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Dalla barca
di Nicola Cocco
Tataki a Calamari
egli ultimi anni la pesca delle
seppie e dei calamari ha raggiunto livelli di popolarità incredibili. Le cause sono diverse, non ultima
la bontà del calamaro, apprezzatissimo
anche dal gentil sesso che ne esorta la
pesca. Ma tra le prime cause c’è la sua
diffusione capillare in tutte le coste italiane. Il dato interessante è che il fenomeno è in continua espansione e a dif-
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ferenza di altri non stanca gli appassionati. Oggi, in Italia, viene praticata la
pesca al calamaro con delle tecniche
ben precise, dalla barca di giorno, di
notte e a spinning lungo i moli.
Periodi
La stagione migliore inizia a novembre
con i primi freddi e il calo della temperatura dell’acqua. In questo periodo i
calamari si avvicinano alle coste, vicino
alle zone portuali ricche di piccole
prede, e stazionano durante le ore serali in acque poco profonde. In questa
situazione si possono insidiare con
diverse tecniche: in barca la più diffusa
è la pesca a pechino, barca in corrente
e, con lenza a mano o con canna e
mulinello, si pesca a fondo con un trave
composto da più totanare con un piom-
La tecnica che ha
dato la sveglia nella
pesca al calamaro è
senza dubbio quella
del Tataki. Al posto
delle classiche totanare si usano piccoli artificiali di morbido silicone rivestito.
La tecnica del tataki
funziona sia di notte
che di giorno ed in
tutte le stagioni.
bo sul fondo. Questa tecnica diffusa in
tutta Italia prevede l’uscita in mare
qualche ora prima del tramonto per poi
proseguire un’ora dopo il calare del
sole. Una variante degli ultimi anni è la
traina ai calamari con marcia inserita.
Totanare apposite, munite di paletta
affondante, permettono di coprire spazi
più ampi e rivelare la presenza di calamari in tempi ridotti. La difficoltà sta
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Dalla barca
nell’affondare le esche ai livelli giusti
dove girano in quel momento i nostri
cefalopodi. Allo scopo si utilizzano degli
affondatori tipo steem, dei sinker o dei
piombi a sgancio rapido. Si possono utilizzare diverse canne in pesca, possibilmente con piombature diverse e non
troppo lontane dalla barca. Appena individuato il branco conviene insistere
nella stessa zona, per poi cambiare
quando le catture diminuiscono di
intensità.
Di giorno
Ma la tecnica che ha dato la sveglia a
tutto il settore è senza dubbio quella del
Tataki. Queste esche sono più piccole di
quelle tradizionalmente conosciute e
non hanno la forma del gambero.
Piccole gocce di silicone morbido rivestito o lisce con bolle d’aria all’interno,
dai cinque ai dieci centimetri con i colori più svariati. Ogni azienda del settore
ha proposto delle varianti o delle copie,
ma il risultato è stato lo stesso: funzionano! E funzionano soprattutto di giorno
e su fondali diversi, cosa che ha permesso di effettuare la ricerca ai calamari durante tutti i mesi dell’anno.
Chiaramente, nei periodi diversi, i calamari vanno ricercati a diverse profondità e la tecnica si affina con l’utilizzo di
canne e fili idonei per raggiungere i
quaranta e sessanta metri di fondo. La
pesca diurna, in periodi estivi, ha aperto scenari fantastici per i trainisti col
vivo, diffondendo ancora di più la tecnica. L'attrezzatura per la pesca Tataki
prevede una canna particolare di circa
due metri e dieci, molto leggera ma
In apertura: il grande Antonio Nazzani, testimonial Colmic e Maestro di pesca dalla barca, con un bel calamaro
residente ra Porto Torres e Castelsardo. In picolo: Gabriele Marras e Gianni Aste in una foto d’archivio, con calamari in
quantità, catturati nel golfo di Cagliari. Sotto: l’esca utilizzata per questo tipo divertentissimo di pesca.
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potente e reattiva. Sensibile ma capace
di sopportare tre esche ed un piombo
fino ai centocinquanta grammi. La tecnica prevede di far toccare il fondo alle
esche per poi scuoterle freneticamente,
mettendo in vibrazione le piccole totanare che simulano un branchetto di
pesci in fuga. Questa tecnica dà il massimo dei risultati se si segue il fondale
con un buon eco scandaglio, settato per
individuare i difficili segni dei calamari.
Molto spesso si celano sotto la presenza di branchi di sugarelli o sgombri,
prede che a loro volta sono inseguiti da
questi molluschi aggressivi. I fili utilizzati fanno la differenza. I migliori sono in
PE, di diametri sottilissimi quali PE 0,5,
1, 1,5 di spessori dallo 0,8 allo 0,13.
Con fibre così sottili possiamo raggiungere fondali molto alti, eliminando gli
attriti, mantenendo la sensibilità per le
“tocche” rapide del calamaro.
Colori
I colori da utilizzare variano da zona a
zona, in base ai fondali e alle profondità. Su fondali sabbiosi sono da preferire dei colori pastello o grigi, tipo sardina o alici, in zone con fango e posidonia, i colori variano dal rosa al testa
rossa e dal verde al colore del sugarello. Infine in fondali più profondi con
presenza di rocce utilizzeremo dei
colori sgargianti rossi, fluo e viola. Il
segreto del loro funzionamento sta nell’abbinamento delle attrezzature,
canna da Tataki, mulinello da casting o
spinning, fibre sottili in PE e terminali
in fluoro carbon con moschettoni sul
trave anti groviglio. Questi materiali
devono essere tutti di buona qualità
per superare le difficoltà della tecnica
e l’astuzia di questi animali meravigliosi che sono i calamari.
.
Calamari a Stintino
l mare di Stintino regala un ricco
bottino di pesca al secondo trofeo
Yamashita di pesca al calamaro. La
manifestazione si è svolta con il
coordinamento della Lega navale italiana Sezione Golfo dell’Asinara e con
il patrocinio del Comune di Stintino.
Con 23 chili di calamari pescati dai
57 partecipanti iscritti alla gara, l'obiettivo degli organizzatori è stato
raggiunto. La gara si è svolta sabato
1° ottobre. Le 29 imbarcazioni si
sono confrontate nel campo di gara
tra Punta Negra e Punta d’Elici. Uno
I
specchio d’acqua non particolarmente difficile e allo stesso tempo pescoso. Alle 19 i partecipanti hanno fatto
ritorno al molo del porto Mannu ed
alle 20 gli equipaggi si sono ritrovati
al ristorante la Terrazza di Stintino,
per le procedure di pesatura. Ad
aggiudicarsi il primo posto è stato
Alessandro Manconi che ha portato a
casa 3 chili di pescato e una canna
da pesca Yamashita. Il secondo e
terzo posto sono andati a Dario Agri e
Stefano Moro che hanno portato alla
bilancia dei giudici di gara 2,73 chili
di calamari a testa. Il calamaro più
grosso però, 344 grammi, è stato
catturato da Giorgio Pintore che ha
messo nella rete oltre 2,7 chili di
molluschi. Un premio è andato anche
ad Anna Canopoli, la prima donna
classificata. Soddisfazione è stata
espressa dagli organizzatori della
Lega navale italiana Sezione golfo
dell’Asinara e dal main sponsor del
torneo, la Yamashita, che è riuscita in
breve tempo a mettere in piedi una
competizioni di pesca con un alto
numero di partecipanti.
Andrea Bazzoni
Classifica
1 Alessandro Manconi
2 Dario Agri
3 Stefano Moro
3000
2730
2730