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Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana v.40 n.2
Spedizione in A.P. - 45%, comma 20/B - Legge 662/96, Filiale EPI di Modena. Taxe Perçue. Tassa riscossa.
Numero 5
Ottobre 2001
PaleoItalia
Newsletter della Società Paleontologica Italiana
MUCCHI - MODENA
PALEOITALIA
1
Numero 5
Questo numero di PaleoItalia ha una struttura leggermente diversa dai
fascicoli precedenti: infatti, la prima parte è dedicata alle Giornate di
Paleontologia 2001, che la Società ha organizzato lo scorso maggio a
Castell’Arquato, in concomitanza con l’Adunanza Generale Annuale.
In quell’occasione, inserito nel programma scientifico, è stato presentato il Progetto per la “Conservazione del Patrimonio Geologico Italiano”,
curato dal C.N.R.: per coloro che non erano presenti, tale progetto cui
siamo tutti invitati a contribuire, viene ampiamente illustrato anche su
PaleoItalia.
Per motivi si spazio, la rubrica delle Notizie Italiane questa volta non è
presente. Ritornerà nel prossimo numero.
Come riportato qui sotto, anche PaleoItalia ha un nuovo indirizzo di
posta elettronica ([email protected]): invito tutti a usarlo, non solo per
inviare contributi, ma anche per mandare qualche commento, suggerimento o critica alla redazione, e contribuire così a migliorare sempre più il
giornale.
Buona lettura!
Carlo Corradini
I NUOVI INDIRIZZI ELETTRONICI
DELLA S.P.I.
Bollettino della Società Paleontologica Italiana
PaleoItalia
Biblioteca
Tesoreria
Sito web della S.P.I.
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http://www.spi.unimo.it
IN COPERTINA
Proetus postcarbonarius Gemmellaro, 1890
Permiano, valle del Sosio (Palermo)
Riprodotto da: Gemmellaro G.G., 1890, “I crostacei dei Calcari a Fusulina
dellavalle del fiume Sosio nella Provincia di Palermo”. Tipografia della Reale
Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche, Napoli, tav. 1, fig. 7.
PALEOITALIA
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Cari Consoci,
Vi annuncio le attività in programma per il 2002, ancora in forma
preliminare. Nella consueta lettera di fine anno potrò essere più precisa.
L’Adunanza generale annuale si svolgerà verso la fine di maggio a Bolca
(Verona); sarà affiancata da una sessione di comunicazioni scientifiche
(Giornate di Paleontologia 2002) e da un’escursione al celebre giacimento della “Pesciara”, guidata dal Prof. A. Tintori.
Dall’8 al 14 ottobre si terrà in Sardegna il Congresso a cadenza
triennale della SPI (escursioni), organizzato come tradizione dal Presidente, con la collaborazione di vari Colleghi. A questo incontro si associa
la Paläontologische Gesellschaft tedesca.
Il programma preliminare prevede:
8 ottobre
9 ottobre
10 ottobre
11 ottobre
12 ottobre
13 ottobre
14 ottobre
Arrivo nel pomeriggio a Cagliari. Visita a una cava impostata nei calcari
del Cambriano inferiore ad archeociatine e calcimicrobi (Iglesiente, Sardegna SW).
Iglesiente: faune del Cambriano inferiore (trilobiti e archeociatine) e sequenze fossilifere dell’Ordoviciano superiore (Caradoc-Ashgill; briozoi,
trilobiti, brachiopodi, echinodermi).
Gerrei (Sardegna SE): sequenze siluriche e devoniche (graptoliti, crinoidi,
trilobiti, tentaculiti), scisti neri, Ockerkalk.
Nurra (Sardegna NW): piattaforma carbonatica mesozoica. Trias in facies
germanica (ceratitidi, bivalvi, alghe). Lias-Dogger (macroforaminiferi,
calcimicrobi, ecc.). Visita al Nuraghe Palmavera (1200-1000 a.C.).
Nurra: Cretacico inferiore: facies Purbeckiana (ostracodi e Characee),
Berriasiano superiore-Barremiano in facies Urgoniana (rudiste, chetetidi,
macroforaminiferi, alghe verdi). Livelli a bauxite del Cretacico medio.
Cretacico superiore (Coniaciano-Santoniano) a rudiste, macroforaminiferi
e alghe rosse.
Sarcidano (Sardegna Centro-meridionale): fattoria carbonatica di tipo
Foramol a Lithotamnium, briozoi, bivalvi e calcari coralligeni del Miocene
inferiore. Visita al complesso nuragico di Barumini (1500-1300 A.C.).
Partenza da Cagliari.
Verrà pubblicato un libro guida, da distribuire ai partecipanti. Tra
qualche settimana sarà attivo anche il sito web: http://web.tiscali.it/
sardinia2002, nel quale saranno comunicati maggiori dettagli. Informazioni ulteriori (costi, modalità di iscrizione, ecc.) saranno comunque inviate nella lettera di fine anno e potranno essere richieste in qualunque
momento all’indirizzo e-mail: [email protected].
Fiduciosa nella Vostra adesione alle manifestazioni programmate per
il 2002, Vi saluto cordialmente.
Il Presidente
Antonietta Cherchi
PALEOITALIA
RESOCONTI DI CONVEGNI
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Castell’Arquato, 29-30 maggio 2001
GIORNATE DI PALEONTOLOGIA 2001
M. CRISTINA PERRI
Per felice iniziativa del Presidente della Società Paleontologica Italiana, Prof. Antonietta Cherchi (Università di Cagliari), quest’anno, in
associazione con la canonica riunione della Società, si sono tenute le
prime Giornate di Paleontologia che
naturalmente sono state identificate
quali 2001.
Le Giornate di Paleontologia
2001 sono state organizzate dalla
Prof. M. Luisa Colalongo (Università di Bologna) e si sono svolte a
Castell’Arquato il 29-30 Maggio
presso il Museo Geologico G. Cortesi che, nella persona del Dr. Carlo
Francou, ha gentilmente offerto la
propria disponibilità. L’architettura
medievale della quieta Castell’Arquato circondata da un magnifico verde ha fatto da degno sfondo
all’evento.
L’idea delle Giornate di
Paleontologia, nata per potere avere un punto di incontro di tutti i
paleontologi italiani, è stata immediatamente apprezzata dal Consiglio
direttivo e dai coordinatori dei tre
principali gruppi paleontologici presenti in Italia Paleobenthos,
Paleopelagos e Vertebrati. Sostituire o affiancare le sedute di settore
con una nazionale è apparsa come
una ottima opportunità data ai giovani che si affacciano allo studio
della Paleontologia di potere presen-
tare i propri lavori, anche in via preliminare, in quello che dovrebbe
essere il consesso più appropriato e
di avere la possibilità di incontrare
e confrontarsi con il mondo
paleontologico ufficiale. Non solo
con quello ufficiale, accademico e
del Servizio Geologico Italiano, ma
anche di quello amatoriale. A questi consessi sono infatti invitati tutti
gli “Amatori” della Paleontologia e
a loro è dedicata una sessione, appunto la Sessione amatoriale, che in
questa edizione ha occupato l’intero pomeriggio della seconda giornata.
Il programma era così articolato: 1. Riunione del Consiglio
direttivo, seguita dalla Adunanza
Generale Annuale della Società; 2.
Sessione scientifica e 3. Sessione
amatoriale.
A seguito della riunione del Consiglio direttivo, il sindaco di
Castell’Arquato, ha porto cortesemente all’assemblea, costituita da
una settantina di persone, il suo benvenuto e l’augurio di due fruttuose
giornate di lavoro. La cittadina di
Carstell’Arquato è sempre stata sensibile ai problemi paleontologici in
quanto sorge in una delle aree d’Italia più famose per le successioni
Plio-Pleistoceniche.
Durante la Sessione scientifica,
che ha occupato l’arco di un’intera
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PALEOITALIA
giornata il pomeriggio del primo
giorno e la mattina del secondo,
sono state presentate 23 comunicazioni a tema paleontologico libero.
Estremamente gradita è stata la
“lezione” tenuta in modo brillante e
simpatico ma con estrema professionalità dal Prof. Piero De Castro
(Università di Napoli) sul tema “Osservazioni si Anthracoporella
spectabilis, una presunta Dasicladale”.
La prevalenza dei contributi era
a carattere tassonomico, biostratigrafico e paleoecologico su vari
gruppi di invertebrati (chitinozoi,
graptoliti, decapodi, foraminiferi,
bivalvi, nautiloidi e vermetidi) e di
vertebrati (conodonti, insettivori, ippopotami, elefanti e ghiottoni),
spaziando nell’intervallo di tempo
Paleozoico-Cenozoico.
Di particolare interesse la sezione riguardante i geositi. L’apertura
di questa è stata tenuta da Myriam
D’Andrea del Servizio Geologico
Nazionale (SGN) che ha brillantemente presentato il progetto del
SGN sulla “Conservazione del patrimonio geologico italiano” finalizzato a costiture un centro nazionale
di raccolta sistematica dei dati sui
siti di interesse geologico includenti ovviamente anche quelli paleontologici (v. articolo in questo fascicolo a p. 9 - N.d.R.). Sono stati quindi presentate alcune iniziative già intraprese per la segnalazione e
valorizzazione di geositi come quella sui geositi paleontologici e
stratigrafici del Monte Nerone e
della Marsica Orientale e quella sul
sito paleontologico cretaceo di
Polazzo (Gorizia).
Nuovo ed estremamente valido
il contributo dell’ultima sezione,
esposto dalla Prof. Elena Ferrero
(Università di Torino) su alcune
“Riflessioni epistemiologiche sul
concetto di fossile e fossilizzazione”
scaturite da elaborati di insegnanti
di scuola primaria in formazione e
in servizio.
I contributi sono stati pubblicati
in un volume di 163 pagine Supplemento del vol. 62, 2000 del Giornale di Geologia Serie 3° a cura di
M. Cristina Perri (Università di Bologna), che è stato distribuito a tutti
i partecipanti al momento dell’iscrizione alla riunione.
La Sessione amatoriale è stata
prevalentemente occupata dall’esposizione da parte del Prof.
Pierluigi Ambrosetti (Università di
Perugia) dello stato dell’arte delle
problematiche legate al tema “I fossili e la legge”, alla quale ha fatto
seguito un fruttuoso dibattito con il
pubblico amatoriale.
L’appuntamento per tutti è alle
Giornate di Paleontologia 2002, la
primavera prossima, a Bolca.
PALEOITALIA
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MUSEI PALEONTOLOGICI
IL MUSEO GEOLOGICO “G. CORTESI” DI
CASTELL’ARQUATO (PIACENZA)
CARLO FRANCOU
L’Ospitale Santo Spirito, già in
epoca medioevale luogo di ricovero per i pellegrini in viaggio verso
Roma, è oggi sede del Museo geologico “G. Cortesi” di Castell’Arquato. Nonostante si tratti di una istituzione locale, il museo è noto anche fuori dai confini nazionali per
conservare l’abbondante fauna fossile dello stratotipo del Piacenziano,
istituito nell’Ottocento per indicare
i terreni marini di età pliocenica che
qui affiorano. Il museo raccoglie una
ricca documentazione di quella che
è stata la storia geologica del bacino padano: fra le collezioni spiccano quelle dei molluschi fossili locali (in particolare la collezione
“Bagatti” riunita agli inizi del secolo scorso dall’avvocato cremonese
Odoardo Bagatti che la corredò anche di una consistente dotazione di
lastre fotografiche e diapositive
scattate dallo stesso naturalista, e la
collezione “Pighi” consistente in
oltre duemila esemplari di notevole
interesse sia sotto l’aspetto scientifico che sotto quello estetico). Di
particolare importanza sono poi i
resti di balenottere e delfini rinvenuti negli ultimi decenni sulle pendici calanchive che circondano l’antico borgo medioevale di Castell’Arquato, una tradizione di ricerche che affonda le sue radici sul
finire del Settecento proprio con
Giuseppe Cortesi, al quale il museo
è dedicato. Tra questi reperti spiccano il cranio di balenottera scavato nel 1983 sui calanchi di Rio
Carbonaro e diverse altre parti scheletriche recuperate nel corso di scavi successivi eseguiti per conto della Soprintendenza Archeologica
dell’Emilia Romagna in collaborazione con i membri del locale Gruppo paleontofili “La Xenophora”.
Una sala introduttiva permette di
seguire le tappe principali della storia evolutiva della vita sul pianeta
attraverso l’esposizione di diversi
reperti particolarmente significativi
provenienti da ogni parte del pianeta esposti in ordine geocronologico.
Si prosegue poi con i fossili del
Pliocene locale ed infine con quelli
dei grandi mammiferi che vissero
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PALEOITALIA
La sede del museo (antico Ospitale Santo Spirito).
sulla primitiva pianura padana: elefanti, ippopotami, cervi e bisonti
fanno da cornice alle prime testimonianze della presenza umana in loco.
Tra tanti reperti la più grande
scultura lignea d’Europa raffigurante una balenottera (10 metri di lunghezza) nell’atto di saltare sull’acqua. Balene e balenottere non sono
Fusinus longiroster della collezione
“Pighi” (Pliocene locale).
soltanto peso, lunghezza, caratteristiche morfologiche, esse sono soprattutto ampio movimento sulla
superficie e nelle sconfinate profondità dei mari; per rappresentare questo all’interno del museo lo scultore milanese Giorgio Rastelli ha “fermato” l’attimo fuggente del movimento in tutte le sue espressioni.
Un’opera colossale dove l’arte
interagisce con la scienza per contribuire alla conoscenza del mondo
che ci circonda.
Tra i settori ausiliari il museo
possiede al suo interno una sala auditorio attrezzata con supporti
multimediali e video a disposizione
del pubblico e delle scolaresche.
Questo spazio periodicamente ospita mostre temporanee di carattere
naturalistico, rassegne culturali e
reportage di viaggi che documenta-
PALEOITALIA
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Una appendice importante
del museo è il Centro di Educazione Ambientale (CEA).
martedì-domenica:
10-12; 15-17.
Esso ricopre un ruolo di primalunedì
chiuso
ria importanza quale raccordo
1 NOVEMBRE - 28 FEBBRAIO
indispensabile tra struttura
domenica e festivi
10-12; 15-17.
museale e aree protette. La
feriali solo su appuntamento.
struttura è dotata di un piccolo
INFORMAZIONI
laboratorio didattico e di una
tel. 0523/804266
sala in cui le scolaresche di
e-mail: [email protected]
ogni ordine e grado possono
Sito web: www.comune.castellarquato.pc.it approfondire tematiche legate
al territorio. Il CEA pubblica
no aspetti poco noti legati a deter- una collana di Quaderni di Educaminate aree geografiche del piane- zione Ambientale (titoli già realizta. In questo ambito il museo ha pro- zati: “I Fossili”, “Flora e paesaggio”;
mosso in collaborazione con l’Isti- in preparazione “Geologia e viticoltuto geologico Albert De Lapparent tura” e “Mammiferi del Piacendi Parigi alcune ricognizioni in tino”).
Ma l’attività del museo non si
Ladakh (1987 e 2001), in Tibet
svolge soltanto all’interno della
(1990) e negli Urali (1992).
ORARI DI APERTURA
1 MARZO - 31 OTTOBRE
I calanchi di Monte Giogo in Valdarda (una delle aree tipiche del Piacenziano inserita
anche nella Riserva geologica regionale).
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PALEOITALIA
L’annuario Parva Naturalia è edito dal Museo geologico “G.
Cortesi” insieme al Museo civico di storia naturale di
Piacenza e al Museo delle scienze del Collegio Alberoni. La
pubblicazione, con periodicità annuale, raccoglie i risultati
degli studi eseguiti sul territorio provinciale fornendo anche
indicazioni sull’attività didattica svolta dalle tre istituzioni
culturali. Tra gli argomenti trattati paleontologia, geologia,
botanica e zoologia, ma anche storia e filosofia della scienza. La storia della scienza rappresenta infatti uno strumento didattico di conoscenza importante pur se poco diffuso. Parva Naturalia ha anche una sua versione elettronica dedicata proprio alle tematiche epistemologiche sul sito
www.musnat.pc.it realizzato in collaborazione con la Società Piacentina di
Scienze Naturali che supporta le iniziative dei musei naturalistici presenti sul
territorio provinciale.
struttura museale. In prossimità del
borgo medioevale infatti è possibile ammirare direttamente sul terreno i resti fossili del mare pliocenico.
Di recente istituzione la Riserva naturale geologica del Piacenziano tutela le aree paleontologiche più significative dello stratotipo, interessando l’area pedecollinare e
collinare delle valli Vezzeno, Chero,
Chiavenna, Arda, Ongina e prolun-
gandosi ad est fino al confine con il
Parco regionale fluviale dello
Stirone.
In collaborazione con la Riserva, da alcuni anni sono state avviate
le “Aule Verdi”, visite guidate e
stage che permettono di svolgere
attività presso il museo e nelle aree
fossilifere con specialisti nei vari
campi delle scienze naturali.
PALEOITALIA
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SERVIZIO GEOLOGICO NAZIONALE
PROGETTO “CONSERVAZIONE DEL
PATRIMONIO GEOLOGICO ITALIANO”:
INVENTARIO DEI GEOSITI IN ITALIA
Invito alla Paleontologia
MYRIAM D’ANDREA & FRANCESCO ANGELELLI
Il progetto
Il Servizio Geologico Nazionale
ha attivato nell’anno 2000 un progetto sulla “Conservazione del patrimonio geologico italiano”
(D’Andrea, 2001) finalizzato a costituire un centro nazionale di raccolta sistematica di dati e metadati
sui siti dì interesse geologico,
geomorfologico e paleontologico,
un polo informativo ed un centro di
coordinamento delle informazioni
riguardanti la conoscenza, valorizzazione e conservazione del patrimonio geologico italiano, proponendosi con questo di fornire uno
strumento per la pianificazione territoriale. Ha con ciò recepito l’invito rivoltogli dal 2nd International
Symposium on the conservation of
our geological heritage, che lo indicava quale candidato al coordinamento delle diverse iniziative e ricerche finalizzate alla promozione
del ruolo del patrimonio geologico
nel nostro Paese (Praturlon, 1996).
Il progetto intende portare un
contributo italiano all’iniziativa dell’Associazione Internazionale
ProGEO (European Working Group
for Earth Science Conservation) che
nel 1995 ha avviato la compilazione di una lista di geositi (1) europei
(Ischenko et al., 1999) e collaborare quindi a “Geosites”, programma
di ricerca voluto dall’Interna-tional
Union of Geological Sciences
(I.U.G.S.) per fornire un supporto
scientifico alle iniziative di
geoconservazione (Wimbledon et
al., 1996; D’Andrea & Zarlenga,
2000).
Il progetto ha lo scopo di
1. organizzare le informazioni sui
siti di interesse geologico s.l., in
vario modo raccolte da enti pubblici e da istituzioni private
recuperando ed omogeneizzando
i censimenti pregressi;
2. promuovere un nuovo censimento su scala nazionale. E’
previsto il coinvolgimento di amministrazioni pubbliche ed organizzazioni private: strutture universitarie, regioni, enti locali, enti
preposti alla gestione di aree protette, associazioni attive nella conoscenza e nella tutela del patrimonio geologico. Con tale finalità il Servizio ha acquisito, a seguito di un accordo di collaborazione con il Dipartimento Polis
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PALEOITALIA
dell’Università di Genova, una
scheda di rilevamento di campagna, provvista di interfaccia
informatizzata. Sulla base di quest’ultima è stato progettato un
data base che lavora in ambiente
Access, georeferenziato in ambiente G.I.S. MapInfo. (Brancucci et al., 1999) (1). La scheda
è disponibile sul sito del Dipartimento per i Servizi Tecnici Nazionali (www.dstn.it/sgn);
3. creare un collegamento
(network) tra gli operatori che a
vario titolo operano nel campo
della conoscenza, tutela, valorizzazione, restauro e gestione dei
geositi (3);
4. elaborare proposte normative
e di catalogazione dei geositi e la
definizione di metodi, criteri e
standard per l’acquisizione
informatizzata e la sistematizzazione della documentazione
esistente;
5. realizzare la ricognizione e la
georeferenziazione dei dati inerenti il patrimonio geologico su
cartografia ufficiale.
Nella figura qui sotto viene rappresentato graficamente il flusso dei
dati, dal recupero degli stessi, tramite la compilazione delle schede
di rilevamento, allo smistamento
delle schede, alle selezione tramite
il passaggio per la commissione di
referee nazionali, all’archiviazione
dei dati ed alla realizzazione della
banca dati nazionale che verrà resa
fruibile all’utenza (amministrazioni
centrali e periferiche, organizzazioni pubbliche e private, privati cittadini)
Rappresentazione grafica del flusso dei dati, dal recupero degli stessi, tramite la compilazione delle schede di rilevamento, allo smistamento delle schede, alle selezione tramite
il passaggio per la commissione di referee nazionali, all’archiviazione dei dati ed alla
realizzazione della banca dati nazionale che verrà resa fruibile all’utenza (amministrazioni centrali e periferiche, organizzazioni pubbliche e private, privati cittadini).
PALEOITALIA
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Principali intese e convenzioni attivate nell’ambito del progetto SGN “Conservazione
del patrimonio geologico italiano”.
L’operatività del progetto é affidata ad un gruppo di lavoro costituito ad hoc all’interno del Dipartimento per i Servizi Tecnici ed a
competenze qualificate reperite su
scala nazionale, acquisite con intese ed accordi di collaborazione. Di
questi ultimi sono già operativi:
1.la convenzione tra Servizio Geologico e il Dipartimento Polis dell’Università degli Studi di Genova, per la “Realizzazione di un inventario dei geositi italiani da conseguire tramite l’acquisizione in
modo uniforme di elementi di conoscenza, finalizzato alla realizzazione di una banca dati nazionale
del patrimonio geologico italiano”
(vedi sopra);
2.l’accordo tra Servizio Geologico
e Società Speleologica Italiana
(S.S.I.),
finalizzato
all’
“Individuazione e schedatura dei
geositi ipogei naturali, definizione di criteri normativi per
l’acquisizione di elementi di conoscenza relativi al patrimonio
speleologico italiano” (2);
3.la convenzione tra Servizio Geologico e Dipartimento di Scienza
della Terra dell’Università di
Roma “La Sapienza”, per lo “Studio ed Individuazione di una
metodologia finalizzata all’acquisizione ed alla definizione degli
elementi tecnici minimali necessari alla dichiarazione di interesse
scientifico e per la messa a tutela
di un sito ad impronte di vertebrati
nel calcare di Altamura (Bari)”.
Sono tuttora in corso di studio
apposite intese con
a) Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, relativamente ai censimenti già realizzati in ottempe-
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PALEOITALIA
ranza delle leggi 1497/39 e 1089/
39 (Art. 1: “cose che interessano
la paleontologia”);
b) Ministero per l’Ambiente – Servizio Conservazione Natura, relativamente ai siti di interesse
comunitario (S.I.C., Progetto
Natura 2000, D.M. Ambiente 3
Aprile 2000).
Invito al coinvolgimento
Questa nota vuole essere soprattutto un invito rivolto a quanti rappresentano di fatto i detentori di un
patrimonio di conoscenza nelle
scienze paleontologiche in Italia, patrimonio che corre troppe volte il
rischio di essere disperso o restare
sconosciuto ai più.
Come è noto, numerose testimonianze di elevato valore scientifico
sono andate, purtroppo, irrimediabilmente perdute a causa delle ingenti trasformazioni subite dal territorio italiano. Ciò poteva in diversi casi essere evitato, se fossero state preventivamente segnalate nelle
varie sedi istituzionali e alle popolazioni locali le aree d’interesse
paleontologico da tutelare e conservare (4). Questo, per la paleontologia è ancor più grave, considerando che i giacimenti di fossili hanno rivestito e rivestono, per la loro
suggestione, un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso i testimoni
della lunga storia del pianeta Terra.
Premesso che la raccolta sistematica ed omogenea dei dati relativi ai siti d’interesse geopaleontologico, rappresenta comunque una tappa fondamentale di co-
noscenza, è necessario che i numerosi progetti, che a volte insistono
su iniziative analoghe, si conoscano e si integrino gli uni gli altri per
convogliare opportunamente le
energie rafforzando la proposta
progettuale.
Si ritiene pertanto utile fornire
alcune idee preliminari su cui elaborare alcune delle possibili attività
per il recupero dei dati e del know
how relativi al patrimonio
stratigrafico e paleontologico italiano:
a) segnalazione e descrizione dei siti
paleontologici in pericolo di parziale o totale distruzione o sottoposti a particolare e significativo
degrado, in modo da poter intervenire, mettendo a conoscenza ed
allertando le amministrazioni direttamente interessate, nell’intento di suggerire e predisporre progetti di tutela e/o risanamento (5);
b) raccolta delle proposte progettuali di conservazione e tutela
delle varie categorie di siti: assai
di frequente le segnalazioni da
parte sia di enti di ricerca che di
organizzazioni impegnate nella
tutela del territorio, non sortiscono azioni di intervento;
c) censimento dei siti di interesse
paleontologico, stratigrafico
(stratotipi, località tipo, orizzonti guida, testimonianze di
estinzione,etc.) dando priorità ai
siti “storici” ancora conservati sul
territorio nazionale, come ad
esempio il giacimento di
Canalgrande, nell’Iglesiente;
d) individuazione e definizione di
uno standard normativo per la
selezione dei siti di cui sopra;
PALEOITALIA
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Scisti Cambriani di Canalgrande (Acquaresi). Uno dei più famosi giacimenti fossiliferi a
trilobiti dell’Iglesiente - Sardegna, località tipo di diverse specie (Formazione di Punta
Manna). In primo piano è visibile la parte superiore della Formazione di S.Barbara.
e) censimento delle banche dati di
siti paleontologici già realizzate
anche attraverso la concorrenza di
strutture museali, con l’intento di
valorizzare e pubblicizzare iniziative già avviate;
f) inserimento nella banca dati delle informazioni provenienti dal
censimento effettuato ai sensi
della L. 1089/39, a seguito della
Circolare n.63/99 del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali,
“esplicativa in materia di tutela e
valorizzazione dei beni
paleontologici”;
g) censimento dei siti web che trattano tematiche inerenti la
paleontologia (collezioni rilevanti, musei all’aperto, segnalazione
di itinerari) (6).
Onde sgombrare il campo da
prevedibili
ed
altrettanto
comprensibili timori da parte degli
“addetti ai lavori” si prevede di operare una selezione dei dati prima
della loro diffusione, anche a seguito di approfondita discussione con
quanti rivendicano la paternità dei
dati.
Come partecipare al progetto
· è possibile partecipare a ciascuna delle attività elencate nei punti
a-g;
· in particolare, per prendere parte
al censimento dei siti è necessario
fornirsi della “scheda di rilevamento”: questa è pubblicata as-
14
PALEOITALIA
sieme alla “guida alla compilazione” sul sito www.dstn.it/sgn,
nella voce NOVITA’: “Conservazione del patrimonio geologico
italiano”; può essere altrimenti richiesta direttamente all’Ufficio
Ricerca del Servizio Geologico
([email protected]) o al
Centro Documentazione Geositi
di Genova ([email protected].
it). Entrambi sono disponibili a
fornire tutte le altre indicazioni in
merito al censimento dei geositi
attivato dal progetto.
· è possibile proporre l’attivazione
di link tra il sito SGN ed altri siti
finalizzati a promuovere la conoscenza dei siti stratigrafici e
paleontologici.
La riuscita di un progetto nazionale sulla conservazione del patrimonio geologico, come quello che
il Servizio Geologico si dispone a
perseguire, dipende da diversi fattori: soprattutto dal successo dell’intesa e dalla capacità di coordinarsi
tra quanti operano nella ricerca, nella legislazione, nell’amministrazione e nella gestione territoriale.
Note
(1) Definizione applicata nel contesto del
progetto “Geosites” della I.U.G.S. “geosito”
(sinonimo di “sito geologico” o “sito di interesse geologico”) può essere qualsiasi località, area o territorio in cui è possibile definire un interesse geologico-geomorfologico
per la conservazione (W.A.P. Wimbledon).
(2) Con il termine di Geositi Ipogei Naturali
(GIN), si intendono tutti quegli ambienti sotterranei di origine naturale, che per loro caratteristiche morfologiche intrinseche, per la
natura delle rocce nella quali sono scavate,
per quello che contengono o per l’uso che
ne è stato fatto dell’uomo nel tempo, pre-
sentano caratteri di eccezionalità geologica
in senso lato.
(3) Nel sito web www.dstn.it/sgn tra le
NOVITA’- Progetto SGN “Conservazione
del patrimonio geologico italiano” è pubblicata la tabella ”network geositi” con le indicazioni per compilarla correttamente ed essere quindi inseriti nel network
(4) E’ il caso ad esempio del giacimento storico di Portixeddu (comune di Flumimaggiore, Sardegna) dell’Ordoviciano - costituito da scisti calcarei a brachiopodi, briozoi,
crinoidi e cistoidi - oggi in gran parte distrutto per realizzare un camminamento in
muratura lungo mare.
(5) Il Servizio Informativo Unico/Documentazione, Collezioni Paleontologiche del
DSTN ha avviato alcuni progetti di
valorizzazione e tutela di siti paleontologici
italiani (Angelelli et al., 1995; Angelelli,
1999 ).
6) Nel sito web www.dstn.it/docum/paleont,
vengono illustrate le “Collezioni
Paleontologiche” del DSTN e, tra la TUTELA E CONSERVAZIONE, alcuni siti geopaleontologici (pagine web a cura di
Angelelli).
Bibliografia
ANGELELLI F., ANZALDI C., NAPOLEONE I,
ALIMONTI A., MODUGNO A., R OSSI R.
(1995)- Multimedia prototype for a
network of paleontologic museums. 1
Congress of Science and Technology for
the safeguard of cultural heritage in the
mediterranean basin . Atti convegno
CNR- Comitato nazionale per la Scienza
e la Tecnologia dei Beni Culturali;
Acireale-Siracusa 26 novembre-2 Dicembre 1995, 12-18.
ANGELELLI F. (1999) - Creazione e organizzazione di una struttura integrata di
musei in “situ” per la valorizzazione,
tutela e salvaguardia del paesaggio culturale. Atti del Convegno internazionale
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Memorie Descrittive della Carta
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16
PALEOITALIA
“The Fossil Record 2”, DATABASE
PALEONTOLOGICO IN RETE
RAFAEL LA PERNA
The Fossil Record 2, curato dall’Università di Bristol, è la versione
on-line di un database pubblicato
qualche anno fa (Benton, 1993) e
che offre tutti i vantaggi del trattamento informatico ed interattivo dei
dati. L’idea, sicuramente ambiziosa, è quella di offrire la distribuzione stratigrafica di moltissime (ben
7186) famiglie di organismi, che
vanno dai Monera, ai mammiferi,
alle piante. L’accesso al database,
tramite un comune browser, è libero e permette di manipolare i dati
per ottenere grafici dell’andamento
nel tempo della diversità, delle comparse e delle estinzioni per il gruppo selezionato. I gruppi tassonomici
rappresentati sono phyla, classi, ordini e altri raggruppamenti informali, ma non sempre, comunque, i
phyla sono suddivisi in classi e le
classi in ordini. I gruppi possono
essere selezionati anche per grandi
settori ambientali (marino, di acque
dolci, terrestre, ecc.). La suddivisione cronologica comprende 85 intervalli cronostratigrafici, che vanno
dal Precambriano (Adeano)
all’Olocene. L’informazione di base
è costituita dalla distribuzione
stratigrafica di ciascuna famiglia,
codificata come presenza/assenza
nei vari intervalli. Prendendo familiarità con il database, l’utente può
elaborare i dati in maniera personale, per esempio estraendo quelli relativi a gruppi tassonomici non definiti in maniera automatica. Inoltre,
trasferendo i dati su di un software
adeguato, le possibilità di analisi e
di resa grafica sono praticamente illimitate.
Le potenzialità del database
sono grandi, nonostante l’inevitabile incompletezza. Per esempio,
Boulter & Hezwulla (1999) hanno
applicato The Fossil Record 2 per
la definizione di un modello matematico della diversificazione dei
gruppi tassonomici a livello di famiglie. Uno dei risultati più interessanti è la stima del tempo di estinzione dei mammiferi, che è collocabile, in assenza di “perturbazioni
esterne”, a circa 900 milioni di anni
a partire da oggi.
I grafici qui presentati sono stati
ottenuti tramite il database e sono
relativi all’andamento della diversità
a livello di famiglie in sei gruppi di
invertebrati marini tra i più noti. Essi
offrono sia l’occasione di divulgare
questo strumento informatico utile
nella ricerca, e indubbiamente anche nella didattica, sia lo spunto per
commentare brevemente la storia
evolutiva di questi gruppi tassonomici.
PALEOITALIA
17
Andamento della diversità a livello di famiglie nei bivalvi, nei gasteropodi e nei
brachiopodi. I grafici sono stati ottenuti tramite il database on-line. Ulteriori informazioni nel testo.
18
PALEOITALIA
Il tasso di aumento della diversità nei bivalvi è stato particolarmente costante e poco influenzato
dalle crisi di estinzione. Delle
“Grandi Cinque” (Raup, 1992), solamente due estinzioni in massa hanno interessato il gruppo in maniera
vistosa. La crisi al passaggio PermoTrias (P/T) causò l’estinzione di circa il 30% delle famiglie, mentre
quella al passaggio Cretaceo-Terziario (K/T) ne causò la scomparsa di
circa il 10%. Un certo aumento nel
tasso di diversificazione si verificò
a partire dal Mesozoico (in realtà
anche prima, ma sembra essere stato interrotto bruscamente dalla crisi
P/T), e c’è comune accordo che questo corrisponda all’acquisizione dei
sifoni e del modo di vita infaunale
(Stanley, 1968). Il gruppo sembra
trovarsi attualmente vicino ad una
fase di massima diversità.
Una prima fase di massima
diversificazione nei gasteropodi fu
raggiunta nel corso del DevonianoCarbonifero, soprattutto grazie allo
sviluppo dei gruppi primitivi
(Archeogastropoda). Durante questa
prima fase, il gruppo sembra aver
un po’ risentito dell’evento di estinzione del Devoniano superiore (Ds).
La crisi P/T e quella del Triassico
superiore (Ts), ebbero effetti moderati (circa 20 % di famiglie estinte),
mentre l’evento K/T ebbe solo modestissimi effetti. Comunque, durante il Mesozoico avvenne un’importante radiazione, che è riferibile soprattutto allo sviluppo dei
Neogastropoda. Da allora, il gruppo ha avuto un notevole tasso di
diversificazione, che comunque
sembra essere divenuto più lento a
partire dall’Eocene, e attualmente
sembra essere molto vicino ad una
fase di massima diversità.
La storia evolutiva dei
brachiopodi è notoriamente
distinguibile in due grandi fasi. Durante la prima, dall’Ordoviciano al
Permiano, il gruppo andò incontro
ad una rapidissima e grande
diversificazione. Nel corso di questa fase, la diversità si mantenne alta
(60-80 famiglie), anche se il gruppo fu pesantemente colpito dalla
crisi di estinzione nel Devoniano
superiore (circa il 30% di famiglie
estinte). L’evento P/T, che causò
l’estinzione dell’80% delle famiglie,
segnò la conclusione di questa prima fase. Durante la fase successiva,
che dura fino ai giorni nostri, la diversità si è mantenuta piuttosto bassa (20-13 famiglie). Il gruppo subì
varie crisi minori, tra le quali quella
del Triassico superiore e quella al
passaggio Cretaceo/Terziario (quest’ultima fu particolarmente debole). Sembra chiaro come i due principali fattori che hanno controllato
la storia dei brachiopodi siano stati
l’estinzione al passaggio Permo/
Trias, che rivoluzionò gli ecosistemi
marini, e la crescente competizione
da parte dei bivalvi (Clarkson,
1998).
Gran parte della storia evolutiva
dei trilobiti fu dominata dal declino
della diversità e dalle estinzioni. In
effetti, raggiunta rapidamente la
massima diversificazione, il gruppo
subì una forte crisi nel Cambriano
superiore (Cs), con l’estinzione del
40% delle famiglie. Un’ulteriore
forte crisi avvenne nell’Ordoviciano
superiore (Os), quando si estinse il
50% delle famiglie. Da quel momento il declino fu più lento, anche
PALEOITALIA
19
Andamento della diversità a livello di famiglie nei trilobiti, negli echinoidi e nelle ammoniti. I grafici sono stati ottenuti tramite il database on-line. Ulteriori informazioni nel
testo.
20
PALEOITALIA
se in qualche modo accelerato da
un’altra crisi nel Devoniano superiore. Il gruppo raggiunse bassissimi livelli di diversità nel
Carbonifero-Permiano e l’evento
P/T ne causò la completa estinzione. Sembra che i trilobiti, così precoci nella colonizzazione degli ambienti bentonici, abbiano incontrato diversi fattori che andavano presentandosi nello scenario evolutivo
marino, tra i quali la predazione da
parte dei cefalopodi, contro i quali
dovevano avere ben poche risorse
evolutive, cioè “cattivi geni e cattiva fortuna”, parafrasando Raup
(1992).
Per tutto il Paleozoico, gli
echinoidi ebbero una bassissima diversità, e fu probabilmente per “fortuna” che essi non si estinsero con
la crisi P/T. Nel corso del
Mesozoico, il gruppo si diversificò
rapidamente e non subì perdite particolarmente gravi con la crisi K/T
(circa il 15% delle famiglie). Attualmente si trova in una fase di massima diversificazione. La storia degli
echinoidi è quella di un gruppo che
imbocca con successo una nuova
strada adattativa. Vari eventi evolutivi, tra i quali l’acquisizione di uno
scheletro rigido fornito di spine, a
loro volta variamente adattate, e
della ben nota bilateralità, che permise l’adattamento a vita infaunale,
portarono il gruppo verso un vero e
proprio rinnovamento ed un grande
successo, fino ad oggi.
Non è questa la sede per commentare la complessa storia
evolutiva delle ammoniti, sia pure
per grandi linee. Quello che appare
di più immediata lettura nel grafico
è l’estrema irregolarità dell’andamento della loro diversità. Per almeno tre volte il gruppo ebbe veri e
propri picchi di grande diversità (nel
Devoniano superiore, nel Permiano
superiore e nel Cretaceo superiore),
immediatamente seguite da profonde crisi di estinzione, l’ultima della
quale fu notoriamente quella definitiva. Il resto è, in gran parte, ancora un’alternanza di picchi di
diversificazione e crisi di estinzione. L’impossibilità di trovare un
modello generale nell’andamento
della diversità delle ammoniti suggerisce l’idea di un gruppo sempre
pronto a trovare soluzioni adattative
nuove, ma allo stesso tempo eccessivamente specialistiche perché potessero permettere stabilità al gruppo in un mondo in costante cambiamento.
Bibliografia
BENTON M.J. (ed.), 1993. The Fossil Record
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or Bad Luck?: 210 pp., Norton & Co.,
New York.
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molluscs: a consequence of mantle
fusion and siphon formation. Journal of
Paleontology, 42: 214-229.
PALEOITALIA
21
ITINERARI PALEONTOLOGICI
UNA PASSEGGIATA IN TERRA D’OTRANTO
MAURO BRUNETTI
Il nostro piccolo tour inizia proprio partendo da Otranto, splendida cittadina pugliese chiamata anche la “Bisanzio del Salento”, di cui
consiglio senza dubbio la visita del
centro storico perfettamente conservato. Veramente eccezionali la cattedrale, con lo stupefacente mosaico risalente al 1163 opera del monaco Pantaleone e la chiesetta di San
Pietro con i dipinti bizantini. Camminando tra le antiche fortificazioni
della città, l’occhio esperto dell’appassionato non può non notare, tra
le vecchie pietre più corrose dal vento e dalla salsedine, le tracce fossili
d’antichi abitatori marini. Molti palazzi dell’antica Otranto sono, infat-
Lecce
Roca Vecchia
Cala de’
Turchi
Maglie
Cutrofiano
Otranto
ex-cava
di bauxite
Grotta Zinzulusa
Tricase
Marina di
Novaglie
ti, costruiti con la cosiddetta “pietra
leccese”, detta localmente anche
“tufo”, una tenera arenaria usata
come materiale da costruzione, caratterizzato dal colore chiaro e dalla facilità con cui può essere tagliata. Questa roccia risale al Miocene,
quando buona parte del Salento era
ricoperto da un mare caldo e poco
profondo. Basta allontanarsi da
Otranto, dirigendosi verso Nord, per
incontrare delle piccole scogliere sul
mare, molto belle quelle nella cosiddetta località Cala dei Turchi, nei
teneri strati sabbiosi, dello stesso
tipo di quelli con cui sono costruiti
i palazzi di Otranto, non é difficile
incontrare esemplari di Terebratula
maxima, un grosso Brachiopode che
può sfiorare i 10 cm, non troppo rari
neppure gli Echinidi irregolari
(Spatangus e Schizaster) anche se
difficilmente in buono stato di conservazione. Dagli stessi strati proviene anche un grosso esemplare di
Amussium cf. cristatum raffigurato
nella pagina a fronte.
Lasciamo le basse scogliere e
scendiamo verso Sud, all’uscita di
Otranto, in direzione di Santa
Cesarea Terme, troviamo sulla nostra destra, scendendo verso il mare
per la strada che porta alla bella penisola di Orte, una piccola ex cava
di bauxite facilmente riconoscibile
22
PALEOITALIA
Le scogliere fossilifere di Cala dei Turchi.
anche da lontano per il colore rosso
scuro dei terreni che la compongono. La cava, dismessa da tempo, si
è “rinaturalizzata” e sul suo fondo
si può ammirare un bellissimo
Amussium cf. cristatum, proveniente da
Cala dei Turchi; altezza 89 mm.
laghetto colore smeraldo molto profondo, il cui colore contrasta con
quello scuro delle rive. Alcuni strati presentano una colorazione grigiogiallastra, in molti di questi è possibile rinvenire una malacofauna fossile di tipo salmastro composta da
non più di una dozzina di specie di
cui alcune (Potamides, Tympanotomus, Calliostoma) presenti però
in numero veramente rilevante. Il
tipo di specie ritrovato mi ha fatto
pensare al Miocene inferiore
(Aquitaniano), ho infatti rinvenuto
malacofaune molto simili dello stesso periodo nei dintorni di Bordeaux
(La Brede e Saucats - Francia SudOccidentale), secondo altri (G. Della
Bella, comunicazione personale) la
stessa potrebbe invece appartenere
al Messiniano (Miocene superiore).
In uno strato sovrastante le argille
bauxitiche, dal colore verdastro, ho
PALEOITALIA
23
L’ex cava di bauxite nei pressi di
Otranto.
rinvenuto anche diversi denti di
squalo tra cui quello raffigurato qui
a fianco, appartenente a Carcharodon megalodon, il grande squalo dei
mari miocenici.
Proseguendo il nostro viaggio
verso sud, merita senz’altro una tappa la splendida Torre Sant’Emiliano, del 500, ai suoi piedi una breccia ossifera risalente all’ultima
glaciazione, quella wurmiana. La
stessa formazione, dal tipico colore
rosso chiaro, attraversa vari punti
della costa ed è presente per esempio, all’ingresso della grotta della
Zinzulusa (molto bella e da visitare) dove sono ben visibili alcuni ossi
fossilizzati di una tipica fauna fredda comprendente lupi, orsi e la famosa Alca impennis, il cosiddetto
“pinguino dell’Artico”, estinto alla
fine dell’800 per la caccia
persecutoria cui era sottoposto.
Continuiamo ancora lungo la
costa e, dopo aver incontrato Marina di Andrano, tra le cui scogliere
ho rinvenuto un secondo dente di
Carcharodon megalodon, arriviamo alla località di Marina di
Novaglie. Qui, per arrivare al piccolo porticciolo, la scogliera è stata
tagliata (foto a pag. 24) e lungo questa frattura artificiale è interessante
notare la grande quantità di
Pectinidae (Chlamys e Pecten). Gli
appassionati di malacofaune attuali, possono trovare, con un po’ di
fortuna, qualche specie interessante
tra le reti dei pescatori stese al sole
o sul fondo del microscopico porto.
Facciamo ora una virata (per usare un termine “marinaresco”) verso
Dente di Carcharodon megalodon; altezza
45 mm.
24
PALEOITALIA
l’interno. Prima tappa un “fossile
vivente” veramente eccezionale: le
grandi querce vallonee presenti all’entrata del paese di Tricase, la più
grande, incredibilmente maestosa, è
detta “dei cento cavalieri”, perché
si dice che alla sua ombra riposassero 100 cavalieri. Le vallonee sono
specie di querce, presenti in Italia
esclusivamente in questa piccola
parte del Salento, di probabile origine illirica. Secondo alcune ipotesi, sono state importate nella Puglia
meridionale dai monaci Basiliani nel
XIII secolo cacciati dall’originaria
Turchia dalla furia iconoclasta degli imperatori bizantini.
Seconda tappa del nostro viaggio all’interno del Salento è Maglie,
dove si può visitare l’interessante
Museo Paleontologico in cui ammirare molti reperti fossili del Salento
(Via Umberto I, Tel. 0836/23198
Orario feriale: 9-13 giovedì e sabato 17-19 Orario festivo: 17-19 Chiuso il lunedì ingresso gratuito sito
internet: http://atlante.clio.it/grecia/
maglie.html). Ci dirigiamo ora in
quel di Cutrofiano, caratteristico
centro agricolo, seguendo le indicazioni arriviamo alla ex cava, protetta ora come “Parco fossile
malacologico” (sito internet: http://
www.japigia.com/cutrofiano/
cavalustrelle/). Il parco comprende
strati che vanno dal Cretacico al
Pleistocene superiore, ma il vero
cuore dell’ex cava è lo strato corrispondente ad una fase fredda del
Pleistocene inferiore ricchissimo di
fauna (su questo strato ho in preparazione un piccolo studio) comprendente anche i classici ospiti nordici
L’ingresso del porto di Marina di Novaglie.
(Arctica islandica, Mya truncata,
Pseudoamussium septem-costatum
ecc.). Per la visita si può telefonare
alla Pro Loco di Cutrofiano (Tel/fax
0836-542880), sempre molto gentile e disponibile.
Ultima tappa del nostro giro turistico salentino, non dopo una breve sosta alla magnifica Lecce, è la
spettacolare Roca Vecchia, le rovine dell’antica città d’origine
messapica sono affacciate a picco
sul mare Adriatico, le massicce scogliere sono completamente
“sforacchiate” da grotte scavate in
almeno un paio di millenni e con un
bagno nel limpido Adriatico possiamo terminare il nostro tour.
PALEOITALIA
25
MUSEI PALEONTOLOGICI
LA RISERVA NATURALE REGIONALE
DEL RIO TORSERO E IL MUSEO
PALEONTOLOGICO “SILVIO LAI”
EUGENIO ANDRI & MASSIMILIANO TESTA
La Riserva Regionale del rio
Torsero, istituita con L.R. n° 9 del
27/02/85, è localizzata a circa un
chilometro e mezzo dalla costa
nell’entroterra di Ceriale (SV) dove,
incisa dal rio Torsero stesso affiora
una porzione della formazione finora ascritta alle “Argille di Ortovero”
attribuite al Pliocene inferiore. Questo lembo pliocenico è costituito alla
base da un potente livello di marne
Genova
Savona
Ceriale
siltoso arenacee di colore grigio azzurro e da un livello ad esse sovrastante (di alcuni metri di potenza)
La sede del museo paleontologico “Silvio Lai”.
26
PALEOITALIA
La sala principale del museo.
costituito da arenarie argillosocalcarifere più o meno cementate e
di colore giallastro.
Tale affioramento è noto agli
specialisti di tutto il mondo come
uno dei più importanti giacimenti di
macrofossili del Pliocene (soprattutto Bivalvi e Gasteropodi). I fossili
provenienti dal rio Torsero sono noti
da tempo e sono stati oggetto di studio da parte di ricercatori di fama
internazionale, non solo per l’ab-
Il laboratorio del museo tematico del rio Torsero (a sinistra) e il microscopio ottico per
osservazioni in luce trasmessa e in luce riflessa dotato di telecamera.
PALEOITALIA
bondanza e la varietà degli esemplari rinvenuti ma anche e soprattutto
per il particolare tipo di fossilizzazione che ha permesso la conservazione anche dei minimi
dettagli del guscio.
Il lascito, da parte di una famiglia abitante nella zona, di una
villetta a poca distanza dal Rio da
dedicare ad attività culturali, ha portato all’idea di istituire un museo
tematico decentrato inaugurato nel
1993. Il progetto di questo museo è
nato proprio dalla possibilità di collegare il luogo di raccolta dei fossili alla palazzina, sede del museo,
dove essi vengono preparati, classificati e catalogati. Inoltre, all’interno del museo, è stato ricavato un
piccolo ma completo laboratorio per
il trattamento e lo studio non solo
dei fossili, ma anche delle rocce
sedimentarie in generale. Tale laboratorio possiede le caratteristiche di
un laboratorio di base che permette
di trattare sia materiali sciolti, sia
rocce sedimentarie coerenti. Un
modernissimo microscopio ottico
consente sia osservazioni macroscopiche che microscopiche sia in
luce trasmessa che in luce riflessa.
27
Esemplare di Conus aldrovandi in ottimo
stato di conservazione.
Grazie ad una telecamera incorporata nel microscopio, e attraverso un circuito chiuso, è possibile
vedere, in un monitor presente nella sala riunioni del Museo, le osservazioni fatte dall’operatore al microscopio.
Nell’ambito del Museo si svolgono sia attività di ricerca, che didattiche con visite scolastiche guidate su prenotazione. Per informazioni rivolgersi al Comune di
Ceriale, tel. 0182990024 o consultare il sito della Regione Liguria
http://www.regione.liguria.it/menu/
0604_fr.htm sotto la voce “I parchi
naturali” e successivamente “Aree
protette regionali”.
PALEOITALIA
28
Paleo news
a cura di Paolo Serventi
QUANTO È VELOCE UNA
ESTINZIONE? PARTE 1:
PERMIANO-TRIASSICO
Richard Twitchett dell’Università della Southern California ha presentato i risultati delle ricerche compiute su rocce di età permo-triassica
provenienti dalla Groenlandia orientale e contenenti non solo una fauna
marina ben conservata, ma anche
microresti di piante terrestri. Queste ricerche, condotte simultaneamente su campioni provenienti da
ambienti così diversi, porterebbero
alla conclusione che la più grande
estinzione di massa, avvenuta circa
250 milioni di anni fa al passaggio
Permiano-Triassico, avvenne simultaneamente e in modo drastico sia
in mare che sulla terra ferma. Secondo Twitchett e i suoi collaboratori, il collasso negli ecosistemi
marini e terrestri avvenne simultaneamente e coprì un intervallo di
tempo, calcolabile tra i 10.000 e i
60.000 anni. (Geology, Aprile
2001).
QUANTO È VELOCE UNA
ESTINZIONE? PARTE 2:
TRIASSICO-GIURASSICO
L’estinzione che caratterizzò il
passaggio Triassico-Giurassico (circa 200 m.a.), sebbene sia stata la più
piccola tra le “5 grandi” estinzioni
di massa, ebbe tuttavia considerevoli effetti sulla vita marina e terre-
stre. Gli studiosi dell’Università di
Washington, coordinati da Peter
Ward, pur non sapendo ancora con
esattezza quale fu la causa che produsse l’estinzione di massa (forse un
improvviso declino nella produttività marina), hanno concluso che
questo evento fu più “rapido” di
quanto si pensasse in precedenza:
infatti dall’analisi di rocce provenienti dalla British Columbia, gli
scienziati sono giunti alla conclusione che il processo durò meno di
10.000 anni. (Science, 11, maggio
2001)
QUANTO È VELOCE UNA
ESTINZIONE? PARTE 3:
CRETACEO-TERZIARIO
Il team guidato da Sujoy
Mukhopadhyay del California
Institute of Technology, partendo
dall’analisi dell’elio contenuto nelle argille depositatesi alla fine del
Cretacico, ha stabilito che probabilmente fu un asteroide o una singola
cometa a produrre il catastrofico
evento che ha segnato la fine dei
Dinosauri e il “passaggio” CretaceoTerziario. Infatti, secondo gli studiosi il contenuto costante di elio-3 (di
norma associato a impatti extraterrestri) è da ricondurre a un singolo
impatto piuttosto che a molteplici
collisioni di asteroidi o a un aumento
dell’attività vulcanica. (Science, 9,
marzo 2001)
PALEOITALIA
29
Paleo news
DINO-PUZZLE, MADE IN
CHINA
Annunciato dai ricercatori cinesi come una ulteriore prova dello
stretto legame tra dinosauri e uccelli, l’Archaeoraptor liaoningensis si
è dimostrato essere una solenne
“bufala”! Infatti il fossile non è altro che un “mix” di pezzi appartenenti ad almeno 5 differenti tipi di
animali. Le indagini ai raggi-X condotte dal dr. Tim Rowe dell’Università del Texas e dai suoi colleghi, ha
permesso di individuare circa 88
pezzi di roccia con frammenti di fossili, alcuni dei quali (p.e. la coda)
appartenenti al piccolo dinosauro
Microraptor zhaoianus, e altri a
specie ancora indefinite.
A merito dei falsari va il fatto che
lo stesso National Geographic aveva “abboccato” all’inganno, fatto
questo che ha messo in serio imbarazzo l’eminente rivista scientificodivulgativa.
65 milioni di anni fa...
“Vedo... vedo... un futuro folgorante in arrivo!!”
30
PALEOITALIA
Paleolibreria
a cura di Annalisa Ferretti
In un momento in cui si susseguono sempre più numerose le segnalazioni
della presenza di dinosauri in Italia, finalmente un testo ci guida, in modo
completo ed elegante, alla scoperta di uno dei più importanti siti della
vita “dinosauriana” della nostra penisola: i Lavini di Marco, vicino a
Rovereto (Trento). Qui, numerose orme fossili documentano un’istantanea del mondo del Giurassico inferiore.
Segnalo inoltre alcune opere, a carattere divulgativo, rivolte per lo più
ai non specialisti del settore.
Dinosauri in Italia. Le orme giurassiche
dei Lavini di Marco (Trentino) e gli altri
resti fossili italiani, a cura di Giuseppe
Leonardi e Paolo Mietto, 2000; Accademia Editoriale Pisa/Roma, 494 pagine,
con copertina rigida; Lire 70.000; ISBN
88-8390-099-5.
[Paolo Mietto]. Il volume presenta i risultati di uno studio multidisciplinare su
uno dei più importanti e interessanti siti
di ritrovamento di orme di dinosauro in
Italia: i Lavini di Marco presso Rovereto
(Trento). Qui una gigantesca frana, precipitata con ogni probabilità nel nono secolo, ha portato in esposizione una ampia superficie di calcari del Giurassico
inferiore. La frana fu descritta da Dante
nel canto XII dell’Inferno e fu teatro di
storiche battaglie durante la prima guerra mondiale.
Grazie alla cooperazione di numerosi specialisti, soprattutto paleontologi
e geologi sia italiani che stranieri, e a oltre dieci anni di ricerche, sono state
individuate e studiate le orme lasciate dai dinosauri sulle piane di marea in
riva ai bacini marini ricchi di molluschi e coralli che duecento milioni di
anni fa costituivano il paesaggio della zona roveretana.
PALEOITALIA
31
Dallo studio delle orme fossili che si sono conservate fino ai nostri
giorni (finora sono state studiate circa 300 fra orme e piste) è stato possibile ricostruire le caratteristiche fisiche e fisiologiche dei dinosauri che le
hanno impresse nel terreno e dedurre aspetti del loro comportamento individuale e sociale. Finora vari tipi di dinosauri, sia bipedi che quadrupedi,
sono stati individuati: essi sono sostanzialmente riconducibili a teropodi di
medie e grandi dimensioni, a ornitopodi e a grandi sauropodi, questi ultimi
verosimilmente i più antichi d’Europa.
Lo studio delle orme è stato inserito nel contesto dei risultati delle ricerche sui dinosauri ritrovati in Italia e sui paleoambienti del Giurassico
inferiore. Il volume è completato da alcuni saggi storici e naturalistici,
dalla storia delle ricerche geologiche condotte sul sito, dalla approfondita
esposizione dei caratteri stratigrafici e paleontologici dei Calcari Grigi l’unità che ha fornito l’icnofauna - e da studi sulla tettonica, la
geomorfologia, la sismica e la valorizzazione e musealizzazione dei Lavini
di Marco. Esso è infine accompagnato dalla illustrazione dei resti ossei e
delle impronte ritrovati in Italia relativi a tetrapodi non dinosauriani
paleozoici e mesozoici.
Il volume, patrocinato dal Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento
e dal Museo Civico di Rovereto e pubblicato con il contributo della Provincia Autonoma di Trento e del Consiglio Nazionale delle Ricerche, accomuna rigore scientifico a un taglio divulgativo ed è corredato da ampi
riassunti in lingua inglese dei vari capitoli e da una ricca iconografia.
INDICE DEL VOLUME
Prefazione di Martin G. Lockley
Parte Prima: Introduzione e Inquadramento
1. Introduzione di G. Leonardi e P. Mietto
2. Inquadramento geografico-geologico e cronistoria degli studi e ricerche geologiche sui Lavini di Marco di Giulio Antonio Venzo
3. I Lavini di Marco: paesaggio, storia, erudizione di Aldo Gorfer †
4. Aspetti naturalistici ed ambientali dei Lavini di Marco di Sergio Abram, Pietro Lorenzi
e Filippo Prosser
5. La geologia dei Lavini di Marco di Daniele Masetti
6. Paleobiologia ed età dei Calcari Grigi di Carmela Loriga Broglio
7. Due parole sui dinosauri di G. Leonardi
Parte Seconda: Le piste di dinosauri nel loro paleoambiente
8. Le piste liassiche di dinosauri dei Lavini di Marco di G. Leonardi e P. Mietto
9. I Lavini di Marco nel Giurassico inferiore: la ricostruzione di un antico ambiente di
vita di Marco Avanzini, Silvia Frisia e Matteo Rinaldo
Parte Terza: Paleontologia dei tetrapodi in Italia e dintorni
10. I dinosauri d’Italia e delle aree adiacenti di G. Leonardi
11. Orme di tetrapodi non dinosauriani del Paleozoico e Mesozoico in Italia di Maria
Alessandra Conti, G. Leonardi, P. Mietto e Umberto Nicosia
12. I reperti ossei di tetrapodi continentali paleozoici e mesozoici d’Italia di Fabio Marco Dalla Vecchia
32
PALEOITALIA
Parte Quarta: Altri contributi
13. Aspetti geomorfologici delle frane della dorsale di Monte Zugna di Giuseppe
Orombelli e Ugo Sauro
14. I Lavini di Marco: aspetti geologico-strutturali di M. Avanzini e Dario Zampieri
15. Sismicità storica e strumentale della Vallagarina di Oscar Groaz e Luigi Veronese
16. Il parco delle piste dei dinosauri di Rovereto: conservazione, valorizzazione e
musealizzazione di Paola Arzarello, Franco Finotti, Giorgio Galeazzo, Michele
Lanzinger, Maurizio Mezzanotte e L. Veronese
Parte Quinta: Conclusioni e Indici
17. Conclusioni di M. Avanzini, G. Leonardi, D. Masetti e P. Mietto
18. Glossario e indici di Marco Spezzamonte
Parte Sesta: Abstracts (a cura di F.M. Dalla Vecchia)
Atlante del mondo preistorico, di Douglas Palmer,
2000; Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano; 224 pagine, con copertina rigida; Lire 65.000;
ISBN 88-04-48094-7.
L’opera ripercorre le principali tappe evolutive
della storia del nostro pianeta. La parte iniziale (“Il
globo che cambia”) ripropone, con dettagliate mappe a colori ed a pagina piena, i mutamenti della
superficie terrestre negli ultimi 620 milioni di anni.
Una seconda sezione (“Mondi antichi”) descrive,
con l’apporto dei fossili, le principali fasi della storia della vita, dalla sua comparsa fino ad arrivare all’uomo. Le numerose
illustrazioni aiutano a delineare il quadro generale, “dando vita ad animali
e paesaggi altrimenti visibili solo come fossili”. L’ultima parte (“La Terra:
un archivio di dati”) costituisce un efficace compendio di dati per comprendere i principi base della geologia e della paleontologia.
Dinosauri, di Maria Luisa Bozzi, Silvio Bruno e Stefano Maugeri, 1999; Giunti Gruppo Editoriale, Firenze; 240 pagine, in brossura; Lire 29.000; ISBN 8809-01379-4.
Nonostante il titolo possa fare pensare ad un ennesimo libro sui dinosauri, esso ha invece un carattere molto più ampio e ben articolato, che indirizza tra
l’altro i non specialisti del settore al significato della
fossilizzazione, alle tecniche di studio e di ricostruzione paleontologica, alla varietà degli organismi ed
ai processi evolutivi. La parte poi incentrata più specificamente sui dinosauri
PALEOITALIA
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si occupa anche della loro biologia, fisiologia e del loro comportamento.
Specifici capitoli sono riservati alla ricostruzione del mondo “dinosauriano”
nel Triassico, Giurassico e Cretaceo, ed, infine, al mistero della scomparsa
di questi grandi animali. Particolarmente efficaci le immagini del testo,
che affiancano ricostruzioni dei paesaggi mesozoici a fotografie di reperti.
ALTRE PUBBLICAZIONI RECENTI
Le origini della vita, di John Maynard Smith e Eörs Szathmáry, 2001; Giulio
Einaudi editore, Torino; 280 pagine, in brossura; Lire 36.000; ISBN 88-0615826-0.
Per i più piccoli:
I fossili, di Valeria Chilese, 2001; Pillole di Scienza, Demetra, Colognola ai
Colli (Verona); 48 pagine, in brossura; Lire 7.000; ISBN 88-440-2325-X.
Dinosauri, di Enrico Valenza, 2000; Pillole di Scienza, Demetra, Colognola
ai Colli (Verona); 48 pagine, in brossura; Lire 7.000; ISBN 88-440-1669-5.
Annalisa Ferretti, Dipartimento di Scienze della Terra (Paleontologia), Via Università 4,
41100 MODENA, Tel. (059) 2056527, Fax. (059) 218212, e-mail: [email protected].
“Mi raccomando... Lo voglio ‘Andantino mosso,
ma non troppo, un po’ allegretto’. Chiaro?!?”
34
PALEOITALIA
PALEOWEB
a cura di Maurizio Gnoli
Benvenuti al nostro usuale incontro al Paleoweb. Siamo arrivati al No.
5 e credo di far cosa grata se estendo il nostro, vostro interesse ad un
affascinante argomento che dimostra come “tutti”, nel più ampio significato del termine (naturalisti, geologi, paleontologi, sia del mestiere sia
amatori), possano trovare veramente qualcosa che li accomuna. Può anche
essere che si sia rispolverata in me la primaria indole geologica o che stia
semplicemente invecchiando (in questo caso vi chiedo di portare pazienza
e di soprassedere: sono cose che purtroppo capitano agli umani), ma questa volta parliamo di tettonica a zolle.
Esiste un sito a questo riguardo curato niente meno che dall’USGS
(United States Geological Survey = Servizio Geologico degli Stati Uniti)
all’Url http://pubs.usgs.gov/publications/text/dynamic.html dove appare una
videata con la faccia della Terra ripresa dalla navetta spaziale Apollo che
mostra, oltre la coltre delle nubi, il Mar
Rosso che separa l’Arabia Saudita dal
continente Africano. In calce ed affianco appare il titolo della pubblicazione
(in questo caso elettronica): «This
Dynamic Earth: the Story of Plate
Tectonics» [Questa Dinamica Terra: storia della tettonica a placche] di W.
Jacqueline Kious e Robert I. Tilling. Ma
è in inglese! E allora? Popolo
paleontologico ti scoraggi per questo?!
Si è in inglese, o meglio in americano, ma è così facile ed intuibile che non
è il caso di scoraggiarsi per così poco. Al limite vi contenterete di guardare
le figure! Nella parte bassa della videata appare il contenuto: «Preface»
prefazione, «Historical perspective» prospetto storico, «Developing the
theory» sviluppo della teoria, «Understanding plate motion» capire la
tettonica a placche,«”Hotspots”: Mantle thermal plumes» i “punti caldi”:
piumaggi termici del mantello, «Some unanswered questions» alcune domande senza risposta, «Plate tectonics and people» tettonica a placche e
popolazione, «Endnotes» considerazioni finali. Ognuno di questi capitoli
PALEOITALIA
35
è corredato di testo e dovizie di immagini che potrete “scaricare” e/o stampare. Per chi fosse veramente accanito solo di fossili e paleontologia, rammento che prima che le varie discipline delle scienze della terra diventassero così autonome nei contenuti, cosa peraltro doverosa per quello che
riguarda una seria attività di ricerca, la paleontologia e la geologia andavano a braccetto stretto, ovvero paleontologia e geologia erano inscindibili
l’una dall’altra. Poiché i “testoni” ci sono sempre, a questi raccomando di
cliccare «Historical perpective» e scorrere fino ad incontrare due immagini:
una è «Tectonic plates» dove apparirà
l’insieme delle varie “placche” che costituiscono gli attuali oceani e continenti
(tanto per sapere su cosa stiamo sopra),
l’altra è “Rejoined continents” dove apparirà una ricostruzione paleogeografica dei continenti meridionali “uniti”
attorno all’Antartide grazie al ritrovamento di quattro importanti categorie
di fossili con le loro estensioni geografiche: tre vertebrati, Cynognathus,
Mesosaurus e Lystrosaurus + la flora a Glossopteris (una felce). Questi
fossili hanno permesso la ricostruzione paleogeografica del Pangea durante il Triassico già dai tempi di Alfred Lothar Wegener, il papà della tettonica
a placche o tettonica globale.
Navigate gente, …navigate…… Alla prossima!
La Società Paleontologica Italiana
ha attivato il sito web all’indirizzo
http://www.spi.unimo.it
PALEOITALIA
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Agenda
Congressi e convegni
Società Paleontologica Italiana
Giornate di Paleontologia 2002
maggio 2002
Bolca (VR)
Le giornate di lavoro, organizzate dal Prof.
A. Tintori, comprenderanno l’Adunanza generale annuale, le sedute scientifiche e il pomeriggio della pa-leontologia amatoriale. E’
prevista anche un’escursione al celebre giacimento della “Pesciara”.
Sito web: http://www.spi.unimo.it
81a Riunione estiva della
Società Geologica Italiana
Cinematiche collisionali:
tra esumazione e sedimentazione
10-12 settembre 2002
Torino
Sito web: http://www.csg.to.cnr.it/
resgi2002.htm
Società Paleontologica Italiana
6th International Symposium on
the Jurassic System
12-22 settembre 2002
Palermo
Per informazioni: Luca Martire - Dipartimento di Scienze della Terra, Università
di Torino, via Accademia delle Scienze 5,
10123 Torino.
Fax: 011 541755;
e-mail: [email protected]
Sito web: http://www.dst.unito.it/6thISJS
Per ulteriori informazioni vedere la finestra
a pag. 38.
Sardegna 2002
Escursione Triennale della SPI
8-14 ottobre 2002
Sardegna
Per informazioni:
[email protected]
Sito web: http://www.spi.unimo.it; http://
web.tiscali.it/sardinia2002
Per ulteriori informazioni vedere la finestra
a pag. 37 e lettera del Presidente a pag. 2.
PALEOITALIA
Segnaliamo anche alcuni congressi che non
si terranno in Italia, ma molto vicini ai nostri confini
37
Corsi
Foraminiferi Planktonici
Cretacei
Sixth International Congress on
18-22 febbraio 2002
Perugia
Rudists
settembre 2002
Pola (Croazia)
Per informazioni: Alisa Martek - Institut of
Geology - Sachsova 2 - 10000 Zagreb Croatia.
e-mail: [email protected]
Per informazioni: Roberto Rettori - Dipartimento di Scienze della Terra, Piazza
Università, 1 - I-06100 Perugia; fax: 075
5852603; e-mail: [email protected]
Sito web: http://www.www.unipg.it/~denz/
Per ulteriori informazioni vedere la finestra a pag. 38.
Società Paleontologica Italiana
Escursione triennale
SARDEGNA 2002
8-14 ottobre 2002
La tradizionale escursione triennale della Società si svolgerà assieme alla Società Paleontologica Tedesca.
L’escursione inizierà e terminerà a Cagliari, e verranno visitate località e successioni di età compresa tra il Cambriano e il Miocene in ogni parte dell’isola.
Per il programma preliminare vedere la lettera del Presidente a pag. 2 di questo fascicolo.
Ulteriori dettagli saranno pubblicati sul prossimo numero di PaleoItalia
Sito web: http://web.tiscali.it/sardinia2002; http://www.spi.unimo.it
Per informazioni: [email protected]
38
PALEOITALIA
SCUOLA INTERNAZIONALE SUI FORAMINIFERI PLANKTONICI
Dipartimento di Scienze della Terra - Università di Perugia
1° CORSO
FORAMINIFERI PLANKTONICI CRETACEI
Perugia, 18-22 Febbraio 2002
Prof. Isabella PREMOLI SILVA
Università di Milano
Il corso consiste di una parte teorica, con seminari sulla tassonomia, biostratigrafia
e paleoceanografia, e una parte pratica, con studio di lavati e di sezioni sottili.
Per informazioni:
Dr. Roberto Rettori - Dipartimento di Scienze della Terra, Piazza Università, 1 - I-06100
Perugia; fax: 075 5852603; e-mail: [email protected]
Sito Web: http://www.unipg.it/~denz/
I.U.G.S. – Sottocommissione Internazionale sulla Stratigrafia del Giurassico
VI SIMPOSIO INTERNAZIONALE SUL
SISTEMA GIURASSICO
Palermo
12-22 Settembre 2002
Questo Simposio è organizzato sotto gli auspici della Sottocommissione Internazionale sulla Stratigrafia del Giurassico, con il contributo finanziario del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica.
La Sottocommissione, i suoi Working Groups e vari progetti IGCP si incontreranno durante il Simposio. Sono previste sessioni scientifiche speciali tra cui:
controllo tettonico sulla sedimentazione in margini continentali divergenti;
tafonomia e diagenesi in successioni condensate; relazioni paleobiogeografiche
tra i dominii Tetisiano e Peritetisiano.
I più rilevanti aspetti biostratigrafici, sedimentologici e paleostrutturali delle
successioni carbonatiche giurassiche saranno l’oggetto di alcune escursioni in
Sicilia occidentale e in altre regioni italiane.
Sito Web: www.dst.unito.it/6thISJS
Segreteria: Dott. Luca Martire -Dipartimento di Scienze della Terra, Via Accademia
delle Scienze 5 - 10123 Torino. fax: 011 541755; e-mail: [email protected]
PALEOITALIA
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LA SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA
La Società Paleontologica Italiana è stata fondata nel 1948 con lo scopo di promuovere la ricerca scientifica paleontologica. L’associazione è aperta sia alle istituzioni, sia
ai singoli interessati alla paleontologia, sia a livello professionale che amatoriale. Per
l’anno in corso le quote associative sono le seguenti:
Socio Ordinario (paesi europei)
35 Euro
Socio Ordinario (extra U.E.)
45 Euro
Socio junior (under 30)
21 Euro
Istituzioni
70 Euro
Fin dal 1960 la S.P.I. pubblica il Bollettino della Società Paleontologica Italiana,
che è una rivista scientifica a valore internazionale, rivolta prevalentemente al mondo
accademico e, conseguentemente, scritta quasi interamente in lingua inglese.
Dal 2000 il Bollettino viene affiancato da un supplemento quadrimestrale in italiano,
PaleoItalia, diretto a tutti gli appassionati e cultori della paleontologia.
PALEOITALIA
Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana, v.40, n.2, 2001
Direttore Responsabile: Enrico Serpagli
Segretario di Redazione: Carlo Corradini
Indirizzo della redazione: Dipartimento di Scienze della Terra, (Paleontologia), Università di Modena, via Università 4, 41100 Modena. Tel. 059-2056523.
Stampa: Tipografia Moderna, via dei Lapidari 1/2, Bologna.
Autorizzazione Tribunale di Modena n. 616 del 16-09-1978
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
Eugenio Andri, Dipartimento per lo Studio del Territorio e delle Sue Risorse, Università
di Genova, Corso Europa. 26, 16132 Genova
Francesco Angelelli, Servizio Informativo Unico/Documentazione, Collezioni
Paleontologiche, Dipartimento per i Servizi Tecnici Nazionali, Presidenza del Consiglio
dei Ministri, Via Curtatone 3, 00185 Roma, [email protected]
Mauro Brunetti, via Ponte Locatello 9/A, 40030 Grizzana Morandi (Bologna).
Myriam D’Andrea, Servizio Geologico Nazionale, Dipartimento per i Servizi Tecnici
Nazionali, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Via Curtatone 3, 00185 Roma,
[email protected]
Carlo Francou, Museo Geologico “G. Cortesi”, Castell’Arquato (Piacenza).
Rafael La Perna, Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università di Bari, via Orabona
4, 70100 Bari. [email protected]
Maria Cristina Perri, Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico Ambientali, Università di Bologna, via Zamboni 67, 40127 Bologna.
Massimiliano Testa, Dipartimento per lo Studio del Territorio e delle Sue Risorse, Università di Genova, Corso Europa. 26, 16132 Genova
40
PALEOITALIA
INDICE
Numero 5, Carlo Corradini
p.
1
Cari Consoci, Antonietta Cherchi
p.
2
Giornate di Paleontologia 2001, M. Cristina Perri
p.
3
Il Museo geologico “G. Cortesi” di Castell’Arquato,
Carlo Francou
p.
5
Progetto “Conservazione del partimonio geologico italiano”:
inventario dei geositi in Italia - Invito alla paleontologia,
Myriam D’Andrea e Francesco Angelelli
p.
9
“The Fossil Record 2”, database paleontologico in rete,
Rafael La Perna
p. 16
Una passeggiata in Terra d’Otranto, Mauro Brunetti
p. 21
La riserva naturale regionale del Rio Torsero e il museo
paleontologico “Silvio Lai”, Eugenio Andri e Massimiliano Testa p. 25
RUBRICHE
Paleo news, Paolo Serventi
Paleolibreria, Annalisa Ferretti
Paleoweb, Maurizio Gnoli
Agenda
p.
p.
p.
p.
28
30
34
36
NOTE PER GLI AUTORI
Gli articoli non devono superare le tre pagine dattiloscritte. È gradito un
corredo iconografico (fotografie, disegni, grafici, …); nel caso di fotografie a
colori, esse devono essere ben contrastate, in modo da avere una buona resa se
pubblicate in bianco e nero.
Gli autori possono fornire, se lo ritengono utile, alcune note bibliografiche.
Gli autori sono pregati di inviare i propri testi possibilmente tramite posta
elettronica, come “attached file”, oppure su dischetti da 3.5 pollici, specificando il programma di videoscrittura utilizzato. Le immagini digitalizzate vanno
salvate come come file bmp o jpg, possibilmente a 300 dpi.
Di norma gli autori non avranno la possibilità di visionare le bozze. Agli
autori non saranno forniti estratti degli articoli.
Gli articoli e il materiale illustrativo devono essere inviati a:
PaleoItalia – Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico –
Università di Modena e Reggio Emilia – via Università 4 – 41100 Modena. Tel.:
059-2056523.
oppure per posta elettronica all’indirizzo: [email protected]