padiglione marocco – expo milano 2015

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padiglione marocco – expo milano 2015
PADIGLIONE MAROCCO – EXPO MILANO 2015
AUTORE: Ing. Valentina Cursio
IL PADIGLIONE
Il Padiglione del Marocco è una Kasbah, ovvero
una tradizionale costruzione tipica di quel Paese,
solitamente collocata nel deserto. Le tematiche
dell’Esposizione vertono su tecniche di
produzione, padronanza delle vie d’acqua e
preservazione dell’ambiente. Il Padiglione esalta
la commistione di fragranze, luci, ombre, suoni e
gusti. Si colloca su un’area di 2900 mq, di cui 1300
costruiti. I materiali utilizzati sono essenzialmente
legno e terra, privilegiando la durabilità della
costruzione.
La
passeggiata
all’interno
dell’esposizione passa attraverso cinque nicchie
ecologiche,
che
rappresentano
altrettanti
ecosistemi del Marocco. L’argilla è posizionata
all’interno di enormi pannelli prefabbricati di
legno, in seguito montati in una cornice in legno,
riprendendo una tecnica costruttiva tradizionale
e applicandola ad un metodo costruttivo seriale
ed industriale. Alla fine di Expo, i padiglioni
saranno smantellati e riusati.
Tra i contenuti di rilievo nel Padiglione,
ricordiamo tutto ciò che concerne il Piano
Marocco Verde.
“Il Piano Marocco Verde è una strategia intrapresa
dal Ministero dell’Agricoltura e della Pesca
Marittima nel 2008 che aspira a fare della
agricoltura marocchina il principale motore di
crescita dell’economia nazionale nei
dieci a
quindici prossimi anni. Importanti risultati in
termine di crescita del PIL, di creazione d’impiego,
d’esportazione e di lotta contro la povertà sono
dunque
attesi
nel
Regno.
Ottobre – 2015
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Il Piano Marocco Verde ha adottato due pilastri che ne costituiscono l’essenza :
 Il Pilastro I : che è destinato all’agricoltura moderna. Si concentra sullo sviluppo d’una
agricoltura che risponde alle regole del mercato e si appoggia sugli investimenti privati,
nell’obiettivo di sviluppare delle filiere di produzione ad alto valore aggiunto (agrumi,
olivo, frutta e legumi) e quelli ad alta produttività (latte, carne rossa e bianca e cereali
dal terreno favorevole)
 Il Pilastro II : che riguarda l’accompagnamento solidale della piccola impresa agricola,
attraverso il miglioramento del reddito degli agricoltori più precari, specialmente nelle
zone rurali.”
INTERVISTA AI PROGETTISTI: OUALALOU+CHOI
1) Qualche considerazione in merito agli aspetti architettonici del Padiglione.
Per rispondere al meglio al tema dell’Esposizione Universale «Nutrire il Pianeta, energia per la
vita», abbiamo considerato al contributo del Marocco come incentrato sul concetto di ruralità.
Realtà rurale in Marocco significa equilibrio tra risorsa, territorio e terreno; il rapporto tra la
materia e il suolo. Il nostro progetto si inserisce nell’insieme di questi rituali. Il padiglione è
interamente costruito in terra cruda; un metodo costruttivo ancestrale, che in Marocco
rimanda alla civiltà rurale. Appropriandoci di questi metodi, reinventandoli e rivisitandoli li
abbiamo portati nelle condizioni climatiche milanesi, radicalmente differenti. Per costruire la
nostra struttura abbiamo perciò instaurato un dialogo con le “culture costruttive” della terra
cruda nel nord d’Italia.
2) Quali figure professionali sono state coinvolte durante la progettazione e la
costruzione?
Il committente del padiglione è il Commissariat Général du Maroc pour Expo Milan 2015.
Abbiamo lavorato alla progettazione nel nostro studio di Parigi, e abbiamo seguito in loco
tutte le fasi costruttive.
Progetto
OUALALOU+CHOI
Tarik Oualalou, Linna Choi
Team OUALALOU+CHOI
Cristina Devizzi, Nicolas Cazali, Raphaël Calvo De
Febrer, Stéphane Malka, Sofia Bennani
Paesaggista
MB PAYSAGE
Ingegnere
WIP; AIA
Installazione cucine
Scenografia
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BECP
GL EVENTS
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3) Ci può dire qualcosa sui materiali utilizzati per il Padiglione? Ci sono stati problemi
nella costruzione?
Il padiglione è composto da una serie di moduli di legno 2.10X2 metri, all’interno dei quali è
stata colata della terra cruda, ricoperta da intonaco. I componenti sono stati fabbricati in
atelier e montati in situ; nonostante il modulo sia unico e fisso, le distanze tra un blocco e
l’altro sono variabili. Questo permette di creare delle contrazioni e delle fessure sulla facciata,
permettendo alla luce naturale di entrare. Dal momento che il processo costruttivo è
sperimentale, nonché messo in opera in condizioni metereologiche differenti da quelle
abituali, abbiamo affrontato diverse sfide durante la messa in opera.
4) Cosa succederà dopo Expo? Che destino avrà il Padiglione Marocco?
Al termine dell’Expo i componenti del padiglione verranno trasportati in Marocco e
riassemblati in una seconda destinazione.
5) Ci può dire qualcosa sulla struttura del Padiglione?
Si tratta di una struttura lignea; la terra cruda viene fatta colare all’interno di casseri
prefabbricati – anch’essi in legno – i quali vengono poi montati sulla struttura.
6) Qualche considerazione sulle relazioni tra ingegneri, architetti e general contractor.
E’ stato complesso lavorare con così tante persone?
I rapporti sono sempre stati sereni, sia in fase di progettazione che in quella di realizzazione.
Certo è che l’organizzazione burocratica di un evento di tale portata è inevitabilmente molto
complessa e impegnativa.
7) Qualche informazione sugli strumenti utilizzati per la progettazione? E’ stato difficile
integrare architettura e ingegneria?
Trattandosi di una struttura lignea, la difficoltà tecnica non era alta; la sfida è stata mettere in
opera la nuova tecnica costruttiva. Una sfida arricchente e interessante.
Visita il sito ufficiale del Marocco http://www.maroc-milan2015.com/it/
(Fonti: ufficio stampa Marocco – sito ufficiale)
(Credits immagini Luc Boegly)
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