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Data ILTEMPO.IT 22-09-2015 Pagina Foglio 1 / 2 Questo sito utilizza cookie analitici e di profilazione, propri e di altri siti, per inviarti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie fai riferimento all'informativa. Se fai click sul bottone "Acconsento" o accedi a qualunque elemento sottostante a questo banner acconsenti all'uso dei cookie. Acconsento Informativa SALUTE DOLCE VITA GUSTO TURISMO HIT PARADE MOTORI FINANZA VIAGGI METEO . POLITICA CRONACHE CINEMA TEATRO ESTERI ECONOMIA TELEVISIONE MUSICA SPORT LIBRI CULTURA & SPETTACOLI ARTE 22/09/2015 06:04 Così risplende la Basilica segreta ROMA CAPITALE MULTIMEDIA HITECH & GAMES 0 0 0 Consiglia Mi piace Le foto in bianco e nero di Ammendola svelano la luce barocca Il rifacimento di San Pietro del 1451 con i fondi di quel Giubileo FMR ACQUISTA EDIZIONE 130193 LEGGI L’EDIZIONE Codice abbonamento: Era opportuno che per il Giubileo straordinario indetto dallo straordinario Papa Francesco si tornasse su uno dei "miracoli" di Roma, la basilica di San Pietro, dove l'8 dicembre comincerà l'Anno della Misericordia. E dunque, pure se l'idea ha preceduto l'annuncio del pontefice argentino, la realizzazione e l'uscita di un prezioso libro dedicato al principale tempio dei cattolici da quell'annuncio ha trovato impulso. Così dà suggestione, alla vigilia del Giubileo, sfogliare "La Basilica di San Pietro", 400 pagine in tiratura certificata di 999 esemplari editi da Franco Maria Ricci e a cura di monsignor Pasquale Iacobone. Vi si racconta la storia architettonica della chiesa che ospita il corpo del martire Pietro sotto la cupola michelangiolesca. Storia partita dal primo secolo dopo Cristo e increspata di magnificenza con la costruzione, a partire da metà del '400, della "basilica nuova". Una storia raccontata da 120 fotografie, rese più spettacolari dal bianco e nero di Aurelio Amendola, che vi ha affiancato anche Altri articoli che parlano di... immagini a colori. Ma è proprio quel bianco e nero che rende "messianici" gli scorci di archi, navate, Categorie (1) cupola, cappelle, sculture. E che la copertina Cultura & Spettacoli esalta: il baldacchino del Bernini fotografato ad altezza dell'altare e bersagliato da tre fasci di luce, una "trinità" barocca (perché barocchi appaiono gli scatti di Amendola) che tracima dalle finestre della chiesa. La sezione iconografica è un polo del libro. L'altro è fatto di parole, saggi rivelatori con storie conosciute ma spiegate con angoli di visuale inediti (di Ravasi, Marder, Schutze, Righetti, Forti). Ma c'è anche il contributo di Christoph Luitpold Frommel, già direttore della Biblioteca Herziana, che dedica 50 cartelle alla costruzione, dal tempio paleocristiano a quello coronato dal colonnato del Bernini e fino alle porte novecentesche scolpite tra gli altri da Giacomo Manzù. Così distesa nei secoli, la costruzione, che il detto "lungo come la fabbrica di San Pietro" risulta azzeccatissimo. Perché, spiega Frommel, nel 1451 papa Niccolò V decide di costruire una basilica nuova su quella che ai suoi tempi era grossomodo l'opera voluta dall'imperatore Costantino e inaugurata probabilmente nel 326, come ha indicato ieri, al "battesimo" del volume, il cardinale Farina? Perché il Giubileo dell'estate 1451, appunto, aveva portato a Roma tanti pellegrini da rimpolpare abbondantemente le casse dello Vaticano e insieme da rendere evidente l'inadeguatezza funzionale della basilica. Ne occorreva, insomma, una più grande, e soprattutto meno spartana dell'originaria, perché la Santa Romana Chiesa era l'ombelico del mondo, o tale voleva riconfermarsi mentre si rafforzava l'impero ottomano. Niccolò V affida il progetto a Bernando Rossellino, ma, annota Frommel, affiancandosi egli stesso all'architetto il quale pure fa arrivare quattro colonne dal tempio di Agrippa. E soprattutto mettendogli dietro l'archistar del momento, Leon Battista Alberti. Che ci infila un provvidenziale zampino allorché in un trattato indica come salvare Data ILTEMPO.IT 22-09-2015 Pagina Foglio 2 / 2 il muro fuori asse della navata centrale. La conquista di Costantinopoli da parte dei turchi è una batosta che costringe il Papato, nel 1455, a sospendere i lavori della basilica, costata fino ad allora quasi 12 mila ducati d'oro: gli altri denari destinati al cantiere andarono invece alla improcrastinabile Crociata. In un certo senso, fu una fortuna per la magnificenza di San Pietro. I lavori riprendono nel 1505 con il mecenate Giulio II che li affida al Bramante: sarà una basilica ancora più grandiosa, coronata dalla cupola di Michelangelo, che, a differenza di quanto ideato da Rossellino, diventerà più alta della concorrente brunelleschiana di Santa Maria del Fiore a Firenze: diametro di 41,50, tre in meno che al Pantheon, altezza di 133,30 metri, sedici in più del Duomo fiorentino. San Pietro diventa scrigno di bellezza. Con un acme, la Pietà di Michelangelo, alla quale Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, dedica un sapiente capitolo. Il quale comincia con l'ammirato e basilare giudizio del Vasari: quel Gesù morto e quella Vergine che lo sostiene in grembo sono opera "alla quale non pensi mai scultore, né artefice raro, poter aggiungere di disegno né di grazia…". Una perfezione tale, rilancia Paolucci, che "quella scultura si spiega solo con se stessa". Un anno soltanto impiegò Michelangelo per realizzarla, nel 1459, su commissione del cardinale francese ambasciatore di Carlo VIII alla corte papale che lo pagò 450 ducati d'oro. In principio fu collocata nel vecchio San Pietro nella cappella detta del Re di Francia. Dal 1749 è dove oggi la vediamo. Già sistemata da restauro, per rimediare alle 4 dita della Madonna mutilate. Ma l'intervento universalmente noto è quello del 1972, dopo che un folle prese la scultura a martellate rompendo la punta del naso e l'orecchio sinistro della Vergine. Il restauro, sottolinea Paolucci, fu mimetico, contravvenendo a ragione ai principi consacrati, secondo i quali è necessario che si evidenzino le parti ricostruite. Ma la "finitezza formale" è la "ragione principale del fascino" della Pietà. Dunque farla tornare perfetta, come Michelangelo la realizzò, era imperativo categorico. Il mondo ringrazia. Lidia Lombardi TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE Una formula matematica spiega la recidiva del… Rifugiati solo in 31 parrocchie su 334 -25% -25% CULTURA Cardigan donna -30% Gastroback Spremiagrumi Home Culture 59 € 43 € Yoox.com Springlane Yankee Candle Cafè Culture 7 € Erboristeria Panta… Codice abbonamento: 130193 Prostata: 10 regole per mantenerla in salute FMR