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www.barzandhippo.com 1 scheda tecnica durata: nazionalità: anno: 100 minuti ITALIA 2008 regia: CRISTINA COMENCINI soggetto: CRISTINA COMENCINI GIULIA CALENDA MADDALENA RAVAGLI sceneggiatura: CRISTINA COMENCINI GIULIA CALENDA MADDALENA RAVAGLI produzione: RICCARDO TOZZI, GIOVANNI STABILINI, MARCO CHIMENZ, MATTEO DE LAURENTIIS per CATTLEYA; fotografia: montaggio: suono: scenografia: costumi: FABIO CIANCHETTI CECILIA ZANUSO BRUNO PUPPARO PAOLA COMENCINI ANTONELLA BERARDI interpreti: FABIO VOLO (CARLO), AMBRA ANGIOLINI (ELENA), AISSA MAIGA (NADINE), ERIQ EBOUANEY (BERTRAND), ANNA BONAIUTO (ADUA), FRANCO BRANCIAROLI (ALFONSO), KATIA RICCIARELLI (OLGA), MARIA TERESA SAPONANGELO (ESMERALDA), AWA LY (VERONIQUE), BILLO (AHAMDOU), BOB MESSINI (DANTE) CRISTINA COMENCINI Filmografia 2006 - LA DONNA DEL MISTER EPISODIO DEL FILM 4-4-2 IL GIOCO PIÙ BELLO DEL MONDO 2003 - CHI CI FERMA PIÙ EPISODIO DEL FILM SEI PEZZI FACILI sceneggiatura e regia sceneggiatura e regia 2005 - LA TALPA sceneggiatura e regia 2004 - PRIDE ORGUEIL ORGOGLIO 2001 - TRE ORE TRA DUE AEREI sceneggiatura e regia 2000 - COME TU MI VUOI sceneggiatura e regia sceneggiatura e regia 2000 - TUTTI USCIRANNO ALLA STESSA www.barzandhippo.com 2 ORA 2000 2000 - IL MIO BEL CASTELLO 1999 - LE DIABLE AU VELO sceneggiatura e regia sceneggiatura e regia - TRE ORE TRA sceneggiatura e regia DUE AEREI sceneggiatura e regia La parola ai protagonisti Cristina Comencini Appena rientrata dal viaggio di lavoro in Africa, dove ho girato il documentario Il nostro Rwanda, sono andata a intervistare Jean Leonard Touadi, storico e giornalista. Jean Leonard è sposato con una donna italiana e hanno tre bambini. Ment r el ’ i nt er v i s t av o s ulRwanda,v edev o ibambi nie l a mogl i e pas s ar e nelc or r i doi o,s u un c omò c ’ er al a fotografia del loro matrimonio, la casa non aveva niente di etnico o del nostro modo di intenderlo. Ridendo mi hanno raccontato i luoghi comuni che gli italiani dicono sulle coppie miste. La stessa cosa mi è capitata a cena della mia amica Jeanne, rwandese e anche lei nel gruppo del viaggio. Jeanne è sposata con un italiano, hanno anche loro due bambini. Durante la cena abbiamo chiacchierato di figli, di scuole, di matrimoni. Ho pensato che era la prima volta che avevo degli amici neri e che sarebbe stato bello r ac c ont ar l ii n unas t or i a d’ amor e ,f uor idalpi et i s mo umani t ar i o,dal l ’ i dea diuna nos t r a silenziosa superiorità, di una loro dipendenza. Il rapporto con miei due nuovi amici era molto più interessante, misterioso, ambiguo e caldo delle idee astratte su di loro. Così è nato Bianco e Nero,unas t or i ad’ amor et r aun gi ov aneuomoi t al i anopi ut t os t o nor mal es enz agr andii dees ult emadel l ’ Af r i c aeuna donna senegalese che vive in Italia da dieci anni. Èunapas s i oned’ amor ec heper òf as of f r i r eal t r eper s one,dat oc heidues onos pos at i ,e scuote i nuclei familiari, sia quello senegalese che quello italiano, facendo emergere molte idee preconcette sulle differenze. Al l abas edelf i l mc ’ èl adomandac hehomes s oi nboc c aalper s onaggi oi nt er pr et at oda Fabio Volo: «Perché non abbiamo nessun amico nero?». Volo lo chiede alla moglie, Ambra Angiolini, dopo aver letto di nascosto il diario della donna africana di cui si sta innamorando. Nel diario Nadine si chiede la stessa cosa: «Perché non abbiamo nessun ami c o bi anc o? ».Da ques t e due domande i nc r oc i at e nas c el ’ i dea dels ogget t oc he ho scritto con Giulia Calenda e Maddalena Ravagli: toccarsi, entrare in un contatto profondo, affascinante e difficile. I oc r edo c hel amanc anz ad’ amor ee dic onos c enz a,i lnon mi s c hi ar s i ,v i v endo v i c i nie lontani nelle città in cui non ci incontriamo, sia proprio uno degli aspetti più preoccupanti del razzismo della nostra epoca. www.barzandhippo.com 3 Le relazioni e i matrimoni misti, che sono le grandi e nuove occasioni del genere umano, f annopaur a:per s i noi nunpaes ec os ìmi s t oc omel ’ Amer i c a,nons ièmaiv i s t oi nunf i l m unadonnaner a( v er ament ener aenons t i nt a)f ar el ’ amor ec onunbi anco. Bianco e Nero è una commedia e anche la storia di un amore appassionato. I due mondi distanti - italiano e senegalese - si difendono dalla passione dei due, pensano che siano attirati dalla novità. Prevedono che non potrà funzionare e non si accorgono - anche i due innamorati a tratti non riescono vederlo - che sono solo un uomo e una donna in amore. La commedia permette di parlare di cose contraddittorie, sfuggenti e rimosse, senza indicare subito i buoni e i cattivi. Così i genitori di Ambra Angiolini nel film, interpretati da due magnifici attori come Anna Bonaiuto e Franco Branciaroli, o la madre di Volo, una Katia Ricciarelli irresistibile, sono gli italiani che vogliono essere buoni e pensano in verità cose che non osano dire. La commedia permette di tirare fuori questi sentimenti senza spaccare il mondo in due, ma facendo anzi sentire che ognuno di noi potrebbe innamorarsi di qualcuno c ompl et ament edi v er s odas ée,mes s oi nun’ al t r apos i z i one,av er nepaur a. Fabio Volo Innanzitutto chi è il tuo personaggio? Il mio personaggio si chiama Carlo ed è il marito di Elena, interpretata da Ambra Angiolini. Carlo viene da una famiglia modesta, in contrasto con la famiglia bor ghes eeunpo’r az z i s t adis uamogl i e.F or s eèpr opr i oi ls ens odic ol paaf ar sì c heEl enas pendal as uav i t ai nf av or edel l ’ Af r i c aede l l eat t i v i t àumani t ar i e.I o,al c ont r ar i o,non s ono mol t os ens i bi l e al l ’ ar goment o,f i nc hé un gi or no,c os t r et t oa partecipare ad una riunione di Amref (African Medical and Research Foundation), incontro Nadine, una bellissima donna nera di cui mi innamoro. Nascerà quindi una di f f i c i l es t or i a d’ amor ec he t oc c her às ulv i v o mi a mogl i eei lmar i t o diNadi ne, costringendoli a rivedere i propri sentimenti sui bianchi e sui neri. Qual è stata la prima impressione leggendo la sceneggiatura? Quello che mi è piaciuto di più è il taglio da commedia, e la possibilità di trattare con toni leggeri un tema difficile, rappresentato di rado al cinema negli ultimi anni. Ricordo infatti pochissimi film del genere anche in paesi come la Francia, dove l ’ ar goment oès i c ur ament epi ùs ent i t oc henelnos t r opaes e. Su questo tema si possono fare film di ogni genere. In che modo una commedia può es s er e…? La commedia ha la fortuna di poter trattare qualsiasi argomento e di affrontarlo senza pregiudizio, con sguardo leggero. Come in questo film, che non è divertente perché ci sono le battute, ma perché le situazioni, anche scomode, invece di essere nascoste vengono tirate fuori. Il tuo rapporto con Ambra Angiolini Il mio rapporto con Ambra è bellissimo. Mi sono trovato molto bene a lavorare con lei, anche dal punto di vista umano. Abbiamo qualcosa che ci accomuna in maniera profonda: il fatto di provenire entrambi dal mondo della televisione, di suscitare una www.barzandhippo.com 4 sorta di fastidio per c hénons i amodegl i“ ac c ademi c i ” . E con Aissa? Con Aissa mi sono trovato molto bene; è simpatica e brava. Ci sono state delle s c enedinudomol t odi v er t ent idov e,alc ont r ar i odil eic heut i l i z z av a“ ac c r oc c hi ”per coprirsi le parti intime, io mi muovevo in estrema libertà! Eri mai stato picchiato così tanto in un film? Solo una volta, sul set di La Febbre diD’ Al at r i :pers c hi v ar eunos c hi af f ones ono caduto su alcuni tubi di ferro e ho avuto una gamba viola per un mese! Di solito nelle sceneggiature che mi propongono vengo sottoposto ad un altro tipo di violenza: il matrimonio! Sono sempre con la fede al dito! Ques t av ol t at is onoc api t at et ut t ’ eduel ec os e… Simel ’ hannof at t et ut t eedue:mihannopi c c hi at oemihannof at t os pos ar e!Non so quale tra le due sia peggio. Cristina Comencini la conoscevi già? Personalmente no. Però conoscevo i suoi lavori. Quando mi ha chiamato per parlare di questo film, avevo già deciso di accettare ancora prima di leggere la sceneggiatura. Mi sono molto piaciuti i suoi film precedenti e ho aderito in modo as s ol ut ament es pont aneoaques t opr oget t os c r i t t oegi r at odal ei .E’s t at ounpo’ come salire in macchina, sapendo che guidava lei. Mi sono fidato. Poi ho letto la sceneggiatura e mi è piaciuta molto, però un giro in macchina con lei me lo sarei f at t oc omunque,anc hes enz as aper edov emiav r ebbec ondot t o.E’s t at oungr ande onor ees s er ec hi amat odaCr i s t i na,un’ oc c as i onepermi s ur ar miul t er i or ment ec ome attore. E come si svolge il lavoro con lei? Cristina è molto dinami c aedener gi c a,t i enei ls etc onunagr andi s s i magr i nt a.E’ una persona forte, mi è piaciuta subito. Abbiamo fatto la lettura del copione e le prove. Ci ha chiesto spesso il nostro parere sulle scene e ci ha lasciati abbastanza liberi. Mi sono trovato così bene che ne farei subito un altro! Qual è stata la scena più divertente da girare? Ci sono le scene di nudo che imbarazzavano molto più gli astanti di me, e questo mi f ac ev a mol t or i der e!Poic ’ ès enz a dubbi ol as c ena del l af es t a dinos t r af i gl i a Giovanna, in cui Ambra è preoccupatissima che possa venir fuori il razzismo dei suoi genitori e Franco Branciaroli, suo padre, tenta di corteggiare Nadine. Si sviluppano una lunga serie di gaffes esilaranti. E quella più difficile? Personalmente faccio sempre fatica a interpretare le scene dove sono innamorato o arrabbiato, che sono praticamente la stessa cosa, cioè una sorta di perdita di controllo. Dato che entrambe le cose mi capitano raramente anche nella vita, è l ’ as pet t os uc uis i c ur ament edev ol av or ar edi più. Com’ ès t at oi lpr i mogi or nodis et ? Iniziare un film per me significa vincere una serie di paure, come quella di non www.barzandhippo.com 5 essere in grado di capire il ruolo. Ogni volta mi pare di essere alla prima esperienza. Mi succede soltanto con il cinema. Quando faccio la radio potrei sostenere cinque ore di diretta senza aver preparato niente. Anche con la televisione non ho problemi. Mentre il cinema mi emoziona di più. Forse perché è una professione che non sento ancora pienamente mia. La sto imparando a poco a poco. E adesso che siamo alla fine cosa ti porti via di questa esperienza? Un’ al t r aes per i enz a,un’ al t r as t or i ar ac c ont at a… al t r ic apel l iper s i !Mipor t ov i aunbel ricordo e la certezza di aver raccontato una bella storia. Ambra Angiolini Ci parli del tuo personaggio? I os onoEl ena,l amogl i ediCar l o,unadonnaappar ent ement e“ apos t o”c hel av or a perl ’ Amr ef .El enas pendel as uav i t aperl ’ Af r i c aepergl ial t r i ,ev i t ando c os ìdi guardare dentro se stessa. Non si accorge, infatti, di essere molto chiusa e di c onc eder epoc odis éal l ’ es t er no.Nelc or s odelf i l m dov r àpr ender edol or os ament e atto dei suoi errori e del fatto che suo marito alla fine è meno razzista di lei. Il t r adi ment os ar àl ’ i ndi c er i v el at or edit ut t el ei mper f ez i onide l l as uav i t a. Com’ ès t at ol ’ i nc ont r oc onCr i s t i naComenc i ni? I o eCr i s t i naComenc i nic is i amo i nc ont r at epoc o dopo l ’ us c i t adelf i l m diFer z an Ozpetek e ho immediatamente riconosciuto una persona energica, asciutta e molto di s poni bi l e.Al l ’ i ni z i os ull av or ononès t at os emplice. Cristina è una persona molto diretta, quando vuole qualcosa sa come ottenerla e, dato che io ho lo stesso at t eggi ament onel l av i t a,nonr i us c i v oadac c et t ar ec hev eni s s edaun’ al t r adonna. Ades s o,i nv ec e,è l as i c ur ez z al ’ as pet t oc he pi ù amo dil ei. Cristina è il filtro attraverso il quale capisco se ho fatto un buon lavoro o no. E il rapporto con Fabio Volo? I o e Fabi oc ic onos c i amo da un po’dit empo permot i v ipr of es s i onal i .Fabi o pos s i edeun’ i nnat al egger ez z adiv i v er ec hemii nc ant a.Ri es c ea d essere simpatico senza essere mai banale. Durante la lavorazione del film abbiamo preso la buona abitudine di pranzare insieme e ci siamo concessi lunghe e divertenti chiacchierate. Il tempo necessario per avere tra le mani un buon film non lo trovo mai tempo sprecato! Anche i famosi tempi morti mi servono per entrare in contatto con la l oc at i on,c api r ec omemuov er miei ni z i ar ear es pi r ar el ’ ar i adell uogo.Quandoent r o i ns c ena è i lmoment o dis f ogar et ut t al ’ at t es ael ’ emoz i one ac c umul at ai n quei momenti. Riguardo al tema di questo film, pensi che è un tema particolarmente attuale oggi? I lpr obl emadel l ’ i nt egr az i oneèanc or amol t oat t ual e.Anc hequel l ic hepens anodi av erac c et t at ol adi v er s i t ài nr eal t ànonl of annoi nmani er apr of onda.Anc h’ i opens o di essere una persona aperta e tollerante, ma in effetti non vivo in un mondo dove ci sono amici neri o amici gialli.. vivo nel mio mondo e tollero il resto. Pure per questo è un film utile, che fa riflettere sui luoghi comuni e sulle difficoltà che ha il pensiero a passare attraverso il cuore. Nel film la tua famiglia è interpretata da Branciaroli, Bonaiuto, Saponangelo. Come è stato www.barzandhippo.com 6 recitare con loro? Al l ’ i ni z i o er o un po’s pav ent at a dal l ’ al l ur e deimi eif ami l i ar ic os ìnot ie amat ii n ambito teatrale e cinematografico. Temevo che avrebbero avuto difficoltà a relazionarsi con una neofita come me. Invece ho trovato una totale disponibilità da par t edit ut t i .L aBonai ut o,i nt er pr et andoAdua,ès t at apermel ’ es s enz as t es s adel film, ha incarnato alla perfezionel ’ i mmagi nedel l edonnec hei oador o os s er v ar e: quelle che sguazzano nella formalità ma inciampano spesso nei luoghi comuni più imbarazzanti. E come ti sei trovata con Eriq e Aissa? ConEr i qeAi s s aal l ’ i ni z i oc ’ er apoc ac omuni c az i onedov ut aalpr obl emadella lingua. Poi abbiamo coniato un nuovo tipo di linguaggio e ho iniziato a conoscerli. Aissa ha sempre un atteggiamento solare e malinconico, mentre Eriq è un uomo festoso e incredibilmente ironico. Un set direi fortunato da questo punto di vista! La s c enapi ùdi v er t ent eequel l api ùdi f f i c i l e… La scena più divertente del film per me è in assoluto la prima; una scena di coppia, in cui io e Carlo dovevamo parlare di cose nostre ma sempre con un filo di tensione mal sopita. Io sparecchiavo e riapparecchiavo freneticamente mentre Carlo mi seguiva rubandomi gli oggetti dalle mani. Invece la scena più difficile è stata quella in cui faccio la scenata a Carlo quando scopro la sua relazione con Nadine; avevamo deciso di non fermarla e di farla tutta di getto tirando fuori molto di noi, facendo es pl oder el ’ ener gi ar epr es s aeques t oès t at oes t r emament edi f f i c i l e. Aissa Maiga Potresti parlarci del tuo personaggio? Il mio personaggio si chiama Nadine, è senegalese e fa parte della borghesia af r i c ana.E’c r es c i uta in Senegal ma ha studiato in Belgio dove ha incontrato suo marito Bertrand. Insieme hanno deciso di trasferirsi in Italia. Nadine è figlia della cultura africana, ma allo stesso tempo ha assorbito anche quella europea. Qual è il suo rapporto con la cultura occidentale? Nadine è una donna curiosa, che ha voglia di andare al di là dei confini e delle bar r i er e.I nI t al i anonc ’ èanc or aunmél anges v i l uppat ot r abi anc hiener ic omea Par i gi ;l ’ hopot ut oappur ar es i adal l as c eneggi at ur as i adalmi os oggi or noromano. Quindi Nadine vive in questo Paese come una straniera, frequenta unicamente la s uac omuni t àdiappar t enenz aeperdipi ùl av or apr es s ol ’ Ambas c i at as enegal es ea Roma,c os ac he non f av or i s c e dic er t o gl ii nc ont r ic on gl i“ aut oc t oni ” .Vor r ebbe andare al di là, ma lo sguardo degli italiani non è facile da sostenere –lo scrive anche nel suo diario - il fatto di essere nera, la fa sembrare un fantasma esotico e niente più. Nadine è vittima di certi stereotipi, ma vuole superare delle barriere e prova dei sentimenti di attrazione ma anche di paura, quindi emozioni ambivalenti, c ont r addi t t or i e,eques t operun’ at t r i c eèmol t os t i mol ant e. Qual è stata la tua prima impressione quando hai letto la sceneggiatura? Molto buona. La cosa che mi ha più colpito è s t at ol ’ umor i s model l es i t uaz i oneedei dialoghi, associati al messaggio importante che il film porta avanti. Il tema delle c oppi emi s t eedel l ’ adul t er i oèt r at t at oc onmol t ael eganz aei nt el l i genz a. www.barzandhippo.com 7 Un soggetto simile in Italia è una novità, in Francia invece? Stranamente potrebbe essere un soggetto originale anche in Francia. Ne discutevo con un amico attore originario delle Antille: è davvero strano e divertente il fatto c hei nFr anc i ac ’ èt ant i s s i momat er i al epergi r ar eunf i l mi nc uis ii nc ont r i noper s one proveniente da un ceto agiato, con la stessa posizione sociale, ma di etnie e culture differenti, e il tutto sarebbe giocato sul piano della commedia sociale e romantica. Eppure in Francia non è mai stata fatta una cosa del genere. Conoscevi Eriq? Avevate mai recitato insieme? Conosco Eriq da moltissimo tempo, ci incontriamo spesso a Parigi, abbiamo recitato insieme solo in un cortometraggio. Per farla breve, avevamo molta voglia di lavorare insieme ed è stato bellissimo poterlo fare qui. E cosa pensi di Fabio? Beh,al l ’ i ni z i ononc api v ounas ol apar ol adiquel l oc hedi c ev a,poi c héFabi opar l a molto velocemente, e fa un sacco di battute che giocano sugli equivoci e con le parole. Fortunatamente parla anche inglese, così abbiamo potuto comunicare e ho cominciato a conoscere una persona molto divertente, viva. Non so in che modo la nostra coppia appaia sullo schermo ma credo che traspaia una certa sincerità come ha anche detto Cristina. Crediamo a questa coppia, al loro incontro fortuito, ai loro problemi, alla passione che li travolge. Com’ ès t at oi lr appor t oc onl eal t r iat t r i c i ,i npar t i c ol ar ec onquel l edel l ’ appar t ament odi Piazza Vittorio? Miès t at of at t ounv er or egal os uls et ,ov v er ol ’ i nc ont r oc onAwaL y ,c hei nt er pr et a il ruolo di mia sorella Véronique. Anche lei come è me è senegalese ma ha vissuto i n Fr anc i a ,e ol t r e a ques t o,è una r agaz z as t r aor di nar i a.E’s t at o bel l i s s i mo conoscerla, credo che lei abbia delle qualità grandissime a livello umano: è simpatica, canta benissimo, per di più era la sua prima esperienza come attrice ed è stata bravissima. Conoscevi già Cristina Comencini? Non personalmente. Avevo sentito parlare di lei ma non conoscevo la sua f i l mogr af i a .Quandol ’ hoi nc ont r at a,ès t at oamor eapr i mav i s t a,hos ubi t oav ut o voglia di fare il film con lei! Lei è intensa, è presente, quando lei è lì è davvero lì. Il s uo s guar do èi nt ens o ed ener gi c o,haun’ aper t ur ament al enot ev ol eealt empo stessa sa precisamente ciò che vuole, è disponibile, umana. Quando sono venuta a Roma per i provini - non ero mai stata in Italia prima e mi sono letteralmente innamorata di Roma - ho avuto la fortuna di essere scelta per il ruolo di Nadine. L av or ar ec onCr i s t i naès t at of ant as t i c o!Un’ es per i enz ac hemihaar r i c c hi t omol t o. Abbiamo parlato della s c eneggi at ur a,c hepr es ent av adei“ punt is ens i bi l i ” .I nf at t i , affrontando il tema del razzismo, e illustrando i clichés tra bianchi e neri, il rischio era che tali stereotipi potessero produrre un effetto controproducente al film stesso. A tal proposito Cristina ed io abbiamo avuto dei dibattiti molto accesi, ma immagino che lei - come me - s el ir i c or dic omeun’ es per i enz amer av i gl i os a. E’s t at odi f f i c i l er e c i t ar ei nun’ al t r al i ngua ?L oav ev imaif at t o? No, non lo avevo mai fatto. Per di più io non parlavo una s ol apar ol ad’ i t al i ano prima del film. Ci vuole moltissimo impegno a lavorare in una lingua che non è la www.barzandhippo.com 8 tua, poiché il cervello ha tempi di reazione diversi e ciò implica uno sforzo enorme, senza contare lo stress e la paura che un attore ha prima di girare un film e durante le riprese. Ma allo stesso tempo, devo dire che è stato più facile per me esprimermi i n un’ al t r al i ngua.Tr ov oi nf at t ic he i nf r anc es el e par ol e abbi ano un’ i mpor t anz a troppo grande, che a volte rischiano di schiacciare la recitazionedel l ’ at t or e.I nv ec e l ’ i t al i ano,dat oc henonèl ami al i ngua,mihac onc es s odiav er eunr appor t opi ù i s t i nt i v o,menol egat oal l epar ol e,epi ùal l amus i c al i t àeal l ’ ener gi aeac i òc hees s a evoca al di là delle parole. Cosa pensi che questo film possa apportare al di là del tema del razzismo e della tolleranza affrontato con un tono leggero? Io non conosco molto la società italiana, sono rimasta qui solo due mesi ed è un periodo troppo breve per capire una cultura e tutte le sue sfumature. Ciò che ho potuto costatare parlando con alcune persone che ho conosciuto è che per la s t r agr andemaggi or anz adegl ii t al i anil ’ Af r i c aegl iaf r i c anis onoc ons i der at i“ t er r a i nc ogni t a” .Pens oc heques t of i l m pos s a“ s muov er e”gl ii t al i anidal l al or ov i s i one, poiché nel film due degli interpreti principali - io ed Eriq - sono africani ma non sono immigrati senza permesso di soggiorno. Sono dei borghesi, intellettuali, benestanti. Queste persone esistono anche nella realtà, vivono in Europa, viaggiano e hanno una vita normale. Penso che questo possa già fare la differenza e smuovere qualcosa nello spettatore. Qual è la sensazione che ti lascia questa esperienza? Ho avuto molta fortuna, perché di ruoli come quello di Nadine non ce ne sono molti. E’unr uol odidonna“ v er a” , ben costruito a livello narrativo; il suo carattere affiora a poco a poco nel film, a piccoli passi, è un personaggio che ha moltissime s f umat ur e.E’f or t emaalt empos t es s of r agi l eac aus adel l ees per i enz ec hev i v e.Fa una scelta importante: vivere la vita che vuole senza curarsi del giudizio altrui. Eriq Ebouaney Puoipar l ar c iunpo’delt uoper s onaggi o? I lmi oper s onaggi os ic hi amaBer t r and,l av or aperl ’ AMREFedi ls uor uol oèquel l odi mediatore per la lotta contro il razzismo: spesso interviene nelle scuole, nelle associazioni, etc., ed ha anche il compito di radunare dei medici che lo aiutino nella r ac c ol t af ondi .Ber t r andès enegal es eev i v eaRomadaunaqui ndi c i nad’ anni .E’ riuscito ad assimilare la cultura italiana e si è abbastanza occidentalizzato, anche grazie al lavoro che svolge, è molto integrato, moderno e coinvolto nella vita romana e italiana in generale. Che impressione hai avuto quando hai letto la sceneggiatura? Diciamo che mi sono abbastanza rivisto nella storia in generale, anche perché ci s onodeic l i c hédic uis onos t at oanc h’ i ov i t t i maaPar i gi ,c i t t ài nc uiv i v o.Per òi n Italia ci sono meno immigrati che in Francia, quindi alla fine, mi sembra normale che tali stereotipi esistano qui, dove la gente è meno abituata a vedere degli stranieri. Certo, dal punto di vista storico e culturale la Francia ha un legame con la c ol oni z z az i oneec onl ’ Af r i c api ùs t r et t o,ec c o per c hév er r ebbedapens ar ec hel a pr es enz a deiner is i a quas if ami l i ar e.Pur t r oppo non è af f at t oc os ì :l ’ uomo ner o r appr es ent aanc or aun“ f ar del l o”perl ’ uomof r anc es emedi o. www.barzandhippo.com 9 Ai s s ahadet t odiav er eav ut ol ’ i mpr es s i onec heunt emadelgener e( i lr az z i s mot r at t at o con i toni della commedia) mancava nel panorama cinematografico francese. Sei d’ ac c or do? Ci sono stati film che avevano come protagonisti coppie miste che si sono incontrate e innamorate; ma si trattava di film cupi, mentre Bianco e Nero è una commedia che parla della vita, con i suoi alti e i suoi bassi, le gioie e le difficoltà. Credo che un film del genere potrà educare e sensibilizzare sia il pubblico italiano, sia quello francese (che avrebbe dovuto vedere un film così già diversi anni fa). Poiché sia i bianchi che i neri hanno gli stessi sentimenti e le barriere razziali non possono impedire di innamorarsi,div i v er eunas t or i ad’ amor eedies s er eat t r at t ida una persona di un colore diverso dal tuo. Qual è stato il tuo rapporto con Cristina Comencini? La conoscevi già? Conoscevo i film di Cristina, li avevo visti a diversi festival europei e internazionali. Il suo ultimo film, La bestia nel cuore è uscito in Francia con delle critiche molto pos i t i v e.I nef f et t ii ls uouni v er s opermeer amol t o“ c ar i c o” ,mol t odr ammat i c o,e per questo ero curioso di vedere come lei avrebbe affrontato il tema del film in chiave più leggera. Cristina è una donna così intelligente, ironica, brillante, e mi sono subito detto che dovevo darle piena fiducia e farmi trasportare in questo universo fatto di attori neri che non avevano mai recitato in italiano, e di attori bianchi che non avevano mai lavorato con attori neri, e di situazioni sempre in bilico tra il tragico e il comico in cui non sappiamo se ridere o piangere. Comeès t at or ec i t ar ei ni t al i ano?Av ev amair ec i t at ounf i l mi nun’ al t r al i ngua? Ho recitato in diverse lingue di v er s e dal l a mi a.L ’ Af r i c a è un Paes ec he ha 250 dialetti, basta spostarsi di pochi chilometri per sentire un altro dialetto. Forse proprio questa abitudine mi ha aiutato a imparare più lingue, anche se ho dovuto l av or ar emol t o.I npar t i c ol ar eperl ’ i t aliano, che sembra una lingua facile agli occhi di un francese, ma con un altro tipo di intonazione, più melodica. Il nostro coach è s t at of or mi dabi l e;c if ac ev ar i pet er et ut t el epar ol ec omede ibambi nial l ’ as i l of i nc hé nonabbi amoi mpar at oa“ ges t i r e”l alingua. E in questo sono stato anche aiutato dalla troupe, con cui ero a stretto contatto, e parlavo in italiano. Cosa mi dici di Volo e Angiolini? Ambra e Fabio sono stati una bella scoperta. Sono aperti e disponibili. Ambra è una donna molto sensibile, aperta, pronta a cogliere qualsiasi sfumatura, qualsiasi c ambi ament o dit ono,qual s i as iv ar i az i one.E’dav v er o bel l o pot err ec i t ar ec on un’ at t r i c ec os ìper c hés ihas empr ev ogl i adis or pr ender l aedis or pr ender es es t es s i . E’s t at odi f f i c i l epi c c hi ar eFabio? No,nonès t at oaf f at t odi f f i c i l e.Fabi ohal ’ ar i adiunbambi noc hehac ombi nat ouna mar ac hel l a,t iv i ene quas iv ogl i a didar gl iun “ pugno” .E c omunque è s empr e cinema: si dà baci per finta, si picchia per finta, tutto per la magia dello spettatore. Fabio poi ha una dote innata per la commedia, qualità che non tutti gli attori hanno, - bisogna ammetterlo –è molto raro avere il senso della commedia. Qual è stata la scena più divertente che ha recitato nel film? Permeès t at al as c ena,al l ’ i ni z i odelf i l m,i nc uii of ac c i oundi s c or s operl ’ AMREF, che poi è la scena in cui Fabio e Aissa si incontrano. Il discorso era molto vicino a www.barzandhippo.com 10 ciò che io sento, quindi la scena era facile perché era come se avessero scritto quel di s c or s oappos i t ament eperme.E’s t ato fantastico parlare in italiano a 200 italiani del l ’ Af r i c a,de l l as i t uaz i onedegl iaf r i c ani ,del l adi f f er enz at r al av i t ai nAf r i c aequel l a i nI t al i a… Mif er moal t r i ment idi vent ot r oppopol i t i c o.Sonoanc or anel l ’ uni v er s odel film! E la scena più difficile? In realtà la scena più difficile è sempre quella che devi ancora girare; una volta girata, ti dici che non era così difficile come pensavi! Per me il cinema è così: ogni scena è una nuova sfida e una nuova avventura e non sai mai cosa ti aspetterà. Qualèi lbi l anc i odiques t ’ es per i enz ai t al i ana?Cos anehait r at t o? Durante le settimane trascorse in Italia, il mio leit motiv è stato: Roma è davvero la c i t t àdel l adol c ev i t a!Maor adev oanc hedi r e“ Wl ’ I t al i a”per c hél at r oupeet ut t a l ’ equi peès t at adav v er o magni f i c a.Non èt ant o perdi r e,maquic ’ èdav v er o un rispetto per gli artisti che rende tutto più facile. Questa è una qualità grande e rara. Sper odit or nar epi ùs pes s oaRoma,s onos t at odav v er oc ont ent odies s er equi ,c ’ è qualcosa di magico in questa città. Le recensioni Tirza Bonifazi Tognazzi –myMovies.it Elena è devota alla sua attività come mediatrice culturale tra gli africani e le istituzioni italiane, ma inconsciamente spera che il suo impegno possa in qualche modo espiare i pregiudizi razziali dei genitori borghesi. Il marito Carlo non condivide il suo stesso entusiasmo e non ama accompagnarla alle serate benefiche promosse dall'associazione perché si sente fuori luogo. Finché non conosce Nadine, l'affascinante moglie senegalese del collega di Elena, e se ne innamora. Bianco e nero si scontrano e si fondono nel nuovo lungometraggio di Cristina Comencini che sceglie la commedia per invitare il pubblico ad aprirsi al "diverso". Se il cinema può far ridere utilizzando con intelligenza temi come la povertà, l'ignoranza, la corruzione, la mafia o la tossicodipendenza, è giusto e pertinente che lo faccia anche con il razzismo. L'esercizio della regista però si ferma qui. Vincolato rigidamente al titolo, il film non offre uno scambio culturale ma gira e rigira intorno a clichè preconfezionati, sfruttando fino allo sfinimento il concetto di bianco e nero dimenticando che esistono anche le sfumature. Persino Carlo e Nadine, seppur travolti dalla passione, finiscono per parlare della diversità del colore della loro pelle, al punto da far pensare, quanto meno, a una mancanza di idee in fase di scrittura. Teatro d'azione della relazione sentimentale dei due amanti clandestini sono da una parte la Roma bene servita a tavola da cameriere nere e dall'altra la più multietnica Piazza Vittorio con le mogli che perdonano ai mariti i tradimenti purché non siano consumati con donne bianche. Nel tentativo di affrontare con leggerezza una problematica che (purtroppo) è ancora profondamente radicata nella società, la Comencini crea una serie di macchiette a discapito del film che appare anacronistico (sono lontani i tempi - e i canoni - di Indovina chi viene a cena) e un tantino perbenista. Forse solo grazie all'interpretazione di Fabio Volo e a un finale per niente scontato, Bianco e nero si solleva dalla mediocrità. Aldo Fittante - FilmTV Indovina chi viene a cena? Un bianco, una nera e un contorno che entra, inesorabilmente, in crisi. Cristina Comencini ritiene Indovina chi viene a cena? di Stanley Kramer (1967) un film perfetto. La c onf es s i oneèanc heunadi c hi ar az i oned’ i nt ent iperi ls uoBi anc oener o,nonar egi adiunac ar r i er a incentrata sostanzialmente sulla commedia contemporanea dai toni dolci e amari. Per chi non lo ricordasse, la pellicola con Spencer Tracy, Katharine Hepburn, Sidney Poitier e Katharine Houghton raccontava del parapiglia seminato in una famiglia borghese bianca allorquando la figlia presentava www.barzandhippo.com 11 i lf i danz at oner onelbels al ot t odic as a.Sonopas s at iol t r equar ant ’ anni ,magl ii mbarazzi sono s empr equel l idiunt empo.Per c héquandoCar l o( Fabi oVol o)s ’ i nnamor a- ricambiato - di Nadine (la stupefacente Aïssa Maïga), splendida senegalese, la moglie Elena (Ambra Angiolini), malgrado il s uoi mpegnoquot i di anoi nf avor edel l ’ i nt egr az i one razziale, entra in crisi. E con lei il parentado t ut t o.L ’ i deav al ev ai lc or aggi odipr ov ar c i ,maCr i s t i naComenc i ni ,puros andot r at t ar eunt ema scomodo coi tocchi leggeri del suo genere preferito, si perde. Scontando probabilmente una confusione ideologica che traspare inconsciamente da certe situazioni, da talune scene. Come se non sapesse davvero come muoversi di fronte alla travolgente passione che investe Carlo e Nadine, coppia contro le abitudini. Massimo Lastrucci - Ciak, dicembre 2007 Storia di corna con complicazioni razziali. Il simpatico Fabio Volo riesce nell'impresa di sfasciare due famiglie. Ben maritato con la ricca Ambra Angioiini, votata alla causa dell'Africa, si invaghisce della fulgida senegalese Aissa Malga (ma se era solo carina e un po' meno di classe tutto questo sarebbe accaduto?), a sua volta sposa del collega della moglie, l'intellettuale Eriq Ebouaney. Cristina Comencini cerca nella simmetria delle situazioni la chiave per mettere in scena una critica al razzismo strisciante collettivo, magari nascosto dalle migliori intenzioni. Questo non le evita i rischi della commedia con messaggio; in più i due protagonisti italiani (gli appassionati Angiolini e Volo) ancora non posseggono le astuzie del mestiere in grado di reggere il gioco e provocare suggestioni impreviste. Lampi di classe vengono in compenso dal navigato cast di contorno, il gustoso Franco Branciaroli tontamente e tronfiamente razzista involontario, una deliziosamente signora snob Anna Bonaiuto e Katia Ricciarelli, capace di rivelare imprevedibili spessori passionali al ritratto di una mamma italiana da stereotipo. Alberto Crespi - l'Unità, 11 gennaio 2008 Non si può certo dire che il cinema italiano abbia una lunga tradizione di film «interetnici», a meno di considerare tali i kolossal coloniali del cinema fascista. Bianco e nero, scritto da Giulia Calenda, Maddalena Ravagli e Cristina Comencini (quest'ultima, naturalmente, dirige), è quindi un film «quasi» inedito. Le virgolette intorno al «quasi» sono d'obbligo, perché qualche commedia all'italiana dove il tema dell'amore fra bianchi e neri veniva affrontato esiste. Chissà quanti ricordano Faustino, opera prima del grande Luigi Magni in cui il tombarolo Enea (Renzo Montagnani) conviveva con la nera Faustina, interpretata dall'americana Vonetta McGee? Quella era un amore litigarello e proletario, in cui gli sganassoni prevalevano sui baci; Cristina Comencini racconta invece l'amore «fou», folle e d'alto bordo che scoppia fra Carlo, esperto di computer, e Nadine, impiegata all'ambasciata del Senegal. l due si conoscono grazie ai rispettivi consorti Elena e Bertrand, che lavorano insieme in un'associazione benefica per aiuti all'Africa. Elena è la classica borghese divorata dai sensi di colpa, Bertrand il tipico intellettuale che lavora sulla mediazione culturale. A Carlo e a Nadine non importa nulla di tutto ciò, ma quando si conoscono scocca un'irrefrenabile scintilla. Con la scusa di un computer da aggiustare, Carlo va a casa di Nadine e nel giro di pochi secondi i due sono a letto insieme. Non sono però geni della dissimulazione: vengono scoperti e, a sorpresa, i due «politicamente corretti» reagiscono nello stesso modo viscerale, cacciando di casa i fedifraghi. Che si rifugiano dalla sorella di Nadine, nel variopinto dedalo di piazza Vittorio; dove lei riscoprirà i pregiudizi neri nei confronti di chi va a letto con i bianchi, e lui capirà cosa significa essere un «diverso» e sentirsi dire «torna a casa tua» da un senegalese incazzato... Bianco e nero è una commedia di costume che viaggia a 100 all'ora: ha un grande ritmo e un grande cast, in cui i due neri francesi (Aissa Maiga e Eric Ebouaney, attori che in Francia vantano filmografie di 30-40 titoli) spiccano per talento, bellezza e credibilità. Fabio Volo e Ambia Angiolini, per essere due «non attori», se la cavano fin troppo bene. L'unico difetto è nell'ambizione di comporre un catalogo esaustivo dei pregiudizi reciproci tra gli africani e noi: il copione risulta fin troppo zeppo e qua e là, da film «sui» luoghi comuni, Bianco e nero diventa film «di» luoghi comuni. La speranza è comunque che sia un prototipo: e che ne vengano altri, peggiori e - chissà? - migliori. www.barzandhippo.com 12 Alessandra Levantesi - La Stampa, 11 gennaio 2008 Un triangolo bicolore, dove lui (Fabio Volo) tradisce la moglie (Ambra Angiolini) con una bella nera (Aissa Maiga) sposata al compatriota Eric Ebouney, entrambi colti ed europeizzati. C'è una provocazione in Bianco e nero di Cristina Comencini che, invece di farci la morale raccontando del povero immigrato, mette in scena in chiave di commedia di costume le ambiguità di una borghesia illusa di aver superato alla luce della ragione il problema razziale, mentre in realtà... Sullo sfondo di una Roma felicemente colta nella fotografia di Fabio Cianchetti, la terzomondista Ambra scopre di non essere pronta ad accettare l'adulterio del marito con una donna di colore. Ma non sarà che le corna brucerebbero comunque? E l'attrazione di Fabio per Aissa sarebbe altrettanto intensa se il rapporto non implicasse la violazione di un tabù ancestrale? Da persona seria, la Comencini non pretende di dare risposte, si limita a imbastire le contraddizioni del cuore e della società con divertimento e finezza senza perdere di vista le implicazioni amare. In un cast indovinato, con belle partecipazioni di Anna Bonaiuto e Franco Branciaroli, spicca l'interpretazione interiorizzata di Volo. Gian Luigi Rondi - Il Tempo, 11 gennaio 2008 Cristina Comencini si è ormai da tempo imposta fra gli autori più significativi del cinema italiano. L'occhio spesso rivolto, con sensibilità e intelligenza, ai temi della famiglia. Ora con accenti lievi, fra la commedia e l'emozione -"Matrimoni", "Liberate i pesci", "Il più bel giorno della mia vita"- ora con piglio forte e risentito, tra le pieghe dichiarate del dramma; "La bestia nel cuore". Oggi non si allontana da questi temi, ma all'ottica con cui li affronta aggiunge anche, con civilissimo impegno, un'attenzione tutta particolare a un argomento di cui molto si parla anche se il cinema di rado se ne occupa in ambiti familiari, quello del razzismo. Senza drammi, anzi quasi con ricorsi sottili alla commedia, partendo, forte e decisa, da una vera e propria storia d'amore. Si comincia con una coppia, a Roma, Carlo ed Elena, con figli piccoli. Lui si occupa di computer, lei gestisce una organizzazione umanitaria in favore dell'Africa, coadiuvata da un intellettuale senegalese, anch'egli sposato con prole. Ecco adesso che sua moglie, Nadine, incontra Carlo. Un gioco di sguardi, momenti sospesi, attese dominate a lungo, sofferte. Poi l'esplosione, una passione travolgente, sentimentale e sessuale, che li coinvolge entrambi, pur con molte esitazioni, e molti complessi di colpa. Scoperti, vedranno inalberarsi i rispettivi coniugi, con drastiche rinunce ad unioni che, evidentemente, messe alla prova non hanno retto. Ci sarà anche, sia per Carlo sia per la stessa Nadine, un tentativo; sofferto, di tornare all'ovile, ma non durerà. Quell'amore li ha vinti e non li lascerà più. Certo, c'è anche molto dolore, con scene furenti, lacrime, accuse, ma, attorno, mentre il problema razziale fa la sua apparizione in modo quasi soltanto allusivo; pur nella sua precisione di cronaca, quell'amore che domina su tutto è rappresentato quasi con levità, smussando gli strappi, pur sempre presenti, e privilegiandovi in mezzo persino l'idea di un sorriso. Grazie anche ad una galleria di personaggi solo in apparenza minori, due madri, un padre, amiche di amici, rappresentati ognuno con il suo colore e il suo segno, specie quando è tra questi che si tende a far emergere il problema del razzismo. Svolto, però, da una sceneggiatura e da una regia che sanno restare delicate anche nei passaggi più incisi, riflessi poi da una recitazione che li esprime con meditata esattezza. Carlo, dimesso, sommesso, dolente ma anche appassionato è Fabio Volo, Elena, non capace di gridare alto ma con misura, è Ambra Angiolini, Nadine è con sensibilità Aissa Malga. Non dimentico però, di sfondo, le due madri, Anna Bonaiuto e Katia Ricciarelli. Tra le chiavi del film. Silvio Danese - Quotidiano Nazionale, 12 gennaio 2008 Chi non sa che le donne nere sono considerate bombe sexy, che i bambini bianchi accusano i neri perché non sono bianchi (e viceversa), che le nere vogliono essere bianche e che le bianche sono razziste, che negli alberghi, nelle case borghesi, nei posti di lavoro si predica correttezza e si razzola pregiudizio? Ci tocca una sorta di rassegna dei luoghi comuni, compiaciuta perché fornita in chiave di commedia (l'illusione didattica, populista, dei «toni leggeri per un tema difficile») prima di riuscire a estrarre qualche emozione coinvolgente e stimolante dal nuovo film di Cristina Comencini, storia di adulterio tra un tecnico di computer bianco né attraente, né seduttivo (Volo, ristretto a una «normalità» inerte), e un'impiegata nera ammaliante (la Maiga, sciolta e vera). Non www.barzandhippo.com 13 si crede a quell'amore, non si crede agli attori bianchi, a partire da Ambra. Vincono i «negri». Argomento eterno, che richiede profondità e freschezza, è trattato all'italica: la sceneggiatura richiama il dibattito, il film una certa indifferenza. Ovviamente, come in televisione, si punta sul dibattito... Avrà successo. Maurizio Porro - Il Corriere della Sera, 18 gennaio 2008 Cristina Comencini ha nel suo Dna, come il padre Luigi, la volontà di mixare alto e basso, commedia e dramma, ridicolo e tragico, come si vedeva nelle felici Due partite a teatro. È sempre una questione di corna, quella che trova recapitata a domicilio l' attiva Ambra, che si occupa dei mali d' Africa, quando il maritino, tecnico di computer ma ignaro di problemi di coscienza, prende una cotta per la bellissima senegalese. La gente mormora, le famiglie soffrono, i piccini guardano. Ma l' autrice ci vuole raccontare che tutti, non solo il papà Branciaroli colonialista del sesso, siamo immersi nel piccolo tran tran del razzismo. Alle felici scene di gruppo con bimbe e suocere e Barbie (bravissime Bonaiuto e Ricciarelli), si alternano momenti di passione a ritmo di Makeba, col cuore di Fabio Volo che, alle prese con un uomo senza qualità, ne riesce a rendere benissimo il vuoto, minato nel finale dalla scoperta dell' amore e del coraggio. Voto 6,5 Maria Rosa Mancuso - Il Foglio, 12 gennaio 2008 Basterà fare ammenda? O dobbiamo cospargerci il capo di cenere, metterci ginocchioni sui ceci, allungare le mani per la bacchettata? Siamo pronti ad andare dietro la lavagna, con le orecchie d'asino. Le meritiamo per tutte le volte che abbiamo invitato i registi italiani a dare un'occhiata al mondo là fuori, oltre che al loro ombelico. Dopo aver visto Bianco e nero, siamo più che pentiti: meglio che tornino alle due camere con cucina, ai drammi da salotto, alle bestie nel cuore. Borat –che fu, e che non ritornerà, per insindacabile decisione di Sacha Baron Cohen –può permettersi di riciclare battute come "le nere a letto hanno una marcia in più", seguita da "vogliono solo intingere il loro cannolo bianco nella cioccolata", riferita a Fabio Volo che va a letto con una nera. A Cristina Comencini il gioco non riesce, e il film invece di far ridere lascia stecchiti. Racconta la storia di una ragazza che lavora per i poveri dell'Africa, e nel continente nero (sentire brutti dialoghi è contagioso) vorrebbe andare in vacanza. A una conferenza piena di buone intenzioni, nel giardino per fumarsi una sigaretta (scorrettezza politica equiparata alla parola negro), il marito incontra una bella senegalese. Stacco sulla famiglia di colore, in pieno dramma: la figlia con i capelli rasta vuole la Barbie sposa (e bionda); il padre attivista le spiega che anche le donne nere sono belle. La mocciosa ribatte che lei non parlava di donne, ma di principesse. E principesse nere non ne ha viste mai. Da qui in poi il film arranca, fino all'urlo di Ambra Angiolini moglie tradita: "Se ti sei messo con una nera, un motivo ci sarà". La famiglia di lei manda avanti il cognato picchiatore. Ma siccome ogni cultura ha le sue regole, le due reazioni vengono messe in parallelo. L'Italia nello sfondo, descritta da sceneggiatrici che da tempo non salgono su un tram, è popolata di ricchi bianchi con cameriere nere, e ricevimenti all'ambasciata del Senegal dove Fabio Volo viene guardato così male che si finge cameriere per parlare con l'amata (certo, dove gli ospiti sono neri la servitù è bianca, per questo le chiamano sfumature). Quanto alla polemica con gli sponsor, che non hanno fornito un guardaroba firmato per gli attori di colore: ma i vestiti di scena non li dovrebbe disegnare la costumista? Roberta Ronconi - Liberazione, 11 gennaio 2008 Siamo nei quartieri alti di Roma, media borghesia con vita media. Elena (Ambra Angiolini) figlia di ricchi cerca di placare i sensi di colpa lavorando per una organizzazione umanitaria che combatte "la fame in Africa". Carlo (Fabio Volo) se ne frega dell'Africa e dedica le sue poche energie riparando computer. In mezzo, una povera figlioletta di dieci anni straviziata. Ai lati, nonni e nonne da cartolina colonialista. Ogni casella resterebbe al suo posto all'infinito se non intervenisse il caso burlone a far innamorare Carlo di una bella donna nera, Nadine (Aissa Maiga), moglie del capo di Elena. Bianco e nero nasce da una domanda piuttosto banale, ma non per questo meno plausibile, che Cristina Comencini si pone al ritorno da un lavoro in Rwanda: «perché io e i miei conoscenti non abbiamo amici neri?». Alla domanda, la regista romana fa seguire una sua piccola indagine tra www.barzandhippo.com 14 amici e parenti. Quello che ne viene fuori è uno spaccato molto limitato, quello di un ceto ricco ma non particolarmente acculturato, forte di pregiudizi mai scalfiti, vecchio e scontato nei comportamenti. Con l'intenzione di fare una commedia in grado di aprire una breccia nel grande pubblico, Comencini lascia giocare con una manciata di stereotipi due attor-giovani italiani di sicuro richiamo, Ambra e Fabio Volo, che fanno la loro parte senza alzate di testa. Più interessante la partecipazione senegalese, che vede in campo due attori di cultura francese, Aissa Maiga e Eriq Ebouaney, alle prese con una sceneggiatura povera di sfumature e in cui si riconoscono poco. Giustamente Ebouaney ci fa notare che il suo personaggio di uomo legato alla famiglia, innamorato della moglie, buon padre e mammone, somiglia più a un italiano che a un senegalese di cultura europea. Del resto, il livello è quello: il film non punta sulle contraddizioni della diversità, ma sull'uguaglianza livellata dall'amore che supera ogni colore. Per non sbagliare, finale doppio. La regia non offre spunti visivi né angolazioni prospettiche, lo schermo è piatto e televisivo. Sembra di vedere l'uptown di "Butta la luna", fiction tv che offriva comunque maggiori sfaccettature sul tema. Resta l'onestà dell'intenzione e una banalità non troppo offensiva. Cosa che non si può dire per tutta la commedia italiana in questi giorni in sala. Quindi, se proprio si è costretti a scegliere, perché non Comencini... Roberto Nipoti - La Repubblica, 11 gennaio 2008 I film di Cristina Comencini escono tutti con un marchio di fabbrica riconoscibile: lo sguardo posato sulla realtà e sensibile, civile, umoristico e serio insieme. Non fa eccezione Bianco e Nero, prima commedia sentimentale interrazziale prodotta in Italia (negli Usa e in Francia se ne contano parecchie, da Spike Lee a "Romuald e Juliette" di Coline Serreau) e scritta dalla regista assieme a Giulia Calenda e Maddalena Ravagli. Sposata a Carlo, tecnico informatico, Elena fa la mediatrice culturale. Più che un lavoro, lo sente come una missione: tanto da portarsi a casa le questioni razziali facendone il leitmotiv della propria giornata. Durante una serata di beneficenza Carlo conosce Nadine, nera e magnifica, nonché moglie di Bernard, l'intellettuale africano con cui Elena collabora. La coppia bianca invita Nadine a portare i suoi bambini alla festa organizzata per la loro figlia. Poi, complice un guasto al computer della donna, divampa la passione. Che diventa presto di dominio pubblico, separando Nadine e Carlo dai rispettivi compagni. Per trattare un tema che permane, dalle nostre parti, delicato, Comencini ha scelto la via migliore: lavorare sul simbolico, sui modi in cui i membri delle rispettive etnìe simbolizzano il rapporto col (rispettivo) "diverso". Semplificando, una sorta di diffidenza-attrazione per cui, ad esempio, il maschio bianco imprigiona la donna nera in uno stereotipo erotico, o la bambina nera s'identifica nella bionda Barbie. La scena più riuscita è quella della festicciola per bambini, tipico non-luogo globalizzato dove i genitori appaltano l'affetto dei figli a clown e strozzapalloncini "professionali": Nadine e Carlo vi si sentono ugualmente estranei, cominciando così ad avvicinarsi l'una all'altro. C'è un problema, però. Preoccupata di non lasciare spazi opachi rispetto all'argomento, la sceneggiatura si sforza di tenere assieme cose difficili da far convivere: oltre al simbolico, un elenco un po' didascalico di situazioni "tipiche" dei rapporti interrazziali che fatica a integrarsi con le ragioni della commedia. Anche a volerci vedere un film "meticcio", che nel caso non guasterebbe, il risultato è abbastanza diseguale. Altro problema la scelta degli attori: che sono tutti simpatici, tutti piacevoli ma stentano a fare équipe. Ad onta dell'assegno in bianco rilasciatole dal cinema dopo "Saturno contro", Ambra Angiolini è confinata in un ruolo di cui non sembra molto convinta. Quanto a Fabio Volo, altro personaggio televisivo "convertito" al grande schermo, la simpatia non basta a compensare il fatto che tra lui e Aissa Maiga non scatti mai la "chimica" sessuale, soprattutto in una storia imperniata sulla passione. I momenti più gustosi del film li offre il cast di supporto: con Franco Branciaroli, che non sapevamo così spiritoso, nella parte di un razzista ontologico, quasi candido, incondizionato estimatore delle bellezze dalla pelle nera; Anna Bonaiuto, che fa da par suo il personaggio di Adua, madre-suocera zuppa di pregiudizi; Katia Ricciarelli la quale, proveniente dalla magniloquenza dei palcoscenici d'opera, al cinema recita più vero del vero. www.barzandhippo.com 15 Alberto Castellano - Il Mattino, 12 gennaio 2008 Da «La sconosciuta» di Tornatore a «Io, l'altro», da «Riparo» a «La giusta distanza», il cinema italiano sta raccontando con storie drammatiche l'incontro-scontro tra culture diverse e il problema dell'integrazione degli extracomunitari. Cristina Comencini, autrice sensibile alle dinamiche familiari ma anche ai risvolti sociali dei plot (da «Zoo» a «Va' dove ti porta il cuore»), ha scelto la strada della commedia che le è più congeniale. E ricorre al collaudato espediente dell'avventura extraconiugale, solo che nel caso di «Bianco e Nero» a turbare l'equilibrio coniugale di Elena e Carlo è proprio la bellissima nera Nadine, moglie di Bernard. Il rimescolamento progressista delle due coppie, bianca e nera, nato sulla base della solidarietà professionale (Elena e Bertrand lavorano per la stessa organizzazione umanitaria nel campo dell'integrazione razziale), è rafforzato dall'attrazione fatale tra Carlo e Nadine travolti da una furibonda passione. L'onestà intellettuale della Comencini e l'invito a superare le barriere razziali, trovano la forma di una commedia nella quale però la percezione del familiare meccanismo adulterino prevale sulle nobili implicazioni socioculturali. Fabio Volo e Ambra Angiolini ce la mettono tutta per sottrarre personaggi e situazioni ai cliché. Silvana Silvestri - Il Manifesto, 11 gennaio 2008 Diva senegalese incontra Fabio Volo. Invece del classico: «sgorbio, sparisci!», più spiritosa di Woody Allen, dà inizio a un film d'amore. Moglie di lui e marito di lei s'infuriano. Parenti, stretti o meno, pure. Ma la passione trionferà? Unirà, al fine, l'anima semisensibile di un bugiardello, inebriato dal poter dire finalmente, alla faccia di Malcolm X e della consorte formalista, «negra!» (pensando di dire nigger) a quella di una dea dell'ironia e della magnanimità, ambasciatrice però della negritude e del governo, poco immacolato, di Dakar? Forse sì, è cieco (no?) l'amore. E poi l'alternativa sarebbero i loro due partner borghesi, «intellettuali-impegnati-e un po' ipocriti»...Più di questa commedia Rai Cattleya, dal titolo orrendamente juventino - non sovversivo come Nerosubianco di Tinto Brass - d'altra parte, senza termoinceneritori funzionanti per smaltire tutto questo amianto, e diossina e camorra culturale che ci ammorba, non possiamo permetterci. La love story accade nella Roma di oggi, tra clown, burattini, palloncini, furti, feste di compleanno e Barbie (sponsor?), per i vari figlioletti, sia neri che bianchi. E, per i grandi, tra: Armani (sponsor?), computer da riparare, immancabile vespetta, Amref da pubblicizzare, party diplomatici, vendette e semi-vendette, nostalgie esotiche, stereotipi e contro-stereotipi che politicamente corretti o scorretti pari sono (la «merda razzista», da riciclare, è la sostanza conoscitiva e il nemico di questo film educativo, compresa l'allusione sciovinista, per un senegalese, contro un l'anglofono-palloso film dello Zimbabwe). Non c'è però la vera cattiveria della commedia di costume di papà: le indicazioni di percorso sono sempre medie, affinché azione e psicologie mai scandalizzino, e battute (poche) e misfatti non siano né mostruosi né insostenibili. Cristina Comencini, per riequilibrare finemente lo squilibrio «d'immaginario» tra sviluppo e sottosviluppo, utilizza due semiattori per i ruoli bianchi e due colossi internazionali, Aissa Maiga e Eriq Ebouyaney, per i ruoli neri. Cioé Lumumba di Raoul Peck e la prediletta di Haneke e Tanner (e star di Bamako, di Abderramane Sissako: servirà a distribuirlo?). Certo la domanda clou del film è interessante. Perché abbiamo pochi amici neri, e viceversa? Se restituissimo il titolo di miss Italia alla connazionale cui fu tolto; sbriciolassimo la Bossi-Fini; cancellassimo i debiti (è l'Africa in credito); sminassimo la Libia e proiettassimo Il leone del deserto nelle scuole. chiedessimo scusa all'Etiopia per i gas tossici e ai Somali per ciò che non abbiamo fatto e avremmo dovuto, ecco che forse potremmo avere più d'un amico africano. L'amicizia è tra pari. Cinzia Romani - Il Giornale, 11 gennaio 2008 C'era una volta la deliziosa commedia Usa Indovina chi viene a cena e l'impareggiabile duo Hepburn-Tracy nobilmente chino sui problemi della propria bella figlia bionda, decisa a sposare un negro, colto e prestante, però color cioccolata. Guai in vista per gli educati genitori bianchi progressisti, risolti nel lieto fine democratico da fine anni Sessanta, con buona pace degli spettatori, neanche sfiorati dall'idea che la ragazza potesse essere attratta, magari, dalla potenza sessuale del dottore negro, perché avvinti da un'ottima recitazione e da una storia verosimile e www.barzandhippo.com 16 commovente. Oggi c'è Bianco e nero, superficiale edufilm (pellicola, cioè, a sfondo pedagogico) di Cristina Comencini, che narra la favoletta romana del tecnico informatico bianco, qualunquista e qualunque (Fabio Volo) maritato all'attivista pro-Africa e scassaballe (Ambra Angiolini) e pronto a mollare la casa ai Parioli, la figlioletta viziata e la moglie impegnata per mettersi con una splendida donna negra, elegante nelle mises Armani e pantera a letto. Dov'è lo scandalo? Dove la lotta agli eventuali tabù razzisti, sbandierati via Amref, l'associazione umanitaria sponsor del film, giudicato culturalmente interessante, va da sé, dal ministero di Rutelli? Oggi che, sotto gli occhi di tutti, ristagnano i veri problemi della nostra Africa, ossia la dolce Partenope morta di ecoballe, ci stucca questa litania sui bimbi del Continente Nero; su quanto sia arduo avere, per compagna, una bonazza di Dakar e su come si debbano chiamare i nostri simili, diversamente colorati. Certo, la regista tendeva alla leggerezza della commedia all'italiana, ma per risultare lievi occorre essere pesantemente attrezzati. Soprattutto di attori in grado di trasmettere un pathos, che non c'è. Tullio Kezich - Il Corriere della Sera, 11 gennaio 2008 «Rassenschande» è una parola tedesca composta che significa «scandalo razziale». Inventato dai nazi come usbergo della «Herrenrasse» (razza dei dominatori), il termine oggi è scomparso dai vocabolari. Quanto a noi italiani, andammo alla conquista dell' Impero al canto di «Faccetta nera», solleciti però a vietare ai legionari ogni fraternizzazione con le belle abissine. Nell' Europa delle dittature il confine fra Bianco e nero, per usare il titolo del film di Cristina Comencini, era insomma un vero e proprio muro. Uno dei tanti muri che hanno cominciato a cedere sul progressivo configurarsi della società multirazziale. Il processo sembra andare avanti in fretta, se si considera che solo nel 1967 Indovina chi viene a cena provocò sensazione con Sidney Poitier che si presentava in casa di Spencer Tracy e Katharine Hepburn da pretendente della figlia. E solo qualche anno fa, nella popolare serie tv «24», si è visto un nero diventare un carismatico presidente degli Stati Uniti: sembrava fantapolitica, ma se in novembre Barack Obama lo diventasse davvero? Tuttavia innumerevoli problemi restano irrisolti, tanto che la Comencini può formulare l' imbarazzante domanda: «Come mai noi bianchi non abbiamo nessun amico nero? E come mai i neri non hanno nessun amico bianco?». Bianco e nero ci introduce nella Roma degli africani trapiantati per scoprire che pur numerosi e rispettati vivono per conto loro; e questo non solo nei quartieri popolari, ma ai livelli della borghesia agiata e della diplomazia. Se non ci fosse la differenza del colore, l' attrazione fatale che scoppia fra il tecnico di computer Carlo (Fabio Volo) e la senegalese Nadine (Aissa Maiga), felicemente coniugati rispettivamente con Elena (Ambra Angiolini) e Bertrand (Eric Ebouaney), sarebbe un adulterio come un altro. Qui invece implica un conflitto razziale, complicato dal fatto che Elena da impegnata terzomondista lavora a fianco di Bertrand in un' associazione di assistenza all' Africa. Sullo sfondo, a far da cassa di risonanza, ci sono i genitori e la sorella di Elena (Anna Bonaiuto, Franco Branciaroli e Maria Teresa Saponaro) e la madre vedova di Carlo (Katia Ricciarelli), non molto diversi sul piano della sensibilità da com' erano Tracy & Hepburn. Un' altra complicazione è costituita dalla figlioletta della coppia italiana, che si rifiuta di fare amicizia con la coetanea di colore in un litigio protratto lungo tutto il film. Da papà Luigi, Cristina Comencini ha ereditato il gusto di orchestrare i temi seri in chiave di commedia. Scrittrice in proprio, la regista sa cogliere gli argomenti che l' attualità suggerisce e articolarli in modo originale. Alcuni spunti del film sono delle belle invenzioni, vedi come Carlo ricostruisce l' identikit di Nadine riparandole il computer; o vedi la festa di compleanno della bimba bianca, con la piccola nera che le ruba la biondissima bambola Barbie; e ancora l' ironica parodia della famosa scena di La dolce vita con Anitona e Marcello nella Fontana di Trevi replicata in variante interrazziale. Il problema centrale è colto bene da Bertrand, l' intellettuale del gruppo, quando si chiede perplesso che cosa ha guadagnato o invece perduto nel tentativo di fare breccia in una cultura tanto lontana dalla sua. È una domanda destinata a restare senza risposta, in bilico proprio come la sorte dei protagonisti incapaci di sciogliere il dilemma fra il ritorno all' ordine e gli impulsi della passione. Pur avendo le attrattive di un film che intende soprattutto divertire, con interpreti molto efficaci, Bianco e nero non si sbilancia in profezie su come potrebbe concretarsi la tanto auspicata integrazione. Magari la ferita non è insanabile, ma chissà il tempo che ci vorrà per approdare all' uguaglianza. www.barzandhippo.com 17