dibattito sull`impresa: piccola, grande o hi tech

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De Laurentis (Artigiani): »Siamo l'unica certezza».Cupertino».
Mazzalai
(Confindustria):
C'è da dire che a
sull'Ict. In America le 4 aziende
di Luca Planesl
anni '50,
quella chedel
oggi domani
che guidano
i mercati
Fa- inizio
«Solo crescendo si crea sviluppo».
Tutti
allasono
ricerca
di una
visione
cebook, Google, Apple e Ama- è la capitale mondiale dell'inI TRENTO
Sono due futuri radicalmente
opposti quelli prospettati per il
Trentino da Paolo Mazzalai,
presidente Confindustria, e Roberto De Laurentis, presidente
Associazione artigiani. E diversissime risultano essere anche
le rispettive ricette per uscire
dalla crisi economica. L'unica
certezza, per tutti, è che da
questo periodo di recessione
se ne verrà fuori solo col supporto di un'autentica e concreta visione del domani. E allora
«investimenti nella piccola impresa, incentivi all'artigianato
e all'agricoltura e blocco degli
sprechi legati al mondo della ricerca e dell'Ict» sono le parole
d'ordine di Roberto De Laurentis. Mentre per Mazzalai è sulla
grande industria che il mondo
del lavoro locale deve sempre
più orientarsi, sull'esportazione e sull'alta tecnologia. «Il piccolo è bello? - dice il presidente di Confindustria Trento No, il piccolo è piccolo e basta.
Le nostre imprese devono puntare sempre di più sul mercato
internazionale e per farlo devono aggregarsi. L'artigianato serve ma non è con quello che si
crea sviluppo. Non possiamo
pensare di vivere ancora di costruzioni ed edilizia. E la vera
.sfida iìeL.futuro è nronrio
zon. I centri di ricerca e l'Università, ben collegate con imprese e aziende, saranno il vero valore aggiunto del nostro
Trentino. E le spin-off, oltre a
dare prospettive di lavoro per i
giovani, possono diventare
un'occasione di crescita per
tutto il territorio». «Il 95% delle
nostre spin-off universitarie
muoiono nel giro di 2 anni - replica De Laurentis - e i centri di
ricerca creano pochissimi posti di lavoro. Per il territorio
l'assunzione di venti ricercatori è meno importante dell'inserimento sul mercato di venti
idraulici. Fbk, Trento Rise, Create Net sono enti che vanno
inevitabilmente a sovrapporsi,
fanno le stesse cose e bruciano
risorse. Io credo, invece, in un
futuro fatto di piccole imprese,
di tanti imprenditori che si
sporcano le mani, che si mettono la tuta e lavorano. Quello
che dobbiamo fare è costruire
una ragnatela di aziende che
sia in grado di resistere al peso
della crisi e di respingerla. Investendo nei settori artigiani, in
quello manifatturiero e agricolo. E, perché no, anche nelle costruzioni. Possiamo anche
esportare imprese edili. Noi
non siamo la Silicon Valley e
novazione elettronica, era una
zona essenzialmente a vocazione agricola, ricoperta di alberi
da fiore e da frutteti. Furono le
grandi spinte innovatrici
dell'Università di Stanford, un
incubatore tecnologico come
lo Stanford Research Park e la
voglia di rischiare di tanti ricercatori, politici e cittadini a gettare le basi di un presente tanto importante. Ed è lo stesso
Mazzalai a ricordare come anche in California «le percentuali di fallimento delle spin-off
viaggiano sui livelli nostrani. E'
chi sopravvive - aggiunge - che
riesce a fare davvero la differenza». D'altronde lo stesso
Steve Jobs, prima di arrivare al
successo con Apple, era incorso in diversi fallimenti. «Non
c'è speranza - conclude Mazzalai, ancora una volta in disaccordo con De Laurentis - per
quelli che vogliono andare
avanti da soli. Non è più il tempo dei piccoli industriali che
provano ad aggredire i mercati
internazionali con azioni isolate. La crisi avrà gli stessi effetti
di una peste. Molte imprese
non supereranno questo momento. Ma chi ne uscirà, chi sarà riuscito a fare squadra, ne
verrà fuori notevolmente raf-