Costa d`Avorio - amnesty :: Rapporto annuale

Transcript

Costa d`Avorio - amnesty :: Rapporto annuale
ACQUISTA
ACQUISTA ONLINE
ONLINE >>
Africa Subsahariana
12
DUEMILA
Costa d’Avorio
2_AFRICA SUBSAHARIANA_amnesty 2012 10/05/12 13.54 Pagina 75
AFRICA SUBSAHARIANA
Democratic Republic of the Congo: From occasional outrage to sustained response – the
need for the Human Rights Council to play a role in the areas of judicial reform and the
fight against impunity (AFR 62/009/2011)
Democratic Republic of the Congo: Colonel’s rape conviction is first step on road to justice (PRE 01/078/2011)
Drc: Post-election intimidation through arrests must end (PRE 01/634/2011)
COSTA D’AVORIO
REPUBBLICA DELLA COSTA D’AVORIO
Capo di stato: Alassane Ouattara
Capo del governo: Guillaume Soro
Pena di morte: abolizionista per tutti i reati\
Popolazione: 20,2 milioni
Aspettativa di vita: 118,5‰
Alfabetizzazione adulti: 55,3%
La violenza dopo le controverse elezioni presidenziali nel novembre 2010 ha provocato
la più grave crisi umanitaria e dei diritti umani in Costa d’Avorio dalla divisione de facto
del paese, nel settembre 2002. Centinaia di persone sono state vittime di uccisioni illegali, spesso a causa della loro appartenenza etnica o presunta affiliazione politica. Donne
e adolescenti sono state vittime di violenza sessuale, compreso lo stupro, e centinaia di
migliaia di persone sono state costrette a fuggire dalle loro abitazioni per cercare rifugio
in altre regioni della Costa d’Avorio o nei paesi vicini, specialmente in Liberia. Entrambe
le parti hanno commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità e a ottobre la Corte
penale internazionale (International criminal court – Icc) ha aperto un’inchiesta su alcuni
di questi crimini.
CONTESTO
Le elezioni presidenziali del novembre 2010 hanno determinato uno stallo politico dopo
che il presidente uscente Laurent Gbagbo si è rifiutato di riconoscere la vittoria di Alassane Ouattara. Dopo tre mesi di sporadici combattimenti, a fine marzo le forze fedeli ad
Alassane Ouattara hanno lanciato un’offensiva e occupato quasi tutte le zone in mano
alle forze fedeli a Laurent Gbagbo. Ad aprile, soldati dell’Operazione delle Nazioni Unite
in Costa d’Avorio (United Nations Operation in Côte d’Ivoire – Unoci) e il contingente
francese Licorne hanno bombardato l’artiglieria schierata dalle truppe fedeli a Laurent
Gbagbo, che alla fine è stato arrestato.
Rapporto annuale 2012 - Amnesty International
75
2_AFRICA SUBSAHARIANA_amnesty 2012 10/05/12 13.54 Pagina 76
RAPPORTO 2012
Abusi e violazioni dei diritti umani sono continuati anche dopo aprile e nella capitale economica Abidjan sostenitori reali o presunti dell’ex presidente Gbagbo sono stati presi di
mira. Ad Abidjan e nell’ovest del paese, migliaia di persone sono fuggite dalle loro abitazioni e si sono rifugiate nei paesi vicini, Ghana compreso. A fine anno, più di 250.000
rifugiati e sfollati non avevano fatto ritorno a casa per timore di attacchi o rappresaglie.
A dicembre, le elezioni legislative che erano state boicottate dal Fronte popolare ivoriano
(Front populaire Ivorien – Fpi), il partito dell’ex presidente Gbagbo, hanno decretato la
netta vittoria della coalizione che sosteneva il presidente Ouattara.
A settembre il presidente Ouattara ha dato ufficialmente il via a una commissione nazionale per la verità, la riconciliazione e il dialogo ma a fine anno questa non aveva
ancora iniziato i lavori.
ABUSI DA PARTE DI GRUPPI ARMATI
FORZE DI SICUREZZA FILO-GBAGBO
Nei primi quattro mesi dell’anno, le forze di sicurezza filo-Gbagbo hanno compiuto esecuzioni extragiudiziali e arrestato persone durante manifestazioni, per le strade o nelle
loro abitazioni. Alcune sono state vittime di sparizioni forzate, la maggior parte era dioula,
un termine generico per designare coloro che hanno nome musulmano o che provengono
dal nord della Costa d’Avorio o da altri paesi della sottoregione.
A gennaio, Bamba Mamadou, soprannominato “Solo”, un calciatore, è stato percosso mentre era a terra e
freddato dai colpi sparati dalle forze di sicurezza che pattugliavano il quartiere Banfora Adjamé, ad Abidjan.
A febbraio, le forze di sicurezza fedeli a Laurent Gbagbo hanno bombardato zone densamente popolate di
Abobo, un distretto di Abidjan, uccidendo molte presone, donne e bambini compresi.
FORZE REPUBBLICANE DELLA COSTA D’AVORIO
Le Forze repubblicane della Costa d’Avorio (Forces républicaines de Côte d’Ivoire – Frci),
create a marzo da Alassane Ouattara, hanno ucciso e torturato sostenitori reali o presunti
di Laurent Gbagbo, specialmente nell’ovest del paese.
Ad aprile, Basile Maham Gahé, segretario generale dell’organizzazione sindacale Confédération Dignité, è
stato torturato dopo essere stato arrestato dall’Frci. Secondo le notizie ricevute, ha dovuto affrontare la
simulazione di un’esecuzione ed è stato picchiato sulla schiena con il lato piatto della lama di un machete.
A maggio, tre ufficiali militari sono stati arrestati dall’Frci, a Yopougon. Due sono stati rilasciati ma del
terzo, Mathurin Tapé, un bété (gruppo etnico cui appartiene Laurent Gbagbo), a fine anno non si avevano
notizie.
76
Rapporto annuale 2012 - Amnesty International
2_AFRICA SUBSAHARIANA_amnesty 2012 10/05/12 13.54 Pagina 77
AFRICA SUBSAHARIANA
Dopo l’arresto di Laurent Gbagbo, decine di suoi reali o presunti sostenitori sono stati arrestati e arbitrariamente detenuti. Alcuni membri del personale militare e di polizia sono stati trattenuti nel campo militare
di Korhogo, in condizioni che sono state descritte come al limite della sopravvivenza. A fine anno, alcuni
di questi detenuti sono stati rilasciati ma altri, tra cui Simone Gbagbo, moglie dell’ex presidente, erano
stati incriminati per reati contro la sicurezza dello stato e reati finanziari e si trovavano ancora trattenuti
senza processo.
ABUSI DA PARTE DELLE MILIZIE
Giovani patrioti e altri miliziani filo-Gbagbo e mercenari liberiani hanno ucciso decine di
persone ad Abidjan, nel contesto di rappresaglie e punizioni nei confronti di reali o presunti sostenitori di Alassane Ouattara.
A maggio, mercenari liberiani sono entrati nel villaggio di Gobroko, vicino alla città di Sassandra e, secondo
quanto riferito, hanno ucciso almeno 23 dioula. La maggior parte proveniva dai paesi vicini, compresi
quattro dalla Nigeria, cinque dal Mali, uno dal Benin e 10 dal Burkina Faso.
Le milizie formate soprattutto da dozo (cacciatori tradizionali), che sostenevano Alassane
Ouattara, hanno ucciso e torturato sostenitori reali o presunti di Laurent Gbagbo, specialmente membri di determinati gruppi etnici nell’ovest del paese.
A maggio, un gruppo di dozo ha attaccato un accampamento davanti al villaggio di Bédi-Goazon, a 450
km da Abidjan, uccidendo quattro uomini e ferendone molti altri.
MASSACRO DI DUÉKOUÉ
Tra la fine di marzo e gli inizi di aprile, diverse centinaia di civili sono stati vittime di uccisioni illegali per mano di entrambe le forze belligeranti, nella città di Duékoué e nei
villaggi circostanti.
Mercenari liberiani e miliziani fedeli a Laurent Gbagbo hanno ucciso alcuni dioula nel
corso di irruzioni in complessi spesso abitati da molte famiglie. Dopo aver assunto il controllo di Duékoué, le Frci, appoggiate da dozo e da persone armate in borghese, hanno
condotto una caccia all’uomo nella zona del quartiere Carrefour, la cui popolazione era
a maggioranza guéré. Sono entrati negli edifici, hanno chiesto denaro e saccheggiato le
case. Donne e ragazze sono state fatte uscire e centinaia di uomini e ragazzi sono stati
sommariamente uccisi.
VIOLENZA CONTRO DONNE E RAGAZZE
Miliziani filo-Gbagbo hanno stuprato donne accusate di sostenere Alassane Ouattara, in
alcuni casi con il coinvolgimento delle forze di sicurezza fedeli all’ex presidente. Anche
membri delle Frci si sono resi responsabili di stupri e altri reati di violenza sessuale
contro donne e ragazze.
Rapporto annuale 2012 - Amnesty International
77
2_AFRICA SUBSAHARIANA_amnesty 2012 10/05/12 13.54 Pagina 78
RAPPORTO 2012
A maggio, Laurence Banjneron, di 27 anni, è stata uccisa mentre tentava di resistere allo stupro da parte
di soldati delle Frci, nel villaggio di Toulepleu, vicino al confine con la Liberia. Secondo le notizie ricevute,
dopo averla uccisa, un soldato ha poi sparato e ucciso suo marito, Jean-Pierre Péhé, quando questi si è
presentato per chiedere di sua moglie.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE – GIORNALISTI
Alcuni giornalisti sono stati arrestati a causa dei loro legami con l’ex regime di Laurent
Gbagbo o per aver criticato le nuove autorità.
A luglio, Herman Aboa, un giornalista di Radio Télévision Ivoirienne, è stato arrestato e accusato di minacce
alla sicurezza di stato e incitamento all’odio razziale. È stato rilasciato a dicembre, dopo che la pubblica
accusa aveva ritirato le imputazioni a suo carico.
A novembre, tre giornalisti del quotidiano dell’Fpi, Notre Voie, tra cui il direttore César Etou, sono stati arrestati e accusati di istigazione a furto, saccheggio e distruzione di proprietà privata a mezzo stampa.
Sono stati rilasciati a dicembre, dopo che un tribunale aveva archiviato le accuse a loro carico.
RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO
A seguito della violenza postelettorale, degli abusi e delle violazioni dei diritti umani,
centinaia di migliaia di persone hanno abbandonato le loro abitazioni, cercando rifugio
in altre parti del paese o nei paesi vicini, specialmente in Liberia. All’apice della crisi
c’erano oltre un milione tra rifugiati e sfollati interni. Le persone che cercavano di far ritorno a casa sono state spesso vittime di violenza e molte hanno trovato le loro abitazioni
occupate da altri. A fine anno, più di 250.000 persone non avevano ancora fatto ritorno
a casa per timore di vessazioni o ritorsioni.
GIUSTIZIA INTERNAZIONALE
A ottobre, la camera preprocessuale dell’Icc ha autorizzato un’inchiesta sui crimini contro
l’umanità e crimini di guerra perpetrati da entrambe le parti in Costa d’Avorio, solo nel
contesto della crisi postelettorale, a partire dal 28 novembre 2010. Tuttavia, la camera
preprocesuale ha anche chiesto al procuratore di presentare informazioni su reati potenzialmente rilevanti commessi tra il 2002 e novembre 2010, quando ebbero luogo alcuni
dei fatti più gravi. In risposta, la pubblica accusa ha elencato episodi specifici che potrebbero anch’essi costituire reato sotto la giurisdizione dell’Icc, compreso l’impiego di
bambini soldato.
A ottobre, durante una visita in Costa d’Avorio, il procuratore dell’Icc ha dichiarato che
sarebbero state indagate tra le tre e le sei persone su cui ricadeva maggiormente la responsabilità per i reati previsti dal diritto internazionale commessi in Costa d’Avorio. A
novembre, l’ex presidente Laurent Gbagbo è stato trasferito all’Icc, presso l’Aia, nei Paesi
Bassi, a seguito dell’emissione di un mandato d’arresto.
78
Rapporto annuale 2012 - Amnesty International
2_AFRICA SUBSAHARIANA_amnesty 2012 10/05/12 13.54 Pagina 79
AFRICA SUBSAHARIANA
RESPONSABILITÀ SOCIALE DELLE IMPRESE
A cinque anni di distanza da quando lo scarico di rifiuti tossici aveva colpito migliaia di
persone, molte delle vittime non avevano ricevuto alcun risarcimento dal gruppo petrolifero Trafigura. A fine anno, le vittime non avevano ancora avuto accesso a informazioni
relative a possibili conseguenze per la salute e alcuni siti dove erano stati scaricati i
rifiuti tossici non erano stati ancora completamente decontaminati.
RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Côte d’Ivoire: Mission report (AFR 31/001/2011)
Côte d’Ivoire: Arbitrary detention of actual or perceived supporters of Laurent Gbagbo
(AFR 31/006/2011)
Côte d’Ivoire: “We want to go home, but we can’t” - continuing crisis of displacement
and insecurity (AFR 31/007/2011)
Côte d’Ivoire: The ICC Prosecutor should investigate the most serious crimes committed
since 2002 (AFR 31/010/2011)
Côte d’Ivoire: Missing millions must reach Trafigura toxic waste victims (PRE
01/408/2011)
ERITREA
ERITREA
Capo di stato e di governo: Isaias Afewerki
Pena di morte: abolizionista de facto
Popolazione: 5,4 milioni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 55,2‰
Alfabetizzazione adulti: 66,6%
Le libertà di espressione e di associazione sono state fortemente limitate. Non erano tollerati partiti politici d’opposizione, mezzi d’informazione indipendenti, organizzazioni
della società civile o gruppi di fede religiosa non registrati. L’arruolamento militare è rimasto obbligatorio e spesso esteso a tempo indeterminato. Migliaia di prigionieri di coscienza e prigionieri politici hanno continuato a essere detenuti arbitrariamente. Tortura
e altri maltrattamenti sono state pratiche comuni. Le condizioni di detenzione erano deplorevoli. Moltissimi cittadini eritrei hanno continuato a fuggire dal paese.
Rapporto annuale 2012 - Amnesty International
79