 97015 Modica (Rg)
DI PRIZIO Giuseppe; Via Cesare Battisti 247; 70019 Triggiano (Ba); [email protected]
DI STEFANO Agata; Via Cervo 42/A; 95024 Acireale (Ct); [email protected]
DI STEFANO Giuseppe; Via Pomposa 11; 00142 Roma
DIECI Giovanni; Via Moreali 214; 41100 Modena
DIENI Iginio; Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica; Via Giotto 1; 35137 Padova;
[email protected]
DIPARTIMENTO DI GEOLOGIA E GEOFISICA; Campus Universitario; Via E. Orabona 4; 70125 Bari
DIPARTIMENTO DI GEOLOGIA, PALEONTOLOGIA E GEOFISICA; Via Giotto 1; 35137 Padova
DIPARTIMENTO DEL MUSEO DI PALEOBIOLOGIA E DELL’ORTO BOTANICO; Via Università 4; 41100 Modena
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Via S. Maria 53; 56126 Pisa
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Università “La Sapienza”; Piazzale Aldo Moro 5; 00185 Roma
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Biblioteca R. Malaroda; Via Valperga Caluso 35; 10125 Torino
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Biblioteca, Sig.ra Giovanna Cricchi; Piazza dell’Università; 06123
Perugia
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Parco Area delle Scienze 157/A; 43100 Parma
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Biblioteca; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli
DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE; Università di Roma 3; Largo S. Leonardo Murialdo 1; 00146 Roma
DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE; Sezione di Oceanologia e Paleoecologia; Corso Italia 57; 95129 Catania
DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE, Ambientali e Marine; Via Edoardo Weiss 2 Comprensorio S. Giovanni;
34127 Trieste
DIVERSI Stefano; Via Don Luigi Sturzo 21; 60044 Fabriano (An)
DOMENELLA Paolo; Via Regina Margherita 180; 62012 Civitanova Marche (Mc)
DONADEO Giuseppe; Via Medico Longo 4; 73024 Maglie (Le)
DONZELLI Stefano; Via Mameli 13; 61011 Gabicce Mare (Pu); [email protected]
ENGINEERING LIBRARY; Cornell University; Carpenter Hall; 14853-2201 Ithaca (N.Y.); U.S.A.
ERBA Elisabetta; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano; [email protected]
ESU Daniela; “Dip. di Scienze della Terra, Università “”La Sapienza”””; Piazzale Aldo Moro 5; 00185 Roma;
[email protected]
ETH -BIBLIOTHEK; Erdwissenschaften; Raemistrasse 101; CH-8092 Zürich; Svizzera
FAKULTÄTBIBLIOTHEK FÜR NATURWISSENSCHAFTEN; Hellbrunnerstrasse 34; A-5020 Salzburg; Austria
FAMIANI Federico; Via Monteverde 16; 06029 Valfabbrica (Pg); [email protected]
FANELLI Fabio; Via Cagliari 37; 08045 Lanusei (Nu); [email protected]
FANZUTTI Giovanni Paolo; Viale dei Tigli 4; 33038 San Daniele Del Friuli (Ud)
FASSI Paolo; Via Molinetto di Lorenteggio 47; 20094 Corsico (Mi)
FERNANDES Jose Pedro; Centro de Geologia - F.C.U.P.; Rua Campo Alegre 687; P-4169-007 Porto; Portogallo
60
PALEOITALIA
FERRARI Alessandro; Via Mazzini 12; 41057 Spilamberto (Mo)
FERRARI Roberto; Via Cividale 48/A; 34076 Romans d’isonzo (GO)
FERRETTI Alberto; Via Mariotti 13; 61043 Cagli (Pu)
FERRETTI Annalisa; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico; Via Università 4; 41100
Modena; [email protected]
FIGUS Billy; Via S. Pasquale 137; 34100 Trieste; [email protected]
FONDA Giulia ; Via dei Leo 10; 34141 Trieste; [email protected]
FORLI Maurizio; Via Grocco 16; 50047 Prato; [email protected]
FORSCHUNG STATION FUR Q UARTARPALAONTOLOGIE ; Forschunginstitut und naturmuseum Senckenberg;
Jakobskirchof 4; D-099423 Weimar, Germania
FRAVEGA Patrizia;Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse; Corso Europa 26; 16132
Genova.
FREDIANI Piero; Via G. Masini 148; 50051 Castelfiorentino (Fi)
F REGNI Paola; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazzale S. Eufemia 19; 41100 Modena;
[email protected]
FREZZA Virgilio; Via Salaria 93; 00016 Monterotondo (Rm)
FRISATTO Walter; Via C. De Maria 5; 10086 RIVAROLO C.Se (TO); [email protected]
GADDINI Stefano; Via Salento 73; 00162 Roma; [email protected]
G AETANI Maurizio; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano;
[email protected]
GAMBARINO Enrico; Via Bidone 10; 10125 Torino
GARILLI Vittorio; Via Alla Falconara 34; 90136 Palermo.
GARONETTI Paolo; Via Michele Moretti 22; 47900 Rimini.
GATTO Roberto; Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica; Via Giotto 1; 35137 Padova;
[email protected]
GAUDANT Jean; Rue du Docteur Magnan 17; F-75013 Parigi; Francia
GENNARI Alberto; Via Galilei 58; 73020 Cavallino (Ve)
GEOLOGICAL SURVEY OF CANADA; Library; 3303 33rd Street; T2L 2A7 N.W. Calgary (Alberta); Canada
GEOLOGISCH-PALAONTOLOGISCHES INSTITUT; Universitat Munster Bibliothek; Corrensstrasse 24; D-48149
Munster; Germania
GEOLOGY LIBRARY; Yale University; P.O. BOX 208109; CT 06520 New Haven 8109; U.S.A.
G EOSCIENCE A USTRALIA ; Accounts Payable; P.O. Box 383; ACT 2601 Canberra, Australia;
[email protected]
GIACCONE Thalassia; Via XX Settembre 27; 95027 San Gregorio Di Catania (CT); [email protected]
GIANI Amedeo; Via Monviso 6; 21054 Fagnano Olona (Va)
GIANOLLA Daniele; Via E. Carciolli 3; 00156 Roma.
GIGLIO Salvatore; Contrada Settefrati; 90015 Cefalu’ (Pa)
GIOVINAZZO Caterina; Via Leonardo da Vinci 41; 00030 Labico (Roma); [email protected]
GIRONE Angela; Dipartimento di Geologia e Geofisica; Via E. Orabona 4; 70125 Bari; [email protected]
GIUDICI Paolo; Via Laurentina 622; 00143 Roma
GIULINI Saverio; c/o Dipartimento di Matematica; Via Dodecaneso 35; 16146 Genova
GIUNTELLI Pietro; Via Torino 60; 10076 Nole C.Se (To); [email protected]
GLIOZZI Elsa; Dip. Scienze Geologiche, Università di Roma 3; Largo S. Leonardo Murialdo 1; 00145 Roma;
[email protected]
GNOLI Maurizio; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico; Via Università 4 ; 41100
Modena; [email protected]
GOBBO Carlo; Viale A. Des Genejs 43/2; 16148 Genova
GOZZI Erika; Via S. Bernardo 21; 33010 Reana Del Rojiale (UD)
GRAMIGNA Pierparide; Via Aldo Moro 15; 87010 Malvito (Cs); [email protected]
GRANELLI Stefano; Via Terracini 4; 43015 Noceto (Pr)
GRECCHI Glauco; Via Cenisio 74; 20154 Milano
GRECO Antonio; Via Aquileia 5; 90144 Palermo
GROSSI Francesco; Dip. Scienze Geologiche, Università di Roma 3; Largo S. Leonardo Murialdo 1; 00145
Roma; [email protected]
GRUPPO GEO-PALEONTOLOGICO VOGHERESE; Museo di Paleontologia e Scienze Naturali; Via Gramsci 1;
27058 Voghera (Pv)
GRUPPO NATURALISTA BUSTESE; “c/o Centro Socio Culturale “”Il Cortiletto”””; Via Biagio Bellotti, CP 79;
21052 Busto Arsizio (Va)
GRUPPO PALEONTOLOGICO “LA XENOPHORA”; c/o Moroni Giovanni; Via Bezzecca 1; 29017 Fiorenzuola
D’arda (Pc)
GRUPPO SPELEOLOGICO MONFALCONESE, A.D.F.; c/o Museo Paleontologico Cittadino; Via Valentinis 134,
C.P. 43; 34174 Monfalcone (Go)
PALEOITALIA
61
GUERRI Tiziana; Via Monserrato 192; 09028 Sestu; [email protected]
GUIDI Alessandra; Via Parini 15; 41026 Pavullo nel Frignano (Mo); [email protected]
GUIDO Adriano; Dipartimento di Scienze della Terra , Università della Calabria; 87036 Rende (Cs)
GUIDOTTI Guido; Via Selvelli 3; 61032 Fano (Pu); [email protected]
GUIDOTTI Vittorio; Via Belluno 40; 41100 Modena
HISTON Kathleen; Via Mazzini 4, Ganna; 21039 Valganna (Va); [email protected]
HRVATSKI GEOLOSKI INSTITUT; Knjiznica, Sachsova 2; 10000 Zagreb; Croazia
HUBER Brian T.; Department of Paleobiology, National Museum of Natural History; Smithsonian Institution,
P.o. Box 37012; NHB MRC 121 Washington DC 20013-7012; U.S.A.
INSTITUT FÜR GEOLOGIE-PALÄONTOLOGIE; Universität Graz; A-8018 Graz; Austria
INSTITUT FÜR PALÄONTOLOGIE; Der Universität Würzburg; Pleicherwall 1; D-97070 Wurzburg; Germania
ISTITUTO DI SCIENZE GEOLOGICHE MINERALOGICHE; Corso Angioy 10; 07100 Sassari
JELLINEK Thomas; Forschungsinstitut Senckenberg; Senckenberganlage 25; D-60325 Frankfurt Am Main;
Germania; [email protected]
KAMINSKI Michael A.; Department of Geological Science University College; Gower Street; WC1E6BT London;
Inghilterra; [email protected]
KOTSAKIS Tassos; Dip. di Scienze Geologiche, Università di Roma 3; Largo S. Leonardo Murialdo 1; 00146
Roma; [email protected]
K USTATSCHER Evelyn; Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige; Via Bottai 1; 39100 Bolzano;
[email protected]
LA PERNA Rafael; Dipartimento di Geologia e Geofisica; Via Orabona 4; 70123 Bari; [email protected]
LANDINI Luciano; Via San Donato 52; 43100 Parma; [email protected]
LAZZARO Giuseppe; Via Crispi 36; 31012 Cappella Maggiore (Tv)
LECCHI Gabriella; c/o SIAP INTERNATIONAL SRL; Via Chiossetto 18; 20122 Milano
LEONE Francesco; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected]
LEONE Mario; Via C. Linneo 6; 63039 S. Benedetto Del Tronto (Ap)
LIBRARIAN AUSTRALIAN GEOLOGICAL SURVEY Organisation; G.P.O. Box 378; ACT 2601 Canberra; Australia
LIBRARIAN (Acquisitions); Institute of Geological and Nuclear Sciences; bOx 30-368; Lower Hutt; Nuova
Zelanda
LIBRARY INSTITUT VOOR AARDWETENSCHAPPEN; Budapestlaan 4; P.O.B. 80.021; 3508 TA Utrecht; Olanda
LIBRARY OF EARTH SCIENCES; University of Vienna; Althanstraße 14; A-1090 Wien; Austria
LIGIOS Silvia; Dipartimento di Scienze Geologiche; Largo S.L. Murialdo; 00146 Roma; [email protected]
LIMIDO Donatella; Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano
LINDA HALL LIBRARY; Serial Department 5109 Cherry; 64110 Kansas City, Mo; U.S.A.
LOZAR Francesca; Dipartimento di Scienze della Terra; Accademia delle Scienze 5; 10123 Torino;
[email protected]
LUGLI Manuela; Via Anacarsi Nardi 35; 41100 Modena; [email protected]
LUPI Claudia; Via Bogatto 2; 13100 Vercelli
LUZI Tiziano; Via degli Iris 1; 63100 Ascoli Piceno; [email protected]
MACCHIONI Francesco; Via Sacco e Vanzetti 25; 06063 Magione (Pg)
MADDALENI Paolo; Via Val di Resia 4; 33100 Udine; [email protected]
MAGENES Paolo; Via Bari 22/A; 20143 Milano; [email protected]
MAINELLI Michele; Via Barcellona 3; 86021 Boiano (Cb)
MALAGOLI Paolo; Via Tosatti 48; 41038 San Felice Sul Panaro (Mo)
MALAGUTI Giuseppe; Viale XX Settembre 7; 41049 Sassuolo (Mo)
MAMMINO Armando; Via Povegliano 8 - Camalò; 31050 Povegliano (Tv); [email protected]
MANA Davide; Corso Traiano 24/8; 10135 Torino; [email protected]
MANAZZONE Rafaello; Dean Funes 1465 I°P.D.6; 1244 Buenos Aires; Argentina
MANCIN Nicoletta; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Ferrata 1; 27100 Pavia; [email protected]
MANGANELLI Giuseppe; Dipartimento di Biologia Evolutiva; Via Mattioli 4; 53100 Siena
MANGANO Gabriella; Via Padre Popieluszko 17; 98040 Giammoro (Me); [email protected]
MANNI Riccardo; Box 11, Piazzale Aldo Moro 5; 00185 Roma; [email protected]
MARCHINI Vittorio; Via S. Bellotti 5-24; 16144 Genova
MARCHIONNE Enrico; Vocabolo S. Giovanni 11; 05032 Calvi Dell’umbria (TR); [email protected]
MARCOLINI Federica; Via Angiolo Tommasi 27; 57128 Livorno; [email protected]
M A R C U C C I Marta; Dipartimento di Scienze della Terra; Via G. la Pira 4; 50121 Firenze;
[email protected]
MARINO Maria Concetta; Via Paolo Vasta 50; 95024 Acireale (Ct); [email protected]
MARIOTTI Nino; Via Val di Lanzo 93; 00141 Roma
MARRA Antonella Cinzia; via Pio XI 124/E; 89133 Reggio Calabria; [email protected]
MARRA Maurizio; Via Filippo Turati 132; 93100 Caltanisetta
62
PALEOITALIA
MARSIGLI Sandro; c/o Museo di Ecologia e Storia Naturale; Piazza Matteotti 28; 41054 Marano Sul Panaro
(Mo)
MARSILI Stefano; Via Abruzzi 8; 55045 Pietrasanta (Lu)
MARTINETTO Edoardo; Via Ciriè 22; 10070 San Carlo Canavese (To); [email protected]
MASINI Federico; Dipartimento di Geologia e Geodesia; via Archirafi 22; 90134 Palermo
MASSAMBA N’SIALA Isabella; Via J. Da Todi 46; 41100 Modena; [email protected]
MASTANDREA Adelaide; Dipartimento di Scienze della Terra; Università della Calabria; 87036 Arcavacata di
Rende (CS); [email protected]
MATTEUCCI Ruggero; Dip. di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”; Piazzale Aldo Moro 5; 00185
Roma; [email protected]
MAZZA Daniela; Via San Rocco 5; 74024 Manduria (Ta); [email protected]
MAZZA Paul; Museo di Storia Naturale - Sez. di Geol. e Paleont.; Via G. La Pira 4; 50121 Firenze; [email protected]
MAZZEI Roberto; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Lsterina 8; 53100 Siena
MAZZINI Ilaria; Via Mario Menghini 36; 00179 Roma
M EDICI Maria Chiara; Dipartimento di Scienze Geologiche; Largo S.L. Murialdo; 00146 Roma;
[email protected]
MELELEO Antonio; Via A. Catalani 9 (Pal. Poloni); 73100 Lecce
MELIS Romana; Dip. di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine; Via Edoardo Weiss 1; 34127 Trieste;
[email protected]
MENGHI Luciano; Via Scutari 1; 20127 Milano; [email protected]
MENNITI-Ippolito Nico; Via A. Ristori 7; 20129 Milano
MICARELLI Aurora; Via Narco 16; 62032 Camerino (Mc)
MICULAN Pietro; Via Oberdan 7; 29107 Fiorenzuola D’arda (Pc); [email protected]
MOL Dick J.; Gudumholm 41; 2133 HG Hoofddorp; Olanda
MONARI Stefano; CNR - Ist. Geologia Ambientale e Geoingegneria, Dip. di Scienze della Terra; Piazzale Aldo
Moro 5; 00185 Roma
MONCHARMONT Zei Maria; Via Aniello Falcone 88; 80127 Napoli
MONTAGUTI Bruno; Via Casella Gatta 4; 41058 Vignola (Mo)
MONTAGUTI Michele; Via Risorgimento 432/5B; 40069 Zola Predosa (Bo); [email protected]
MUNICIPIO DI REGGIO EMILIA; Direzione Civici Musei e Gallerie; Via Spallanzani 1; 42100 Reggio Emilia
MURRU Marco; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected]
MUSEO ARCHEOLOGICO E DI SCIENZE NATURALI; Biblioteca Civica G. Ferrero; Via Paruzza 1; 12051 Alba (Cn)
MUSEO CARSICO GEOLOGICO E PALEONTOLOGICO; c/o Zimolo Ferdinando; Via Bidischini 4; 34072 Gradisca
D’isonzo (Go)
MUSEO CIVICO; Borgo S. Caterina 41; 38068 Rovereto (Tn)
MUSEO CIVICO “CRAVERI “; Palazzo Craveri; 12042 Bra (Cn)
MUSEO CIVICO “GEOLOGIA E ETNOGRAFIA”; Piazza SS. Filippo e Giacomo 1; 38037 Predazzo (Tn)
MUSEO CIVICO DEL FINALE; Chiostri di S. Caterina (Borgo); 17024 Finale Ligure (Sv)
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Comune di Pordenone; Corso Vittorio Emanuele II, 64; 33170 Pordenone
MUSEO CIVICO DI PALEONTOLOGIA E PALETNOLOGIA; Decio de Lorentiis; Via Vittorio Emanuele 113; 73024
Maglie (Le)
MUSEO CIVICO DI SCIENZE NATURALI; Via Ozanam 4; 25128 Brescia
MUSEO CIVICO DI SCIENZE NATURALI; Via Bottai 1; 39100 Bolzano
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Corso Venezia 55; 20121 Milano
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Via Cortivacci 2; 23017 Morbegno (So)
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Comune di Piacenza; Via Taverna 37; 29100 Piacenza
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Piazza A. Hortis 4; 34100 Trieste
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Lungadige Porta Vittoria 9; Corso Venezia 55; 37100 Verona
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Biblioteca; S. Croce 1730; 30125 Fontego Dei Turchi (Ve)
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Via De’ Pisis 24; 44100 Ferrara
MUSEO CIVICO DI VIGNOLA; Piazza Carducci 3; 41058 Vignola (Mo)
MUSEO DI SCIENZE NATURALI “E. CAFFI”; Biblioteca; Piazza Cittadella 3; 24100 Bergamo
MUSEO DI STORIA NATURALE E ARCHEOLOGIA; Via Piave 51; 31044 Montebelluna (Tv)
MUSEO FRIULANO DI STORIA NATURALE; Via Lionello 1; 33100 Udine
MUSEO GEOALEONTOLOGICO ALTO AVENTINO; Palena (Ch)
MUSEO PALEONTOLOGICO GIULIO MAINI; Via S. Antonio 17; 15076 Ovada (Al)
MUSEO TRIDENTINO DI SCIENZE NATURALI; Via Calepina 14; Casella Postale393; 38100 Trento
NANNARONE Carlo; Via del Palazzone 9; 52044 Cortona (Ar)
NATIONAAL NATUURHISTORISCH MUSEUM; Bibliotheek; Postbus 9517; 2300 RA Leiden; Olanda
NATUR MUSEUM ROTTERDAM; Westzeedijk 345; Postbus 23452; 3001 KL Rotterdam; Olanda
NEGRINI Alessandro; Via Vallere 64; 27027 Vigevano (Pv); [email protected]
NICOSIA Umberto; Via Poggio Verde 40; 00148 Roma; [email protected]
PALEOITALIA
63
NIEDERSAECHSISCHE STAATS & UNIVERSITAETS; Bibliothek; Goettinger Sieben 1; D-37070 Goettingen; Germania
NOVARO NOVAK Luciana; Via Illesberg 13; 34136 Trieste
NOVELLI Mauro; Via Agricola 13; 10137 Torino; [email protected]
N OVELLI Micaela; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazzale Aldo Moro 5; 00185 Roma;
[email protected]
OHIO STATE UNIVERSITY LIBRARIES; Continuation Division; 1858 Neil Avenue; 43210 1286 Columbus Ohio;
U.S.A.
OLIVIERI Stefano; Via Mar della Cina 166; 00144 Roma; [email protected]
ORSO Jordi Barbara; Via Bertinoro 9/E; 20145 Milano; [email protected]
ORZI Angelo; Via Trento 25; 43036 Fidenza (Pr)
PADOVANI Veronica; Piazza Roma 37; 41100 Modena; [email protected]
PAGANELLI Arturo; Dipartimento di Biologia - Polo 06 Biologico; Via G. Colombo 3/ Via U. bassi 58B; 35121
Padova; [email protected]
PAGLIANI Franco; Via Marradi 21; 42100 Reggio Emilia
PALÄONTOLOGISCHES INSTITUT UND MUSEUM; Karl Schmid-Strasse 4; CH-8006 Zuerich; Switzerland
PALCI Alessandro; Via Roma 1; 33020;Forni Avoltri (Ud); [email protected]
PALOMBO Maria Rita; Dipartimento di Scienze della Terra,; Università “La Sapienza”, piazzale A. Moro 5";
00185 Roma; [email protected]
PAPAZZONI Cesare Andrea; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico; Via Università 4 ;
41100 Modena; [email protected]
PARISI Guido; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Università; 06100 Perugia; [email protected]
PAVIA Giulio; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Accademia delle Scienze 5; 10123 Torino;
[email protected]
PAVIA Marco; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Valperga Caluso 35; 10125 Torino; [email protected]
PEDRIALI Luca; Via S. Pertini 29; 44046 San Martino (Fe); [email protected]
PELOSIO Giuseppe; Dipartimento di Scienze della Terra; Parco area delle Scienze 157/A; 43100 Parma
PERRI Edoardo; Via Città di Ponti 5; 87045 Dipignano (Cs);
PERRI Maria Cristina; Dip. di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali; Via Zamboni 67; 40126 Bologna;
[email protected]
PETRIZZO Maria Rose; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano.
PETRONIO Carmelo; Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”; piazzale A. Moro 5; 00185
Roma; [email protected]
PETRUCCI Fabrizia; Via Nino Bixio 1; 50131 Firenze
PETRUSO Daria; Dipartimento di Geologia e Geodesia; Via Archirafi 22; 90134 Palermo
PETTI Fabio Massimo; Via Angelo Emo 147; 00136 Roma
PEZZONI Nicola; Via Bonfatti 69; 46019 Viadana (Mn)
PICCINI Stefano; C/O GEOFIN srl; Zona Industriale Località PIP; 33040 TORREANO Di Cividale (UD);
[email protected]
PICCIOLI Resta Giuseppe; Via Puccini 24; 73050 S.Maria Al Bagno, Nardò (LE);
PICCOLI Giuliano; Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica; Via Giotto 1; 35137 Padova;
[email protected]
PICHEZZI Rita Maria; Via Umberto I° 65; 00020 Marano Equo (Rm).
PIGNATTI Johannes; Dipartimento di Scienze della Terra,; Università “La Sapienza”, piazzale A. Moro 5";
00185 Roma; [email protected]
PILLER Werner; Institute of Earth Sciences (geology and Paleontology); University of Graz; A-8010 Graz,
Austria
PILLOLA Gian Luigi; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected]
PINNA Giovanni; Viale Cassiodoro 1; 20145 Milano; [email protected]
PIRAS Sergio; Via Menotti 4F; 09047 Selargius (Ca); [email protected]
PIRINI Radrizzani Camilla; Via Europa 28; 20097 S.Donato Milanese (Mi)
PITTAU Paola; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected]
PIVETTI Andrea; Via Cesare Abba 7; 41037 Mirandola (Mo).
PIZZAFERRI Claudio; Via Abbeveratoia 13; 43100 Parma
PLEBANI Pierina; Via Einaudi 6A; 24055 Cologno Al Serio (Bg); [email protected]
POSENATO Renato; Dipartimento di Geologia e Paleontologia; Corso Ercole I° d’Este 32; 44100 Ferrara;
[email protected]
POTETTI Maria; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Gentile III da Varano; 62032 Camerino (Mc)
POZZA Ermanno; Via Fago 5/D; 39100 Bolzano
POZZI Enrico; Via S. Eurosia 1; 21040 Menzago Di Sumirago ( Va)
PREMOLI Silva Isabella; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano;
[email protected]
PRINOTH Herwigh; Via Stufan 15; 39046 Ortisei (Bz)
64
PALEOITALIA
PRIORA Giuseppe; Via E. Pellini 4; 20125 Milano
PROGEMISA S.p.A.; Via Luigi Contivecchi 7; 09122 Cagliari
PROTO Decima Franca; Dipartimento di Geologia e Paleontologia; Via Giotto 1; 35137 Padova
PUGLIESE Nevio; Dip. di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine; Via Edoardo Weiss 1; 34127 Trieste;
[email protected]
RAGAINI Luca; Dipartimento di Scienze della Terra; Via S. Maria 53; 56126 Pisa; [email protected]
RAGAZZI Eugenio; Via Don L. Milani 39 int. 16; 35020 Albignasego (Pd); [email protected]
RAGAZZINI Sauro; Frazione Lisciano 90; 63100 Ascoli Piceno
RAGUSA Michela; Via Etruria 14; 00183 Roma; [email protected]
RAO Anna; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Bucci; 87030 Rende (Cs)
REBECCHI Angelmario; Viale Dante Alighieri 45; 29100 Piacenza; [email protected]
RENZETTI Gianantonio; Residenza del Cantone - Milano 2 ; 20090 Segrate (Mi); [email protected]
RESEARCH LIBRARY; Natural History Museum; 900 Exposition Boulevard; CA 90007 Los Angeles 4057;
U.S.A.
RETTORI Roberto; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza dell’Università; 06100 Perugia; [email protected]
RICCAMBONI Rodolfo; Via Udine 30; 33054 Lignano Sabbiadoro (Ud)
RIGO Roberto; Via delle Scuole 18; Località Rizzi; 33100 Udine
RINDONE Antonino; Via Conca d’Oro; Res. Le Serre - Sc. C; 98168 Messina; [email protected]
RIPA DI MEANA Maria Gabriella; Via Pineta Sacchetti 175; 00100 Roma
ROGHI Guido; Località Santa Lucia dei Monti 30/A; 37067 Valeggio S/M (Vr); [email protected]
ROMANO Carmen; Dipartimento di Scienze della Terra; Università della Calabria; 87036 Rende (Cs)
ROMEO Maria; Istituto di Scienze della Terra; Corso Italia 55; 95129 Catania
ROMPIANESI Pietro; Via Camaiore 107; 41100 Modena
ROOK Lorenzo; Via Bolognese 36; 50139 Firenze; [email protected]
ROSATI Francesco; Via B. Buozzi 49; 61043 Cagli (Pu)
ROSSI Maria Adelaide; Via E. Bruno 18/B; 66100 Chieti; [email protected]
ROSSI Pier Francesco; Corso Vittorio Emanuele II, 17; 41100 Modena
ROSSINO Roberto; Via M. Rossellò 9; 09129 Cagliari
ROSSO Antonietta; Dip. di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia; Corso Italia 55; 95129 Catania;
[email protected]
RUGGIERO Livio; Viale dell’Aquilone 159, Giogilorio; 73010 Surbo (Lecce); [email protected]
RUSSO Antonio; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico ; Via Università 4; 41100
Modena; [email protected]
RUSSO Bianca; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo San Marcellino 10; 80138 Napoli; [email protected]
RUSSO Franco; Dipartimento di Scienze della Terra; 87036 Arcavacata di Rende (Cosenza); [email protected]
SACCÀ Domenica; Dipartimento di Scienze della Terra; Salita Sperone 31; 98166 Messina
SACCHI Eva; Via Trevi 163; 05100 Terni
SALA Benedetto; Dipartimento di Geologia e Paleontologia; Corso Ercole I° d’Este 32; 44100 Ferrara;
[email protected]
SALARI Leonardo; Via del Colle Belvedere 18; 00036 Palestrina (Roma)
SANFILIPPO Rossana; Dip. di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia e Paleoecologia; Corso Italia 55; 95129
Catania; [email protected]
SANTI Giuseppe; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Ferrata 1; 27100 Pavia
SANTUCCI Luca; Via dei Cappuccini 6; 02042 Collevecchio (Ri); [email protected]
SARDELLI Simone; C.P.149; 50052 Certaldo (Fi); [email protected]
SARTI Carlo; Dip. di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali; Via Zamboni 67; 40126 Bologna;
[email protected]
SARTONI Samuele; Via Porrettana 115; 40135 Bologna
SARTOR Guido; Vicolo S. Bartolomeo 8; 31100 Treviso
SASSAROLI Stefano; Via San Michele 33; 60030 Rosora (An)
SCANU Massimo; Via Nuoro 6; 09025 Sanluri (Md); [email protected]
SCHMIDT Michael; Nonnenstrombergstrasse 10; D-50939 Köln; Germania.
SCHROEDER Rolf; Forschungsinstitut Senckenberg; Senckenberg-Anlage 25; D-60325 Frankfurt Am Main;
Germania.
SCHWANKE Rudolf; Hainholzer Strasse 13; D-30159 Hannover 1; Germania
SCIUTO Francesco; Dipartimento di Scienze Geologiche; Corso Italia 55; 95129 Catania; [email protected]
SCRIVANTI Pier Enrico; c/o Mailboxes, via Aporti 2; 15033 Casale Monferrato (Al); [email protected]
SEGURINI Romualdo; Via Chiesa Vecchia 7; 48020 Savarna (Ra)
SERIALS ACQUISITION UNIT ; Libraries, University of Texas; PCL 1.114; TX 78713-8916 Austin (Texas);
U.S.A.
SERIALS ACQUISITIONS; University of Iowa Library; 100 Main Library; 52242 Iowa; U.S.A.
SERVENTI Paolo; Via Firenze 12; 43100 Parma; [email protected]
PALEOITALIA
65
SERPAGLI Enrico; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico ; Via Università 4; 41100
Modena; serpagli@unimore,it
SERVICIO BIBLIOGRAFICO; Campus Miguel de Unamuno; Plaza Univ. de Bolonia, S/N (Planta Sotano); E-37037
Salamanca; Spagna
SETTEMBRINI Antonio; Via Carpignano zona PIP; 73020 Cursi (Le); [email protected]
SILVI Franco; Via Giacomo Leopardi 44; 60030 Serra dei Conti (An); [email protected]
SIMONETTO Luca; Via Palestro 35; 33100 Udine; [email protected]
SLOVENSKA AKADEMIJA ZNANOSTI IN UMETNOSTI; Biblioteka, Novi TRG 3-5 / P.P. 323; 1000 Ljubljana;
Slovenia
SOLDAN Dario Marcello; Via Melegnano 12, 20070 Vizzolo Predabissi (Mi); [email protected]
SOLDANI Donato; Corso Sonnino 115/B; 70100 Bari
SONCINI Edda; Via Luigi Cozzani 27; 19100 La Spezia.
SORBINI Chiara; Dipartimento di Scienze della Terra; Via S. Maria 53; 56126 Pisa; [email protected]
SORBINI FRIGO Margherita; Via Trainotti 2; 37122 Verona
SOSSO Maurizio; Via Bengasi 4/int.4; 16153 Genova; [email protected]
SPADINI Valeriano; Via Augusto Toti 6; 52046 Lucignano (Ar)
SPALLETTA Claudia; Dip. di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali; Via Zamboni 67; 40126 Bologna;
[email protected]
SPILLER Eleonora; Via Angelo Olivieri 81; 00122 Ostia Lido (Roma)
STEFANELLI Simona; Dipartimento di Geologia e Geofisica; Via Orabona 4; 70125 Bari
S TOLARSKI Jarostaw; Institut Paleobiologii Pan; Twarda 51/55; 00-818 Warszawa, Polonia;
[email protected]
SURDI Giovanni; Via Monfenera 171; 90128 Palermo [email protected]
SUSUMU Tomida; Chukyo Gakuin Univeristy, 1-104; Sendanbayashi; 509-9195 Nakatsugawa City, Gifu Pref.;
Giappone
TABANELLI Cesare; Via Testi 4; 48010 Cotignola (Ra); [email protected]
TADDEI Ruggero Emma; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli
TANFI Alberto; Via Roma 71; 19121 La Spezia
TANGOCCI Francesca; Via Michele Amari 7; 50137 Firenze; [email protected]
TARLAO Alceo; Via S. Martino 42; 34142 Trieste; [email protected]
THE LIBRARIAN; Department of Earth Sciences; Downing Street; CB2 3EQ Cambridge; Inghilterra
TINTORI Andrea; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano; [email protected]
TODESCO Rossana; Via Vivaldi 4; 36027 Rosà (Vi) [email protected]
TOPPI Gloria; Via Paduli 5; 65020 Lettomanoppello (PE); [email protected]
TORRICELLI Marco; Via Picasso 15; 42048 Rubiera (Re); [email protected]
TRATTENERO Iacopo; Via 24 Maggio 40; 28041 Arona (No)
TRENKWALDER Stefania; Piazza Vittorio Veneto 7; 10070 Cafasse (To); [email protected]
TUVERI Caterinella; Via Dalmazia 31; 08100 Nuoro
UCLA SCIENCES & ENGINEERING LIBRARY; Geology Collection; 8251 Boelter Hall, Box 951598; CA 900951598 Los Angeles; U.S.A.
UNIL SCIENCES DE LA TERRE; Bibliotheque Anthropole; BFSH 2; CH-1015 Lausanne; Svizzera
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA; Centro Serv. Bibl. di Biol., Scienze della Terra e del Mare; Palazzo delle
Scienze, Corso Europa 26; 16132 Genova
UNIVERSITÀ DI FERRARA, S.B.A.; Ripartizione biblioteche e archivi musei; Via Machiavelli 35; 44100 Ferrara;
[email protected]
UNIVERSITAT DE GRANADA; Facultad de Ciencias, Biblioteca; C/O EBSCO P.o. BOX 750; 1430 AT Aalsmeer;
Olanda
UNIVERSITAT ERLANGEN; Institut fur Palaontologie; Lowenichstrasse 28; D-91054 Erlangen; Germania
UNIVERSITÄTSBIBLIOTHEK STUTTGART; Zeitschrifenstelle, Holzgartenstrasse 16; P.O. Box 10 49 41; D-70043
Stuttgart; Germania
UNIVERSITY OF OKLAHOMA LIBRARY; Library Serials-Room LL 211; 001AEH9193, 401 Broocks Street; OK
73019 Norman Oklahoma; U.S.A.
UNIVERSITY OF OTAGO; Science Library; P.O. Box 56; Dunedin; Nuova Zelanda
UNTI Mario; via Nicastro Calogero 7 (villaggio Santa Rosalia); 90127 Palermo
VAIANI Stefano; Via Ronzani 35; 40033 Casalecchio di Reno (BO); [email protected]
VALENTINI Mara; Piazza Armenia 16; 00185 Roma.
VALENZUELA RIOS José Ignacio; Departamento de Geologia; Dr Moliner 50; E-46100 Burjassot; Spagna;
[email protected]
VALLERI Gigliola; Dipartimento Scienze della Terra; Via La Pira 4; 50121 Firenze; [email protected]
VAN DER MADE J.; Museo Nacional de Ciencias Naturales; José Gutierrez Abascal 2; E-20006 Madrid; Spagna
VANNUCCI Bocca Grazia; Dipartimento per lo studio del Territorio e; delle sue Risorse, DIP.TE.RIS, Corso
Europa 26; 16132 Genova; [email protected]
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PALEOITALIA
VASSIO Elena; Via Montevecchio 11; Torino; [email protected]
VAZZANA Angelo; Via Str. Giuffrè I, 32; 89122 Reggio Calabria; [email protected]
VECCHIO Enrica; Via Leonardo da Vinci 27; 84025 Eboli (Sa); [email protected]
VECOLI Marco; Via Salesiani 19; 55045 Pietrasanta (Lu); [email protected]
VENIER Umberto; Via Borgo Leone 14; 33090 Domanins (Pn); [email protected]
VENTURI Federico; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Università; 06100 Perugia
VERRUBBI Vladimiro; Via Francesco Selmi 16; 00156 Roma; [email protected]
VERTINO Agostina Valeria; Via dei Miti 35; 95100 Catania; [email protected]
VESCOGNI Alessandro; Via Nervi 52; 41100 Modena; [email protected]
VILLANI Mauro; Via Lubiana 168; 09013 Carbonia (Ca); [email protected]
V IOLANTI Donata; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Valperga Caluso 35; 10125 Torino;
[email protected]
VITALE Viviana; Via Manzoni 211/A; 80100 Napoli; [email protected]
WAGENSOMMER Alexander; Casella Postale 21; 71013 S. Giovanni Rotondo (Fg)
WATKINS David K.; Department of Geosciences, University of Nebraska, 330 Bessey Hall; NE 68588
Lincoln; U.S.A.
WILD Rupert; Paläont. Abtlg., Staatliches Museum für Naturkunde; Rosenstein 1; D-70191 Stuttgart; Germania
WOOD Adrian M.; Geography Department, Coventry University, Priory Street; CV1 5FB Coventry, West
Midlands; Inghilterra
ZANINETTI Louisette; Departement de Geologie et Paleontologie,; 13, rue des Maraichers; CH-1211 Geneve 4;
Switzerland; louisette. [email protected]
ZAPPA Luigi; Via Luigi Cozzani 27; 19100 La Spezia.
ZRC SAZU; Knjigarna AZIL; Novi trg 2; 1000 Ljubljana; Slovenia
PALEOITALIA
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LA SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA
La Società Paleontologica Italiana è stata fondata nel 1948 con lo scopo di promuovere la ricerca scientifica paleontologica. L’associazione è aperta sia alle istituzioni, sia ai
singoli interessati alla paleontologia, sia a livello professionale che amatoriale. Per l’anno
2007, le quote associative sono le seguenti:
Socio Ordinario (paesi europei)
35 €
Socio Ordinario (extra U.E.)
45 €
Socio junior (under 30)
21 €
Istituzioni
100 €
Fin dal 1960 la S.P.I. pubblica il Bollettino della Società Paleontologica Italiana,
che è una rivista scientifica a valore internazionale, rivolta prevalentemente al mondo
accademico e, conseguentemente, scritta quasi interamente in lingua inglese.
Dal 2000 il Bollettino viene affiancato da un supplemento semestrale in italiano,
PaleoItalia, diretto a tutti gli appassionati e cultori della paleontologia.
PALEOITALIA
Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana, v.47, n.1, 2008
Direttore Responsabile: Enrico Serpagli
Segretario di Redazione: Carlo Corradini
Indirizzo della Redazione: Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico,
Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena. Tel. 059-2056523.
Stampa: Tipografia Moderna, via dei Lapidari 1/2, Bologna.
Autorizzazione Tribunale di Modena n. 616 del 16-09-1978
HANNO COLLABORATO
A QUESTO NUMERO
Giuseppe Carone, Gruppo Paleontologico Tropeano, via Vittorio Veneto 5,89861 Tropea
(Vibo Valentia); [email protected]
Tazio Cuccaro, via G. Di Vittorio 116, 20097 San Donato Milanese (Milano);
[email protected]
Rafael La Perna, Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari, via Orabona
4, 70125 Bari; [email protected]
Manuela Lugli, Via Anacarsi Nardi 35; 41100 Modena; [email protected]
Elena Anna Manfrè, c/o Cantini - Ronco, via Monte Zerbion 17/B, 11100 Aosta;
[email protected]
Antonella Cinzia Marra, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Messina,
Salita Sperone 31, 98166 Messina-Sant’Agata; [email protected]
Jordi Orso, via Bertinoro 9/E, 20145 Milano; [email protected]
Dario Marcello Soldan, via Melegnano 12, 20070 Vizzolo Predabissi (Milano);
[email protected]
Andrea Tintori, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Milano, via Mangiagalli
34, 20133 Milano; [email protected]
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PALEOITALIA
INDICE
Numero 18, Carlo Corradini
Cari soci, Ruggero Matteucci
Giornate di Paleontologia 2007, Andrea Tintori
Brocchi e la Conchiologia Fossile Subappennina, Rafael La Perna
Fossili, che mito!, Antonella Cinzia Marra
Celebrazioni darwiniane a Parma, Manuela Lugli
Le escursioni dei paleontofili, Jordi Orso
Il sentiero geologico Valles-Venegia, Elena Anna Manfrè
Itinerario geo-paleontologico sul promontorio occidentale del
Golfo di La Spezia, Dario Marcello Soldan, Tazio Cuccaro
Il “dinosauro” di Riaci, Antonella Conzia Marra, Giuseppe Carone
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Elenco alfabetico dei soci al 31-12-2007
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RUBRICHE
Notizie Italiane, Carlo Corradini
Paleonews, Paolo Serventi
Paleolibreria, Annalisa Ferretti
Agenda
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NOTE PER GLI AUTORI
Gli articoli non devono superare le tre pagine dattiloscritte.
Gli autori possono fornire, se lo ritengono utile, alcune note bibliografiche,
uniformandosi allo stile del Bollettino della Società Paleontologica Italiana.
È gradito un corredo iconografico (fotografie, disegni, grafici, …); tutte
le immagini devono essere ben contrastate, in modo da avere una buona resa
se pubblicate in bianco e nero. Le immagini digitalizzate vanno salvate come
file bmp, tif o jpg, ad almeno 300 dpi. Esse vanno salvate con il nome dell’autore e un numero progressivo (es. TopolinoFig1.jpg)
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Di norma gli autori non avranno la possibilità di visionare le bozze. Agli
autori non saranno forniti estratti degli articoli; dopo la pubblicazione possono richiedere un file PDF del loro lavori.