La rassegna stampa sulle dichiarazioni dell`Abbè Pierre
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La rassegna stampa sulle dichiarazioni dell`Abbè Pierre
CELIBATO DEI PRETI CATTOLICI, UNA FERITA AL CUORE PRETI E IL SESSO, VIAGGIO TRA I SEGRETI DEL DESIDERIO NEGATO. PRIMA DELL´ ABBÉ PIERRE ALTRI CASI DI "OUTING" CELEBRI. domenica 30 ottobre 2005 , di la Repubblica SABATO, 29 OTTOBRE 2005 Pagina 39 - Cronaca Ma in Italia sacerdoti e religiose vivono in solitudine le relazioni che nascono sul sagrato MARCO POLITI ROMA - Hansjoerg Vogel, vicepresidente della conferenza episcopale svizzera, ha detto apertamente ai fedeli di amare una donna e di aspettare un figlio da lei. Rembert Weakland, tra i più colti e impegnati dell´episcopato statunitense, confessò dal pulpito di avere avuto vent´anni prima una relazione con un seminarista. Chiese scusa per lo scandalo e si meritò l´applauso dai fedeli. Robert Fortune Sanchez, vescovo di Santa Fe, non fece outing spettacolari, in compenso i suoi superiori gli scoprirono cinque amanti. Storie clamorose che hanno chiuso il secolo trascorso e possono ripresentarsi ogni momento. Il desiderio irrompe tempestoso nelle vite dei celibi in tonaca. Pochi ne parlano, mentre una legione vive in silenzio drammi, tentazioni, lacerazioni. La suora che si lascia avvicinare sul bus, il frate bibliotecario che ogni giorno alle 11 incontra la baby sitter, il prete che vaga nei parchi di notte. Spesso solo lo scandalo dà voce a chi si è represso per giorni, notti, anni. «Amo la mia donna e non me ne vergogno. Non ho rubato, non ho ucciso, non sono mafioso», dichiara con disperata spavalderia il trentatreenne don Giuseppe Noto, parroco a Castelvetrano, fuggito l´anno scorso con una ventitreenne studentessa di teologia. «Mi sono invaghito di lei, c´è stato un trasporto cresciuto piano piano, mi sono innamorato, è diventata un´ossessione», confessa al magistrato in Piemonte (nel febbraio 2004) don Roberto Volaterra, dopo aver insidiato una quattordicenne. Sono un terremoto i desideri per chi ha promesso la grande rinuncia della carne. Tanti tra preti, monaci e suore riescono a tenere in pugno il proprio destino, tanti crollano una o più volte. E allora o imboccano la via del concubinato clandestino oppure entrano nella spirale caduta-rimorso-pentimento-ricaduta. A meno che non intervenga una svolta decisiva che li porti al matrimonio e all´abbandono dell´abito o ad un rinnovato impegno pastorale come l´Abbé Pierre. Franco Barbero, sospeso a divinis nel 2003 perché benediva coppie omosessuali, ha ricevuto via e-mail molte confessioni di religiosi. «Celebravo la liturgia e davanti a me c´era la donna che mi ama e piangeva». «Mi sono innamorato di Laura e andrò avanti». «Voglio restare prete, ma ho paura che scoprano che amo Maria». «A trentotto anni so solo fare sesso e non ho mai imparato ad amare». Don Vinicio Albanesi, responsabile della Comunità di Capodarco, ricorda preti che a un certo punto si sentono presi nella trappola del desiderio «e non si capacitano di ritrovarsi in un contesto per loro così complicato». Più terribile, aggiunge, è lo stato di chi intraprende una relazione omosessuale, perché «deve gestire una doppia difficoltà: la ques tione della castità e della diversità». Gli esiti? Se la soluzione non è limpida «possono manifestarsi turbe o si può venire schiacciati dalla situazione». Per Ausilia Riggi, ex suora che in un suo libro si è occupata anche delle «donne dei preti», incide la dimensione in cui si svolge il gioco del desiderio tra l´uomo sacerdote e la sua controparte femminile: «La sfera del sacro suscita un interesse morboso e sofferto al tempo stesso. Lui è quello che si apparta, si eleva, si sublima, e può scattare il gioco del gatto e del topo in cui non si sa chi è l´uno e chi l´altro». E´ un gioco delle ombre, un incrociarsi di attrazioni ambigue. «La donna - dice la Riggi - è spesso incantata dal sacro. Ci sono altri uomini che potrebbe desiderare o da cui viene desiderata, ma lei vive l´incantamento della situazione ambivalente». E il maschio prete? «Oscilla tra il sentirsi prediletto nella sfera divina e l´immergersi nel fango del peccato. E´ tra la sua chiamata universale e il richiamo del Paradiso Terrestre della sessualità negata». A ottantun anni Gaetano Bonicelli, già vescovo di Siena, nega di aver mai ceduto alla tentazione del desiderio. «Ho scelto di farmi prete in terza liceo, non sono mai stato sfiorato da tentazioni né mi sono mai pentito». Ma di preti aggrediti dall´eros ne ha conosciuti parecchi e una dozzina di loro li ha aiutati a sistemarsi perché dignitosamente lasciassero la Chiesa e trovassero da vivere. «Il desiderio di una donna - spiega - si fa spesso strada nell´isolamento del prete, quando si s ente abbandonato, incompreso, magari in conflitto con i superiori. Allora la donna che collabora con te può diventare la donna-madre che ti comprende, ti è vicina e tutto sa». Ma ci sono altri desideri nella vita di un sacerdote altrettanto divoranti. Il bisogno di soldi o la tentazione dell´alcol. «Ho celebrato parecchi funerali di preti, morti nella semplicità più assoluta e avevano miliardi da parte! Miliardi». Frutto di un´ansia segreta di sicurezza. Così come il ricorso alla bottiglia è l´altra faccia del sentirsi soli e senza futuro. Altre volte il prete si rifugia nel gioco del potere. Abati o vescovi pronti ad ammettere di aver seguito l´impulso del desiderio in Italia non se ne trovano. Tranne gli ex. Rosario Mocciaro, a suo tempo uno degli animatori della Comunità di San Paolo, racconta di come da viceparroco nel palermitano, a ventisei anni, incontrò una parrocchiana diciottenne «bruna, bella, intelligente». Un innamoramento lento. «Forse il primo segnale l´ha mandato lei. Da come si avvicinava, dalla frequenza con cui mi cercava. Ma era una cosa purissima. Io cercavo di rimuovere, poi nell´arco di dieci anni è cresciuto un rapporto profondo». Alla fine si sono sposati e lo sono ancora. «In ogni caso - commenta il monaco Enzo Bianchi, della Comunità di Bose - il celibato è una ferita al carne, alla psiche, al cuore. Perciò richiede una grande lotta spirituale. Bisogna riuscire ad amare interamente Dio e i fratelli. Ma si ama un partner perché lo si è conosciuto, mentre Dio lo amiamo prima di conos cerlo. Ecco la lotta». Nel desiderare, conclude, il sesso conta in genere molto poco. «Vale più una carezza, uno sguardo, la nostalgia della paternità». Sostiene un vescovo come monsignor Maggiolini di Como: «Ai miei giovani preti dico che se non provano il desiderio di una donna a trent´anni e quello della paternità a trentacinque, sono da visitare». Poi - aggiunge - dev´esserci la capacità di convogliare tutto nella completezza di una vita dedicata agli altri: «Una grande tensione, con le sue gioie e anche le sue sofferenze». L'Abbé Pierre contro i tradizionali dogmi della fede cattolica News del 28-10-2005 È stato ribattezzato Abbé Pierre , è il frate cappuccino più amato dalla comunità francese poiché testimone vivente di un cristianesimo solidale e al servizio della povera gente. Lui, il fondatore di “Emmaus”, la comunità che da decenni si dedica concretamente alla cura degli esclusi, dei clandestini, dei disoccupati e degli immigrati, si confessa e ammette: “Ho ceduto al sesso”. Non si tratta, però, di semplici pettegolezzi; nel nuovo libro intitolato “Mio Dio, perché?” il frate novantatreenne racconta il suo difficile e lungo cammino di fede, fatto d’insicurezze, trionfi e peccati. Non si vanta di aver ceduto al sesso Abbé Pierre ma neppure drammatizza. Opponendosi alla morale comune cattolica, l’anziano frate cappunccino porta avanti la sua denuncia sociale a favore di una revisione dei tradizionali dogmi della fede: si alla sessualità, al matrimonio dei preti, al sacerdozio delle donne, alle unioni omosessuali e, non ultimo, al rinnovamento della Chiesa. “Ho deciso molto presto di dedicare la mia vita a Dio e agli altri” racconta il frate “ma il voto di castità non elimina il desiderio sessuale. Anch’io ho talvolta ceduto, in modo passeggero, senza relazioni stabili con una donna”. “Ho però avvertito che il desiderio sessuale, per essere pienamente soddisfatto, deve esprimersi in una relazione d’amore, tenera, fiduciosa. Per questo vi ho rinunciato. Avrei reso infelici le donne e sarei stato lacerato nella mia scelta di vita”. Ci rinuncia l’Abbé Pierre ma, si continua a domandare, una relazione d’amore stabile è veramente contraria alla missione del sacerdozio? “Conosco preti che vivono con una donna da molti anni e che continuano a essere dei buoni preti. Per la Chiesa è una questione cruciale”. Tanto più che - nota l’Abbé Pierre - in molte altre confessioni il matrimonio è permesso. C.D. http://www.quaderniradicali.it/agenzia/index.php?op=read&nid=5163 CONFESSIONE CHOC L'Abbé Pierre: 'Non sono casto, ho ceduto al desiderio di donna' PARIGI 28 ottobre 2005 — «Mi è accaduto talvolta di cedere alla forza del desiderio, ma solo in modo passeggero. Non ho mai avuto un legame regolare, perché non ho lasciato che il desiderio sessuale mettesse radici». A 93 anni (li ha compiuti il 5 agosto scorso) l’Abbé Pierre ha deciso di lanciare la sua piccola bomba nel mare magnum d ella Chiesa, che da tempo giudica troppo piatto e angusto. In effetti le confessioni che rende pubbliche nel suo ultimo libro, appena edito in Francia da Plon con il titolo 'Mio Dio... perché?', non mancheranno di provocare ondate polemiche: non foss’altro per la celebrità del personaggio, che da anni svetta in testa alla classifica dei personaggi più amati dai francesi. Del resto è proprio per questo suo anticonformismo, per il suo parlare senza peli sulla lingua, che il ‘ribelle di Dio’ è tanto apprezzato Oltralpe. E alla sua età può concedersi il lusso di parlare senza falsi pudori. «Ho conosciuto l’esperienza del desiderio sessuale e la rara soddisfazione che ne consegue, ma questo piacere è stato per me una vera fonte di insoddisfazione, perché sentivo che non era autentico», scrive l’Abbé Pierre. Ammette dunque di avere avuto dei rapporti sessuali, anche se «sporadici», con delle donne, e di aver rotto di conseguenza il voto di castità imposto dalla Chiesa. Un tradimento? Una provocazione? Lui, imperterrito, va dritto per la sua strada: del resto, qualcosa aveva già anticipato l’anno scorso, quando aveva raccontato di aver vissuto, da adolescente, una lunga passione platonica per una giovane corista «dal viso angelico». Ma adesso, spinto dall’urgenza di affrontare «i problemi essenziali», si spinge molto più in là. Si dichiara, per esempio, favorevole al matrimonio dei preti. Aggiunge di non capire per quali motivi si debba continuare a vietare alle donne l’ammissione al sacerdozio. Si schiera infine per il riconoscimento ufficiale delle coppie omosessuali. Per la comunità cattolica, rispettosa dei dogmi, si tratta di vere e proprie stilettate.In questa nuova raccolta di meditazioni, un centinaio di pagine redatte con l’aiuto del sociologo Frédéric Leonoir (con il quale aveva già firmato Memorie di un credente e Fraternità), il fondatore di Emmaus affronta senza paura e senza tabù i temi più scottanti del dibattito. «Ho sentito che, per essere pienamente soddisfatto, il desiderio sessuale ha bisogno di esprimersi in una relazione amorosa, tenera, conciliante. Ora, una simile relazione mi era preclusa dalla scelta di vita che avevo fatto: non potevo dunque far altro che rendere infelici delle donne, ed espormi io stesso alla lacerazione della scelta fra due tipi di vita inconciliabili», scrive. E ancora: «Sono convinto che debbano esistere nella Chiesa sia dei preti sposati che dei preti celibi, capaci di consacrarsi interamente alla preghiera e agli altri. Per quanto riguarda l’ordinamento femminile, non ho mai capito perché Giovanni Paolo II e il cardinale Ratzinger abbiano espresso il loro divieto in proposito. Il principale argomento presentato è che Gesù non ha voluto nessuna donna fra gli Apostoli: ma questo argomento non ha nulla di teologico e sconfina semmai nella sociologia». A proposito del matrimonio fra omosessuali, l’Abbè Pierre — che ha avuto a lungo come segretario padre Jacques Perotti, fondatore dell’associazione di omosessuali cristiani ‘David et Jonathan’ — preferisce parlare di «alleanza» anzichè di «matrimonio», termine «troppo radicato nella coscienza collettiva come unione tra una donna e un uomo». Infine, a proposito del pontificato di Benedetto XVI, osserva che non si stupirebbe se il successore di Giovanni Paolo II adottasse due misure ‘liberali’: permettere ai divorziati risposati di fare la comunione e ordinare sacerdoti degli uomini sposati che hanno già allevato i loro figli. «Questo permetterebbe senza dubbio alla Chiesa di risolvere in parte il problema attuale della crisi di vocazioni. In compenso — aggiunge l’ex cappuccino — ritengo che il papa non cambierà parere sull’accesso delle donne al sacerdozio e sulla condanna dell’omosessualità». Coraggioso, imprevedibile, discusso a volte per l’intransigenza della sua libertà di spirito, l’Abbé Pierre è stato criticato recentemente per aver messo in discussione la vera natura dei rapporti fra Gesù e Maria Maddalena: secondo lui «non c’è nessun argomento teologico serio per escludere che Gesù abbia conosciuto un’esperienza sessuale. Del resto, che questa esperienza ci sia stata o no, nulla cambia per la fede cristiana». L’ultima trasgressione nel libro «Mio Dio, perché?» L’abbé Pierre confessa: «Ho ceduto al sesso» Il frate francese, 93 anni, racconta di aver sperimentato il desiderio in «relazioni passeggere» e dice sì ai preti sposati STRUMENTI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'abbé Pierre da giovane PARIGI - E’ il personaggio più amato dai francesi. E’ il testimone vivente di un cristianesimo solidale, al servizio dei poveri. Spesso scomodo per le autorità e il buon senso comune. Ma l’ultima «trasgressione» dell’Abbé Pierre esce dall’ambito della denuncia sociale per sfiorare tabù del nostro tempo e dogmi della fede: la sessualità e il matrimonio dei preti, il sacerdozio delle donne, le unioni omosessuali, il rinnovamento della Chiesa. Il suo libro «Mio Dio, perché?» può suscitare scandalo o venire letto come un proclama teologico, ma è la confessione serena di un frate cappuccino che racconta di aver sperimentato il desiderio sessuale, di un pastore d’anime che a novantatré anni s’interroga sui misteri della fede e sul senso del peccato, soprattutto di un uomo che continua a riconoscersi nel cammino incerto e difficile dei propri simili. Per questo rischia di far rumore nell’opinione pubblica e nel mondo cattolico più che nella gerarchia. «Ho deciso molto presto di dedicare la mia vita a Dio e agli altri - racconta il fondatore di Emmaus, la comunità che da decenni s i dedica agli esclusi dalla Francia dell’"égalité", poveri, clandestini, disoccupati, immigrati - ma il voto di castità non elimina il desiderio sessuale. Anch’io ho talvolta ceduto, in modo passeggero, senza relazioni stabili con una donna». «Ho però avve rtito - aggiunge - che il desiderio sessuale, per essere pienamente soddisfatto, deve esprimersi in una relazione d’amore, tenera, fiduciosa. Per questo vi ho rinunciato. Avrei reso infelici le donne e sarei stato lacerato nella mia scelta di vita». Ma una relazione d’amore stabile è contraria alla missione del sacerdozio? L’Abbé Pierre ricorda che Gesù scelse un apostolo sposato, Pietro, e un apostolo celibe, Giovanni, e che per due secoli venne mantenuta questa prassi nella Chiesa, prima che fosse imposto il celibato. «Conosco preti che vivono con una donna da molti anni e che continuano a essere dei buoni preti. Per la Chiesa è una questione cruciale». Tanto più che - nota l’Abbé Pierre - in molte altre confessioni il matrimonio è permesso. Se ai preti dovrebbe essere consentito di avere una moglie e una famiglia, il che peraltro favorirebbe le vocazioni, non si vede perché non consentire il sacerdozio delle donne. Sull’argomento, l’Abbé Pierre dichiara semplicemente di non capire il divieto riaffermato da Giovanni Paolo II e da papa Ratzinger: «Non è mai stato avanzato alcun argomento teologico decisivo che dimostri che il sacerdozio delle donne sarebbe contrario alla fede». L’Abbé Pierre attribuisce questa chiusura a una secolare tradizione maschilista, legata alla dominazione di un modello patriarcale che considera l’uomo superiore alla donna. Non regge nemmeno l’argomento che Gesù fosse un uomo nell’incarnazione terrena e nel suo tempo: come divinità non può essere né uomo, né donna. Secondo la regola che lo spirito non è mai giovane abbastanza, il vecchio frate disserta anche sull’attualità culturale e cinematografica, commentando il «Codice da Vinci» e la teoria del rapporto fra Gesù e Maria Maddalena, considerata blasfema dalla gerarchia. L’Abbé Pierre è anche qui disarmante nel ridurre all’essenziale la fede e l’impegno del credente: «Non c’è nulla che mi spinga a credere che fosse così, ma non c’è nessun argomento teologico che lo possa negare. Come Dio che si è fatto uomo ha probabilmente conosciuto il desiderio sessuale, come tutti gli uomini. Non è detto che l’abbia soddisfatto». Altro argomento tabù affrontato nell’intervista -confessione (curata dal giornalista Frédéric Lenoir, Le Monde des religions), è l’unione fra omosessuali. L’Abbé Pierre dà una risposta di straordinaria sensibilità e modernità, sostenendo in sostanza il riconoscimento di un legame civile. Il «matrimonio» è concetto radicato nella coscienza collettiva come unione fra un uomo e una donna: «perché non utilizzare il termine alleanza?». E ancora: la psicologia sociale può dare risposte all’eventualità di genitori dello stesso sesso o di un solo genitore, anche se sappiamo che «il modello classico non è necessariamente indice di benessere ed equilibrio per i figli». Infine, l’Abbé Pierre confida le proprie attese dal pontificato di Benedetto XVI. «Non mi stupirei se prendesse decisioni liberali sulla comunione per i divorziati risposati o sul sacerdozio di uomini sposati anziani, che abbiano già cresciuto i propri figli. Certamente non cambierà posizione sulle donne e continuerà a condannare l’omosessualità». L’ultima riflessione, a leggerla bene, è forse la più trasgressiva: «Mio Dio, fino a quando durerà questa tragedia? In tutte le religioni si dice che la vita ha un senso, ma quanti miliardi di uomini che vivono nella paura, nel bisogno, nel dolore non hanno nemmeno la possibilità di meditare su questo senso?». Massimo Nava 28 ottobre 2005