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La cena in sospeso
di alberto pizzi
Una sera di inizio estate, passando dalle parti di Rapallo, decisi di cenare in una trattoria di poche pretese
ma dal nome accattivante, Il sorcio. Entrai e ordinai un fritto di calamari e gamberi, accompagnato da un
buon bicchiere di chardonnay.
L’oste, sorridente, arrivò con la bottiglia: “Ne beva quanto vuole. Qui si paga a consumo”.
D’un tratto si avvicinò al mio tavolo un vecchio signore, con il viso scolpito dal sole e dal mare.
“Lei che è forestiero, me lo offre un calice di vino se le racconto di quella volta che da Rapallo sparì il
basilico?”.
“Mi sembra impossibile! Dice davvero?”
Interpretando la mia domanda come un assenso, lo sconosciuto prese posto a tavola e si versò una buona
dose di chardonnay, che trangugiò all’istante. “Certo che è accaduto ed è strano che lei non ne abbia
sentito parlare. Era il maggio dell’ottantotto e aveva iniziato a fare caldo dopo un inverno freddissimo
quando, improvvisamente, una mattina non si trovò più il basilico da nessuna parte. Lo cercarono
ovunque, nei ristoranti, nei negozi, ma niente: era sparito”.
Nel frattempo arrivò il vassoio con il pesce e di colpo comparve in tavola un secondo piatto. Stupito,
sospettai che il mio ospite se lo fosse portato da casa.
Con disinvoltura prese il gambero più bello e proseguì il racconto masticandolo compiaciuto.
“Bisognava essere qui allora per capire l’aria che si respirava. A quel tempo Il Golfo era il ristorante più
in voga. Oggi non esiste più, si affacciava sul porto, era stupendo e di grande fascino. Aveva due stelle
Michelin, grazie soprattutto al suo piatto forte: farfalle al pesto e gamberi rossi del Tigullio. In quei
giorni al Golfo erano così disperati per la mancanza del basilico che chiusero il ristorante. Una vicenda
difficile da dimenticare!”.
La storia mi stava incuriosendo.
“Si riuscì a scoprirne la causa?”
“Non subito. Si disse che dietro al fatto ci fosse la regia di una multinazionale americana o svizzera. La
verità venne a galla solo dopo giorni”.
Prima di proseguire scelse il calamaro più grande e se lo gustò.
“Ci volle del tempo prima che i carabinieri riuscissero a risolvere il mistero facendo irruzione in una
serra qui vicino, dove trovarono il basilico. La gente tirò un sospiro di sollievo e l’indomani anche Il
Golfo riaprì i battenti”.
S’interruppe e mi scrutò dritto in viso:“Non mi crede vero?”.
Annuii, mentre lui addentava l’ultimo pesce rimasto.
“Eppure è successo veramente…”.
Estrasse di tasca un foglio di giornale ingiallito dal tempo e me lo porse. Era una pagina della Stampa
del 29 maggio 1988.
“Liberato il cuoco rapito”
Piero Basilico, il cuoco di Rapallo di cui non si avevano notizie da giorni, è stato liberato questa notte
grazie all’intervento dei carabinieri che hanno fatto irruzione in una serra sulle colline. L’uomo,
conosciuto da tutti in città come “il basilico”, è proprietario del rinomato ristorante “Il Golfo”, che oggi
stesso riaprirà.
L’uomo riprese il giornale, bevve l’ultimo sorso di vino e si allontanò.
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Mi si avvicinò l’oste.
“Ha rifilato anche a lei la storia del basilico? E’ il suo modo di guadagnarsi la cena”.
“E’ stato convincente”.
“Lo fa da anni. E’ un vecchio pescatore che durante la guerra ha aiutato mio padre e lui, prima di
morire, si raccomandò che ogni sera avesse il pasto assicurato. Io lo lascio fare con i clienti. Poi, se non
ci riesce, ci penso io”.
Pagai il conto e uscii.
Nel cortile fui avvolto da un intenso profumo di basilico. Veniva forse dalla serra dov’era stato tenuto
prigioniero il basilico?
Sorrisi, per aver frainteso le sue parole.
Allora rientrai e diedi venti euro all’oste.
“Sono per la cena di domani, così per una sera non dovrà raccontare la storia a nessun cliente”.
L’oste scosse la testa.
“Non lo farà. Lo conosco bene, senza quella storia si sentirebbe inutile. Li terrò per quando non ci
saranno più turisti…”.
Senza dire altro, riempì due calici e brindammo in silenzio, con il miglior Chardonnay al retrogusto di
basilico.
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