L`origine du monde
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L`origine du monde
Università della Terza Età Cinisello Balsamo Storia dell’Arte Contemporanea a.a. 2016 – 2017 Dott.ssa Francesca Andrea Mercant 2. Dal secolo dei lumi alla sensibilità romantica. Il cambiamento di gusto, i nuovi orizzonti culturali, il nuovo modo di “fare arte”. Courbet e il realismo. Realismo Movimento artistico impregnato di cultura romantica e caratterizzato da un drastico spostamento dell’attenzione dalla storia antica alla storia contemporanea. Questo spostamento ha due principali intenti, da un lato rappresentare il proprio tempo e dall’altro intervenire su di esso attraverso un’arte dai chiari contenuti ideologici e politici in grado di influenzare pensieri e comportamenti del pubblico. “Essere del proprio tempo” è la parola d’ordine del realismo. Caratteristiche di questo movimento sono l’uso di un linguaggio volutamente antiaccademico e anticlassico, polemicamente aperto agli apporti delle stampe e della grafica popolare (lontana dalla tradizione colta) e una concezione del mezzo pittorico in chiave fortemente realista. Fotografia: invenzione tradizionalmente attribuita a Daguerre – che aveva cercato di ottenere brevetto e riconoscimento per la sua invenzione anche in Gran Bretagna – e convenzionalmente datata al 1839, anno in cui il procedimento venne presentato al parlamento francese. - Gazzette de France, 6 gennaio 1839: artcolo in cui si parla della tecnica di “dipingere con la luce” - Literary Gazzette, 19 gennaio 1839 Il 19 agosto 1839 il procedimento della fotografia venne reso pubblico in una riunione dell’Accademia delle Scienze e dell’Accademia delle Belle Art e venne presentato nei suoi partcolari tecnici all’assemblea e alla folla radunatesi all’esterno. Louis Jacques Mandé Daguerre, L'Atelier dell'artista, 1837 Dello svolgimento di questa giornata di presentazione, ne fa una precisa e puntale relazione il pittore Paul Delaroche, che scrive: “[…] Per concludere, la mirabile scoperta di monsieur Daguerre ha reso un servizio immenso alle art.” Di fatto, se alcuni artst si servirono della fotografia come supporto al proprio lavoro, sosttuendo la modella con le meno costose immagini di nudi femminili e usandola al posto del disegno per avere degli appunt visivi, altri ne furono influenzat in maniera più diretta, secondo modalità più spiccatamente “realiste”. - Ricerca di una nuova libertà di pittura e d’invenzione, dal momento che la questone della verosimiglianza della rappresentazione era stata risolta attraverso l’introduzione dei mezzi fotografici, diversi da quelli pittorici tradizionali. - Idea di oggettività della visione proposta nei dipint realist attraverso il ricorso a tagli e inquadrature nuove, proprie della fotografia. “[…] Ma la natura che parla alla macchina fotografica è una natura diversa da quella che parla all’occhio; diversa specialmente per questo, che al posto di uno spazio elaborato consapevolmente dall’uomo, c’è anche uno spazio elaborato inconsciamente. Se è del tutto usuale che un uomo si renda conto, per esempio, dell’andatura della gente, egli di certo non sa nulla del loro contegno nel frammento di secondo in cui si allunga il passo. La fotografia, coi suoi mezzi ausiliari: con il rallentatore, con gli ingrandiment, glielo mostra. Soltanto attraverso la fotografia egli scopre questo inconscio ottico, come, attraverso la psicanalisi, l’inconscio istntvo […]” W. Benjamin, Piccola storia della fotografia, 1931 in L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Il nuovo modo di fare arte proposto dal realismo è veicolato anche da un nuovo tpo di esposizione d’arte, inaugurato a partre dalla Great Exhibiton of Works of Industry of all Natons del 1851 tenutasi nel Crystal Palace di Londra (realizzato apposta per l’occasione dall’architetto Joseph Paxton e ora distrutto). Questa manifestazione diede origine non solo alle Esposizioni Universali, antenate del moderno Expo, ma anche a un nuovo circuito espositvo per pittura e scultura grazie alla creazione delle sezioni di belle art in cui i paesi partecipant inviavano pezzi selezionat come esemplari della produzione artstca nazionale. Joseph Paxton, Crystal Palace, 1851, Londra (ora distrutto) Joseph Paxton, Crystal Palace, 1851, Londra (ora distrutto) Joseph Paxton, Crystal Palace, 1851, Londra (ora distrutto) Veduta dell’interno Le sezioni dedicate alle belle art, caratterizzarono fin dal 1851 tutte le grandi esposizioni universali nelle città europee, ed in partcolare Parigi che nel corso del secolo ne ospitò numerose edizioni – nel 1855, nel 1867, nel 1878, nel 1889 (per celebrare i cento anni dalla Rivoluzione francese) e nel 1900 (in occasione del quale venne edificata la Torre Eiffel). ↓ Le opere che qui venivano esposte rispondevano pienamente al gusto dominante nella seconda metà dell’Ottocento. Il gusto che caratterizza il periodo post – neoclassico si configura come sempre meno raffinato, in conseguenza della rapida crescita del pubblico a cui l’arte era destnata, e sempre più lontano da quello proposto all’interno dei Salon poiché il pubblico non possiede più l’educazione artstca dei frequentatori dei Salon di tradizione settecentesca e delle esposizioni accademiche. Salon: esposizione artstca annuale che si svolse tra il 1667 e il 1881 (ultmo Salon patrocinato direttamente dallo Stato francese e strettamente legato ai dettami dell’Accademia). A partre dal 1881 si diffusero sempre maggiormente delle nuove esposizioni organizzate da associazioni di artst in cui le opere presentate diventavano da strument di educazione alla pubblica bellezza a prodotti magniloquent e grotteschi sottopost esclusivamente alle leggi di mercato. Il passaggio da arte da vedere ad arte da vendere è caratterizzato da tre fenoment: 1. Formazione di un circuito di gallerie private 2. Tendenza degli artst a riunirsi in gruppi per affermare con maggiore forza il proprio punto di vista estetco e la propria poetca 3. Appoggio di letterat e poet che con i loro scritti sostengono pittori e scultori di cui apprezzano l’opera e ne condividono le idee ↓ Uno in partcolare di loro, lo scrittore e poeta Charles Baudelaire polemizzò contro il sentmentalismo tardo – romantco della pittura alla moda e invitò gli artst ad “essere del proprio tempo” ↓ Si comincia così a parlare di realismo Il realismo di Courbet, elaborato a partre dal 1848, trova il suo culmine nel 1855 in una manifestazione dichiaratamente e provocatoriamente secessionista, l’allestmento del Pavillon du Realisme a poca distanza dall’Esposizione Universale di Parigi. ↓ In opposizione alle opere grottesche di banale intrattenimento presentate presso l’Esposizione Universale, Courbet propone una pittura direttamente intrecciata alla vita e ai problemi anche politci della Francia del tempo: in questo modo nel repertorio dell’arte con la A maiuscola approdano motvi direttamente derivat dalla realtà contemporanea e trovano spazio in tele di grande formato (dunque da museo) con scene di vita quotdiana e gente umile, come spaccapietre, contadini, partecipant a un funerale, pompieri e lottatori. Nelle intenzioni di Courbet il realismo non consisteva tanto nell’imitazione delle apparenze della realtà o nel mostrare scene contemporanee chiaramente riconoscibili ma consisteva più nel comunicare idee sulla realtà del suo tempo, lanciando messaggi politici e rappresentando per immagini un modo di pensare e un’ideologia nella convinzione di poter incidere sulla realtà. Incidentalmente, il diffondersi di esposizioni parallele ai Salon fu dovuto anche ai numerosi rifiut da parte della giuria giudicante verso opere ritenute inadatte ad essere esposte ↓ Ad esempio nel 1863 la commissione, composta da accademici col compito di garantre la qualità e il livello delle opere ammesse, fu così severa che con le opere scartate si poté allestre un Salon alternatvo e parallelo a quello ufficiale, il Salon des Refusès, dove tra gli altri vi era esposto anche il dipinto Colazione sull’erba di Edouard Manet Jean Désiré Gustave Courbet (Ornans, 10 giugno 1819 – La Tour-de-Peilz, 31 dicembre 1877) Il pittore francese è considerato il più importante esponente del realismo a livello europeo → 1840 = dopo la gioventù provinciale a Ornans, Courbet si trasferisce a Parigi per dedicarsi alla pittura → 1870 = artsta di marcate idee rivoluzionarie, prende parte alla Comune come delegato per le Belle Art → 1873 = Courbet viene arrestato e condannato a sei mesi di prigione e per questo è costretto a riparare in Svizzera, vicino alla città di Vevey → 1874 = Viene nuovamente processato e in seguito multato per 300.000 franchi perché ritenuto responsabile dell’abbattimento della Colonna in Place Vendome a Parigi (si tratta della colonna eretta da Napoleone Bonaparte fondendo il metallo dei cannoni austriaci per commemorare la vittoria francese alla battaglia di Austerlitz) Alla morte di Courbet, la maggior parte delle sue opere, collocate presso gli eredi della sua famiglia, furono messe all’asta e disperse dal governo francese La colonna Vendôme distrutta fotografata da Franck nel 1871 → Irregolare frequentazione delle scuole libere del Père Lapin e del Père Suisse e degli atelier dei pittori accademici Steuben e Hesse → Nei primi anni Quaranta, poco dopo il suo arrivo a Parigi, Courbet osserva al Louvre i capolavori fiamminghi, olandesi e veneziani del XVI e XVII secolo (Autoritratto, 1834) → Nel 1847 compie un viaggio in Olanda dove hanno grande effetto su di lui le opere di Rembrandt al Rijksmuseum di Amsterdam → Nel biennio 1845 – 1846 si collocano le prime apparizioni ai Salon parigini dove Courbet presenta opera d’ispirazione romantca, in cui l’uso della luce in chiave drammatca manifesta la lezione imparata dai maestri olandesi e fiamminghi → Tra il 1848 e il 1857 avviene la piena e compiuta maturazione del realismo, grazie a diversi fattori: - Rivoluzione del 1848. L’artsta disse che senza di essa “[…] forse non si sarebbe mai vista la mia arte” - Sodalizio con Charles Baudelaire, impegnato in quegli anni nella redazione di Le Salut Public - Le riflessioni critche degli amici Max Buchon e Jules Champfleury, interpret delle idee del tempo - Influenza dei Le Nain, famiglia di pittori del XVII secolo, interpret dei temi e delle scene della vita contadina A quest anni risalgono opere come Gli spaccapietre (1849), Funerale a Ornans (1849), I Lottatori (1853) e L’Atelier del pittore (1855) Se gli anni Sessanta hanno come leitmotv il tema, variamente e ampiamente sperimentato, del nudo femminile – Il sonno (1866) e L’origine del mondo (1866), opere antcipate da tele come Le due bagnanti (1853) e Le fanciulle sul bordo della Senna (1853) – negli ultmi anni Courbet realizza tele pregne di sensibilità luminosa acuta e smagliante, espressa in paesaggi, marine, scene di caccia e studi di animali, come ad esempio Il mare in tempesta del 1869. Autoritratto o Uomo disperato, circa 1843, olio su tela, collezione privata Gli spaccapietre, 1849, olio su tela, opera distrutta già Gemäldegalerie Alte Meister, Dresda La tela, distrutta nel 1945 sotto i bombardament degli Alleat alla città di Dresda durante la Seconda Guerra Mondiale, rappresenta due uomini, un vecchio col martello intento a spaccare le pietre e un giovane garzone che raccoglie in una cesta i ciottoli già lavorat. Le due figure si stagliano nitdamente su un aspro paesaggio montano, distribuito uniformemente su tutto lo sfondo e interrotto in alto a destra dal cielo. Courbet sceglie di rappresentare da un lato la povertà materiale dei due personaggi (manifesta in alcuni element come le calze bucate, gli zoccoli consumat, il panciotto lacerato e le toppe sulle maniche della camicia) ma anche la loro povertà spirituale, in partcolare nel volto inespressivo del vecchio, simbolo della consapevolezza di un destno ineluttabile che condanna entrambi a spaccare pietre per la vita. All’opera, che ha come temi la denuncia sociale della fatca del lavoro e quello della precarietà e della povertà, vennero mosse numerose critche, in partcolare relatvamente ai suoi canoni estetci → vennero fortemente critcate la mancanza di decoro, la mancanza di simmetria tra le due figure, l’assenza della linea dell’orizzonte (oscurata dalle montagne) e il decentramento a destra dell’asse vertcale. Jean-François Millet, Le spigolatrici, 1857, olio su tela, Musée d’Orsay, Parigi Funerale a Ornans, 1849-50, olio su tela, Musée d'Orsay, Parigi L’opera rappresenta il momento culminante, la sepoltura, del funerale che inaugurò il cimitero di Ornans; l’episodio, importante tanto da trovare posto nelle cronache cittadine dell’epoca, coinvolse un fattore parente dell’artsta, Claude – Etenne Teste. La tela appare nettamente tripartta con a sinistra i rappresentant del clero, al centro le autorità politche (il sindaco, il giudice di pace e due veterani che indossano le divise del 1793) e a destra le donne. A sinistra due becchini portano il feretro (coperto da un drappo argenteo decorato da tbie incrociate e fiammelle stlizzate nere) mentre il prete circondato da chierichetti si appresta a leggere un passo della Bibbia. Il Crocifisso, sulla linea dell’orizzonte nella parte sinistra del quadro, è controbilanciato compositvamente dal cane bianco che, simmetricamente ma in basso invece che in alto, si distacca per colore e posizione dal gruppo dei dolent. Courbet rappresenta, a grandezza naturale, oltre 50 figure che sono altrettant ritratti reali dei suoi compaesani, tra cui si riconoscono il curato di Ornans e alcuni parent dell’artsta stesso (il nonno, la madre e tre sorelle). L’opera rimase a lungo proprietà della famiglia Courbet e venne donata nel 1881 da Juliette Courbet, sorella dell’artsta, allo stato francese. L’andamento marcatamente orizzontale viene risolto dall’artsta in forma di fregio, come una lunga teoria di persone a cui fanno riscontro le bande di cielo e le montagne, anch’esse orizzontali. Emerge immediatamente in quest’opera la frontalità : infatti non ci sono element che conducano lo spettatore a guardare dal corteo allo sfondo e viceversa e le due part sembrano come giustapposte una accanto all’altra (entrambe queste caratteristche vennero interpretate dai contemporanei come segno di incapacità e imperizia tecnica). Le figure sono tagliate su entrambi i bordi, sia a destra che a sinistra : sembra che Courbet abbia inquadrato solo la parte più importante di una scena ben più ampia e che qualcosa, non visibile allo spettatore, accada al di là dei margini della tela. Non esiste alcun ordine gerarchico e tutte le figure hanno la medesima importanza. L’intenzione di Courbet era quella di realizzare un quadro di storia di grande formato e questo gli causò numerose e feroci critche : questo formato infatti non era normalmente riservato a un soggetto storico d’importanza così limitata come un funerale in un’oscura cittadina di provincia. “[…] Hanno già posato il sindaco, che pesa un quintale, il curato, il commissario, il crocifero, il notaio, l’assessore Marlet, i miei amici, mio padre, i chierichetti, il becchino, il morto e i suoi portatori, le mie sorelle, altre donne, ecc. Credevo poi di fare a meno dei due cantori della parrocchia ma non c’è stato verso; sono venuti ad avvisarmi che erano offesi perché soltanto loro in tutta la parrocchia non erano stati ritratti. […]” Lettera di Gustave Courbet a Jules Champfleury del 1849. I lottatori, 1953, olio su tela, Szépművészeti Múzeum, Budapest La tela, che rappresenta due figure che lottano in un ambiente brullo con erba e terra, spettatori intorno, alberi e architetture, è una sorta di paradosso poiché è un dipinto opposto al realismo, in cui tutti gli element sono reali ma la scena è inventata. Identficazione del luogo: in quale luogo si poteva lottare nel 1853? Un volume illustrato noto con il nome Tableaux de Paris nel Tomo I mostra in lontananza l’Arco di Trionfo di Parigi e una struttura effimera, decorata con una porta moresca e delle bandiere, in cui dovevano svolgersi degli spettacoli equestri. Il luogo in cui Courbet ambienta la scena dei due lottatori deve essere l’ippodromo che si trovava lungo gli Champs Elysèes. Eugene Delacroix, La lotta di Giacobbe con l’angelo, 1861 Identficazione dei personaggi: chi sono e da dove vengono? Innanzitutto, nelle pose, i due lottatori guardano alla grande pittura e alla fotografia coeva. Un primo modello è La lotta di Giacobbe e l’angelo di Eugene Delacroix nella chiesa di Saint Sulpice (terminato nel 1861), ma anche l’immagine Colpo d’anca e la caricatura de I Lottatori di Courbet apparsa sulla rivista trimestrale Journal pour rire il 2 luglio 1853 del fotografo e caricaturista Nadar. In questa caricatura in partcolare, compare una specie di circo dove un pifferaio è intento ad attirare il pubblico mentre l’imbonitore presenta lo spettacolo. La caricatura dell’opera di Courbet è inserita come manifesto utlizzato per pubblicizzare l’incontro di lotta → secondo il messaggio della caricatura di Nadar, I lottatori è un dipinto che potrebbe stare solo su un baraccone da circo. Osservando il colore della pelle, molto scusa, dei due personaggi, si possono avere maggiori dettagli sull’identficazione: si tratta probabilmente di due provinciali immigrat a Parigi per guadagnarsi da vivere combattendo. Di fatto, alla luce dell’identficazione delle figure, il quadro di Courbet si configura più come opera di lavoro che non come opera di lotta, proprio perché i due lottatori non sono eroi e nemmeno militari, ma due persone che lottano per lavoro. La tela, realizzata negli anni in cui Courbet è vicino agli ideali comunardi, ha come finalità ultima quella di rappresentare una diretta affermazione contro Napoleone III e contro la sua politica accentratrice che negava i valori della provincia. L'atelier dell'artista, 1854-55, olio su tela, Musée d'Orsay, Parigi Il ttolo completo dell’opera è L’atelier del pittore: una vera allegoria che riassume sette anni della mia vita come artista. Il dipinto, rifiutato al Salon a causa della contraddizione tra il programma allegorico e il soggetto realistco, presenta fort component autobiografiche e molt significat simbolici. Al centro dell’opera compare Courbet stesso intento a dipingere una tela su un cavalletto → si tratta di un paesaggio dall’accento fortemente realistco rispetto alla vaga apparenza della parete di fondo. L’espediente di inserire un quadro nel quadro, rientra nel genere della metapittura. Ai lat del pittore, compaiono un bambino in piedi nell’atto di osservare e una modella nuda, derivata da un’immagine fotografica. Nel gruppo a sinistra, compaiono numerosi personaggi che rappresentano a loro volta delle allegorie. In primo piano un bracconiere, somigliante a Napoleone III, con un cane che osserva un fagotto di oggetti tra cui si riconoscono un cappello piumato, una mandola e un pugnale (armamentario tpico della vecchia pittura in costume e simboli al contempo di un romantcismo superato), una donna irlandese che allatta il suo bambino (allegoria della Miseria e allusione della crisi economica che aveva colpito l’Irlanda pochi anni prima), un rabbino, un mercante che offre delle stoffe a un uomo seduto (probabilmente il nonno vitcoltore dell’artsta), un saltmbanco con un cappello a due punte, un prete cattolico, uno sterratore, un falciatore, un becchino e una prosttuta. Nel gruppo di destra sono raffigurat artst e letterat amici e sostenitori di Courbet. Compaiono Charles Baudelaire, una coppia di collezionist, lo scrittore Jules Champfleury, un bambino sdraiato che dipinge (allusione di un approccio all’arte ingenuo e non condizionato da norme scolastche), Pierre – Joseph Proudhon e Alfred Bruyas, mecenate e mercante di Courbet. In quest’opera sono rappresentati tutti i generi pittorici praticati da Courbet: il paesaggio, il ritratto, il nudo, l’autoritratto, la natura morta e lo studio degli animali. “[…] E’ il quadro più sorprendente che si possa immaginare. […] e’ la storia morale e fisica del mio atelier. Sono tutte le persone che mi servono e che partecipano al mio lavoro.” Lettera di Gustave Courbet ad Alfred Bruyas del 1855. Courbet dispone un universo sociale di cui lui è al centro come creatore e in cui svolge il ruolo principale non solo di maestro pittore ma anche di nucleo da cui si irradiano istanze artistiche, politiche, sociali e filosofiche. L'origine du monde, 1866, olio su tela, Musée d'Orsay, Parigi La tela raffigura, con immediatezza quasi fotografica, un primo piano di una vulva femminile coronata da riccioli lunghi e neri. Il corpo della donna, adagiata lascivamente su un letto e parzialmente ricoperta da un lenzuolo bianco, è visibile solo dalle cosce al seno; l'inquadratura adottata da Courbet, infatti, omette il viso della modella, tagliato dai margini superiori del dipinto. L'erotsmo del dipinto, tuttavia, non sfocia nella pornografia, grazie alla grande abilità tecnica di Courbet e all'adozione di una sofistcata gamma di tonalità ambrate. L’artsta, mostrandosi assai sensibile alla languida bellezza delle donne di Correggio, Tiziano e Paolo Veronese, rivisita in questo modo la rappresentazione pubica con uno sconvolgente realismo; la vulva femminile, infatti, viene presentata nella sua cruda realtà oggettuale, in maniera sincera e diretta, con una notevole presa di distanze dai convenzionalismi accademici. Nel suo realismo e nella sua semplicità iconica, inoltre, L'origine du monde irradia un messaggio allegorico assai pregnante, avallato dal ttolo stesso dell'opera. Il dipinto, infatti, intende essere un inno alla potenza vivificatrice dell'eros e alla relazione che intercorre tra la fecondità, la vita, la sessualità, e la gioia di vivere. La modella ad aver posato per L'origine du monde è con tutta probabilità Joanna Hiffernan, anche detta Jo l'Irlandese: si tratta della moglie - allora ventquattrenne - del pittore americano James McNeill Whistler. Degno di menzione è il rinvenimento sul mercato antquario, a opera di un appassionato d'arte nel 2010, di un quadro di piccole dimensioni che raffigura il volto di una donna (assai simile a Jo), leggermente reclinato all'indietro: si tratterebbe, secondo le perizie, del frammento superiore de L'origine du monde. Malgrado la trama, le tnte e le dimensioni dei due dipint corrispondano, gli espert del Museo d'Orsay sono stat categorici nello smentre quest'ipotesi, ritenendola non veritera. L’opera che si presume essere il frammento superiore de L'origine du monde Jo, la belle Irlandaise, 1866, olio su tela, Nationalmuseum, Stoccolma James McNeill Whistler, Arrangiamento in Grigio e Nero No.1, 1871, olio su tela, Museo d'Orsay, Parigi Il primo proprietario de L'origine du monde, realizzato nel 1866, è probabilmente lo stesso committente: si tratta di Khalil-Bey, diplomatco ottomano che, prima della catastrofe finanziaria dovuta all'insopprimibile passione per il gioco d'azzardo, raccolse una cospicua quanttà di dipint erotci, che comprendeva - fra gli altri - Il bagno turco di Ingres. Rovinato nel 1868 dai debit di gioco, Khalil-Bey fu costretto a cedere l'opera all'Hotel Drouot; fu successivamente acquistata dal barone Ferenc Hatvany alla galleria Bernheim-Jeune di Parigi. Sotto la custodia di Hatvany, L'origine du monde sopravvisse sia alla rivoluzione ungherese del 1918, ma non alle razzie perpetrate durante la seconda guerra mondiale; per fortuna, il Barone riuscì a riappropriarsi del dipinto e a portarlo con sé a Parigi, dove fu venduto per 1.5 milioni di franchi allo psicoanalista Jacques Lacan. Il mare in tempesta (L’onda), 1869, olio su tela, Musée d’Orsay, Parigi Dopo il Padiglione del Realismo la pittura di Courbet si avvia verso un progressivo cambiamento: sull’iconografia popolare e la narratvità delle tele realiste prevalgono soggetti più tradizionali come paesaggi, ritratti, nudi femminili e scene marine. Questo dipinto fa parte di una serie di soggetti omonimi realizzat dall’artsta durante l’estate del 1869 a Etretat in Normandia. Agli element naturali è conferita una solidità pesante e terrena, sia attraverso una radicale semplificazione dell’immagine sia mediante la trasformazione dei aria, acqua e terra in incrostazioni di pigmento colorato (infatti la densa sostanza cromatca è applicata sulla tela a larghe spatolate). Il soggetto, in quest’ultma fase della pittura di Courbet, diventa il pretesto per una composizione pittorica giocata su puri rapport di colore e di materia cromatca. “[…] Ho semplicemente voluto attingere alla conoscenza intera della tradizione il sentimento ragionato e indipendente della mia propria individualità. Sapere per potere: questa è stata la mia idea. Essere in grado d tradurre i costumi, le idee, l’aspetto della mia epoca secondo il mio giudizio, essere non soltanto un pittore ma un uomo, in una parola fare dell’arte viva, ecco il mio scopo.” Gustave Courbet, Il realismo