GUSTAVE COURBET

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GUSTAVE COURBET
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GUSTAVE COURBET
Courbet: pittore francese realista che ebbe un ruolo importante nell’iniziativa di svincolarsi dalla accademia e
di affermare la propria libertà stilistica.
Nel 1885 inviò all’Esposizione universale di Parigi una serie di dipinti che la giuria rifiutò. Allestì allora una
propria mostra in una baracca fatta erigere in uno spazio accanto all’esposizione ufficiale e la chiamò Pavillon
du realisme e fece pagare l’ingresso agli spettatori – ciò destò molta curiosità.
Le sue opere furono rifiutate perché aveva rappresentato gli umili, persone qualsiasi.
Negli spaccapietre egli rappresenta padre e figlio che spaccano le pietre. Le figure sono ritratte di spalle e
vi viene rappresentata la fatica del lavoro. Non solo entrano nell’arte soggetti qualsiasi ma sono anche
rappresentate su tele di grandi dimensioni.
Nella Sepoltura a Ornans (suo paese natale) viene rappresentato il funerale di un uomo qualunque e sono
rappresentati tutti gli aspetti della società (clero, becchini e popolane); lui disse che voleva rappresentare il
funerale del romanticismo.
Courbet usa un linguaggio nuovo che genera scandalo e fece posare i suoi famigliari con un intento realista,
per attenersi il più possibile alla realtà.
Come poi preciserà in quello che verrà chiamato “Il manifesto del realismo”, il suo programma escludeva
soggetti mitologici, religiosi, di storia del passato e d’invenzione, per concentrarsi sulla realtà
contemporanea, che poteva essere molto volgare, vile e sporca.
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Atelier del pittore – Il dipinto viene rifiutato dalla giuria del salon ma nell’estate dello stesso anno figura
nel ‘padiglione del realismo’ che l’artista fa costruire a sue spese.
La scene è ambientata nel vasto studio di Courbet, dove s’incontrano i letterati e gli artisti, amici e
sostenitori del realismo, insieme ad una folla il cui significato simbolico è tuttora oggetto di ipotesi. L’opera è
incentrata sull’autoritratto di Courbet intento a dipingere un paesaggio, osservato attentamente da un
bambino e da una modella nuda che stringe al petto un drappo bianco. Dietro la tela appaiono:
 un manichino abbandonato, in posa innaturale, simbolo della disprezzata arte accademica;
 un teschio appoggiato su una copia di giornale.
Lo studio è affollato di personaggi divisi in:
 esponenti del mondo artistico-culturale, a destra;
 lavoratori di varie categorie, i poveri, a sinistra;
 sacerdoti, a sinistra.
Vi viene rappresentata la vita sociale, attraverso:
 un bracconiere con il suo cane che guarda un cappello piumato, una mandola e un pugnale gettati a
terra e che sono simboli del romanticismo superato;
 una donna irlandese che allatta il suo bambino e che rappresenta la miseria (crisi economica che
aveva colpito l’Irlanda;
 rabbino;
 mercante che offre una stoffa a un benestante (che dovrebbe essere il nonno viticultore di Courbet);
 pagliaccio, prete cattolico, sterratore, falciatore, operaio con le braccia incrociate, becchino e
prostituta.
La vita intellettuale invece è rappresentata attraverso amici e protettori dell’artista:
 Baudelaire;
 una coppia di eleganti collezionisti;
 un bambino che disegna sdraiato sul pavimento, simbolo dell’approccio ingenuo e non condizionato
all’arte;
 lo scrittore Champfleury;
 il filosofo Proudhon, che influenzò il pensiero rivoluzionario dell’artista.
Vi è una luce polverosa e diffusa, i colori sono cupi e una definizione sommaria delle coordinate spaziali che
accentuano l’atmosfera di mistero e di poesia.
Oltre a rappresentare vari generi: paesaggio, animali, natura morta, ritratto, nudo, l’atelier si rifà a vari
modelli artistici:
 la donna con lo scialle è ispirata alla scuola Sivigliana;
 l’ambiente vasto e la figura del cacciatore e del mendicante ricordano Velazsquez;
 il nudo cita Rembrandt.
L’Atelier fu criticato per la contraddizione tra il programma allegorico e il soggetto realistico.

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