Seattle a 27 anni nel cuore per sempre
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Seattle a 27 anni nel cuore per sempre
Seattle a 27 anni nel cuore per sempre I’m so happy ‘cause today I found my friends… Jeremy adorava sentire quella canzone dei Nirvana prima di uscire di casa il sabato pomeriggio ed andare a provare con il suo gruppo, i Black Dead Support Grunge, perché già, lui come tutti a Seattle suonava rigorosamente con le chitarre distorte e con i suoni grezzi perché era di moda dopo l’esplosione di gruppi come Soungarden, Nirvana e Pearl Jam, tutta gente che ce l’aveva fatta e tutta gente che era scappata dal grigiore di quella amata e odiata e grigia Seattle… Il suo gruppo era formato da Josh Taylor alla chitarra, Brian Ellroy al basso, John Grohl alla Batteria e lui Jeremy alla chitarra solista e voce… All’inizio le prove andavano bene, erano coetanei nel 91 e avevano pressoché 23 anni e stavano appena uscendo tutti e 4 da scuola perché non gli importava un fico secco di diventare dottori o avvocati… loro avevano la musica nel sangue… Avevano inciso in una saletta di registrazione in Piazza della Liberazione i loro primi 15 pezzi e volevano farci un buon vinile delle musicassette da far girare e qualche altro supporto come compact disc, che allora si diceva che erano inutili… Presero un piccolo pulmino da Hippy solo perché poteva contenere tutta la strumentazione… Iniziarono i primi concerti nei locali di Seattle e poi anche fuori nei dintorni… Venivano già idolatrati dalle ragazzine i “Black Dead” e secondo la stima di un quotidiano di Seattle, con 300 persone a concerto potevano provare a incidere un LP… La proposta arrivò da un talent scout della Geffen, che produsse i Nirvana e altri… L’omone alto un metro e novantacinque, di nome Gordon Thomas, fece firmare ai quattro ragazzi un contratto ai 4 ragazzi… ogni copia venduta circa 3 dollari… non male come inizio… Thomas divenne il loro manager e gli procurò nuove date… Sul palco Jeremy diventava un altro, da ragazzino timido diventava uno scatenato Urlatore dalla voce grossa e rauca… Rape my mind/ destroy my heart You’re my dark lady I’ m happy to die for youuuuuuuuuuuuuuu!!!!!!!!!! ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------- A New York si dovevano esibire in un noto locale di Little Italy, il Velvet, un posto magico dicevano , purtroppo gestito da malavitosi… - Non preoccupatevi dei malavitosi – disse il loro manager Thomas. - Preoccupatevi a farli delirare e a farli mandare in estasi…. La popolarità dei Black Dead era oramai cosa nota nelle più grandi città e il Velvet la sera era strapieno: luci strobosferiche e follie di ragazze in delirio… “cigarettes and coffee, another way to die, cigarettes and coffee another way to liiiiiiiiiiiiiiveeee And days past alone, thinking about nothing…. thinking about the end of the world, days past aloneeeeeeeeeeee….” La folla era in delirio e il pubblico apprezzò e comprò numerose musicassette e qualche cd… Il loro successo era all’apice ormai…erano usciti fuori dall’anonimato, erarano alla pari ,o almeno in america se la giocavano con quei mostri sacri del grunge…era il ’92 e tutto andava bene… Questo grazie anche ai Nirvana, che nel 1991 diedero un segno di svolta con Nevermind, e nello stesso anno l’album Ten di un gruppo, I Pearl Jam, che aveva cantato proprio una canzone che sembrava la vita di Jeremy…e la canzone si intitolava proprio Jeremy… “A casa, disegnando figure di cime montuose...con lui in cima In un sole giallo fosforescente...braccia alzate a forma di V Ed i morti giacciono in pozze di sangue rappreso giù in basso Papà non prestava attenzione Al fatto che mamma non si preoccupasse Re Jeremy il malvagio... dominava il suo mondo... Jeremy ha parlato in classe oggi Ricordo chiaramente quando stuzzicavano il ragazzo Sembrava un inoffensivo coglioncello Ma scatenammo un leone... Digrignò i denti e morse l'incavo dei seni dell'insegnante... Come potrei dimenticare? E mi colpì con un sinistro che mi colse di sorpresa La mia mascella era dolorante... Caddi a bocca aperta... Proprio come il giorno... come il giorno in cui ho saputo... Papà non era affettuoso, no di certo... Ed il ragazzo era qualcosa di cui non la madre non si curava Re Jeremy il malvagio... dominava il suo mondo Jeremy ha parlato in classe oggi. Woo... (14x) Cerco di dimenticare tutto questo... cerco di dimenticarlo... Cerco di cancellare tutto questo... cerco di Jeremy ha parlato in classe oggi...” Già sembrava scritta a posta per lui questa canzone… Ad un certo punto iniziò ad odiare i colleghi e a scrivere canzoni sempre più rabbiose… ma no trovava più ne gli accordi ne le parole giuste… A settembre del 1995 avrebbe compiuto 27 anni e il suo sogno si stava interrompendo e avrebbe dovuto cercarsi un lavoro…la Jeffen rescisse il loro contratto perché non producevano più da tre anni e la band si era sciolta a causa del vizio della droga e alcool di Jeremy Si perse cosi nella droga, nell’LSD e poi nell’eroina, e in una di queste visioni gli apparve il diavolo mascherato da uomo di classe, un nuovo manager… - Ciao Jeremy, piacere il mio nome è Robert Dylan – - Che cazzo vuoi coglione… - Nulla, ti va di cambiare stile e cantare le tue canzoni uplugged, solo tu e la tua chitarra? Lento e poco urlato…potrei farti arrivare a MTV… - Contratto? - Avrai uno stipendio mensile più il ricavo di 5 dollari a disco e una percentuale del 40% sui concerti e se va in porto la serata su MTV… - - Ok accetto!!! – e si mise in bocca un francobollo di lsd… Lavorò per Dylan fino alla fatidica serata su MTV…ma ci andò totalmente ubriaco… Fu un disastro , il concerto, i fans delusi i soldi che avrebbe dovuto restituire e le critiche del giorno dopo…ma lui non le lesse, lui era uscito fuori a farsi uno spinello e cadde per strada facendo un volo di 500 metri… Era il 2 settembre fra pochi giorni era il suo compleanno ma lui lo passo six feet under, sei piedi sottoterra... era il 1995 e non aveva ancora , o meglio mancavano pochi giorni a compire 27 anni…stessa sorte che toccò l’anno prima al cantante e leader dei Nirvana, l’indimenticabile Kurt Cobain, morto suicida, forse proprio come Jeremy…la maledizione dei ventisettenni… “la maledizione del J27 è una vecchia storia o, se preferite, una vecchia leggenda, di quelle dure a morire ma che, con l’andare del tempo, si caricano di ulteriore suggestione. In fondo è risaputo che, se nessuno si dimostra capace di dissipare le ombre, vuol dire che l’oscurità è davvero impenetrabile. Per maledizione del J27, si intende una serie di tragici eventi che hanno colpito i protagonisti della musica rock, avente per iniziale del nome o del cognome la lettera ‘J’ e l’età di 27 anni. La lista di artisti colpiti dalla misteriosa maledizione prevede una lunga serie di morti illustri. Cominciò il cantante blues Robert Johnson, assassinato da un marito geloso, a cui fece seguito Brian Jones, chitarrista dei Rolling Stones, morto annegato nella piscina di casa, dopo un uso eccessivo di droghe. Nel 1970 fu la volta di Jimi Hendrix e Janis Joplin; il primo soffocato dal suo vomito dopo un mix letale di alcool, droghe e tranquillanti, e la seconda (solo due settimane dopo Hendrix) per aver battuto la testa, dopo aver perso i sensi a causa di un’overdose di alcool ed eroina. Un anno dopo fu la volta di Jim Morrison, trovato morto nella vasca da bagno della sua stanza d’albergo a Parigi, anche lui per overdose di alcool e droghe, anche se le fonti ufficiali parlano di arresto cardiaco. Una serie di personaggi che hanno contribuito, loro malgrado, a diffondere la leggenda del J27. Anche se da allora non ci furono più legami tra la J ed il 27, si cominciò a parlare della maledizione del J27 e di come, nel decennio successivo, avesse inglobato delle varianti. Iniziale di nome o cognome J, ma età diversa dai 27 anni. Si comincia nel 1980 con la morte di John Lennon, assassinato vicino casa da un fan, per poi proseguire con John Denver, morto a seguito di un incidente aereo. E’ quindi la volta di John Bonham, batterista dei Led Zeppelin, soffocato dal suo vomito dopo una notte alcoolica, di Jeff Buckley, annegato nel Mississippi e Joe Strummer, leader dei Clash stroncato da un infarto, così come per infarto morì Michael Jackson. L’ultimo caso di morte in stile J27 è datata 28 dicembre 2009, e lo sventurato protagonista è un certo Jimmy Sullivan, batterista heavy metal, a seguito di un arresto cardiaco dovuto alla miscela di psicofarmaci ed alcool. Cambiando i fattori il prodotto non cambia, ed ecco l’altra faccia della variante, che tocca l’età e non il nome. Kurt Cobain muore suicida all’età di 27 anni e, recentissimamente, Amy Winehouse viene trovata cadavere nella sua casa di Camden Square, a Londra, in circostanza alquanto dubbie. Non so se credere ad una maledizione o meno. Di certo ci sono le morti, i nomi, l’età ed una vita vissuta tra gli eccessi. Come di certo c’è la suprema volontà del mondo del rock nel trasformare delle morti accidentali in una maledizione, per creare intorno quell’alone di leggenda che aiuta nella diffusione del Rock Style. Una storia talmente oscura da sembrare inventata, per trasferire tutto ad un livello puramente di fantasia.” Post scriptum: la nota finale sulla maledizione dei J27 e stata presa da Internet…è la versione che mi è piaciuta di più… Angioi Fabiano 2012