Sesto incontro della Scuola per Genitori – dott. Riccardo Tummi
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Sesto incontro della Scuola per Genitori – dott. Riccardo Tummi
DEVIANZA GIOVANILE, BULLISMO, RITI ESOTERICI: COME CORREGGERE? Sesto incontro della Scuola per Genitori – dott. Riccardo Tumminia venerdì 29.04.2011, aula magna Itis E. Barsanti, Castelfranco Veneto Con un approfondimento su alcuni tra i temi più scottanti del disagio giovanile si è concluso il ciclo di incontri della Scuola per Genitori con il Marchio Impresa Famiglia, organizzata da Credito Trevigiano e Confartigianato di Castelfranco, giunta alla sua quarta edizione. Affidata al dott. Riccardo Tumminia, dirigente della squadra mobile della Polizia di Stato, la riflessione proposta si è districata tra il fenomeno del bullissimo con le sue vittime e i suoi protagonisti, il ruolo e le dinamiche dei gruppi dei pari, le questioni legate al satanismo e ai riti esoterici. L'analisi del relatore, lo avevamo già apprezzato durante i precedenti incontri, è partita ancora una volta dall'osservazione pratica di ciò che accade tra i giovani oggi, per poi offrire alcune osservazioni sul ruolo degli adulti e sulle caratteristiche di una relazione veramente educativa con i propri figli. PREMESSA Stasera affrontiamo due temi importanti, differenti ma non completamente slegati tra loro, con un approccio che – come per gli altri incontri che ho potuto tenere in questa quarta edizione della Scuola per Genitori – parte dalla mia osservazione della realtà attraverso le indagini di polizia e il contatto diretto con i giovani di oggi, secondo le caratteristiche e l'approccio che è proprio di chi svolge il mio mestiere. Di questi argomenti, bullismo soprattutto, ma anche sette sataniche, si parla molto e sovente anche in modo improprio, specie in seguito a fatti di cronaca che lasciano quantomento basita l'opinione pubblica: strani furti nelle chiese, uccisione di animali, profanazioni... Senza contare tutte le volte che, dalle pagine dei quotidiani, apprendiamo dell'ennesimo episodio di bullismo tra i ragazzini a volte anche solo preadolescenti. IL BULLISMO Innanzitutto definiamo il bullismo, così da stabilire chiaramente cosa esso sia e cosa implichi, ma soprattutto per imparare ad escludere ciò che non lo è, e dunque avere corrette informazioni per la nostra analisi e il necessario discernimento che dobbiamo operare. Il bullismo è una particolare relazione tra bambini, tra ragazzi, che vede la presenza di atti di prevaricazione da parte di un soggetto agente verso un'altro subente. Questa forma di violenza deve essere caratterizzata per: − l'intenzionalità del gesto; − la persistenza, cioè la reiterazione. Vi dico subito che noi, forze dell'ordine, riscontriamo la presenza del bullismo già a partire dai 7 anni in su. Tuttavia è necessario fare molta attenzione per non incorrere nel rischio di definire atti di bullismo espressioni estemporanee di violenza di un bambino o di un ragazzo che, per un motivo di qualsivoglia tipo, ha una reazione aggressiva davanti ad un evento, una constatazione, una provocazione... Intendo dire che un fatto eccezionale di prevaricazione, non può in nessun caso essere scambiato per un'azione da bullo, perchè manca la reiterazione del gesto stesso. Inoltre, il bullismo presuppone che l'interazione tra i suoi protagonisti sia asimmetrica, cioè sia presente nella relazione un soggetto forte contro uno più debole, dal punto di vista fisico o psicologico. Non si tratta mai, dunque, uno scontro tra pari, perchè i ragazzi non si trovano sullo stesso piano. Con questo non voglio dire che di non preoccuparvi per un atto di violenza che vostro figlio può compiere, anzi, dovete assolutamente andare a fondo e capire innanzitutto i motivi che lo hanno generato. Tuttavia, il bullismo richiede che la vittima si trovi in una posizione di “minoranza”, ed è questo anche il motivo per cui vive con grande preoccupazione ed ansia la prevaricazione fisica o verbale: − perde stima e sicurezza in se stessa, − somatizza le proprie paure e non riesce ad affrontarle, − non vuole più andare a scuola, − non mantiene l'attenzione. Ecco dunque indicati alcuni sintomi per intuire se un ragazzo è vittima di azioni di bullismo. Desidero anche precisare che non si può far passare gli atti di bullismo per “ragazzate”; essi vanno presi sul serio come segnale esplicito di forti disagi. Tuttavia il bullismo non è una sottocategoria del reato penale – e dunque non affare della polizia di stato -. Insomma il bullo non è un delinquente, è un ragazzo che sta crescendo e che sta esprimendo in modo molto evidente una propria forma di accentuata difficoltà. Date tutte queste considerazioni, io credo che, per poter prevenire o intervenire, sia fondamentale conoscere bene il fenomeno di cui stiamo parlando, specie quando poi dobbiamo discuterne o segnalarlo agli insegnanti, agli educatori... per essere sicuri che non si tratti invece di comportamenti eccezionali che pur sempre vanno corretti. Tenete presente che, negli episodi di bullismo i “protagonisti” sono diversi: oltre alla vittima (di cui abbiamo tracciato poco sopra le caratteristiche), prendiamo in considerazione il bullo, di norma un ragazzo forte, attivo, con un evidente disagio personale, protagonista di azioni di violenza oppure anche semplicemente passivo, complice delle forme di prevaricazione di un compagno e, di fatto, sostenitore dell'aggressione. In questo panorama, non dobbiamo dimenticare “gli spettatori”, che assistono senza intervenire in difesa della vittima ed, in un qualche modo, diventano altrettanti complici dando riconoscimento e forza al bullo per continuare “giustificato” nel suo agire. Io dico che, assolutamente, nelle situazioni in cui sono presenti gli adulti, genitori di altri ragazzi, docenti, è necessario intervenire in modo risolutivo sulle violenze del bullo. In questa sede, mentre tentiamo di definire il bullismo, accenno solo ad un'altra sua manifestazione, il ciber bullismo (che passa attraverso la rete, internet, tutti i social network, le nuove tecnologie digitali, ed è molto pericoloso perchè purtroppo ciò che si scrive o si pubblica on line non può essere più cancellato). Ne abbiamo già parlato negli incontri precedenti di questa Scuola per Genitori, pertanto non mi soffermo molto sulle caratteristiche di tale fenomeno, evidenziando qui solamente che si tratta, molto spesso, di una forma di bullismo femminile che acquisisce caratteristiche proprie rispetto a quello maschile: il pettegolezzo sbandierato e reiterato, la diffamazione, il ricatto, la diffusione sul web di messaggi, foto, video, tutto materiale reso pubblico con lo scopo di denigrare ed offendere la vittima. COSA FARE? Non dobbiamo spaventarci davanti a queste situazioni, piuttosto è necessario rimanere vigili, saper cogliere gli indicatori, i sintomi che ci allertano rispetto alla presenza di episodi di prevaricazione o violenza, ed agire di conseguenza. Il bullismo, lo ribadisco, non è una forma di delinquenza; pertanto non può essere la Polizia di Stato a dover intervenire nelle scuole per risolvere questi problemi, perchè le scuole hanno tutte le risorse e gli strumenti per muoversi in autonomia, in modo incisivo ed educativo verso i ragazzi, specie se supportate da genitori collaborativi. E' evidente che, dove non si corregge, la situazione può peggiorare fino a sfociare in vere e proprie forme di delinquenza e dunque diventare di competenza delle forze dell'ordine. Voglio dire che è innegabile l'alto tasso di possibilità che un bullo non corretto diventi un delinquente (commetta reati penali come lo spaccio di sostanze, i furti, le piccole rapine...). Credo che, per risolvere le questioni legate al bullismo, sia necessario l'aiuto concreto dei genitori verso i propri figli, per renderli sempre più capaci di assumere comportamenti pienamente responsabili. La consapevolezza della propria responsabilità rispetto alle proprie azioni è il nodo cruciale del problema. Il bullo si corregge se si assume le sue responsabilità, cioè se prende coscienza di ciò che ha commesso, chiede scusa e decide di riparare al danno. Non è infrequente, purtroppo, vedere genitori che tendono a giustificare, “sempre e comunque”, l'operato dei propri figli, anche in questo ambito. E' quanto di più deleterio si possa fare nell'azione educativa. A volte solo per salvaguardare il buon nome della famiglia, oppure per incapacità o timore, o anche incuria e disinteresse, si evita di costruire il senso della responsabilità rispetto alle azioni che si compiono. Se i genitori non escono dalla logica dell'autoreferenzialità familiare, con umiltà, con spirito critico, non potranno mai far comprendere ai figli gli errori compiuti e l'urgenza di una riparazione che passa, prima di tutto, attraverso l'acquisizione di una coscienza responsabile e dunque matura. Da questo punto di vista appare evidente che anche il fatto di “chiedere scusa” per azioni sbagliate dei figli agli altri genitori o agli insegnanti... è davvero un'utile intervento educativo verso i ragazzi; appare loro chiaro che, a causa di comportamneti sbagliati, i genitori – scusandosi - assumono responsabilità sull'accaduto. Nessun genitore può ritenersi depositario di una saggezza assoluta. Dunque se “chiedere scusa” non diventa una azione fine a sé stessa o un atto dovuto e fornale, rappresenta un segno evidente di presa di coscienza. Sappiate che i nostri figli ci osservano e imparano da tutto questo. IL RUOLO DELLA FAMIGLIA Ovviamente si tratta di un processo che richiede tempo, ma non abbiate dubbi: i ragazzi sono come spugne, ci guardano e registrano ogni nostra parola, gesto, atteggiamento, azione. Ciò che noi possiamo fare è “sfruttare” questa loro attenzione nei nostri confronti per trasformare la famiglia in una scuola di umanità, dove si impara il rispetto, la dignità, la giustizia, la cura delle relazioni. A casa, prima che a scuola. Nella quasi totalità dei casi, il bullismo si verifica dove sono presenti situazioni di inadeguatezza o insufficienza educativa. Certo, ci sono storie famigliari anche dolorosissime, fatte di lutti, di assenze, di abnormi fatiche a seguire la crescita dei figli. Ma ci sono anche tante realtà di incuria, di disattenzione, di scarso interesse, nonostante la presenza dei genitori. Voglio dire che non dipende da una strana congiunzione astrale la responsabilità di episodi di bullismo, piuttosto si tratta di una seria questione educativa che riguarda anche i genitori. Per noia, disagio esistenziale, senso di vuoto, i ragazzi si riuniscono in gruppo e assumono comportamenti trasgressivi: usano sostanze, fanno i bulli, compiono azioni di vandalismo. A fronte di tutto questo diventa fondamentale, innanzitutto, un serio processo di interiorizzazione delle norme, che non sia una semplice elencazione ma piuttosto un percorso onesto e puntuale per comprendere: − ciò che è lecito e ciò che non lo è − e soprattutto che per ogni azione c'è una conseguenza. Questo processo di interiorizzazione si compie giorno dopo giorno, con costanza, esempio e sacrificio. Le regole, come i valori di riferimento – ogni famiglia ne ha – sono insegnamenti vitali per la crescita sana ed equilibrata delle giovani generazioni. Io credo che la migliore prevenzione al bullismo passi proprio per questa strada; si attivi insomma molti anni prima, quando i nostri figli sono bambini ed imparano, attraverso i gentori, ad uscire dall'egoismo, dal narcisismo infantile. Possiamo aiutarli molto alimentando le loro virtù sociali, il rispetto per gli altri, per sé stessi, per l'ambiente. Ho in mente tanti ragazzi che, per motivi diversi, arrivano da noi in questura, magari con orecchini ovunque sul viso, vestiti in modo improbabile. Vogliono apparire dei “ganzi”, dei forti, poi appena cominci a parlare con loro si commmuovono per concetti spesso elementari, raccontano di genitori assenti, di mancanza di gesti di affetto e di cura, di attenzione e ascolto nei loro confronti. Pertanto, il bullismo si può risolvere con metodi semplici, tanti e diversi, che presi uno per uno possono sembrare anche banali – e di fatto lo sono – ma in realtà sono la chiave per educare con sapienza i nostri figli. L'USO DEL TELECOMANDO Uno su tutti, l'utilizzo della televisione, l'uso del telecomando. Ci ritorno, nonostante ne abbiamo già parlato le volte scorse. Il telecomando è uno strumento essenziale per combattere il bullismo, certo non da solo e non l'unico, ma uno dei tanti mezzi che si possono mettere in campo, con intelligenza. Oggi i processi di culturizzazione passano attraverso i mass media e la televisione, pertanto non dobbiamo essere sprovveduti o superficiali perchè - per moltissimi versi l'azione della tivù non è assolutamente educativa. Anzi, spesso si fa promotrice di cattivi esempi. Se lasciamo che i nostri figli trascorrano da soli tante ore davanti alla televisione, seguendo per lo più programmi assurdi, con messaggi fuorvianti, e non li accompagnamo in un processo di discernimento e di consapevolezza, con spirito critico, rischiamo di far passare come “buoni” e “possibili” dei modelli che invece sono molto pericolosi: la negazione del valore della sobrietà; l'eccessiva sessualizzazione di ogni comportamento; la violenza. Non sono atteggiamenti normali, questi. GIOCATTOLI E SESSUALITA' Anche l'acquisto di un giocattolo rappresenta uno strumento importante per insegnare dei valori ai bambini. Ci sono giochi con chiari messaggi del tipo che indicavamo poco più sopra; e noi, genitori disattenti, pure li acquistiamo per far felici i figli! Compriamo alle bambine bambole che vestono in modo osceno, direi da prostitute, con seni prorompenti, truccatissime e tacco 12, forme di seduzione spaventose a cui abituiamo l'immaginario delle nostre figlie. Alla fine, ci abituiamo a tutto. Non può apparirci strano se poi i dirigenti scolastici si lamentano per il modo provocatorio e succinto in cui vestono le ragazzine, per i loro atteggiamenti spesso troppo ammiccanti, perchè questo comportamento rientra evidentemente nel processo di assuefazione dove tutti siamo inseriti. Non ci scandalizziamo più, anzi ci appare normale. E, sempre a proposito di questi messaggi, cosa dire delle indagini di polizia che fanno emergere un uso commerciale del corpo, anche da parte di ragazzine di 14-15 anni che per una ricarica del cellulare o una maglietta alla moda da pochi euro praticano atti sessuali con adulti di 30-40 anni? Ci scandalizziamo oppure no? Forse dovremmo preoccuparci molto se non ci scandalizzassimo più. Se non ci rimanesse in bocca una terribile amarezza. Se non provassimo un profondo senso di impotenza. E' vero che è difficile invertire la rotta di questa deriva, ma non possiamo tirarci indietro. E' complicato anche perchè a ciascuno sembra di essere da solo a non comprare un certo giocattolo, ad imporre degli orari per la televisione, a non consentire l'acquisto di determinati abiti mentre tuo figlio di rinfaccia: “Il mio amico si, io no. Perchè?” Il problema è proprio questo, è creare un circuito virtuoso e agregativo in un processo di renidirizzamento culturale che nasce dalla buona volontà delle persone e che, è pur vero, si scontra con le armi impari della televisione, così suggestiva, così convincente per la massa. Siate consapevole che la tivù, con tutti i suoi messaggi e i suoi modelli di riferimento, risponde unicamente ad esigenze di massimizzazione del profitto commerciale. Nient'altro. Volete un altro esempio, un'altra regola per educare bene i vostri figli? A pranzo e a cena si mangia insieme, non davanti alla televisione che tende ad ipnotizzarci. Inoltre, tenete bene in conto che il processo tecnologico oggi va usato in modo intelligente, per non diventare schiavi del telecomando o di internet, altrimenti si ritorce contro di noi. I VALORI E LE REGOLE Se i ragazzi non capiscono che la felicità non dipende solo dalle condizioni economiche in cui si trovano, quale società costruiremo? Verso dove stiamo andando? Non voglio certo parlare delle fatiche e delle preoccupazioni di chi non trova lavoro, di chi lo perde per la crisi economica... perchè indubbiamente questi sono problemi molto, molto seri. Dico però che i giovani devono assumere consapevolezza sul fatto che i nostri stati d'animo, specie la felicità, non sono sempre legati all'aumento del reddito. Se così fosse, allora, tutti i figli dei ricchi sarebbero felici.. ed invece sappiamo bene che “è tutta un'altra storia”, che ci sono tanti ragazzi di “buona famiglia” con grandi drammi interiori, disagi, tentativi di suicidio; fanno uso di sostenze, compiono azioni sconsiderate. Quando però un ragazzo cresce in un ambiente confortevole, dove si offre ampio spazio al dialogo, al confronto, all'ascolto, all'accoglienza e al rispetto per sé e gli altri, non avrà alcun problema serio di relazione con gli altri, specie con il bullismo, perchè ha interiorizzato i valori e le norme di riferimento. Facciamo un esempio: al ristorante, due famiglie. Una con figli scatenati, ne combinano in continuazione, non stanno fermi mai, disturbano gli altri commensali. L'altra con figli a modo, seduti composti a tavola, non un gesto fuori luogo, non un urlo. Direi che ci sono dei limiti per ciascuna delle due situazioni: da un lato bambini abituati a fare tutto ciò che gli garba, senza regole, senza un contenitore che li limiti; dall'altro bambini troppo precisi, quasi “impacchettati”, rigidi, più incerti nel riconoscere e definire quali sono i loro diritti. Semplificando, ma per capirci, nel primo caso potrebbero rischiare di diventare dei bulli, nel secondo delle vittime. Dobbiamo essenzialmente esercitare i nostri figli all'assertività, rendendoli capaci di discernere le azioni buone da quelle cattive; solo così sapranno diventare adulti, scegliendo con consapevolezza nelle occasioni quotidiane della vita. L'eccessivo permissivismo, così come l'eccessivo conservatorismo, non possono in alcun modo essere ingredienti utili per una buona educazione, quanto piuttosto per creare le condizioni di diventare vittime e prevaricatori. I RITI ESOTERICI In queste condizioni, di noia, di vaghezza, di vuoto interiore, di scarsi ideali, può capitare che i ragazzi di associno a gruppi esoterici, dunque occulti, nascosti, segreti. Sono molto attirati da tutto questo che suscita in loro una forte curiosità. Voglio dire fin da subito che, se i nostri figli non vengono seguiti nella loro ricerca di senso dell'esistenza, di scoperta del mistero della vita, accogliendo ed indirizzando le domande che si pongono inevitabilmente fin da preadolescenti, possono prendere e percorrere strade molto pericolose. L'avvicinamento ai gruppi satanici e alle pratiche esoteriche nasce da una viva ricerca di senso sull'infinito, che a tutti – ad ogni generazione – appartiene: “Chi siamo?” “Da dove veniamo?” “Dove andiamo?”. Chi non si è mai posto queste domande? Per i giovani è facilissimo imbattersi nelle sette, specie su internet. Ed è molto semplice venire a contatto con questi gruppi, normalmente formati da qualcuno che approfitta delle situazioni per motivi di ordine economico. In Italia se ne contano circa 8.000 di diverso tipo: di matrice magica esoterica, oppure psichica, o ancora pseudoreligiosa. Nella maggior parte dei casi il “capo” sfrutta le difficoltà degli adepti per arricchirsi. Tra le sette che attirano molto i giovani ci sono quelle sataniche. Innanzitutto, io dico che è necessario un forte senso critico per affrontare tali fenomeni, provare anche ad esplorare certi percorsi ma avendo ben chiaro il limite (dove e quando smettere). Di solito i ragazzi cominciano per gioco, per divertimento, per una qualche forma di trasgressione. Entrando in questi circuiti però, diventa sempre più difficile fermarsi. E, come vedrempo, anche uscirne è complicato. Le sette sataniche sono ispirate alla filosofia del satanismo, in pratica all'unica regola del “fai ciò che vuoi”. L'idea di fondo è che non ci possa essere nessuno in grado o nelle possibilità di dire cosa bisogna fare e cosa non bisogna fare, soprattutto che possa giudicare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Di norma, questi messaggi sono veicolati attraverso testi di canzoni di rock satanico, con una musica martellante che non lascia scampo. E' un invito martellante ad abbracciare la cultura satanista. L'obiettivo, di fatto, è quello di ribaltare la cultura cattolico-cristiana, e non a caso uno dei simboli maggiormente usati è la croce capovolta. Si vuole sovvertire l’ordine sociale, sostituito dal disordine ad ogni livello e dall’assoluta mancanza di regole proprio perché l'unica regola che si dà il gruppo è quella di fare ciascuno ciò che gli pare. Questa è l’essenza del satanista. Dunque un ragazzo non strutturato, che ancora non ha elaborato uno spirito critico, se si lascia suggestionare ed entra a far parte di una setta di questo genere, va incontro a problemi non certo di poco conto. Anche i rituali sono terribili: si consumano atti di dissacrazione dell'eucarestia cattolica; episodi di messe nere; sacrifici di animali; anche orge. Tra le diverse forme di satanismo dobbiamo distinguere quello personale, di coloro che credono nell'esistenza di Satana; quello impersonale, che si rivolge soprattutto al cosmo; e quello acido, che affascina i ragazzi dai 15 ai 24 anni. Voglio anche dirvi che, per essere satanisti, non è tuttavia necessario credere a Satana; basta sposare la filosofia del “faccio ciò che voglio e nessuno può dirmi nulla!”, sovvertendo in particolare i valori del cristianesimo con blasfemie di vario genere. Nel contesto di queste ritualità, profanazione dell'ostia, messe nere, sacrifici di animali, si verifica un uso sconsiderato di sostanze stupefacenti e di atti sessuali e orge (che, sempre nella filosofia satanista, dovrebbero permettere di sprigionare l'energia necessaria per aprire a coloro che vi prendono parte, un canale di contatto diretto con Satana). Non siate superficiali, episodi di questo tipo capitano anche qui da noi, anche a Treviso. Non avete mai letto su un giornale di furti di oggetti sacri, che non hanno alcun valore economico ma unicamente simbolico? Di animali ritrovati morti ma in condizioni agghiaccianti, vittime di sacrifici assolutamente cruenti e perversi? NO ALL'INDIFFERENZA Ecco che, allora, davanti a questo scenario, mi pare importante ribadire come sia necessario non rimanere indifferenti dal punto di vista religioso e della ricerca di senso dei propri figli. Non lo sono i ragazzi (che solo apparentemente se ne fregano), non possiamo esserlo noi. L'indifferenza religiosa familiare può far prendere strade di ricerca di spiritualità “fai da te”; di una religione privata dove ognuno sceglie ciò che vuole come più gli piace. E, appunto, se non vigilate, potrebbero essere strade molto pericolose. Parlate con i vostri figli di spiritualità e di Dio, loro ne hanno estremo bisogno. Non tanto per convincersi ad essere cristiani, ma per indagare insieme il significato profondo delle cose e dell'esistenza. Se loro non trovano delle risposte lungo le strade tradizionali, se le vanno a cercare in pseudofedi molto più pericolose, che li allettano, li ammaliano con la trasgressione e con forti scariche adrenaliniche. CHE FARE? Non è, in nessun caso, un problema da sottovalutare. E' una devianza spirituale. Come si può correggere? Innanzitutto essendo preparati e non facendosi trovare spaesati, inconsapevoli, senza informazioni. Perchè altrimenti vi cadrà il mondo addosso e voi direte: “Ma siamo proprio sicuri?” “Ma cosa abbiamo fatto di male?” “Abbiamo dato loro tutto”.... Tutto cosa? Se i beni spirituali se li sono andati a cercare tra le sette... D'altra parte, dovete anche tenere conto che i capi di questi gruppi si scelgono gli adepti tra coloro che vivono spesso situazioni di profonda vulnerabilità, perchè sono maggiormente deboli e dunque ricattabili: chi ha vissuto un lutto, chi non ha sostegno da parenti o amici, chi si trova in un fallimento, economico, di relazione.... Io dico sempre che i satanisti, e i bulli, sono ragazzini orfani di genitori vivi. E questo è molto, molto grave. Torno a ribadire, dunque, che come genitori dobbiamo assumerci la responsabilità dell'educazione dei nostri figli; e se decidiamo di rovinarli con atti di puro egoismo, poi non ci dobbiamo lamentare se crescono bulli o adepti di qualche setta satanica. E' una regola quasi matematica: dove ci sono problemi di disagio minorile, fino a sfociare nella devianza, alle spalle si trovano situazioni di profonda inadeguatezza educativa, dove i ruoli sono confusi (e non solo collegati al genere), con genitori incapaci di essere solidi, testomoni di valori nelle scelte della vita quotidiana. Il padre faccia il padre; la madre faccia la madre; non si scambino i ruoli. E si assumano la responsabilità che il loro ruolo educativo richiede. Noi adulti siamo chiamati ad essere coerenti, per non combinare guai nell'educazione dei nostri figli. I bambini e i giovani ci osservano, lo dicevamo prima, dunque ci chiedono impegno e onestà, anche se non è sempre facile, anche se richiede sacrificio. Lo ripeto: Non possiamo dire loro: “Non fumare” e poi noi accenderci una sigaretta dietro l'altra; oppure “Non usare il telefono in automobile” e poi fare il contrario. Non funziona così. I ragazzi vanno abituati ad una libertà responsabile, cioè ad esercitare la loro libertà con coscienza e in modo critico, distinguendo un atto buono da uno cattivo, e senza ipocrisie. Certo, nessuno di noi è perfetto e non compie errori, però alcune carenze sarebbe proprio meglio non averle. Vi faccio un altro esempio: assistiamo ogni giorno, dalle immagini che ci consegna la televisione, allo sbarco di tanti migranti provenienti dall'Africa, fuggiti da guerre, fame, povertà, o anche solo alla ricerca di condizioni di vita migliore. Se noi a tavola, mentre mangiamo un abbondante piatto di pasta, diciamo quasi con noncuranza: “E chi se ne frega, se questi muoiono nella traversata del Mediterraneo, oppure di fame...” poi i nostri figli vanno a scuola e davanti ad un ragazzo immigrato cominciano a prenderlo in giro, poi ad offenderlo, poi a fargli subire atti di prevaricazione (ce ne sono di tante forme diverse, non solo fisiche, ma anche verbali). Voi credete che i figli non si sentiranno legittimati, per aver – di fatto – imparato questo messaggio a casa? Siamo sempre portati a pensare che per ogni male c'è una medicina che ci guarisce, ma forse, stavolta, su questioni così importanti – e gravi – come il bullismo e il satanismo, dovremmo interrogarci sull'origine di questi mali e non cercare una soluzione unicamente medica (= rivolgersi allo psicologo), ma prima di tutto guardare al nostro stile educativo, alla testimonianza che noi, ogni giorno, abbiamo consegnato ai nostri figli. Il sintomo non è mai il cuore del problema, noi siamo chiamati ad andare ad indagare il centro, per trovare delle soluzioni. Siate consapevoli che bulli non si nasce, si diventa. Certo, le cattive amicizie contano molto, però io credo davvero che la chiave di volta stia in famiglia. Vorrei dire un'ultima parola su come si entra in questi gruppi satanici: si comincia ascoltando musica rock satanica, poi si legge con attenzione il testo, si cerca in internet, si entra in contatto con il satanismo, nelle chat, nei forum, e nel giro di poco ci si dà appuntamento e ci si incontra. Poi, quando si fa parte di un gruppo satanico, è difficile uscirne perchè la mente viene manipolata e sono usano diverse forme di suggestioni psicologiche. Inoltre gli associati sono molto attenti ai segnali di chi desidera staccarsi dalla setta. Cominciano allora ad insinuare: “Non hai fede...” “Non ti impegni abbastanza...” “Non è il caso...”. Di norma accade che, purtroppo, la persona dopo questi “lavaggi del cervello” si sottopone in modo ancora più supino al capo, anche sotto minaccia di ricatti che coinvolgono familiari, amici... A questo punto siamo dentro a forme di delinquenza di gruppi che sono perseguibili penalmente per fatti gravi. I satanisti non vivono insieme in comunità, per lasciare ad ogni componente della setta l'impressione di essere libero e non costretto. Tuttavia – coma abbiamo avuto modo di vedere - basta un cenno del capo per sottomettersi alla sua volontà. Egli agisce di norma per perversione, per denaro, talvolta perchè crede realmente in Satana. Purtroppo, il satanismo purtroppo porta all'annullamento dell'identità della persona. Nel dibattito che ha seguito l'intervento del dott. Riccardo Tumminia, il relatore è stato sollecitato a riflettere ancora sul ruolo della famiglia, sull’importanza di affidare ai figli dei compiti in casa e di richiedere il loro impegno, sul senso dell’educare e sull’impressione del fallimento dell’azione educativa dei genitori, sulla musica satanica ascoltata dai ragazzi. In merito al primo punto. Io credo che il nodo fondamentale, il cuore del problema rispetto all'educazione dei figli, al loro mancato rispetto dei ruoli, degli impegni presi, delle responsabilità, riguardi più complessivamente il tema della libertà (o presunta tale) che i genitori credono di concedere - magari in buona fede - ai propri ragazzi… Il più delle volte, a me pare, che non si tratti veramente di libertà, quanto piuttosto di non cura, di scarsa attenzione nei loro confronti. La libertà non può non andare strettamente connessa con il rispetto delle regole, in famiglia e nel vivere sociale, con l'assunzione di responsabilità, con la capacità di gestire la propria vita in modo consapevole. Sento spesso dire che in famiglia non c'è tempo per seguire i figli e che, comunque, ai figli va concessa una buona libertà proprio per imparare a gestirla. Attenzione al fatto che questo non sia piuttosto un alibi! Educare i propri ragazzi significa accompagnarli nel loro percorso, stargli vicino, imparare ad essere anche autorevoli oltre che accoglienti (in un giusto mix). Se non hanno una personalità strutturata, crescono in balia delle situazioni avverse. E nella società dei rischi, quale è la nostra, l’insicurezza e il pericolo sono elevati. Tutti dicono di non avere tempo. Ma sarà vero? Io mi permetto di sottolineare che, senza dubbio, oggi il nostro stile di vita è più frenetico, siamo tutti più trafelati rispetto al passato... forse c'è meno tempo di quando la società non era industriale ma agricola (dove però non erano di poco conto anche le inadeguatezze educative!). Ma questa mancanza – ce lo siamo detti ormai tante e tante volte, non ci può giustificare. Io credo che, purtroppo, si può vivere la solitudine in famiglia anche stando assieme, quando non c'è compartecipazione, collaborazione, solidarietà. Non basta abitare sotto lo stesso tetto per seguire i propri figli. In tutto il percorso della scuola per genitori avrete sicuramente capito che serve molto di più! Oggi poi va tenuto anche conto che la famiglia vive tantissime fatiche e deve affrontare numerosi ostacoli. Pensiamo ad esempio al precariato, a tutti i giovani che una famiglia propria non hanno le possibilità di costruirsela; oppure a quelli che, per mantenerla, sono costretti a lavori e orari impegnativi, togliendo effettivamente tempo, attenzione, risorse mentali alle relazioni con il coniuge, con i figli. Oppure pensate ai servizi per la famiglia: agli asili nido, per fare solo un esempio, ma anche a tutti quei servizi che sono indispensabili eppure sostanzialmente esigui, nel nostro Paese. Viene da chiedere: dove sono le politiche a favore della famiglia? In merito al secondo punto. Con grande onestà intellettuale è necessario, per prima cosa, che ogni genitori possa dire: “Io faccio tutto il possibile per educare al meglio i miei figli”. E, in secondo luogo, restare consapevoli che evitare certe situazioni di disagio non è il risultato di una regola matematica ma piuttosto una complessità di fattori individuali, sociali, culturali… Certo, il futuro dei nostri figli non dipende dalle stelle, dai tarocchi, dalla magia (e i numeri in Italia sono impressionanti da questo punto di vista)! Se crediamo che il nostro futuro si può leggere da un fondo di caffè o dal pendolo: ma dove stiamo andando? Non si possono accettare questi comportamenti. Il nostro impegno di genitori ci dice soprattutto che dobbiamo avere un cauto ottimismo. Poi, certo, possono capitare degli episodi di disagio, di fatica, di “ribellione” da parte dei figli, ma si tratta nella maggior parte dei casi di fatti singoli e assolutamente riparabili. Lo scoramento è da mettere in conto, specie con gli adolescenti, ma non gettate la spugna. Lo ripeto: abbiate un cauto ottimismo. Purtroppo, da questo punto di vista, i modelli culturali di riferimento delle trasmissioni televisive non ci aiutano: promuovono solo coloro che non sanno fare nulla e prendono le scorciatoie. Allora i ragazzi si chiedono: “Perché devo studiare? Perché devo fare fatica?”. Non fate l'errore di confondere le devianze giovanili con atteggiamenti per lo più adolescenziali… Certo, noi genitori dobbiamo aiutare i nostri figli a crearsi degli stimoli; e non significa programmargli la settimana in ogni minimo dettaglio con troppe attività. Loro hanno diritto anche a giocare, a stare insieme agli altri bambini, ad avere occasioni di incontro e confronto. Ma allora il problema è: dove ci sono oggi queste occasioni? In merito al terzo punto. Il nome incriminato è Marilin Manson. La sua musica propone un continuo martellamento psicologico verso l’odio, la mancanza di rispetto, la sovversione dello stato, la sicurezza di ritenere di potersi sostituire a Dio, mettendosi al suo posto. Tutto questo toglie loro la capacità di usare la coscienza, di discernere. Io dico che, di fronte a questi problemi, serve davvero una sinergia tra i genitori e la famiglia con la scuola e gli insegnanti (che vanno assolutamente valorizzati proprio per la loro importanza di ruolo nell’azione sociale ed educativa che svolgono ogni giorno). Senza scaricarsi colpe e responsabilità gli uni sugli altri, ma in una logica davvero collaborativa e sinergica. Lasciate fare agli insegnanti il loro mestiere (senza minacciarli continuamente di denuncia e di querele) perché sono tra i primi a svolgere il loro compito educativo. Al termine del dibattito, il presidente del Credito Trevigiano – Banca di Credito Cooperativo Nicola Di Santo ha concluso la serata e tutto il percorso di questa quarta edizione della Scuola per Genitori con il Marchio Impresa Famiglia, raccogliendo dalla platea le impressioni, le osservazioni, le considerazioni sulla sua effettiva efficacia a sostegno del ruolo educativo genitoriale. Quanto difficile è fare il genitore. E' cambiato il mondo, sono cambiati le famiglie, i giovani. Anche l'impresa, la banca non sono più le stesse di prima. La globalizzazione ha colpito l'economia, la finanza ma anche la società e la famiglia. Davverero tutto si è complicato. Certo, a noi non resta che imparare a conoscere le nuove dinamiche del mondo ed anche cambiare – quando è necessario - anche se è molto difficile. Credo che siano numerose le osservazioni e gli insegnamenti che portiamo a casa stasera. Tra le altre quella che ogni situazione vale per sé. Ogni ragazzo prende la sua strada e va considerato proprio nella sua individualità perchè davvero c'è una grande diversità di condizioni, di storie, di vicissitudini. E l'azione educativa che siamo chiamati a svolgere come genitori parte proprio dalle specificità di ciascuno dei nostri figli, per provare ad essere efficace. Ora, noi concludiamo stasera questo percorso di serate con tanti maestri, persone con competenze diverse e molto vicine per esperienze professionali, personali, umane, alla riflessione sul “rapporto genitori-figli” specie nei momenti più complicati del percorso educativo. Confido li abbiate potuti apprezzare, per le loro analisi, la loro capacità comunicativa, gli approfondimenti che ci hanno proposto, anche le sollecitazioni e le domande che hanno fatto nascere in noi. Come banca, stiamo mantenendo un serio ed importante impegno (economico ed organizzativo) per promuovere queste opportunità di incontro, formazione, discussione, condivisione... Mi auguro che anche per voi tutti partecipanti, questo ciclo di incontri possa aver rappresentato una opportunità di conoscenza e di acquisizione di nuove competenze. Per riflettere sul nostro modo di essere genitori e relazionarci con i nostri figli. Noi crediamo fermamente in questo tipo di interventi: tra i nostri compiti istituzionali c'è proprio quello di operare nell'ambito dell'azione sociale, per sapere leggere i cambiamenti, sostenere le famiglie e di conseguenza le imprese. Certo, possiamo continuare in questa opera solo se riceviamo un feed back positivo, da parte dei soci della banca e della tutta comunità, rispetto a questi progetti formativi.