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PROVERBI E MASSIME
NEGLI SCRITTI DI PETRONIO ARBITRO
Si sa che Petronio Arbitro è uno degli autori più scurrili e pornografici della letteratura latina, al paragone del quale sfigura il nostro
Boccaccio, che pur non è uno stinco di santo in fatto di moralità.
Il romano è troppo sfacciato nel descrivere ambienti depravati,
nel rilevare bassezze e atti osceni, che ripugnano ad ogni spirito ben nato,
denota un'educazione da lupanare, una mancanza di probità e di saggezza. Il linguaggio spesso è libertino e sguaiato, l'esposizione di taluni
fatti è disgustevole e sconcia; sono descritti usi che degradano l'uomo
alla bestia; sono ricordate consuetudini del mondo orientale e credenze
ributtanti, che forse esistevano solo fra gli schiavi più abbietti, non fra
le persone civili.
Per fortuna tante scene immorali e tanti episodi laidi sono pura invenzione dell'autore, e non rivelano il vero stato della società romana,
la quale non, era vile e corrotta come si potrebbe credere, non era dominata soltanto dalla brama del danaro, del godimento, dei piaceri; se
c'era qualche pervertito, la grande maggioranza dei cittadini era formata da persone dignitose e di costumi intemerati, che s'ispiravano al bene
pubblico, al nobile ideale di fare Roma sempre più grande, capace di
incivilire e d'essere maestra dei vari popoli da essa conquistati. La famiglia romana era ancora onesta e sana, non aveva distrutto i principi
morali su cui s'era basata l'educazione degli avi, non s'era abbandonata
allo scetticismo e all'incredulità, alle gozzoviglie e al lusso, allo sfrenato
epicureismo e al materialismo. Gli esempi luminosi dci Catoni e dei
Bruti, dei Fabrizi e degli Scipioni, dci Cincinna ti e dei Camilli, dei Fabii e dei Gracchi; la condotta irreprensibile delle Lucrezie e delle Clelie,
delle Cornelie e di altre insigni matrone parlavano ancora nei loro cuore, e li spronavano a seguire la loro vita, ad ornarsi delle preclari virtù
per cui erano divenuti famosi. Le donne non erano Messaline e Agrippine, ma madri sagge e mogli esemplari, che amavano la parsimonia e
la pace domestica, miravano a Fare dei figli cittadini ben educati e de-
gni dei propri antenati.
Ciò è provato dal fatto, che nelle opere di Petronio Arbitro, il quale passa per uno scrit tore scurrile e immorale, si riscontrano qua e là
massime e proverbi intonati a principi di saggia educazione, che deno-
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tano un cuore ben nato, un fondo di bontà e di amore familiare, uno
spirito anelante alla giustizia e all'altruismo, che sono propri di scrittori onesti ed equilibrati, il cui ideale è quello di allontanare la società
dal vizio e dalla corruzione, e d'avviarla al bene operare e a non commettere errori.
Noi ne abbiamo spigolati alcuni che ci sembrano degni di essere
segnalati, sia perché contengono eccellenti massime di vita, sia anche
perché fa meraviglia il trovarli in un autore tanto biasimato per la sua
volgarità sguaiata, la sua tendenza al libertinaggio e all'epicureismo.
* * *
Cominciamo col riportare alcuni proverbi, che accennano alla sorte
dei poeti e dei letterati, che non sono stati apprezzati dai contemporanei, e sono stati condannati a vivere nella più nera miseria.
Petronio, mille e trecento anni prima che il nostro Petrarca veplorasse l'abbandono in cui al suo tempo erano tenuti gli studiosi, col
celebre detto: « povera e nuda vai, filosofia », espresse lo stesso sconforto e la stessa malinconia con riflessione che è vera anche oggi. Il
Petronio dice pure che la miseria è sempre « compagna dei begli ingegni », e chiarisce meglio questa triste verità nei seguenti versi:
Chi va per mare ottiene sovente i più lauti guadagni;
E' coronato d'oro chi s'offre ai perigli dell'armi;
Ebbro adulatore su drappi di porpora giace,
E l'azzimato ganzo si vende per vil mercede.
Soltanto l'eloquenza fra i cenci d'inverno s'agghinda,
E tra la fame piange per l'arte così sconosciuta.
Si capisce che tale constatazione non si limita alla sola eloquenza,
ma si estende ad ogni forma letteraria.
Una dolorosa verità, che si constata specialmente oggi, è contenuta in questa riflessione di Petronio:
« Se qualcuno, avverso alla generale corruzione,
si è messo a battere la via dritta,
anzittutto s'acquista antipatia, perché agisce differentemente dagli altri:
chi può veder di buon'occhio ciò che non fa egli stesso?
E poi quelli che pensano solo ad impinguarsi d'oro,
vorrebbero che al mondo non si stimasse nulla superiore alla ricchezza.
Quindi perseguitano come meglio possono i letterati
per far vedere che anche questa classe, per quanto nobile, vale sempre
meno del denaro ».
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Piene d'amaro scetticismo sono molte massime ricavate dai racconti di Petronio, nelle quali si rilevano dolorose constatazioni sulla
cattiveria umana, sulla corruzione dei costumi, sulle ingiustizie quotidiane. Dice una massima:
« Che valgono le leggi, se l'oro è padrone assoluto? Se i poveri sono
calpestati da tutti? ». Purtroppo « l'austero e civil tribunale è una botteg a e non un luogo dove trionfa la giustizia ».
Dice un proverbio: « Chi non può battere sull'asino, batte sul suo
basto » (chi non può prendersela con un potente, si vendica con un di
lui dipendente).
E un altro: « E' impossibile togliere gli artigli ad un nibbio mentre
vola, perché è come pestare l'acqua nel mortaio; perciò è meglio subire
l'offesa di chi è potente, che contrastargli. E aggiunge con tristezza:
« ... tutto aver potrai coi denari alla mano; entro un fornito scrigno trovi Giove in persona ».
Vera in tutti i tempi è la constatazione che « Il bisogno aguzza lo
ingegno, e fa trovare i mezzi per riuscire in ogni cosa ».
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Sulla stranezza e la volubilità dell'uomo il Petronio ci ha lasciato
parecchie sagge sentenze; eccone qualcuna:
« Chi troppo ama, non ragiona, e la gelosia è causa di tanti mali, perché
acceca chi ne e vittima. Come nelle regioni incolte e aspre le nevi rimangono a lungo, mentre nelle terre domate dall'aratro, la leggera
brina le discioglie, così accade dell'ira nei petti umani, che tiene assediati gli animi rozzi, ma sfiora appena quelli ben educati ».
Dice una giusta riflessione:
« Essere tosto appagati non vogliamo,
né vincere ci piace prontamente ... prepongon i mariti
la ganza alla consorte: il profumato
Cinamo vince la modesta rosa. Quel che è più raro, insomma, più si
ammira ».
Ecco un'altra verità: « E' della natura umana provar piacere nel confidare agli altri i propri voleri ». Afferma un'altra massima:
« Per essere bene accolti, bisogna gettar polvere negli occhi della
gente ».
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Parecchie sono le massime di Petronio intonate a sconforto, a sfiducia, ad amara delusione provate dall'uomo onesto e retto,
il
quale
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vive in mezzo ad una società corrotta, non guidata da leggi eque, non
sorretta da principi virtuosi e lodevoli. Una di esse dice: « E' raro veder
unite la bellezza e la virtù ».
Un'altra: « Le opere dell'ingegno non hanno fatto mai ricco un
uomo ». Si ripete anche oggi: « Meglio soli che male accompagnati » e:
« Abbi denaro e sarai considerato ».
Stando a Petronio: « Gli uomini sono delle vesciche gonfie o delle
bolle di sapone che camminano », e « Il mondo gira come la ruota di
un mulino ».
Assai assennati sono i seguenti proverbi: « Tutti sbagliano, perchè siamo uomini, non dei ».
Gli affanni giungono all'improvviso, e la fortuna delude le speranze
umane ».
Giustamente osserva Petronio: « L'uomo corrotto dal vizio corre
dietro le cose che sono proibite », e da esse non ho che danni:
e « il pianto non riesce a cavare un ragno dal buco »; aggiunge:
« chi ama la verità, non deve avere peli sulla lingua ».
* * *
Alcune massime sono ispirate a scetticismo e ad epicureismo, e
testimoniano il pensiero morale dominante nel nostro autore, che era
tutt'altro che un esempio di virtù.
Assicura un suo proverbio:
« Non più che un lieve soffio è l'esistenza umana,
perciò viviamo finché si può godere
E' un'evidente parafrasi del filosofo Epicuro: « Edamus et Gibamus,
post mortem nulla voluptas ».
Petronio sentenzia: « Gli astuti adulatori, quando vanno a caccia
di pranzi nelle case dei ricchi, sono intenti a preparare quei discorsi
che sono più accetti ai convitati. Difatti non avendo alcuna dignità, sono
proclivi alla bugia e al servilismo più vile e indecoroso ».
« L'amore a lungo andare diventa una vera piaga ». Così la pensano
gli uomini' falsi dal cuore corrotto e dai facili costumi.
Se si sa che bisogna morire, perché non si cerca di vivere bene?
E' un pensiero comune a tutti gli epicurei. Esso trova conferma nel
seguente motto: « Nessuno ascolta mal volentieri l'invito a prender cibo,
o a rimanere a lungo in questo mondo ».
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In vari punti. Petronio bersaglia il sesso femminile, di cui rileva
le debolezze e la fragilità. « Le donne, afferma, sono per natura volubili
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e leggere; quanto sono facili ad innamorarsi, tanto presto si dimenticano dei mariti e anche dei figli ».
Il Petronio non manca di frizzare tutti i difetti e i vizi degli uomini.
Contro l'uomo che nato in basso loco per colpi di fortuna o circostanze
di cose sale in alto, dice questa frase: « Chi è nato in un postribolo, non
può sognare una reggia ».
Giuste sono le seguenti riflessioni sulla instabilità dell'amicizia:
« Se si è ricchi, si conta a questo mondo, se no, no ». « Gli amici si
conoscono nelle sventure ». « Il nome di amicizia vale finché ad uno
giova ». « I buoni amici, appena sentono odore di miseria, ti piantano ».
Ci sono delle massime, che sferzano l'avidità dell'uomo nell'accumulare ricchezze senza badare ai mezzi con cui si procacciano. Una di
esse dice: « Oggi nessuno pensa alla religione; Giove non fa più paura,
e gli uomini non hanno occhi che per contare denari su denari ».
Petronio dice anche: « L'avaro pur di possedere molte ricchezze,
non spende denaro per mangiare, e muore di fame, come Tantalo morì
di sete, pur avendo l'acqua sino alle labbra ».
* * *
Non mancano negli scritti di Petronio alcune massime, che danno
saggi consigli e opportuni avvertimenti agli uomini, affinché si comportino bene nella società ed evitino errori, che arrechino dispiaceri e
delusioni.
Una di esse afferma: « Il popolo è leone nel chiacchierare, ma quando si tratta di agire, è paralizzato dalla paura ».
Un'altra suggerisce: « Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio ».
Una terza: « Non si devono fare i conti senza l'oste ».
Un utile suggerimento troviamo nelle seguenti sentenze: « A questo
mondo bisogna aiutarsi a vicenda ».
« Chi più sa, non si adira, neppure se viene avvilito;
sarà vincitore chi non corre all'offesa ».
« Nel vino c'è la verità »,
e « Chi non ha delitti, cammina a testa alta »,
« Chi la fa, l'aspetta ».
« Chi si mostra generoso, fa molta strada ».
« Chi di gatto nasce, sorci piglia ».
« Chi la fa, deve scontarla ».
Lo stesso Petronio dice:
« Nessuno corre a rovina più precipitosamente di chi desidera la roba
altrui ».
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« I ciarlatani, gli imbroglioni ingannano la ingenua turba, cui gettano
polvere e piccola borsa piena di denaro ».
« Per essere bene accetto, bisogna gettar polvere negli occhi della gente ».
Il pescatore attacca all'amo quell'esca che per esperienza sa che attira la gola dei pesciolini ».
« Quello che non puoi avere o ggi, l'avrai domani; così è la vita ».
« Tutto il mondo è paese ».
• Durante la giovinezza il sangue bolle nelle vene ».
« Non si muore di paura ».
« Nessuno è mai contento di quello che ha ».
Altre giuste riflessioni si riscontrano nelle seguenti massime:
« A questo mondo dove si trova il dolce, c'è pure l'amaro ».
« Stima la lealtà più di qualunque tesoro del mondo ».
Un grammo di buon senso fa l'uomo saggio e ricco: tutto il resto
non vale nulla ».
«
E' giusto dovere trattare bene e non oltraggiare gli ospiti ».
«
Tutte le nostre azioni devono avere per base la prudenza ».
Il mondo è formato d'imbroglioni e d'imbrogliati ».
* * *
Le massime di Petronio da noi riportate non erano tutte nuove o
inventate da lui, ma erano verità che risalivano ai secoli passati, e sono
vere anche oggi, perché sono frutto di lunga esperienza di uomini saggi
e prudenti, i quali avevano buon senso e animo virtuoso.
Ripetiamo che desta meraviglia il ritrovarle in uno scrittore, ch'è
ritenuto scurrile e depravato, incapace di dare agli altri retti ammaestramenti e utili consigli.
SAVERIO LA SORSA
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