Untitled - Barz and Hippo
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Untitled - Barz and Hippo
Cristina Comencini indaga con leggerezza la psicologia delle relazioni tra donna e uomo in una situazione potenzialmente densa di umorismo: la relazione tra due donne mature e un uomo molto più giovane. Ma il punto di partenza ‘pruriginoso’ lascia spazio a una commedia sofisticata che stimola le riflessioni di spettatrici e spettatori sui ruoli, le aspettative e le paure in una prospettiva femminile, non femminista. scheda tecnica un film di: Cristina Comencini; con: Paola Cortellesi, Micaela Ramazzotti, Eduardo Valdarnini, Eleonora Danco; sceneggiatura: Cristina Comencini, Giulia Calenda, Paola Cortellesi, dalla commedia teatrale "La scena" di Cristina Comencini; montaggio: Francesca Calvelli; Italia, 2016, 93’. 01 Distribution Cristina Comencini Regista e sceneggiatrice. Figlia di Luigi Comencini e di Giulia, figlia della principessa Eleonora Grifeo di Partanna, collabora a lungo con il padre come sceneggiatrice: in questa veste firma i televisivi "Il matrimonio di Caterina" (1982), "Cuore" (1984) e "La storia" (1986) ed il lungometraggio cinematografico "Buon Natale, Buon Anno" (1989). Dopo la laurea in Economia e Commercio, con Federico Caffè, esordisce alla regia nel 1988 con "Zoo", cui seguono "I divertimenti della vita privata" (1990), "La fine è nota" (1992, dal romanzo di Geoffrey Holliday Hall), "Matrimoni" (1998). Nel 1995 ha firmato la trasposizione cinematografica del best-seller di Susanna Tamaro "Va' dove ti porta il cuore". Dopo "Liberate i pesci" (2000) e "Il più bel giorno della mia vita" (2001) ha portato sullo schermo con successo il suo romanzo "La bestia nel cuore" nel 2005. La Comencini è anche una apprezzata scrittrice di romanzi. Fra gli altri sono da ricordare "Pagine strappate" (1991), "Passione di famiglia" (1994), "Il cappotto del turco" (1997) e "Matrioska" (2002). Nel 2006 Cristina esordisce nella regia teatrale con la messinscena di un suo testo, "Due partite", un viaggio nell'universo femminile, interpretato da Margherita Buy, Isabella Ferrari, Marina Massironi e Valeria Milillo. La figlia Giulia Calenda ha collaborato con lei alle sceneggiature di "Il più bel giorno della mia vita" e "La bestia nel cuore". La parola ai protagonisti Intervista alla regista Partiamo dal titolo: come mai “Qualcosa di nuovo”? “Qualcosa di nuovo” rappresenta un modo per mettere insieme persone che altrimenti non si sarebbero incontrate […]. In questo caso basta una serata di sbornia e i tre protagonisti si conoscono, dando inizio ad una storia che li porterà a cambiare le loro identità, a conoscersi e a farsi riconoscere. Questo trasmette loro un senso di libertà e la consapevolezza del valore dell'incontro. Avremmo tutti bisogno di ritrovare un certo spirito del cinema degli anni '60 e cioè l'idea che non tutto sia definitivo, che non dobbiamo per forza concludere qualcosa che sia per tutta la vita. Il solo fatto di incontrarci, di desiderarci, di uscire è un'apertura al bisogno di libertà. Si parla di un triangolo in cui tutti gli angoli si incontrano e si cambiano. Esattamente. Le due donne protagoniste sono così diverse da sembrare un po' una “Strana coppia”: Paola [Cortellesi] è tutta seria, ha uno schema nella testa ed intende rispettarlo. Mentre l'altra [Micaela Ramazzotti] invece no, piace agli uomini, è attratta da loro, appena ha un momento libero lascia i due figli a casa ed esce con potenziali partner. Ma l'incontro di entrambe con un giovane uomo farà loro capire che saranno costrette a lasciare le loro definizioni di sè e questo le farà stare molto meglio. Che cosa impareranno le due donne dal ragazzo? E cosa il ragazzo da loro? Il personaggio del ragazzo farà capire alle donne protagoniste (e alle donne in generale) che quando sono giovani devono fare progetti ma che quando saranno più avanti con l'età dovranno distruggerli. Le due donne invece rappresenteranno per il ragazzo una sorta di educazione sentimentale. Ci sono differenze tra una piéce teatrale e un adattamento al cinema? I film cambiano totalmente. In questo caso è rimasto lo spunto, i personaggi, il confronto fra queste due donne e il ragazzo e anche alcune battute. Il film, però, dura molto di più nel tempo e permette, quindi, approfondimenti e svolgimenti narrativi differenti. Quali sono i motivi che l'hanno portata a dire: “Paola Cortellesi è perfetta per questo ruolo e Micaela Ramazzotti per quest'altro”? È venuto tutto naturale. Volevo lavorare con loro da tanto tempo e loro non avevano mai lavorato insieme. Inoltre sono completamente affini ai personaggi: Paola canta benissimo e ha una rigidità che la contraddistingue, Micaela invece è una che “vola” ed è completamente incosciente. Sono entrambe bravissime attrici. Lei, le due attrici: è un film con tre donne protagoniste. Le registe donne sono il 3 per cento del cinema italiano, è un dato che non ha bisogno di commenti. Le donne sono in massa nella letteratura, come scrittrici e come lettrici. Nel cinema siamo indietro, esistono ragioni psicologiche nell’arte del comando, e poi chi finanzia fa fatica a investire denaro con le registe, è un problema di trasformazione sociale del lavoro. Il cinema in Italia è maschilista? Lo è nei fatti, ma noi dobbiamo smetterla di muoverci in un’ottica di rivendicazione. E le donne guadagnano meno, come hanno denunciato Meryl Streep e Patricia Arquette? Sicuramente: il pubblico va a vedere più facilmente film in cui ci sono gli uomini. Quando la situazione cambierà (non fra molto), ci sarà parità di diritti e il cinema potrà avere un altro sguardo. Un’attrice con cui vorrei lavorare è Cristiana Capotondi, per la sua recitazione interiore, sente cose che i suoi personaggi non dicono. Recensioni Fulvia Caprara. La Stampa Il mito della solidarietà femminile, l’assoluta sicurezza che non basti un uomo a fare la felicità di una donna, la proverbiale sensibilità emotiva delle signore rispetto alla ruvida superficialità maschile. Con l’ultimo film Qualcosa di nuovo, Cristina Comencini (che ne è autrice) mette da parte le convinzioni femministe che hanno da sempre attraversato la sua ispirazione artistica. Con sguardo attento alla realtà contemporanea, che continua a proporre modelli di amori inter-generazionali, rovescia il teorema e sembra chiedersi: ma se le vere rompiscatole fossero le donne? Se la tanto sbandierata sorellanza finisse per crollare davanti al tonico torace di un ventenne? La provocazione è interessante, anche perché nel film non si parla né di cougar né di toy-boy, ma di due 40enni amiche per la pelle, Lucia (Paola Cortellesi) e Maria (Micaela Ramazzotti), finite tra le braccia del ventenne Luca (Eduardo Valdarnini) che, a parte qualche motivata esplosione di insofferenza, appare molto, ma molto, più maturo di loro: «In tante cose gli uomini sono migliori delle donne e, in alcuni casi, queste ultime possono essere str... come loro, ma in modi diversi». Nessuna voglia di rinnegare il passato: «Per me l’universo delle donne riflette meglio il panorama sul futuro, per questo mi ha sempre interessato moltissimo». Stavolta, però, la prospettiva cambia: «Volevo raccontare le relazioni di oggi tra uomini e donne, che ormai sfuggono a qualunque schema precostituito e sono in costante cambiamento». Paola Casella. Mymovies Lucia e Maria sono amiche fin dal liceo, ma non potrebbero essere più diverse: Lucia è esigente e rigorosa o, come direbbe Maria, "gufa e spadona"; Maria si descrive come "morbida, positiva e vibrante" o, come direbbe Lucia,"un po' mignotta". Anche il loro rapporto con gli uomini è diametralmente opposto: Lucia, scottata da un matrimonio infelice, ha elevato un muro ed è diventata una "donna di nessuno"; Maria invece è una "donna di tutti" che colleziona avventure occasionali con partner improbabili alla segreta ricerca dell'uomo giusto. A scompigliare le carte arriva Luca, amante di una notte di Maria, 19 anni e una fame inesauribile di sesso e di esperienza di vita. Le due amiche finiranno per contenderselo, non secondo le trite dinamiche della competizione "femminile", ma secondo un percorso di ricerca individuale della propria identità. È proprio la reinvenzione dell'identità la principale chiave di lettura di Qualcosa di nuovo, basato sulla piéce teatrale La scena scritta e diretta per il teatro da Cristina Comencini, e riadattata per il grande schermo con la collaborazione alla sceneggiatura di Giulia Calenda e Paola Cortellesi e il montaggio agile di Francesca Calvelli. Identità di genere, innanzitutto, tanto femminile quanto maschile, in un presente caratterizzato dalla rivoluzione dei ruoli e dei rapporti di potere, dalla disgregazione della famiglia tradizionale e dalla crisi economica, nonché dalla mancanza di un'educazione sentimentale e sessuale che non insegni tanto come si indossi un preservativo, quanto come si debba rispettare la natura e le inclinazioni altrui, e l'altrui libertà di essere altro da noi. Come ogni storia ben costruita (e rodata sulle assi di un palcoscenico) Qualcosa di nuovo parla anche di altro: di maternità negata, ricattatoria, accogliente, colpevole e generosa; di amicizia femminile, disposta alla solidarietà ma anche esposta alla severità del reciproco giudizio; dell'esigenza delle donne di avere accanto un uomo "ma anche": dolce ma anche forte, comprensivo ma anche protettivo, dotato di sensibilità ma anche virilmente assertivo, tenero ma anche muscoloso. E mentre le donne sono specialiste nell'essere tante cose insieme, gli uomini sembrano disorientati da queste aspettative (apparentemente) contraddittorie. Luca, ad esempio, si relaziona con coetanee che sembrano sapere esattamente quello che vogliono, quando il ventenne maschio di oggi difficilmente sa decidere di che colore scegliere la camicia al mattino. Le "donne mature" Lucia e Maria, invece, hanno già superato la fase in cui si attenevano rigidamente ai loro progetti di vita, e anche quella del successivo smantellamento del castello di carte da loro costruito con ottusa determinazione: sono dunque libere di sperimentare, anche con un liceale che usa bene le mani ed è capace di ascoltare. Lucia e Maria cominciano a dire a Luca quello che non riescono a dire a se stesse, e scoprono quanto stia loro stretto il personaggio che si sono ritagliate nel tempo. Cristina Comencini ha un talento particolare per raccontare le contraddizioni del femminile, toccando argomenti tabù e sfidando le accuse di maschilismo che certamente verrebbero indirizzate ad un regista uomo in almeno due scene. E la commedia le è particolarmente congeniale perché le permette di veicolare domande scomode sotto le mentite spoglie di battute umoristiche. La malinconia che sottende l'intera vicenda non sfocia mai nel melodramma [...]. Claudio Trionfera. Panorama Qualcosa di nuovo è un film […] moderatamente complicato da raccontare, meno da vedere. Il film è costruito su un reticolato abbastanza fitto di situazioni, pensieri, movimenti e contraddizioni anche psicologiche; e sullo svolgersi di un’azione che vuole svilupparsi soprattutto in termini di commedia lineare, pure elaborando temi di profondità nella natura femminile del suo disegno. Come quelli della ricerca di un’identità, anche sessuale, della maturità, delle libere scelte, della maternità in essere e di quella impedita, della competizione tra donne e dell’amicizia, del materializzarsi di un confuso concetto di “uomo ideale” che, chissà, neppure esiste. […] Interrogativi e motivi anche drammatici, che i dialoghi hanno il merito di risolvere nelle loro evidenze più aguzze, con qualche battuta intelligente e salace o con artifici narrativi che arrivano, non di rado, a divertire. Utilizzando, magari, quel toy boy non tanto nella sua banalità di accezione, percezione e scurrilità popolari, quanto come “specchio” per le due protagoniste, le loro irresolutezze, la loro ricerca di stabilità. Elementi che, peraltro, la regia ha il merito di tenere sempre sul binario della delicatezza e del garbo, sullo sfondo di un universo femminile che con le sue debolezze, personalissima sensazione, non esce molto bene da questo pantano, contemplato con molta indulgenza e poca inclinazione critica. […] L’effetto, in questo senso, è di un petit jeu cui Comencini affida lo sviluppo di un’intuizione felice che al cinema, pure con molte distanze, assume echi da Prime di Ben Younger (ricordate la schermaglia tra Uma Thurman e Meryl Streep?), quindi da Forever Young di Fausto Brizzi (disputa Sabrina Ferilli-Luisa Ranieri). Roberto Nepoti. La Repubblica Malgrado le attrici americane, Geena Davis in testa, continuino a lamentare la carenza di storie al femminile, i film con protagoniste donne sono sempre più numerosi. Il cinema italiano è all'avanguardia nella tendenza, potendo ormai contare su un parco di attrici da primo nome in cartellone; e questa sarebbe, di per sé, una cosa buona. La notizia meno buona è che si sta facendo strada una certa assuefazione al manierismo; e che anche il nuovo film di Cristina Comencini, regista e autrice di qualità, in qualche misura la subisce. Tratto dalla pièce La scena, scritta e diretta in teatro dalla stessa Comencini, Qualcosa di nuovo è quel che gli americani chiamano una comedy-drama: un intreccio tra commedia di strana coppia e commedia degli equivoci, però basato su due personaggi femminili non privi di caratteri drammatici. Lucia e Maria, amiche da sempre, hanno pregressi sentimentali analoghi, ma comportamenti opposti rispetto ai rappresentanti del meno gentile dei sessi. Reduce da un pessimo matrimonio, Lucia conduce una vita monacale; altrettanto scottata da un precedente rapporto Maria, mamma single di due ragazzini, si porta invece a letto tizi incontrati il giorno stesso; il che è, poi, un altro modo per rifuggire le relazioni con gli uomini. Delineati i due caratteri, Comencini immagina che, un giorno, la "spadona" capiti a casa della "mignotta" (così si definiscono reciprocamente le amiche quando sono arrabbiate) e ci trovi l'ennesimo amante di una notte. Salvo che, questa volta, l'uomo è un liceale lasciato dalla fidanzatina, pieno di ormoni e a suo modo intrigante. Il giovincello, che si chiama Luca, diventa il perno della commedia degli equivoci di cui sopra […]. Il film elabora una relazione a tre anticonvenzionale, travalicando il livello del sesso (niente frasi fatte sul "toy boy", prego) per interpellare lo spettatore su possibili modi di relazionarsi tra "generi" al di là di quelli in uso. [...] E tuttavia il film lascia insoddisfatti: soprattutto perché emana una complessiva mancanza di convinzione, un certo "manierismo". Un po' lo si sente nella regia: corretta sì, ma come distratta nei suoi duetti in campo/controcampo e nei monologhi lasciati alle attrici, distribuiti un po' col bilancino. E un altro problema - spiace dirlo - sono proprio le interpreti (che nella versione teatrale erano Angela Finocchiaro e Maria Amelia Monti). Più che dare volto a Lucia e Maria, sia Paola Cortellesi sia Micaela Ramazzotti ripropongono il loro repertorio consolidato; il che non fa troppo al caso di una storia nel corso della quale ciascuna dovrebbe subire una metamorfosi, diventando un po' anche l'altra. Gabriele Niola. Badtaste.it Ci voleva un film di Cristina Comencini, in piena continuità con le commedie sofisticate del cinema italiano, dotato di volto buono e sceneggiatura garbata, capace di sedere senza timore di sfigurare in qualsiasi buon salotto, per presentare al pubblico che non lo conosce il concetto di MILF. Categoria del porno (ma prima ancora del piacere maschile) canonizzata dal cinema, cioè da American Pie, per quanto già presente da tempo nell’immaginario collettivo, il concetto di MILF è approdato solo recentemente alla consapevolezza femminile. Solo tre anni fa il cinema americano, con Two Mothers, faceva infatti la medesima operazione di allargamento al pubblico femminile di una categoria ad uso e consumo maschile. In Qualcosa di Nuovo ci sono due amiche che si spupazzano un ragazzo di almeno 20 anni più giovane di loro. [...] Solo alla fine si renderanno conto di quanto questa frequentazione partita su basi sessuali si sia rivelata un modo per tutti e tre di arricchirsi. Quel che conta in questo caso però è altro dalla trama, cioè la maniera in cui qualcosa di estremamente sessuale e parente intimo dell’eccitazione (provare attrazione per qualcuno verso cui solitamente non si usi provarne), viene ricondotto in un ambito controllato e pacato. L’irrefrenabile pulsione che spinge verso una donna più grande o l’ancor più viscerale desiderio di essere posseduta da un corpo giovane, vengono asciugati da qualsiasi perversione e qualsiasi traccia di bassi istinti. Per entrare nel discorso sociale dalla porta principale il concetto di MILF viene privato della sua spinta erotica e ammantato di una più ecumenica voglia di stimolo intellettuale. American Pie, commedia di tutt’altro tono, partiva invece dal lurido per fondare un immaginario che ha poco a che vedere con la seduzione di Mrs. Robinson (la MILF in tempi non sospetti di Il Laureato) ed è molto più prossimo al sesso. Qualcosa di Nuovo invece viene da un copione teatrale della stessa Comencini e diventa film con il contributo di Paola Cortellesi (da poco sceneggiatrice dei film in cui recita e con risultati quasi sempre ottimi). Tuttavia come già accadeva in Bianco e Nero, la maniera in cui Cristina Comencini fa commedia mira ad esporre e mettere in scena un nodo irrisolto della società, organizzandogli intorno un racconto bonario. Trasportando qualsiasi questione nei lidi che preferisce, quelli della commedia sofisticata per l’appunto, quindi della buona borghesia moderna e degli stili di vita molto contemporanei, Cristina Comencini certifica la pregnanza di una questione la quale, arrivata in un suo film, è da considerarsi sdoganata.