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la Repubblica RCULT DOMENICA 9 NOVEMBRE 2014 42 IL DYLAN THOMAS A JOSHUA FERRIS Per il romanzo Svegliamoci pure, ma a un’ora decente pubblicato in Italia da Neri Pozza. Il riconoscimento, consegnato a Londra, “vale” 30 mila sterline > LE CRITICHE DEGLI ALTRI LA STORIA Se la musica ferma il terrorismo Orfeo di Richard Powers Mondadori, traduzione di G. Granato pagg. 348, euro 19 ri comunisti e ha ormai intrapreso la strada della rivoluzione. Tutto finirà nel peggiore dei modi, tra bombardamenti e fucilazioni, nel mattatoio terrificante della Storia. IL ROMANZO È l’Omero turco o lo Scià poeta? ANTONIO MONDA IL NUOVO romanzo di Richard Powers conferma l’originalità di uno dei talenti più potenti e visionari d’America. Racconta la vicenda di Peter Els, un anziano musicista di avanguardia ingiustamente accusato di terrorismo. Raffinato e appassionato, Els decide di trasformare la propria vicenda in un’opportunità creativa: il “Bach del bioterrorismo”, così viene ribattezzato dai media, lavora da quel momento per risvegliare le coscienze di chi si illude di vivere fuori dal mondo, portando alla luce tutti i suoni che ignoriamo quotidianamente. È curiosa l’assonanza con Prova d’Orchestra di Fellini, dove la musica appare l’unica possibile via d’uscita rispetto ai rischi rivoluzionari e dittatoriali. Il protagonista ripercorre la propria esistenza attraversando momenti traumatici della recente storia americana(dall’assassinio di Kennedy all’undici settembre) oscillando tra lucidità assoluta e paranoia. Paragonato da Margaret Atwood a Melville, Powers rivela nel centro del romanzo la scintilla che ha dato origine a questa nuova creazione: è la musica a convincere il corpo che esista l’anima? Il manoscritto incompleto di Kamal Abdulla Sandro Teti, trad. di D. Franzoni pagg. 247, euro 15 ALESSANDRA ROTA UN ROMANZO a labirinto in cui si entra con facilità ma da cui è difficilissimo uscire. Kamal Abdulla è uno dei più importanti intellettuali azerbaigiani e nel Manoscritto incompleto ripropone un classico espediente letterario, quello della scoperta di un testo misterioso e frammentario. Un fascicolo cartaceo, peraltro danneggiato da un terremoto, che accende la scintilla di una storia che si snoda su più piani narrativi, quasi un giallo ambientato alla fine del ’500. Due le tesi dell’“inchiesta” che parte dalla principale biblioteca di Baku, capitale dell’Azerbaijan: il libro ritrovato è l’epopea di Dede Korkut, l’Omero delle antiche popolazioni turche, o il racconto delle gesta di Ismail, Scià di Persia e poeta azero del XVI secolo? Byron e la maledizione che generò gli zombie ANGELO AQUARO LTRO che social e tv: se i nostri figli sono A assatanati di vampiri e zombie, beh, è colpa di un signore vissuto due secoli fa. Mai sentito parlare di Lord Byron? Certo che sì, che domande. Eppure il suo ruolo nella zombiemania di oggi non era mai stato così magistralmente riassunto come in questo The Poet and The Vampire: The Curse of Byron and The Birth of Literature’s Greatest Monsters. Già, “curse”: fu proprio una maledizione quella che perseguitò gli amici del Vate, trascinandoli in un vortice di morti e suicidi. «Nulla di soprannaturale», chiarisce il Washington Post recensendo Andrew McConnell Stott: «Fu solo colpa dell’insensibile egoismo del poeta e della sua crudeltà psicologica. E del resto: che cosa ci saremmo potuti aspettare dall’equivalente dell’epoca di una rockstar? Byron dormì con una pletora, forse centinaia di donne (compresa, è ampiamente riconosciuto, sua sorella) e probabilmente anche con più di qualche uomo. Il suo divano era una esatta replica di quello di Napoleone. E i fan adoranti impazzivano per avere una ciocca dei suoi capelli: e spesso di un ciuffo dal suo pube». L’incubo si materializzò il 16 giugno 1816. «Stanotte scriveremo una storia di fantasmi» intimò il poeta agli amici raccolti a Villa Diodati, Svizzera. Gli ospiti obbedirono: in prima fila Mary, la moglie dell’amico poeta Percey Shelley, che lì abbozzò il primo ritratto di un certo “Frankenstein”... Essì, altro che social e tv: se i nostri figli sono assatanati di vampiri e zombie, beh, è davvero colpa di un signore vissuto due secoli fa. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’AVVENTURA Epifania sul terrazzo di una casa tibetana IL DIARIO Un viaggio epico finito troppo presto Diari di viaggio - Travel Journals di Valerio Daniel De Simoni Sossella pagg. 328, euro 18 RAFFAELLA DE SANTIS IN TEMPI in cui il viaggio è diventato una vacanza organizzata, tre ragazzi australiani tentano di ridargli la sua dimensione epica. Sono tre amici, giovani quanto basta per mettersi a rischio, animati da spirito sportivo e carica umanitaria. Partono un giorno da Sidney a bordo delle loro moto a quattro ruote Quad ATV. Il piano è attraversare Europa, Africa e Australia: 34 paesi in 12 mesi. Una spedizione per finire nel Guinness dei primati ma soprattutto per raccogliere fondi da destinare all’organizzazione benefica Oxfam, impegnata in Malawi, Zimbabwe e Sudafrica. Hanno caschi con videocamere, sono vestiti un po’ come militari un po’ come supereroi. Valerio, 24 anni, annota riflessioni, emozioni. Si cresce in fretta macinando chilometri. Scrive: «Ci si deve sentir forti, per diventare forti» e lui si arrabbia, è felice, sperimenta i propri limiti. È morto dopo un incidente stradale a Lilongwe, in Malawi, senza riuscire a tornare a casa. Vanno letti i suoi Diari per capire come l’epica non stia mai nell’eroismo fine a se stesso ma nei cambiamenti che un vero viaggio procura in chi lo intraprende. L’ANALISI LA RISCOPERTA del pensiero. Se la filosofia vuole realizzarsi, deve dire la verità a chi l’ascolta e accettare la sfida che l’ascolto comporta. Altrimenti è pura interpretazione. IL PAMPHLET Quanti ricordi il rivoluzionario Lou Lou Reed. Il lato selvaggio della vita di Paolo Russo Clichy, pagg. 144, euro 7,90 GIANNI SANTORO NON una biografia ma «una dichiarazione d’amore», come dice il suo autore, il giornalista di Repubblica Paolo Russo. Che in occasione del primo anniversario della scomparsa di Lou Reed ricorda il grande artista, dai Velvet Underground agli ultimi giorni, in un agile pamphlet, con aneddoti, fatti, rock, riflessioni («mi ricorda anche Pasolini, per laica tensione spirituale e apertura morale»), citazioni («Mi piace scrivere di cose che rappresentano l’umanità. Non conosco altro argomento più importante»). Al centro, il racconto della tribolata intervista di Russo a Lou Reed nel 2006 finora inedita, in cui l’ex pupillo di Andy Warhol, ormai in pace con il proprio mito anche grazie al Tai Chi, non mostrava rancori: «Le cose succedono. E basta». IL MEMOIR Cattiveria e santità del grande critico Gabriela la maestra e il grande dittatore Equipée. Da Pechino al Tibet di Victor Segalen Elliot, a cura di A. Veneziani pagg. 128, euro 16 Foucault, la filosofia e la fedeltà ai lumi La virtù dell’elefante di Paolo Isotta Marsilio pagg. 600, euro 21,50 Storia di una maestra di Josefina Aldecoa Sellerio, trad. di Sara Cavarero pagg. 264, euro 14 FRANCO MARCOALDI Foucault oltre Foucault di Sandro Chignola DeriveApprodi pagg. 208, euro 17 LEONETTA BENTIVOGLIO MARCO LODOLI PROBABILMENTE ogni esistenza umana, anche la più piccola e innocente, riflette le contraddizioni del suo tempo, le violenze e le speranze perdute: ne è un esempio evidente la storia di Gabriela, raccontata dalla figlia, la scrittrice Josefina Aldecoa. Gabriela diventa maestra ad Oviedo in un giorno di ottobre del 1923, sta per iniziare il suo sogno, cioè educare e formare tanti bambini, perché è convinta che solo la cultura renda veramente consapevoli e liberi. Quel giorno incrocia una coppia di sposi, lei ha l’aria un po’ triste, lui è serio e deciso. È il tenente colonnello Francisco Franco Bahamonde, il futuro dittatore. Così è la vita di Gabriela, tra piccole scuole di montagna, in mezzo a bambini che non hanno nulla, e poi in un cupo paese minerario, mentre in Spagna cresce la tensione politica tra difensori e avversari della Repubblica. Gabriela vorrebbe solo insegnare, ma il marito, anch’egli maestro, frequenta i minato- «L’IMMAGINARIO s’indebolisce o si rafforza quando si confronta con il reale?». È la domanda secca, diretta, che si pone lo scrittore francese Victor Segalen (1878-1919) all’inizio di questo suo viaggio attraverso la Cina, il cui resoconto venne pubblicato postumo nel 1929. Fantasticare su una carta geografica è altra cosa dal percorrere spazi impervi e sconosciuti, muniti di un semplice bastone e di un buon paio di sandali. Un conto è presupporre che solo l’incontro con il Diverso farà da viatico alla propria rigenerazione, tutt’altro trovarsi faccia a faccia con la sua sorprendente epifania, giusto alla fine dell’itinerario. Sulla terrazza di una casa tibetana. Da questa costante e irrisolta tensione tra realtà e immaginazione nasce un diario di viaggio concreto e onirico al medesimo tempo, che ha fortemente suggestionato grandi musicisti, pittori, scrittori. Fors’anche perché la prosa poetica di Segalen riesce a tenere tutto insieme: la fatica e la gioia dei sensi, la vertigine del pensiero, la riflessione etica, l’enigma irrisolto del nostro passaggio mondano. ILLUSTRAZIONE DI MASSIMO JATOSTI > INTERNET CLUB FRANCESCA BOLINO Il ventennale di Fortini si legge su Facebook LOREDANA LIPPERINI IÙ d’una volta mi sono chiesto se la ri- «P petizione fosse memoria o non invece mancanza di coraggio». Parole di Franco Fortini, che ora si possono trovare su una meritoria pagina Facebook, facebook.com/memorieperdopodomani. Memorie per dopodomani era il titolo scelto da Fortini per una breve raccolta di scritti del 1984 che verrà ripubblicata in freepress in occasione di un ciclo di eventi previsti tra Firenze e Siena dal 20 novembre, a ridosso del ventennale dalla morte (28 novembre 1994): fra gli appuntamenti, letture di poesie e de I cani del Sinai, film, una mostra sui dipinti e le incisioni del poeta, convegni. Sulla pagina si trovano le poesie, così spesso dimenticate e a lungo non ripubblicate, frammenti del carteggio con Pasolini, alcuni interventi (quello su Dividere/Unire, in occasione della manifestazione del 1967 per la libertà del Vietnam: «Vuol dire anzitutto distruggere le false divisioni del passato, vuol dire vedere identificare interpretare l’unità confusa e corrotta che oggi esiste»), un brano (esemplare) di Elio Vittorini in una lettera a Fortini per i contributi da inserire nel Politecnico («Non voglio farti perdere tempo a correggere gli articoli già pronti. Tempo non ce n’è. Non abbiamo tempo, di fronte alle cose che accadono, di correggere il già fatto. Occorre correggerci nel fare quello che segue»). Da seguire, con uno sguardo più approfondito al sito del Centro Studi su Fortini, centrofortini.unisi.it e alla sua rivista, che non può non chiamarsi ospiteingrato.org. © RIPRODUZIONE RISERVATA SE ESISTE una politica della filosofia capace di spezzare l’inerzia di una tradizione (quella della filosofia politica) e in grado di separare prassi e teoria sulla quale riproduce il proprio disciplinare, questo lo si deve a Foucault. Quando nel 1984 Foucault pubblica Che cosa è l’illuminismo? irrompe nella scena filosofica con forza e con l’intenzione, appunto, di scuotere la filosofia, di risvegliarla: quella questione è decisiva, fondamentale per la filosofia; è una domanda cui essa non ha mai saputo rispondere. Quell’interrogazione è l’unica che si può definire “filosofia”. Il prezioso saggio di Sandro Chignola ci spiega e ci ricorda che per il pensatore francese essere fedeli ai lumi non significa essere fedeli a un sistema di dottrine ma rimettere in movimento, scuotere l’etica della critica e della ricerca. Decostruire, abitare, pensare, fare spazio e poi tornare con un nuovo inizio TRA i brutti figurano gli “adenoidei” Oren e Chailly, che dirigono l’orchestra con la bocca aperta; il capofila di mediocrità Claudio Abbado; Dudamel, piccolo caimano; Boulez, che sul podio pare Alberto Sordi nel ruolo del vigile urbano; gli “schifosi” salotti di destra e di sinistra. Tra i belli splendono lo stupefacente Muti; San Gennaro, protettore incrollabile; la voce d’angelo Renata Tebaldi; il “Mammasantissima” della composizione Nino Rota… Ritratti, invettive, aneddoti, notizie, battute feroci, florilegi di pensieri incensurati. Non c’è solo autobiografia ne La virtù dell’elefante di Paolo Isotta, storico della musica e critico del Corriere della Sera. Si tratta, certo, del diario dettagliato di una vita: l’infanzia, Napoli, Mammà, i femminielli, i numerosi incontri. Ma c’è di più. La musica, soprattutto, con analisi delle interpretazioni di varie opere. Le storie dei Santi: oltre a Gennaro la pagana Ipazia, Padre Pio… Le disquisizioni su Virgilio e il Bronzino, Flaubert e Raffaello, Pirandello e Giotto, Manzoni e Tiepolo. Furia partenopea, prodigiosa memoria, horror vacui, saccenteria, sapienza, cattiveria e spasso.