Attualità Quasi un terzo del genoma umano coinvolto nella gengivite
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Attualità Quasi un terzo del genoma umano coinvolto nella gengivite
Attualità 19 Italian Edition Anno VI n. 2 - Febbraio 2010 Quasi un terzo del genoma umano coinvolto nella gengivite La gengivite, malattia che secondo l’OMS colpisce circa il 60% degli italiani, è una patologia attribuita alla mancanza di abitudini d’igiene orale. Tuttavia un nuovo studio dice che sviluppo e guarigione della gengivite a livello molecolare sembrano più complicati di quanto le sue cause possano indicare. Comprendere i meccanismi molecolari può fornire informazioni fondamentali per la prevenzione delle patologie gengivali e i nuovi trattamenti. Ricerche congiunte della University of North Carolina at Chapel Hill e da Procter & Gamble (AZ e Oral-B) dicono che oltre 9000 geni (quasi il 30% dei presenti nel corpo) sono diversamente coinvolti nell’insorgenza e nella guarigione associata alla malattia. I meccanismi biologici associati all’attivazione del sistema immunitario rappresentano i principali pathway attivati per controllare la reazione dell’organismo alla formazione del deposito della placca. Inoltre, altri percorsi di espressione genica attivati nella sua crescita comprendono quelli coinvolti nella guarigione delle ferite, nei processi neurali e nel ricambio della cute. Lo studio per la prima volta identifica con successo il coinvolgimento dei geni e i pathway coinvolti nell’insorgenza e guarigione della gengivite. I risultati sono sul Journal of Periodontology del dicembre 2009. Caratterizzata da gengive rosse, gonfie e molli sanguinanti facilmente sanguinanti durante lo spazzolamento e l’uso del filo interdentale, se non trattata, può portare alla patologia parodontale, ampiamente studiata per la relazione con patologie cardiache, diabete, donne in gravidanza e parti prematuri. “I risultati dimostrano che i suoi sintomi riflettono complessi cambiamenti nei processi cellulari e molecolari nell’organismo”, dice Steven Offenbacher, principale autore dello studio e direttore del Center for Oral and Systemic Diseases alla UNC School of Dentistry. “Comprendere le migliaia di singoli geni e i molteplici sistemi implicati aiuterà a spiegare cosa accade nell’organismo all’inizio della patologia e come questo si collega alla salute in generale”. L’accumulo di placca nelle prime fasi è dovuto alla crescita eccessiva dei batteri in forma di biofilm sui denti, sopra e sotto la linea gengivale. Possono formarsi anche in altre parti dell’organismo e sono coinvolti in altre patologie (infezioni delle vie urinarie, dell’orecchio e sinusite cronica). Comprendere come l’organismo interagisca con la crescita eccessiva dei batteri nella gengivite può dare utili informazioni su molte patologie associate ai biofilm. “I dati generati dallo studio saranno fondamentali per mettere a punto nuovi approcci al trattamento della gengivite”, dice Leslie Winston, coautrice dello studio e direttrice delle Relazioni Professionali e Scientifiche di P&G Oral Care. “Prevediamo di svolgere ulteriori ricerche per identificare i biomarker della patologia gengivale negli individui a rischio con la speranza di nuove e più avanzate opzioni di trattamento e misure preventive”. La miglior forma di prevenzione, oggi, della gengivite e della malattia parodontale è una corretta igiene orale, per controllare formazione e accu- mulo della placca batterica. La pulizia professionale ogni 6 mesi e un’adeguata routine di igiene orale possono essere strumenti efficaci. Necessario l’uso dello spazzolino, per 2 min., almeno 2 volte al giorno. In particolare l’uso di uno elettrico con tecnologia oscillante-rotante, elimina fino al doppio della placca rispetto a quello manuale tradizionale. Inoltre indispensabile l’uso di un dentifricio a base di fluoro, del filo interdentale e del collutorio.