tutti a roma!
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tutti a roma!
Numero VII - maggio 2012 il resto del camp1us Giornale del Camplus Bologna Tutti a Roma! Editoriale Il terremoto e la croce Vita Interna p. 3 Vita Esterna Che ne pensi della crisi? p. 5 Giuristi Camplus in viaggio nella capitale p. 6 Fifty’N’Dancing p. 4 In viaggio con l’arte p. 8 Vignette Interviste p. 10 Finlandia: terra di promesse! p. 11 La TAV e i suoi antagonisti: p. 12 Cultura p. 14-15 Poesia Il Pascoli anglosassone di Heaney p. 18 Storia di Internet p. 19 Storia di tre sorelle: Olympic, Titanic e Britannic p. 20 “Generico? No!” Una barriera di natura culturale Eventi Camplus Arte, Cultura e Musica in 2 parole: Camplus Day In un giorno solo p. 16 Sport Straniera p. 22 p. 21 Alma Mater VS Spring Hill p. 22 Rush Finale p. 23 PAGELLE CAMPLUS AM TARTARUGHE GANGIA 4 -3 p. 24 Camplus Alma Mater Sede San Felice Via G. A. Sacco, 12 40127 Bologna www.camplus.it Direttore: Giuseppe Pappalardo Redazione: Elena Baldi Rossella Barra Maria Celeste Caputo Francesco Di Matteo Ada Fama Piergiovanni Ferrarese Fabiana Leggio Francesca Ranalli maggio 2012 © Camplus Alma Mater Progetto grafico: i musicanti non dormono mai www.musicanti.eu [email protected] il Resto del Camplus - Editoriale Editoriale Il terremoto e la croce Davide Rondoni La terra drago sussulta ancora. È accaduto ancora in Emilia. La terra ha tremato sotto le macerie, facendone altre. Nuove scosse hanno tirato giù case, fabbriche, chiese. Nessuno sciame sismico, ci dicono, questa è un’altra cosa, un altro terremoto, come se quello dell’altra volta non fosse bastato. Nuovi morti, altri sfollati, 8mila, si aggiungono a quelli che già sono fuori dalle loro case o le hanno perse del tutto. Il terremoto ha colpito ancora lì. Modena, Mirandola, San Felice sul Panaro, Concordia, Novi, Finale Emilia. Ma lo hanno sentito tutti, nel nord. Qualcuno ha detto che quello che è successo “ha rimesso in discussione tutte le strategie”. Di fronte allo sgomento per questi fatti e alla morte casuale e ingiusta che portano con sé, viene la tentazione di pensare alla terra come a una specie di madre-matrigna. Una madre cattiva. Mentre invece la terra è nostra sorella. È una povera creatura come noi, ha delle imperfezioni, delle fratture, dei sussulti. Ha dentro qualcosa che la rende imperfetta, come siamo imperfetti noi. È solo una ideologia sbagliata, di tipo naturalistico e panteistico, che vede nella terra una specie di soggetto buono, come se fosse un essere perfetto e assoluto, scambiando la terra con una sorta di divinità. No, la terra non è nostra madre, ma nostra sorella. Ci sostiene, ma è una sorella difettosa, di cui ogni tanto paghiamo l’essere limitato. Esattamente come il nostro. Entrambi, noi e la terra, siamo fragili perché siamo creature. Quando accadono queste cose siamo improvvisamente sbattuti di fronte a quello che non possiamo mutare. Il terremoto mette la nostra faccia davanti alla casualità. Alcuni perdono la vita per la caduta casuale di una pietra. Mentre questo accade, altri, senza un apparente perché, si salvano. Durante un terremoto ti salvi o muori, per caso. Casualmente incontriamo la persona che amiamo, casualmente ci troviamo a vivere in una città piuttosto che in un’altra. Usiamo la parola caso per addomesticare un’altra parola più grande, che è mistero. Il terremoto ce la ripropone, in maniera drammatica e orribile, come l’amore ce la propone in maniera dolce. In fondo ad ogni esperienza umana, compreso il piacere, si tocca l’esperienza della casualità. Per questo il terremoto, se ha qualcosa di buono, ha solo il fatto di invitarci ad essere più coscienti della vita intera. Quello che tutti possono fare, mentre alcuni sono chiamati al difficile compito di rimettere in piedi i muri abbattuti, è ricostruire una coscienza più vasta e viva e acuta di cos’è vivere. Solo per questo i terremoti non passano inutilmente. La cosa ancor più tremenda sarebbe che un terremoto, oltre che terribile, fosse vano. Il fatto è che anche la terra, come noi, ha bisogno di essere liberata dal male. Proprio le chiese e i campanili sbrecciati al cuore di questi paesi ce lo mostrano. C’è una speranza che non viene meno neanche di fronte al più grande dei terremoti. Non la speranza di una vita senza problemi: piuttosto quella che viene da una croce, annuncio di resurrezione, significato misterioso di un dolore altrimenti destinato a rimanere senza senso. Sta in quella croce, per tutti, la vera forza di ricominciare. 3 il Resto del Camplus - Vita interna Vita Interna Fifty’N’Dancing Francesca Ranalli 1 2 3 ... 4 5 6 ... 1 2 3 ... 4 5 6 ... No, non stiamo imparando a contare, stiamo imparando a ballare! Da un paio di mesi si svolgono, presso il Camplus Alma Mater di Bologna, le lezioni di ballo anni Cinquanta tenute dal maestro Massimo Moroni, anch’esso studente presso l’Unibo e residente all’Alma ormai da un anno. Jive, Boogie e tanto ancora, hanno attirato l’interesse di diversi collegiali (e non) e tra giravolte, figure e cambi posto, gli studenti si mantengono in forma, imparano e...si divertono! Quest’ultima, poi, è la cosa più importante; quanti di noi, dopo un’intensa giornata di studio, vorrebbero scaricare la tensione, ascoltare della buona musica e, nel frattempo, rassodare glutei e polpacci mollicci, ma l’idea della palestra ci sembra sempre stancante e NOIOSA?! Ecco allora che il corso di ballo risulta essere la soluzione. Oltretutto, Massimo è originario di Senigallia, patria marchigiana del primo e secondo posto ai campionati internazionali di balli anni Cinquanta e città che ospita ogni anno il Summer e il Winter Jamboree Festival, una settimana all’insegna della cultura americana degli anni ‘40 - ‘50, che richiama appassionati da tutto il mondo. Le donne del collegio, in particolar modo, sono quelle che più di tutti hanno aderito all’iniziativa, gentilmente offerta dalla Direzione Camplus, che, come sempre, cerca di garantire il meglio ai suoi studenti. 4 Non ci si può lasciar sfuggire un’occasione del genere, mi rivolgo soprattutto a quei ragazzi che sostengono che il ballo figurato, o peggio ancora, il ballo in generale, sia “vecchio” e, come dire, “poco virile”; al contrario, sarebbero molte le donne pronte a “cadere” tra le loro braccia e a cui farebbe piacere avere al proprio fianco un “vero uomo”, in grado di saperle guidare, nel ballo come nella vita, e saper muovere il corpo. Perché poi si sa, chi sa ballare, sa far meglio anche l’amore il Resto del Camplus - Eventi camplus Eventi Camplus Arte, Cultura e Musica si fondono in 2 parole: Camplus Day Fabio Lorefice Il 23 marzo 100 studenti Camplus di Milano, Bologna, Catania e Torino si sono riuniti per quell’evento, giunto ormai alla terza edizione, chiamato Camplus Day! Un giorno iniziato tra i raggi di sole di Morimondo, in una spendida Abbazia Cistercense risalente ai primi secoli dello scorso millennio. La guida ha fatto una breve analisi della cattedrale, un’architettura già evoluta verso il gotico, sottolineata dalle volte a crociera ogivale e dalle campate rettangolari proprio a partire dalle navate centrali. È stato fatto anche un escursurs tra i cortili interni dell’Abbazia dove è stato possibile visitare la Sala Capitolare, la Scala al Dormitorio, il Locutorium, la Sala dei Monaci, il Loggiato, la Cucina, Locali dei Coversi e il Sedile della Lectio posto dove i monaci si esercitavano nella lettura della Lectio Divina, ovvero, la lettura e la meditazione delle Sacre Scritture. Mix di ambienti che trovano il loro punto di raccordo nel Chiostro, ambiente che occupava un posto centrale per la vita dei monaci poiché silenzioso e congruo a momenti di preghiera. È seguito un bel pic-nic tra le distese di prato attorno all’Abbazia, tra chi assaporava i primi raggi di sole e chi ne ap- profittava per due tiri a pallone. Nel primo pomeriggio ci siamo trasferiti tutti al Camplus Turro di Milano dove è stato affrontato il tema “Il Lavoro Nobilita L’Uomo?” con due grandi ospiti Mario Resca, Direttore Generale patrimonio culturale presso il Ministero dei Beni Culturali e Stefano Colli Lanzi, Amministratore Delegato Gi Group. Resca, uomo di grande umiltà dal lungo curriculum (Chase Manhattan Bank, Biondi Finanziaria -gruppo Fiat-, Lancome Italia, Versace, Rcs, Sambonet, Kenwood, Cirio, ecc. ) ha raccontato il suo brillante percorso professionale dalla fine dei tempi Bocconiani fino al grande contributo che sta dando oggi in ambito culturale proprio in termini di sviluppo. Ha ben analizzato il suo percorso in Mc Donalds Italia dove ne ha ricoperto la carica di Presidente e Amministratore Delegato riuscendo a costruire una rete capillare di Fast Food: un progetto ambizioso in cui lo scetticismo toccava livelli esponenziali, trasformato in realtà con circa 500 ristoranti esistenti oggi. Dopo un’analisi del genere viene da chiedersi “é possibile un percorso di vita così al giorno d’oggi?” “Ci sono spiragli per affrontare scelte e non essere sopraffatti dalla paura di mettersi in gioco?” Si certo che SI! Bisogna Crederci! Crederci! Il momento ricreativo serale è proseguito con Musica allo stato puro in Auditorium, coordinato da Francesco Picciano e il cantautore Walter Muto che ci ha regalato due pezzi fantastici. Si sono esibiti anche Il Coro del Camplus Alma Mater con il loro pezzo forte “lolli pop”, la “Band Città Studi”, Francesco Muroni con il Flauto e Massaroni Pianoforti, cantautore anche lui, che cantando le sue canzoni è riuscito veramente a dar vita a uno show divertente. Sono sicuro che il Camplus Day continuerà ancora per parecchie edizioni, sempre all’insegna dell’esperienza e del confronto con una grande opportunità di creare legami e conoscenze diverse, per un percorso di crescita e soppressione della paura. 5 il Resto del Camplus - Eventi camplus Giuristi Camplus in viaggio nella capitale Stazione di Bologna Centrale, ore 10 spaccate. Puntuali come studenti svizzeri, i ragazzi Camplus del gruppo giuridico hanno appena terminato l’appello e sono quindi pronti a partire per quelli che saranno tre giorni di full immersion nel mondo giuridico e politico del Nostro Paese. Giunto il veloce FrecciaRossa per Roma, circa una ventina di collegiali accompagnati dal vice direttore Dott. Giuseppe Raineri e dalla tutor Dott.ssa Serena Realdi, sono pronti a lasciare la dotta città per approdare poche ore dopo nella sempre bella Roma. Lasciati così bagagli e stanchezza nelle camere assegnate, conosciuti i colleghi Camplus Catania, mangiato un boccone al volo, è potuto iniziare il tour per i più bei monumenti della città. Giro turistico che ad alcuni sembrava banale e scontato, visto che “i monumenti sono sempre quelli da secoli”, non sapendo quali sarebbero poi state le particolari guide. Ha sorpreso infatti a coloro che non sapevano, che a presentare la città non fosse una vecchia guida un po’ rinco o comunque nostalgica di tempi passati, ma che a farlo fossero alcuni volontari del gruppo stesso, che attraverso le più svariate fonti, vuoi wilkipedia, vuoi notizie flash dai moderni cellulari, accurate ricerche cartacee, han saputo tra curiosità e nozioni storiche far passare ai presenti un simpatico pomeriggio culturale. La serata è stata poi di svago, chi ha rivisto amici impegnati nella capitale per studio, chi si è perso nelle viuzze di China - Town versione romana o chi semplicemente è rimasto in un comodo pigiama in stanza a ricaricarsi per il giorno successivo. Il secondo giorno, Martedì 17 Aprile non si è fatto certo attendere, con una bella sveglia quasi all’alba un po’ per tutti, per poi ritrovarsi tutti nell’atrio della residenza, pronti a partire per un altra impegnativa giornata. Così guidati dal Vicedirettore Raineri e dalle molte persone che lo hanno con- 6 sigliato strada facendo, si è raggiunta la maestosa sede della Corte Costituzionale, collocata ai lati del Quirinale, affacciata su una panoramica visuale della città. Dopo i soliti controlli di routine ed entrati, passando per stanze degne dell’istituzione ospitata, sono iniziati i lavori giudiziari, in programma per la mattinata. Difficile ora riassumere quanto udito. I due procedimenti riguardavano controversie sull’attribuzione di poteri legislativi tra Regioni e Stato Centrale. Dai lavori indubbiamente si è potuto capire gli iter che stanno alla base del detto organo di giudiziario nazionale, come avviene una relazione da parte del giudice incaricato, come sono le arringhe dell’accusa e relativa difesa e più in generale come funziona questa poi non troppo macchinosa aula. Terminata la visione dei lavori, certamente non meno importante è stato l’incontro con la Dott.ssa Cartabia, componente laico della corte Costituzionale da pochi mesi. Una persona di rilevante spessore, che si è messa a disposizione dei presenti per qualsiasi domanda e per spiegare quale sia il difficile compito di un giudice costituzionalista. Discussioni a parte, ciò che più merita attenzione è proprio il lato umano della Dottoressa. Una professoressa di diritto costituzionale della facoltà di Milano, già ospite Camplus Bologna l’anno scorso, che pochissimi mesi fa inseguito una insolita chiamata dal Presidente della Repubblica si è vista “costretta” a fare le valige per trasferirsi subito in capitale. Donna dall’immensa cultura, passione per il diritto, elevate qualità professionali coronate però da un forte senso di umiltà. Dote che non l’ha sottratta a un forte senso di Stato e rispetto dell’Istituzioni, motivo per cui ha subito risposto alla chiamata ricevuta, senza nemmeno dubitare della scelta fatta. Ciò non toglie che in cuor Suo la sorpresa sia stata grande . Dopo le dovute foto di circostanza, la giornata non ancora terminata, ha portato i partecipanti verso un altro dei Palazzi del potere del Paese: Palazzo Madama, sede della Camera del Senato. Qui non appena giunti, a distanza veramente ravvicinata, i presenti son riusciti a salutare il “Presidente del Consiglio” Mario Monti, il quale però alla delegazione Camplus, ha preferito chiacchierare con un ristretto gruppo di ragazze apparentemente francesi. Rammarichi a parte, passati i dovuti controlli, udito alcune norme di prassi, il gruppo si è ritrovato seduto ai lati della maestosa sala del Senato. Camera che eccezion fatta per le sedie occupate dai giovani non votati (cioè noi), si presentava particolarmente scarna e i pochi presenti, veramente pochi, sembravano esser particolarmente impegnati in diverse faccende, tutt’altro che politiche. Qui i sentimenti e le emozioni dei partecipanti, si potevano leggere sulle loro facce, una volta usciti. Amarezza, delusione, rabbia, indignazione... Scontato è stato quindi il sorgere di alcune discussioni: chi più orientato a sostenere una sorta di antipolitica come soluzione, chi, invece, più orientato a presentare proposte di alternativa e miglioramento della situazione vista. Tornati alla residenza, si sono formati gruppetti vari che hanno organizzato la seconda serata passata in locali tipici, gustando i mitici bucatini al guanciale con saltimbocca alla romana, il tutto accompagnata da un vinello locale. E arriva così Mercoledì 18,ultimo giorno di permanenza del gruppo. Dopo l’immancabile appello, che ha permesso ai due accompagnatori di non perderci mai, ma proprio mai, è stata la volta della visita all’ultimo palazzo in programma: Montecitorio. Qui fin da subito, la vista di vari politici, delle maestose sale, delle bellissime opere esposte al suo interno ha subito tolto le parole ai più. Accompagnati da una Segretaria di Palazzo, addetta alle relazioni, veramente in gamba, quasi fosse lei la padrona di casa, i presenti hanno potuto assistere all’apertura della seduta dei lavori della Camera. Apertura data dal Vice Presidente della Camera On. Maurizio Lupi e il Resto del Camplus - Eventi camplus presenziata da non molti colleghi politici. Anche questa volta aula semideserta! Nuovamente un po’ delusi i partecipi sono stati fatti spostare in una delle sale ove si riuniscono le commissioni. Qui son stati ricevuti da due Funzionari della Camera, addetti allo studio e relazioni delle varie manovre legislative o materie di studio affidate. Un incontro di rilevante spessore, basato su concretezza e grande preparazione che ha saputo stimolare gli ascoltanti. Dopo un breve coffe break, ricco di prelibatezze di ogni genere, hanno potuto incontrarsi i Parlamentari. Per il Pdl l’On. Vignali e l’On. Saltamartini, mentre per il Pd l’On. Mosca. Questi oltre essere componenti della detta camera, sono pure membri attivi dell’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà nato nel 2003. Questo ha il compito di promuovere, incentivare e affrontare tematiche di rilevanza basilare per il bene comune della nazione ,favorendo l’incontro di idee diverse dei vari componenti e accentuando un dibattito bipartisan, volto sempre e comunque a un fine concreto. Molti infatti sono i risultati e le battaglie vinte dall’Intergruppo dalla sua nascita ad oggi, tanto da riaccendere la speranza dei cittadini nell’attività politica. Attività fortemente macchiata e criticata dai recenti scandali, ma che come han ricordato i Politici, non deve portare alla formazione di idee populiste ed anti politiche, ma semplicemente nel pretendere di più dai rappresentanti votati e nel non cadere nel baratro del gossip volto alla sola zizzania. Non è poi mancato un proficuo momento di dibattito coi presenti. Tre giorni quindi ricchi di emozioni, esperienze, validi esempi e concreti insegnamenti, che hanno cercato di presentare ai Giuristi Camplus l’altra faccia del mondo giuridico e politico, forse quella meno accattivante e gossipara, ma sicuramente più concreta e complicata da capire e non sempre desiderata da conoscere. Volendo concludere e riassumere quello che è stato l’intento di questi giorni, si riporta una frase del vice direttore Dott. Giuseppe Raineri, che forse è la più adatta per tale fine : “Nella vita per conoscere, per avere un giudizio sulle cose e sulla realtà (politica, economica, umana ecc.) è necessario incontrare e sperimentare la realtà stessa. Ma soprattutto è necessario avere un maestro. Un maestro che non si sostituisce a te ma che ti aiuta e ti introduce alla realtà”. Riempiti da depliant, copie di costituzione e cartelline riportanti le iniziali della Camera dei Deputati, i presenti sono stati invitati ad uscire. L’ultimo dei tre giorni si è concluso a tavola, tra bucatini caccio e pepe e pennette all’amatriciana, ove una maestosa tavolata si è ritrovata per un ultimo momento conviviale ove poter anche riprendere discussione su quanto vissuto assieme. 7 il Resto del Camplus - Eventi camplus In viaggio con l’arte Daniela Armento Record di visite per la mostra su “Van Gogh e il viaggio di Gauguin”, inaugurata nel palazzo Ducale di Genova lo scorso 12 novembre e tuttora in corso: più di centomila visitatori hanno potuto, infatti, godere della fortuna di intraprendere un viaggio attraverso l’arte più sublime che li ha condotti nei più intimi recessi dell’animo umano, quelli in cui esso si nasconde, straziato, e al contempo alimentato, dal bisogno di andare oltre. Il 31 marzo alcuni studenti hanno potuto parteciparvi grazie all’opportunità concessa loro dall’associazione Nova Atlantis e da Camplus. “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andi- 8 amo?” sono i quesiti che Paul Gauguin pone a tutti noi con una tela, lunga 4 metri e più profonda di un sogno, che rappresenta il suo testamento, il suo ultimo elogio alla vita, antecedente il tentativo di togliersela. L’idea del quadro era infatti nata durante il suo secondo viaggio a Tahiti, nel 1897, alla notizia della morte della figlia Aline. In quel momento Gauguin dà inizio al suo viaggio più importante, che si compie attraverso uno sguardo a ritroso nelle principali tappe dell’esperienza umana, unica risposta ai suoi interrogativi. Citando il curatore della mostra, Marco Goldin, “verrebbe da dire che senza questo quadro la mostra non si sarebbe potuta fare e che con quest’unico quadro tutta la mostra si potrebbe fare”. Perché in quest’opera è racchiuso tutto quanto il viaggio può significare: viaggio come esplorazione geografica, viaggio come lettura di sé, viaggio come fuga. D’altronde un viaggio è stato compiuto recentemente dall’opera stessa, la quale ha lasciato per la quarta volta in cent’anni il “Museum of Fine Arts” di Boston per giungere sino a noi. Tra Gauguin e Van Gogh, l’altro indiscusso protagonista della mostra, ci si ritrova faccia a faccia con grandi nomi della pittura americana ed europea del XIX e XX secolo: la maestosa perfezione di Church e Bierstadt, due artisti che hanno trovato nel viaggio la spinta verso un ignoto tanto il Resto del Camplus - Eventi camplus agognato quanto temuto; la lotta tra gli elementi di Turner; il viaggio della solitaria barca di Friedrich che si dirige nella nebbia verso l’infinito. E poi il breve viaggio di Monet, che ha trovato nel giardino della sua dimora a Giverny il suo culmine, e quello onirico di Kandinsky. Ma la linfa vitale dell’intera mostra emerge dalle pennellate di Van Gogh, distorte, cariche di luce, di colorata vitalità, piene della tiepida speranza di riuscire a trasferire sulla tela l’esplosione di natura che lo circondava. Ma Vincent (col suo solo nome firmava le opere, quasi a volersi ritagliare un piccolo, timido spazio all’interno di esse) non si è mai reso conto del suo genio: nonostante la sua continua ricerca dell’essenza di ogni cosa e il suo profondo, quasi infantile amore per la natura e per la verità, la sua insicurezza e lo scarso apprezzamento del suo lavoro lo hanno condotto verso un’inesorabile, fatale depressione. E questo suo viaggio, fisico e introspettivo, alla ricerca dell’ispirazione è racchiuso in ben 40 opere, ospitate attualmente dalle pareti di Palazzo Ducale. La pittura è accompagnata dalle parole di Vincent al fratello Theo: è difatti possibile entrare nel vivo del tormento dell’artista attraverso la lettura della corrispondenza tra i fratelli, caratterizzata da profondo affetto, riconoscenza e desiderio di esprimere la propria arte. Parole semplici, al pari dei sog- getti dei suoi quadri (quali il“Seminatore” e il “Covone sotto un cielo nuvoloso”), ma in realtà intrise di una straordinaria, disperata profondità che si può ben ravvisare negli occhi del suo celebre “Autoritratto al cavalletto”: egli vede nella sua stessa immagine, sopraffatta dalla follia, il punto di congiunzione tra le due diverse facce dell’arte: come spinta in avanti e come gabbia. Perché il lavoro di Van Gogh è stato un incessante cammino verso luoghi sbarrati, a lui preclusi, ma nonostante tutto egli, se non negli ultimi istanti della sua vita, non si è mai arreso. Perché, come egli stesso dice in una delle sue numerose lettere, “che cosa sarebbe la vita se non avessimo il coraggio di fare tentativi?” 9 il Resto del Camplus - Vita esterna Vita Esterna Che ne pensi della crisi? Le politiche europee anti-crisi nell’opinione pubblica italiana Silvia Torta L’opinione pubblica è sempre stata, in epoca moderna, una delle maggiori preoccupazioni dei governi, da questa può derivare stabilità o scaturire la sommossa, non stupisce quindi, che i poteri cerchino di modellare, influenzare o quanto meno monitorare i sentimenti dei cittadini verso le istituzioni e la politica. Dal 1973 la Commissione Europea tiene sotto controllo l’evoluzione dell’opinione pubblica negli Stati membri tramite il cosiddetto Eurobarometro, ovvero un insieme d’ indagini, svolte periodicamente e di libera consultazione, riguardanti vari temi di interesse comunitario. Due volte all’anno, lo standard Eurobarometer realizza dei National reports che analizzano l’inclinazione dell’opinione pubblica nazionale sui temi di maggiore attualità e rilevanza. L’ultimo di questi rapporti Nazionali riguardanti l’Italia si focalizza sulla percezione della crisi e in particolar modo sulla valutazione e sulle aspettative in merito alle politiche europee. Dall’avvento della crisi globale economico- finanziaria nel 2008, la fiducia dei cittadini europei nella solidità dei conti nazionali ha subito un brusco tracollo, in compenso, la convinzione generale è che sarà l’Unione Europea l’istituzione più decisiva nel combattere la crisi. Anche gli Italiani vedono nell’Unione il possibile fautore della ripresa ma in controtendenza, non approvano la direzione presa dall’UE e i pessimisti sono per percentuale al quarto posto in Europa, subito dopo Spagna, Grecia e Belgio. Il 34% degli intervistati dice esplicitamente che l’UE è sulla cattiva strada. Questo dato rimarca un evidente peggioramento rispetto alla 10 rilevazione del maggio 2011. Una tale inclinazione non deve sorprendere, visto anche il clima di instabilità istituzionale che è stato generato, nel pieno delle rilevazioni, dall’imminente nomina a Premier del neosenatore Mario Monti. Il tendenziale scetticismo verso l’attuale manovra europea è rinforzato dalla convinzione (largamente condivisa dai cittadini d’Irlanda, Finlandia, Austria e Slovacchia) che la moneta unica, non solo non ha avuto l’ effetto di attenuare la crisi, ma che è essa stessa da considerarsi una causa della crisi; il 65% degli italiani attribuisce all’adozione dell’euro l’origine dell’attuale congiuntura negativa. D’altra parte, la crisi economica si avverte in modo particolare tra gli italiani, tanto che la maggioranza degli intervistati confessa di avere problemi a pagare le bollette, ben il 46% degli italiani ammette di avere sporadiche difficoltà economiche, con in più, un allarmante 11% che si ritrova costantemente con l’acqua alla gola. A livello europeo, con una maggioranza al riparo da ostacoli economici, solo il 29% dei cittadini riscontra problemi saltuari, mentre resta invariata la percentuale dei cittadini con difficoltà sistematiche. In questo panorama, si inseriscono le tre misure anti-crisi maggiormente auspicate dagli italiani: al primo posto, la riforma del mercato del lavoro, il 72% degli intervistati ritiene che per fronteggiare la crisi, l’UE si dovrebbe concentrare sulla modernizzazione del mercato del lavoro per aumentare l’occupazione e parallelamente promuovere l’istruzione e la formazione a tutti i livelli e per tutte le età. Al secondo posto c’è la lotta alla povertà, la richiesta di un maggiore impegno europeo nel contrasto all’esclusione sociale e al divario economico. Infine, al terzo posto c’è la riorganiz- zazione della base industriale, soprattutto, con un alleggerimento delle pratiche per l’avvio delle imprese, a vantaggio di piccole e medie attività, con particolare riguardo alle tecnologia eco-compatibili. Nel 2011, in Italia, i dati ISTAT riportano un tasso medio di disoccupazione giovanile del 29,1%, in crescita di 1,3 punti percentuali. Un altro dato significativo, quindi, è che la maggioranza degli italiani, si aspetti un’implemento delle politiche per l’istruzione e l’occupazione giovanile, sostenendo in pieno l’obiettivo comunitario della riduzione dell’abbandono scolastico e dell’innalzamento del numero di giovani diplomati. Nel settore industriale i cittadini del Bel Paese chiedono uno snellimento della burocrazia che appesantisce e inibisce lo sviluppo delle aziende, dato che si accompagna felicemente ad un atteggiamento più che favorevole verso le tecnologie verdi. Sul piano dell’aspirazione al rilancio dell’occupazione giovanile, l’Italia è pienamente in linea con la posizione dominante nell’ Euro-zona che pone questo tema, insieme con l’istruzione, al primo posto tra le misure per il miglioramento della performance economica con al secondo posto (così come in Italia) la semplificazione delle procedure dell’avviamento imprenditoriale. Ad oggi, nell’occhio del ciclone di uno sconvolgimento economico mondiale senza paragoni, la speranza è che i numeri non rimangano numeri e che la voce dei cittadini sia ascoltata veramente, mettendo in atto un percorso di riforma del sistema finanziario, nei singoli Stati prima e a livello globale poi. il Resto del Camplus - Vita esterna Finlandia: terra di promesse! Dal nostro corrispondente a Helsinki Marco Grignaffini La Finlandia. Paese del Nord Europa il più delle volte confuso con la sua ingombrante vicina, la Svezia, poiché, spesso, noi italiani, legati alle bellezze del nostro Belpaese ci avventuriamo di rado al di là della Germania e, così facendo, ciò che si trova al Nord diventa, semplicemente, Scandinavia. Effettivamente ci sono molteplici ragioni per cui, quando si pensa ad andare a visitare per qualche tempo in un paese estero, non viene subito in mente la Finlandia o la Lituania: fa dannatamente freddo e, di inverno, il sole sembra andare in letargo. Tutte cose vere, difatti, una cosa cui non ci si potrà mai abituare venendo da climi quantomeno miti è la totale mancanza delle essenziali cinque/sei ore di luce quotidiane. Contro il freddo ci si può coprire, ma contro il buio, l’ unica cosa che si può fare e diventare dipendenti dalle pasticche di vitamina D, necessarie per ogni buon finlandese che si rispetti, vitali per l’ italiano. A parte queste poche controindicazioni, per lo studente Erasmus il soggiorno nei paesi nordici si rivela una piacevole sorpresa. Prima di tutto, non hai tempo di sentire il cosiddetto “cultural shock”(la mancanza di casa, se cosi può essere definito) per il semplice motivo che sei catapultato immediatamente nella vita dello studente di scambio. Difatti, se viene fatta richiesta, si può condividere un appartamento con altri studenti stranieri. Gli aspetti positivi sono vari. Primo tra tutti: si è costretti a parlare inglese, la cosa risulta abbastanza fattibile, nonché fondamentale per la successiva sopravvivenza universitaria, dopo le prime due settimane passate a mimare oggetti e a proporre un sorriso un poco ebete ad ogni domanda. In secondo luogo, l’ affitto è ”politically correct”, vale a dire che ris- petto alle cifre normalmente richieste (in un paese in cui un peperone costa 1.5 euro) non ci si può assolutamente lamentare ( in più le bollette sono incluse). Infine, alla fine del primo mese, le persone che si incontrano sono talmente tante che si farà fatica a collegare un volto ad un nome. Durante la “cerimonia di accoglienza” dei nuovi studenti, tra una tazza di khavi (tipico caffè finlandese dal forte aroma ”annacquato”) e l´altra, l’ alunno viene fornito di una pratica quanto simpatica “Guida allo Studio” e, ad una prima lettura, ci si accorge immediatamente che il sistema universitario nordico e dissimile da quello italiano e più in linea con gli standards europei. I corsi sono “intensivi” vale a dire quattro o cinque lezioni da quattro ore cadauna. Principalmente hanno l’ obiettivo di dare all’ allievo una visione complessiva della materia. La partecipazione in classe, che consiste nella lettura del materiale fornito e nell’interesse dimostrato, è computata ai fini della valutazione finale. L’ esame consiste nell’ elaborazione di uno scritto (la cui lunghezza può variare dalle 15 alle 30 pagine) in risposta ad un quesito del professore. Sicuramente un buon allenamento in preparazione della stesura della tesi, poiché in Italia (in special modo a giurisprudenza) lo studente affronta, per la prima volta,la difficoltà della ricerca scientifica ed i conseguenti standard di redazione solo in occasione della prova finale (che dovrebbe essere il coronamento delle abilita acquisite nel corso di cinque anni di studio). In un certo senso, all’Università di Helsinki (facoltà di Giurisprudenza) si punta a formare studenti specializzati in un determinato settore, di contro, a Bologna, escono laureati che hanno una visione completa della materia ma che non hanno un indirizzo specialistico ben definito (di solito è il titolo di tesi che fa la differenza). Una volta finito il Paper, pero, si può apprezzare un lato della Finlandia del tutto particolare. Ben lontana dallo sfarzo delle città d´arte italiane, la bellezza di questa terra e racchiusa nei grandi spazi naturali oltre le città. Chilometri e chilometri di foreste e laghi e, ogni tanto una, o al massimo, due case. L’ occhio non riesce a guardare cosi lontano e l’ orecchio può apprezzare appieno il rumore del vento e del silenzio. Per una piacevole mezz’ora ci si dimentica del freddo e ci si immerge totalmente nell’ ambiente circostante, felici, anche se per poco, di dimenticare e di essere dimenticati. 11 il Resto del Camplus - Vita esterna La TAV e i suoi antagonisti: patologia di una malattia tutta italiana Niccolò Fraschini L’avventura dei NO TAV prende avvio nei primi anni ’90, quando nell’Unione Europea si iniziano a discutere alcune proposte della Commissione che mirano a realizzare alcune grandi infrastrutture continentali. Tra queste importanti opere rientra anche la linea ferroviaria ad alta velocità tra Torino e Lione. Le proteste, tanto sul versante francese della linea che su quello italiano, furono inizialmente contenute, anche perché (come troppo spesso avviene nel nostro Paese) si trattava di un’opera di cui non era nemmeno iniziata la progettazione operativa e sembrava quindi destinata a vedere la luce solo dopo diversi decenni. Poi, coi primi anni Duemila, vi fu un’accelerazione del processo decisionale legata a due fattori fondamentali: l’avvento del secondo governo Berlusconi, che puntava su un ampio piano di infrastrutture, e l’inserimento della To- 12 rino – Lione nel cosiddetto ‘Corridoio 5’ (promosso dalla Commissione Europea), ovvero una grande linea ferroviaria tra Lisbona e Kiev. Per questa seconda ragione, il progetto rientrava tra quelli ampiamente finanziati con fondi comunitari. Fu così che nel dicembre del 2005 i lavori iniziarono sul serio: in pochi giorni la Valle di Susa fu messa a ferro e fuoco da violente manifestazioni (solo sul versante italiano, visto che nel frattempo i francesi si erano convinti dell’utilità dell’opera), che portarono il governo Berlusconi alla sbagliatissima decisione di ritirare i cantieri e di fermare tutto. Si decise che per attenuare la contrarietà degli abitanti e dei comuni della Valle fosse opportuno avviare un secondo processo di consultazione: venne così creato l’Osservatorio per la TAV, organo guidato dal dott. Mario Virano, che in sei anni di incontri, spesso boicottati dai sindaci della Valle, elaborò un nuovo e meno invasivo progetto di tracciato. Il resto è storia recente: nei mesi scorsi abbiamo potuto assistere a cosa sono capaci di fare i NO TAV. Manifestazioni violente, cassonetti incendiati, autostrada Torino-Bardonecchia occupata per ore (con enormi disagi per tutti i lavoratori che la usano quotidianamente). Ma cerchiamo ora di capire come si sono evoluti i NO TAV. Inizialmente, essi costituivano un classico esempio di mentalità NIMBY (Not In My Back Yard, ‘non nel mio giardino di casa’), ovvero erano i classici italiani che non vogliono un’opera pubblica di interesse generale perché questa tocca alcuni loro interessi. I primi NO TAV erano quindi prevalentemente valligiani, guidati dai loro sindaci più oltranzisti, come l’indimenticato Alberto Perino. Col passare degli anni, a questi cittadini (che bene o male difendevano i loro interessi, il Resto del Camplus - Vita esterna più o meno legittimi) si sono aggiunte frange sempre più estremiste provenienti dall’esterno della Valle, prevalentemente dai centri sociali di Torino (in particolare, l’Askatasuna). Una così grande galassia di movimentisti riuscì, come detto prima, a bloccare il primo tentativo di avvio dei cantieri della TAV. Con la conclusione degli incontri promossi dall’Osservatorio, vi è stata una metamorfosi importante nel movimento NO TAV: la stragrande maggioranza dei sindaci della Valle è ora favorevole alla proposta del nuovo tracciato. Di fatto ormai solo pochi sindaci irriducibili (i cui comuni peraltro non sono, in molti casi, nemmeno toccati dalla linea ferroviaria) sono ancora sul piede di guerra. Quindi possiamo dire che di fatto buona parte dei valligiani è ora PRO TAV. Ai pochi valligiani ancora contrari si sono uniti però dei personaggi inquietanti, provenienti da quella sinistra galassia del mondo anarco-insurrezionalista, che ha provveduto a collegare la lotta NO TAV a tante altre lotto contro opere di interesse strategico nazionali, quali il Mo.Se. a Venezia, il Ponte di Messina ecc. Di fatto, succede che vi siano poche migliaia di individui, ideologicamente fanatici, che girano l’Italia (e non solo) alla ricerca di opere da contestare con la violenza più efferata. A questi teppisti italiani si sono poi aggiunti i loro omologhi greci, austriaci, spagnoli ecc.: tutti pronti a mettere a ferro e fuoco la Valle di Susa, con episodi di terrorismo come quelli avvenuti in caso di boicottaggi ad alcune linee ferroviarie già esistenti. Ciò che risulta irritante è che lo Stato italiano, per troppo tempo, ha lasciato fare quello che volevano a questi personaggi, consentendogli di commettere reati gravi e dalle pesanti ripercussioni sociali come l’interruzione di pubblico servizio: spesso alcune autostrade e diverse stazioni ferroviarie sono state bloccate dai manifestanti, ledendo il diritto alla mobilità di tanti altri cittadini. Di fatto, lo Stato non intervenendo ha tutelato la prepotenza di pochi a spese dei diritti della maggioranza dei cittadini. Col governo Monti le cose sembrano cambiate, almeno adesso l’autostrada tra Torino e Bardonecchia viene immediatamente fatta sgomberare qualora venga occupata. E’ ora che lo Stato, con queste persone che sono spesso violente, sappia fare il suo mestiere e utilizzare la forza per garantire la realizzazione di un’opera di fondamentale interesse nazionale e per garantire ai cittadini il più ampio diritto alla mobilità, senza lasciarsi mai sovrastare dalla prepotenza di pochi teppisti. 13 “In questi anni ho incontrato centinaia di studenti con i quali è stato possibile condividere l’avventura universitaria in un contesto come quello del Camplus, che ogni anno si accende e prende la forma dei loro interessi e delle loro passioni. Dalla personalità degli studenti messa in gioco nel rapporto con gli altri nasce una vita universitaria avvincente che sa valorizzare sia la formazione accademica che la crescita dalla persona. Un’avventura che per tanti di questi studenti si è dimostrata vincente anche nel mondo della lavoro e che oggi continua nell’Associazione degli Alumni Camplus.” Riccardo Guidetti, Direttore Camplus Alma Mater e San Felice “La preoccupazione dell’uomo e del suo destino deve sempre costituire l’interesse principale di tutti gli sforzi tecnici; non dimenticatelo mai, in mezzo ai vostri diagrammi e alle vostre equazioni”. Questa frase di Einstein riassume la “preoccupazione” principale del mio ruolo di Responsabile della Formazione di Camplus Bologna. Ed è solo attraverso questa posizione che riesco a seguire e guidare gli studenti nel loro percorso universitario. Stupito e “preoccupato” del loro essere uomini. Giuseppe Raineri, Responsabile della Formazione Camplus Alma Mater e Camplus San Felice Il Camplus Universitario Alma Mater prende il nome dalla più antica e prestigiosa Università italiana, che ha qui la sua sede Il Camplus Alma Mater dispone di 124 posti letto, oltre a spazi e servizi per lo studio, la vita universitaria e il tempo libero il Resto del Camplus - Vignette Vignette 16 il Resto del Camplus - Vignette 17 il Resto del Camplus - Interviste Interviste Alma Mater VS Spring Hill Nazionalità: S: Italo - siciliano (ho il doppio passaporto!) N: Americana, ma mio padre è nato in Sicilia e il padre di mia madre è napoletano. C’è del sangue italiano nelle mie vene! Fidanzato/a? S: No…ehm…(ci pensa) si! Con nicolette!!! S: Stefano Freyr Castiglione. Il mio secondo nome è di origini scandinave, tanto piaciuto ai miei genitori dopo un loro viaggio in Scandinavia. ( Ecco, cosi finalmente non me lo chiederà più nessuno!) N: Nicolette Mineo, mia madre scelse questo nome perché significa “vittoria della gente”,ed anche perché era una fan di Nicolette Sharidan, una nota attrice americana. 18 PER STEFANO: quali sono, secondo te, le differenze fra le ragazze americane e quelle italiane (attento a come rispondi…)? S: In camplus, quest’anno, in occasione dello speaking patner programme, ci siamo messi insieme a novembre e…non ci siamo più lasciati! N: Grazie al progetto speaking patner, ed è stato subito “colpo di fulmine”!!! PER STEFANO: …quindi, le americane “do it better”? PER STEFANO: perché, fra tutte le americane, proprio lei? S: Mmm…(ma che domanda è!) beh, diciamo che c’è un pari merito! S: Nicolette è stata la mia speaking patner, quindi abbiamo avuto modo di conoscerci bene e partecipare a tante iniziative insieme, poi, da cosa nasce cosa… e fu amore! PER NICOLETTE: american boys o uaglioni italiani: quali preferisci? Come vi siete conosciuti? Nome: N: Mi sono subito sentita “a casa”: l’Italia è cosi calda e accogliente, l’ho adorata fin dal primo istante. S: Beh, ho notato che le italiane curano molto di più la loro “immagine” rispetto alle american girls, che, come dire, sono più… acqua e sapone! Non come voi, che siete acqua, sapone, detersivo, candeggina, ammorbidente…insomma: siete un po’ più complicate! Ma questa, forse, è proprio una caratteristica del Vecchio Mondo. N: Certo, con un ragazzo siciliano molto carino… Quanti di voi hanno partecipato allo “Speaking patner programme” e sono rimasti piacevolmente colpiti dall’ondata americana? O quanti sono stati letteralmente “colpiti” (con mal di testa, per esempio) dalla loro “festosa” presenza? Ho intervistato, per voi, due persone che, con questa esperienza, hanno trovato l’amore. Buona lettura! PER NICOLETTE: qual è stata la tua prima impressione dell’Italia? PER NICOLETTE: perché, fra tutti gli italiani, proprio lui (ovvero:chi te lo ha fatto fare?) N: E’ onesto, carino, romantico e siciliano: perfetto!!! PER STEFANO: sei mai stato in America? S: Sono stato a New York, in Alaska, a Chicago e un giorno di passaggio a Los Angeles! Bello, eh? Fra tutte, NY mi è rimasta nel cuore: non basterebbe una vita per vederla tutta. N: Gli italiani, senza dubbio! Sono molto più belli e romantici rispetto ai miei conterranei, so boring…loro non hanno la vostra “passion” …(momento di pausa)… si, gli italiani “do it better”! Cosa pensi dello “Spring Hill project”? S: E’ davvero molto proficuo, tanto per gli americani, che si fanno una vacanza nel nostro Bel Paese, quanto per tutti i collegiali italiani che vi partecipano, perché abbiamo modo di imparare molto...e di guardare “dal vivo” quanto pazzi sono questi americani! il Resto del Camplus - Interviste N: E’ una grande opportunità per tutti noi americani. Unica pecca: dovremmo (e lo dico anche per me) parlare di più l’italiano e meno l’inglese! Qual è stata l’iniziativa che ti è piaciuta di più? S: Una delle più belle esperienze che ricordo ancora con piacere l’ho vissuta l’anno scorso, quando abbiamo cucinato tutti assieme: gli americani hanno preparato per noi il tipico “american brunch”, con tanto di pancakes e sciroppo d’acero, e noi li abbiamo deliziati con una bella pasta all’amatriciana. È stato un momento di grande sintonia e semplicità. Genuino. (nonostante i chili di burro dei pancakes!) N: Mi è piaciuto un sacco il “corso di cucina”: ho imparato a cucinare le tagliatelle e i tortellini con il sugo alla bolognese…delicious! Pizza, mafia e mandolino: che immagine hanno , secondo te, gli americani di oggi del nostro Stivale? S:… Innanzitutto partiamo dal fatto che LA MAFIA NON ESISTE (ride). Credo che sia un’immagine ancora molto stereotipata, quella dell’Italia all’estero. Ma sono convinto che, alla fine, il turista s’innamori dei nostri ritmi di vita, delle nostre tradizioni. Quel che ne rimane è l’immagine positiva di un’Italia bellissima. N: La buona cucina, Cosa Nostra e i bei ragazzi sulla vespa è un’immagine dell’Italia che sopravvive intatta in tutti i quartieri americani. Ma bisogna anche dire che, in America, tutto il mondo è sotto la lente dei cliché. Hot dog and chips o spaghetti al pomodoro: cosa preferisci? John Frog: Giovanni…Rana, quello dei tortellini! Cra, cra! S: Spaghetti al pomodoro con basilico fresco, tutta la vita!!! Brian wasp: Bruno Vespa… (ma chi è???) N: Spaghetti for ever!!! Gli hot dog sono “very disgusting”…bleah! Michael goodmorning: buongiorno! Ma, alla fine, l’hai imparato l’inglese/ l’italiano? Valentine red: Rosso Valentino…o Valentino Rossi, quello delle moto! S: Obviously!!! Paul purse: Paolo Borsellino ( e chi è, boh!) N: Si…(più o meno)! Un pro e un contro dell’America… Ok, allora vi metto alla prova! Traduci dall’inglese all’italiano … S: PRO: è la land of opportunity CONTRO: il McDonald’s e la Coca-Cola! STEFANO: E dell’Italia…: Spring hill: Primavera collina (o primavera- collina!) N: E’ un Paese ricco di bellezze straordinarie. Un difetto? Nothing! Badge: Scheda Qual è il tuo sogno nel cassetto? The receptionist Roxy bar: La ricezionista … Rossana Barra! S: Andare a vivere in Australia o nel Brasile. The great Director Joseph Lion Foodchild Lard: Il grande direttore Giuseppe Leone… mmm…ha a che fare con il mangiare…(ci pensa un po’) PAPPALARDO!!! Claire apulian: facile: Chiara Pugliese!!! Anthony cock: Antonio Gallo!!! …anche se cock ha anche un altro significato! The sisters cake: le sorelle Torta! …e bravo Stefano!!! NICOLETTE: Ok Nicolette, vediamo se sei preparata sul panorama socio-politico-culturale italiano! John lambs: Giovanni Agnelli (?) Michele (mike) N: Trasferirmi in Australia con Stefano!!! Io, lui e i cavallucci marini! Come vedi il tuo futuro? S: Pieno di incertezze, di viaggi e di esperienze … ma soprattutto pieno di soldi, eh!!! N: M’immagino distesa a prendere il sole su di un’isola, con Stefano…e i cavallucci marini! Un saluto in inglese-siculo… S: Good bye picciotti, nni videmu soon!!! E un good bye in stile italiano! N: Ciao a tutti, italian Doggy Style!!! 19 il Resto del Camplus - Cultura Cultura Il Pascoli anglosassone di Heaney Angelo Di Marzio “Per gli impianti di bellezza lirica e di profondità etica, che esaltano i miracoli giornalieri e la vita passata” Questa la motivazione che accompagna il premio Nobel per la letteratura conferito a Séamus Heaney nel 1995. Il poeta (Castledawson,1939), la cui biografia è scandita da un forte impegno civile, ha sensibilmente contribuito al rinascimento poetico irlandese. La sua opera si presenta imperniata sui problemi connessi alla questione dell’indipendentismo irlandese, coniugata ad un saldo attaccamento alla sua terra. Nella serata di lunedì 2 aprile abbiamo avuto il raro privilegio di ospitarlo qui al Camplus Alma Mater, dove si è tenuto un incontro, partecipato quanto raccolto, cui hanno preso parte alcuni tra gli studenti del Camplus e i membri del Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna, diretto da Davide Rondoni, presente anch’egli all’incontro. Da subito conformatosi al clima disteso e familiare, Heaney ha accolto di buon grado la richiesta di leggere talune sue poesie, apprezzate e plaudite da un attento uditorio. In seguito ha approfondito il suo rapporto con Pascoli, del quale ha tradotto(non senza difficoltà a detta dello stesso) varie poesie dimostrando 20 l’inconsistenza dell’equazione traduttore uguale traditore. Anche per questa ragione l’ateneo bolognese nella persona del Rettore Ivano Dionigi, ha deciso di insignirlo del Sigillum d’argento dell’Alma Mater, consegnato in occasione del convegno internazionale “Pascoli nell’immaginario degli italiani” per il centenario della morte. Il “legame antropologico” tra i due poeti nasce a Urbino nel 2001, ascoltando i versi de L’aquilone recitati dalla Prof. sa Morisco, che per prima lo ha iniziato al poeta romagnolo. Immediatamente riconosce delle “rime esistenziali”: in giovinezza scrisse una poesia in cui compariva un aquilone che volava sopra i campi dell’Ulster rurale. L’omicidio del padre(mirabilmente trasfigurato in “X agosto”) di Pascoli da un lato; dall’altro quello del cugino di Heaney costituiscono un ulteriore punto in comune. Inoltre la casa natale di Pascoli ricorda quella della zia di Heaney, affinità non esclusivamente intellettuali dunque, ma anche paesaggistiche. Quasi folgorato, chiede alla Morisco una traduzione letterale e «mentre cercavo di renderla in versi e venivo alle prese con la terza rima, sono entrato gradatamente in un mondo familiare, perché il paesaggio mi ricordava moltissimo il terreno di casa della mia stessa infanzia. Il componimento nasceva da un profondo coinvolgimento personale». Tra tutte, ha trovato più facile tradurre La cavalla storna (The Dapple-Grey Mare), amata e per il contenuto e per i versi, che «hanno una qualità incantatoria». «Il fascino ossessionante di una ballata popolare misto a un senso di fatalità e inevitabilità». Ecco quindi che «O cavallina, cavallina storna, / che portavi colui che non ritorna» assume un ritmo più cadenzato per il prevalere di parole mono o al più bisillabiche: «O little dapple-grey, my little mare, / Who brought the one back who comes back no more» E proprio con gli ultimi versi della cavalla storna conclude: The horses now no longer munched their feed. They slept and dreamt the whiteness of the road. They didn’t stomp the straw with heavy hooves. They slept and dreamt of turning wheels in grooves. Inthatdeepsilencemymotherraisedafinger. She spoke a name… A great neigh rang in answer. il Resto del Camplus - Cultura Storia di Internet Davide Scalinci Per far comprendere meglio ciò che sto per raccontarvi (come si addice ad una storia) è necessaria una premessa: Internet ed il Web non sono la stessa cosa! Tento di chiarire questa differenza. Internet è la rete che connette tra loro più di 888 milioni di calcolatori presenti in tutto il mondo (dato raccolto in Gennaio 2012, fonte: http://ftp.isc. org/www/survey/reports/current/), questi calcolatori vengono detti host e variano dai server ai netbook, passando per i laptop e i più recentissimi tablet. Il Web, invece, è una delle tante applicazioni che sfruttano il servizio di comunicazione offerto da Internet, per fornire contenuti di tipo multimediale (testo, immagini, audio, video etc...). Quello che stiamo per intraprendere è un viaggio a ritroso nel tempo, prima degli smartphone e dei tablet, prima dei notebook e prima ancora dei personal computer nella forma in cui siamo abituati a conoscerli. USA, 1958. Siamo nel pieno della Guerra Fredda, la sonda sovietica Sputnik è stata lanciata l’anno precedente e gli Stati Uniti non vogliono restare a guardare; viene quindi fondata l’Advanced Research Projects Agency (ARPA) incaricata di mantenere le capacità tecnologiche statunitensi all’avanguardia (successivamente rinominata DARPA per far capire che il suo scopo era la difesa militare). Pochi anni dopo, il timore di rimanere isolati, senza possibilità di comunicare in seguito ad un attacco nucleare nemico su vasta scala, si fa pressante. L’agenzia viene chiamata in causa per trovare il modo di risolvere i problemi legati alla disponibilità di una rete di telecomunicazioni, così nei primi anni ’60 due informatici del MIT (Massachusetts Institute of Technology), L. Roberts e J.C.R. Licklider, vengono nominati responsabili del programma di scienza dei calcolatori. Un loro collega al MIT, Leonard Kleinrock, aveva scritto da poco (1962) la sua tesi di dottorato riguardante la commutazione di pacchetto (non era più necessaria una linea diretta di comunicazione, come nel caso del telefono, per il trasferimento di dati da un elaboratore ad un altro, ma questi dati vengono suddivisi in “pacchetti” più piccoli e spediti su più percorsi) ispirata agli studi sul traffico veicolare degli anni ’30. Nel 1967 Roberts redige un documento che esplica le funzioni della prima rete a commutazione di pacchetto, ARPAnet, che col tempo diventerà Internet. I primi commutatori di pacchetto, chiamati Interface Message Processors (IMP), vennero installati nel 1969 rispettivamente nell’ Università della California a Los Angeles (UCLA) con la supervisione di Kleinrock, nello Stanford Research Institute (SRI), nell’ Università della California a Santa Barbara e infine all’ Università dello Utah a Salt Lake City e rappresentavano i primi quattro nodi della rete. E proprio all’UCLA, il 29 Ottobre dello stesso anno, viene spedito alle 22.30, dalla Boelter Hall, il primo messaggio che consiste in un tentativo, da parte di Kleinrock, di fare LOG-ON sull’ IMP dello SRI. Ma questo fallisce; quindi il primo messaggio non è, come si sperava, LOG-ON ma soltanto LO. Durante l’invio della lettera G il sistema andò in crash (si bloccò totalmente). Successivi tentativi andar- ono, ovviamente, a buon fine e sempre più nodi si aggiunsero a quelli esistenti. Ed è qui che si conclude il nostro viaggio. Possiamo dunque considerare Kleinrock il padre di Internet. Alcune curiosità riguardano il periodo storico della creazione di Internet. Infatti lo stesso Kleinrock racconta spesso che, nonostante la creazione di un qualcosa che ha cambiato fortemente la vita delle persone, la loro impresa, almeno all’inizio, venne oscurata perché, nel ’69, vi fu prima la conquista della Luna da parte dell’uomo ad opera di Neil Armstrong e poi il “miracolo dei Mets” che vinsero per la prima volta il campionato mondiale di baseball, partendo da squadra più svantaggiata. Sabato 29 ottobre 2011 a Los Angeles, è stato inaugurato il Kleinrock Internet Heritage Site and Archive (KIHSA), il museo dedicato alla storia di Internet. Kleinrock fa oggi parte del gruppo dei consiglieri stretti del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Chiudo questo articolo con una frase emblematica di Kleinrock: “Non mi sarei mai aspettato di creare qualcosa che avrebbe utilizzato anche mia nonna!” 21 il Resto del Camplus - Cultura Storia di tre sorelle: Olympic, Titanic e Britannic Martina Caruso Eleganza, sfarzo, magnificenza, possenza: erano questi gli appellativi con cui venivano indicate le navi della Classe Olympic, nate principalmente con lo scopo di superare il Mauretania e il Lusitania, della rivale Cunard Line. Ma nonostante tutto non sarebbero mai riuscite a competere con queste per velocità: volendo privilegiare il comfort e la stabilità sulle navi diminuendo i disturbi provocati dal rumore proveniente dalla sala macchine, i progettisti decisero di realizzare motori (ovviamente a vapore) di potenza relativamente modesta, e dotati di turbine tutt’altro che all’avanguardia. Belfast; la nave però subisce un brutto danno urtando la banchina e ciò viene interpretato dai marinai, superstiziosi per natura, come un segno di cattivo auspicio. La riparazione dell’Olympic rallenterà notevolmente la costruzione del Titanic, situato nello stesso cantiere navale, ma questo primo incidente verrà dimenticato in seguito al viaggio inaugurale del transatlantico, che riscuoterà enorme successo. L’euforia che avvolge la prima delle gemelle della White Star Line non è destinata a durare a lungo: durante un altro viaggio la nave sperona l’incrociatore Hawke nel porto di Southampton ed è costretta a ritirarsi nuovamente nel bacino di carenaggio. In seguito all’affondamento del Titanic, l’Olympic subirà grandi modifiche (come l’aumento delle scialuppe di salvataggio) e infine verrà requisito durante la Prima Guerra Mondiale e riallestito come Nave Trasporto Truppe. Nel 1920 tornò a svolgere il servizio civile e venne smantellata dopo quindici anni quasi del tutto indenni da nuovi incidenti. Alla fine del 1910, l’Olympic è la prima fra le tre a toccare l’acqua del porto di Il 2 Aprile del 1912 il Titanic prende finalmente il mare sotto il controllo del capitano “La maledetta, l’amata e la dimenticata”. Così vengono oggi ricordate le navi gemelle realizzate dalla White Star Line, rinomata compagnia navale, agli inizi del secolo scorso. Sebbene in porto vi fossero grandi progetti per questi giganti della navigazione, il destino, a volte beffardo, ha fatto sì che nessuno di loro potesse svolgere appieno il compito per cui era stato realizzato. Edward Smith, lo stesso che aveva guidato l’Olympic durante l’incidente con l’Hawke. Ma il Titanic era ritenuto praticamente inaffondabile, non era mai stata realizzata una nave più bella: 34 suites di prima classe arredate con stili differenti, quattro ascensori, piscina coperta, palestra, campo da squash; la sua terza classe, munita di pianoforte, valeva la seconda nelle altre navi. Come è possibile allora che una tale meraviglia possa essersi inabissata? L’iceberg su cui il Titanic andò incontro non fu l’unica causa della sua rovina. Molte indagini svoltesi in questi cento anni hanno rivelato la presenza di un timone troppo piccolo per la stazza della nave, acciaio scadente, un incendio nel deposito di carbone presente al momento della partenza e, soprattutto, un’estrema noncuranza di tutti gli avvisi di ghiacci lungo la rotta provenienti da altre imbarcazioni. La tragedia era inevitabile: 1502 anime persero la vita, e i superstiti furono segnati per sempre dal ricordo della loro più grande disavventura. La White Star non era nata sotto una buona stella. Messa in ginocchio dal disastro, fu costretta a ridimensionare il progetto del Britannic (il nome originale sarebbe dovuto essere “Gigantic”), terza di tre sorelle sfortunate, che venne convertita in Nave Ospedale con lo scoppio della Grande Guerra. Pur riportando chiaramente le croci di soccorso che la contraddistinguevano, la nave seguì lo stesso destino del Titanic e venne affondata nel 1916 da una mina navale tedesca, ma furono 1070 le vite che riuscirono a salvarsi. Queste tre navi, accumunate dalla stessa sorte avversa, rappresentarono i sogni di tanti uomini: uomini imbarcati alla ricerca di nuove fortune, disposti a mettere tutto in gioco, uomini che volevano cambiare la propria vita o tanto coraggiosi da metterla a servizio della propria patria. Uomini che viaggiarono con loro, con l’Olympic, il Titanic e il Britannic, colossali sorelle che sarebbero passate alla storia. 22 il Resto del Camplus - Cultura “Generico? No!” Una barriera di natura culturale Fabio Lorefice A circa 12 anni dell’introduzione sul mercato dei farmaci generici, mi spiace dover constatare che la situazione del farmaco in Italia sia ancora poco favorevole. In realtà non si è mai puntato a favorire lo sviluppo del farmaco “unbranded” che si trova ancora tutt’oggi a dover fronteggiare la concorrenza dei così detti “originali”. Spesso non è chiara, infatti voglio evidenziare la differenza tra un Originator e un Unbranded: Il farmaco originale è quello che per primo ha ottenuto il brevetto farmaceutico. Il farmaco generico presenta gli stessi principi attivi del farmaco originale, il cui brevetto sia scaduto; si differenziano esclusivamente per forma e colore della compressa o della capsula, per forma e colore della confezione e per qualche eccipiente (come ad esempio il sapore). Effetti, indicazioni terapeutiche e somministrazione sono esattamente gli stessi. Fin ora si è fatto poco sul fronte dell’incentivazione alla prescrizione, mentre continuano a gonfie vele le campagne finalizzate a mettere in dubbio efficacia e sicurezza. Le barriere più grandi sono rappresentate da burocrazia e aziende dei Brand che riescono a provocare ritardi incalcolabili sull’immissione di un generico in commercio, cosa che ne va a determinare un aggravio sulla spesa pubblica. La differenza di prezzo tra Italia e resto d’Europa di questa tipologia di farmaci ha il suo spessore, e ciò è determinato dai volumi di vendita, ma proprio queste due variabili –prezzi e volumi- sono stati evidentemente poco valutati nelle ultime campagne di contenimento della spesa del Servizio Sanitario Nazionale. Le regioni in cui si sono prescritti meno farmaci generici nel 2011 sono state Lazio Campania Calabria e Molise e non a caso nel 2012 proprio i cittadini di queste regioni pagheranno un’addizionale IRPEF per coprire l’extra-spesa sanitaria per aver sforato i conti della sanità. In sostanza i cittadini di queste regioni pagheranno due volte per una “scelta personale” ma ovviamente non si può non sottolineare l’arco di responsa- bilità che va dagli amministratori regionali ai medici. Come evidenziato nel titolo la natura è anche culturale, perché spesso il farmacista nonostante suggerisca il generico gratuito, al posto di un Originator con tiket, il cliente teme che non sia proprio lo stesso. E paga!! Dalla banca dati nazionale emerge che circa il 64% delle ricette mediche riguarda proprio i farmaci più costosi che ne vanno a costituire circa il 70% della spesa complessiva. Giusto per fare un esempio esistono 21 confezioni di Ramipril, un farmaco utilizzato contro l’ipertensione di cui 18 sono totalmente gratuite e 3 hanno una differenza da pagare, ebbene si, come nelle migliori statistiche, sapete da cosa è rappresentato l’80 % di vendite di quei farmaci? Dai 3 a pagamento! L’atteggiamento dei medici di base ha una forte influenza sul comportamento dei pazienti, infatti proprio le loro perplessità, che riguardano l’efficacia e la tollerabilità di questi prodotti, evidenziano la loro scarsa conoscenza sui principi di bioequivalenza e sugli standard di qualità che vanno a riflettersi matematicamente sul paziente-consumatore. È quindi evidente come l’atteggiamento del paziente sia fortemente condizionato dalla percezione del medico e del farmacista, che entrambi, vanno ricoprire il ruolo di “attori strategici” per garantire la diffusione di un’informazione corretta ed esauriente specialmente nel consumatore anziano e in quei consumatori che non dispongono di mezzi culturali necessari per attuare una scelta verso il farmaco equivalente. L’auspicio è che l’attenzione delle autorità politiche e sanitarie continui sulla promozione di un mercato che ha tutte le potenzialità per potersi rivelare uno strumento di innovazione economica, all’interno di una politica nel contenimento dei costi ed efficace alla cura dei propri pazienti. Un passo recente è stato fatto: l’obbligo dell’indicazione del generico nelle ricette, ma resta ancora una scelta del paziente che ha sempre bisogno di una guida in ambito salute. Io punto su gli equivalenti e tu?? 23 il Resto del Camplus - Cultura Straniera “Sei solo una straniera” Cosi tutti ti chiamano Solo perché non hai la loro bandiera. Hai vagato per posti sconosciuti e bui Solo Per cercare un posto dove piantare nuovi fiori. E invece, straniera, hai trovato giardini dove i nuovi fiori vengono strappati e buttati via nel vento senza alcuna pietà, senza alcun sentimento. “ sei solo una straniera!” “ vattene e portati via i tuoi insignificanti fiori” quante belle parole Che come proiettili colpiscono e feriscono il tuo cuore Fragile e vulnerabile. Vogliono che tu sia simile a loro Che parli come loro Che tu rimanga inerme, rinchiusa dentro la loro gabbia spoglia Senza mai evadere. In un giorno solo Quante volte mi sono chiesta cosa vuol dire stare rinchiusi e non vedere più la luce. E cosa vuol dire stare in silenzio ed aspettare la fine. E non ho mai trovato una risposta. E mentre noi viaggiavamo fra nuvole di fantasia fra le diverse e infinite stelle e fra i mille colori della follia, in quel momento mi chiedevi: “ perché non vivere la vita come farfalle Felici e libere di volare? E perché vivere la vita in un giorno solo, in cui si ha la paura di spiccare il volo?” “di Elisa” 24 il Resto del Camplus - Sport Sport Rush Finale PROSSIMI APPUNTAMENTI : Mercoledi 09/05/12 ore 21:30 SHUTZ – CAMPLUS AM Lunedi 14/05/12 ore 20:15 TORTUGA TEAM – CAMPLUS AM Mercoledi 16/05/12 ore 21:30 CAMPLUS AM – SHARKS Amici sportivi e non, ben ritrovati ! Manca poco alla conclusione del torneo e cominciamo a tirare le prime somme di una stagione vissuta con intensità tra alti e bassi. Il Camplus nonostante tutte le disavventure e le soste forzate è ancora lì, nella parte alta della classifica, abbracciata con le unghie e con i denti a quel terzo posto che probabilmente non rispecchia pienamente i meriti della squadra, soprattutto se si analizzano i numerosi episodi sfavorevoli di cui è stata protagonista involontaria. Ma il calcio è cosi si sa e non possiamo far altro che continuare a scrivere la nostra storia sul campo . Storia che nelle settimane passata ci ha raccontato di un Camplus vincente che registra nel suo taccuino di gara 3 vittorie, un pareggio e una sconfitta, quest’ultima arrivata contro i primi in classifica (i Duracel Ultra ) in maniera totalmente immeritata e frutto di errori arbitrali grossolani e determinanti ai fini del risultato. Ma signori si nasce e il Camplus modestamente lo nacque! Smaltita la rabbia, messe da parte le polemiche è ora di ripartire e guardare a questi ultimi impegni di campionato. Poche partite prima del verdetto finale, dopodiché tutti i nodi verranno al pettine, in o out !! Il Camplus non ha nessuna intenzione di mollare e proverà a centrare il traguardo delle fasi finali per il secondo anno consecutivo. Siamo al RUSH FINALE signori , allacciate bene gli scarpini perché da adesso fino alla fine quei campi di erba saranno per noi un arena di sabbia e polvere dove solo i più forti usciranno vincitori. “ Il coraggio non è mai stato non avere paura. Le persone coraggiose sono quelle che affrontano i loro timori e le loro incertezze; sono quelle che le ribaltano a loro vantaggio usandole per diventare ancora più forti; negli occhi dei nostri, oggi, forse c’è anche un po’ di timore, come sempre quando arrivi a un momento decisivo. E allora: CORAGGIO RAGAZZI !! ” 25 il Resto del Camplus - Sport PAGELLE CAMPLUS AM TARTARUGHE GANGIA 4 -3 COLLA: Il portiere Camplus prima del match sicuramente aveva fatto la maratona dei film “Rocky”. Durante una percussione avversaria infatti subisce una sequenza di tiri e ogni volta, col colpo di reni , con la mano di richiamo, para e si rialza all’istante come un guerriero che brandisce l’ascia da guerra davanti alla sua madre patria , così col fuoco negli occhi quasi sfidando gli avversari a tirare ancora. Un’altra ottima partita di Colla che urla fino alla fine e tiene sull’attenti il team , sui gol avversari non ha colpe anzi a fine partita si trova tatuati addosso i tacchetti dell’attaccante avversario , autografo assolutamente sgradito, le sue 3 parate valgono come 3 goal. VOTO 8…SANTO SUBITO. FERTO: Il talento Camplus , martello e chiodi alla mano , fissa nella sua area di rigore lo stendardo rossoblu. Il difensore ha attivato ieri la modalità difesa alla morte . Ferto mostra anche qualche spunto offensivo gradevole e tiri dalla lunga distanza che purtroppo sono tutti finiti ad invadere lo spazio aereo sovietico .Non gli è bastata però la anonima partita in attacco, il narcisista decide di accendere i riflettori su se stesso sul 4-2 quando spizza una palla, da gran centravanti, nella sua porta e realizzando un autogol . A parte la svista sfortunata la sua partita è un film visto e rivisto , sostanza , qualità e cuore. VOTO 7… CERTEZZA. DALMI: Udite udite , la bestia della squadra torna a prosciugare i fondi della società Camplus per un nuovo look. La nuova criniera viola di Dalmi cavallo pazzo, non può essere mostrata in fascia protetta, se ne sconsiglia la visione a grandi e piccini. Tralasciando gli evidenti disturbi che lo tormentano e lo portano a fare tali obbrobri su se stesso, il 21 in campo, come da copione, corre e suda adrenalina . Quando la Stanchezza all’angolo gli chiede se vuole gettare la spugna, il Dalmi sputa nel secchio solleva le poltre membra e torna nel ring. Un mezzo voto in meno perché a fine primo 26 tempo, nonostante il portiere avversario già steso per terra, in pigiama e col cuscino, sbaglia clamorosamente un gol da 0 metri, sarà perché la pigmentazione gli ha bloccato i neuroni? VOTO 7… CACATUA. BRUNO: Il giovane calabrese è stato uno dei migliori in campo(no! non siamo ubriachi e voi state leggendo la pura e scandalosa verità). Il numero 27 nel 1°tempo assomiglia ad una pecorella smarrita per altro sotto sedativi, non trova la posizione, a volte effettua ai compagni marcati o comunque alle strette dei passaggi opportuni come una stretta di mano a un monco. Nel 2°tempo la pecora diventa lupo .Per Bruno buone chiusure, tanta attenzione e su e giù per il campo a difendere anche nel 3 contro 2. La madre perla che cancella ogni errore è il gol della rimonta : Una pennellata rotante di destro dal limite che lascia increduli compagni avversarsi e arbitro. Il suo gol ricorda tanto quelli di un certo n10 bianco-nero che non citiamo per rispetto della storia e della decenza. Il gol di Bruno resterà comunque negli annali e verrà cantato dai menestrelli nei secoli a venire. VOTO 9…BRUNO? GIORGIO: La scheggia del team alma mater rinnova l’abbonamento alle prestazioni di alto livello, si infiltra nella difesa delle Tartarughe Ganja come l’acqua nelle camere del collegio quando piove. Il centrocampista ieri ha giocato tutte le sue carte e la doppietta che mette a segno, a conti fatti, è metà della vittoria ottenuta. Giorgio vanta dunque un gol che merita per il movimento senza palla, un altro scaturito da un tiro rabbioso dalla linea laterale del campo, le corse e rincorse con gli avversari quasi fino alla fine del match. Solo negli ultimi 3min stacca il cervello e inizia tirare a caso col mancino verso il cielo, forse per indispettire i piccioni. Complessivamente il ragazzo resta la 5°marcia della squadra. VOTO 7,5…NOS. DIMA: Costretto a partire nel 7 titolare per l’assenza degli altri compagni di reparto, il C non si tira indietro ma sembra il nonno della partita e vaga per il campo con bastone e flebo, alla ricerca della posizione perduta. Nel 1°tempo, forse causa alzheimer che avanza, si dimentica la fase difensiva e come i nonni regalano le caramelle ai nipotini, lui regala il pareggio (1-1) agli avversari. Nella seconda metà di gioco mr. Cicchini gli pulisce gli occhialoni ed entra in campo un Dima presentabile. Suo il 3°gol (3-2) che riporta in vantaggio la sua squadra, delizia il pallone con degli stop al volo su qualsiasi lancio da dietro che arrivi dalle sue parti e con un controllo del corpo in velocità notevole. A fine partita, come sempre, tira su le braghe e se pur sulle stampelle fa il difensore aggiunto. VOTO 7…VECCHIA GUARDIA. BRUZ: Dopo aver fatto tutti i ruoli possibili e immaginabili ( solo tra i pali non s’è mai visto …per fortuna) il camaleonte Bruz torna a fare la prima punta di peso in acque tranquille e la boa nelle acque tempestose del match . Se avesse segnato solo la metà dei gol che s’è mangiato nella più totale solitudine davanti al portiere, Peppe sarebbe il capocannoniere del torneo; la porta avversaria si trasforma per lui in un miraggio che non riesce mai a raggiungere. Nel post partita confessa : “Non ero più lucido, non riuscivo nemmeno a muovermi, ero troppo sconvolto per il gol di Bruno, cioè Bruno?”. Sale sopra la sufficienza per l’assist del primo goal quando si traveste da Iniesta e manda in porta Giorgio, corredato da altre verticalizzazioni di alta scuola non finalizzate. L’apoteosi per lui quando a centrocampo, su un azione innocua e inutile degli avversari, inizia a tranciare in scivolata giocatori con o senza palla senza controllo alcuno. VOTO 7…MIETITORE. VASCA & CICC: Ma chi le fa le pagelle ( e la panchina ) come le facciamo noi ? VOTO 10…INSOSTITUIBILI. Nova Atlantis è un’associazione culturale che opera, ormai da 11 anni, nell’ambito universitario, senza fini di lucro e libera da qualsiasi vincolo politico o confessionale. L’Associazione è accreditata presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna e riceve dall’Ateneo la maggior parte dei finanziamenti necessari alla realizzazione delle iniziative. Il tesseramento all’Associazione è gratuito, non comporta nessun obbligo o vincolo particolare, e consente di partecipare alle iniziative a prezzi agevolati: viaggi, mostre, visite in azienda, conferenze e incontri culturali. Le nostre iniziative sono aperte a tutti gli studenti dell’Ateneo bolognese, non solo ai soci. I nostri obiettivi? Guardare all’esperienza universitaria, non solo come campo di specializzazione per il proprio futuro lavorativo, ma anche come possibilità di ampliare i propri orizzonti culturali a 360°. Investire al meglio nel rapporto tra Università e Impresa, con interventi sia di docenti e ricercatori universitari, sia di manager ed imprenditori, con visite guidate ad aziende ed istituti di ricerca. Coinvolgere gli studenti nella realizzazione delle attività, dando libero spazio alle loro idee e consentendogli di vivere gli anni universitari all’insegna di una nuova esperienza stimolante dal punto di vista professionale, intellettuale e creativo. Alcune iniziative organizzate VIENI A CONOSCERE LA NOSTRA ASSOCIAZIONE, LE INIZIATIVE DA NOI ORGANIZZATE E LE TANTE ALTRE OPPORTUNITÀ CHE TI POSSIAMO OFFRIRE. NON ESITARE A DIVENTARE SOCIO, BASTA UNA SEMPLICE ISCRIZIONE! www.novaatlantis.it ci trovi anche su: