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scheda tecnica
durata:
nazionalità:
anno:
100 minuti
ITALIA
2008
regia:
CRISTINA COMENCINI
soggetto:
CRISTINA COMENCINI
GIULIA CALENDA
MADDALENA RAVAGLI
sceneggiatura:
CRISTINA COMENCINI
GIULIA CALENDA
MADDALENA RAVAGLI
produzione:
RICCARDO TOZZI, GIOVANNI STABILINI, MARCO CHIMENZ,
MATTEO DE LAURENTIIS per CATTLEYA;
fotografia:
montaggio:
suono:
scenografia:
costumi:
FABIO CIANCHETTI
CECILIA ZANUSO
BRUNO PUPPARO
PAOLA COMENCINI
ANTONELLA BERARDI
interpreti:
FABIO VOLO (CARLO), AMBRA ANGIOLINI (ELENA), AISSA
MAIGA (NADINE), ERIQ EBOUANEY (BERTRAND), ANNA
BONAIUTO (ADUA), FRANCO BRANCIAROLI (ALFONSO), KATIA
RICCIARELLI (OLGA), MARIA TERESA SAPONANGELO
(ESMERALDA), AWA LY (VERONIQUE), BILLO (AHAMDOU),
BOB MESSINI (DANTE)
CRISTINA COMENCINI
Filmografia
2006 - LA DONNA DEL MISTER EPISODIO
DEL FILM 4-4-2 IL GIOCO PIÙ BELLO DEL
MONDO
2003 - CHI CI FERMA PIÙ EPISODIO DEL
FILM SEI PEZZI FACILI
sceneggiatura e regia
sceneggiatura e regia
2005 - LA TALPA
sceneggiatura e regia
2004 - PRIDE ORGUEIL ORGOGLIO
2001 - TRE ORE TRA DUE AEREI
sceneggiatura e regia
2000 - COME TU MI VUOI
sceneggiatura e regia
sceneggiatura e regia
2000 - TUTTI USCIRANNO ALLA STESSA
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ORA
2000
2000 - IL MIO BEL CASTELLO
1999 - LE DIABLE AU VELO
sceneggiatura e regia
sceneggiatura e regia
- TRE ORE TRA
sceneggiatura e regia
DUE AEREI
sceneggiatura e regia
La parola ai protagonisti
Cristina Comencini
Appena rientrata dal viaggio di lavoro in Africa, dove ho girato il documentario Il nostro
Rwanda, sono andata a intervistare Jean Leonard Touadi, storico e giornalista.
Jean Leonard è sposato con una donna italiana e hanno tre bambini. Ment
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fotografia del loro matrimonio, la casa non aveva niente di etnico o del nostro modo di
intenderlo. Ridendo mi hanno raccontato i luoghi comuni che gli italiani dicono sulle coppie
miste.
La stessa cosa mi è capitata a cena della mia amica Jeanne, rwandese e anche lei nel
gruppo del viaggio. Jeanne è sposata con un italiano, hanno anche loro due bambini.
Durante la cena abbiamo chiacchierato di figli, di scuole, di matrimoni.
Ho pensato che era la prima volta che avevo degli amici neri e che sarebbe stato bello
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silenziosa superiorità, di una loro dipendenza. Il rapporto con miei due nuovi amici era
molto più interessante, misterioso, ambiguo e caldo delle idee astratte su di loro.
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scuote i nuclei familiari, sia quello senegalese che quello italiano, facendo emergere molte
idee preconcette sulle differenze.
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Fabio Volo: «Perché non abbiamo nessun amico nero?». Volo lo chiede alla moglie, Ambra
Angiolini, dopo aver letto di nascosto il diario della donna africana di cui si sta
innamorando. Nel diario Nadine si chiede la stessa cosa: «Perché non abbiamo nessun
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scritto con Giulia Calenda e Maddalena Ravagli: toccarsi, entrare in un contatto profondo,
affascinante e difficile.
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lontani nelle città in cui non ci incontriamo, sia proprio uno degli aspetti più preoccupanti
del razzismo della nostra epoca.
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Le relazioni e i matrimoni misti, che sono le grandi e nuove occasioni del genere umano,
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Bianco e Nero è una commedia e anche la storia di un amore appassionato. I due mondi
distanti - italiano e senegalese - si difendono dalla passione dei due, pensano che siano
attirati dalla novità. Prevedono che non potrà funzionare e non si accorgono - anche i due
innamorati a tratti non riescono vederlo - che sono solo un uomo e una donna in amore.
La commedia permette di parlare di cose contraddittorie, sfuggenti e rimosse, senza
indicare subito i buoni e i cattivi. Così i genitori di Ambra Angiolini nel film, interpretati da
due magnifici attori come Anna Bonaiuto e Franco Branciaroli, o la madre di Volo, una
Katia Ricciarelli irresistibile, sono gli italiani che vogliono essere buoni e pensano in verità
cose che non osano dire.
La commedia permette di tirare fuori questi sentimenti senza spaccare il mondo in due,
ma facendo anzi sentire che ognuno di noi potrebbe innamorarsi di qualcuno
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Fabio Volo
Innanzitutto chi è il tuo personaggio?
Il mio personaggio si chiama Carlo ed è il marito di Elena, interpretata da Ambra
Angiolini. Carlo viene da una famiglia modesta, in contrasto con la famiglia
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partecipare ad una riunione di Amref (African Medical and Research Foundation),
incontro Nadine, una bellissima donna nera di cui mi innamoro. Nascerà quindi una
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costringendoli a rivedere i propri sentimenti sui bianchi e sui neri.
Qual è stata la prima impressione leggendo la sceneggiatura?
Quello che mi è piaciuto di più è il taglio da commedia, e la possibilità di trattare
con toni leggeri un tema difficile, rappresentato di rado al cinema negli ultimi anni.
Ricordo infatti pochissimi film del genere anche in paesi come la Francia, dove
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Su questo tema si possono fare film di ogni genere. In che modo una commedia può
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La commedia ha la fortuna di poter trattare qualsiasi argomento e di affrontarlo
senza pregiudizio, con sguardo leggero. Come in questo film, che non è divertente
perché ci sono le battute, ma perché le situazioni, anche scomode, invece di essere
nascoste vengono tirate fuori.
Il tuo rapporto con Ambra Angiolini
Il mio rapporto con Ambra è bellissimo. Mi sono trovato molto bene a lavorare con
lei, anche dal punto di vista umano. Abbiamo qualcosa che ci accomuna in maniera
profonda: il fatto di provenire entrambi dal mondo della televisione, di suscitare una
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E con Aissa?
Con Aissa mi sono trovato molto bene; è simpatica e brava. Ci sono state delle
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coprirsi le parti intime, io mi muovevo in estrema libertà!
Eri mai stato picchiato così tanto in un film?
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caduto su alcuni tubi di ferro e ho avuto una gamba viola per un mese! Di solito
nelle sceneggiature che mi propongono vengo sottoposto ad un altro tipo di
violenza: il matrimonio! Sono sempre con la fede al dito!
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so quale tra le due sia peggio.
Cristina Comencini la conoscevi già?
Personalmente no. Però conoscevo i suoi lavori. Quando mi ha chiamato per parlare
di questo film, avevo già deciso di accettare ancora prima di leggere la
sceneggiatura. Mi sono molto piaciuti i suoi film precedenti e ho aderito in modo
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come salire in macchina, sapendo che guidava lei. Mi sono fidato. Poi ho letto la
sceneggiatura e mi è piaciuta molto, però un giro in macchina con lei me lo sarei
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E come si svolge il lavoro con lei?
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una persona forte, mi è piaciuta subito. Abbiamo fatto la lettura del copione e le
prove. Ci ha chiesto spesso il nostro parere sulle scene e ci ha lasciati abbastanza
liberi. Mi sono trovato così bene che ne farei subito un altro!
Qual è stata la scena più divertente da girare?
Ci sono le scene di nudo che imbarazzavano molto più gli astanti di me, e questo mi
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Giovanna, in cui Ambra è preoccupatissima che possa venir fuori il razzismo dei suoi
genitori e Franco Branciaroli, suo padre, tenta di corteggiare Nadine. Si sviluppano
una lunga serie di gaffes esilaranti.
E quella più difficile?
Personalmente faccio sempre fatica a interpretare le scene dove sono innamorato o
arrabbiato, che sono praticamente la stessa cosa, cioè una sorta di perdita di
controllo. Dato che entrambe le cose mi capitano raramente anche nella vita, è
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Iniziare un film per me significa vincere una serie di paure, come quella di non
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essere in grado di capire il ruolo. Ogni volta mi pare di essere alla prima esperienza.
Mi succede soltanto con il cinema. Quando faccio la radio potrei sostenere cinque
ore di diretta senza aver preparato niente. Anche con la televisione non ho
problemi. Mentre il cinema mi emoziona di più. Forse perché è una professione che
non sento ancora pienamente mia. La sto imparando a poco a poco.
E adesso che siamo alla fine cosa ti porti via di questa esperienza?
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ricordo e la certezza di aver raccontato una bella storia.
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Ci parli del tuo personaggio?
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guardare dentro se stessa. Non si accorge, infatti, di essere molto chiusa e di
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attraverso il quale capisco se ho fatto un buon lavoro o no.
E il rapporto con Fabio Volo?
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senza essere mai banale. Durante la lavorazione del film abbiamo preso la buona
abitudine di pranzare insieme e ci siamo concessi lunghe e divertenti chiacchierate.
Il tempo necessario per avere tra le mani un buon film non lo trovo mai tempo
sprecato! Anche i famosi tempi morti mi servono per entrare in contatto con la
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Riguardo al tema di questo film, pensi che è un tema particolarmente attuale oggi?
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di essere una persona aperta e tollerante, ma in effetti non vivo in un mondo dove
ci sono amici neri o amici gialli.. vivo nel mio mondo e tollero il resto. Pure per
questo è un film utile, che fa riflettere sui luoghi comuni e sulle difficoltà che ha il
pensiero a passare attraverso il cuore.
Nel film la tua famiglia è interpretata da Branciaroli, Bonaiuto, Saponangelo. Come è stato
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recitare con loro?
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ambito teatrale e cinematografico. Temevo che avrebbero avuto difficoltà a
relazionarsi con una neofita come me. Invece ho trovato una totale disponibilità da
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quelle che sguazzano nella formalità ma inciampano spesso nei luoghi comuni più
imbarazzanti.
E come ti sei trovata con Eriq e Aissa?
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Poi abbiamo coniato un nuovo tipo di linguaggio e ho iniziato a conoscerli. Aissa ha
sempre un atteggiamento solare e malinconico, mentre Eriq è un uomo festoso e
incredibilmente ironico. Un set direi fortunato da questo punto di vista!
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La scena più divertente del film per me è in assoluto la prima; una scena di coppia,
in cui io e Carlo dovevamo parlare di cose nostre ma sempre con un filo di tensione
mal sopita. Io sparecchiavo e riapparecchiavo freneticamente mentre Carlo mi
seguiva rubandomi gli oggetti dalle mani. Invece la scena più difficile è stata quella
in cui faccio la scenata a Carlo quando scopro la sua relazione con Nadine; avevamo
deciso di non fermarla e di farla tutta di getto tirando fuori molto di noi, facendo
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Potresti parlarci del tuo personaggio?
Il mio personaggio si chiama Nadine, è senegalese e fa parte della borghesia
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uta in Senegal ma ha studiato in Belgio dove ha incontrato suo
marito Bertrand. Insieme hanno deciso di trasferirsi in Italia. Nadine è figlia della
cultura africana, ma allo stesso tempo ha assorbito anche quella europea.
Qual è il suo rapporto con la cultura occidentale?
Nadine è una donna curiosa, che ha voglia di andare al di là dei confini e delle
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Quindi Nadine vive in questo Paese come una straniera, frequenta unicamente la
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andare al di là, ma lo sguardo degli italiani non è facile da sostenere –lo scrive
anche nel suo diario - il fatto di essere nera, la fa sembrare un fantasma esotico e
niente più. Nadine è vittima di certi stereotipi, ma vuole superare delle barriere e
prova dei sentimenti di attrazione ma anche di paura, quindi emozioni ambivalenti,
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Qual è stata la tua prima impressione quando hai letto la sceneggiatura?
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dialoghi, associati al messaggio importante che il film porta avanti. Il tema delle
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Un soggetto simile in Italia è una novità, in Francia invece?
Stranamente potrebbe essere un soggetto originale anche in Francia. Ne discutevo
con un amico attore originario delle Antille: è davvero strano e divertente il fatto
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proveniente da un ceto agiato, con la stessa posizione sociale, ma di etnie e culture
differenti, e il tutto sarebbe giocato sul piano della commedia sociale e romantica.
Eppure in Francia non è mai stata fatta una cosa del genere.
Conoscevi Eriq? Avevate mai recitato insieme?
Conosco Eriq da moltissimo tempo, ci incontriamo spesso a Parigi, abbiamo recitato
insieme solo in un cortometraggio. Per farla breve, avevamo molta voglia di
lavorare insieme ed è stato bellissimo poterlo fare qui.
E cosa pensi di Fabio?
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molto velocemente, e fa un sacco di battute che giocano sugli equivoci e con le
parole. Fortunatamente parla anche inglese, così abbiamo potuto comunicare e ho
cominciato a conoscere una persona molto divertente, viva. Non so in che modo la
nostra coppia appaia sullo schermo ma credo che traspaia una certa sincerità come ha anche detto Cristina. Crediamo a questa coppia, al loro incontro fortuito, ai
loro problemi, alla passione che li travolge.
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simpatica, canta benissimo, per di più era la sua prima esperienza come attrice ed è
stata bravissima.
Conoscevi già Cristina Comencini?
Non personalmente. Avevo sentito parlare di lei ma non conoscevo la sua
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stessa sa precisamente ciò che vuole, è disponibile, umana. Quando sono venuta a
Roma per i provini - non ero mai stata in Italia prima e mi sono letteralmente
innamorata di Roma - ho avuto la fortuna di essere scelta per il ruolo di Nadine.
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affrontando il tema del razzismo, e illustrando i clichés tra bianchi e neri, il rischio
era che tali stereotipi potessero produrre un effetto controproducente al film stesso.
A tal proposito Cristina ed io abbiamo avuto dei dibattiti molto accesi, ma immagino
che lei - come me - s
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prima del film. Ci vuole moltissimo impegno a lavorare in una lingua che non è la
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tua, poiché il cervello ha tempi di reazione diversi e ciò implica uno sforzo enorme,
senza contare lo stress e la paura che un attore ha prima di girare un film e durante
le riprese. Ma allo stesso tempo, devo dire che è stato più facile per me esprimermi
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Cosa pensi che questo film possa apportare al di là del tema del razzismo e della tolleranza
affrontato con un tono leggero?
Io non conosco molto la società italiana, sono rimasta qui solo due mesi ed è un
periodo troppo breve per capire una cultura e tutte le sue sfumature. Ciò che ho
potuto costatare parlando con alcune persone che ho conosciuto è che per la
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poiché nel film due degli interpreti principali - io ed Eriq - sono africani ma non sono
immigrati senza permesso di soggiorno. Sono dei borghesi, intellettuali, benestanti.
Queste persone esistono anche nella realtà, vivono in Europa, viaggiano e hanno
una vita normale. Penso che questo possa già fare la differenza e smuovere
qualcosa nello spettatore.
Qual è la sensazione che ti lascia questa esperienza?
Ho avuto molta fortuna, perché di ruoli come quello di Nadine non ce ne sono molti.
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a poco a poco nel film, a piccoli passi, è un personaggio che ha moltissime
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associazioni, etc., ed ha anche il compito di radunare dei medici che lo aiutino nella
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grazie al lavoro che svolge, è molto integrato, moderno e coinvolto nella vita
romana e italiana in generale.
Che impressione hai avuto quando hai letto la sceneggiatura?
Diciamo che mi sono abbastanza rivisto nella storia in generale, anche perché ci
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che tali stereotipi esistano qui, dove la gente è meno abituata a vedere degli
stranieri. Certo, dal punto di vista storico e culturale la Francia ha un legame con la
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con i toni della commedia) mancava nel panorama cinematografico francese. Sei
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Ci sono stati film che avevano come protagonisti coppie miste che si sono
incontrate e innamorate; ma si trattava di film cupi, mentre Bianco e Nero è una
commedia che parla della vita, con i suoi alti e i suoi bassi, le gioie e le difficoltà.
Credo che un film del genere potrà educare e sensibilizzare sia il pubblico italiano,
sia quello francese (che avrebbe dovuto vedere un film così già diversi anni fa).
Poiché sia i bianchi che i neri hanno gli stessi sentimenti e le barriere razziali non
possono impedire di innamorarsi,div
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Qual è stato il tuo rapporto con Cristina Comencini? La conoscevi già?
Conoscevo i film di Cristina, li avevo visti a diversi festival europei e internazionali. Il
suo ultimo film, La bestia nel cuore è uscito in Francia con delle critiche molto
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per questo ero curioso di vedere come lei avrebbe affrontato il tema del film in
chiave più leggera. Cristina è una donna così intelligente, ironica, brillante, e mi
sono subito detto che dovevo darle piena fiducia e farmi trasportare in questo
universo fatto di attori neri che non avevano mai recitato in italiano, e di attori
bianchi che non avevano mai lavorato con attori neri, e di situazioni sempre in bilico
tra il tragico e il comico in cui non sappiamo se ridere o piangere.
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proprio questa abitudine mi ha aiutato a imparare più lingue, anche se ho dovuto
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dalla troupe, con cui ero a stretto contatto, e parlavo in italiano.
Cosa mi dici di Volo e Angiolini?
Ambra e Fabio sono stati una bella scoperta. Sono aperti e disponibili. Ambra è una
donna molto sensibile, aperta, pronta a cogliere qualsiasi sfumatura, qualsiasi
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Fabio poi ha una dote innata per la commedia, qualità che non tutti gli attori hanno,
- bisogna ammetterlo –è molto raro avere il senso della commedia.
Qual è stata la scena più divertente che ha recitato nel film?
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ciò che io sento, quindi la scena era facile perché era come se avessero scritto quel
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In realtà la scena più difficile è sempre quella che devi ancora girare; una volta
girata, ti dici che non era così difficile come pensavi! Per me il cinema è così: ogni
scena è una nuova sfida e una nuova avventura e non sai mai cosa ti aspetterà.
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qualcosa di magico in questa città.
Le recensioni
Tirza Bonifazi Tognazzi –myMovies.it
Elena è devota alla sua attività come mediatrice culturale tra gli africani e le istituzioni italiane, ma
inconsciamente spera che il suo impegno possa in qualche modo espiare i pregiudizi razziali dei
genitori borghesi. Il marito Carlo non condivide il suo stesso entusiasmo e non ama accompagnarla
alle serate benefiche promosse dall'associazione perché si sente fuori luogo. Finché non conosce
Nadine, l'affascinante moglie senegalese del collega di Elena, e se ne innamora. Bianco e nero si
scontrano e si fondono nel nuovo lungometraggio di Cristina Comencini che sceglie la commedia
per invitare il pubblico ad aprirsi al "diverso". Se il cinema può far ridere utilizzando con
intelligenza temi come la povertà, l'ignoranza, la corruzione, la mafia o la tossicodipendenza, è
giusto e pertinente che lo faccia anche con il razzismo. L'esercizio della regista però si ferma qui.
Vincolato rigidamente al titolo, il film non offre uno scambio culturale ma gira e rigira intorno a
clichè preconfezionati, sfruttando fino allo sfinimento il concetto di bianco e nero dimenticando che
esistono anche le sfumature. Persino Carlo e Nadine, seppur travolti dalla passione, finiscono per
parlare della diversità del colore della loro pelle, al punto da far pensare, quanto meno, a una
mancanza di idee in fase di scrittura. Teatro d'azione della relazione sentimentale dei due amanti
clandestini sono da una parte la Roma bene servita a tavola da cameriere nere e dall'altra la più
multietnica Piazza Vittorio con le mogli che perdonano ai mariti i tradimenti purché non siano
consumati con donne bianche. Nel tentativo di affrontare con leggerezza una problematica che
(purtroppo) è ancora profondamente radicata nella società, la Comencini crea una serie di
macchiette a discapito del film che appare anacronistico (sono lontani i tempi - e i canoni - di
Indovina chi viene a cena) e un tantino perbenista. Forse solo grazie all'interpretazione di Fabio
Volo e a un finale per niente scontato, Bianco e nero si solleva dalla mediocrità.
Aldo Fittante - FilmTV
Indovina chi viene a cena? Un bianco, una nera e un contorno che entra, inesorabilmente, in crisi.
Cristina Comencini ritiene Indovina chi viene a cena? di Stanley Kramer (1967) un film perfetto. La
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incentrata sostanzialmente sulla commedia contemporanea dai toni dolci e amari. Per chi non lo
ricordasse, la pellicola con Spencer Tracy, Katharine Hepburn, Sidney Poitier e Katharine Houghton
raccontava del parapiglia seminato in una famiglia borghese bianca allorquando la figlia presentava
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scomodo coi tocchi leggeri del suo genere preferito, si perde. Scontando probabilmente una
confusione ideologica che traspare inconsciamente da certe situazioni, da talune scene. Come se
non sapesse davvero come muoversi di fronte alla travolgente passione che investe Carlo e
Nadine, coppia contro le abitudini.
Massimo Lastrucci - Ciak, dicembre 2007
Storia di corna con complicazioni razziali. Il simpatico Fabio Volo riesce nell'impresa di sfasciare
due famiglie. Ben maritato con la ricca Ambra Angioiini, votata alla causa dell'Africa, si invaghisce
della fulgida senegalese Aissa Malga (ma se era solo carina e un po' meno di classe tutto questo
sarebbe accaduto?), a sua volta sposa del collega della moglie, l'intellettuale Eriq Ebouaney.
Cristina Comencini cerca nella simmetria delle situazioni la chiave per mettere in scena una critica
al razzismo strisciante collettivo, magari nascosto dalle migliori intenzioni. Questo non le evita i
rischi della commedia con messaggio; in più i due protagonisti italiani (gli appassionati Angiolini e
Volo) ancora non posseggono le astuzie del mestiere in grado di reggere il gioco e provocare
suggestioni impreviste. Lampi di classe vengono in compenso dal navigato cast di contorno, il
gustoso Franco Branciaroli tontamente e tronfiamente razzista involontario, una deliziosamente
signora snob Anna Bonaiuto e Katia Ricciarelli, capace di rivelare imprevedibili spessori passionali
al ritratto di una mamma italiana da stereotipo.
Alberto Crespi - l'Unità, 11 gennaio 2008
Non si può certo dire che il cinema italiano abbia una lunga tradizione di film «interetnici», a meno
di considerare tali i kolossal coloniali del cinema fascista. Bianco e nero, scritto da Giulia Calenda,
Maddalena Ravagli e Cristina Comencini (quest'ultima, naturalmente, dirige), è quindi un film
«quasi» inedito. Le virgolette intorno al «quasi» sono d'obbligo, perché qualche commedia
all'italiana dove il tema dell'amore fra bianchi e neri veniva affrontato esiste. Chissà quanti
ricordano Faustino, opera prima del grande Luigi Magni in cui il tombarolo Enea (Renzo
Montagnani) conviveva con la nera Faustina, interpretata dall'americana Vonetta McGee? Quella
era un amore litigarello e proletario, in cui gli sganassoni prevalevano sui baci; Cristina Comencini
racconta invece l'amore «fou», folle e d'alto bordo che scoppia fra Carlo, esperto di computer, e
Nadine, impiegata all'ambasciata del Senegal. l due si conoscono grazie ai rispettivi consorti Elena
e Bertrand, che lavorano insieme in un'associazione benefica per aiuti all'Africa. Elena è la classica
borghese divorata dai sensi di colpa, Bertrand il tipico intellettuale che lavora sulla mediazione
culturale. A Carlo e a Nadine non importa nulla di tutto ciò, ma quando si conoscono scocca
un'irrefrenabile scintilla. Con la scusa di un computer da aggiustare, Carlo va a casa di Nadine e
nel giro di pochi secondi i due sono a letto insieme. Non sono però geni della dissimulazione:
vengono scoperti e, a sorpresa, i due «politicamente corretti» reagiscono nello stesso modo
viscerale, cacciando di casa i fedifraghi. Che si rifugiano dalla sorella di Nadine, nel variopinto
dedalo di piazza Vittorio; dove lei riscoprirà i pregiudizi neri nei confronti di chi va a letto con i
bianchi, e lui capirà cosa significa essere un «diverso» e sentirsi dire «torna a casa tua» da un
senegalese incazzato... Bianco e nero è una commedia di costume che viaggia a 100 all'ora: ha un
grande ritmo e un grande cast, in cui i due neri francesi (Aissa Maiga e Eric Ebouaney, attori che in
Francia vantano filmografie di 30-40 titoli) spiccano per talento, bellezza e credibilità. Fabio Volo e
Ambia Angiolini, per essere due «non attori», se la cavano fin troppo bene. L'unico difetto è
nell'ambizione di comporre un catalogo esaustivo dei pregiudizi reciproci tra gli africani e noi: il
copione risulta fin troppo zeppo e qua e là, da film «sui» luoghi comuni, Bianco e nero diventa film
«di» luoghi comuni. La speranza è comunque che sia un prototipo: e che ne vengano altri,
peggiori e - chissà? - migliori.
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Alessandra Levantesi - La Stampa, 11 gennaio 2008
Un triangolo bicolore, dove lui (Fabio Volo) tradisce la moglie (Ambra Angiolini) con una bella nera
(Aissa Maiga) sposata al compatriota Eric Ebouney, entrambi colti ed europeizzati. C'è una
provocazione in Bianco e nero di Cristina Comencini che, invece di farci la morale raccontando del
povero immigrato, mette in scena in chiave di commedia di costume le ambiguità di una borghesia
illusa di aver superato alla luce della ragione il problema razziale, mentre in realtà... Sullo sfondo di
una Roma felicemente colta nella fotografia di Fabio Cianchetti, la terzomondista Ambra scopre di
non essere pronta ad accettare l'adulterio del marito con una donna di colore. Ma non sarà che le
corna brucerebbero comunque? E l'attrazione di Fabio per Aissa sarebbe altrettanto intensa se il
rapporto non implicasse la violazione di un tabù ancestrale? Da persona seria, la Comencini non
pretende di dare risposte, si limita a imbastire le contraddizioni del cuore e della società con
divertimento e finezza senza perdere di vista le implicazioni amare. In un cast indovinato, con belle
partecipazioni di Anna Bonaiuto e Franco Branciaroli, spicca l'interpretazione interiorizzata di Volo.
Gian Luigi Rondi - Il Tempo, 11 gennaio 2008
Cristina Comencini si è ormai da tempo imposta fra gli autori più significativi del cinema italiano.
L'occhio spesso rivolto, con sensibilità e intelligenza, ai temi della famiglia. Ora con accenti lievi, fra
la commedia e l'emozione -"Matrimoni", "Liberate i pesci", "Il più bel giorno della mia vita"- ora
con piglio forte e risentito, tra le pieghe dichiarate del dramma; "La bestia nel cuore". Oggi non si
allontana da questi temi, ma all'ottica con cui li affronta aggiunge anche, con civilissimo impegno,
un'attenzione tutta particolare a un argomento di cui molto si parla anche se il cinema di rado se
ne occupa in ambiti familiari, quello del razzismo. Senza drammi, anzi quasi con ricorsi sottili alla
commedia, partendo, forte e decisa, da una vera e propria storia d'amore. Si comincia con una
coppia, a Roma, Carlo ed Elena, con figli piccoli. Lui si occupa di computer, lei gestisce una
organizzazione umanitaria in favore dell'Africa, coadiuvata da un intellettuale senegalese, anch'egli
sposato con prole. Ecco adesso che sua moglie, Nadine, incontra Carlo. Un gioco di sguardi,
momenti sospesi, attese dominate a lungo, sofferte. Poi l'esplosione, una passione travolgente,
sentimentale e sessuale, che li coinvolge entrambi, pur con molte esitazioni, e molti complessi di
colpa. Scoperti, vedranno inalberarsi i rispettivi coniugi, con drastiche rinunce ad unioni che,
evidentemente, messe alla prova non hanno retto. Ci sarà anche, sia per Carlo sia per la stessa
Nadine, un tentativo; sofferto, di tornare all'ovile, ma non durerà. Quell'amore li ha vinti e non li
lascerà più. Certo, c'è anche molto dolore, con scene furenti, lacrime, accuse, ma, attorno, mentre
il problema razziale fa la sua apparizione in modo quasi soltanto allusivo; pur nella sua precisione
di cronaca, quell'amore che domina su tutto è rappresentato quasi con levità, smussando gli
strappi, pur sempre presenti, e privilegiandovi in mezzo persino l'idea di un sorriso. Grazie anche
ad una galleria di personaggi solo in apparenza minori, due madri, un padre, amiche di amici,
rappresentati ognuno con il suo colore e il suo segno, specie quando è tra questi che si tende a far
emergere il problema del razzismo. Svolto, però, da una sceneggiatura e da una regia che sanno
restare delicate anche nei passaggi più incisi, riflessi poi da una recitazione che li esprime con
meditata esattezza. Carlo, dimesso, sommesso, dolente ma anche appassionato è Fabio Volo,
Elena, non capace di gridare alto ma con misura, è Ambra Angiolini, Nadine è con sensibilità Aissa
Malga. Non dimentico però, di sfondo, le due madri, Anna Bonaiuto e Katia Ricciarelli. Tra le chiavi
del film.
Silvio Danese - Quotidiano Nazionale, 12 gennaio 2008
Chi non sa che le donne nere sono considerate bombe sexy, che i bambini bianchi accusano i neri
perché non sono bianchi (e viceversa), che le nere vogliono essere bianche e che le bianche sono
razziste, che negli alberghi, nelle case borghesi, nei posti di lavoro si predica correttezza e si
razzola pregiudizio? Ci tocca una sorta di rassegna dei luoghi comuni, compiaciuta perché fornita in
chiave di commedia (l'illusione didattica, populista, dei «toni leggeri per un tema difficile») prima di
riuscire a estrarre qualche emozione coinvolgente e stimolante dal nuovo film di Cristina
Comencini, storia di adulterio tra un tecnico di computer bianco né attraente, né seduttivo (Volo,
ristretto a una «normalità» inerte), e un'impiegata nera ammaliante (la Maiga, sciolta e vera). Non
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si crede a quell'amore, non si crede agli attori bianchi, a partire da Ambra. Vincono i «negri».
Argomento eterno, che richiede profondità e freschezza, è trattato all'italica: la sceneggiatura
richiama il dibattito, il film una certa indifferenza. Ovviamente, come in televisione, si punta sul
dibattito... Avrà successo.
Maurizio Porro - Il Corriere della Sera, 18 gennaio 2008
Cristina Comencini ha nel suo Dna, come il padre Luigi, la volontà di mixare alto e basso,
commedia e dramma, ridicolo e tragico, come si vedeva nelle felici Due partite a teatro. È sempre
una questione di corna, quella che trova recapitata a domicilio l' attiva Ambra, che si occupa dei
mali d' Africa, quando il maritino, tecnico di computer ma ignaro di problemi di coscienza, prende
una cotta per la bellissima senegalese. La gente mormora, le famiglie soffrono, i piccini guardano.
Ma l' autrice ci vuole raccontare che tutti, non solo il papà Branciaroli colonialista del sesso, siamo
immersi nel piccolo tran tran del razzismo. Alle felici scene di gruppo con bimbe e suocere e Barbie
(bravissime Bonaiuto e Ricciarelli), si alternano momenti di passione a ritmo di Makeba, col cuore
di Fabio Volo che, alle prese con un uomo senza qualità, ne riesce a rendere benissimo il vuoto,
minato nel finale dalla scoperta dell' amore e del coraggio. Voto 6,5
Maria Rosa Mancuso - Il Foglio, 12 gennaio 2008
Basterà fare ammenda? O dobbiamo cospargerci il capo di cenere, metterci ginocchioni sui ceci,
allungare le mani per la bacchettata? Siamo pronti ad andare dietro la lavagna, con le orecchie
d'asino. Le meritiamo per tutte le volte che abbiamo invitato i registi italiani a dare un'occhiata al
mondo là fuori, oltre che al loro ombelico. Dopo aver visto Bianco e nero, siamo più che pentiti:
meglio che tornino alle due camere con cucina, ai drammi da salotto, alle bestie nel cuore. Borat
–che fu, e che non ritornerà, per insindacabile decisione di Sacha Baron Cohen –può permettersi
di riciclare battute come "le nere a letto hanno una marcia in più", seguita da "vogliono solo
intingere il loro cannolo bianco nella cioccolata", riferita a Fabio Volo che va a letto con una nera.
A Cristina Comencini il gioco non riesce, e il film invece di far ridere lascia stecchiti. Racconta la
storia di una ragazza che lavora per i poveri dell'Africa, e nel continente nero (sentire brutti
dialoghi è contagioso) vorrebbe andare in vacanza. A una conferenza piena di buone intenzioni,
nel giardino per fumarsi una sigaretta (scorrettezza politica equiparata alla parola negro), il marito
incontra una bella senegalese. Stacco sulla famiglia di colore, in pieno dramma: la figlia con i
capelli rasta vuole la Barbie sposa (e bionda); il padre attivista le spiega che anche le donne nere
sono belle. La mocciosa ribatte che lei non parlava di donne, ma di principesse. E principesse nere
non ne ha viste mai. Da qui in poi il film arranca, fino all'urlo di Ambra Angiolini moglie tradita: "Se
ti sei messo con una nera, un motivo ci sarà". La famiglia di lei manda avanti il cognato
picchiatore. Ma siccome ogni cultura ha le sue regole, le due reazioni vengono messe in parallelo.
L'Italia nello sfondo, descritta da sceneggiatrici che da tempo non salgono su un tram, è popolata
di ricchi bianchi con cameriere nere, e ricevimenti all'ambasciata del Senegal dove Fabio Volo viene
guardato così male che si finge cameriere per parlare con l'amata (certo, dove gli ospiti sono neri
la servitù è bianca, per questo le chiamano sfumature). Quanto alla polemica con gli sponsor, che
non hanno fornito un guardaroba firmato per gli attori di colore: ma i vestiti di scena non li
dovrebbe disegnare la costumista?
Roberta Ronconi - Liberazione, 11 gennaio 2008
Siamo nei quartieri alti di Roma, media borghesia con vita media. Elena (Ambra Angiolini) figlia di
ricchi cerca di placare i sensi di colpa lavorando per una organizzazione umanitaria che combatte
"la fame in Africa". Carlo (Fabio Volo) se ne frega dell'Africa e dedica le sue poche energie
riparando computer. In mezzo, una povera figlioletta di dieci anni straviziata. Ai lati, nonni e nonne
da cartolina colonialista. Ogni casella resterebbe al suo posto all'infinito se non intervenisse il caso
burlone a far innamorare Carlo di una bella donna nera, Nadine (Aissa Maiga), moglie del capo di
Elena. Bianco e nero nasce da una domanda piuttosto banale, ma non per questo meno plausibile,
che Cristina Comencini si pone al ritorno da un lavoro in Rwanda: «perché io e i miei conoscenti
non abbiamo amici neri?». Alla domanda, la regista romana fa seguire una sua piccola indagine tra
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amici e parenti. Quello che ne viene fuori è uno spaccato molto limitato, quello di un ceto ricco ma
non particolarmente acculturato, forte di pregiudizi mai scalfiti, vecchio e scontato nei
comportamenti. Con l'intenzione di fare una commedia in grado di aprire una breccia nel grande
pubblico, Comencini lascia giocare con una manciata di stereotipi due attor-giovani italiani di sicuro
richiamo, Ambra e Fabio Volo, che fanno la loro parte senza alzate di testa. Più interessante la
partecipazione senegalese, che vede in campo due attori di cultura francese, Aissa Maiga e Eriq
Ebouaney, alle prese con una sceneggiatura povera di sfumature e in cui si riconoscono poco.
Giustamente Ebouaney ci fa notare che il suo personaggio di uomo legato alla famiglia, innamorato
della moglie, buon padre e mammone, somiglia più a un italiano che a un senegalese di cultura
europea. Del resto, il livello è quello: il film non punta sulle contraddizioni della diversità, ma
sull'uguaglianza livellata dall'amore che supera ogni colore. Per non sbagliare, finale doppio. La
regia non offre spunti visivi né angolazioni prospettiche, lo schermo è piatto e televisivo. Sembra di
vedere l'uptown di "Butta la luna", fiction tv che offriva comunque maggiori sfaccettature sul tema.
Resta l'onestà dell'intenzione e una banalità non troppo offensiva. Cosa che non si può dire per
tutta la commedia italiana in questi giorni in sala. Quindi, se proprio si è costretti a scegliere,
perché non Comencini...
Roberto Nipoti - La Repubblica, 11 gennaio 2008
I film di Cristina Comencini escono tutti con un marchio di fabbrica riconoscibile: lo sguardo posato
sulla realtà e sensibile, civile, umoristico e serio insieme. Non fa eccezione Bianco e Nero, prima
commedia sentimentale interrazziale prodotta in Italia (negli Usa e in Francia se ne contano
parecchie, da Spike Lee a "Romuald e Juliette" di Coline Serreau) e scritta dalla regista assieme a
Giulia Calenda e Maddalena Ravagli. Sposata a Carlo, tecnico informatico, Elena fa la mediatrice
culturale. Più che un lavoro, lo sente come una missione: tanto da portarsi a casa le questioni
razziali facendone il leitmotiv della propria giornata. Durante una serata di beneficenza Carlo
conosce Nadine, nera e magnifica, nonché moglie di Bernard, l'intellettuale africano con cui Elena
collabora. La coppia bianca invita Nadine a portare i suoi bambini alla festa organizzata per la loro
figlia. Poi, complice un guasto al computer della donna, divampa la passione. Che diventa presto di
dominio pubblico, separando Nadine e Carlo dai rispettivi compagni. Per trattare un tema che
permane, dalle nostre parti, delicato, Comencini ha scelto la via migliore: lavorare sul simbolico,
sui modi in cui i membri delle rispettive etnìe simbolizzano il rapporto col (rispettivo) "diverso".
Semplificando, una sorta di diffidenza-attrazione per cui, ad esempio, il maschio bianco imprigiona
la donna nera in uno stereotipo erotico, o la bambina nera s'identifica nella bionda Barbie. La
scena più riuscita è quella della festicciola per bambini, tipico non-luogo globalizzato dove i genitori
appaltano l'affetto dei figli a clown e strozzapalloncini "professionali": Nadine e Carlo vi si sentono
ugualmente estranei, cominciando così ad avvicinarsi l'una all'altro. C'è un problema, però.
Preoccupata di non lasciare spazi opachi rispetto all'argomento, la sceneggiatura si sforza di tenere
assieme cose difficili da far convivere: oltre al simbolico, un elenco un po' didascalico di situazioni
"tipiche" dei rapporti interrazziali che fatica a integrarsi con le ragioni della commedia. Anche a
volerci vedere un film "meticcio", che nel caso non guasterebbe, il risultato è abbastanza
diseguale. Altro problema la scelta degli attori: che sono tutti simpatici, tutti piacevoli ma stentano
a fare équipe. Ad onta dell'assegno in bianco rilasciatole dal cinema dopo "Saturno contro", Ambra
Angiolini è confinata in un ruolo di cui non sembra molto convinta. Quanto a Fabio Volo, altro
personaggio televisivo "convertito" al grande schermo, la simpatia non basta a compensare il fatto
che tra lui e Aissa Maiga non scatti mai la "chimica" sessuale, soprattutto in una storia imperniata
sulla passione. I momenti più gustosi del film li offre il cast di supporto: con Franco Branciaroli, che
non sapevamo così spiritoso, nella parte di un razzista ontologico, quasi candido, incondizionato
estimatore delle bellezze dalla pelle nera; Anna Bonaiuto, che fa da par suo il personaggio di Adua,
madre-suocera zuppa di pregiudizi; Katia Ricciarelli la quale, proveniente dalla magniloquenza dei
palcoscenici d'opera, al cinema recita più vero del vero.
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Alberto Castellano - Il Mattino, 12 gennaio 2008
Da «La sconosciuta» di Tornatore a «Io, l'altro», da «Riparo» a «La giusta distanza», il cinema
italiano sta raccontando con storie drammatiche l'incontro-scontro tra culture diverse e il problema
dell'integrazione degli extracomunitari. Cristina Comencini, autrice sensibile alle dinamiche familiari
ma anche ai risvolti sociali dei plot (da «Zoo» a «Va' dove ti porta il cuore»), ha scelto la strada
della commedia che le è più congeniale. E ricorre al collaudato espediente dell'avventura
extraconiugale, solo che nel caso di «Bianco e Nero» a turbare l'equilibrio coniugale di Elena e
Carlo è proprio la bellissima nera Nadine, moglie di Bernard. Il rimescolamento progressista delle
due coppie, bianca e nera, nato sulla base della solidarietà professionale (Elena e Bertrand
lavorano per la stessa organizzazione umanitaria nel campo dell'integrazione razziale), è rafforzato
dall'attrazione fatale tra Carlo e Nadine travolti da una furibonda passione. L'onestà intellettuale
della Comencini e l'invito a superare le barriere razziali, trovano la forma di una commedia nella
quale però la percezione del familiare meccanismo adulterino prevale sulle nobili implicazioni
socioculturali. Fabio Volo e Ambra Angiolini ce la mettono tutta per sottrarre personaggi e
situazioni ai cliché.
Silvana Silvestri - Il Manifesto, 11 gennaio 2008
Diva senegalese incontra Fabio Volo. Invece del classico: «sgorbio, sparisci!», più spiritosa di
Woody Allen, dà inizio a un film d'amore. Moglie di lui e marito di lei s'infuriano. Parenti, stretti o
meno, pure. Ma la passione trionferà? Unirà, al fine, l'anima semisensibile di un bugiardello,
inebriato dal poter dire finalmente, alla faccia di Malcolm X e della consorte formalista, «negra!»
(pensando di dire nigger) a quella di una dea dell'ironia e della magnanimità, ambasciatrice però
della negritude e del governo, poco immacolato, di Dakar? Forse sì, è cieco (no?) l'amore. E poi
l'alternativa sarebbero i loro due partner borghesi, «intellettuali-impegnati-e un po' ipocriti»...Più di
questa commedia Rai Cattleya, dal titolo orrendamente juventino - non sovversivo come
Nerosubianco di Tinto Brass - d'altra parte, senza termoinceneritori funzionanti per smaltire tutto
questo amianto, e diossina e camorra culturale che ci ammorba, non possiamo permetterci. La
love story accade nella Roma di oggi, tra clown, burattini, palloncini, furti, feste di compleanno e
Barbie (sponsor?), per i vari figlioletti, sia neri che bianchi. E, per i grandi, tra: Armani (sponsor?),
computer da riparare, immancabile vespetta, Amref da pubblicizzare, party diplomatici, vendette e
semi-vendette, nostalgie esotiche, stereotipi e contro-stereotipi che politicamente corretti o
scorretti pari sono (la «merda razzista», da riciclare, è la sostanza conoscitiva e il nemico di questo
film educativo, compresa l'allusione sciovinista, per un senegalese, contro un l'anglofono-palloso
film dello Zimbabwe). Non c'è però la vera cattiveria della commedia di costume di papà: le
indicazioni di percorso sono sempre medie, affinché azione e psicologie mai scandalizzino, e
battute (poche) e misfatti non siano né mostruosi né insostenibili. Cristina Comencini, per
riequilibrare finemente lo squilibrio «d'immaginario» tra sviluppo e sottosviluppo, utilizza due semiattori per i ruoli bianchi e due colossi internazionali, Aissa Maiga e Eriq Ebouyaney, per i ruoli neri.
Cioé Lumumba di Raoul Peck e la prediletta di Haneke e Tanner (e star di Bamako, di
Abderramane Sissako: servirà a distribuirlo?). Certo la domanda clou del film è interessante.
Perché abbiamo pochi amici neri, e viceversa? Se restituissimo il titolo di miss Italia alla
connazionale cui fu tolto; sbriciolassimo la Bossi-Fini; cancellassimo i debiti (è l'Africa in credito);
sminassimo la Libia e proiettassimo Il leone del deserto nelle scuole. chiedessimo scusa all'Etiopia
per i gas tossici e ai Somali per ciò che non abbiamo fatto e avremmo dovuto, ecco che forse
potremmo avere più d'un amico africano. L'amicizia è tra pari.
Cinzia Romani - Il Giornale, 11 gennaio 2008
C'era una volta la deliziosa commedia Usa Indovina chi viene a cena e l'impareggiabile duo
Hepburn-Tracy nobilmente chino sui problemi della propria bella figlia bionda, decisa a sposare un
negro, colto e prestante, però color cioccolata. Guai in vista per gli educati genitori bianchi
progressisti, risolti nel lieto fine democratico da fine anni Sessanta, con buona pace degli
spettatori, neanche sfiorati dall'idea che la ragazza potesse essere attratta, magari, dalla potenza
sessuale del dottore negro, perché avvinti da un'ottima recitazione e da una storia verosimile e
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commovente. Oggi c'è Bianco e nero, superficiale edufilm (pellicola, cioè, a sfondo pedagogico) di
Cristina Comencini, che narra la favoletta romana del tecnico informatico bianco, qualunquista e
qualunque (Fabio Volo) maritato all'attivista pro-Africa e scassaballe (Ambra Angiolini) e pronto a
mollare la casa ai Parioli, la figlioletta viziata e la moglie impegnata per mettersi con una splendida
donna negra, elegante nelle mises Armani e pantera a letto. Dov'è lo scandalo? Dove la lotta agli
eventuali tabù razzisti, sbandierati via Amref, l'associazione umanitaria sponsor del film, giudicato
culturalmente interessante, va da sé, dal ministero di Rutelli? Oggi che, sotto gli occhi di tutti,
ristagnano i veri problemi della nostra Africa, ossia la dolce Partenope morta di ecoballe, ci stucca
questa litania sui bimbi del Continente Nero; su quanto sia arduo avere, per compagna, una
bonazza di Dakar e su come si debbano chiamare i nostri simili, diversamente colorati. Certo, la
regista tendeva alla leggerezza della commedia all'italiana, ma per risultare lievi occorre essere
pesantemente attrezzati. Soprattutto di attori in grado di trasmettere un pathos, che non c'è.
Tullio Kezich - Il Corriere della Sera, 11 gennaio 2008
«Rassenschande» è una parola tedesca composta che significa «scandalo razziale». Inventato dai
nazi come usbergo della «Herrenrasse» (razza dei dominatori), il termine oggi è scomparso dai
vocabolari. Quanto a noi italiani, andammo alla conquista dell' Impero al canto di «Faccetta nera»,
solleciti però a vietare ai legionari ogni fraternizzazione con le belle abissine. Nell' Europa delle
dittature il confine fra Bianco e nero, per usare il titolo del film di Cristina Comencini, era insomma
un vero e proprio muro. Uno dei tanti muri che hanno cominciato a cedere sul progressivo
configurarsi della società multirazziale. Il processo sembra andare avanti in fretta, se si considera
che solo nel 1967 Indovina chi viene a cena provocò sensazione con Sidney Poitier che si
presentava in casa di Spencer Tracy e Katharine Hepburn da pretendente della figlia. E solo
qualche anno fa, nella popolare serie tv «24», si è visto un nero diventare un carismatico
presidente degli Stati Uniti: sembrava fantapolitica, ma se in novembre Barack Obama lo
diventasse davvero? Tuttavia innumerevoli problemi restano irrisolti, tanto che la Comencini può
formulare l' imbarazzante domanda: «Come mai noi bianchi non abbiamo nessun amico nero? E
come mai i neri non hanno nessun amico bianco?». Bianco e nero ci introduce nella Roma degli
africani trapiantati per scoprire che pur numerosi e rispettati vivono per conto loro; e questo non
solo nei quartieri popolari, ma ai livelli della borghesia agiata e della diplomazia. Se non ci fosse la
differenza del colore, l' attrazione fatale che scoppia fra il tecnico di computer Carlo (Fabio Volo) e
la senegalese Nadine (Aissa Maiga), felicemente coniugati rispettivamente con Elena (Ambra
Angiolini) e Bertrand (Eric Ebouaney), sarebbe un adulterio come un altro. Qui invece implica un
conflitto razziale, complicato dal fatto che Elena da impegnata terzomondista lavora a fianco di
Bertrand in un' associazione di assistenza all' Africa. Sullo sfondo, a far da cassa di risonanza, ci
sono i genitori e la sorella di Elena (Anna Bonaiuto, Franco Branciaroli e Maria Teresa Saponaro) e
la madre vedova di Carlo (Katia Ricciarelli), non molto diversi sul piano della sensibilità da com'
erano Tracy & Hepburn. Un' altra complicazione è costituita dalla figlioletta della coppia italiana,
che si rifiuta di fare amicizia con la coetanea di colore in un litigio protratto lungo tutto il film. Da
papà Luigi, Cristina Comencini ha ereditato il gusto di orchestrare i temi seri in chiave di
commedia. Scrittrice in proprio, la regista sa cogliere gli argomenti che l' attualità suggerisce e
articolarli in modo originale. Alcuni spunti del film sono delle belle invenzioni, vedi come Carlo
ricostruisce l' identikit di Nadine riparandole il computer; o vedi la festa di compleanno della bimba
bianca, con la piccola nera che le ruba la biondissima bambola Barbie; e ancora l' ironica parodia
della famosa scena di La dolce vita con Anitona e Marcello nella Fontana di Trevi replicata in
variante interrazziale. Il problema centrale è colto bene da Bertrand, l' intellettuale del gruppo,
quando si chiede perplesso che cosa ha guadagnato o invece perduto nel tentativo di fare breccia
in una cultura tanto lontana dalla sua. È una domanda destinata a restare senza risposta, in bilico
proprio come la sorte dei protagonisti incapaci di sciogliere il dilemma fra il ritorno all' ordine e gli
impulsi della passione. Pur avendo le attrattive di un film che intende soprattutto divertire, con
interpreti molto efficaci, Bianco e nero non si sbilancia in profezie su come potrebbe concretarsi la
tanto auspicata integrazione. Magari la ferita non è insanabile, ma chissà il tempo che ci vorrà per
approdare all' uguaglianza.
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