impaginato 68 (Page 22 - 23)
Transcript
impaginato 68 (Page 22 - 23)
Dalla barca di Nicola Cocco Tataki a Calamari egli ultimi anni la pesca delle seppie e dei calamari ha raggiunto livelli di popolarità incredibili. Le cause sono diverse, non ultima la bontà del calamaro, apprezzatissimo anche dal gentil sesso che ne esorta la pesca. Ma tra le prime cause c’è la sua diffusione capillare in tutte le coste italiane. Il dato interessante è che il fenomeno è in continua espansione e a dif- N 22 ferenza di altri non stanca gli appassionati. Oggi, in Italia, viene praticata la pesca al calamaro con delle tecniche ben precise, dalla barca di giorno, di notte e a spinning lungo i moli. Periodi La stagione migliore inizia a novembre con i primi freddi e il calo della temperatura dell’acqua. In questo periodo i calamari si avvicinano alle coste, vicino alle zone portuali ricche di piccole prede, e stazionano durante le ore serali in acque poco profonde. In questa situazione si possono insidiare con diverse tecniche: in barca la più diffusa è la pesca a pechino, barca in corrente e, con lenza a mano o con canna e mulinello, si pesca a fondo con un trave composto da più totanare con un piom- La tecnica che ha dato la sveglia nella pesca al calamaro è senza dubbio quella del Tataki. Al posto delle classiche totanare si usano piccoli artificiali di morbido silicone rivestito. La tecnica del tataki funziona sia di notte che di giorno ed in tutte le stagioni. bo sul fondo. Questa tecnica diffusa in tutta Italia prevede l’uscita in mare qualche ora prima del tramonto per poi proseguire un’ora dopo il calare del sole. Una variante degli ultimi anni è la traina ai calamari con marcia inserita. Totanare apposite, munite di paletta affondante, permettono di coprire spazi più ampi e rivelare la presenza di calamari in tempi ridotti. La difficoltà sta 23 Dalla barca nell’affondare le esche ai livelli giusti dove girano in quel momento i nostri cefalopodi. Allo scopo si utilizzano degli affondatori tipo steem, dei sinker o dei piombi a sgancio rapido. Si possono utilizzare diverse canne in pesca, possibilmente con piombature diverse e non troppo lontane dalla barca. Appena individuato il branco conviene insistere nella stessa zona, per poi cambiare quando le catture diminuiscono di intensità. Di giorno Ma la tecnica che ha dato la sveglia a tutto il settore è senza dubbio quella del Tataki. Queste esche sono più piccole di quelle tradizionalmente conosciute e non hanno la forma del gambero. Piccole gocce di silicone morbido rivestito o lisce con bolle d’aria all’interno, dai cinque ai dieci centimetri con i colori più svariati. Ogni azienda del settore ha proposto delle varianti o delle copie, ma il risultato è stato lo stesso: funzionano! E funzionano soprattutto di giorno e su fondali diversi, cosa che ha permesso di effettuare la ricerca ai calamari durante tutti i mesi dell’anno. Chiaramente, nei periodi diversi, i calamari vanno ricercati a diverse profondità e la tecnica si affina con l’utilizzo di canne e fili idonei per raggiungere i quaranta e sessanta metri di fondo. La pesca diurna, in periodi estivi, ha aperto scenari fantastici per i trainisti col vivo, diffondendo ancora di più la tecnica. L'attrezzatura per la pesca Tataki prevede una canna particolare di circa due metri e dieci, molto leggera ma In apertura: il grande Antonio Nazzani, testimonial Colmic e Maestro di pesca dalla barca, con un bel calamaro residente ra Porto Torres e Castelsardo. In picolo: Gabriele Marras e Gianni Aste in una foto d’archivio, con calamari in quantità, catturati nel golfo di Cagliari. Sotto: l’esca utilizzata per questo tipo divertentissimo di pesca. 24 potente e reattiva. Sensibile ma capace di sopportare tre esche ed un piombo fino ai centocinquanta grammi. La tecnica prevede di far toccare il fondo alle esche per poi scuoterle freneticamente, mettendo in vibrazione le piccole totanare che simulano un branchetto di pesci in fuga. Questa tecnica dà il massimo dei risultati se si segue il fondale con un buon eco scandaglio, settato per individuare i difficili segni dei calamari. Molto spesso si celano sotto la presenza di branchi di sugarelli o sgombri, prede che a loro volta sono inseguiti da questi molluschi aggressivi. I fili utilizzati fanno la differenza. I migliori sono in PE, di diametri sottilissimi quali PE 0,5, 1, 1,5 di spessori dallo 0,8 allo 0,13. Con fibre così sottili possiamo raggiungere fondali molto alti, eliminando gli attriti, mantenendo la sensibilità per le “tocche” rapide del calamaro. Colori I colori da utilizzare variano da zona a zona, in base ai fondali e alle profondità. Su fondali sabbiosi sono da preferire dei colori pastello o grigi, tipo sardina o alici, in zone con fango e posidonia, i colori variano dal rosa al testa rossa e dal verde al colore del sugarello. Infine in fondali più profondi con presenza di rocce utilizzeremo dei colori sgargianti rossi, fluo e viola. Il segreto del loro funzionamento sta nell’abbinamento delle attrezzature, canna da Tataki, mulinello da casting o spinning, fibre sottili in PE e terminali in fluoro carbon con moschettoni sul trave anti groviglio. Questi materiali devono essere tutti di buona qualità per superare le difficoltà della tecnica e l’astuzia di questi animali meravigliosi che sono i calamari. . Calamari a Stintino l mare di Stintino regala un ricco bottino di pesca al secondo trofeo Yamashita di pesca al calamaro. La manifestazione si è svolta con il coordinamento della Lega navale italiana Sezione Golfo dell’Asinara e con il patrocinio del Comune di Stintino. Con 23 chili di calamari pescati dai 57 partecipanti iscritti alla gara, l'obiettivo degli organizzatori è stato raggiunto. La gara si è svolta sabato 1° ottobre. Le 29 imbarcazioni si sono confrontate nel campo di gara tra Punta Negra e Punta d’Elici. Uno I specchio d’acqua non particolarmente difficile e allo stesso tempo pescoso. Alle 19 i partecipanti hanno fatto ritorno al molo del porto Mannu ed alle 20 gli equipaggi si sono ritrovati al ristorante la Terrazza di Stintino, per le procedure di pesatura. Ad aggiudicarsi il primo posto è stato Alessandro Manconi che ha portato a casa 3 chili di pescato e una canna da pesca Yamashita. Il secondo e terzo posto sono andati a Dario Agri e Stefano Moro che hanno portato alla bilancia dei giudici di gara 2,73 chili di calamari a testa. Il calamaro più grosso però, 344 grammi, è stato catturato da Giorgio Pintore che ha messo nella rete oltre 2,7 chili di molluschi. Un premio è andato anche ad Anna Canopoli, la prima donna classificata. Soddisfazione è stata espressa dagli organizzatori della Lega navale italiana Sezione golfo dell’Asinara e dal main sponsor del torneo, la Yamashita, che è riuscita in breve tempo a mettere in piedi una competizioni di pesca con un alto numero di partecipanti. Andrea Bazzoni Classifica 1 Alessandro Manconi 2 Dario Agri 3 Stefano Moro 3000 2730 2730