Un eLearning tutto italiano

Transcript

Un eLearning tutto italiano
Un eLearning tutto italiano
Marcello Giacomantonio
Abstract
L'osservatorio Aitech-Assinform ci fornisce ogni anno un prezioso rapporto sull'evoluzione del
mercato dell'eLearning, ma integrando i dati con altri osservatori emerge una realtà italiana più
complessa e forse con prospettive migliori di quelle tracciate dal Rapporto 2006. L'impresa rimane
al primo imposto come impiego di servizi di eLearning ma l'università compare come nuovo player
ed assume un ruolo per il quale si avvertiva un vuoto.
Il mercato dell'eLearning è trainato dai contenuti, ma al contrario di quello che sembrerebbe le
tecnologie di LMS non sono affatto al tramonto, a ben considerare i dati.
Ciò di cui si sente la mancanza invece è una cultura adeguata dei servizi formativi e dell'eLearning
in particolare, che è considerato dai più ancora una possibilità del futuro e non una soluzione del
presente. In questo quadro ci sembra necessario riprendere dall'inizio le considerazioni del perché
dell'eLearning.
1. Il rapporto eLearning 2006
Da diversi anni l’Osservatorio e-learning realizzato da Aitech-Assinform, nell’ambito di un
programma di ricerche e di osservatori sui settori emergenti dell’economia digitale, è la bussola
degli operatori dell’eLearning per comprendere le tendenze, le caratteristiche e le prospettive di
questo mercato.
L’Osservatorio ha lo scopo di analizzare il grado di adozione e le caratteristiche di utilizzo
dell’eLearning da parte di una molteplicità di soggetti italiani interessati: dalle piccole, medie e
grandi aziende alla pubblica amministrazione, dall’università alla scuola. In particolare, la ricerca ha
tra i propri obiettivi l’analisi delle modalità di approccio degli utenti-clienti all’e-learning,
dell’impatto generato dall’adozione di progetti di e-learning sull’organizzazione, dei vantaggi e dei
limiti di tale modalità formativa e, infine, delle sfide future.
Tuttavia le ricerche condotte da soggetti diversi che partecipano all’osservatorio nei diversi
comparti, spesso con metodologie diverse, sembra non raggiungere lo stesso grado di precisione
e, a nostro parere, sorgono oggi diversi interrogativi sull’affidabilità complessiva degli ultimi
risultati. Vediamo perché.
Pagina 1 di 14
La domanda e-learning Italia 2006 (stime)
Spesa e crescita del mercato
600,0
160%
140%
500,0
120%
400,0
100%
Spesa M€
300,0
80%
Crescita %
60%
200,0
40%
100,0
20%
Elaborazione Wbt.it
0,0
0%
2001
2002
2003
2004
2005
su dati ANEE
2006
Figura 1 – La domanda di e-learning e la crescita del mercato
Come ci illustra il grafico, il mercato dell’eLearning ha raggiunto nel 2006 una consistenza di quasi
500 milioni di euro (479 mln €), ma il tasso di crescita è sostanzialmente sceso a zero, con la
crescita ferma a 12,7%.
Non solo. Mentre le aziende mettono a segno una crescita del 17,8%(riportato 16,9%), il
rimanente comparto pubblico (università, PA, scuola, escluso quello degli gli utenti finali),
evidenzia addirittura una regressione media di quasi l’1%. La cosa non ci convince, ci sembra
infatti strano che per un settore come l’eLearning, il cui tasso di saturazione viene dichiarato
ancora basso dalla ricerca, si abbiano simili valori. Ma su questi dati ritorneremo in maniera
dettagliata più avanti.
Pagina 2 di 14
Figura 2 – Evoluzione del mercato per settori
I player del mercato eLearning Italia
•
•
•
•
•
•
Imprese (+17,8%)
– Big spender (corporate) (5% Æ 73,4% spesa)
– Medium spender (15% Æ 18,4% spesa)
– Light spender (80% Æ 8,2% spesa)
Pubblica amministrazione (-1,6%)
– PAC
– PAL
– Enti collegati
Università (-0,7%)
– Corsi di Laurea
– Master e specializzazioni
Scuola (-0,3)
Formazione professionale
Utenti finali (+9%)
Figura 3 – I player del mercato iataliano dell’eLearning
Se ragioniamo sui settori storici ci rendiamo conto che chi continua ad investire in eLearning sono
le grandi imprese corporate (73,4% della spesa), mentre la PA, la scuola e persino le università
risulta che stiano disinvestendo. Rimane solo una certa crescita nel settore degli utenti finali
(+9%). Il dato più amaro è che la Formazione professionale, il settore in cui la FAD è nata già agli
inizi degli anni ’80, è praticamente scomparsa dallo scenario (a meno che non vada considerata
nella quota della scuola).
Ma se consideriamo anche altre fonti, in questo quadro apparentemente “narcotizzato” irrompe
con forza un nuovo soggetto: l’università. L’università italiana arriva con molto ritardo sul
palcoscenico dell’eLearning e anche fra molte polemiche al seguito delle ultime riforme. Non c’era
negli anni ’90 quando le aziende avevano bisogno del supporto della ricerca, non c’era neppure
agli inizi di questo secolo1, quando l’eLearning ha incominciato ad assumere consistenza.
1
Solo l’Università di Ferrara aveva avviato corsi di diploma universitario e master dal ’98 e aveva dato vita al CARID (Centro di Ateneo
per la Ricerca, l’Innovazione didattica e l’Istruzione a Distanza).
Pagina 3 di 14
45
45
41
40
35
30
25
29 28
28
24
19
Offerta E-L
Centro At.
20
15
9
10
5
0
2003
2004
2005
2006
Figura 4 – Atenei che propongono corsi in eLearning e centri servizi dedicati (Fonte osservatorio
Aitech-Assinform)
Tuttavia negli ultimi quattro anni la rincorsa è stata davvero notevole, anche se un po’ “selvaggia”,
e sono diventati ben 45 su 77 (58,4%) gli atenei italiani che erogano corsi di laurea in qualche
modo eLearning based . Non solo, ben 41 hanno deciso di non erogare tali corsi in modo
occasionale, ma hanno dato vita ad un vero e proprio centro di ateneo per lo sviluppo di tali
servizi. E non è tutto qui. Nel 2006 sono nate ben 6 nuove università telematiche, per un totale di
11, mentre nei paesi europei, più avanzati in fatto di eLearning, se ne contano una o due per ogni
paese. Tutto questo nel breve volgere di un paio d’anni, se è vero che all’Expo E-learning di
Ferrara del 2004, delle 18 università presenti con un proprio stand, solo un paio fornivano
veramente questo tipo di servizi.
Atenei
45
Corsi laurea
208
Iscritti
45.600
Valore mercato
65,5 M€
Figura 5 – Valore del mercato lauree a distanza nel 2006 (Fonte osservatorio Omniacom su dati
MIUR)
Se consideriamo solo il segmento dei corsi di laurea ne contiamo 208 con circa 45.600 iscritti ed un
valore di mercato di 65,5 mln € (Elaborazione osservatorio Omniacom su dati MIUR). Ma se
consideriamo anche i master e corsi di perfezionamento, oltre agli investimenti fatti dagli atenei in
questo settore, l’Osservatorio Omniacom stima un valore di mercato per l’università italiana pari a
circa 98,5 mln € nel 2006. (Il rapporto dell’Osservatorio Omniacom e in corso di pubblicazione su
http://www.omniacom.org).
Pagina 4 di 14
Figura 6 – Ripartizione delle lauree online per classe di laurea (Fonte osservatorio Omniacom su
dati MIUR)
Analizzando il mercato in base alle “classi di laurea” vediamo che in testa stanno Psicologia,
Economia, Scienze giuridiche e Scienze della comunicazione (attorno al 9% ciascuna). Ma che
modello di eLearning troviamo in questi corsi?
Figura 7 – Ripartizione dei due modelli di assisted learning e blended learning riscontrati
Qui l’analisi dei modelli si fa più complessa. Molti corsi infatti si trovano sotto una “classe” ma in
realtà applicano un altro modello.2 Tuttavia il quadro che si ottiene è che i modelli siano
sostanzialmente due: aLearning e bLearning.3
Il 44% usa un modello che sempre più viene definito di aLearning o Assisted Learning (o anche
web enhanced learning). Un modello cioè che parte dalla presenza per integrare una certa
quantità di servizi online e per svolgere online almeno un 20% della didattica. È un modello
2
L’osservatorio Omniacom ha condotto le indagini utilizzando molti canali: dati MIUR, interviste dirette e sondaggi agli utenti finali.
3
Accettiamo per brevità queste terminologie.
Pagina 5 di 14
efficiente che permette di partire senza grandi investimenti, valorizzando i materiali che già i
docenti propongono.
Il 56% invece ha già fatto una scelta ampiamente web-based anche se ritiene di rinforzare l’offerta
con attività in presenza per circa un 20%, anche se su questa formula torneremo a riflettere più
avanti.4
I modelli di eLearning universitario
•
•
aLearning (assisted learning) (44% - \92)
–
–
Corso sostanzialmente in presenza (80%)
Servizi di eLearning, materiali ed esercitazioni
(20%)
bLearning (blended learning e/o teledidattica)
(56% - 116)
–
Corso sostanzialmente a distanza, con piattaforma
di eLearning, assistenza online o videoconferenza
(80%)
–
Attività di laboratorio e seminari in presenza
(20%)
Figura 8 – Descrizione dei due modelli di eLearning in università
4
In alcuni casi in verità gli interessati hanno dichiarato di non avere nessun vero servizio online, se non un sito informativo, e che tutta
la didattica a distanza si risolve nello studiare sui libri ed andare poi a sostenere gli esami.
Pagina 6 di 14
Proviamo ora a fare un esercizio di stima del mercato globale.
Aitech Assiform 2006
Aziende
2005
TOTALE Mln €
Omniacom 2006
Università
TOTALE Mln €
%'06
90,7%
439,7
91,8%
5,4
1,3%
5,3
1,1%
16,9
4,1%
16,8
3,5%
2,9
0,7%
2,9
0,6%
13,2
3,2%
14,4
3,0%
Scuola
Utenti finali
2006
373,6
PA
Università
%'05
411,9 100,0%
2005
36,4
431,5
%'05
8,4%
479 100,0%
2006
98,5
%'06
17,6%
560,7
Figura 9 – Rivisitazione dei dati del mercato italiano dell’eLearning
Naturalmente i dati che emergono dall’Osservatorio Omniacom non sono immediatamente ed
automaticamente integrabili in quello dell’osservatorio Aitech-Assinform, ma se provassimo
ugualmente a fare questo esercizio, noteremmo che nell’eLearning italiano è comparso un nuovo
fattore di vitalità, che potrebbe diventare nei prossimi anni il driver del mercato. E comunque
questi dati mostrano che il rapporto E-learning 2006 non è riuscito a mettere in luce tutti i
parametri di un mercato che per molti versi è sommerso, internalizzato, occultato sotto altre voci
di bilancio delle organizzazioni.
Una prima conclusione che possiamo trarre è che l’evoluzione di un prototipo di “open university”
italiana, in sperimentazione fin dall’inizio degli anni ’80 è oggi fallita. Ogni università fa
sostanzialmente per se e le strutture che stanno nascendo sono spesso antieconomiche e con una
prospettiva di vita piuttosto precaria non raggiungendo un’adeguata massa critica.
2. Ma l’eLearning in quali settori si sviluppa?
Dopo questa prima panoramica, veniamo ai settori dell’offerta, che storicamente sono 4.
•
•
•
•
Tecnologie
– Piattaforme, ASP, applicazioni complementari
Contenuti
– Learning object, materiali didattici vari
Servizi
– Analisi competenze, facilitazione, marketing
Consulenza
– Incubazione, orientamento, assistenza
Pagina 7 di 14
Valori in mln
€ 180,00
€ 160,00
€ 140,00
2002
2005
€ 170,9
Totale mercato:
3,8 volte
€ 120,00
€ 80,00
3,8
€ 93,5
€ 100,00
€ 77,0
€ 70,4
3,9
€ 60,00
€ 45,1
3,1
€ 40,00
€ 23,0
€ 23,8
4,7
€ 16,6
€ 20,00
€ 0,00
Tecnologia
Servizi
Contenuti
Consulenza
Figura 10 – Suddivisione del mercato per settore d’offerta
In questi ultimi anni la crescita maggiore l’ha messa a segno la consulenza (4,7 volte), seguita da
contenuti e servizi (3,8 volte) e infine dalla tecnologia (3,1 volte). Sembrerebbe quindi che la
tecnologia in se non sia più un fatto strategico di business. E invece se andiamo a ben guardare5 la
tecnologia rimane sempre il più importante doar opener, il canale tramite il quale ci si accosta
all’eLearning, l’elemento discriminante di ogni progetto. E questo naturalmente anche se il costo
delle tecnologie scende e quindi il valore generale del settore.
5
Dobbiamo tenere conto del fatto che quando in eLearning parliamo di “tecnologie” intendiamo le tecnologie in comune con l’ICT e non
tecnologie specifiche. Quindi va considerato il continuo calo di costi della tecnologia in generale, che corrisponde spesso anche ad una
maggiore diffusione. Questo influisce direttamente anche sul costo delle tecnologie dell’eLearning. Non si può dire lo stesso invece per
gli altri tre comparti di offerta, che forse hanno meno dipendenze da fattori esogeni.
Pagina 8 di 14
Figura 11 – Nonostante le apparenze i rapporti percentuali per settore sono piuttosto costanti
E tuttavia, a parte un modesto calo percentuale delle tecnologie in questi ultimi quattro anni il
rapporto percentuale dei quattro settori è piuttosto stabile. I contenuti si confermano la
componente più rilevante del mercato (41,7% - 200 mln €) seguiti da servizi (22,8%), consulenza
(18,5%) e tecnologie (17,0%).
Certo un mercato di 500 milioni di euro si fa fatica a considerarlo tale. Ma da cosa dipende questo
sviluppo lillipuziano? Abbiamo anticipato una nostra fondata impressione per cui il mercato
dell’eLearning sia in buona parte internalizzato nelle grandi organizzazioni, occultato sotto altre
voci, così come abbiamo visto per l’università. Questo è stato un elemento caratteristico di tutte le
epoche delle tecnologie didattiche e formative.
Pagina 9 di 14
Figura 12 – Modalità di erogazione: ipotesi e realtà
Ma se andiamo a vedere un grafico del rapporto Aitech-Assinform si capisce meglio il perché di
numeri così esigui.
Il nostro è un mercato che alla tradizionale sfiducia delle organizzazioni per il valore strategico
della formazione, somma la diffidenza per il nuovo, per la tecnologia, per una modalità anomala di
svolgere la didattica. Se consideriamo infatti il dato sulle modalità di erogazione della formazione
vediamo che sono tutti convinti che l’eLearning sia la modalità più efficace e che prevedono di
utilizzarla in futuro… ma non la usano! (la usa oggi il 12,4% contro l’80,1% dell’aula).
3. … e allora ripartiamo dall’inizio
L’impressione di fondo che si trae da tutto ciò è che nel nostro paese sia necessario rifondare la
cultura della formazione e soprattutto della formazione technology based.
L’eLearning è figlio di Internet e dell’apprendimento basato sulle tecnologie. Il suo sviluppo è
dovuto alla domanda di competenze sempre nuove e sempre diverse che viene dalle
organizzazioni, dall’impresa, dalla pubblica amministrazione e dal mercato. Le tecnologie
informatiche, le lingue, la gestione aziendale sono fra i settori che richiedono sempre più servizi di
formazione online.
L’eLearning può contare oggi su risorse già disponibili nelle organizzazioni, le risorse dell’ICT
(information and communication tecnology) già utilizzate per altre funzioni aziendali, quindi a
basso costo marginale, con il valore aggiunto di una formazione per tutti, in ogni luogo, in ogni
momento.
Inoltre l’intelligenza inserita nei sistemi di eLearning consente di gestire interi processi formativi
con modalità totalmente automatica risolvendo problemi non altrimenti affrontabili.
L’eLearning porta molti vantaggi nello scenario della formazione tradizionale. Grazie alla possibilità
di erogare corsi molto diluiti nel tempo, offre soluzioni ideali per la formazione continua, ma
sfruttando la diffusione delle tecnologie dispone di una grande flessibilità,permettendo di realizzare
grandi campagne di formazione da un lato, o di fare fronte alla formazione del singolo operatore a
fronte di un turn-over. Tutto questo garantendo di considerare le esigenze di percorsi formativi
personalizzati meglio della formazione tradizionale e con una scala di applicazione assai più
grande.
Ma l’eLearning presenta anche dei problemi. Da un lato richiede un minimo di alfabetizzazione
all’uso delle tecnologie, ma questo ne rappresenta anche la ricaduta a valore aggiunto. Ma forse il
più importante di tutti è quello di riuscire a “difendere” i brevi spazi di studio che possiamo
dedicare ad un corso, senza l’alibi di dover stare seduti in una classe. Difendere questo spazio a
casa, dove ci sono sempre molte altre cose da fare, difenderlo sul posto di lavoro, perché anche se
è l’azienda ad aver deciso che i propri collaboratori devono seguire un corso, il capo se ci trova in
ufficio avrà sempre qualcosa di più urgente da farci fare!
Per difendere spazi e tempi spesso l’unico modo è quello di individuare postazioni appartate, farsi
un programma di studio e riuscire rispettarlo! Vuol dire cioè essere davvero convinti della
necessità della formazione.
Dall’altra parte chi organizza il corso deve avere chiaro che (quasi sempre) sta insegnando a degli
adulti. Il corso dovrà essere prima di tutto utile a chi lo segue, perché deve essere disponibile a
difendere il proprio programma di studio. Gli obiettivi devono essere dichiarati con chiarezza, il
corso gestito con ritmo efficiente e sostenibile.
Non dimentichiamo mai che chi ricorre all’eLearning spesso cerca soluzioni che la formazione
tradizionale in presenza non è in grado di dare.
Pagina 10 di 14
3.1. I costi della formazione
Per una organizzazione la formazione è sempre stata vista come un “centro di costo” perché fare
formazione rappresenta comunque un costo come quello del personale impiegato, delle sedi
utilizzate, degli impianti, ecc.
Il settore risorse umane di un’impresa o di un’organizzazione ha sempre il problema di giustificare
questi costi. Quando gli affari vanno bene e l’impresa cresce non c’è problema, ma appena c’è aria
di crisi la formazione è il primo settore a subire tagli. E questo nonostante si senta sempre più dire
che la formazione deve essere considerata una leva strategica per superare le crisi.
Con il 2000 l’eLearning diviene abbastanza maturo da avere un impatto importante sullo scenario
dello sviluppo delle imprese e delle organizzazioni. Dapprima viene considerato come strumento
per abbattere i costi, infatti una buona parte dei costi della formazione tradizionale (la docenza per
esempio) può essere sostituita da supporti didattici ammortizzabili nelle edizioni successive; si può
raggiungere un numero assai maggiore di utenti, i vantaggi sono molti.
Gradualmente però chi si avvia a sviluppare un sistema di eLearning si rende conto che il maggiore
vantaggio è la qualità della formazione che si ottiene.
Tenendo conto delle dimensioni di un’organizzazione, l’investimento iniziale (e gli ampliamenti
successivi) permettono con l’eLearning di raggiungere un numero maggiore di utenti a parità di
costi (o di diminuire i costi a parità di utenti). Questo grazie alle economie di scala e alla possibilità
di ammortizzare meglio i costi dell’eLearning nelle diverse edizioni.
Va considerato che per partire si debba superare il punto di pareggio (break-even point) rispetto
alla formazione in aula, oltre il quale l’eLearning diviene conveniente per quella organizzazione.
Oggi tuttavia, sono molte le formule che ci permettono di avere costi di investimento molto bassi
anche in eLearning, coprendo costi fissi come LMS, strumenti, learning object, tutor.
Figura 13 – Le economie di scala dell’eLearning ai diversi step di ampliamento della struttura
Pagina 11 di 14
4. Un elemento distintivo dell’eLearning
Ma nell’enumerare i vantaggi dell’eLearning spesso si dimentica di evidenziare un suo carattere
distintivo che sta prendendo sempre più piede.
Nello scenario che vogliamo costruire rimangono molte problematiche aperte e alcune ombre. La
prima e più importante è tuttora quella che riguarda l’interoperabilità e la correlazione tra sistemi
di erogazione dei servizi di e-learning (LMS) e oggetti di contenuto didattico (learning object o LO)
6
.
4.1. Usabilità e riusabilità dei contenuti
Se il costo maggiore dell’eLearning è sui contenuti, la loro riusabilità “anche” in progetti dissimili
diventa strategica, proprio per abbattere i costi.
Il problema dell’interoperabilità è stato quasi del tutto risolto con la costruzione di uno standard
(per ora solo de facto) costituito dal modello SCORM7 con tutti i vantaggi e gli svantaggi che esso
si porta appresso.8 Ma i il problema della riusabilità, sia dei contenuti (LO – learning object) che dei
progetti didattici (LD – learning design) non è ancora del tutto risolto.
La riusabilità di un LO è legata innanzitutto alla natura del LO stesso, alla sua costituzione interna,
alle sue potenzialità di utilizzo, di annotazione e classificazione, di archiviazione e recupero. Le
problematiche sottese sono si di tipo tecnico, ma soprattutto semantico-testuale e didattico.
Non va dimenticato infatti che non stiamo ragionando solo di oggetti di contenuto (per i quali la
problematica del riuso e sequenzializzazione potrebbe essere soprattutto di tipo linguistico), ma
che davanti al temine “object” sta sempre quella parola “learning” che fa assumere al problema
una sfumatura tutta particolare.9
Perché un LO sia facilmente riusabile in diversi contesti e con utenti differenti è necessario che le
diverse “funzioni didattiche” che può svolgere (orientamento, spiegazione, eserciatazione,
valutazione, ecc.) siano segmentate ed affidate a LO differenti. Con questo primo passo è già
possibile spiegare a tutti la stessa cosa, ma pretendere di verificare livelli diversi di acquisizione (o
viceversa).
Inoltre è bene che i contenuti siano facilmente segmentabili in nuclei brevi e di facile
comprensione (i content object o CO)10. Saranno poi questi nuclei a potersi riaggregare in learning
object diversi e quindi con diversi obiettivi.
Quindi per esigenze di budget sempre più Il nostro LO deve essere un RLO (reusable learning
object) in uno scenario dell’e-learning che ci trova di fronte a due comunità assai diverse e di cui
deve coniugare le esigenze:
•
Da un lato la comunità industriale-militare, la cui esperienza è ancora molto legata ai
contenuti, deriva dal CBT e usa ancora molto il termine WBT; opera su una
progettazione di contenuti ben definiti, piccoli blocchi interattivi, orientati da obiettivi
6
In questo scenario facciamo riferimento soprattutto a due lavori che ci sono sembrati interessanti come punto di partenza: K.Verbert,
J.Jovanović, D.Gašević, E. Duval, M.Meire “Towards a Global Component Architecture for Learning Objects: A Slide Presentation
Framework” (ALOCoM Ontology); C.Knight, D.Gašević, G.Richards, “Ontologies to integrate learning design and learning content”
(LOCO Ontology). Entrambi presentano il pregio innegabile di aver aperto una strada ed averla proposta al confronto, in entrambi ci
sembra di aver individuato alcune imprecisioni che destano perplessità e a cui questo documento fa riferimento.
7
SCORM (Shareable Content Object Reference Model) di Advanced Distributed Learning http://www.adlnet.gov/
8
Svantaggi non solo concettuali, ma anche tecnici. Infatti il vantaggio di una metadatazione dettagliata spesso si può trasformare in
svantaggio creando uno scambio dati eccessivo che in certi casi gli stessi sistemi di eLearning non reccono.
9
Su questo punto va notato che lo stesso SCORM contribuisce ad aumentare la confusione quando passando dalla ver.1.0 alla 1.2 ha
deciso di cambiare il significato stesso del suo acronimo infatti le lettere CO di SCORM che nella prima versione significavano
“courseware” hanno assunto il significato di “content object”.
10
In questo articolo richiamiamo solo alcuni concetti per ragionare sulla riusabilità dei LO, chi fosse interessato ad approfondire può
consultare M.Giacomantonio, Learning Object, Carocci, Roma 2007 e anche il sito http://www.learningobject.info.
Pagina 12 di 14
didattici specifici, all’acquisizione di competenze altrettanto definite tramite una “gap
analysis” per un’utenza frettolosa e molto impegnata sul lavoro e interessata alla
crescita professionale;
•
Dall’altro lato la comunità educativa (soprattutto universitaria) piuttosto insofferente dei
vincoli, con esigenze più liberamente creative, con meno risorse, più orientata allo
sviluppo intellettuale di un’utenza con maggiore tempo e flessibilità cognitiva.
Da queste due differenti popolazioni sono nate le difficoltà del passato a sviluppare soluzioni che
fossero soddisfacenti per entrambe.
Grazie ai processi di automazione è sempre più utile e necessario disporre di un’ontologia dell’elearning, un dizionario comune, che aiuti a progettare e supportare l’erogazione dei corsi online,
ma che aiuti anche ad attivare importanti automazioni dei processi. Quindi sarà possibile affrontare
e risolvere il problema di un modello unico per l’e-learning, un modello approfondito ed affidabile
che garantisca anche la correttezza dell’ontologia generata, perché l’ontologia in se è solo uno
strumento da applicare.
4.2. Il principio di automazione dei processi didattici
Ma l’eLearning porta nella formazione una rivoluzione profonda che non era possibile immaginare
prima e che non è possibile gestire altrimenti: che ci piaccia o meno questo è il suo vero specifico
che ci dimentichiamo spesso di citare.
Per poter meglio focalizzare il campo di azione dell’eLearning definire il Principio di automazione
dei processi didattici che caratterizza appunto l’e-learning nella sua forma più esclusiva e
insostituibile e cioè la capacità di un sistema di e-learning di gestire processi didattici completi
(interi corsi) con modalità interamente automatizzata, senza ulteriore intervento umano grazie ad
una un’intelligenza integrata nelle procedure che sappia gestire il percorso dall’iscrizione dell’allievo
alla certificazione delle competenze conseguite.
Un sistema che risponde al principio di automazione consente di pianificare a priori qualunque
tipologia di percorso formativo, con qualsiasi metodologia, definire diversi step di verifica e quindi
erogare interamente percorsi alternativi che conducono utenti diversi allo stesso obiettivo finale (o
lo stesso tipo di utente a diversi obiettivi voluti).
Una conseguenza del principio di automazione è che con un sistema di e-learning possiamo
svolgere qualunque attività didattica, anche di solo supporto a corsi tradizionali in presenza, ma il
sistema lo possiamo considerare “completo” solo se risponde al principio dell’automazione. Un LMS
può essere anche solo un sito web con un’area protetta da una password, ma il principio diventa
una cartina di tornasole delle sue caratteristiche e delle potenzialità dei suoi servizi.
Il principio di automazione caratterizza quindi un sistema di e-learning, diventando un elemento di
benchmarking: un sistema informatico per e-learning, LMS compreso, che aspiri ad essere
considerato “completo” deve necessariamente rispondere almeno a questo principio. Che
implicitamente significa che il valore aggiunto dell’eLearning, oltre a molti elementi da sempre
considerati (il non doversi muovere dalla propria sede, la flessibilità dei tempi, ecc.) è proprio
quello di garantire l’automazione dell’intero processo formativo, nella sua forma più completa, tutte
le volte che questo possa essere necessario.11
11
Vedi anche M. Giacomantonio, Learning object, Carocci, Roma 2007, Pag.23 (http://www.learningobject.info)
Pagina 13 di 14
Fig.14 – Un esempio di percorso gestito in base al principio di automazione con le implicazioni correlate
Poi naturalmente l’e-learning può continuare a garantire strumenti e sistemi che gestiscano un
percorso del tutto simile in modo non automatizzato, di supporto ad attività in presenza e così via.
Ma questa non è più una sua caratteristica peculiare e unica.
5. Conclusioni e prospettive
La prospettiva futura dell’eLearning, al di là delle molte ramificazioni e supporti che potrà fornire a
tutto il settore della formazione e della costruzione della conoscenza, sarà proprio questa.
Costruire percorsi formativi che una volta tarati potranno essere messi a disposizione degli utenti
finali favorendo processi di autogestione dell’apprendimento.
Tali corsi potranno essere lanciati sulla rete e mantenuti disponibili per anni a costi assai contenuti,
grazie all’alto numero di partecipanti possibili ed ai bassissimi costi variabili. Ma soprattutto
permetteranno di recuperare all’istruzione ed alla conoscenza quote sempre più ampie di quelle
fasce di popolazione che hanno perso tutte le opportunità nelle età classiche dell’istruzione
formale.
Pagina 14 di 14

Documenti analoghi

Formazione e-learning: uno stato dell`arte

Formazione e-learning: uno stato dell`arte miglioramento nella progettazione e nella attivazione dei percorsi di laurea. In particolare, già nelle linee guida del decreto si specifica che “il successo dell’azione di riforma dipende dalla qu...

Dettagli

CNIPA – AITech-Assinform 2006 CNIPA – AITech

CNIPA – AITech-Assinform 2006 CNIPA – AITech Convenzione tra il Dipartimento dell’Innovazione e delle Tecnologie e Alma Graduate School per la progettazione del master con particolare riferimento alla componente e-learning (agosto 2002) Conve...

Dettagli

Evento 2007 - Nota AITech-Assinform su

Evento 2007 - Nota AITech-Assinform su relativamente alle tecnologie e alle soluzioni informatiche, con benefici per tutto il sistema delle imprese, fornitrici e clienti delle suddette soluzioni (la possibilità di ricorrere alla Conserv...

Dettagli