Paleo news - Società Paleontologica Italiana
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Paleo news - Società Paleontologica Italiana
Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana v.47 n.1 Poste Italiane S.p.A.- Sped.Abbon.Posale - D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB, Bologna CPO Numero 18 Maggio 2008 PaleoItalia Newsletter della Società Paleontologica Italiana SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA MODENA PALEOITALIA 1 Numero 18 Con questo numero PaleoItalia diventa “maggiorenne”, essendo questo il diciottesimo fascicolo della rivista. Si tratta di un numero ricco e vario, che spero sia di buon auspicio per il futuro. Alcuni articoli sono di taglio storico, altri trattano di curiosità geologiche e di itinerari e, considerando l’ormai vicina estate, vogliono essere un invito alla visita e al viaggio. Particolarmente interessante è l’impostazione che è stata data a due rubriche: sia le Notizie Italiane, sia la Paleolibreria sono state interamente riempite grazie a contributi dei soci, che ci hanno segnalato le loro pubblicazioni su rivista scientifica e i loro libri, curandone nel primo caso i riassunti, nel secondo la presentazione. Il rapporto stretto e la collaborazione di tutti rappresentano il punto di partenza fondamentale perchè PaleoItalia diventi ciò che vorremmo che fosse: la rivista di tutti i soci della Società Paleontologica Italiana. Chiude il fascicolo, come di consueto nelle uscite primaverili, l’elenco dei soci. Per favore, dedicate alcuni secondi a controllare che i vostri dati siano giusti e, nel caso, segnalate le eventuali correzioni al segretario e al tesoriere. Buona lettura! Carlo Corradini IN COPERTINA Ambrogia mytiloides (Brocchi, 1814) Riprodotto da: Brocchi G.B. (1814). Conchiologia Fossile Subappennina con osservazioni geologiche sugli Appennini e sul suolo adiacente. Vol. 1, 2, 712 pp. Stamperia Reale, Milano. Vol. 2, p. 477, tav. 11. fig. 1a, 1b. Per saperne di più vedere l’articolo a pag. 7 Ai sensi dell’art. 8, commi 8.2 e 8.3 del Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica (ICZN, 4a edizione), i nomi di taxa citati in PaleoItalia non hanno validità nomenclaturale. 2 PALEOITALIA Cari Soci, . posso non dare rilievo a quello che considero l’inizio di una non nuova fase nella storia della nostra Società e dei suoi organi di stampa: da Aprile sono sul sito SPI, risvegliato dopo un lungo sonno, i lavori stampati nei primi tre fascicoli del Bollettino, liberamente scaricabili. La scannerizzazione di tutti i lavori pubblicati sarà un’opera di lungo periodo, ma l’inizio è promettente, tenuto anche conto della qualità elevata del materiale scaricabile, di cui occorre ringraziare soprattutto il nostro consigliere Johannes Pignatti. Siamo alle soglie di due importanti appuntamenti: l’Assemblea dei Soci, a Roma il 6 Giugno, con associata la giornata di studio sul significato dei fossili come beni culturali e seguita da una escursione nella mattinata del giorno 7; le “giornate di Paleontologia”, a Siena il 9-12 settembre, con una appendice a Grosseto. A tali appuntamenti, va aggiunto anche il convegno sul Messiniano, che si terrà ad Alba, in ottobre. Per quest’ultimo evento, organizzato con il patrocinio della SPI, il Bollettino sta predisponendo un suo fascicolo dedicato interamente alla Paleontologia del Messiniano, primo fascicolo tematico della nostra rivista. Il Bollettino sta recuperando il ritardo accumulato per cause varie e tornerà ad essere puntuale nell’anno in corso. Per snellire il lavoro redazionale ormai insostenibile da un solo segretario di redazione, il Consiglio direttivo ha nominato uno staff redazionale costituito, oltre che dall’attuale redattore, Cesare Papazzoni,che desidero ringraziare con affetto per l’impegno formidabile finora profuso, dai colleghi Corradini (Università di Cagliari), Ferretti (Università di Modena e Reggio Emilia), Martinetto (Università di Torino), Pignatti (Univerità di Roma la Sapienza) e Sardella (Università di Roma la Sapienza). I colleghi, che ringrazio per la loro generosa disponibilità, lavoreranno sotto la guida sapiente e il coordinamento del mitico direttore, Enrico Serpagli. Cari Soci, spero che gli appuntamenti della primavera e dell’autunno 2008 corrispondano al vostro gradimento e, quindi, vedano una nutrita partecipazione. Anche per PaleoItalia stiamo pensando a nuove iniziative; ma, in questo caso, è assolutamente determinante il vostro contributo, che, solo, può continuare a garantire, anzi ad accrescere il suo significato di strumento di collegamento, di scambio, di informazione, di dibattito della nostra comunità di cultori della Paleontologia. PALEOITALIA 3 Debbo, peraltro, chiedervi ancora un aiuto. La Società sta tentando di mantenere invariata la quota di associazione, che è la più bassa (e non di poco) rispetto a quella delle altre società scientifiche di pari rilievo; aiutateci, ricordandovi di versare regolarmente la vostra quota annuale (quanti soci morosi!), ma anche cogliendo ogni occasione per favorire e stimolare nuove iscrizioni. Infine, ancora una volta, vi ricordo di controllare se avete inviato il vostro indirizzo e-mail al nostro segretario, Nino Mariotti ([email protected]). Per quanto farete, vi ringrazio e vi saluto con un arrivederci a Roma, a Siena e ad Alba. Il Presidente RUGGERO MATTEUCCI 4 PALEOITALIA GIORNATE DI PALEONTOLOGIA 2007 ANDREA TINTORI Le giornate di Paleontologia costituiscono come convegno annuale della SPI il maggior momento d’incontro di tutti coloro che sono interessati alla ricerca paleontologica in Italia. Il VII incontro è avvenuto quest’anno a Barzio, nei pressi di Lecco, ospiti del Parco Regionale della Grigna Settentrionale e della Comunità Montana della Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera. Alcuni problemi logistici sono stati rapidamente superati permettendo a tutti gli intervenuti, una settantina, di sfruttare al meglio le giornate dense di presentazioni. In realtà l’evento è iniziato per ‘pochi fortunati’ con una escursione sul Triassico medio bacinale della Quello che non si è potuto vedere dal vivo...... inquadramento geologico dell’escursione premeeting! Grigna settentrionale in un clima da tregenda, ma con una breve finestra che ci ha permesso di fare il percorso fino al nuovo sito a pesci della Formazione di Buchenstein che rappresenta la grande novità della paleontologia lombarda di questo inizio di secolo. L’evoluzione del bacino intrapiattaforma del Triassico medio era l’obbiettivo dell’escursione attraversando diverse unità stratigrafiche che offrono una buona sequenza paleontologica con foraminiferi e conodonti ma anche brachiopodi ed ammoniti. La guida del Prof. Maurizio Gaetani, da decenni impegnato nello studio di quest’angolo delle Prealpi Lombarde, è stata particolarmente stimolante. Certamente poi la ventina di partecipanti all’escursione ha potuto apprezzare anche meglio l’ospitalità del rifugio al Pialleral tra un acquazzone e l’altro…….. Le sessioni erano suddivise tra l’attività in Italia e quella all’estero per sottolineare il fatto che, nonostante la ricchezza del nostro patrimonio paleontologico la nostra attività di ricerca si espleta anche all’estero spesso in collaborazioni internazionali. L’evento ha visto la partecipazione di circa 70 paleontologi italiani provenienti dalle principali università (Palermo, PALEOITALIA 5 I partecipanti alle Giornate di Paleontologia 2007 a Barzio (Foto L. Bonfiglio). Messina,Cagliari le più distanti). Come ormai tradizione per questo tipo di incontri, la maggior parte delle comunicazioni (sia orali - 40, che tramite poster -35) è stata presentata da dottorandi o post-doc, a riprova che anche da noi ormai la ricerca è condotta soprattutto dai giovani non strutturati. Un’analisi dettagliata delle presentazioni orali mette in evidenza la predominanza degli studi sui mammiferi pleistocenici (9) e su vari invertebrati (8), seguiti da microfossili (5), rettili (4), pesci (2) e resti di piante (1); le stesse proporzioni si possono applicare ai poster. Alle comunicazioni libere si sono aggiunti altri 11 interventi nell’ambito dello work-shop sulla ‘Paleontologia lombarda 150 anni dopo Stoppani’: in tale ambito sono stati messi in evidenza i progressi delle conoscenze sul patrimonio paleontologico della Lombardia a partire dai lavori pionieristici di Stoppani e del gruppo di scienziati che gravitava attorno al neonato Museo di Storia Naturale di Milano alla metà dell’800. L’accento è stato messo soprattutto sui grandi siti a vertebrati del Triassico che ancora oggi costituiscono un unicum a livello mondiale, tanto che nel caso dell’area Besano-Monte San Giorgio si sta proponendo l’estensione all’Italia dell’area svizzera già inserita nel patrimonio mondiale dell’Umanità proprio per la valenza paleontologica. Le comunicazioni hanno occupato il venerdì e il sabato mattina, mentre nella sala stessa era possibile osservare e discutere, durante gli intervalli, i poster e la piccola mostra di esemplari dello scavo nella Formazione di Buchenstein, come pure una serie di calchi del materiale storico proveniente dall’area di Perledo e conservato a Roma (collezioni APAT) e a Francoforte (Museo Senckenberg). Il sabato pomeriggio è stato invece dedicato alla sessione 6 PALEOITALIA Un momento dell’Adunanza della S.P.I. (Foto L. Bonfiglio). speciale per fare il punto sulla paleontologia in Lombardia, dando spazio anche agli aspetti di valorizzazione e tutela del patrimonio paleontologico. Una seconda escursione, a conclusione del convegno, ha visto la partecipazione di una trentina di intervenuti e ha avuto come obbiettivo principale uno dei siti storici di Stoppani, il Sass di Lumach sopra il Cainallo, i cui esemplari costituirono la base di una delle sue fondamentali monografie sugli invertebrati triassici. E’ stato visitata anche parte delle serie tipo della Formazione di Perledo-Varenna, altro storico giacimento che sempre attorno alla metà del XIX secolo vide la raccolta e descrizione di alcuni tra i primi vertebrati del Mesozoico italiano. Il nostro presidente al Piz di Cich (o di Lumach), storico sito di A.Stoppani nei pressi di Esino (LC) PALEOITALIA 7 BROCCHI E LA CONCHIOLOGIA FOSSILE SUBAPPENNINA RAFAEL LA PERNA Opere classiche come Conchiologia Fossile Subappennina di Giovanni Battista Brocchi (1814) spesso si consultano per la necessità di conoscere descrizioni ed illustrazioni originali, senza soffermarsi sul resto. Nel caso di quest’opera, è un peccato non conoscere il resto. La Conchiologia di Brocchi non solo fu la prima importante opera italiana dedicata interamente ai molluschi fossili del Pliocene, ma essa contiene anche la prima, dettagliata ricostruzione della storia della paleontologia a partire dal XIV secolo, oltre ad osservazioni sulla geologia e paleontologia degli Appennini e del Subappennino, ed anche sul problema dell’estinzione. Della vita di Brocchi sappiamo molto grazie a diverse biografie, quali quella di Defendente Sacchi (1828), aggiunta da Giovanni Silvestri ad una edizione postuma della Conchiologia (1843), e quella di Giuseppe Maffei (1852), che incluse Brocchi nella sua Storia della Letteratura Italiana. Giovanni Battista Brocchi (talora Giovan Battista o Gianbattista) nacque a Bassano del Grappa, il 18 febbraio del 1772. Il Sacchi racconta un curioso aneddoto, risalente addirittura ai primissimi mesi di vita: “Il padre, benché uomo di lettere, poco fu da lunge non procurasse morte al bambino per una sua superstizione, la quale gli persuadeva che per ottenere figli studiosi e sapienti convenisse dar loro a mangiare il cuore d’una rondinella; e in fatti, occorsagli una sgraziata, la uccise, e toltole il cuore lo apprestò alla bocca del lattante che lo inghiottì con grave pericolo della vita”. La cultura italiana rischiò di perdere uno dei suoi più illustri personaggi, ma il cuore di rondinella sortì l’effetto sperato. Sin dall’adolescenza, Brocchi mostrò talento in campo letterario (“A quattordici anni componeva buoni versi latini e italiani”) ed amore per la natura, come scrive ancora il Sacchi: “... mentre gli altri coetanei deliziavansi a’ giuochi da trastullo, ei correva a caccia d’insetti, li ponea in serbo, e con un ago li rappiccava alle pareti della sua stanza; né ciò solo, ma sui prossimi monti raccoglieva erbe e sassi, e lo perché non sapeva, solo mosso da naturale vaghezza e da quella proficua curiosità che conduce il genio all’osservazione”. L’amore per le scienze naturali divenne incontenibile durante gli anni di università: “... il padre lo mandò a Padova perché si applicasse alle leggi, ed ei per gradirlo il fece; ma come prima vide l’orto botanico gli parve venirgli 8 PALEOITALIA innanzi un caro sollievo alla noja che gli cagionava uno studio increscioso”. Gli studi universitari terminano in maniera clamorosa: “chiamato all’esame di laurea, invano lo si attese: la brama di vedere nuove cose prevalse in lui sopra ogni altro dovere”. Nel 1802, Brocchi fu chiamato ad insegnare botanica a Brescia: da lì si spostava per visitare “le terre, i sassi, le miniere, i vegetabili, gli animali”. Le sue competenze in mineralogia gli valsero la nomina ad Ispettore delle Miniere nel 1808. Viaggiò moltissimo lungo la Penisola e fu in questi intensi anni che decise di studiare la storia della Terra attraverso i fossili, come scrive nell’introduzione alla Conchiologia: “Lo scopo di quest’opera è di porgere una serie di documenti che tendono a dilucidare l’antica storia del globo. Io li ritraggo dalle spoglie organiche che il mare abbandonò sulle nostre terre allorché fuggendo dal continente si ridusse negli odierni suoi limiti”. L’ultimo capitolo della vita di Brocchi si svolge in Nord Africa, dove il suo continuo desiderio di conoscenza l’aveva condotto. A Khartoum si ammala e muore il 23 settembre del 1826, all’età di 54 anni. Il primo volume della Conchiologia, dopo il lungo capitolo dedicato alla storia della paleontologia e della paleomalacologia (Discorso sui Progressi della Conchiologia fossile in Italia), prosegue con le osservazioni geologiche. Brocchi non è un catastrofista. L’evoluzione della Terra è essenzialmente governata dal progressivo ritirarsi del mare, il quale ha prima prodotto le rocce che formano gli Appennini, e prima ancora quelle delle Alpi, poi quelle dei rilievi via via più bassi e più vicini alla costa: “Le montagne sono più antiche [delle colline], e quelle degli Appennini si riferiscono nella massima parte al periodo secondario, laddove le colline sabbionose e marnose spettano ad una formazione assai più recente, che io chiamerò terziaria, e sono il risultato degli ultimi depositi del mare”. I versi di Marco Manilio (Astronomica, Libro Primo) citati all’inizio della Conchiologia, sintetizzano bene queste vedute: “Emersere fretis montes, orbisque per undas exiliit, vasto tamen clausus undique ponto” (Emersero i monti dal mare, e la terra nacque tra i flutti, circondata da ogni parte dal vasto oceano). In questa progressiva emersione delle terre, non è escluso che “posteriori sovvertimenti abbiano smosso gli strati dalla loro originaria positura”. Brocchi cerca delle evidenze per stimare l’età delle rocce e dei fossili e crede di trovarle soprattutto nel buono stato di conservazione dei fossili subappenninici e nell’età delle civiltà allora meglio conosciute, concludendo che: “... nel presente caso si può con asseveranza sostenere che quella grande antichità, supposta da alcuni, non si riduce in fine che ad alcune migliaja di anni”. Seguono le osservazioni sui molluschi fossili presenti nelle colline subappenniniche. Nell’introduzione specifica che “i testacei fossili che ho avuto in mira di descrivere, quelli sono soltanto che s’incontrano nelle colline, che nessun cenno farò degli altri che appartengono alle alte montagne degli Appennini, le quali PALEOITALIA darebbero occasione ad una conchiologia interamente diversa”. Le conchiglie fossili subappenniniche si presentano spesso ben conservate, “nel naturale loro stato”, sono facilmente estraibili dalla roccia e “molti si conformano alle specie esistenti, o, se mancano di originali, serbano almeno molta affinità con le conchiglie che si conoscono”. Gli “originali” sono le specie viventi, ma questo termine infelice non deve far pensare ad idee anacronistiche sui fossili come “riproduzioni” di organismi attuali. La malacologia di Brocchi è rigorosamente basata sul confronto con le specie viventi, prese come riferimento, come “originali”, per lo studio dei fossili. Egli sa bene che le specie fossili presenti nelle rocce più antiche che formano gli Appennini sono spesso molto diverse da quelle attuali, le quali non avrebbero fornito molto aiuto per l’inquadramento sistematico delle prime: “Rarissime sono le specie identiche alle viventi, e molte hanno così strane fattezze che non si saprebbero ragguagliare a veruno di que’ generi che comprendono le conchiglie degli odierni mari. Essi sono per ultimo imprigionati in solidissime rocce calcarie, a cui rimangono sì fattamente aderenti che si può dire essere incorporati con esse”. Brocchi si sofferma a descrivere lo stato di conservazione delle conchiglie provenienti da rocce di diversa natura e ne spiega i motivi. Cerca anche di spiegare il fenomeno della trasformazione dei gusci in “limpido spato” attraverso un processo di dissoluzione parziale e contemporanea formazione di nuovi cristalli, per poi passare in rassegna 9 vari casi insoliti di conservazione del legamento, dei colori originali, della lucentezza, ecc. Riguardo alla distribuzione dei fossili nei sedimenti, Brocchi spiega che “... nel mare non tutt’i luoghi sono opportuni alla moltiplicazione de’ vermi testacei, e che se questi formicolano in alcune situazioni, mancano in altre; e se taluno ve ne ha, sono di que’ vagabondi che non mantengono sede fissa”. Spiega anche come alcune specie tendano ad essere presenti assieme ad altre formando, come diremmo oggi, delle associazioni: “Questa unione in famiglie è quella appunto che mantengono ne’ mari varie specie di testacei, sia che per un’indole propria vivano in una sorta di società, come tanti altri animali gregarj, sia che prediligano certi fondi”. Ed ancora, sulla distribuzione: “I pescatori conoscono dove allignano i soleni, i mituli, le ostriche, i cardj che si trovano in maggiore o minor quantità a norma che i fondi sono fangosi, arenosi, calcarj, più o meno mobili o consistenti. A ciò contribuisce la diversa altezza dell’acqua, poiché alcune specie stanno in siti profondi, altre ad una media profondità, altre lungo le coste o nelle basse lagune”. Le specie fossili vengono distinte in tre categorie: quelle tuttora viventi in Mediterraneo, quelle non più viventi in Mediterraneo ma presenti in altri mari e quelle “di cui non si conoscono gli originali viventi”, cioè quelle estinte. A proposito della seconda categoria, Brocchi scrive: “Così l’idiota come lo scienziato sono del pari sorpresi allorché, presentando loro una conchiglia trovata fossile nei 10 PALEOITALIA nostri paesi, sentono annunziarci che la corrispondente vive in lontanissimi mari e sotto i climi della zona torrida. Il primo prova un senso di materiale stupore, perché oscuramente scorge qualche cosa di peregrino e di straordinario; e l’altro, per quanto assuefatto sia a cotali fenomeni, non sa mai osservarli con indifferenza, facendosi presente le grandi rivoluzioni a cui ne’ tempi andati debb’essere soggiaciuto il nostro globo”. In realtà, gran parte delle specie ritenute esotiche sono specie estinte, simili a specie esotiche, oppure appartenenti a generi oggi ben rappresentati nei mari tropicali e subtropicali. Brocchi avverte, comunque, il problema della mancanza di dati sulla distribuzione geografica, e l’imprecisione dei dati disponibili, soprattutto quelli di Linneo e di Gmelin (“... le indicazioni di questo naturalista [Linneo] e quelle dei fonti a cui ha attinto, tutt’altro che esatte ... senza dire che le relazioni infedeli de’ viaggiatori e le imposture dei trafficanti possono avere dato motivo a grossissimi abbagli”) e conclude: “Non occorre che io spenda molte parole per far conoscere quanto importante sia di avere notizie esatte su tal proposito [sulla distribuzione delle specie], attese le conseguenze che derivare ne possono per la geologia”. Per quanto Alcune figure tratte dalle tavole della Conchiologia (grandezza originale). a. Cardium hians Brocchi, 1814 (tav. 13, fig. 6) = C. indicum Lamarck, 1819. b. Voluta ampullacea Brocchi, 1814 (tav. 3, fig. 9a) = Trigonostoma ampullaceum (Brocchi, 1814). c. Murex horridus Brocchi, 1814 (tav. 7, fig. 17a) = Typhis (Hirtotyphis) horridus (Brocchi, 1814). d. Voluta hirta “L.” (tav. 4, fig. 1a) = Solatia hirta (Brocchi, 1814). e. Turbo tornatus Brocchi, 1814 (tav. 6, fig. 11) = Turritella tornata (Brocchi, 1814). PALEOITALIA riguarda le specie note solo come fossili, molto numerose fra la malacofauna subappenninica, Brocchi retoricamente chiede: “Che vorremmo adunque supporre? che vivano sprofondante negli abissi del pelago, dove non possono essere raggiunti dalle reti de’ pescatori, né sollevati dalle procelle? o crederemo piuttosto che ne sia spenta la razza?”. Per il momento, la risposta a questa domanda resta piuttosto vaga. Osserva che i molluschi del bacino di Parigi differiscono molto da quelli delle colline subappenniniche perché “trattandosi [le colline subappenniniche] di ultima e moderna formazione, è verisimile che i testacei in essi contenuti corrispondano a quelli de’ più vicini mari”. In un successivo capitolo, l’ultimo del primo volume, Riflessioni sul perdimento delle specie, Brocchi affronta ancora il problema delle specie estinte. Dopo aver passato in rassegna molti casi di specie fossili certamente non più esistenti, inclusi molti vertebrati, Brocchi conclude scrivendo: “O io m’inganno, o da questi splendidi esempj si fa manifesto che molte specie di testacei si sono perdute al paro di quelle dei grandi animali”. L’estinzione, quindi, esiste ma “posta la verità del fatto, rimarrebbe da esaminarsi come ciò sia succeduto”. Egli rifiuta l’idea di “cause accidentali ed estrinseche [eventi catastrofici] per la spiegazione di un fatto che si può giudicare dipendere da una legge generale e costante”. L’estinzione è un fatto normale, comparabile alla morte degli individui: “Perché dunque non si vorrà ammettere che le specie periscano come gl’individui, e che 11 abbiano al paro di questi un periodo fisso e determinato per la loro esistenza?”. Il confronto tra estinzione delle specie e morte degli individui porta Brocchi ad ipotizzare che “per gradi insensibili si avvicinano le specie al loro annientamento: la vitalità va scemando, la virtù prolifica infievolisce ... finché l’embrione, incapace di stendersi e di svilupparsi, abbandona quasi sull’istante quell’esile principio di vita che lo anima appena, e tutto muore con lui”. Brocchi crede di vedere un esempio di questo “stato di deterioramento e di decadenza” nei “nautiletti” (i foraminiferi) i cui antenati, i grandi “corni di ammone” (le ammoniti), proliferavano nei mari del passato. Crede di vedere, ma non è affatto sicuro di ciò, poiché aggiunge: “... dubiterei se la corrispondenza sia esatta, o se piuttosto que’ nautiletti e gli altri, trovati nell’Adriatico e nel Mediterraneo, non sieno specie particolari e distinte, tanto più che costantemente conservano lo stesso volume anche negli antichi sedimenti marini”. Il secondo volume della Conchiologia è interamente dedicato alla Distribuzione metodica delle conchiglie fossili, divise in tre “classi” (Univalvi, Bivalvi e Multivalvi) per un totale di circa 450 specie, inclusi alcuni brachiopodi, serpulidi e balani. Gran parte del materiale studiato proviene da depositi pliocenici del Nord Italia (soprattutto del Piacentino, del Senese e dell’Astigiano). Brocchi descrisse 291, fra nuove specie e varietà (Rossi Ronchetti, 1952). Importanti contributi alla conoscenza della collezione Brocchi, che si trova al Museo Civico 12 PALEOITALIA di Storia Naturale di Milano, sono quelli di Rossi Ronchetti (1952, 1955) e di Garassino (1995). E’ poco noto il fatto che il primo importante visitatore e revisore della collezione Brocchi fu addirittura John Gwyin Jeffreys (1884), il quale riportò osservazioni sullo stato della collezione (già allora parte del materiale risultava disperso) e brevi commenti su circa 50 delle specie identificate o descritte da Brocchi. Molte delle specie di Brocchi sono ormai più o meno ben conosciute, ma la collezione continua ad offrire occasioni per studi paleontologici (La Perna, 2006). Le sedici tavole che completano il secondo volume della Conchiologia sono tra le più belle illustrazioni malacologiche ottocentesche. Esse furono disegnate ed incise su rame da Giuseppe Dall’Acqua, discendente da una nota e prestigiosa famiglia vicentina di disegnatori ed incisori. Al Dell’Acqua, Brocchi dedica parole di elogio per la bravura e la pazienza dimostrata in questo lavoro. Effettivamente, si tratta di illustrazioni molto fedeli, ricche di dettagli ed artisticamente pregevoli. Brocchi specifica di essere stato indeciso circa l’orientazione da dare agli esemplari di “univalvi”, se con l’apice verso l’alto (“come piace ai moderni”), oppure verso il basso (“come fu praticato da tutti i vecchi conchiologisti”). Opta per la tradizione, spiegandone i motivi: “disegnando un’univalve con l’apertura abbasso, la superficie dell’ultimo anfratto e la regione umbilicale rimane nell’ombra e molti distintivi scompajono, o pure non si possono chiaramente discernere”. “The ‘Cochiologia’ is a monument of careful and conscientious labour, and is invaluable to every palaeontologist”, così scriveva Jeffreys nel 1884. E Brocchi, uomo di lettere, botanico, mineralista, geologo, paleontologo, egittologo, sarebbe stato certamente orgoglioso di tale, autorevolissimo giudizio. Bibliografia Brocchi G.B. (1814). Conchiologia Fossile Subappennina con osservazioni geologiche sugli Appennini e sul suolo adiacente. Vol. 1, 2, 712 pp. Stamperia Reale, Milano. Brocchi G.B. (1843). Conchiologia Fossile Subappennina con osservazioni geologiche sugli Appennini e sul suolo adiacente. Vol. 1, 2, 556 pp. Biblioteca Scelta di Opere Italiane Antiche e Moderne, n. 453, Giovanni Silvestri, Milano. Garassino A. (1995). Catalogo dei tipi del Museo Civico di Storia Naturale di Milano. XII. I Lamellibranchi della Collezione Brocchi. Atti della Società Italiana di Scienze Naturali, Museo Civico di Storia Naturale di Milano, 134 (2): 233-264. La Perna R. (2006). Life habit and ontogeny of the unusual arcid bivalve Ambrogia mytiloides (Brocchi, 1814). Lethaia, 39: 245252. Jeffreys J.G. (1884). Notes on Brocchi’s collection of subapennine shells. Quarterly Journal of the Geological Society, 40: 28-34. Maffei G. (1852). Storia della Letteratura Italiana dall’origine della lingua fino a’ nostri giorni. Vol. 3. Prima Edizione Livornese, 321 pp. G. Mazzajoli, Livorno. Rossi Ronchetti C. (1952). I tipi della “Conchiologia fossile subapennina” di G. Brocchi. Parte I: Crostacei, Lamellibranchi. Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia, Memoire, 5 (1): 1-89. Rossi Ronchetti C. (1955). I tipi della “Conchiologia fossile subapennina” di G. Brocchi. Parte II: Gasteropodi, Scafopodi. Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia, Memoire, 5(2): 91-343. Sacchi F. (1828). Necrologia. Giovanni Battista Brocchi. Annali Universali di Statistica, Economia Pubblica, Storia, Viaggi e Commercio, 15: 132-153. PALEOITALIA 13 FOSSILI ... CHE MITO! ANTONELLA CINZIA MARRA La serie dedicata alla interpretazione mitologica, leggendaria o magica dei fossili arriva al terzo appuntamento. Su PaleoItalia n. 16 abbiamo indagato la misteriosa origine e le applicazioni alchemiche e magiche della Bufonis Lapis (Pietra rospina), su PaleoItalia n. 17 abbiamo concentrato l’attenzione sul Draco, in questo articolo ci occupiamo di fossili a lungo presenti tanto nella mitologia quanto nella storia della paleontologia: le glossopetrae. Glossopetrae: lingue di pietra Le glossopetrae sono note sin dai tempi antichi. Secondo la loro etimologia, sono lingue di pietra, o pietre a forma di lingua. Plinio il Vecchio (23-79 d. C.) le cita nella sua Naturalis Historia come lingue pietrificate cadute dal cielo durante le eclissi di luna. Sono state note anche come Linguae melitensis, Linguae S. Pauli; per i tedeschi Nattaernzungen (lingue di vipera) o Schlangenzungen (lingue di serpente), Maltescichen amuletten (amuleti maltesi, Wolff, 1690); per i maltesi, Ilsien San Pawl (lingue di san Paolo) (Zammit Maempel, 1975; Taylor, 1998). I riferimenti a San Paolo e all’isola di Malta sono legati ad una leggenda fiorita in epoca cristiana. La formazione delle glossopetrae, particolarmente abbondanti sull’isola di Malta, viene attribuita ad un miracolo di San Paolo. Nel 60 d. C., il Santo, morso da un serpente appena sbarcato a Malta, avrebbe maledetto i rettili rendendoli innocui. La leggenda prosegue secondo due versioni. In una versione, S. Paolo avrebbe pietrificato i denti e le lingue dei serpenti, che sarebbero rimasti nelle rocce. Secondo l’altra versione, invece, il Santo avrebbe fatto sparire tutti i serpenti dall’isola e la terra, per divertimento, avrebbe generato pietre a forma di occhi o lingue di serpente (Zammit-Maempel, 1975). Le origini magiche e leggendarie delle glossopetrae hanno incoraggiato il loro utilizzo in medicina e magia dall’antichità fino a tutto il Medioevo e oltre. Questi oggetti rinvenuti nelle rocce, di origine magica o miracolosa, avevano un ampio utilizzo terapeutico. Le glossopetrae erano ritenute ottimi rimedi per il mal di denti e, appese al collo di un bambino, ne avrebbero favorito la dentizione. Potevano anche essere utilizzate per rafforzare la memoria. Associate ai serpenti a causa della loro origine, sono state a lungo utilizzate come antidoti per i veleni, anche ridotte in polvere. Sulle 14 PALEOITALIA Tavola V de La Vana Speculazione disingannata dal Senso di Agostino Scilla, raffigurante denti di squalo fossili dell’isola di Malta. tavole delle corti europee, dal XIII al XVI secolo, non mancava mai la languiere, raffinato e prezioso pezzo di oreficeria su cui erano montate diverse glossopetrae (Gayrard-Valy, 1986). Eppure, con il fiorire degli studi naturalistici a partire dal XVI secolo, la magica fama delle glossopetrae è destinata a cedere il passo alla realtà scientifica che le riconosce come denti fossili di squalo (Marra, 2004; Rudwick, 1972). Conrad Gesner, nel suo Historiae Animalium Liber III, qui est de Piscium & aquatilium Animalium Natura del 1558, nota una certa somiglianza tra le glossopetrae e i denti di squalo, ma non discute circa l’origine di quei fossili, limitandosi ad illustrarli accanto alla figura di uno squalo. Lo stesso Gesner scriverà nel 1565 il trattato De Rerum fossilum, Lapidum et Gemmarum maxime, figuris et similitudinis Liber. Senza elaborare teorie sull’origine dei fossili, il naturalista descrive e divide i fossili dalla forma complessa (fossili), da quelli di forma più semplice (pietre e gemme). Nel XVII secolo le Scienze Naturali progrediscono, con descrizioni ed illustrazioni sempre più dettagliate di animali e piante. Le somiglianze tra i fossili e gli organismi viventi sono sempre più evidenti e cominciano ad essere divulgate e conosciute. Le glossopetrae entrano in campo a dimostrare che i fossili hanno un’origine biologica in un piccolo saggio, la Fabii Columnae Lyncey De Glossopetris Dissertatio del 1616. La reale natura organica delle glossopetrae viene discussa e sostenuta sulla base di comparazioni con gli squali viventi. Nel piccolo trattato, si dimostra attraverso osservazioni morfologiche che glossopetrae e denti di squalo sono molto simili. Inoltre, Fabio Colonna nota che alcune glossopetrae sono simili anche per composizione ai denti di squalo, perchè come questi presentano lo smalto. Lo scienziato cerca di spiegare il fatto che alcune glossopetrae abbiano un aspetto più “fresco” e meno “pietrificato” attraverso una teoria: i fossili si formano in seguito a deposizione dei resti su un fango molle dove rimangono sepolti; durante il consolidamento, i resti subiscono alterazioni più o meno complete della loro composizione ad opera dei succhi delle rocce. I succhi possono agire in modo più o meno profondo PALEOITALIA e così si spiega che alcune glossopetrae hanno una composizione simile ai denti di squalo attuale, mentre altre sembrano differenti (Morello, 1979). La ricostruzione del processo di fossilizzazione fornita da Colonna è particolarmente brillante per la sua epoca, in cui la profondità del tempo geologico non è ancora conosciuta né ipotizzata e l’età della Terra è stimata in poche migliaia di anni, contando le generazioni della Bibbia a partire da Adamo ed Eva (Morello, 1979). Pochi anni dopo, nel 1667, Stenone affronta l’origine delle glossopetrae nel suo libro Nicolai Stenonis Elementorum myologiae specimen, seu musculi descriptio geometrica Cui accedunt Canis 15 Carchariae dissectum caput, et Dissectus piscis ex canum genere. Il pretesto del saggio è fornire dettagliate descrizioni anatomiche ed a corredo dell’opera c’è la dissezione del capo di uno squalo rinvenuto sulle spiagge toscane. La dissezione del capo di squalo dimostra ampiamente che le glossopetrae appartenevano ad uno squalo prima di pietrificare dentro le rocce. Secondo Stenone, gli strati fossiliferi si formano per deposizione e sedimentazione di sostanze disciolte nell’acqua che, avendo diverso peso specifico, tendono a stratificarsi orizzontalmente. Successivamente, gli strati possono subire dislocazioni. I resti degli animali si depositano sul fondo Tavola XXVI de La Vana Speculazione disingannata dal Senso di Agostino Scilla, raffigurante testa e denti di squalo attuali. 16 PALEOITALIA mentre avviene la deposizione e mentre altra vita prospera nelle acque soprastanti. L’indurimento del terreno, dovuto a sollevamento per terremoto o per il ritiro delle acque, opera modificazioni nei resti, che si possono presentare spezzati o pietrificati. Questa importante ricostruzione dei processi di formazione delle rocce e dei fossili, è accompagnata da tavole che mettono visivamente a confronto le glossopetrae con i denti dello squalo (Morello, 1979). Le glossopetrae incuriosiscono anche il pittore e naturalista Agostino Scilla che, desideroso di possederne e studiarne alcune, chiede ad un suo conoscente maltese di inviargliene. Probabilmente il corrispondente maltese esprime idee sull’origine inorganica dei fossili, tanto da sollecitare una risposta di Scilla sanguigna, ma anche articolata e documentata. Scilla dà alle stampe nel 1670 la sua lettera di risposta, intitolandola La vana speculazione disingannata dal senso e corredandola di ventotto tavole che illustrano fossili ed i corrispondenti animali viventi. L’opera non è nella lingua colta, il latino, ma in italiano. Il senso suggerisce che negli squali viventi i denti sono infissi su mascelle cartilaginee e possono distaccarsi abbastanza facilmente, ecco perché le glossopetrae si trovano isolate. Scilla conosce bene il territorio dello Stretto di Messina, dove vive, osserva le montagne, i torrenti e le fauna marine. Formula l’ipotesi che i denti di squalo fossile possano essere più abbondanti in certe zone piuttosto che in altre a causa delle differenze tra i terreni, più o meno atti alla conservazione dei resti. Scilla ha anche opinioni abbastanza precise sull’evoluzione del territorio e sull’azione dei fiumi e degli agenti atmosferici sui rilievi. Scilla crede a ciò che vede e rigetta altre teorie, che altro non sono che vane speculazioni. Le glossopetrae si spogliano della loro iniziale dimensione magica originaria per divenire oggetti ancora più stupefacenti, che documentano ed evocano mondi ormai scomparsi, lontani nel tempo. Da queste opere in poi, la discussione sulla paleontologia, partita da una lingua di pietra, si fa sempre più fitta e complessa. Bibliografia Colonna F., 1616. Fabii Columnae Lyncey De Glossopetris Dissertatio. Gayrard-Valy Y., 1986. Les fossiles, empreinte des mondes disparus. Gallimard, Paris. Ed. Italiana: 1992, I fossili, orme di mondi scomparsi, Electa/Gallimard Gesner C., 1565. De Rerum fossilum, Lapidum et Gemmarum maxime, figuris et similitudinis Liber. Marra A.C., 2004. Iconografia dei fossili, tra scienza, filosofia e mistificazione. PaleoItalia, 10: 3-8. Morello N., 1979. La nascita della paleontologia nel Seicento. Colonna, Stenone e Scilla. Franco Angeli Editore. Rudwick M.J., 1972. The meaning of Fossils. Episodes in the History of Palaeontology. The University of Chicago Press. Scilla A., 1670. La vana speculazione disingannata dal senso. Stenone N., 1667. Nicolai Stenonis Elementorum myologiae specimen, seu musculi descriptio geometrica Cui accedunt Canis Carchariae dissectum caput, et Dissectus piscis ex canum genere. Taylor P.D. 1998. Fossils in folklore. Geology Today, July-August 1998: 142-145. Zammit-Maempel, G., 1975. Fossil Shark’s Teeth. A Medieval Safeguard against Poisoning. Melita historica 6 (1975): 391410. PALEOITALIA 17 CELEBRAZIONI DARWINIANE A PARMA MANUELA LUGLI Da qualche anno a questa parte anche in Italia nel mese di febbraio vengono organizzati eventi per ricordare la figura di Charles Darwin, nato a Shrewsbury (nello Shropshire) il 12 febbraio 1809 e morto a Down (nel Kent) nel 1882. In occasione di queste celebrazioni, il Comune e l’Università di Parma hanno organizzato quest’anno, per la prima volta, una giornata di studi dal titolo Evoluzione, prospettive antropologiche scientifiche e culturali. L’iniziativa, aperta a tutti, come momento di informazione culturale su di un tema, quello appunto dell’evoluzione della vita, di grande rilievo scientifico e filosofico si è caratterizzata per l’eccellenza dei relatori e per una scelta accurata dei temi. Occorre sottolineare che la stessa distribuzione in scaletta degli argomenti si è rivelata molto felice, perché ha consentito di addentrarsi in un discorso sull’evoluzione, partendo dai punti cardine del pensiero evoluzionistico, per poi passare ad uno sguardo più specifico sulle origini, percorso evolutivo, affinità con specie cugine di Homo sapiens. La giornata si è conclusa con una riflessione filosofica sul rapporto tra Dio la natura e Darwin. Ma ecco la cronaca della giornata. Dopo i saluti delle autorità, dei rappresentanti degli enti organizzatori e l’introduzione a cura del dott. Donato Grasso, docente di Etoecologia, Sociobiologia e Zoologia evolutiva dell’Università di Parma, al quale è stato affidato il compito di coordinare gli interventi e di presentare i relatori, si è entrati nel vivo del programma, cominciando da una domanda: Siamo ancora darwinisti?! Certo che sì! Marco Ferraguti, professore ordinario dell’Università di Milano, ci ha magistralmente illustrato i punti cardine della teoria darwiniana ed alcuni interessantissimi esempi disponibili in natura che confermano la teoria di Darwin, come meccanismo esplicativo del cambiamento, e della differenziazione delle forme viventi. Charles Darwin ha esposto la sua teoria nel suo libro più famoso L’evoluzione delle specie, pubblicato nel 1859 dopo una “gestazione” di quasi venti anni. Un altro grande del pensiero evoluzionistico Ernst Mayr ha provato a suddividerla in cinque teorie: 1) evoluzione; 2) origine comune; 3) moltiplicazione delle specie; 4) gradualismo; 5) selezione naturale. Quest’ultima rappresenta la grande invenzione di Darwin. La 18 PALEOITALIA selezione naturale, tuttavia, non è l’unico agente dell’evoluzione. Con un’elegante metafora Marco Ferraguti equipara la selezione naturale al basso continuo dei concerti barocchi. Infatti la selezione naturale non è l’unico agente dell’evoluzione. Altri meccanismi concorrono a determinare il complesso fenomeno dell’evoluzione delle specie, come per esempio la selezione sessuale, la deriva genetica. Nell’evoluzione, dunque, non solo operano meccanismi differenti, ma ogni meccanismo può intervenire in modi e tempi diversi. Per questo “dipende” è un’ottima risposta in biologia evolutiva. Già perché all’interno di una cornice esplicativa confermata, anche alla luce della genetica, che Charles Darwin non conosceva, le cose non sono affatto lineari. Il ritmo dell’evoluzione può essere costante, ma può anche non esserlo, come è dimostrato in natura e dipendere da fattori ecologici o geografici. In piccole popolazioni isolate, per esempio, il ritmo del cambiamento accelera, le “novità” sembrano spuntare all’improvviso, rispetto al resto delle popolazioni della stessa specie che sono rimaste nell’ambiente originario. Con Gabriele Gentile, docente del Dipartimento di Biologia dell’Uni-versità Tor Vergata di Roma, ab-biamo fatto un salto in un luogo paradigmatico dell’evoluzione: l’arcipelago delle Isole Galapagos, Questo arcipelago si trova a circa un migliaio di chilometri ad ovest dell’Ecuador è formato da 13 grandi isole vulcaniche ed alcune isole più piccole. Per la loro natura vulcanica e per distanza dalla terraferma, queste isole non sono mai state connesse geograficamente con il continente. Questo isolamento durato milioni di anni ha prodotto flora e fauna uniche al mondo. Tappa fondamentale del viaggio di Darwin intorno al mondo sul Beagle, ma ancora oggi luogo fortunato, laboratorio a cielo aperto per la verifica della teoria dell’evoluzione anche alla luce delle odierne conoscenze genetiche. Proprio attraverso i dati genetici è possibile estrarre una considerevole quantità di informazioni circa le cause storiche e demografiche delle popo-lazioni naturali che abitano queste isole. Dalle Galapagos alla selezione sessuale a cui Charles Darwin dedicò L’origine dell’uomo e la selezione sessuale (1871). PALEOITALIA A Laura Beani, etologa dell’Università di Firenze, il compito di parlarci di come proprio con Charles Darwin s’incrina la visione armonica del corteggiamento e del comportamento riproduttivo come reciprocità e cooperazione tra i partner: i maschi sono promiscui e ferocemente competitivi, mentre le femmine sono naturalmente monogame e molto selettive. Da questa profonda diversità di prospettiva nascono le differenze tra i sessi. Ma una volta individuata la selezione naturale come meccanismo responsabile dei cambiamenti, come si spiega la coda del pavone? L’universo degli organismi che si riproducono sessualmente offre un campionario formidabile di casi assai curiosi dove una sorta di superfetazione di armi ed ornamenti appaiono inadatti ad essere selezionati positivamente, secondo i meccanismi che operano nella selezione naturale che favorisce, invece, gli individui più adatti a sopravvivere e a riprodursi. Esempi classici sono appunto: la coda del pavone, il fagiano argo, il palco dei cervi, la livrea dell’uccello lira, etc. Il dimorfismo sessuale e la scelta delle femmine nei confronti degli esemplari dal piumaggio più vistoso selezionano positivamente questi caratteri anche se certamente dispendiosi e rischiosi per la visibilità ai predatori. Dunque, evidentemente esiste una sorta di bilanciamento tra i due meccanismi. La sessione pomeridiana è stata aperta da Giorgio Manzi, professore associato dell’Università La Sapienza di Roma, con una interes- 19 santissima relazione dal titolo Evoluzione umana: ultime notizie dall’Isola di Flores. Homo floresiensis è l’ultima specie di ominide identificata nel 2004 sulla base di uno scheletro datato 18 mila anni fa e di altri resti più frammentari e manufatti paleolitici rinvenuti sull’Isola di Flores nell’arcipelago della Sonda. Lo scheletro più rappresentativo, ritrovato nella gotta di Liang Bua ad una profondità di circa 6 metri, è stato soprannominato “hobbit”, per le dimensioni estremamente ridotte (circa un metro di altezza e 30 kg di peso). Esso presenta caratteri morfologici simili alle più antiche forme del genere Homo. Si ipotizza che Homo floresiensis sia una specie arrivata nell’isola ai tempi della prima diffusione extra africana degli ominidi, vale a dire intorno ad un milione e mezzo di anni fa e che il tempo e le ecologia insulare ne abbiano poi guidato l’evoluzione verso una forma di nanismo. Alcuni scienziati sostengono invece la tesi che l’hobbit di Flores rappresenti un individuo affetto da microcefalia, appartenente a una popolazione pigmoide della nostra specie. Ad ogni modo, studi recenti basati sulla comparazione di calchi endocraniali normali e microcefali, hanno dimostrato che l’encefalo di Liang Bua non è patologico, e ciò sembra confermare che si tratti proprio di una specie estinta di tipo arcaico, caratterizzata da nanismo insulare. I Neandertaliani: antenati o cugini? David Caramelli, docente di Antropologia Molecolare per i corsi di laurea in scienze Naturali e scienze per i beni culturali alla facoltà di 20 PALEOITALIA Scienze dell’Università di Firenze, ci ha invece raccontato di come le teorie prevalenti sull’evoluzione recente del genere Homo sostengono che gli uomini anatomicamente moderni fuoriusciti dall’Africa sostituirono le altre specie di ominidi presenti negli altri continenti fra cui i Neandertal (Homo neandertalensis) in Europa, con i quali condivisero per migliaia di anni gli stessi ambienti. Altre ipotesi cosiddette “multiregionali” affermano che non vi fu una sostituzione, ma che la nostra specie è il risultato di un’evoluzione locale di forme arcaiche di ominidi e, dunque, i Neandertal sarebbero da considerare i nostri antenati diretti. Sequenze di DNA recuperate dalle ossa di uomini di Cro Magnon (Homo sapiens) - antenati degli attuali europei, vissuti circa 25.000 anni fa e coevi degli ultimi neandertaliani analizzate con sofisticate tecniche molecolari, si sono rivelate simili a quelle degli esseri umani moderni e molto diverse da quelle degli uomini di Neandertal. Questo confermerebbe che gli esseri umani odierni e i Neandertal hanno percorso strade evolutive ben distinte. Dunque Homo sapiens e Homo neandertalensis sono specie cugine. Con Davide Pettener, docente dell’Università di Bologna, abbiamo cercato di ricostruire la storia genetica delle popolazioni umane. Lo studio del DNA delle popolazioni che abitano i vari continenti consente infatti di ricostruirne i movimenti nel tempo, attraverso il pianeta. Ma non solo. Un dato assi importante che emerge da questi studi è che alle differenze morfologiche che osser- viamo nelle varie popolazioni umane non corrisponde una signi-ficativa differenza genetica e ciò significa che non esistono “razze” umane. Questo perché Homo sapiens è una specie giovane (non più vecchia di 200.000) che probabilmente deriva da un piccolo gruppo ancestrale. Differenze nell’aspetto umano come il colore della pelle o i caratteri somatici sono adattamenti al clima ed alle latitudini diverse, rispetto alla culla ancestrale: l’Africa. La giornata si è conclusa con una riflessione di carattere filosofico sulle implicazioni del pensiero darwiniano: Dio, la Natura e Darwin. Orlando Franceschelli, filosofo, autore di numerosi saggi, richiamata l’alternativa tra creazione e natura ci ha illustrato la plausibilità non solo metodologica che il naturalismo moderno raggiunge grazie a Darwin, il quale attraverso la teoria dell’evoluzione ha reso plausibile la concezione naturale del mondo e dell’uomo. Un simile naturalismo non è, né un mito, né il frutto di una polemica ideologica contro l’esperienza religiosa, ma si configura come una emancipazione critica dalla teologia naturale e dalle teorie del Disegno Intelligente. Ciò implica che solo partendo dalla piena plausibilità di questo passaggio moderno dal “creato” alla “natura”, risulta possibile anche tra credenti e non credenti un dialogo adulto, laico e costruttivo. Visto il successo della manifestazione, gli organizzatori hanno promesso di replicare l’iniziativa il prossimo anno. Attenzione, quindi! Perché non è il caso di perdersela. PALEOITALIA 21 LE ESCURSIONI DEI PALEONTOFILI JORDI ORSO Il mare a Casale Monferrato e altre meraviglie Guida scientifica: Prof.ssa Donata Violanti, Università di Torino data: 7 settembre 2007 località: Monferrato età geologica: Miocene / Pliocene partecipanti: 15 Una quindicina di soci paleontofili, provenienti dalla Lombardia, Emilia Romagna, e perfino dal Lazio, si era dato un appuntamento autunnale con la prof.ssa Donata Violanti a S.Giorgio Monferrato presso la Cantina Sociale. In programma c’era la visita a diversi siti paleontologici, tra cui due cave in disuso. Con le macchine ci dirigiamo verso il nostro primo affioramento che si trova nell’area degli impianti sportivi di Moncalvo. Arrivati sul luogo Donata Violanti ci introduce alla situazione geologica spiegandoci l’assetto strutturale del Bacino Terziario Piemontese (abbreviato in BTP per gli addetti ai lavori), una vasta area che racchiude i depositi cenozoici affioranti nel settore collinare del Piemonte meridionale, all’interno dell’arco delle Alpi occidentali: “Il Bacino Terziario Piemontese nacque durante la fase orogenica alpina e, dall’Eocene fino all’Oligocene inferiore (circa 56-23 Ma), raccolse i depositi derivati dalla ca- tena alpina in evoluzione. A partire dall’Oligocene inferiore, l’apertura del Bacino Ligure-Provenzale modifica il contesto geodinamico e porta all’individuazione di bacini con sedimentazione da continentale a marino-marginale fino a tipicamente marina, di piattaforma e scarpata continentale indicando progressivi cambiamenti ambientali.” Donata spiega: “Questi diversi tipi di sedimenti sono differenti dal punto di vista litologico e contengono anche diversi tipi di fossili. Qui siamo di fronte ad un cambiamento eustatico: il livello del mare si era alzato, quindi possiamo parlare di trasgressione. Successivamente”, Donata prosegue, ”fino al Miocene medio (circa 14 Ma), il BTP viene coinvolto nell’orogenesi appenninica, che porta alla differenziazione dei settori con un’evoluzione geologica differente, che caratterizzano le diverse parti del Piemonte, quali l’Alto Monferrato e le Langhe, a sud, il Basso Monferrato e la Collina di Torino, a Nord. Così possiamo trovare nella 22 PALEOITALIA Il gruppo dei partecipanti segue la spiegazione della Prof. Donata Violanti. profondità del Bacino strutture crostali di pertinenza sia alpina che appenninica. La Linea VillaverniaVarzi, una struttura tettonica di estensione regionale, separando la parte del BTP a Sud dal Basso Monferrato a Nord, definisce la zona di giunzione tra le Alpi e l’Appennino.” Ma ve lo immaginate, nelle profondità del Bacino, praticamente sotto i nostri piedi, si incontrano le Alpi e l’Appennino. Siamo debitamente impressionati. Donata ci fa notare che le successioni sedimentarie del Bacino, presentando tutti i requisiti necessari, sono state utilizzate per istituire diverse unità cronostratigrafiche del Miocene, come il Langhiano (circa 16-13 Ma), il Serravalliano (circa 13-11 Ma) e il Tortoniano (circa 11-7 Ma). Ritornando dall’assetto generale a quello locale, Donata ci spiega che il paese di Moncalvo si trova su un rilievo costituito dai sedimenti del Membro calcarenitico della Formazione delle Sabbie di Asti. Questa formazione, articolata in due Membri, quello su cui poggia Moncalvo e il Membro sabbioso delle Sabbie di Asti, nella regione costituisce il termine sommitale della successione marina del Pliocene, Epoca compresa tra 5,3-1,8 Ma. Il nostro affioramento dietro gli impianti sportivi di Moncalvo invece è costituito, oltre da calcareniti, anche da strati di arenarie bioclastiche, sabbie e siltiti. “A giudicare dai fossili trovati negli strati”, Donata continua, “qui troviamo la testimonianza di un mare basso” e ci invita a osservare i resti degli antichi abitanti di quello che circa tre milioni e mezzo di anni fa era un fondale marino poco profondo. “La maggior parte degli organi- PALEOITALIA Il paese di Rosignano Monferrato costruito sulla successione della Pietra a Cantoni, di fronte al Castello di Uviglie smi rinvenuti è da considerare alloctona, cioè non viventi nello stesso luogo in cui sono fossilizzati, ma trasportati da aree diverse, in genere più vicine alla costa. Si tratta di gasteropodi frammentati e di bivalvi con le valve separate, portati qui da forti correnti attraverso distanze anche notevoli. Fa eccezione un grosso bivalve, l’Isognomon maxillatus, che è comune in un livello alla base dell’affioramento e che può essere considerato autoctono, cioè in posto. I resti fossili di questo mollusco si trovano sempre con tutte e due le parti della conchiglia conservate, anche se spesso rotte e con il sedimento al loro interno. Tutto questo indica che gli esemplari non sono stati trasportati dopo la morte” Donata ci fa notare che a causa dell’azione decalcificante subìta durante la diagenesi tutti i gusci di aragonite, come quelli di molti gasteropodi, si sono disciolti col tempo lasciando però il calco interno, mentre i gusci calcitici, come quelli dei pettinidi e gli ostreidi, sono conservati. Ci arrampichiamo sulla scarpata. Non è 23 facilissimo osservare i fossili negli strati in alto. Sembra che si faccia due passi in avanti e, scivolando, tre indietro. Raggiungiamo in macchina il nostro prossimo affioramento che si trova vicino al Castello di Uviglie ai margini di un vigneto. In realtà si tratta di due livelli. Il primo è caratterizzato da una superficie bitorzoluta, mentre il secondo presenta delle superfici molto lisce e omogenee. Per terra troviamo dei ciottoli che si sono staccati dalla parete del primo livello e Donata ci spiega che vengono chiamati “Rodoliti” e cosa sono: “Se tagliassimo uno di questi fossili rotondi vedremmo al suo interno una struttura a lamine irregolari, formata da strati successivi di alghe rosse calcaree. La formazione delle Rodoliti avviene in un ambiente di mare basso e caldo, sottoposto all’azione Affioramento del Castello di Uviglie, il livello inferiore a Rodoliti 24 PALEOITALIA di maree e correnti. Per l’incessante attività del mare e la crescita delle alghe rosse si generano diversi strati di carbonato di calcio che si ricoprono progressivamente.” Indicando la piccola cava abbandonata adiacente spiega: “Adesso la vegetazione si è ripresa la cava, ma nel secolo scorso qui si ricavava, a scopo edilizio, la Pietra da Cantoni che all’epoca rappresentava una risorsa economica locale importante. Anche le Rodoliti venivano raccolte, ma mentre la Pietra da Cantoni si utilizzava nella costruzione di edifici, al posto dei mattoni, le Rodoliti, per il loro alto contenuto carbonatico, erano usate per la produzione di cemento o come pietrisco nella costruzione delle strade. Gli strati a Pietra da Cantoni e quelli della parte superiore dell’affioramento, indicati con il nome di Marne di Mincengo, sono ricchi in foraminiferi, microfossili che hanno permesso di definire senza dubbi la loro collocazione stratigrafica nel Miocene inferioremedio, dal Burdigaliano superiore al Serravalliano inferiore (circa 17-14 Ma).” Il loro aspetto omogeneo ci fa supporre che la deposizione sia avvenuta in acque tranquille, al contrario delle Rodoliti. Invece Donata ci spiega che la realtà è più complessa. “All’interno della successione si possono distinguere tre litofacies, cioè tre parti distinte da sedimentazione caratteristica: in basso troviamo le calcareniti e calciruditi bioclastiche a Rodoliti, con un livello condensato a fossili fosfatizzati, tra cui sono frequenti i denti di selaci ed i pettinidi, alla sua sommità.” Donata ci indica nell’affioramento un livello costituito quasi esclusivamente dal bivalve Flabellipecten burdigalensis. Poi continua: “Andando verso l’alto diventano più frequenti i foraminiferi planctonici, di ambiente marino aperto, le microfaune sono caratteristiche di un ambiente più profondo, di piattaforma esterna e infine nella parte sommitale il sedimento è costituito da marne e marne calcaree bianche a foraminiferi planctonici che, insieme ai foraminiferi bentonici sono testimoni di un ambiente deposizionale di scarpata superiore.” Donata ci guarda e chiede: “Cosa possiamo dedurre da questi dati?” Ricapitoliamo: se i fossili ai piedi della successione sono da collegare ad un mare basso e se si assiste verso l’alto ad un cambiamento nel contenuto fossilifero con presenza di organismi adatti ad acque marine sempre più profonde, siamo nuovamente di fronte ad una trasgressione. Soddisfatta che qui stiamo toccando con mano quello che ci ha raccontato nella sua introduzione, Donata afferma: “In effetti, le ricerche ci confermano che la distribuzione laterale di questi depositi e la loro sovrapposizione individuano rispettivamente un approfondimento del Picnic a Cellamonte PALEOITALIA Bacino da est verso ovest e una tendenza trasgressiva che alla fine provocherà l’annegamento della nostra piattaforma a Pietra da Cantoni.” E’ arrivato l’ora di pranzo e Donata ci consiglia: “Mentre ci spostiamo a Cellamonte per il picnic fate attenzione agli edifici lungo la strada. Molti sono stati costruiti con la Pietra da Cantoni, a partire dal Castello di Uviglie qui di fronte.” A Cellamonte ci aspetta un giardino attrezzato di tavoli e panche in pietra all’ombra della pittoresca cappella di S.Quirico, testimonianza di un antico monastero che non c’è più. Dopo il nostro tuffo nel passato ci godiamo il sole, il vino, i nostri panini e una cesta di mele gustosissime dal frutteto di Donata. Qui ci raggiunge il Sig. Arditi, Presidente dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni e ci illustra la storia “industriale” dell’estrazione della roccia e la sua importanza economica su tutto il territorio. L’Ecomuseo della Pietra Pietra da Cantoni (sito internet: www.ecomuseopietracantoni.it) che ha sede legale a Cellamonte è stato istituito per salvaguardare la memoria di questo importante passato ed è attivamente impegnato alla valorizzazione del territorio, con varie iniziative, tra le quali “Giornate Paleontologiche” con gli allievi delle scuole elementari e medie, manifestazioni turistiche e floreali, visite agli “Infernot”, piccole cantine scavate sotto le case nella Pietra da Cantoni per conservare le bottiglie più pregiate degli ottimi vini della zona e volumi (che ci vengono offerti, con la gentile collaborazione della Signora Loretta, Segretaria del Comune di Cellamonta) sugli stessi 25 Macroforaminiferi nell’affioramento di Pietra da Cantoni a Cellamonte, più resistenti della pietra. “infernot” e sui manufatti artistici, conservati nelle case e nelle chiese. E’ in atto la ristrutturazione di un edificio storico che diventerà la sede fisica dell’Ecomuseo e raccoglierà la documentazione della storia umana e geologica della zona. Scendiamo quindi lungo la collina, per arrivare ad un altra cava dismessa, in cui possiamo osservare in sicurezza un altro affioramento di Pietra da Cantoni: in alcuni livelli possiamo osservare piccoli dischetti sporgenti, che si rivelano essere macroforaminiferi (Miogypsina e Nephrolepidina) oggi estinti in Mediterraneo ma i cui discendenti vivono oggi in acque tropicali. Ci danno quindi un’altra prova del clima caldo e dell’ambiente di tipo tropicale in cui si sono formate queste rocce, come le Rodoliti della cava precedente. Praticamente un mare tipo Caraibi! Con questo ultimo “flash” sul passato, la nostra escursione si chiude, con molti saluti tra i partecipanti e un arrivederci ai prossimi appuntamenti paleontologici, magari anche di nuovo in Monferrato. 26 PALEOITALIA IL SENTIERO GEOLOGICO VALLES-VENEGIA ELENA ANNA MANFRÈ La decisione di realizzare una guida geologica nella zona VallesVenegia nasce nel 2006 con una tesi geoturistica nel Parco di PaneveggioPale di San Martino (Tn), con l’intento di accrescere consapevolezza e interesse nei riguardi del patrimonio naturalistico delle Dolomiti. Il progetto, realizzato da Elena A. Manfrè, si è avvalso della collaborazione di due docenti dell’Università di Padova, Dipartimento di Geoscienze, il prof. Matteo Massironi e il prof. Nereo Preto e l’Ente Parco di Paneveggio-Pale di San Martino (Tn) che ne ha finanziato la realizzazione finale. La presenza, lungo il sentiero geologico, di una facile ed esplicativa geologia, una buona geomorfologia, nonché qualità paesaggistiche uniche ed affascinanti hanno avvalorato il progetto. Nella guida vengono citati tre pannelli che verranno collocati lungo la Strada del Rolle che sale da San Martino di Castrozza verso Passo di Valles, in cui si descrive la geologia in panoramica specificando soprattutto gli ambienti deposizionali che hanno reso possibile la formazione delle rocce del comprensorio. La guida ha trovato piena approvazione da parte dell’Associazione Italiana Geoturismo (www.geoturismo.it), impegnata a mettere in luce continue iniziative di carattere geologico-turistico, ma soprattutto rientra nel contesto in evoluzione della geologia come settore di divulgazione. L’interesse per la geologia divulgativa infatti, è in continua crescita (il 2008 è l’anno internazionale dedicato al Pianeta Terra), ed è in valutazione la candidatura delle Dolomiti come bene naturale nella Lista del Patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO. La copertina del libretto del Sentiero Geologico Valles-Venegia. PALEOITALIA Una geologia corretta, più semplice. Parlare di geologia, paleontologia e geomorfologia in un contesto geoturistico ha implicato una inevitabile semplificazione del linguaggio, che mantenesse alto il carattere scientifico traducendo il più possibile le complesse terminologie geologiche o dandone chiare semplificazioni in sintetiche note. Si è cercato soprattutto di porre lo sguardo del fruitore sugli antichi ambienti, le loro associazioni fossili, le situazioni geologiche e geomorfologiche (non immediatamente visibili e comprensibili per occhi poco esperti), aiutando così a risolvere questioni basilari come il “cosa, quando e perché” di ogni struttura o affioramento. È stato possibile permettere una lettura soddisfacente del paesaggio, 27 che tenesse conto della dimensione del tempo, utilizzando al meglio le illustrazioni; questo è evidente nella guida e soprattutto nei pannelli disposti nei punti panoramici. Spiegare la geologia con disegni chiari ed espliciti è infatti fondamentale per riassumere e rendere immediata la comprensione degli ambienti deposizionali. L’ampio utilizzo di fotografie di buona qualità, inoltre, insieme ad una grafica leggera ma efficace, hanno semplificato molte situazioni e reso piacevole l’intera guida. Almeno, così ci auguriamo! Dov’è il Sentiero Geologico VallesVenegia. Il sentiero vero e proprio si sviluppa a partire dal Passo di Valles, situato sul bordo orientale della Piattaforma Vulcanica Atesina, sul fianco settentrionale della sinclinale delle Pale di San Martino. Il percorso sale quindi a Forcella Venegia, verso Cima Valles, la quale si presenta come un rilievo monoclinale con strati immergenti a SSE. Scende quindi in Val Venegia e risale più ad est chiudendosi ad anello. La prima attrazione è data dalle interessanti pieghe dei gessi della L’itinerario del Sentiero Geologico Valles-Venegia. 28 PALEOITALIA Impronte di ofiuroidi (Asteriacites lumbricalis). Formazione a Bellerophon (Permiano superiore) e, a seguire, una spettacolare successione di colori della quasi completa Formazione di Werfen (Triassico inferiore). Dal punto di vista paleontologico è registrato il Limite Permo-Triassico, che come è noto, rappresenta il più importante evento di estinzione del Fanerozoico. Nel libretto vengono suggerite alcune osservazioni che permettono di intepretare la successione stratigrafica anche in questo senso. La situazione a reggipoggio per il versante Nord e franapoggio per quello Sud consentono di osservare tutta la potente successione carbonaticoterrigena della Formazione di Werfen, piegata solo da una leggera sinclinale. La disposizione degli strati della Formazione di Werfen è perciò particolarmente favorevole per mettere a giorno le interessantissime associazioni fossili che essa contiene. Di particolare interesse sono i letti a Claraia che si incontrano nella prima parte del sentiero, gli orizzonti ad impronte di Ofiuroidi, stelle di mare, che insieme alle faune a gasteropodi caratterizzano il versante della Val Venegia di questo percorso geopaleontologico. Il sentiero geologico VallesVenegia pone così le basi per una prima esplorazione del territorio, consapevole e affatto banale, avvalorata da correttezza scientifica e dalla volontà di rendere facilmente fruibile un paesaggio complesso di estrema bellezza, che merita, ora e nel futuro, piena valorizzazione e rispetto. La guida può essere richiesta all’Ente Parco di Paneveggio-Pale di San Martino, ed è reperibile presso tutti i centri visitatori del Parco, oltre che alle Malghe toccate dal sentiero. Sito internet: www.parcopan.org. Unionites sp. PALEOITALIA 29 ITINERARIO GEO-PALEONTOLOGICO SUL PROMONTORIO OCCIDENTALE DEL GOLFO DI LA SPEZIA DARIO MARCELLO SOLDAN & TAZIO CUCCARO Vogliamo proporre un itinerario sul promontorio occidentale del Golfo di la Spezia dove è possibile osservare delle interessanti formazioni mesozoiche. L’area in questione fu studiata nel 1866 dal famoso geologo e senatore del regno Giovanni Capellini, che, oltre a stendere per primo la carta geologica del golfo di La Spezia, dedicò una monografia ai fossili che rinvenne nella zona. Il percorso, della durata approssimativa di un’ora e mezza, inizia presso la costa meridionale del paese di Portovenere, in provincia di La Spezia, dove affiorano sedimenti del Triassico superiore; tali sedimenti, attribuiti al Retico, sono osservabili La linea tratteggiata indica l’itinerario da noi proposto. La croce indica una cava in attività di Portoro. in un’area limitata di poche decine di metri, vicino alla piccola chiesa medioevale di San Pietro: questa area è caratterizzata da strati marnoso-calcarei con una potenza di circa 15-20 metri, molto fossiliferi presso grotta Arpaia, che formano la successione definita come membro di Portovenere, costituente la parte superiore della formazione dei Calcari della Spezia. L’ambiente di sedimentazione dei Calcari di Portovenere può essere riferito alla parte più profonda di una piattaforma debolmente inclinata: qui la sedimentazione era costituita principalmente da carbonati e da apporti di terrigeni fini. I livelli fossiliferi sono costituiti da lumachelle che 30 PALEOITALIA Strati fossiliferi del Calcare di Portovenere situati presso la grotta Arpaia. vengono considerati come depositi di tempesta (Fazzuoli et al., 1988). Sono tipici della fauna di Portovenere i lamellibranchi dei generi Rhaetavicula, Pteria, Plagiostoma e Palaeocardita. Sono anche presenti numerosi gasteropodi, brachiopodi, coralli isolati, alghe calcaree, spicole di spugna, foraminiferi, radiolari, rare ammoniti e piccoli echinoidi. In un punto situato all’incirca a due metri al di sopra dei bordi della strada che conduce alla chiesa di San Pietro, sono ben riconoscibili gli orizzonti marnosocalcarei ricchi del lamellibranco Dimyodon intusstriatus. Come abbiamo ricordato in precedenza il primo a studiare questa fauna fu Giovanni Capellini (1866) che illustrò con 10 tavole la fauna triassica di Portovenere. Purtroppo il sito della Grotta Arpaia è in pessime condizioni poiché la zona non è tutelata e numerosi turisti letteralmente camminano sugli strati fossiliferi. Il risultato di questa incuria è che i calcari si stanno disgregando e per arginare questo feno- Alcuni fossili presenti nel Calcare di Portovenere: 1) Echinoide indeterminato; 2) Gasteropode indeterminato; 3) Esempio di lumachella ; 4) Palaeocardita sp.; 5) Dimyodon intusstriatus (Emmrich, 1853); 6) Gasteropode indeterminato. PALEOITALIA meno sono stati costruiti dei muretti che hanno irrimediabilmente rovinato parte dell’affioramento. Lo stesso tipo di successione è anche presente nelle isole Palmaria e del Tino che sorgono davanti a Portovenere. Nei pressi della Grotta Arpaia è possibile vedere il contatto tra i calcari di Portovenere e la formazione soprastante delle Dolomie di Monte Castellana; questa formazione, che ha uno spessore di circa un centinaio di metri, possiede strati massicci roseo-grigi alla base, che assumono un colore grigio chiaro e poi nero nella parte alta. Proseguendo attraverso il paese vecchio e superando il castello, si percorre un sentiero che sale verso il Monte Castellana; durante il tragitto si possono spesso incontrare grandi blocchi di calcare, che lavorato viene definito come “marmo” Portoro. Il Portoro è un calcare nero con vene di dolomitizzazione bianche o giallorossicce; questo tipo di pietra pregiata è spesso usata come ornamento nelle chiese e in numerose altre costru- Affioramento della Dolomia di Monte Castellana sulla costa dell’isola Palmaria. 31 zioni. Una cava abbandonata di Portoro si può ancora vedere sul sentiero, denominato “Infinito”, che segue la costa. Percorrendo il sentiero in piano che attraversa il bosco di Portovenere si giunge sulla strada asfaltata che conduce alla fortezza del Muzzerone; scendendo verso valle su questa strada si supera una cava ancora in attività di Portoro; superata la cava si prosegue per circa un chilometro e, dopo due strette curve, si avanza ancora sulla strada asfaltata per circa un centinaio di metri, fino al punto nel quale sono ubicati dei cartelli che indicano i sentieri panoramici lungo la costa. La prima parte del sentiero attraversa la formazione dei Calcari ad Angulata; questa formazione, che poggia sulla formazione dolomitica, è costituita nella parte inferiore da calcari grigi stratificati intercalati da strati di marnosiltiti giallastre, che divengono poi prevalenti rispetto ai calcari. Ai Calcari ad Angulata viene attribuita un età che va dall’Hettangiano al Sinemuriano. La fauna di questa formazione è varia: infatti nei calcari 32 PALEOITALIA hettangiani sono state raccolte, soprattutto nell’Ottocento, numerose ammoniti, spesso piritizzate, mentre negli strati sinemuriani di marnosiltiti sono stati ritrovati numerosi fossili di ammoniti, beleminiti, lamellibranchi e rari echinodermi (Federici, 1968). La collezione ad ammoniti hettangiane degli strati a calcari grigi è stata studiata in dettaglio da Venturi (1985). A contatto con la formazione dei Calcari ad Angulata abbiamo il Rosso Ammonitico. Questa formazione era attribuita al solo Sinemuriano, ma poi Federici (1967) trovò nelle cave sui Monti Parodi (a pochi chilometri in linea d’aria dal sentiero panoramico del nostro tragitto) rare ammoniti del genere Protogrammoceras e Fuciniceras, che confermano anche la presenza del Pliensbachiano superiore (Domeriano). Sul sentiero panoramico del nostro percorso è possibile vedere i calcari marnosi del Rosso Ammonitico del Sinemuriano; parte di questi calcari si immergono nelle acque del mare formando uno spettacolare contrasto di colori. Proseguendo lungo il sentiero i calcari divengono selciferi e ben stratificati e presentano una colorazione grigiobianca. Canavari (1888) riporta di aver ritrovato ammoniti del Lias (Domeriano-Toarciano) nel calcare selcifero, tuttavia ricerche più recenti non hanno condotto a ritrovamenti di macrofossili in questa formazione. Abbiamo proposto questo breve itinerario non solo per dar modo di apprezzare le caratteristiche geologiche e paleontologiche di questo territorio, ma anche per fornire Vista panoramica della costa lungo il percorso. Si può notare sullo sfondo l’isola Palmaria e l’isola del Tino. un’occasione per ammirare l’incantevole paesaggio e la natura meravigliosa che caratterizzano questo tratto della costa Ligure. Bibliografia Canavari M. (1888) Contribuzione alla fauna del Lias inferiore di La Spezia. Mem. Descr. Carta geol. di Italia, 3(2): 55-228. Capellini G. (1866) Fossili infraliassici dei dintorni del Golfo della Spezia. Mem. Acc. Sci. Ist. Bologna , ser. 2, 5: 1-106. Fazzuoli M., Fois e. & Turri A. (1988) Stratigrafia e sedimentologia dei “Calcari e marne a Rhaetavicula contorta” Auctt. (Norico-Retico) della Toscana Nord-Occidentale. Nuova suddivisione formazionale. Riv. It. Paleont. Strat., 94, (4): 561-618. Federici P. R. (1967) Prima segnalazione di Lias medio nel “Calcare rosso ammonitico” dell’Appennino ligure e considerazioni cronologiche sulla stessa formazione in Toscana. Boll. Soc. Geolg. It., 86: 269-286. Federici P. R. (1968) Fossili sinemuriani della Liguria Orientale. Mem. Soc. Geol. It., 7: 107-127. Venturi F. (1985) Ammoniti hettangiani della collezione Cappellini provenienti dal territorio della Spezia. Mem. Soc. Geol. It., 30: 153-158. PALEOITALIA 33 IL “DINOSAURO” DI RIACI ANTONELLA CINZIA MARRA & GIUSEPPE CARONE All’inizio della stagione turistica a Tropea (VV), i soci del Gruppo Paleontologico Tropeano sanno che riceveranno molte chiamate. Non appena il sole comincia ad abbassarsi, nella rocca di una delle falesie presso la località di Riaci, a qualche chilometro da Tropea, è ben visibile lo scheletro di un dinosauro. Sta lì, adagiato tra le rocce, ed i bambini lo additano felici perchè hanno il loro Jurassic Park incluso nella vacanza! Riaci si trova sul versante meridionale della splendida Costa degli Dei, tra Tropea e Capo Vaticano. Le alte falesie in arretramento offrono uno scenario naturale fatto di insenature, baie e scogliere che si insinuano fin dentro un mare cristallino. Ubicazione di Tropea, presso cui si trova la località di Riaci Proprio in questo mare, dieci milioni di anni fa, nel Miocene superiore, vivevano pettinidi, ricci di mare, pesci e sirenidi, i cui resti si rinvengono nelle rocce che affiorano lungo le spiagge. Da 12 anni attivi sul territorio, i soci del Gruppo Paleontologico Tropeano spiegano pazientemente ai turisti che quello che si vede non è un vero scheletro, ma il risultato sorprendente dell’erosione sulle rocce sedimentarie che costituiscono la rocca. Il vento, la pioggia, l’alternarsi del caldo e del freddo, hanno eroso la roccia, scavando più a fondo laddove il sedimento era meno coeso. L’erosione ha modellato le parti più resistenti, scolpendo un dinosauro. Il risultato è mozzafiato, soprattutto nel pomeriggio, quando le condizioni di luce radente evidenziano le forme con giochi di ombre. Si mette in risalto un cranio quasi perfetto, con una cavità orbitale ben definita, ed una mandibola in cui sembra di poter vedere i denti. Al “cranio” seguono un apparente allineamento di vertebre, una cassa toracica ed una lunga coda. Sotto il “ventre” sembra di poter riconoscere l’osso pubico e gli arti. Solo avvicinandosi si vede che non si tratta di vere ossa fossili. Lo “scheletro” di Riaci, però, tradisce la sua ingannevole natura anche per la giacitura. Le false ossa infatti, attraversano in posizione sub-verticale strati di età ed ambiente differenti. Nessuno scheletro avrebbe potuto 34 PALEOITALIA Il “dinosauro” di Riaci fossilizzare in quella posizione stratigrafica. Inoltre, nessun Dinosauro avrebbe mai potuto trovarsi là quando quelle rocce sono state deposte. Il sito, infatti, rientra nella regione del Monte Poro e, anche se al momento non esistono studi geologici di dettaglio, è riconducibile al Tortoniano superiore, intorno a 8 milioni di anni fa. L’area di Riaci è vicina a quella rilevata da Nicotera nel 1959, che rappresenta l’estensioni sul mar- Le false parti anatomiche del “dinosauro” di Riaci gine occidentale delle formazioni più note e studiate quali quelle di Cessaniti. Dalle rocce di Riaci proviene anche uno scheletro quasi completo di Metaxytherium medium l’antenato dell’attuale Dugongo, mammifero marino erbivoro che vive nel Mar Rosso e lungo le coste tropicali dell’Oceano Indiano. Secondo Bianucci et al. (2004), lo scheletro può avere un’età tra 10,5 e 7,6 milioni di anni. Quando PALEOITALIA il Metaxytherium medium nuotava in quelle acque, i dinosauri si erano già estinti da circa 50 milioni di anni. La stessa erosione, che ha creato il “dinosauro”, tra qualche anno lo cancellerà. Intanto però, la Natura gioca con i bambini che si divertono nel mare di Riaci. Regala loro uno splendido falso dinosauro che sta a lì a dimostrare con la sua esistenza la sua impossibilità di essere reale. Bibliografia Bianucci G., Carone G., Domning D.P., Landini W. & Rook L. (2004). Peri-Messinian dwarfing in Mediterranean Metaxytherium (Mammalia: Sirenia): evidence of habitat degradation 35 related to Mediterranean desiccation? Abstracts, Third Symposium on Geology of East Libya, Binghazi, Libya, Nov. 21-23, 2004, p. 19. Nicotera P. (1959). Rilevamento geologico del versante settentrionale del Monte Poro (Calabria). Memorie e Note dell’Istituto di Geologia Applicata di Napoli, 7: 1-92. Scilla A. (1670). La vana speculazione disingannata dal senso. Ristampa a cura di M. Segala con intorduzione di P. Rossi, Biblioteca della Scienza Italiana, XVI, Giunti Editore, 1996: 107 pp., 28 tavole. Gruppo Paleontologico Tropeano, Via Trento (edificio ex Scuola Media), Parghelia (VV). Tel.: 0963/603412; fax: 096342937; email: [email protected]. 36 PALEOITALIA Notizie italiane a cura di Carlo Corradini [email protected] Sono riportati i principali risultati delle ricerche riguardanti il territorio italiano, ma pubblicate in riviste straniere, quindi difficilmente accessibili a un pubblico esterno al mondo accademico. Per facilitare la stesura della rubrica “Notizie Italiane”, la Redazione invita tutti coloro che pubblicano in riviste straniere articoli riguardanti il territorio italiano a far pervenire via e-mail i riferimenti bibliografici completi e alcune righe di riassunto in italiano, con taglio divulgativo, appena i lavori sono stati stampati. Grazie per la collaborazione. MAMMIFERI PLEISTOCENICI DEL BACINO DI LEFFE Si tratta di una revisione dei resti di mammiferi rinvenuti nelle miniere di lignite di Leffe, in Val Gandino (BG), a partire dall’inizio del 19° secolo e considerati una delle faune di riferimento del Pleistocene inferiore italiano. Il materiale è in parte andato perduto, ma ci sono pervenuti calchi e minuziosi disegni e descrizioni dei reperti migliori, che hanno consentito una loro rideterminazione in chiave moderna. La fauna è risultata essere più ricca di quanto noto da studi precedenti ed è stata possibile l’attribuzione dei reperti ai diversi livelli analizzati in dettaglio da Muttoni et al. (2007). Ne è risultata la suddivisione in tre Unità Faunistiche a cui si aggiunge un resto di elefante antico dai suoli rossi soprastanti. BREDA M., MARCHETTI M. 2007- Pleistocene mammal faunas from the Leffe Basin (Bergamo, Northern Italy): revision and new data. Courier Forschungsinstitut Senckenberg, 259: 61-77 [in inglese]. PIANTE ANISICHE DELLE DOLOMITI Il secondo lavoro dedicato ai vari gruppi di piante del Monte Prà della Vacca si occupa delle code di cavallo (sfenofite) e delle felci con seme (pteridosperme). Tre specie di sfenofite sono state segnalate per la prima volta nel Triassico delle Dolomiti (Equisetites mougeotii (Brongniart) Wills, Neocalamites sp. e Echinostachys sp.). Tra le pteridosperme, invece, due specie note in letteratura sono state interpretate rispettivamente come foglie di sole e di ombra della specie Scytophyllum bergeri Bornemann. Nel lavoro PALEOITALIA viene descritta anche una specie nuova, Peltaspermum bornemannii Kustatscher et al., mentre per i generi Sagenopteris e Ptilozamites sono stati segnalati i rappresentanti più antichi finora noti. 37 Notizie italiane KUSTATSCHER, E., WACHTLER M. & VAN KONIJNENBURG-VAN CITTERT J.H.A., 2007. Horsetails and seedferns from the Middle Triassic (Anisian) locality Kühwiesenkopf (Monte Prà della Vacca) in the Dolomites (Northern Italy). Palaeontology 50/5: 1277–1298. VERTEBRATI DEL MIOCENE DELLA SARDEGNA NW Durante il Miocene superiore, l’area attualmente corrispondente alla Sardegna settentrionale e alla Toscana meridionale, la così detta bioprovincia Tosco-sarda, era occupata da un insieme di isole che ospitavano una fauna endemica molto particolare, il cui rappresentante più caratteristico era il primate Oreopithecus bambolii. La recente revisione del materiale proveniente da Fiume Santo, nel settore sardo della bioprovincia, ha consentito di descrivere tre nuovi generi di ruminanti: Umbrotherium azzarolii, Etruria viallii e Turritragus casteanensis. ABBAZZI L., DELFINO M., GALLAI G., TREBINI L. & ROOK L., 2008. New data on the vertebrate assemblage of Fiume Santo (North-western Sardinia, Italy), and overview on the Late Miocene Tusco-Sardinia paleobioprovince. Palaeontology, 51(2): 425-451 [in inglese]. COCCODRILLI NEOGENICI Nel 1890 Ristori descrisse una nuova specie di coccodrillo, Crocodylus bambolii, sulla base di resti fossili provenienti da Montebamboli e Casteani, località del Miocene superiore della Toscana meridionale. La revisione di questi resti ha consentito di stabilire che il materiale appartiene probabilmente al genere Crocodylus ma anche che non è possibile considerare valida la specie descritta da Ristori, poiché il materiale è privo di caratteri diagnostici. Questi resti confermano ulteriormente la presenza di coccodrilli di probabile origine africana nel Miocene superiore europeo. DELFINO M. & ROOK L., 2008. African crocodylians in the Late Neogene of Europe. A revision of Crocodylus bambolii Ristori, 1890. Journal of Paleontology, 82(2): 336-343 [in inglese]. 38 PALEOITALIA LA SEZIONE PLIO-PLEISTOCENICA DI CASTROREALE Notizie italiane E’ stato presentato lo studio, in termini di stratigrafia sequenziale, della sezione di Castroreale data da una successione di età plio-pleistocenica. Lungo tutta la sezione il contenuto fossilifero è privo di fossili aragonitici, non conservati per dissoluzione selettiva molto precoce che ha impedito quasi sempre anche la formazione di modelli. Sono, tuttavia, abbondanti gruppi a scheletro calcitico o bimineralico, prevalentemente briozoi oltre a brachiopodi, serpulidi e pettinidi fra le macrofaune, e ostracodi e foraminiferi fra le microfaune. L’uso di specie appartenenti a quasi tutti questi taxa, insieme ad osservazioni di tipo sedimentologico e tafonomico ha consentito di individuare delle parasequenze e di correlarle a quelle già conosciute nel Mediterraneo centrale, collegate a cicli eustatici, di sollevamento e abbassamento del livello del mare. La successione delle associazioni fossili, inoltre, ha anche aiutato ad interpretare l’area di deposizione. Si trattava di un’insenatura relativamente profonda formatasi in seguito al collasso ed all’inondazione di un ampio settore ribassato per tettonica locale. La baia era fortemente influenzata da moto ondoso e correnti di marea, amplificate dalla sua conformazione, e caratterizzata e da temporanea elevata velocità di sedimentazione per intrappolamento di materiale fine durante le tempeste e in generale da forte torbidità con conseguente riduzione dell’illuminazione e slittamento verso la superficie dei popolamenti bentonici. Spettacolari alcuni strati fortemente fossiliferi o shell beds ricchi in pettinidi e/o brachiopodi e le colonie di briozoi, talora robuste ma più spesso ramificate e delicate, con dimensioni da centimetriche a decimetriche, ancora integre in posizione fisiologica o solamente adagiate lateralmente in alcuni livelli limosi a rapida sedimentazione. MESSINA C., ROSSO A., SCIUTO F., DI GERONIMO I., NEMEC W., DI DIO T., DI GERONIMO R., MANISCALCO R., SANFILIPPO R. 2007. Anatomy of a transgressive system tract revealed by integrated sedimentological and palaeoecological study: the Barcellona P.G. Basin, northeastern Sicily, Italy. In: Nichols G., Williams E.A. & Paola C. (Eds.) Sedimentary Processes, Environments and Basins: a Tribute to Peter Friend. International Association of Sedimentologists. Special Publications 38: 367-400 [in inglese]. Colonie ramificate tozze del briozoo Celleporaria palmata (Michelin, 1847) rovesciate ma integre fra livelli e tasche di pettinidi. PALEOITALIA ANFIBI NEL PLIOCENE DEL VENETO 39 Notizie italiane I lissanfibi del gruppo estinto degli albanerpetontidi, da alcuni attribuiti ad un ordine proprio, gli allocaudati, hanno avuto una lunghissima storia evolutiva che abbraccia circa 155 milioni di anni, fra il Giurassico e il Pliocene. I resti provenienti dal Pliocene superiore di Rivoli Veronese, attribuiti alla specie Albanerpeton pannonicus, rappresentano la testimonianza geologicamente più recente di questi organismi. La contemporanea presenza di resti di Albanerpeton e di geotritoni appartenenti al genere ancora vivente Speleomantes ha permesso di chiarire alcune particolarità ecologiche degli albanerpetontidi. DELFINO M. & SALA B., 2007. Late Pliocene Albanerpetontid (Lissamphibia) from Italy. Journal of Vertebrate Paleontology, 27(3): 716-719 [in inglese]. ACRITARCHI CAMBRIANI DEL VENETO Stabilire l’età dei sedimenti che compongono i vari domini strutturali delle Alpi è di primaria importanza per ricostruire la successione cronologica delle varie fasi tettoniche che hanno portato alla formazione della catena Alpina. La datazione biostratigrafica dei sedimenti alpini è però seriamente ostacolata dal fatto che questi sedimenti sono stati fortemente deformati e metamorfosati, e quindi i reperti fossili sono rarissimi. L’area considerata nel presente studio è nella parte più orientale del Sudalpino. Questo basamento è affetto da metamorfismo e deformazioni regionali di età Varisica (circa 350-320 milioni di anni fa). Per l’assenza di fossili, la sua litostratigrafia è stata solo grossolanamente delineata, basandosi su relazioni geometriche e speculative correlazioni a lunga distanza. Abbiamo riesaminato una associazione ad acritarchi (microfossili a parete organica corrispondenti a microfitoplancton marino del Paleozoico) che era stata trovata nelle filliti di Col di Foglia (Agordo) da Sassi et al. (1984), e studiata precedentemente da Kalvacheva et al. (1986). Questo riesame ha permesso di diminuire fortemente l’intervallo di età precedentemente stimato per la sedimentazione del protolite di queste filladi di Col di Foglia. Il nuovo studio tassonomico e biostratigrafico di questa associazione indica infatti una età Cambriana terminale. Questi risultati evidenziano per la prima volta la presenza di sedimenti Cambriani nel protolite della parte inferiore della sequenza filladica di Agordo. VECOLI, M., DIENI, I., SASSI, F.P., SERVAIS, T., 2008. The Cambrian acritarchs from the Col di Foglia (Southalpine basement of the Eastern Alps, Agordo Italy). Rendiconti Lincei, Scienze Fisiche e Naturali, 19, 45-55. 40 PALEOITALIA FELCI DEL TRIASSICO EUROPEO Notizie italiane Un ampio studio di collezioni storiche depositate in Svezia, Germania, Austria ed Italia ha portato alla revisione della distribuzione temporale e geografica delle varie specie di Ptilozamites. Questo genere, originariamente ristretto al Triassico Superiore, viene segnalato con una specie nel Ladinico (Ptilozamites sandbergeri (Schenk) Kustatscher et al.), ma raggiunge la sua massima distribuzione geografica ed abbondanza nel Retico-Liassico. Il genere Ptilozamites risulta sempre ristretto all’Emisfero settentrionale, anche se é evidente la sua stretta parentela con il genere Dicroidium, tipico dell’emisfero meridionale. KUSTATSCHER, E. & VAN KONIJNENBURG-VAN CITTERT J.H.A., 2007. Taxonomical and palaeogeographic considerations on the seedfern genus Ptilozamites. Neues Jahrbuch der Geologie und Paläontologie, 243(1): 71-100. 65 milioni di anni fa... “Professor Einsteinosauro...è sicuro che in questo modo respingeremo il meteorite?” PALEOITALIA 41 Paleo news a cura di Paolo Serventi [email protected] DUE NUOVI DINOSAURI CRETACEI DEL SAHARA Paul Sereno, paleontologo dell’Università di Chicago, segnala sull’ultimo numero di Acta Palaeonto-logica Polonica la scoperta, di due nuovi dinosauri carnivori di 110 milioni di anni (Cretacico), nel deserto del Sahara. Si tratta di due teropodi che vivevano nello stesso ambiente ed erano lunghi circa 8 m. Le due nuove specie, Eocarcharia dinops e Kryptops palaios, mostrano la prima una dentatura tipo “squalo”, e quindi si pensa a un cacciatore attivo, mentre la seconda probabilmente si comportava come l’odierna iena, prediligendo le carcasse di animali morti. Il loro rinvenimento risale al 2000. I caratteri distintivi di Kryptops sono un muso corto, denti piccoli e affilati, arti anteriori ridotti. Secondo i ricercatori la forma del muso avrebbe permesso a questo dinosauro di cibarsi meglio degli organi interni delle carcasse di animali morti; infatti dalla composizione delle ossa del cranio sembra proprio che fosse presente una sorta di becco per strappare carne. Per contro Eocar-charia possedeva braccia particolarmente forti e denti lunghi fino a 7 cm, denti simili a lame fatte per lacerare e squarciare il corpo della preda. Le nuove specie danno interessanti informazioni riguardo ai dinosauri dell’emisfero meridionale, che si collocarono al vertice della catena alimentare durante il Creta-cico: Kryptops rappresenta uno dei primi abelisauri, un gruppo di dinosauri trovato in Sud America e India, invece Eocarcharia apparteneva ai Carcharodontosauridi, una famiglia che “produsse” alcuni dei più grandi dinosauri predatori del sud; anche più grandi del Tyrannosaurus rex. IL PLIOSAURO PIÙ GRANDE E’ stato trovato nel 2006 nel permafrost dell’isola di Spitsbergen nell’arcipelago delle Svalbard lo scheletro di un rettile marino lungo circa 15 m. Si tratta di un pliosauro, da poco esposto nel Museo di Storia Naturale di Oslo. Questo “mostro” del Giurassico Superiore (150 Ma), stato studiato da Patrick Druckenmiller, dell’Università dell’Alaska del Nord, presenta un cranio lungo oltre 3 m con denti grandi come “cetrioli”, la pinna natatoria di circa 3 m e le vertebre grandi come “piatti”. Druckenmiller dichiara che: “Non solo è l’esemplare di pliosauro più grande e relativamente più completo mai trovato, ma dimostra che questi mostri hanno abitato i mari settentrionali del nostro pianeta”. Anche Jørn Hurum, del Museo di Storia Naturale di Oslo, ritiene che questo rettile sia il 20% più grande del più grande pliosauro conosciuto, il Kronosauro. Il reperto è stato rinvenuto in una sorta di “cimitero” posto a circa 1300 km del Polo Nord. Questo sito 42 PALEOITALIA Paleo news rappresenta uno dei più ricchi giacimenti al mondo di questi animali, con oltre 40 scheletri individuati sino ad ora, secondo Hurum questa ricchezza è dovuta al fatto che i rettili dopo la loro morte si depositavano sul fondo fangoso dove sono stati preservati fino ai giorni nostri. Per avere ulteriori informazioni visitare il sito: http://www.plesiosaur. com/plesiosaurs/svalbard.php PIPISTRELLI SENZA SONAR Secondo Nancy Simmons, ricercatrice del Museo Americano di Storia Naturale di New York, i pipistrelli impararono a volare prima di sviluppare il loro sonar per volare al buio e catturare le prede notturne. La ricercatrice, coautore dello studio sulla nuova specie di pipistrello Onychonycteris finneyi, rinvenuta nella Formazione di Green River nel Wyoming e datata a circa 52,5 M.a (Ecocene inferiore), ha scoperto che Onychonycteris era in grado di volare ma la conformazione dell’orecchio mostra che non aveva ancora sviluppato il sonar. Infatti, il più antico fossile di pipistrello precedentemente rinvenuto era datato a circa 50 Ma, sapeva volare ed era già “predisposto” alla “Smettila di volare di notte... non ti sei ancora evoluto!!” PALEOITALIA 43 Paleo news ecolocalizzazione; quindi è probabile che questo carattere venne acquisito come risposta all’aumento degli uccelli predatori intorno ai 60-50 milioni di anni fa. La notizia è apparsa sulla rivista Nature del 13 febbraio scorso. UNA RANA GIGANTE DEL CRETACEO Il paleontologo David Krause dell’Università di Stony Brook (New York), iniziò già più di dieci anni fa a raccogliere frammenti di ossa in Madagascar che solo recentemente la ricercatrice Susan Evans dell’Università College di Londra, esperta di anfibi, ha riconosciuto appartenere a una nuova specie di rana vissuta 70 M.a. La Evans, coautrice dell’articolo sul nuovo ritrovamento, de- scrive questa rana come un animale decisamente…”intimidatorio”, in considerazione delle dimensioni: oltre 40 cm di lunghezza e del peso approssimativo di quasi 5 kg. Considerate le dimensioni è probabile che questo anfibio fosse un cacciatore attivo e con un “temperamento” decisamente molto aggressivo. Il nuovo fossile, denominato Beelzebufo ampigna, era due o tre volte più grande degli odierni ceratophyrini, un gruppo di rane del Sud America. Questo animale aveva uno scudo protettivo e una grande bocca dotata di un vigoroso morso forse per catturare i piccoli di dinosauri appena usciti dall’uovo. La scoperta è stata riportata sul numero del 18 febbraio dei Proceedings of the National Academy of Sciences. PALEOITALIA 44 Paleolibreria a cura di Annalisa Ferretti [email protected] Ritorna in questo numero Paleolibreria, e con il format che preferisco, ossia una sorta di “bancarella” libraria in cui vari autori italiani ci parlano in prima persona delle loro opere più recenti. Alcuni di questi lavori, forse, li avete già visti in libreria, per altri, invece, spero che proprio le pagine della rubrica rappresentino una efficace modalità di divulgazione e di stimolo conoscitivo. Come sempre, e di nuovo, buona lettura a tutti. Animali impagliati e altre memorie. Ricordi di un direttore di museo con note di museologia, di Giovanni Pinna; Jaca Book, Milano, 2006, 239 pp., 21 €. [Giovanni Pinna] Siamo, come è noto, in un periodo di grande attenzione verso i musei; le loro attività e le novità che propongono sono portate con sempre maggior frequenza all’attenzione del pubblico, mentre giornali specializzati e convegni ospitano discussioni sul ruolo di queste istituzioni, generando fratture fra i fautori di un loro impegno esclusivamente sociale e culturale e fra coloro che le ritengono potenziali produttrici di benefici economici per la comunità. Questo dibattito sui musei avviene solitamente al di fuori delle loro mura, alimentato da persone che non sempre hanno esperienza nella gestione diretta di uno di questi istituti -difetto comune anche alla maggior parte di coloro che insegnano la museologia-, il che, per forza di cose, relega le discussioni nel campo dell’astrazione. In questi ultimi anni il desiderio di controbilanciare questo approccio teorico, e spesso poco professionale all’istituzione museale, ha spinto alcuni direttori di museo a dare alle stampe le proprie esperienze, nella speranza di far comprendere al pubblico i complessi meccanismi organizzativi e culturali che si intrecciano nella gestione di un museo complesso: lo hanno fatto per esempio Michel Laclotte che è stato per anni direttore del Louvre e Keith S. Thompson che fu direttore del Peabody Museum of Natural History. Io ho passato al Museo di Storia Naturale di Milano praticamente tutta la mia vita: vi entrai nel 1964 come conservatore di paleontologia e ne divenni direttore nel 1981, per lasciarlo definitivamente nel 1996, oppresso, ma so- PALEOITALIA 45 prattutto deluso, da una pubblica amministrazione che era divenuta ormai bravissima a rendere difficili le cose facili. Nonostante ciò gli anni passati al museo furono un’avventura straordinaria che ho voluto raccontare in questa mia autobiografia, non con l’intento di proporre un’agiografica descrizione delle mie attività o, ancor meno, delle mie realizzazioni in campo museale e scientifico, ma per illustrare i meccanismi organizzativi e i legami culturali che misi in atto per realizzare, come direttore, un totale rinnovamento formale e sostanziale dell’istituto, e per portarlo ad essere considerato nuovamente –dopo la tragica distruzione bellica- uno dei maggiori musei naturalistici europei. Il libro non è quindi solo un racconto autobiografico, ma si configura anche come una sorta di trattato di museologia. Esso si apre con una prima breve parte dedicata alla mia attività come responsabile della sezione paleontologica del museo, ai miei studi scientifici (fra cui la scoperta del Fossillagerstätte di Osteno e della classe Tylacocephala, la riapertura degli scavi a Besano, gli studi sui rettili placodonti, ecc.) e alla mia attività museologica (soprattutto il riordino e l’incremento delle collezioni, il rinnovamento delle esposizioni), cui segue una seconda parte che io ritengo senza dubbio la più interessante. Qui ho voluto spiegare come tutto il rinnovamento del museo milanese partì dalla mia convinzione che il museo dovesse superare l’aspetto classificatorio per crearsi una propria cultura, una propria visione del mondo, senza paura di configgere con altre culture. La creazione di una originale interpretazione della natura e delle sue dinamiche, realizzata attraverso l’impulso agli studi scientifici e a stretti, seppur a volte burrascosi, rapporti con la comunità scientifica nazionale e internazionale, la necessità di una profonda conoscenza dell’ambiente sociale e di superare la barriera fra le due culture sono alcune delle tappe che permisero, pur in anni non ricchi, di allargare l’attività del museo in ogni settore, dalle collezioni scientifiche, alle esposizioni, dalle pubblicazioni all’attività educativa, dai laboratori al personale scientifico e tecnico, raccogliendo così l’affetto dei cittadini milanesi e solleticando costantemente la curiosa attenzione dei media. Vertebrati fossili del Friuli - 450 milioni di anni di evoluzione, di Fabio Marco Dalla Vecchia; Edizioni del Museo Friulano di Storia Naturale, Udine, 2008, rilegato, 304 pp., 279 immagini a colori, 20 €. [Fabio Marco Dalla Vecchia] Poche regioni in Europa possono vantare una successione stratigrafica continua nel tempo come quella del Friuli: nelle rocce friulane sono testimoniati oltre 450 milioni di anni di evoluzione del paesaggio e degli organismi che popolavano la zona. Resti fossili dei vertebrati – gli animali muniti di cranio e colonna vertebrale - sono distribuiti al- 46 PALEOITALIA l’interno di questa successione a partire dall’Ordoviciano Superiore (con i microreperti chiamati conodonti) fino all’Olocene, vale a dire, fino ad oggi, con le faune a mammiferi ed uccelli che ci sono famigliari. Alcune località fossilifere friulane erano note già nella seconda metà del XIX secolo. Tra queste la più famosa, grazie agli studi dei paleontologi di lingua tedesca, è quella conosciuta con il nome di Raibl (oggi Cave del Predil) che, per quanto riguarda i vertebrati, ha fornito prevalentemente pesci ossei marini. Negli ultimi trent’anni, grazie all’opera di appassionati e studiosi, nonché all’attività del Museo Friulano di Storia Naturale di Udine, è stata raccolta una gran quantità di nuovi reperti in numerose località del Friuli. Inoltre, sono stati scoperti alcuni siti paleontologici di estrema importanza scientifica. La piccola regione all’angolo nord-orientale dell’Italia si è inaspettatamente rivelata una significativa fonte di informazioni sull’evoluzione dei vertebrati. Le pubblicazioni dedicate ai vertebrati fossili friulani negli ultimi 25 anni sono state più numerose di quelle dei precedenti 150 anni complessivamente. Le novità più significative riguardano certamente reperti e siti del Triassico. I fossili norici dell’Alta Valle del Tagliamento, quelli carnici di Fusea presso Tolmezzo e di Dogna nel Canal del Ferro hanno fatto conoscere la regione agli specialisti mondiali e, in qualche caso, sono entrati a far parte dei libri di testo. Tuttavia, mancava finora una summa dei dati disponibili sui vertebrati fossili friulani. Alcuni siti non erano nemmeno mai stati menzionati in un’opera a stampa e la loro esistenza era testimoniata solo dai reperti custoditi nei cassetti dei musei. Non c’era una pubblicazione che, pur con rigore scientifico, permettesse di avvicinarsi a questo affascinante argomento anche a chi non ha una preparazione specifica. Questa lacuna è stata colmata dal volume n. 50 “Vertebrati fossili del Friuli – 450 milioni di anni di evoluzione” edito dal Museo Friulano di Storia Naturale, che continua l’ormai decennale opera di divulgazione scientifica dell’istituzione udinese. L’intento del volume è di mettere in evidenza il significato dei vertebrati fossili friulani e la loro corrispondenza con il processo evolutivo che si svolgeva contemporaneamente nel resto del pianeta. I reperti sono descritti insieme alle unità rocciose in cui sono stati rinvenuti e agli ambienti che esse rappresentano, seguendo un ordine cronologico e secondo giacimenti o aree di provenienza. A partire dai vertebrati paleozoici (resti di pesci dall’Ordoviciano Superiore al Permiano, impronte di tetrapodi del Carbonifero e del Permiano), il volume percorre la storia geologica e biologica del Friuli, soffermandosi in particolare sui siti del Triassico, i più importanti per diversità e ricchezza. Grande spazio quindi ai reperti anisici della Val Aupa (Tanystropheus, Rauisuchi, notosauroidi, placodonti), a quelli carnici di Fusea (denti di condritti, osteitti e rettili arcosauri, ossa di dipnoi, placodonti, notosauroidi, Tanystropheus), Raibl/Cave del Predil e Dogna (condritti, osteitti, placodonti, eusaurotterigi inclusa la nuova, grande specie Bobosaurus forojuliensis, PALEOITALIA 47 nonché impronte di locomozione e “nidi” di rettili crurotarsi), sino ai noti siti norici di Preone e dintorni con i suoi pesci e rettili (Megalancosaurus, Langobardisaurus, Preondactylus ed Eudimorphodon) e alle impronte di dinosauro del Parco delle Dolomiti Friulane. Oltre gli importanti siti triassici, il libro ci fa scoprire l’esistenza di dinosauri e ittiofaune del Cretacico, di selaci, odontoceti e del piccolo tragulide nel Miocene, delle piste di mammiferi alla sommità del colle di Osoppo e delle associazioni di mammiferi pleistocenici (sono escluse le faune oloceniche) nelle grotte prealpine. Il lungo viaggio attraverso il quale l’autore ci accompagna con uno stile piacevole unito ad una grande messe di dati e di informazioni, è completato da una ricchissima iconografia nella quale spiccano le accurate ricostruzioni degli animali realizzate da Lukas Panzarin. Con questo volume il Museo Friulano di Storia Naturale, attentamente diretto da Carlo Morandini, ci fornisce un altro esempio di quanto è importante il contributo che i musei naturalistici possono dare alla ricerca scientifica ed alla diffusione della conoscenza del territorio. Il prezzo di vendita è di 20 € ed il volume è disponibile presso: Museo Friulano di Storia Naturale, Via Marangoni 39-41 - I-33100 Udine tel. 0432/584711 - e-mail: [email protected] Polvere nel mare del tempo. Una balena a Badia a Settimo, di Simone Casati; La Tipolito, San Mauro (Firenze), 2006, 60 pp. [Simone Casati] L’importante non è come iniziano le cose…. polvere nel mare del tempo potrebbe sembrare la storia del classico colpo di fortuna che premia il protagonista del racconto portandolo, passo dopo passo, al ritrovamento di uno dei cetacei fossili più completi mai scoperti. Il libro, frutto di oltre 5 anni di una costante passione, evidenzia e spiega soprattutto cosa è avvenuto dopo la scoperta del fossile, mostrandoci come l’applicazione e la perseveranza, uniti a una buona dose di inventiva, hanno saputo far riemergere dall’oscurità del tempo un maestoso gigante del passato. L’autore inizia il percorso narrativo mostrandoci i suoi primi passi in una scienza al momento a lui sconosciuta e ci accompagna soffermandosi sul ritrovamento di alcune vertebre caudali di cetaceo risalenti a circa tre milioni di anni fa in una cava nei pressi di Castelfiorentino. Grazie alla scorrevolezza del testo, Casati riesce a coinvolgere a tal punto da far appassionare anche coloro che non hanno mai avuto niente a che fare con i fossili e la Paleontologia. Nei sette capitoli viene descritto con ritmo incalzante e dovizia di particolari ogni minimo dettaglio sin da 48 PALEOITALIA quando niente poteva far pensare all’importanza del ritrovamento. Successivamente l’autore prende per mano il lettore e lo trasporta in una atmosfera che lascia percepire non solo l’odore dello scavo, ma anche le difficoltà incontrate nel riportare alla luce uno scheletro di 10 metri totalmente ingoiato all’interno di una collina argillosa. Il lungo e articolato percorso, intervallato e scandito dalle stagioni, ha portato, a distanza di tre anni, alla conclusione di un recupero che ha segnato profondamente la vita di tutti coloro che hanno partecipato a questa impresa. Le oltre trenta fotografie a colori accompagnano lo scritto ed evidenziano le difficoltà incontrate nel riportare alla luce, pezzo dopo pezzo, uno scheletro completamente intrappolato nei sedimenti di origine marina. Con parole semplici l’autore riesce a far percepire e a mostrare tutti gli ostacoli incontrati durante lo scavo, la protezione delle ossa ed il trasporto del reperto fino alla collocazione attuale e dunque fino alla riuscita di questa piccola grande impresa. Si può infatti affermare che, dopo questa avventura, sia nato sul campo un nuovo modo di recuperare e raccontare un’esperienza che ha riportato in “vita” un reperto fossile che non ha eguali in tutto il mondo. Il risultato, frutto di un impegno certosino, è oggi visibile presso il piccolo museo di Badia a Settimo Scandicci e offre la possibilità di apprezzare e capire, grazie alle pagine del libro, come un gruppo di uomini non ha dato importanza a come sia nata questa esperienza…. ma come con grande determinazione ha deciso di finirla! Il prezzo di vendita è di 5 € (più spese di spedizione) ed il volume è disponibile, su richiesta, contattando il: Gruppo A.V.I.S. Mineralogia Paleontologia Scandicci (G.A.M.P.S.); P.za V. Veneto 1 - Badia a Settimo; 50018 Scandicci (Firenze). www.gamps.it Tel. 055 7224141 Piccola Guida alla divulgazione della Paleontologia, di Antonella Cinzia Marra; Aracne Editrice, Roma, 2007, spillato, 29 pp., 5 €. [Antonella Cinzia Marra] Noi tutti dobbiamo impegnarci a recuperare la divulgazione della Scienza come una tradizione intellettuale onorevole (S. J. Gould, 1991, “Bravo Brontosauro”). Questa breve guida è una modesta risposta all’appello del compianto Stephen Jay Gould, che dalle sue opere richiamava la comunità scientifica a non giudicare la divulgazione come una sotto-produzione. E’ evidente che divulgare la paleontologia non significa solamente trasmettere conoscenze ma soprattutto informare la società del ruolo e delle attività dei paleontologi. La piccola guida propone un’analisi dei metodi di trasmissione delle conoscenze nell’ambito scientifico ed in quello divulgativo. Vengono così PALEOITALIA 49 evidenziate le tecniche e le strategie di comunicazione che consentono di trasferire le scoperte della paleontologia dalla letteratura scientifica alla società. Nella prima parte si descrivono le caratteristiche della pubblicistica scientifica per gli “addetti ai lavori”; nella seconda parte si individuano strategie di trasmissione delle conoscenze paleontologiche alla società, attraverso l’analisi di opere divulgative, sia in forma di articoli e saggi che in forma di romanzi, documentari, film di science-fiction. La guida è diretta ai paleontologi che desiderano rispondere alla crescente domanda dei mass-media. Divulgare l’esito delle proprie ricerche in modo efficace è anche un mezzo che i paleontologi hanno per acquistare visibilità e attrarre fondi. UN VOLUME SPECIALE DEDICATO AL PROF. MARCO TONGIORGI Questo volume tematico incentrato principalmente sulla palinologia e micropaleontologia del Paleozoico è in fase di pubblicazione dalla Revue de Micropaléontologie, rivista scientifica a diffusione internazionale con sede a Parigi, in occasione del ritiro dalle attività accademiche di Marco Tongiorgi, Professore in Paleontologia e Stratigrafia all’Università di Pisa. Il volume è composto dai primi due fascicoli del 2008 della R.d.M. ed è il risultato di un lungo lavoro che ha visti impegnati una ventina di specialisti di livello internazionale, autori di 9 articoli scientifici. Il lavoro di organizzazione ed edizione scientifica è stato coordinato da Marco Vecoli, ex-studente di Marco Tongiorgi, ora ricercatore al CNRS Francese, che ha agito da editore invitato della Revue de Micropaléontologie per questo progetto. Il volume è inteso per un pubblico di specialisti nel settore della micropaleontologia e palinologia del Paleozoico. Gli articoli riguardano argomenti che vanno dall’evoluzione del fitoplancton oceanico nel Paleozoico, alla biostratigrafia a conodonti del Devono-Carbonifero della Sardegna, alla tassonomia e biostratigrafia degli acritarchi in località dell’Australia e del Nord America, fino alla scoperta di microfossili enigmatici nel Siluriano delle Alpi Carniche, solo per citare alcuni degli argomenti trattati. Il volume si apre con un omaggio a Marco Tongiorgi, che ripercorre non solo la sua attività accademica, ma anche i fatti più salienti della sua vita personale, anche attraverso il racconto di diversi aneddoti. Questo articolo è stato scritto principalmente dall’amico e collega Geoffrey Playford dell’Università del Queensland (Australia) con l’aiuto prezioso di Enrico Tongiorgi, figlio del Professore che ha gentilmente accettato di collaborare a questa iniziativa, fornendo preziose informazioni. Il volume speciale può essere consultato on line sul sito della Revue de Micropaléontologie (http://www.sciencedirect.com/science/journal/ 00351598), dove gli abstracts degli articoli possono essere visionati gratuitamente. Marco Vecoli PALEOITALIA 50 Agenda Convegni e Congressi Società Paleontologica Italiana Università di Roma “La Sapienza” I fossili come memoria della terra e della vita: prospettive e problemi 6-7 giugno 2008 Roma http://spi.unimo.it Alba e tramonto della crisi messiniana 10-11 ottobre 2008 Alba (CN) http://www.dst.unito.it/convmessiniano Società Geologica Italiana xx riunione estiva della Società Geologica Italiana Società Paleontologica Italiana Giornate di Paleontologia 2008 9-12 settembre 2008 Siena http://www.unisi.it/eventi/simspi 15-17 settembre 2008 Sassari http://www.socgeol2008.org Euromam 2008 16-21 settembre 2008 Sardegna http://www.euromam.cnr.it Vedere la finestra a pag. xx Università di Catania - Facoltà di Scienze From Thetys to Meditherranean a journey of geological discovery 3-5 giugno 2008 Catania http://www3.unict.it/psmfn/convegno/ index.html Workshop on Triassic palaeoclimatology 3-6 giugno 2008 Bolzano http://trias.geodoomiti.net PALEOITALIA Società Italiana di Biogeografia 37° Congresso della S.I.B. 7-10 ottobre 2008 Catania http://www.37sibsicilia.net/home.html Vedere la finestra a pag. xx Subcommision on Silurian Stratigraphy Time and Life in the Silurian: 51 Mostre Coralli e sirenidi a Sassello 28 milioni di ani fa fino al 29 giugno 2008 Genova Museo di Storia Naturale “G. Doria” via Brigata Liguria 9 Vedere la finestra a pag. xx a multidisciplinary approach 4-11 giugno 2009 Sardegna http://www.unica.it/silurian2009 e-mail: [email protected] Subcommission on Neogene Stratigraphy Earth System Evolution and the Meditherranean area from 23Ma to present Geodiversità fino al 17 agosto 2008 Bergamo Museo Civico di Scienze Naturali “E. Caffi” piazza Cittadella 10 2-6 settembre 2009 Napoli http://www.geomare.na.cnr.it/ RCMNS.html Università di Bologna Museo Giovanni Capellini Diplodocus carnigei a Bologna 1909-2009 28-29 settembre 2009 Bologna http://www.museocapellini.org Vedere la finestra a pag. xx La Scimmia nuda Storia naturale dell’umanità fino al 23 settembre 2008 Udine Museo Friulano di Storia Naturale ex-chiesa di S.Francesco PALEOITALIA 52 GIORNATE DI PALEONTOLOGIA 2008 Siena 9-12 settembre 2008 Dal 9 al 12 settembre del 2008 l’Accademia dei Fisiocritici di Siena, una delle più antiche istituzioni scientifiche del nostro Paese, ospiterà nella sua sede l’VIII edizione delle “Giornate di Paleontologia” organizzata dalla Società Paleontologica Italiana. L’incontro fra quest’ultima e l’Accademia senese, che si realizza per la prima volta, è motivato principalmente dalla celebrazione del bicentenario della morte dell’abate camaldolese Ambrogio Soldani (Pratovecchio, 1736 – Siena, 1808). Questo illustre studioso, già segretario dell’Accademia, può essere considerato padre fondatore della Micropaleontologia per le sue opere Saggio orittografico e Testaceographiae ac Zoophytogeographiae parvae et microscopicae. La ricorrenza, quindi, offre lo spunto per un’edizione delle “Giornate di Paleontologia” che ci auguriamo presenti, accanto ai tradizionali aspetti scientifici ed alla qualificazione della disciplina come risorsa culturale del territorio, contributi significativi in campo micropaleontologico. Per informazioni: Roberto Mazzei, Roberto Fondi Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze della Terra, Via Laterina, 8 53100 Siena Sito web: http://www.unisi.it/eventi/simspi GLI INDIRIZZI ELETTRONICI DELLA S.P.I. Bollettino della Società Paleontologica Italiana PaleoItalia Biblioteca Tesoreria Segretario [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] ... E QUELLI DEI CURATORI DELLE RUBRICHE DI PALEOITALIA Notizie Italiane PaleoNews PaleoLibri [email protected] [email protected] [email protected] PaleoLex Paleoweb Agenda [email protected] [email protected] [email protected] PALEOITALIA 53 EuroMam 2008 Sardegna 13-18 settembre 2008 Il Convegno/Field trip EuroMam 2008 sarà dedicato ad attività di studio di giacimenti fossiliferi a mammiferi e coinvolgerà numerosi ricercatori provenienti da diverse nazioni. Si tratta generalmente di uno scambio di conoscenze in itinere su varie tematiche e coinvolge anche sedimentologi e geologi. Si prevede inoltre un seminario riguardante la salvaguardia del patrimonio Geo-Paleontologico che si svolgerà presso la Grande Miniera di Serbariu a Carbonia. Per ulteriori informazioni sul programma e sui siti oggetto dell’escursione contattare: Fabio Fanelli, Gian Luigi Pillola: Dipartimento di Scienze della Terra via Trentino 51, 09127 Cagliari. e-mail: [email protected], [email protected] Maria Rita Palombo: Dipartimento di Scienze della Terra - CNR, Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria Piazzale Aldo Moro, 5 - 00185 Roma. e-mail: [email protected] Sito web: http://www.euromam.cnr.it 37° congresso annuale della Società Italiana di Biogeografia Catania 10 ottobre 2008 Il tema è “Biodiversità e Biogeografia della Sicilia” con articolazione nelle seguenti tematiche interdisciplinari: 1. Biodiversità e Biogeografia; 2. Specie endemiche e relitte; 3. Influenza antropica e specie aliene; 4. Conservazione della Biodiversità. Per la sua evoluzione paleogeografica, la sua insularità e la sua collocazione, la Sicilia rappresenta un’area di primario interesse per le distribuzioni biogeografiche di faune e flore dell’ambito del Mediterraneo. Gli organizzatori auspicano ampia partecipazione di ricercatori che operano in ambito terrestre e marino ed anche da parte di paleontologi, geologi e paleogeografi le cui ricerche possono contribuire ad una sempre migliore comprensione dei cambiamenti faunistici e floristici in atto o verificatisi nel recente passato. Il convegno prevede relazioni ad invito su argomenti di interesse generale e la presentazione di relazioni orali e poster, oltre ad un giorno di escursione. Iscrizioni, prenotazioni alberghiere ed abstract entro il 30 Giugno 2008. Gli articoli sottoposti saranno soggetti a referaggio e raccolti in un volume della rivista Biogeografia. Per ulteriori informazioni contattare: [email protected] Sito web: http://www.37sibsicilia.net/home.html 54 PALEOITALIA Diplodocus carnegiei a Bologna 1909–2009 Nell’autunno del 2009, il Museo Geologico Giovanni Capellini di Bologna si appresta a celebrare il centenario della prima esposizione dello scheletro completo di Diplodocus carnegiei. Dono del magnate americano Andrew Carnegie, il magnifico calco in gesso giunse per la prima volta in Italia nel 1909, dopo che altre copie avevano arricchito le collezioni di Londra (1905), Berlino e Parigi (1908) e ancora oggi rappresenta il prestigio internazionale che la città di Bologna ed il suo Museo hanno storicamente rivestito. L’occasione speciale del Centenario del Diplodocus sembra propizia per la promozione internazionale della paleontologia e della geologia italiana, anche grazie alla collaborazione della Società Paleontologica Italiana e della FIST. Pertanto, siamo al lavoro per organizzare un congresso internazionale in due giornate sul tema: “Paleobiogeografia dei vertebrati e ponti continentali nella Tetide, Mesogea e Mar Mediterraneo” per le giornate del 28 e 29 settembre 2009. Il Congresso sarà articolato nelle seguenti sessioni organizzate in lezioni a invito, presentazioni verbali, e sessioni poster: - Evoluzione geodinamica dell’area circum-mediterranea - Ricostruzioni paleo(bio)geografiche e modelli di ponti continentali - Paleontologia dei vertebrati (terrestri e marini) - Antropologia A corollario dell’evento, il Museo Giovanni Capellini si propone infine di ospitare per il periodo 6 Settembre – 31 Dicembre 2009 (previa collaborazione dei responsabili dei reperti originali), una mostra sui Dinosauri Italiani, per la prima volta riuniti in un’unica esposizione. L’occasione vedrà infine non solo un nuovo allestimento della sala e dello scheletro del Diplodocus, ma anche l’arricchimento delle collezioni e delle esposizioni presenti nel museo. Comitato Organizzatore: Federico Fanti, Maria Cristina Perri, Marco Taviani, Gian Battista Vai Per maggiori informazioni e registrazione visitare http://www.museocapellini.org o contattare Dr. Federico Fanti, Dip. Scienze della Terra e Geologiche Ambientali Università di Bologna – Alma Mater Studiorum Via Zamboni 67, I-40127 Bologna, Italy Tel +39 051 2094565 fax +39 2094522 e-mail [email protected] PALEOITALIA 55 UNA MOSTRA SUI CORALLI OLIGOCENICI DI SASSELLO NELL’ENTROTERRA SAVONESE Coralli e Sirenidi a Sassello 28 milioni di anni fa 28 marzo – 29 giugno 2008 Genova Museo di Storia Naturale “G. Doria” Nell’ambito del Bacino Terziario Piemontese la zona di Sassello (località Maddalena-Ponte Prina) assume una particolare importanza per la presenza di uno dei giacimenti più ricchi di corallofaune oligoceniche. Sono presenti inoltre alghe calcaree rosse (Corallinales), Macroforaminiferi, Molluschi e alcuni resti di vertebrati (Sirenidi, Squali). I coralli, rappresentati soprattutto da colonie massive, spesso in posizione di vita, testimoniano, unitamente col resto dell’associazione, l’esistenza di un ambiente di mare tropicale poco profondo confrontabile con attuali ambienti di scogliera madreporica. La successione del sito di Maddalena documenta chiaramente lo sviluppo della trasgressione oligocenica con il passaggio dai primi episodi di colonizzazione delle serpentiniti del substrato al successivo più rigoglioso sviluppo delle colonie coralline. I coralli di Maddalena sono legati alla figura di Don Deogratias Perrando, parroco di Stella S. Giustina dal 1857 al 1889, appassionato naturalista, amico e guida di geologi e paleontologi come L. Pareto, E. Sismonda, G. Michelotti, T. Taramelli e, soprattutto, A. Issel. Da questa località provengono importanti collezioni: la Collezione Prever-Perrando del Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse dell’Università di Genova e la Collezione Michelotti del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università “La Sapienza” di Roma. La presenza di questa notevole emergenza paleontologica rappresenta uno dei punti più importanti del Parco del Beigua - Beigua Geopark, territorio riconosciuto a livello internazionale come Geoparco Europeo e Mondiale sotto l’egida dell’UNESCO. La mostra vuole portare un contributo alla diffusione della cultura geologica e in particolare alla conoscenza del patrimonio geo-paleontologico del territorio ligure. Oltre a pannelli esplicativi verranno esposti esemplari tra i più significativi delle collezioni del Dip.Te.Ris. La mostra, frutto della collaborazione tra l’Ente Parco del Beigua, il Dip.Te.Ris. - Università di Genova e il Museo di Storia Naturale “G. Doria”, è allestita nella Sala di Paleontologia del Museo Civico di Storia Naturale “G. Doria”, via Brigata Liguria, 9 - Genova. Orari di apertura martedì-venerdì sabato-domenica lunedì chiuso 9,00-19,00 10,00-19,00 56 PALEOITALIA ELENCO ALFABETICO DEI SOCI al 31 dicembre 2006 I soci sono pregati di controllare i loro indirizzi di posta elettronica e di segnalare eventuali errori e/o omissioni inviando un messaggio di posta elettronica alla Segreteria ([email protected]) e alla Tesoreria ([email protected]) della Società. Grazie per la collaborazione ABBAZZI Laura; Viale Alessandro Volta 43; 50131 Firenze; [email protected] ACADEMIA SINICA (Library) - Nanjiing Institute of Geology and Paleontology; Chi Ming Ssu; 210008 Nanjing; Cina ACCORNERO Gualtiero; Via Sempione 256; 10154 Torino; [email protected] ACQUISITION UNIT (DSC-AO); British Library; Boston Spa; LS23 7BQ Wetherby -W Yorks; United Kingdom AGOSTI don Guido; Via D. Zeffirino Iodi 2; 42100 Reggio Emilia A G O S T I N E L L I Giorgio; c/o SITEP E&P; Piazza dell’Indipendenza 11b; 00185 Roma; [email protected] AGOSTINI Silvano; Soprintendenza Archeologica- Serv.Geol.Pal.; Via dei Tintori 1; 66100 Chieti; [email protected] ALBANI Roberto; Dipartimento di Scienze della Terra; Via S.Maria 53; 56126 Pisa; [email protected] ALDRIDGE Richard J.; Deparment of Geology, University of Leicester; LE1 7RH Leicester, Gran Bretagna; [email protected] ALLASINAZ Andrea; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Accademia delle Scienze 5; 10123 Torino; [email protected] ALTAMURA Sara;Via di Santa Angela Merici 70; 00100Roma; [email protected] ANDREOLI Giovanni; Via Fonda 111; 41053 Maranello (Mo) A NGELELLI Francesco; Dipartimento Servizi Tecnici Nazionali; Via Curtatone 3; 00185 Roma; [email protected] ANGELONE Chiara; Via Berengario 11 A; 00162 Roma; [email protected] ANGIOLINI Lucia; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano; [email protected] APAT BIBLIOTECA; Dip. Att. Bibl. Docum e Inform.; via Cuertatone 3; 00185 Roma. ARBULLA Deborah; Via S. Marco 51; 34100 Trieste; [email protected] ARCA Marisa; Via Logudoro 10; 08025 Oliena (Nu) ARENA Concetto; Via Gianforma 32; 97010 Frigintini (Rg); [email protected] ARGENTI Patrizia; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Università 1; 06100 Perugia; [email protected] ARMELLINI Antonio; Via Mazzini 21; 33017 Tarcento (UD); [email protected] ASIOLI Gabriele; Via Martiri della Libertà 203D; 48024 Massalombarda (Ra) ASSOCIAZIONE ONLUS G.E.A; Piazza Farinata degli Uberti 8; 50053 Empoli (Fi) A SSOCIAZIONE N OVA E XPRESS , M USEO G. P ALLINI ; via Pescara 242; 33013 Chieti Scalo (Ch); [email protected] ASSOCIAZIONE PALEONTOLOGICA MICHELE GORTANI; Villa Comunale; Via Seminario 5; 30026 Portogruaro (Ve) ASTRACEDI Marco; Via G. D’Annunzio 11, fraz. S. Biagio; 60027 Osimo (An) [email protected] AVANZINI Marco; Museo Tridentino di Scienze Naturali; Via Calepina 14; 38100 Trento; [email protected] AZZAROLI Augusto; Dipartimento di Scienze della Terra; Via G. La Pira 4; 50121 Firenze; BACCHI Manuele; Via Alessandro Volta 149; 50131 Firenze; [email protected] BADODI Andrea; Via Vincenzo Ferrari 2/1; 42100 Reggio Emilia BAGLIONI Francesco; Via G. Ricci Curbastro 56; 00149 Roma BAGNOLI Gabriella; Dipartimento Scienze della Terra; Via S. Maria 53; 56126 Pisa; [email protected] BALESTRAZZI Eugenio; Via Mossi 30; 27100 Pavia; [email protected] BALINI Marco; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano; [email protected] BARATTOLO Filippo; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli; [email protected] BARBERA Carmela; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli; [email protected] BARBIERI Roberto; Dip. di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali; Via Zamboni 67; 40126 Bologna; [email protected] BARBIERI Ugo; Via Achille Papa 20; 25100 Brescia; [email protected] PALEOITALIA 57 BARDAZZI Stefania; Via Giampaolo Orsini 28; 50126 Firenze BARRA Diana; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli BARTOLI Omar;Via Pini 9; 06122 Bagnolo in Piano (RE) BARTOLUCCI Stefano; Via Etruria 12; 06018 Trestina (Pg); [email protected] BASSI Davide; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Saragat 1; 44100 Ferrara; [email protected] B ASSO Daniela; Dipartimento di Scienze Geologiche; Piazza della Scienza 4; 20126 Milano; [email protected] BAYERISCHES LANDESAMT FÜR UMWELT, Bibliothek (Geol); Hans-Hogn-strasse 12; D-95030 Hof, Germany BEI Domenico; c/o Museo dei Fossili e dei Minerali di M. Nerone; Via XX Settembre; 61042 Apecchio (Pu) BELGISCHE VERENIGING VOOR PALEONTOLOGIE; c/o Kristiaan Hoedemarkers; Minervastraat 23; B- 2640 Morstel, Belgio BELLAGAMBA Mariella; Via B. Sforza 49; 61029 Urbino (Pu) BELLOMI Alessandro; c/o SIAP INTERNATIONAL SRL; Via Chiossetto 18; 20122 Milano BELLOMO Ernesto; Via Boner 49; 98121 Messina BENEDETTI ANDREA; Largo S. Angelo 6; 00019 Tivoli (Rm); [email protected] BENETTI Attilio; Via Covolo 1; 37030 Velo Veronese (Vr) BENETTI Giuseppe; Via Montini 11; 25062 Concesio (Bs); [email protected] BERGAKADEMIE BIBLIOTHEK; Agricolastrasse 10; D-09599 Freiberg; Germania BERGAMIN Luisa; Via Duchessa di Galliera 76/19; 00151 Roma; [email protected] BERNARDELLI Maurizio; Via L. Spallanzani 45; 41100 Modena BERNARDINI Ettore; Via Roma 108; 47025 Mercato Saraceno (Fc) BERNASCONI Maria Pia; Dipartimento di Scienze della Terra; Università della Calabria; 87036 Arcavacata Di Rende (Cs); [email protected] BERNASSOLA Francesca; Via della Colombella 115; 43039 Palestrina (RM); [email protected] BERNINI Fabrizio; Parco Fluviale Regionale dello Stirone; Via Loschi 5; 43039 Salsomaggiore Terme (Pr) BERTAMINI Roberto; Via A. Pacinotti 4/1; 16510 Genova BERTINI Claudio; Via Pedemontana 34; 06144 Vignale di Traversetolo (PR) BERTOIA Fabio; Via G.R. Fogliani 51; 42100Reggio Emilia; [email protected] BERTOLASO Luca; Via Manzotti 35; 42015 Correggio (Re); [email protected] BIBLIOTECA DEL DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Via Trentino 51; 09127 Cagliari BIBLIOTECA AREA TECNICO-SCIENTIFICA; Università della Calabria; Campus Arcavacata, Piazzale Chiodio/ Blocco 2; 87036 Arcavacata Di Rende (Cs) BIBLIOTECA CENTRALE; Università degli Studi, Fac. Scienze MM.FF.NN.; Nucleo S. Miniato, Via A. Moro 2; 53100 Siena BIBLIOTECA CIVICA; Via Museo 12; 36061 Bassano Del Grappa (Vi) BIBLIOTECA GEOLOGIA-SCIENZE DELLA TERRA MILANO C/O LICOSA; Via Duca di Calabria 1/1; 50100 Firenze BIBLIOTECA GEOMINERALOGICA; Via La Pira 4; 50100 Firenze BIBLIOTECA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI URBINO; Area Scientifica; Località Crocicchia; 61029 Urbino BIBLIOTECA UNIVERSITAT DE BARCELONA; Secciò de Geologia; Marti i Franques s/n.; E-08028 Barcelona; Spain BIBLIOTHEQUE DE L’UNIVERSITÉ DE BOURGOGNE; Section Sciences Economie; 6 rue Sully; F-21000 Dijon; France BILLIA Emmanuel M.E.; Via Bacchiglione 3; 00199 Roma; [email protected] BITONDO Francesca; Via Vestina 352; 65016 Montesilvano (PE); [email protected] BIZZARINI Fabrizio; Cannaregio 1269/A; 30121 Venezia BONCI Maria Cristina; Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse; Corso Europa 26; 16132 Genova; [email protected] BONETTO Alessio; Via dei Ciclamini 1; 30030 Oriago di Mira (VE); [email protected] BONFIGLIO Laura; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Sperone 31; 98166 S. Agata Di Messina; [email protected] BOSELLINI Francesca; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico; Via Università 4; 41100 Modena; [email protected] BOSSIO Alessandro; Dipartimento di Scienze della Terra; Via S. Maria 53; 56126 Pisa; [email protected] BOTTAZZI Alberto; Via Schubert 2; 36078 Valdagno (Vi) BOTTINO Cecilia; Via Garigliano 72; 00198 Roma; [email protected] BOVE FORGIOT Lisa; Via Roma 4; 10010 Alice Superiore (To); [email protected] BRAGA Gian Pietro; C.P. 793; 35122 Padova Centro; [email protected] BRANCALE Giuseppe; Via Pittoni 16; 34100 Trieste; [email protected] BRESSAN David; Via Himmelreichstrasse 6; 39031 Brunico (Bz) BRIGUGLIO Antonino; Department o Palaeontology, Geocenter; Althanstrasse14; A-1090 Vienna, Austria; [email protected] BRUNETTI Mauro; Via 28 Settembre 1944, n. 2; 40040 Rioveggio (Bo); [email protected] BUCCHERI Giuseppe; Dipartimento di Geologia e Geodesia; Corso Tukory 131; 90134 Palermo 58 PALEOITALIA BUELLI Federico; Via G. Pascoli 17; 24060 Telgate (BG); [email protected] BUNDESANSTALT F. GEOWISSENSCHAFTEN & ROHSTOFFE; Bibliothek; Stilleweg 2 - Postf. 510153; D-30655 Hannover; Germania BURATTI Helmuth; Viale Druso 335/c int.7; 39100 Bolzano BURGI Cosimo; Via Sturzo 14; 75100 Matera; [email protected] BUSULINI Alessandra; Via Cà Rossa 117/3; 30174 Mestre (Ve); [email protected] CACCAMO Giuseppe; Via S.Assemani 92; 00125 Acilia (Roma); [email protected] CALZADA S.; Museo Geologico del Seminario; C/Diputacion 231; E-08028 Barcellona 7; Spagna CANZONERI Vincenzo; Via Floreastano Pepe 6; 90139 Palermo; [email protected] CAPPELLI Pierfrancesco; Via A. da Sangallo 4; 37138 Verona CARACAUSI Sandro; Via Verdi 5; 90030 Altofonte (Pa); [email protected] CARAMIELLO Salvatore; Sovrintendenza Archeologica, Via dei Tintori 1; 66100 Chieti CARBINI Enrico; Piazza Vittoria 20; 60036 Montecarotto (An) CARBONI M. Gabriella; Dip. Scienze della Terra, Università La Sapienza; P.le A. Moro 5; 00185 Roma; [email protected] CARCANO Maurizio; Via XX Settembre 65; 22026 Maslianico (Co); [email protected] CARNEVALE Giorgio; Dipartimento di Scienze della Terra; Via S: Maria 53; 56100 Pisa CARONE Giuseppe; Via Vittorio Veneto 5; 89861 Tropea (Vv); [email protected] CAROSI Michelangelo; Viale De Gasperi 35; 63039 S. Benedetto Del Tronto (Ap) CARTA Nicola; Via E. Lussu 21; 09040 Settimo San Pietro (Ca); [email protected] CASALINI Brunella; Casella postale 12; 50014 Fiesole (Fi) CASALINI Dorotea; c/o Casalini Libri; Via Benedetto da Maiano 3; 50014 Fiesole (Fi) CASALINI Francesco; Casella Postale 12; 50014 Fiesole (Fi) CASALINI Michele; c/o Casalini Libri; Via Benedetto da Maiano 3; 50014 Fiesole (Fi) CASALINI Simona; c/o Casalini Libri; Via Benedetto da Maiano 3; 50014 Fiesole (Fi) CASIERI Sara; Via Pietro Ubaldo Angeletti 58b; 00166 Roma; saracasieri@hotmail CASSARINO Giovanni Silvio; Via Carducci 139; 97100 Ragusa; [email protected] CAULI Luciano; Via G. Orosi 35; 57121 Livorno CAVALLARO Alberto; Via dell’Arcolaio 44/A; 50137 Firenze CECCA Fabrizio; Lab. de Micropaléontologie,Univ. Pierre et Marie Curie; - ParisVI, Case 104 - 4 Place Jussieux; F-75525 Paris Cedex 05; Francia; [email protected] C. Reg. per la Progettazione e il Restauro e le Scienze Naturali ed Applicate ai Beni Culturali; Via Cristoforo Colombo 52; 90142 Palermo CERATI Roberta; Via Rosselli 26; 21057 Olgiate Olona (Va); [email protected] CEREGATO Alessandro; Via Felsina 29; 40139 Bologna; [email protected] CERESIA Giuseppe; Via Guido Rossa 19; 90125 Palermo; binnenschiffer.libero.it CESTARI Riccardo; Via F. Lanciani 32; 48100 Ravenna CHECCONI Alessio; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Università 1; 06100 Perugia CHERCHI Antonietta; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected] CHIA Barbara; Via G. Parini 4; 09100 Serramanna (Ca) CHIARI Marco; C.N.R. - Istituto di Geoscienze e Georisorse; Via G. La Pira 4; 50121 Firenze; [email protected] CHIOCCHINI Maurizio; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Gentile III da Varano; 62032 Camerino CIAMPO Giuliano; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli CIMINELLI Francesco; Via dei Saraceni 7; 87012 Castrovillari (Cs) CIOPPI Elisabetta; Museo di Storia Naturale - Sez. Geol. e Paleont.; Via G. La Pira 4; 50121 Firenze; [email protected] CIRRONE Gaetano;Via Einaudi 6/A; 24055 Cologno al Serio (Bg) CITA SIRONI Bianca; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano COBIANCHI Miriam; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Ferrata 1; 27100 Pavia; [email protected] COCCIONI Rodolfo; Istituto di Geologia dell’Università; Campus Scientifico, Località Crocicchia; 61029 Urbino (Pu); [email protected] COMUNE DI GENOVA; Museo Storia Naturale; 16100 Genova COMUNE DI NOVARA; Servizio Beni Culturali-Musei; Via G. Ferrari 13, 28100 Novara CONTI Maria Alessandra; Dipartimento di Scienze della Terra, Università; La Sapienza, P.le Aldo Moro 5; 00185 Roma; [email protected] CONTI Stefano; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazzale S. Eufemia 19; 41100 Modena; [email protected] COPPA DE CASTRO Maria Grazia; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli; [email protected] COPPER Paul; Department of Earth Sciences, Laurentian University; P3E 2C6 Sudbury; Canada CORRADINI Carlo; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected] CORRADINI Domenico; Piazza Martiri Partigiani, 36; 41049 Sassuolo(Mo); [email protected] CORRIGA Maria Giovanna; Via dei Tulipani 21; 09047 Selargius (Ca); [email protected] COSANNI Nicola; Via della Repubblica 28B; 64029 Silvi Marina (Te); [email protected] PALEOITALIA 59 CROVATO Paolo; c/o Società Reggiana di Malacologia; Casella Postale 436; 80100 Napoli D’ALESSANDRO Assunta; Dipartimento di Geologia e Geofisica; Via E. Orabona 4; 70125 Bari D’ARPA Carolina; Via Regione Siciliana SE 702; 90129 Palermo D’ORAZI Porchetti Simone; Via Centuroni 27; 02100 Rieti DA PRATO Simone; Via Venezia 179; 55048 Torre del Lago (Lu); [email protected] DALLA VECCHIA Fabio Marco; Via Marche 33; 33100 Colloredo Di Prato (Ud); [email protected] DAVOLI Giovanni; Via Romana 10; 42020 Borzano Di Albinea (Re) DE BLASIO Fabio; Lillevannsveien 22D; 0788 Oslo; Norvegia DE BORTOLI Lorenzo; Dipartimento di Scienze della Terra, Via Valperga Caluso 35; 10125 Torino; [email protected] DE CAPOA Paola; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli; [email protected] DE CASTRO Piero; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli; [email protected] DE FIORIDO David; Località Santa Croce 579; 34100 Trieste DE TUONI Francesco; Via Galilei 1; 31027 Spresiano (Tv) DEL RIO Myriam; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected] DELFINO Massimo; Via San Grato 12; 10090 Romano Canavese (To); [email protected] DEZI Romano; Via Lauro Rossi 8; 62100 Macerata DHONDT Annie V.; Dept. Paleontology, Koninklijk BelgischInstituut voor Natuurwetenschappen; Vautierstr. 29; B-1000 Brussel; Belgio. DI BELLA Letizia; Via Nicolò Piccinni 25; 00100 Roma DI CANZIO Emanuele; Contrada Colle della Corte 10; 64020 Montepagano (Te); [email protected] DI CARLO Massimo; Viale della Serenissima 177; 00177 Roma; [email protected] DI CENCIO Andrea; Via Pescara 24 ; 66013 Chieti Scalo (Ch)I; [email protected] DI DONATO Valentino; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli DI GERONIMO Raffaella; Dip. Scienze Geol., Sez. Oceanologia-Paleoecologia; Corso Italia 55; 95129 Catania; [email protected] DI GIACOMO Giorgio; Via Giovanni Muriana 36; 97015 Modica (Rg) DI PRIZIO Giuseppe; Via Cesare Battisti 247; 70019 Triggiano (Ba); [email protected] DI STEFANO Agata; Via Cervo 42/A; 95024 Acireale (Ct); [email protected] DI STEFANO Giuseppe; Via Pomposa 11; 00142 Roma DIECI Giovanni; Via Moreali 214; 41100 Modena DIENI Iginio; Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica; Via Giotto 1; 35137 Padova; [email protected] DIPARTIMENTO DI GEOLOGIA E GEOFISICA; Campus Universitario; Via E. Orabona 4; 70125 Bari DIPARTIMENTO DI GEOLOGIA, PALEONTOLOGIA E GEOFISICA; Via Giotto 1; 35137 Padova DIPARTIMENTO DEL MUSEO DI PALEOBIOLOGIA E DELL’ORTO BOTANICO; Via Università 4; 41100 Modena DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Via S. Maria 53; 56126 Pisa DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Università “La Sapienza”; Piazzale Aldo Moro 5; 00185 Roma DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Biblioteca R. Malaroda; Via Valperga Caluso 35; 10125 Torino DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Biblioteca, Sig.ra Giovanna Cricchi; Piazza dell’Università; 06123 Perugia DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Parco Area delle Scienze 157/A; 43100 Parma DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Biblioteca; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE; Università di Roma 3; Largo S. Leonardo Murialdo 1; 00146 Roma DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE; Sezione di Oceanologia e Paleoecologia; Corso Italia 57; 95129 Catania DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE, Ambientali e Marine; Via Edoardo Weiss 2 Comprensorio S. Giovanni; 34127 Trieste DIVERSI Stefano; Via Don Luigi Sturzo 21; 60044 Fabriano (An) DOMENELLA Paolo; Via Regina Margherita 180; 62012 Civitanova Marche (Mc) DONADEO Giuseppe; Via Medico Longo 4; 73024 Maglie (Le) DONZELLI Stefano; Via Mameli 13; 61011 Gabicce Mare (Pu); [email protected] ENGINEERING LIBRARY; Cornell University; Carpenter Hall; 14853-2201 Ithaca (N.Y.); U.S.A. ERBA Elisabetta; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano; [email protected] ESU Daniela; “Dip. di Scienze della Terra, Università “”La Sapienza”””; Piazzale Aldo Moro 5; 00185 Roma; [email protected] ETH -BIBLIOTHEK; Erdwissenschaften; Raemistrasse 101; CH-8092 Zürich; Svizzera FAKULTÄTBIBLIOTHEK FÜR NATURWISSENSCHAFTEN; Hellbrunnerstrasse 34; A-5020 Salzburg; Austria FAMIANI Federico; Via Monteverde 16; 06029 Valfabbrica (Pg); [email protected] FANELLI Fabio; Via Cagliari 37; 08045 Lanusei (Nu); [email protected] FANZUTTI Giovanni Paolo; Viale dei Tigli 4; 33038 San Daniele Del Friuli (Ud) FASSI Paolo; Via Molinetto di Lorenteggio 47; 20094 Corsico (Mi) FERNANDES Jose Pedro; Centro de Geologia - F.C.U.P.; Rua Campo Alegre 687; P-4169-007 Porto; Portogallo 60 PALEOITALIA FERRARI Alessandro; Via Mazzini 12; 41057 Spilamberto (Mo) FERRARI Roberto; Via Cividale 48/A; 34076 Romans d’isonzo (GO) FERRETTI Alberto; Via Mariotti 13; 61043 Cagli (Pu) FERRETTI Annalisa; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico; Via Università 4; 41100 Modena; [email protected] FIGUS Billy; Via S. Pasquale 137; 34100 Trieste; [email protected] FONDA Giulia ; Via dei Leo 10; 34141 Trieste; [email protected] FORLI Maurizio; Via Grocco 16; 50047 Prato; [email protected] FORSCHUNG STATION FUR Q UARTARPALAONTOLOGIE ; Forschunginstitut und naturmuseum Senckenberg; Jakobskirchof 4; D-099423 Weimar, Germania FRAVEGA Patrizia;Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse; Corso Europa 26; 16132 Genova. FREDIANI Piero; Via G. Masini 148; 50051 Castelfiorentino (Fi) F REGNI Paola; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazzale S. Eufemia 19; 41100 Modena; [email protected] FREZZA Virgilio; Via Salaria 93; 00016 Monterotondo (Rm) FRISATTO Walter; Via C. De Maria 5; 10086 RIVAROLO C.Se (TO); [email protected] GADDINI Stefano; Via Salento 73; 00162 Roma; [email protected] G AETANI Maurizio; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano; [email protected] GAMBARINO Enrico; Via Bidone 10; 10125 Torino GARILLI Vittorio; Via Alla Falconara 34; 90136 Palermo. GARONETTI Paolo; Via Michele Moretti 22; 47900 Rimini. GATTO Roberto; Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica; Via Giotto 1; 35137 Padova; [email protected] GAUDANT Jean; Rue du Docteur Magnan 17; F-75013 Parigi; Francia GENNARI Alberto; Via Galilei 58; 73020 Cavallino (Ve) GEOLOGICAL SURVEY OF CANADA; Library; 3303 33rd Street; T2L 2A7 N.W. Calgary (Alberta); Canada GEOLOGISCH-PALAONTOLOGISCHES INSTITUT; Universitat Munster Bibliothek; Corrensstrasse 24; D-48149 Munster; Germania GEOLOGY LIBRARY; Yale University; P.O. BOX 208109; CT 06520 New Haven 8109; U.S.A. G EOSCIENCE A USTRALIA ; Accounts Payable; P.O. Box 383; ACT 2601 Canberra, Australia; [email protected] GIACCONE Thalassia; Via XX Settembre 27; 95027 San Gregorio Di Catania (CT); [email protected] GIANI Amedeo; Via Monviso 6; 21054 Fagnano Olona (Va) GIANOLLA Daniele; Via E. Carciolli 3; 00156 Roma. GIGLIO Salvatore; Contrada Settefrati; 90015 Cefalu’ (Pa) GIOVINAZZO Caterina; Via Leonardo da Vinci 41; 00030 Labico (Roma); [email protected] GIRONE Angela; Dipartimento di Geologia e Geofisica; Via E. Orabona 4; 70125 Bari; [email protected] GIUDICI Paolo; Via Laurentina 622; 00143 Roma GIULINI Saverio; c/o Dipartimento di Matematica; Via Dodecaneso 35; 16146 Genova GIUNTELLI Pietro; Via Torino 60; 10076 Nole C.Se (To); [email protected] GLIOZZI Elsa; Dip. Scienze Geologiche, Università di Roma 3; Largo S. Leonardo Murialdo 1; 00145 Roma; [email protected] GNOLI Maurizio; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico; Via Università 4 ; 41100 Modena; [email protected] GOBBO Carlo; Viale A. Des Genejs 43/2; 16148 Genova GOZZI Erika; Via S. Bernardo 21; 33010 Reana Del Rojiale (UD) GRAMIGNA Pierparide; Via Aldo Moro 15; 87010 Malvito (Cs); [email protected] GRANELLI Stefano; Via Terracini 4; 43015 Noceto (Pr) GRECCHI Glauco; Via Cenisio 74; 20154 Milano GRECO Antonio; Via Aquileia 5; 90144 Palermo GROSSI Francesco; Dip. Scienze Geologiche, Università di Roma 3; Largo S. Leonardo Murialdo 1; 00145 Roma; [email protected] GRUPPO GEO-PALEONTOLOGICO VOGHERESE; Museo di Paleontologia e Scienze Naturali; Via Gramsci 1; 27058 Voghera (Pv) GRUPPO NATURALISTA BUSTESE; “c/o Centro Socio Culturale “”Il Cortiletto”””; Via Biagio Bellotti, CP 79; 21052 Busto Arsizio (Va) GRUPPO PALEONTOLOGICO “LA XENOPHORA”; c/o Moroni Giovanni; Via Bezzecca 1; 29017 Fiorenzuola D’arda (Pc) GRUPPO SPELEOLOGICO MONFALCONESE, A.D.F.; c/o Museo Paleontologico Cittadino; Via Valentinis 134, C.P. 43; 34174 Monfalcone (Go) PALEOITALIA 61 GUERRI Tiziana; Via Monserrato 192; 09028 Sestu; [email protected] GUIDI Alessandra; Via Parini 15; 41026 Pavullo nel Frignano (Mo); [email protected] GUIDO Adriano; Dipartimento di Scienze della Terra , Università della Calabria; 87036 Rende (Cs) GUIDOTTI Guido; Via Selvelli 3; 61032 Fano (Pu); [email protected] GUIDOTTI Vittorio; Via Belluno 40; 41100 Modena HISTON Kathleen; Via Mazzini 4, Ganna; 21039 Valganna (Va); [email protected] HRVATSKI GEOLOSKI INSTITUT; Knjiznica, Sachsova 2; 10000 Zagreb; Croazia HUBER Brian T.; Department of Paleobiology, National Museum of Natural History; Smithsonian Institution, P.o. Box 37012; NHB MRC 121 Washington DC 20013-7012; U.S.A. INSTITUT FÜR GEOLOGIE-PALÄONTOLOGIE; Universität Graz; A-8018 Graz; Austria INSTITUT FÜR PALÄONTOLOGIE; Der Universität Würzburg; Pleicherwall 1; D-97070 Wurzburg; Germania ISTITUTO DI SCIENZE GEOLOGICHE MINERALOGICHE; Corso Angioy 10; 07100 Sassari JELLINEK Thomas; Forschungsinstitut Senckenberg; Senckenberganlage 25; D-60325 Frankfurt Am Main; Germania; [email protected] KAMINSKI Michael A.; Department of Geological Science University College; Gower Street; WC1E6BT London; Inghilterra; [email protected] KOTSAKIS Tassos; Dip. di Scienze Geologiche, Università di Roma 3; Largo S. Leonardo Murialdo 1; 00146 Roma; [email protected] K USTATSCHER Evelyn; Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige; Via Bottai 1; 39100 Bolzano; [email protected] LA PERNA Rafael; Dipartimento di Geologia e Geofisica; Via Orabona 4; 70123 Bari; [email protected] LANDINI Luciano; Via San Donato 52; 43100 Parma; [email protected] LAZZARO Giuseppe; Via Crispi 36; 31012 Cappella Maggiore (Tv) LECCHI Gabriella; c/o SIAP INTERNATIONAL SRL; Via Chiossetto 18; 20122 Milano LEONE Francesco; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected] LEONE Mario; Via C. Linneo 6; 63039 S. Benedetto Del Tronto (Ap) LIBRARIAN AUSTRALIAN GEOLOGICAL SURVEY Organisation; G.P.O. Box 378; ACT 2601 Canberra; Australia LIBRARIAN (Acquisitions); Institute of Geological and Nuclear Sciences; bOx 30-368; Lower Hutt; Nuova Zelanda LIBRARY INSTITUT VOOR AARDWETENSCHAPPEN; Budapestlaan 4; P.O.B. 80.021; 3508 TA Utrecht; Olanda LIBRARY OF EARTH SCIENCES; University of Vienna; Althanstraße 14; A-1090 Wien; Austria LIGIOS Silvia; Dipartimento di Scienze Geologiche; Largo S.L. Murialdo; 00146 Roma; [email protected] LIMIDO Donatella; Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano LINDA HALL LIBRARY; Serial Department 5109 Cherry; 64110 Kansas City, Mo; U.S.A. LOZAR Francesca; Dipartimento di Scienze della Terra; Accademia delle Scienze 5; 10123 Torino; [email protected] LUGLI Manuela; Via Anacarsi Nardi 35; 41100 Modena; [email protected] LUPI Claudia; Via Bogatto 2; 13100 Vercelli LUZI Tiziano; Via degli Iris 1; 63100 Ascoli Piceno; [email protected] MACCHIONI Francesco; Via Sacco e Vanzetti 25; 06063 Magione (Pg) MADDALENI Paolo; Via Val di Resia 4; 33100 Udine; [email protected] MAGENES Paolo; Via Bari 22/A; 20143 Milano; [email protected] MAINELLI Michele; Via Barcellona 3; 86021 Boiano (Cb) MALAGOLI Paolo; Via Tosatti 48; 41038 San Felice Sul Panaro (Mo) MALAGUTI Giuseppe; Viale XX Settembre 7; 41049 Sassuolo (Mo) MAMMINO Armando; Via Povegliano 8 - Camalò; 31050 Povegliano (Tv); [email protected] MANA Davide; Corso Traiano 24/8; 10135 Torino; [email protected] MANAZZONE Rafaello; Dean Funes 1465 I°P.D.6; 1244 Buenos Aires; Argentina MANCIN Nicoletta; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Ferrata 1; 27100 Pavia; [email protected] MANGANELLI Giuseppe; Dipartimento di Biologia Evolutiva; Via Mattioli 4; 53100 Siena MANGANO Gabriella; Via Padre Popieluszko 17; 98040 Giammoro (Me); [email protected] MANNI Riccardo; Box 11, Piazzale Aldo Moro 5; 00185 Roma; [email protected] MARCHINI Vittorio; Via S. Bellotti 5-24; 16144 Genova MARCHIONNE Enrico; Vocabolo S. Giovanni 11; 05032 Calvi Dell’umbria (TR); [email protected] MARCOLINI Federica; Via Angiolo Tommasi 27; 57128 Livorno; [email protected] M A R C U C C I Marta; Dipartimento di Scienze della Terra; Via G. la Pira 4; 50121 Firenze; [email protected] MARINO Maria Concetta; Via Paolo Vasta 50; 95024 Acireale (Ct); [email protected] MARIOTTI Nino; Via Val di Lanzo 93; 00141 Roma MARRA Antonella Cinzia; via Pio XI 124/E; 89133 Reggio Calabria; [email protected] MARRA Maurizio; Via Filippo Turati 132; 93100 Caltanisetta 62 PALEOITALIA MARSIGLI Sandro; c/o Museo di Ecologia e Storia Naturale; Piazza Matteotti 28; 41054 Marano Sul Panaro (Mo) MARSILI Stefano; Via Abruzzi 8; 55045 Pietrasanta (Lu) MARTINETTO Edoardo; Via Ciriè 22; 10070 San Carlo Canavese (To); [email protected] MASINI Federico; Dipartimento di Geologia e Geodesia; via Archirafi 22; 90134 Palermo MASSAMBA N’SIALA Isabella; Via J. Da Todi 46; 41100 Modena; [email protected] MASTANDREA Adelaide; Dipartimento di Scienze della Terra; Università della Calabria; 87036 Arcavacata di Rende (CS); [email protected] MATTEUCCI Ruggero; Dip. di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”; Piazzale Aldo Moro 5; 00185 Roma; [email protected] MAZZA Daniela; Via San Rocco 5; 74024 Manduria (Ta); [email protected] MAZZA Paul; Museo di Storia Naturale - Sez. di Geol. e Paleont.; Via G. La Pira 4; 50121 Firenze; [email protected] MAZZEI Roberto; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Lsterina 8; 53100 Siena MAZZINI Ilaria; Via Mario Menghini 36; 00179 Roma M EDICI Maria Chiara; Dipartimento di Scienze Geologiche; Largo S.L. Murialdo; 00146 Roma; [email protected] MELELEO Antonio; Via A. Catalani 9 (Pal. Poloni); 73100 Lecce MELIS Romana; Dip. di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine; Via Edoardo Weiss 1; 34127 Trieste; [email protected] MENGHI Luciano; Via Scutari 1; 20127 Milano; [email protected] MENNITI-Ippolito Nico; Via A. Ristori 7; 20129 Milano MICARELLI Aurora; Via Narco 16; 62032 Camerino (Mc) MICULAN Pietro; Via Oberdan 7; 29107 Fiorenzuola D’arda (Pc); [email protected] MOL Dick J.; Gudumholm 41; 2133 HG Hoofddorp; Olanda MONARI Stefano; CNR - Ist. Geologia Ambientale e Geoingegneria, Dip. di Scienze della Terra; Piazzale Aldo Moro 5; 00185 Roma MONCHARMONT Zei Maria; Via Aniello Falcone 88; 80127 Napoli MONTAGUTI Bruno; Via Casella Gatta 4; 41058 Vignola (Mo) MONTAGUTI Michele; Via Risorgimento 432/5B; 40069 Zola Predosa (Bo); [email protected] MUNICIPIO DI REGGIO EMILIA; Direzione Civici Musei e Gallerie; Via Spallanzani 1; 42100 Reggio Emilia MURRU Marco; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected] MUSEO ARCHEOLOGICO E DI SCIENZE NATURALI; Biblioteca Civica G. Ferrero; Via Paruzza 1; 12051 Alba (Cn) MUSEO CARSICO GEOLOGICO E PALEONTOLOGICO; c/o Zimolo Ferdinando; Via Bidischini 4; 34072 Gradisca D’isonzo (Go) MUSEO CIVICO; Borgo S. Caterina 41; 38068 Rovereto (Tn) MUSEO CIVICO “CRAVERI “; Palazzo Craveri; 12042 Bra (Cn) MUSEO CIVICO “GEOLOGIA E ETNOGRAFIA”; Piazza SS. Filippo e Giacomo 1; 38037 Predazzo (Tn) MUSEO CIVICO DEL FINALE; Chiostri di S. Caterina (Borgo); 17024 Finale Ligure (Sv) MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Comune di Pordenone; Corso Vittorio Emanuele II, 64; 33170 Pordenone MUSEO CIVICO DI PALEONTOLOGIA E PALETNOLOGIA; Decio de Lorentiis; Via Vittorio Emanuele 113; 73024 Maglie (Le) MUSEO CIVICO DI SCIENZE NATURALI; Via Ozanam 4; 25128 Brescia MUSEO CIVICO DI SCIENZE NATURALI; Via Bottai 1; 39100 Bolzano MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Corso Venezia 55; 20121 Milano MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Via Cortivacci 2; 23017 Morbegno (So) MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Comune di Piacenza; Via Taverna 37; 29100 Piacenza MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Piazza A. Hortis 4; 34100 Trieste MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Lungadige Porta Vittoria 9; Corso Venezia 55; 37100 Verona MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Biblioteca; S. Croce 1730; 30125 Fontego Dei Turchi (Ve) MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Via De’ Pisis 24; 44100 Ferrara MUSEO CIVICO DI VIGNOLA; Piazza Carducci 3; 41058 Vignola (Mo) MUSEO DI SCIENZE NATURALI “E. CAFFI”; Biblioteca; Piazza Cittadella 3; 24100 Bergamo MUSEO DI STORIA NATURALE E ARCHEOLOGIA; Via Piave 51; 31044 Montebelluna (Tv) MUSEO FRIULANO DI STORIA NATURALE; Via Lionello 1; 33100 Udine MUSEO GEOALEONTOLOGICO ALTO AVENTINO; Palena (Ch) MUSEO PALEONTOLOGICO GIULIO MAINI; Via S. Antonio 17; 15076 Ovada (Al) MUSEO TRIDENTINO DI SCIENZE NATURALI; Via Calepina 14; Casella Postale393; 38100 Trento NANNARONE Carlo; Via del Palazzone 9; 52044 Cortona (Ar) NATIONAAL NATUURHISTORISCH MUSEUM; Bibliotheek; Postbus 9517; 2300 RA Leiden; Olanda NATUR MUSEUM ROTTERDAM; Westzeedijk 345; Postbus 23452; 3001 KL Rotterdam; Olanda NEGRINI Alessandro; Via Vallere 64; 27027 Vigevano (Pv); [email protected] NICOSIA Umberto; Via Poggio Verde 40; 00148 Roma; [email protected] PALEOITALIA 63 NIEDERSAECHSISCHE STAATS & UNIVERSITAETS; Bibliothek; Goettinger Sieben 1; D-37070 Goettingen; Germania NOVARO NOVAK Luciana; Via Illesberg 13; 34136 Trieste NOVELLI Mauro; Via Agricola 13; 10137 Torino; [email protected] N OVELLI Micaela; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazzale Aldo Moro 5; 00185 Roma; [email protected] OHIO STATE UNIVERSITY LIBRARIES; Continuation Division; 1858 Neil Avenue; 43210 1286 Columbus Ohio; U.S.A. OLIVIERI Stefano; Via Mar della Cina 166; 00144 Roma; [email protected] ORSO Jordi Barbara; Via Bertinoro 9/E; 20145 Milano; [email protected] ORZI Angelo; Via Trento 25; 43036 Fidenza (Pr) PADOVANI Veronica; Piazza Roma 37; 41100 Modena; [email protected] PAGANELLI Arturo; Dipartimento di Biologia - Polo 06 Biologico; Via G. Colombo 3/ Via U. bassi 58B; 35121 Padova; [email protected] PAGLIANI Franco; Via Marradi 21; 42100 Reggio Emilia PALÄONTOLOGISCHES INSTITUT UND MUSEUM; Karl Schmid-Strasse 4; CH-8006 Zuerich; Switzerland PALCI Alessandro; Via Roma 1; 33020;Forni Avoltri (Ud); [email protected] PALOMBO Maria Rita; Dipartimento di Scienze della Terra,; Università “La Sapienza”, piazzale A. Moro 5"; 00185 Roma; [email protected] PAPAZZONI Cesare Andrea; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico; Via Università 4 ; 41100 Modena; [email protected] PARISI Guido; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Università; 06100 Perugia; [email protected] PAVIA Giulio; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Accademia delle Scienze 5; 10123 Torino; [email protected] PAVIA Marco; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Valperga Caluso 35; 10125 Torino; [email protected] PEDRIALI Luca; Via S. Pertini 29; 44046 San Martino (Fe); [email protected] PELOSIO Giuseppe; Dipartimento di Scienze della Terra; Parco area delle Scienze 157/A; 43100 Parma PERRI Edoardo; Via Città di Ponti 5; 87045 Dipignano (Cs); PERRI Maria Cristina; Dip. di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali; Via Zamboni 67; 40126 Bologna; [email protected] PETRIZZO Maria Rose; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano. PETRONIO Carmelo; Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”; piazzale A. Moro 5; 00185 Roma; [email protected] PETRUCCI Fabrizia; Via Nino Bixio 1; 50131 Firenze PETRUSO Daria; Dipartimento di Geologia e Geodesia; Via Archirafi 22; 90134 Palermo PETTI Fabio Massimo; Via Angelo Emo 147; 00136 Roma PEZZONI Nicola; Via Bonfatti 69; 46019 Viadana (Mn) PICCINI Stefano; C/O GEOFIN srl; Zona Industriale Località PIP; 33040 TORREANO Di Cividale (UD); [email protected] PICCIOLI Resta Giuseppe; Via Puccini 24; 73050 S.Maria Al Bagno, Nardò (LE); PICCOLI Giuliano; Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica; Via Giotto 1; 35137 Padova; [email protected] PICHEZZI Rita Maria; Via Umberto I° 65; 00020 Marano Equo (Rm). PIGNATTI Johannes; Dipartimento di Scienze della Terra,; Università “La Sapienza”, piazzale A. Moro 5"; 00185 Roma; [email protected] PILLER Werner; Institute of Earth Sciences (geology and Paleontology); University of Graz; A-8010 Graz, Austria PILLOLA Gian Luigi; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected] PINNA Giovanni; Viale Cassiodoro 1; 20145 Milano; [email protected] PIRAS Sergio; Via Menotti 4F; 09047 Selargius (Ca); [email protected] PIRINI Radrizzani Camilla; Via Europa 28; 20097 S.Donato Milanese (Mi) PITTAU Paola; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected] PIVETTI Andrea; Via Cesare Abba 7; 41037 Mirandola (Mo). PIZZAFERRI Claudio; Via Abbeveratoia 13; 43100 Parma PLEBANI Pierina; Via Einaudi 6A; 24055 Cologno Al Serio (Bg); [email protected] POSENATO Renato; Dipartimento di Geologia e Paleontologia; Corso Ercole I° d’Este 32; 44100 Ferrara; [email protected] POTETTI Maria; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Gentile III da Varano; 62032 Camerino (Mc) POZZA Ermanno; Via Fago 5/D; 39100 Bolzano POZZI Enrico; Via S. Eurosia 1; 21040 Menzago Di Sumirago ( Va) PREMOLI Silva Isabella; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano; [email protected] PRINOTH Herwigh; Via Stufan 15; 39046 Ortisei (Bz) 64 PALEOITALIA PRIORA Giuseppe; Via E. Pellini 4; 20125 Milano PROGEMISA S.p.A.; Via Luigi Contivecchi 7; 09122 Cagliari PROTO Decima Franca; Dipartimento di Geologia e Paleontologia; Via Giotto 1; 35137 Padova PUGLIESE Nevio; Dip. di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine; Via Edoardo Weiss 1; 34127 Trieste; [email protected] RAGAINI Luca; Dipartimento di Scienze della Terra; Via S. Maria 53; 56126 Pisa; [email protected] RAGAZZI Eugenio; Via Don L. Milani 39 int. 16; 35020 Albignasego (Pd); [email protected] RAGAZZINI Sauro; Frazione Lisciano 90; 63100 Ascoli Piceno RAGUSA Michela; Via Etruria 14; 00183 Roma; [email protected] RAO Anna; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Bucci; 87030 Rende (Cs) REBECCHI Angelmario; Viale Dante Alighieri 45; 29100 Piacenza; [email protected] RENZETTI Gianantonio; Residenza del Cantone - Milano 2 ; 20090 Segrate (Mi); [email protected] RESEARCH LIBRARY; Natural History Museum; 900 Exposition Boulevard; CA 90007 Los Angeles 4057; U.S.A. RETTORI Roberto; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza dell’Università; 06100 Perugia; [email protected] RICCAMBONI Rodolfo; Via Udine 30; 33054 Lignano Sabbiadoro (Ud) RIGO Roberto; Via delle Scuole 18; Località Rizzi; 33100 Udine RINDONE Antonino; Via Conca d’Oro; Res. Le Serre - Sc. C; 98168 Messina; [email protected] RIPA DI MEANA Maria Gabriella; Via Pineta Sacchetti 175; 00100 Roma ROGHI Guido; Località Santa Lucia dei Monti 30/A; 37067 Valeggio S/M (Vr); [email protected] ROMANO Carmen; Dipartimento di Scienze della Terra; Università della Calabria; 87036 Rende (Cs) ROMEO Maria; Istituto di Scienze della Terra; Corso Italia 55; 95129 Catania ROMPIANESI Pietro; Via Camaiore 107; 41100 Modena ROOK Lorenzo; Via Bolognese 36; 50139 Firenze; [email protected] ROSATI Francesco; Via B. Buozzi 49; 61043 Cagli (Pu) ROSSI Maria Adelaide; Via E. Bruno 18/B; 66100 Chieti; [email protected] ROSSI Pier Francesco; Corso Vittorio Emanuele II, 17; 41100 Modena ROSSINO Roberto; Via M. Rossellò 9; 09129 Cagliari ROSSO Antonietta; Dip. di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia; Corso Italia 55; 95129 Catania; [email protected] RUGGIERO Livio; Viale dell’Aquilone 159, Giogilorio; 73010 Surbo (Lecce); [email protected] RUSSO Antonio; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico ; Via Università 4; 41100 Modena; [email protected] RUSSO Bianca; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo San Marcellino 10; 80138 Napoli; [email protected] RUSSO Franco; Dipartimento di Scienze della Terra; 87036 Arcavacata di Rende (Cosenza); [email protected] SACCÀ Domenica; Dipartimento di Scienze della Terra; Salita Sperone 31; 98166 Messina SACCHI Eva; Via Trevi 163; 05100 Terni SALA Benedetto; Dipartimento di Geologia e Paleontologia; Corso Ercole I° d’Este 32; 44100 Ferrara; [email protected] SALARI Leonardo; Via del Colle Belvedere 18; 00036 Palestrina (Roma) SANFILIPPO Rossana; Dip. di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia e Paleoecologia; Corso Italia 55; 95129 Catania; [email protected] SANTI Giuseppe; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Ferrata 1; 27100 Pavia SANTUCCI Luca; Via dei Cappuccini 6; 02042 Collevecchio (Ri); [email protected] SARDELLI Simone; C.P.149; 50052 Certaldo (Fi); [email protected] SARTI Carlo; Dip. di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali; Via Zamboni 67; 40126 Bologna; [email protected] SARTONI Samuele; Via Porrettana 115; 40135 Bologna SARTOR Guido; Vicolo S. Bartolomeo 8; 31100 Treviso SASSAROLI Stefano; Via San Michele 33; 60030 Rosora (An) SCANU Massimo; Via Nuoro 6; 09025 Sanluri (Md); [email protected] SCHMIDT Michael; Nonnenstrombergstrasse 10; D-50939 Köln; Germania. SCHROEDER Rolf; Forschungsinstitut Senckenberg; Senckenberg-Anlage 25; D-60325 Frankfurt Am Main; Germania. SCHWANKE Rudolf; Hainholzer Strasse 13; D-30159 Hannover 1; Germania SCIUTO Francesco; Dipartimento di Scienze Geologiche; Corso Italia 55; 95129 Catania; [email protected] SCRIVANTI Pier Enrico; c/o Mailboxes, via Aporti 2; 15033 Casale Monferrato (Al); [email protected] SEGURINI Romualdo; Via Chiesa Vecchia 7; 48020 Savarna (Ra) SERIALS ACQUISITION UNIT ; Libraries, University of Texas; PCL 1.114; TX 78713-8916 Austin (Texas); U.S.A. SERIALS ACQUISITIONS; University of Iowa Library; 100 Main Library; 52242 Iowa; U.S.A. SERVENTI Paolo; Via Firenze 12; 43100 Parma; [email protected] PALEOITALIA 65 SERPAGLI Enrico; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico ; Via Università 4; 41100 Modena; serpagli@unimore,it SERVICIO BIBLIOGRAFICO; Campus Miguel de Unamuno; Plaza Univ. de Bolonia, S/N (Planta Sotano); E-37037 Salamanca; Spagna SETTEMBRINI Antonio; Via Carpignano zona PIP; 73020 Cursi (Le); [email protected] SILVI Franco; Via Giacomo Leopardi 44; 60030 Serra dei Conti (An); [email protected] SIMONETTO Luca; Via Palestro 35; 33100 Udine; [email protected] SLOVENSKA AKADEMIJA ZNANOSTI IN UMETNOSTI; Biblioteka, Novi TRG 3-5 / P.P. 323; 1000 Ljubljana; Slovenia SOLDAN Dario Marcello; Via Melegnano 12, 20070 Vizzolo Predabissi (Mi); [email protected] SOLDANI Donato; Corso Sonnino 115/B; 70100 Bari SONCINI Edda; Via Luigi Cozzani 27; 19100 La Spezia. SORBINI Chiara; Dipartimento di Scienze della Terra; Via S. Maria 53; 56126 Pisa; [email protected] SORBINI FRIGO Margherita; Via Trainotti 2; 37122 Verona SOSSO Maurizio; Via Bengasi 4/int.4; 16153 Genova; [email protected] SPADINI Valeriano; Via Augusto Toti 6; 52046 Lucignano (Ar) SPALLETTA Claudia; Dip. di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali; Via Zamboni 67; 40126 Bologna; [email protected] SPILLER Eleonora; Via Angelo Olivieri 81; 00122 Ostia Lido (Roma) STEFANELLI Simona; Dipartimento di Geologia e Geofisica; Via Orabona 4; 70125 Bari S TOLARSKI Jarostaw; Institut Paleobiologii Pan; Twarda 51/55; 00-818 Warszawa, Polonia; [email protected] SURDI Giovanni; Via Monfenera 171; 90128 Palermo [email protected] SUSUMU Tomida; Chukyo Gakuin Univeristy, 1-104; Sendanbayashi; 509-9195 Nakatsugawa City, Gifu Pref.; Giappone TABANELLI Cesare; Via Testi 4; 48010 Cotignola (Ra); [email protected] TADDEI Ruggero Emma; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli TANFI Alberto; Via Roma 71; 19121 La Spezia TANGOCCI Francesca; Via Michele Amari 7; 50137 Firenze; [email protected] TARLAO Alceo; Via S. Martino 42; 34142 Trieste; [email protected] THE LIBRARIAN; Department of Earth Sciences; Downing Street; CB2 3EQ Cambridge; Inghilterra TINTORI Andrea; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano; [email protected] TODESCO Rossana; Via Vivaldi 4; 36027 Rosà (Vi) [email protected] TOPPI Gloria; Via Paduli 5; 65020 Lettomanoppello (PE); [email protected] TORRICELLI Marco; Via Picasso 15; 42048 Rubiera (Re); [email protected] TRATTENERO Iacopo; Via 24 Maggio 40; 28041 Arona (No) TRENKWALDER Stefania; Piazza Vittorio Veneto 7; 10070 Cafasse (To); [email protected] TUVERI Caterinella; Via Dalmazia 31; 08100 Nuoro UCLA SCIENCES & ENGINEERING LIBRARY; Geology Collection; 8251 Boelter Hall, Box 951598; CA 900951598 Los Angeles; U.S.A. UNIL SCIENCES DE LA TERRE; Bibliotheque Anthropole; BFSH 2; CH-1015 Lausanne; Svizzera UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA; Centro Serv. Bibl. di Biol., Scienze della Terra e del Mare; Palazzo delle Scienze, Corso Europa 26; 16132 Genova UNIVERSITÀ DI FERRARA, S.B.A.; Ripartizione biblioteche e archivi musei; Via Machiavelli 35; 44100 Ferrara; [email protected] UNIVERSITAT DE GRANADA; Facultad de Ciencias, Biblioteca; C/O EBSCO P.o. BOX 750; 1430 AT Aalsmeer; Olanda UNIVERSITAT ERLANGEN; Institut fur Palaontologie; Lowenichstrasse 28; D-91054 Erlangen; Germania UNIVERSITÄTSBIBLIOTHEK STUTTGART; Zeitschrifenstelle, Holzgartenstrasse 16; P.O. Box 10 49 41; D-70043 Stuttgart; Germania UNIVERSITY OF OKLAHOMA LIBRARY; Library Serials-Room LL 211; 001AEH9193, 401 Broocks Street; OK 73019 Norman Oklahoma; U.S.A. UNIVERSITY OF OTAGO; Science Library; P.O. Box 56; Dunedin; Nuova Zelanda UNTI Mario; via Nicastro Calogero 7 (villaggio Santa Rosalia); 90127 Palermo VAIANI Stefano; Via Ronzani 35; 40033 Casalecchio di Reno (BO); [email protected] VALENTINI Mara; Piazza Armenia 16; 00185 Roma. VALENZUELA RIOS José Ignacio; Departamento de Geologia; Dr Moliner 50; E-46100 Burjassot; Spagna; [email protected] VALLERI Gigliola; Dipartimento Scienze della Terra; Via La Pira 4; 50121 Firenze; [email protected] VAN DER MADE J.; Museo Nacional de Ciencias Naturales; José Gutierrez Abascal 2; E-20006 Madrid; Spagna VANNUCCI Bocca Grazia; Dipartimento per lo studio del Territorio e; delle sue Risorse, DIP.TE.RIS, Corso Europa 26; 16132 Genova; [email protected] 66 PALEOITALIA VASSIO Elena; Via Montevecchio 11; Torino; [email protected] VAZZANA Angelo; Via Str. Giuffrè I, 32; 89122 Reggio Calabria; [email protected] VECCHIO Enrica; Via Leonardo da Vinci 27; 84025 Eboli (Sa); [email protected] VECOLI Marco; Via Salesiani 19; 55045 Pietrasanta (Lu); [email protected] VENIER Umberto; Via Borgo Leone 14; 33090 Domanins (Pn); [email protected] VENTURI Federico; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Università; 06100 Perugia VERRUBBI Vladimiro; Via Francesco Selmi 16; 00156 Roma; [email protected] VERTINO Agostina Valeria; Via dei Miti 35; 95100 Catania; [email protected] VESCOGNI Alessandro; Via Nervi 52; 41100 Modena; [email protected] VILLANI Mauro; Via Lubiana 168; 09013 Carbonia (Ca); [email protected] V IOLANTI Donata; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Valperga Caluso 35; 10125 Torino; [email protected] VITALE Viviana; Via Manzoni 211/A; 80100 Napoli; [email protected] WAGENSOMMER Alexander; Casella Postale 21; 71013 S. Giovanni Rotondo (Fg) WATKINS David K.; Department of Geosciences, University of Nebraska, 330 Bessey Hall; NE 68588 Lincoln; U.S.A. WILD Rupert; Paläont. Abtlg., Staatliches Museum für Naturkunde; Rosenstein 1; D-70191 Stuttgart; Germania WOOD Adrian M.; Geography Department, Coventry University, Priory Street; CV1 5FB Coventry, West Midlands; Inghilterra ZANINETTI Louisette; Departement de Geologie et Paleontologie,; 13, rue des Maraichers; CH-1211 Geneve 4; Switzerland; louisette. [email protected] ZAPPA Luigi; Via Luigi Cozzani 27; 19100 La Spezia. ZRC SAZU; Knjigarna AZIL; Novi trg 2; 1000 Ljubljana; Slovenia PALEOITALIA 67 LA SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA La Società Paleontologica Italiana è stata fondata nel 1948 con lo scopo di promuovere la ricerca scientifica paleontologica. L’associazione è aperta sia alle istituzioni, sia ai singoli interessati alla paleontologia, sia a livello professionale che amatoriale. Per l’anno 2007, le quote associative sono le seguenti: Socio Ordinario (paesi europei) 35 € Socio Ordinario (extra U.E.) 45 € Socio junior (under 30) 21 € Istituzioni 100 € Fin dal 1960 la S.P.I. pubblica il Bollettino della Società Paleontologica Italiana, che è una rivista scientifica a valore internazionale, rivolta prevalentemente al mondo accademico e, conseguentemente, scritta quasi interamente in lingua inglese. Dal 2000 il Bollettino viene affiancato da un supplemento semestrale in italiano, PaleoItalia, diretto a tutti gli appassionati e cultori della paleontologia. PALEOITALIA Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana, v.47, n.1, 2008 Direttore Responsabile: Enrico Serpagli Segretario di Redazione: Carlo Corradini Indirizzo della Redazione: Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena. Tel. 059-2056523. Stampa: Tipografia Moderna, via dei Lapidari 1/2, Bologna. Autorizzazione Tribunale di Modena n. 616 del 16-09-1978 HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Giuseppe Carone, Gruppo Paleontologico Tropeano, via Vittorio Veneto 5,89861 Tropea (Vibo Valentia); [email protected] Tazio Cuccaro, via G. Di Vittorio 116, 20097 San Donato Milanese (Milano); [email protected] Rafael La Perna, Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari, via Orabona 4, 70125 Bari; [email protected] Manuela Lugli, Via Anacarsi Nardi 35; 41100 Modena; [email protected] Elena Anna Manfrè, c/o Cantini - Ronco, via Monte Zerbion 17/B, 11100 Aosta; [email protected] Antonella Cinzia Marra, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Messina, Salita Sperone 31, 98166 Messina-Sant’Agata; [email protected] Jordi Orso, via Bertinoro 9/E, 20145 Milano; [email protected] Dario Marcello Soldan, via Melegnano 12, 20070 Vizzolo Predabissi (Milano); [email protected] Andrea Tintori, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Milano, via Mangiagalli 34, 20133 Milano; [email protected] 68 PALEOITALIA INDICE Numero 18, Carlo Corradini Cari soci, Ruggero Matteucci Giornate di Paleontologia 2007, Andrea Tintori Brocchi e la Conchiologia Fossile Subappennina, Rafael La Perna Fossili, che mito!, Antonella Cinzia Marra Celebrazioni darwiniane a Parma, Manuela Lugli Le escursioni dei paleontofili, Jordi Orso Il sentiero geologico Valles-Venegia, Elena Anna Manfrè Itinerario geo-paleontologico sul promontorio occidentale del Golfo di La Spezia, Dario Marcello Soldan, Tazio Cuccaro Il “dinosauro” di Riaci, Antonella Conzia Marra, Giuseppe Carone p. p. p. p. p. p. p. p. 1 2 4 7 13 17 21 26 p. p. 29 33 Elenco alfabetico dei soci al 31-12-2007 p. 56 RUBRICHE Notizie Italiane, Carlo Corradini Paleonews, Paolo Serventi Paleolibreria, Annalisa Ferretti Agenda p. p. p. p. 36 41 44 50 NOTE PER GLI AUTORI Gli articoli non devono superare le tre pagine dattiloscritte. Gli autori possono fornire, se lo ritengono utile, alcune note bibliografiche, uniformandosi allo stile del Bollettino della Società Paleontologica Italiana. È gradito un corredo iconografico (fotografie, disegni, grafici, …); tutte le immagini devono essere ben contrastate, in modo da avere una buona resa se pubblicate in bianco e nero. Le immagini digitalizzate vanno salvate come file bmp, tif o jpg, ad almeno 300 dpi. Esse vanno salvate con il nome dell’autore e un numero progressivo (es. TopolinoFig1.jpg) Gli articoli e il materiale illustrativo devono essere inviati esclusivamente per posta elettronica all’indirizzo: [email protected] In caso di file particolarmente pesanti, si prega di contattare la redazione per concordare la forma di invio. Di norma gli autori non avranno la possibilità di visionare le bozze. Agli autori non saranno forniti estratti degli articoli; dopo la pubblicazione possono richiedere un file PDF del loro lavori.