Shaun Stonerook da SportWeek del 23/6/2012

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Shaun Stonerook da SportWeek del 23/6/2012
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i miei record, i miei segreti
stonerook
intervista/Oltre la vittoria
con il 6° titolo vinto
a siena, lui
e carraretto sono
i giocatori che
hanno conquistato
piÙ scudetti di fila
nel basket italiano.
ma ogni successo
ha dietro una storia.
che shaun racconta
per la prima volta
di fabrizio salvio
foto di simon
i
cinque stanno fermi, in piedi, a rispettosa distanza. Osservano in silenzio. Qualcuno li avverte: «L’intervista è appena iniziata, c’è da
aspettare». Risposta: «Nessun problema, vogliamo una foto con Stonerook
e possiamo stare qua tutto il pomeriggio.
Lui è un simbolo, e ci teniamo».
Un simbolo, e non solo per i 6 scudetti di
fila che Shaun Stonerook ha vinto nel
basket con la Montepaschi Siena, un record assoluto che divide col compagno
di squadra Marco Carraretto. Stonerook
è il capitano. Il leader. L’americano che
da 7 stagioni fa da bussola alla squadra
in campo, l’uomo che sonda gli umori
dello spogliatoio e ne equilibra le tensioni. E al quale, quando c’è da prendere o
da ri-prendere uno, la società, in via informale ma neanche tanto, chiede: cosa
dici, è quello giusto per noi?
A 34 anni, 11 dei quali nel nostro Paese,
con l’ennesima coppa in bacheca e un
futuro da decifrare, Shaun Stonerook si
racconta. Come mai aveva fatto prima.
Shaun: che nome è?
«Quello che mi hanno dato i miei genitori adottivi».
Adottivi?
«Sono stato adottato a nove mesi, da Hank
e Janet. Papà è ingegnere, mamma lavora nei Servizi Sociali e si occupa proprio
di bambini. Ho una sorella, Amy, che è
figlia biologica dei miei. Prima di incontrare loro, stavo in istituto».
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intervista/Shaun Stonerook
Non aveva mai detto a nessuno della sua storia…
«Perché mai nessuno mi aveva chiesto
nulla sulle mie origini».
Quando ha saputo di essere stato
adottato?
«Mio padre e mia madre me lo hanno
raccontato appena sono stato in grado di
capire. Sono cresciuto con questa consapevolezza, in maniera del tutto naturale.
È così che bisogna fare: non c’è nulla da
nascondere perché non c’è nulla di cui
vergognarsi. Soprattutto, un bambino
ha il diritto di conoscere subito la sua
storia, chi è e da dove viene. L’amore è
prima di tutto rispetto».
Ha cercato di risalire alle sue origini,
ritrovando chi l’ha messa al mondo?
«Ho provato, e mia madre mi ha aiutato,
ma non ne sono venuto a capo. Mi sarebbe piaciuto conoscere i miei genitori biologici, però adesso non ci penso più.
Preferisco concentrarmi sulla Fondazione che porta il mio nome e sostiene bambini abbandonati per dare loro la stessa
possibilità che ho avuto io: trovare una
nuova famiglia».
E a un figlio suo ci pensa?
«Ho fatto più che pensarci: Manuela, la
mia compagna, dovrebbe partorire una
bambina a dicembre».
“
Ho cercato chi mi ha
messo al mondo, senza
riuscirci, e ora non ci
penso più. Penso invece
alla figlia che avrò
E dopo?
«Non ho ancora deciso. Il contratto con
Siena mi scade a fine mese, parlerò col
presidente Minucci e vedremo se c’è la
possibilità di rinnovare. Non so se e quanto continuerò a giocare e se, a fine carriera, resterò nel basket. In ogni caso, il mio
futuro sarà prima o poi negli Stati Uniti:
la mia casa, la mia famiglia sono là. A
Columbus, nell’Ohio».
» per questo che si ostina a non parlare nella nostra lingua, anche se la
capisce benissimo?
«Ma no, è solo che non mi sento sicuro.
Potrei dare risposte elementari, ma non
sviluppare un vero discorso. E poi, guarda chi sono i miei compagni di squadra:
americano, lituano, americano, lituano…
Come pretendi che parli italiano?».
Ma nemmeno quando fa la spesa, o
al ristorante?
«Ci pensa Manuela» (ride).
Cosa le piace, e cosa no, di noi?
«Mi piace il vostro modo di guidare. Limiti di velocità, segnali stradali: sono un
consiglio, non un ordine. Fate un po’
prove di palleggio Shaun Stonerook, 34 anni. Ala di 201 cm, è arrivato in Italia nel 2001,
chiamato da Cantù. In questi playoff ha tirato col 51,4% da 3 punti, per 6.6 punti di media a gara.
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quello che vi pare
(ride). E poi mi avete
insegnato ad amare
i risotti. Non mi piace che rimandiate
tutto al giorno dopo.
Ogni volta che chiedo a qualcuno: facciamo questo?, la risposta è: domani».
All’inizio lei non
piaceva ai tifosi di
Siena. Oggi per
loro è un’icona.
Come ha fatto? E
non dica: grazie al
lavoro.
«E a cosa, se no? I
miei mi hanno insel’ultimo
abbraccio
gnato l’etica del lall lungo e
voro, perché per
significativo
abbraccio fra
tutta la vita li ho viStonerook e
sti lavorare duro. I
Pianigiani.
tifosi mi amano perché in campo metto
energia, voglia, passione. Faccio tutto
quello che serve per aiutare la squadra
a vincere. E mi amano perché, fuori, sono uno normale, cui piace divertirsi».
In che modo?
«A carte. Con gli amici, la sera, a casa,
dopo cena. In questo momento ho la “fissa” per la Scala Quaranta. E poi il golf:
qualche tempo fa, a fine estate, dopo un
po’ di allenamento il mio handicap scendeva a 9, ma adesso, con la schiena che
va sempre peggio…».
Lei non è un talento naturale, ma in
campo riesce sempre a fare la cosa
giusta al momento giusto. Tanti, in
tutti gli sport, provano a diventare
campioni nonostante mezzi tecnici
limitati, ma solo pochissimi ci riescono. Anche qui, il segreto è solo nel
lavoro quotidiano?
«E nella capacità di mettersi al servizio
dei compagni, di capire che segnare tanto non basta. Vedo molti giovani che
hanno nella testa solo il canestro, ma se
nessuno passa la palla non si vince. Devi essere in grado di capire quando è il
momento di sgomitare per un rimbalzo
o di spendere un fallo…».
scudetti consecutivi
nel dopoguerra:
bergamo (football)
prima in assoluto
FOOTBALL AMerICANO
11 BerGAMO (1998-2008)
PALLANuOTO
9 reCCO (1964-1972)
HOCKeY Su PISTA
7 NOvArA (1968-69/1974-75)
BASKeT
6 SIeNA (2006-07/2011-12)
ruGBY
5 PADOvA (1969-70/1973-74)
CALCIO
5 INTer (2005-06/2009-10)
HOCKeY Su GHIACCIO
5 COrTINA (1963-64/1967-68)
5 MILANO (2001-02/2005-06)
PALLAMANO
5 TrIeSTe (1992-93/1996-97)
BASeBALL
4 NeTTuNO (1951-1954)
PALLAvOLO
4 MODeNA (1985-86/1988-89)
CAMPIONI D’ITALIA ➽ CHE RECORD
Proprio per le sue caratteristiche è
uno dei giocatori più odiati dalle tifoserie avversarie: la inorgoglisce o
le dispiace?
«Sono contento se si preoccupano di me
più che dei miei compagni che fanno
canestro: tolgono loro pressione».
Vincendo lo scudetto contro l’EA7
Milano, Shaun Stonerook e Marco
Carraretto hanno conquistato il loro 6°
titolo di campioni d’Italia consecutivo,
diventando primatisti del basket
italiano in questa speciale classifica. In
assoluto, il giocatore che ha vinto più
campionati resta Dino Meneghin: ne ha
vinti 12, 7 con la Pallacanestro Varese e
5 con l’Olimpia Milano, però mai più di
3 in fila. In assoluto, hanno vinto più
scudetti di Stonerook e Carraretto
anche Sandro Gamba (10), Gianfranco
Pieri (9), Sandro Riminucci (9), Ricky
Pagani (9, di cui 5 consecutivi), Riccardo
Pittis e Aldo Ossola (7 entrambi).
Edoardo Rusconi è a 6.
Qual è il segreto che permette a
Siena di continuare a vincere?
«Non ci sentiamo mai con la pancia piena. Sappiamo, e ce lo ripetiamo in continuazione uno con l’altro, che la cosa più
bella nello sport è arrivare primi, e che
fare festa è divertente. E, più gli altri ci
danno addosso, più ci carichiamo per
dimostrare di essere i migliori. I nuovi
arrivati si allineano subito alla nostra
mentalità; e se qualcuno fa fatica, facciamo in fretta a metterlo in riga».
Nel 2005 lei è diventato cittadino
MENEGHIN
BATTE SHAUN
12 A 6
italiano con un matrimonio da molti
giudicato di comodo. Pentito?
«Non cambierei nulla di quello che ho fatto nella vita, perché tutto è servito a fare di
me l’uomo che sono oggi. Ognuno impara
qualcosa anche dai propri errori».
Nel calcio si riparla di atleti omosessuali e dell’opportunità da parte loro
di fare coming out. Il mondo del basket saprebbe accettare più serenamente rivelazioni del genere?
«Credo sia difficile ancora oggi fare coming out per uno che vive lo spogliatoio.
In Italia come in America. Ci si spoglia
e si fa la doccia insieme… Può darsi che
mi sia capitato di avere un compagno gay
e per me non sarebbe un problema, ma
se lo fosse anche per uno solo, nella squadra, sarebbe imbarazzante per tutti. Però sono fiducioso: 10 anni fa c’era meno
tolleranza, quindi spero che tra altri 10
un uomo possa vivere la propria sessualità apertamente, senza imbarazzi».
Quando è stata l’ultima volta che si
è pettinato?
«C’è poco da pettinare: ormai qui al centro li sto perdendo tutti. Invece li taglio;
poco, ma li taglio. Ogni due mesi».
© rIPrODuzIONe rIServATA
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PAOLO LAzzerONI
Compresi quelli più duri: si arrabbia
se le dicono che gioca sporco?
«Sì, perché non sono un giocatore cattivo.
Qualche volta ho preso un colpo io, qualche volta gli altri, ma non ho mai fatto
male a nessuno. E non mi sono mai lamentato per le botte ricevute».