In cammino verso l`essenziale - interno

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In cammino verso l`essenziale - interno
I Pellicani
Titolo originale: L’Abbé Pierre parle aux jeunes. Marche vers l’Essentiel
Traduzione dal francese di Silvia Mondino
Copertina di Dada Effe - Torino
© 2004 Éditions du Signe
© 2008 Lindau s.r.l.
corso Re Umberto 37 - 10128 Torino
Prima edizione: gennaio 2008
ISBN 978-88-7180-715-7
Abbé Pierre
IN CAMMINO
VERSO L’ESSENZIALE
Un appello ai giovani
a cura di
Pierre-Roland Saint-Dizier
Qualcuno che ha il coraggio di gridare! *
Roger Etchegaray
Il mio primo incontro con l’abbé Pierre risale quasi alla
notte dei tempi! Devo averlo incontrato per la prima volta
almeno mezzo secolo fa. Poi, mentre ero segretario della
Conferenza Episcopale di Francia, ci vedevamo con una
certa regolarità: ho avuto quindi il privilegio di incontrarlo
parecchie volte. In Francia era un personaggio già noto,
anche all’interno del mondo ecclesiastico. La sua determinazione e il suo amore per i poveri e gli oppressi mi hanno
sempre profondamente colpito.
Negli ultimi vent’anni ho avuto l’occasione di vederlo
spesso in Italia, in particolare a Roma, dove veniva per visitare le comunità di Emmaüs. Ho avuto anche la gioia di
essere al suo fianco per alcuni dei suoi anniversari, come
in occasione della festa che fu organizzata ad Assisi per i
suoi sessant’anni di sacerdozio. Credo si possa dire che
siamo amici. Provo per lui grande rispetto e ammirazione
perché ha dimostrato di essere un vero uomo di Dio.
L’Abbé Pierre è un uomo estremamente libero, e quando
parlo di libertà intendo quella dei figli di Dio, non quella
di un ribelle.
* Nota per il lettore: la pubblicazione del testo francese risale al 2004 e
dunque a un’epoca in cui l’Abbé Pierre era ancora attivo.
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R. ETCHEGARAY
Quello che per me più lo caratterizza è il suo rifiuto di
accontentarsi di «avere la coscienza a posto»: si dedica anima e corpo alla sua battaglia con tutte le sue grandi qualità
e, come ognuno di noi, con i suoi «piccoli difetti». Penso
che il suo aspetto giovanile, nonostante i novantun’anni,
derivi dalla sua battaglia per l’uomo, per la sua dignità e
per la sua libertà. È il suo segreto, o meglio, è il suo grido.
L’Abbé Pierre è qualcuno che ha il coraggio di gridare per
dire forte e chiaro, e ripetere in ogni occasione, che l’uomo
merita di più.
Mi auguro che un giorno egli possa essere accompagnato da tutti i suoi Lazzari 1 fino alla casa del Padre che aspetta tutti i suoi figli. Non si ritroverà certo solo, perché ha
vissuto in mezzo ai più poveri, riuscendo sempre ad affrontare i problemi con grande senso di responsabilità. In
questo, la sua spontaneità e la sua sincerità sono significative. Una delle sue frasi lo rappresenta molto bene: «L’uomo ha un’anima. Ma prima di parlare a quest’uomo della
sua anima, bisogna preoccuparsi di coprirlo con una camicia e con un tetto».
Parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro, Lc 16,19-30. Gesù Cristo invita alla condivisione e all’attenzione verso i più poveri.
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IN CAMMINO
VERSO L’ESSENZIALE
Cenni di storia
Henry Grouès e le origini di Emmaüs
Henry Grouès è nato il 5 agosto 1912 a Lione. All’età di 19
anni entra nell’Ordine dei frati Cappuccini come novizio, dove
resterà per sei anni. Prende i voti nel 1938 e diventa vicario della basilica Saint-Joseph di Grenoble.
Qualche mese più tardi viene chiamato sotto le armi come sottoufficiale, prima nelle Alpi, poi in Alsazia. Ammalatosi, viene rimandato in Isère, dove assume la direzione del cappellanato dell’orfanotrofio dell’assistenza pubblica. Nel 1942 ritorna a Grenoble dove viene nominato vicario della cattedrale. Si unisce alla
Resistenza in seguito al suo incontro con due ebrei in fuga che
porterà in salvo in Svizzera. Incontra Lucie Coutaz, che lo assisterà per quasi quarant’anni. Fino al 1944 partecipa attivamente
alla Resistenza in Chartreuse e nel Vercors. Nello stesso anno viene arrestato dai tedeschi, ma riesce a fuggire. Si reca quindi a Algeri dove incontra il generale De Gaulle. Fino alla fine della guerra è cappellano alla scuola navale di Casablanca e, al suo ritorno
in Francia, assume la direzione della Casa del marinaio a Parigi.
Nel 1945, grazie alla sua reputazione, viene eletto Deputato del
dipartimento Meurthe-et-Moselle e presidente del comitato esecutivo del Movimento universale per una confederazione mondiale.
Con il denaro dell’indennità parlamentare, a partire dal 1947,
l’Abbé Pierre affitta a Neuilly-Plaisance, nella banlieue parigina,
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una grande casa che trasforma in ostello della gioventù. Nel
1949 l’incontro con un uomo disperato, Georges Legay, è il punto di partenza della prima comunità di Emmaüs: i due uomini
decidono di costruire alloggi per le famiglie di senzatetto. All’indomani della seconda guerra mondiale, infatti, la penuria di alloggi a Parigi è un problema che si comincia appena ad affrontare. Due anni più tardi, mentre accoglie nella sua casa una quindicina di uomini feriti dalla vita, l’Abbé Pierre intraprende numerose azioni, allo stesso tempo politiche e sociali, riguardanti il
problema degli alloggi per i poveri. Completamente assorbito da
questa attività, nel 1951 dà le dimissioni dall’Assemblea nazionale. Per sostentare economicamente la Comunità, con i suoi
compagni comincia l’attività di recupero, creando la Comunità
degli straccivendoli di Emmaüs. La loro azione consiste nel recuperare la carta vecchia, il vetro e il ferro per riciclarli, ma anche
nel vendere gli oggetti trovati nelle cantine e nelle soffitte, e a
volte nelle discariche. Nel 1952 sono già in centosessanta. Gli
straccivendoli-costruttori hanno ormai due missioni: recuperare
e costruire. Come milioni di persone nel mondo, la Comunità
trova in questa attività i mezzi per sopravvivere e anche per svilupparsi. Questo primo slancio permetterà la costituzione di
quattro comunità, una delle quali riservata alle donne.
Nel 1954, in Francia, l’inverno è particolarmente rigido: il
termometro a Parigi scende a -15°C. Di fronte alla drammatica
penuria di alloggi, e in seguito ad avvenimenti tragici quali la
morte di un bimbo di tre mesi in una roulotte, l’Abbé Pierre lancia un appello ai parigini. Il suo messaggio, trasmesso alla radio
il 1° febbraio, scatena quella che è stata chiamata l’insurrezione
della bontà. La Gare d’Orsay, non più in funzione, ribattezzata
per l’occasione «stazione della speranza», è messa a disposizione
dell’abate per ricevere e stoccare le donazioni che continuano ad
affluire. In due settimane vi vengono raccolte più di 300 tonnel-
HENRY GROUÈS E LE ORIGINI DI EMMAÜS
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late di merce. Quattro stazioni inutilizzate del métro vengono
ugualmente adibite all’accoglienza dei senzatetto. Nel giro di
qualche giorno, la popolazione si mobilita e permette, attraverso
le donazioni, la realizzazione di numerosi progetti: la creazione
di centri di accoglienza, lo sviluppo delle comunità, la costruzione di alloggi, l’edizione della rivista «Faim et Soif», la fondazione della società HLM 1 Emmaüs ecc. In questo slancio l’associazione Emmaüs viene ufficialmente riconosciuta e s’insedia in
Rue des Bourdonnais a Parigi. Essa ha per scopo di aiutare i senzatetto, in particolare attraverso la costruzione di nuovi alloggi,
e di permettere lo sviluppo delle comunità. A livello governativo
vengono sbloccati ingenti capitali per finanziare 12.000 alloggi
d’urgenza per i più sfortunati.
L’iniziativa dell’Abbé Pierre conquista rapidamente tutta la
Francia, e numerose comunità vengono fondate, a Marsiglia, a
Rennes, a Nizza... Emmaüs si sviluppa in seguito anche in Europa e nel mondo: vengono portate avanti numerosissime azioni
basate sul modello delle Comunità degli straccivendoli francesi.
Dopo il 1954 padre José Balista, professore a Buenos Aires crea
così un gruppo Emmaüs la cui missione è costruire degli alloggi
per le famiglie povere delle bidonville della capitale argentina. In
Germania, nel 1957, Stephan Drechsler e i suoi amici organizzano una grande operazione di sgombero a Colonia, e creano una
comunità di straccivendoli con studenti e giovani lavoratori. L’esempio di Emmaüs raggiunge anche il Perù, dove, con ragazzi
provenienti dai quartieri più poveri, viene creata una Comunità
di straccivendoli di Emmaüs in una discarica. Vengono ugualmente sostenute delle azioni in favore dei contadini in Guatemala, dei pescatori in Colombia, dei bambini handicappati in Rwanda, degli allevatori nelle Filippine, e degli artigiani in India: tutte queste attività illustrano le varie strade che Emmaüs ha preso
nel mondo.
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Nel 1956 la necessità di organizzare e coordinare il movimento
conduce l’associazione a dividersi in tre sezioni e in diverse filiali,
ognuna con dei compiti ben definiti. Lo stesso anno, e poi negli anni seguenti, l’Abbé Pierre intraprende una serie di viaggi, invitato
da università e gruppi cristiani, specialmente in America Latina.
Le sue numerose conferenze suscitano nuove vocazioni e provocano la nascita di gruppi Emmaüs. Nel 1959 viene fondata a Beirut,
per iniziativa di un musulmano sunnita, di un vescovo cristiano
melchita e di uno scrittore maronita, una comunità battezzata
L’oasi della speranza. Nel 1958, a causa del troppo lavoro,
l’Abbé Pierre si ammala e lascia le sue funzioni di presidente dell’Associazione Emmaüs. Numerose comunità si raggruppano allora nell’Unione Centrale delle Associazioni Comunitarie Emmaüs
(UACE), mentre le altre strutture rimangono indipendenti per poi
riunirsi a loro volta nel 1962 nell’Unione degli Amici e Compagni
di Emmaüs (UAC). Malgrado alcune crisi interne, il movimento
sopravvive e continua a svilupparsi con lo stesso spirito che lo animava in origine.
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Hébergements à Loyer Modéré (alloggi ad affitto moderato).
Capitolo 1
Le relazioni con gli altri
Dico a voi, giovani!
Diventate competenti. Siate appassionati. Abituatevi a essere
padroni di voi stessi. Dominatevi per poter essere efficaci, per
essere all’altezza di quel compito meraviglioso che è davanti
a voi e che vi mostra la vera grandezza dell’uomo.
Cosa sono quei cinquanta o ottant’anni che sono offerti a
ognuno di noi per imparare ad amare! Se entrate nella vita
con la volontà di essere felici e al servizio della felicità di tutti
in modo competente, qualificato ed efficace, allora il fatto che
voi abbiate vent’anni oggi è davvero invidiabile.
Noi adulti siamo spesso ingiusti con voi giovani, non vi capiamo e vi accusiamo, mentre se avessimo il coraggio di guardare
con lucidità le cose per quello che sono, e la realtà dei tempi
nei quali non avete scelto di nascere, tutto sarebbe diverso… È
assolutamente comprensibile che vi sentiate disorientati, e che
abbiate paura, come dite voi, di essere «inglobati dal sistema»,
e di farvi trascinare in una grottesca corsa a consumare sempre di più, per trovare alla fine solo la tristezza.
Avete però il privilegio di entrare nella vita in un’epoca in cui
disponete come mai prima di mezzi attraverso cui realizzare
la felicità del massimo numero di persone. Tocca a voi cominciare a far esplodere la gioia degli uomini nell’incontro, non
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IN CAMMINO VERSO L’ESSENZIALE
con il «falso Buon Dio» che è morto, ma con lo splendente,
vero viso del Sempiterno che è Amore.
A voi giovani io dico coraggio e buon lavoro!
Estratto di un editoriale dell’Abbé Pierre
apparso in «Faim et Soif» nel giugno del 1975.
I difficili legami tra le generazioni
Se gioventù sapesse e se vecchiaia potesse!
Quando mi chiedono se mi piacerebbe essere giovane
oggi, davvero non so cosa rispondere. È ovvio che la gioventù ha una freschezza e degli slanci che non si hanno più
alla mia età. In effetti, non posso più fare una partita di calcio, né tanto meno di rugby. Nonostante questo, non ho
rimpianti.
In compenso, quando penso a tutto quello che mi resta
da fare e che non mi è più possibile intraprendere, soffro di
non poter aiutare concretamente i giovani a trasformare la
società che ci accingiamo a lasciare loro. Si tratta di una
prova che solo la fede mi permette di vivere con un certo
distacco. Alla mia età, la mia preoccupazione principale è
quella di prepararmi alla salita verso la Luce, o per le Vacanze, come a volte mi piace dire.
I giovani d’oggi sono diversi da quelli di ieri?
Sebbene l’essenza rimanga la stessa, le nuove generazioni hanno malgrado tutto delle caratteristiche specifiche.
Una delle differenze principali viene dal fatto che le comunicazioni moderne ci portano a essere istantaneamente
informati di tutto ciò che accade sul pianeta. Un’ora dopo
che una bomba ha fatto delle vittime, infatti, ne vediamo le
LE RELAZIONI CON GLI ALTRI
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immagini, che rendono il fatto così vicino che ci sembra di
essere lì. La macchina fotografica fissa l’istante tragico e lo
rende pubblico. Tale informazione brutale sottolinea molto
spesso gli aspetti negativi di una situazione e lascia poco
spazio alla riflessione e all’analisi. Il lato tragico e spettacolare è privilegiato a scapito dei piccoli gesti quotidiani che
rivelano l’amore e il dono di sé quotidianamente perpetuato in silenzio da migliaia di padri e di madri che tornano
dal lavoro la sera e si affaccendano negli impegni quotidiani. L’informazione subisce quasi sempre questo trattamento, a scapito delle notizie che potrebbero essere portatrici
di valori per i giovani e per gli adulti di oggi.
Per quanto riguarda i sentimenti umani, l’affettività e
l’esperienza dell’amore hanno subito enormi sconvolgimenti nel corso degli ultimi anni. Si può infatti constatare
che non ci sono più periodi di transizione come prima. Oggi, i giovani passano improvvisamente dall’infanzia all’età
adulta, e si tratta di uno shock che non bisogna sottovalutare quando si riflette sulla gioventù attuale. Inoltre, a questa assenza di passaggio intermedio si aggiungono spesso
le difficoltà di comunicazione che esistono fra gli adulti e i
giovani. I genitori tornano dal lavoro così stanchi da avere
una sola cosa in mente: mettersi la pantofole, accendere la
televisione, o leggere il giornale!
Penso comunque che il bambino sia sempre cosciente
dei molti sforzi che i genitori fanno per assicurargli delle
condizioni favorevoli alla sua educazione e alla sua realizzazione. In compenso, arrivato all’adolescenza, il giovane
vive un momento di forte conflitto, accompagnato da un
profondo sentimento di solitudine, durante il quale si sente incompreso. Si tratta di quel periodo di transizione in
cui il giovane sente di non essere più nel giardino protetto
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dell’infanzia, ma di non essere ancora veramente entrato
nella cerchia dei grandi. A questi giovani io dico: «Coraggio! Attraversate questo periodo! Vi incito ad assumervi
delle responsabilità, anche se ciò può richiedere qualche
sforzo in più da parte vostra. È in questo modo che potrete
entrare nell’età adulta in modo armonioso, e che saprete
correre dei rischi con una certa fiducia in voi stessi».
Gli adulti non credono più nella gioventù?
Credo che dire che gli adulti non hanno più fiducia nei
giovani non sia proprio esatto. Direi piuttosto che gli adulti sono completamente spiazzati di fronte a una gioventù
nella quale non si riconoscono più. In questo momento ne
hanno paura, perché la vedono liberarsi da tutte le restrizioni, rifiutando allo stesso tempo tutti i punti di riferimento e tutti i valori che loro invece avevano fatto propri. I
genitori non sono scoraggiati, ma si sentono sempre meno
capaci di accompagnare questi giovani lungo il loro cammino. Nella mente degli adulti, i giovani sembrano essere
diventati improvvisamente dei cavalli selvaggi, mentre i
genitori di una volta erano abituati a guidare un calesse
condotto da cavalli ben ammaestrati. Quindi non sanno
più come fare. Si preoccupano, si fanno mille domande e
facilmente si sentono in colpa.
Tale comprensibilissima preoccupazione dei genitori
spesso si accompagna anche a una certa frustrazione. Prima, in effetti, doveva essere molto piacevole avere dei figli
modello. Per essere apprezzati e considerati all’interno del
loro ambiente, i bambini non dovevano far altro che seguire le orme dei loro genitori e imitarli. Gli adulti di oggi si
trovano di fronte ragazzi che vogliono trovare il loro posto
nella società in un modo diverso da quello delle generazio-
LE RELAZIONI CON GLI ALTRI
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ni precedenti. Bisogna aiutarli ad accettarsi per quello che
sono e per quello che diventano.
La sfida consiste ora nell’attraversare questo periodo facendo meno danni possibile. È un periodo che non durerà
in eterno. Si tratterà probabilmente di una o due generazioni particolarmente segnate dai cambiamenti di questo
inizio secolo. Per quanto mi riguarda, conservo il mio ottimismo sia per quanto riguarda i giovani che per i loro genitori.
Alla ricerca di un’identità
La difficoltà di avere stima di sé
Giovani, siate fedeli al richiamo che risuona nel profondo di voi stessi! Alla fine del mondo non saranno i registri
delle sagrestie a decidere chi potrà beneficiare della Salvezza. Il Giudizio si baserà su quello che avrete fatto della
vostra vita. Siete bastati a voi stessi, ebbene, la dannazione
per voi sarà di dover bastare a voi stessi per sempre! In
compenso, se malgrado i vostri limiti e i vostri errori di
percorso, per tutta la vita avete cercato di essere solidali
con chi soffre, allora sarete salvati.
Inoltre, una sana stima di voi stessi può preservarvi da
molti errori nei vostri rapporti con gli altri. Penso per
esempio alle conseguenze della crudeltà mentale nella coppia. Un compagno che non si accetta per quello che è e che
non impara ad amarsi può diventare un vero e proprio carnefice per la propria compagna. Questo atteggiamento, cosciente o meno, può condurlo perfino a distruggere totalmente chi condivide la sua vita. In casi come questi, la separazione è a volte la soluzione migliore. Bisogna che fin
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da ora voi impariate a costruire la vostra personalità, per
evitare di ritrovarvi in situazioni come questa.
Inoltre, non è dicendovi che non valete niente che riuscirete a farvi degli amici e a ispirare l’amore negli altri!
Convincetevi del fatto che non è perché siete differenti, fisicamente o intellettualmente, che non riuscirete a suscitare l’attenzione degli altri! È al contrario lasciando trasparire quello che siete nel profondo di voi stessi che susciterete
davvero l’interesse delle persone che vi circondano. L’amore non si trova al distributore automatico! Perciò non bisogna preoccuparsi. Bisogna vivere la propria vita e cercare
di renderla più bella che si può, essendo padroni di se stessi ed evitando di ingannare e di barare. Questo è il solo atteggiamento che può alimentare l’interesse degli altri nei
vostri confronti.
Le esigenze della compagnia di amici
Potete essere veramente felici all’interno di un gruppo
solo se tale gruppo non vi annienta. Se non potete più essere voi stessi, ovvero se non vi viene lasciata la possibilità di
pensare con la vostra testa, allora lasciate il gruppo. Non
dovete farvi influenzare dalla pressione di falsi amici. Se,
per essere riconosciuti e rispettati, entrate in una compagnia che vi obbliga a rubare una macchina, a bere o a fumare, allora è ovvio che vi trovate in un gruppo che bara
con la vita. Dovete dire di no! Non c’è altra soluzione.
Comportamenti come questo portano all’annientamento
della società. Diventerete adulti solo nel momento in cui
comincerete a dire no. Saper riconoscere il bene e il male è
il frutto dell’esperienza. Cercate di capire quali cose sono
negative, quali cose vi rovinano e distruggono gli altri e,
invece, quali cose migliorano la loro vita. Così facendo sa-
LE RELAZIONI CON GLI ALTRI
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rete rapidamente in grado di giudicare le cose per quello
che sono, e di prendere le decisioni migliori. Per quel che
mi riguarda, reputo che la soluzione ideale in questo caso
sia mettere i propri talenti e le proprie capacità al servizio
degli altri.
Il bisogno di appartenenza
Bisogna capire il fatto che i giovani vogliano fare parte
di un gruppo. Molti di loro non hanno un confidente o un
mentore che sappia consigliarli o incoraggiarli in maniera
adeguata. Sarebbe bene che i giovani trovassero qualcuno
che non fa loro prediche, ma che dice loro: «Vieni ad aiutarmi ad aiutare gli altri». Scopriranno allora quale gioia vi sia
nel rendersi utili, piuttosto che nel dimostrare la propria
forza. Per nessuno è facile mettersi da solo al servizio degli
altri. Molto spesso questo interesse nasce per contagio. Se
diciamo a un giovane «Vai ad aiutare quelle persone», nella
maggior parte dei casi non farà un bel niente. Se invece gli
domandiamo «Puoi venire ad aiutarmi?», forse ci seguirà e
proverà la gioia della condivisione. È quello che ho detto ai
primi compagni di Emmaüs e, per molti di loro, essere utile
agli altri ha dato un senso nuovo alla loro vita.
Non bisogna dimenticare che a volte, nell’amicizia, le
cose funzionano in maniera diversa a seconda che si tratti
di ragazzi o di ragazze. Per alcuni uomini, tutto sembra
molto semplice: si litiga, e un quarto d’ora più tardi si beve
un bicchiere insieme. I problemi si risolvono a volte in modo un po’ brusco, ma senza violenza. È meglio esprimere
la propria collera che tacere. Un tempo le reazioni delle ragazze si esprimevano con il mutismo o con il silenzio, a
volte con una crisi: piangevano, o si chiudevano nell’isolamento. Ma i tempi sono cambiati: anche le ragazze voglio-
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IN CAMMINO VERSO L’ESSENZIALE
no farsi sentire. Capita anche che alcune ragazze si avvicinino ai più giovani per creare nuovi legami affettivi. Credo
che ciò sia legato al loro istinto di protezione, e lo trovo
molto positivo.
L’ansia per l’avvenire
Forse una volta per i giovani era più facile decidere cosa
avrebbero fatto della loro vita, perché pochi di loro avevano la possibilità di studiare. A quei tempi, ad esempio, era
impensabile dare l’esame di maturità gomito a gomito con
il figlio di un operaio, diversamente da quanto avviene oggi. Vi è inoltre l’imbarazzo della scelta riguardo alle varie
professioni. Le possibilità sono così numerose che a volte
non si sa più cosa scegliere. Capisco quindi che la facilità
d’accesso agli studi non comporti solo vantaggi. Fortunatamente, anche oggi, nelle scuole vi sono ragazzi che hanno ottimi risultati, e non solo casi problematici. A prescindere dalla scelta fatta, penso che tutto dipenda dalla volontà, dalla perseveranza e dalla fiducia in se stessi.
Per quel che mi riguarda, sono sempre stato nella media. Sarei sicuramente potuto andare meglio, se mi fossi
sforzato di più. Della scuola conservo la vergogna e il rimorso di non aver voluto imparare l’inglese. È una cosa
che ho rimpianto a lungo. Non volli impararlo solo perché
il professore era noioso, un po’ antipatico e per niente dinamico: ciò mi ha spinto a trascurare lo studio di questa
lingua che alcuni miei compagni di classe hanno invece
imparato molto bene. In seguito ho saputo che quel professore aveva avuto dei problemi di famiglia e mi sono sentito in colpa per essere stato severo nel giudicarlo. Lui era
triste, ma la cosa non aveva impedito ad altri compagni di
impegnarsi. Io invece mi ero lasciato scoraggiare. Un’altra
LE RELAZIONI CON GLI ALTRI
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materia con cui ho avuto problemi all’orale della maturità
– per quella però non mi vergogno per niente – è stata chimica. Andavo male in quella materia perché non c’era nessun laboratorio in cui sperimentare le cose che imparavamo. Fortunatamente in seguito le cose sono cambiate.
Quando mi spiegavano che l’acqua era H2O, la cosa non
aveva per me nessun significato, perché non vedevo la manipolazione attraverso la quale, a partire da quella goccia
d’acqua, avrei potuto rendermi conto che era composta da
due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Mi sentii umiliato per non aver passato l’esame di maturità, fu per me una
grande delusione. Però mi rifeci l’anno dopo.
A voi giovani dico, «lavorate» e «diventate competenti»
nell’ambito in cui avete deciso di concentrarvi. Ci sarà
sempre bisogno di specialisti per risolvere i nostri problemi. Ma non dimentichiamo mai di tenere i piedi per terra.
Tutti i mestieri e tutte le professioni sono importanti, ma è
dedicandovi agli altri che i vostri sforzi acquisteranno veramente significato.
Indice
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Qualcuno che ha il coraggio di gridare!, Roger Etchegaray
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IN CAMMINO VERSO L’ESSENZIALE
Cenni di storia. Henry Grouès e le origini di Emmaüs
1. Le relazioni con gli altri
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49
Cenni di storia. Emmaüs si apre al mondo
2. Invito all’impegno
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Cenni di storia. Un nuovo slancio per Emmaüs
3. La società che ci circonda
125
127
Cenni di storia. Il futuro di Emmaüs
4. Alla ricerca dell’assoluto
163
165
167
APPENDICI
L’Abbé Pierre è felice?
Estratti del testamento personale dell’Abbé Pierre
Ascoltatemi!