Mango e Litchi. Una sfida per il futuro
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Mango e Litchi. Una sfida per il futuro
REPUBBLICA ITALIANA MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI REGIONE SICILIANA ASSESSORATO REGIONALE DELL’AGRICOLTURA, DELLO SVILUPPO RURALE E DELLA PESCA MEDITERRANEA FONDO EUROPEO AGRICOLO PER LO SVILUPPO RURALE: L’EUROPA INVESTE NELLE ZONE RURALI PROGETTO OPERATIVO N° 17/2015 MISURA 313 B Mango e Litchi Una sfida per il futuro a cura di Chiara Ferrarella -1- Finito di stampare: Dicembre 2015 da Graficamente di Gaetano Leone - Alcamo ISBN: 9788894111354 -2- Indice Presentazione di Andrea Ferrarella 5 “Lo sviluppo delle colture sub tropicali nel territorio del Gal Golfo di Castellammare” 7 Il sostegno e il miglioramento delle coltivazioni sub-tropicali in Sicilia traggono vantaggio dallo studio e dalla promozione delle loro proprietà nutrizionali di Giuseppe Calvaruso, Michela Giuliano, Marianna Lauricella, Antonella D'Anneo 9 “Colture innovative non autoctone per lo sviluppo del territorio. L’esperienza del Mango” 23 Puntare alle coltivazioni tropicali per rilanciare l'agricoltura 25 di Salvatore Milazzo Saluti della SOAT 26 di Giuseppe Gambino Il Mango: una scommessa per il futuro 27 di Luigi Culmone Naselli Dalla festa dell'uva al Mangofest 29 di Salvatore Ferrara In ricordo del Prof. Francesco Calabrese 31 di Franca Barone Uno strumento di sviluppo per la coltivazione: l'Associazione Produttori di Mango 34 di Gaetano Vitale La coltivazione del mango e prospettive di ampliamento delle coltivazioni subtropicali 35 di Vittorio Farina Il Mango: una coltura per i giovani che vogliono impegnarsi in agricoltura 38 di Claudio Chimenti Mango e Litchi in Sicilia 39 di Pietro Cuccio -3- Il Mango: tecniche agronomiche 41 di Claudio Monfalcone Il Mango e la sua versatilità 52 di Antonina Vitale Conclusioni 54 di Pietro Puccio Appendice La coltivazione del Mango in Sicilia 55 di Claudio Monfalcone 1. Origine, diffusione, cenni botanici 56 2. Esigenze climatiche e limiti ambientali 57 3. La manghicoltura nella fascia costiera della Sicilia nord-orientale: cultivar presenti 58 4. Tecniche colturali 60 4.1 Impianto 60 4.1.1 Aspetti limitanti la coltivazione del mango nei terreni siciliani 60 4.1.2 Preparazione del terreno per l'impianto 66 4.1.3 Sesti d'impianto 68 4.1.4 Frangivento 69 4.2 Potatura 69 4.3 Concimazione 72 4.4 Irrigazione 73 5. Raccolta 77 6. Qualità dei frutti di mango prodotti in Sicilia 78 7. Fitopatie e metodi di controllo 80 8. Aspetti economici della produzione di mango 89 9. Mercato 90 Conclusioni 91 -4- Presentazione L'idea di pubblicare, opportunamente aggiornati, gli atti dei convegni sul Mango e sul Litchi deriva non solo dalle finalità del GAL, ma anche dalla volontà di dare informazioni utili a chi vuole accingersi a coltivare queste specie, che in alcune aree sono in grado di fornire valide alternative colturali a diversi settori agricoli in crisi profonda. La ristampa viene arricchita dagli studi sulle proprietà nutraceutiche del mango e del litchi, riportati dai proff. Giuseppe Calvaruso, Michela Giuliano, Marianna Lauricella, Antonella D'Anneo dell'Università degli Studi di Palermo. Andrea Ferrarella Responsabile di Piano GAL -6- “Lo sviluppo delle colture sub tropicali nel territorio del Gal Golfo di Castellammare” Atti del Convegno Balestrate, 14 Settembre 2015 -7- FONDO EUROPEO AGRICOLO PER LO SVILUPPO RURALE: L’EUROPA INVESTE NELLE ZONE RURALI MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI REGIONE SICILIANA ASSESSORATO REGIONALE DELL’AGRICOLTURA, DELLO SVILUPPO RURALE E DELLA PESCA MEDITERRANEA Asse 4 - Attuazione dell’approccio Leader Reg. CE 1698/2005 Saluti: Salvatore Milazzo - Sindaco di Balestrate Interventi Salvatore Ferrara - Assessore allo Sviluppo Economico di Balestrate Giuseppe Spartà - Dirigente Usa Trapani Vittorio Farina - Docente Coltivazioni Arboree Università di Palermo Michela Giuliana - Docente Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche, Chimiche e Farmaceutiche Antonella D’Anneo - Docente Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche, Chimiche e Farmaceutiche Conclusioni Pietro Puccio - Presidente del Gal Golfo di Castellammare -8- Il sostegno e il miglioramento delle coltivazioni sub-tropicali in Sicilia traggono vantaggio dallo studio e dalla promozione delle loro proprietà nutrizionali Proff. Giuseppe Calvaruso, Michela Giuliano, Marianna Lauricella, Antonella D'Anneo Università degli Studi di Palermo, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche, Chimiche e Farmaceutiche. Negli ultimi decenni si è assistito a un continuo progresso scientifico in ambito nutrizionale che ha trovato le sue basi da una parte nella scoperta dei principi nutritivi contenuti negli alimenti e dall'altra nell'elaborazione di precise linee guida a larga diffusione. Un'inadeguata alimentazione, infatti, oltre a incidere sul benessere psicofisico, rappresenta uno dei principali fattori di rischio per l'insorgenza di numerose patologie croniche. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari, metaboliche e di alcuni tumori si abbassa considerevolmente grazie a una corretta e sana alimentazione. -9- Ciò ha contribuito, in tempi più recenti, allo sviluppo di una nuova disciplina, la nutraceutica, che studia il ruolo che sostanze presenti in natura possono avere nella cura e nella prevenzione di alcune patologie. Esempi di nutraceutici sono i probiotici, gli antiossidanti, gli acidi grassi polinsaturi (omega3, omega-6), le vitamine e alcuni complessi enzimatici. Di norma, queste sostanze vengono utilizzate per prevenire le malattie croniche, migliorare lo stato di salute, ritardare il processo di invecchiamento e aumentare l'aspettativa di vita. I nutraceutici possono essere assunti con gli alimenti naturali che li contengono, oppure come cibo arricchito di uno specifico principio. Possono essere assunti anche sotto forma di integratori alimentari in formulazioni liquide, in compresse o capsule. Interessante è l'osservazione che gli effetti additivi e sinergici indotti dalla miscela complessa di sostanze fitochimiche presenti in frutta e verdura non possono essere mimati dall'uso di integratori di micronutrienti. Nella società moderna vi è un crescente interesse nella ricerca di nuove molecole bio-attive contenute nei vegetali da utilizzare tanto nell'industria alimentare che farmaceutica. Gli alimenti vegetali rappresentano ottime fonti di nutrienti essenziali in quanto contengono numerose sostanze fitochimiche, quali composti fenolici e flavonoidi, che contribuiscono a mantenere il consumatore in - 10 - buona salute. In particolare, grande attenzione è rivolta ai nutrienti capaci di contrastare una condizione di stress ossidativo. Un certo numero di specie reattive dell'ossigeno, o ROS, tra cui anione superossido, idrossile e perossido di idrogeno, sono prodotti nell'organismo umano da numerosi sistemi enzimatici. Questi derivati dell'ossigeno, fortemente reattivi, sono associati a patologie quali cancro, malattie cardiovascolari, invecchiamento e malattie neurodegenerative. Il consumo di sostanze di origine vegetale favorisce l'assimilazione di composti con capacità antiossidante che neutralizzano la sovrapproduzione delle specie reattive dell'ossigeno, svolgendo in tal modo un ruolo protettivo. Recentemente, un'iniziativa degna di nota ha consentito lo sviluppo in Sicilia di nuove coltivazioni, come quelle di area subtropicale - quali mango (Mangifera indica L.) e litchi (Litchi chinensis Sonn.) - che trovano condizioni pedoclimatiche locali favorevoli e possono essere sicuramente più redditizie rispetto alle coltivazioni arboree classiche. Un percorso virtuoso di questo tipo deve essere affiancato dalla valorizzazione del prodotto e dal sostegno alla sua commercializzazione. Il Mango: caratteristiche nutrizionali La Mangifera indica è una pianta arborea appartenente alla famiglia delle Anacardiaceae. La pianta, originaria dell'Asia meridionale dove viene coltivata da oltre 4.000 anni, è una sempreverde, a rapido accrescimento e molto longeva. Ha un portamento eretto, molto vigoroso con chioma ampia e una proiezione quasi circolare. Ha la corteccia liscia, di colore grigiastro, e presenta canali resiniferi. Le foglie sono perenni, di colore verde intenso, appuntite e lucide, mentre i fiori sono portati in una “infiorescenza a pannocchia” che si forma all'apice dei rami. Nelle regioni tropicali la pianta riesce a raggiungere altezze di 30-40 metri, mentre nelle aree subtropicali la velocità di accrescimento è sensibilmente ridotta. In Sicilia l'introduzione delle coltivazioni di mango risale agli inizi degli anni '80. Tuttavia, dopo un iniziale entusiasmo, la sua coltivazione è rimasta limitata solo a poche aree del panorama agricolo siciliano anche a causa della mancanza di un'adeguata richiesta di mercato. È solo a partire dagli anni 2000 che la coltura riesce ad affermarsi in Sicilia, dove in alcune zone ha preso il posto di agrumeti abbandonati, mentre, in altre, ha catturato l'interesse degli agricoltori per il - 11 - profumo intenso del frutto, la sua polpa carnosa e, soprattutto, l'alta redditività. Oggi in Sicilia si contano mangheti a Balestrate, Acireale, Solarino e nella zona che va da Caronia a Milazzo, dove le condizioni pedo-climatiche locali ne hanno consentito l'insediamento. Figura 1 - Frutto di Mangifera indica In questo percorso strategico di valorizzazione di nuove colture subtropicali in Sicilia non si può non tener conto delle potenzialità nutraceutiche dei frutti di mango. Tra queste proprietà si annoverano l'azione anti-ossidante, l'azione anti-infiammatoria e il potenziale anti-tumorale. Figura 2 - Proprietà delle sostanze nutraceutiche - 12 - Potenziale antiossidante L'importanza delle sostanze con proprietà antiossidanti risiede nella loro capacità di rimuovere i radicali liberi dell'ossigeno (ROS), molecole estremamente reattive capaci di ossidare un gran numero di atomi e molecole organiche. Le specie radicaliche possono avere differente origine esogena ed endogena (riassunte nello schema in Fig. 3). I radicali liberi colpiscono soprattutto componenti della cellula quali lipidi, proteine e acidi nucleici (DNA e RNA), causando, se non rimossi da opportuni sistemi enzimatici, un collasso delle funzioni cellulari. Una dieta che preveda anche l'assunzione di vegetali consente un adeguato apporto di sostanze antiossidanti (vitamina C, vitamina E, betacarotene, polifenoli, bioflavonoidi, pigmenti vari, glutatione, selenio, Q10 ecc.) e può prevenire i danni da radicali liberi che, come è noto, possono concorrere all'invecchiamento e all'insorgenza di patologie quali cancro, aterosclerosi, infarto del miocardio e diabete. Figura 3 - Meccanismi di produzione dei radicali liberi e sistemi antiossidanti di difesa enzimatica Proprietà antiossidanti sono state evidenziate nel frutto di mango, una drupa che, a maturazione, presenta colore verde pallido, giallo arancio o rosso in - 13 - dipendenza della cultivar. Tale frutto ha una lunghezza variabile da 5 a 20 cm; il peso può arrivare anche a 1 Kg, ma normalmente è compreso tra 350-800 grammi. Il sapore è gradevole, avendo un alto tenore in zuccheri. Il mango è molto energetico ed è ricco di nutrienti come carboidrati, minerali, acidi organici, proteine, acidi grassi essenziali (ω3 e ω6). Figura 4 - Macronutrienti contenuti nel frutto del mango Il frutto contiene anche sostanze anti-ossidanti (α- e β-carotene, luteina), polifenoli (quercetina, acido gallico, acido caffeico, catechine, mangiferina, tannini) e vitamine (A, C e D). Il frutto gode inoltre di proprietà diuretiche, lassative e rinfrescanti. Figura 5 - Contenuto di micronutrienti in 100 gr di polpa di mango - 14 - Studi recenti condotti su diverse cultivar di mango (Haden, Palmer, Tommy Atkins e Ubà) hanno messo in evidenza che la polpa del frutto è ricca di tre componenti con potenziale antiossidante (polifenoli, carotenoidi e acido ascorbico) (Plant Foods Hum Nutr 2007, 62:13–17). Tra le varie cultivar analizzate è stato osservato che la varietà Ubà è caratterizzata da un maggior contenuto di polifenoli. La varietà Palmer mostra invece un contenuto intermedio, mentre le varietà Haden e Tommy Atkins presentano i valori più bassi. Contenuto di equivalenti di ac. gallico (GAE) Contenuto di caroteni Figura 6 - Contenuto di anti-ossidanti in diverse cultivar di mango (adattato da: Plant Foods Hum Nutr 2007, 62: 13–17) Potenziale antinfiammatorio Le patologie infiammatorie croniche del tratto gastro-intestinale hanno oggi una considerevole diffusione. Esse sono associate alla riduzione della qualità della vita e ad un incrementato rischio di cancro al colon-retto. Sebbene l'esatta eziologia di queste patologie non sia del tutto nota, è accertato che alla base vi è una eccessiva produzione di citochine pro-infiammatorie conseguente all'instaurarsi di una condizione di stress ossidativo. Numerosi studi hanno dimostrato la correlazione inversa tra rischio di sviluppo di tali patologie e assunzione di vegetali, mentre una correlazione diretta vi è con l'assunzione di carne e di acidi grassi saturi. La mangiferina, un componente glucosilxantone presente nel frutto e nelle foglie di mango, manifesta attività antinfiammatoria in modelli sperimentali murini di colite ulcerosa probabilmente grazie alla sua capacità di bloccare i fattori trascrizionali responsabili della produzione delle citochine proinfiammatorie. Questi effetti si manifestano quando gli animali vengono alimentati per giorni con mangiferina prima dell'induzione sperimentale dello stato infiammatorio. - 15 - Incremento di peso (g) 25 20 15 10 5 Gruppo controllo 0 Gruppo A Gruppo B Gruppo C Figura 7 - Effetti sulla variazione di peso conseguente all'induzione di colite in modelli sperimentali murini. Gruppo A con stato infiammatorio indotto; gruppi B e C cotrattati o pretrattati con mangiferina (adattato da: World J Gastroenterol. 2010, 16: 4922) In tali modelli di colite un altro valido marker del processo infiammatorio è l'accorciamento del colon. Nei modelli murini trattati con solfato di sodio destrano (che induce lo stato infiammatorio) si osserva, dopo 7 giorni di trattamento, un significativo accorciamento della lunghezza del colon (gruppo A: 14.1 ± 0.1 cm) rispetto al gruppo controllo non trattato (17.4 ± 0.2 cm). In entrambi i gruppi pree cotrattati (C e B), l'estratto di mango contrasta l'accorciamento del colon. A Solfato di sodio destrano (1.5%) Figura 8 - Effetto degli estratti di mango in modelli murini di colite (adattato da: World J Gastroenter 2010, 16: 4922) Potenziale antitumorale Altri studi hanno inoltre mostrato proprietà anticancro degli estratti di mango. In generale l'azione anti-tumorale risiede nella capacità che alcune sostanze hanno di inibire il tasso proliferativo delle cellule tumorali, indurne la morte - 16 - anche in popolazioni cellulari resistenti e inibirne il potenziale metastatico. Alcuni studi hanno mostrato che l’estratto in etanolo del nocciolo di mango esplica una chiara azione citotossica in cellule di carcinoma mammario (MCF7 e MDA-MB231) mentre la sua azione è piuttosto scarsa in cellule normali di epitelio mammario (BMC Compl Altern Med 2014, 14:199). L’estratto infatti riduce la vitalità delle cellule tumorali in modo dose-dipendente mostrando un effetto sia in cellule estrogeno positive (MCF7) che in quelle estrogeno negative (MDAMB231). Cellule di carcinoma mammario MCF7 Cellule di carcinoma mammario MDA-MB231 Figura 9 - Potenziale anti-tumorale del mango (adattato da: BMC Compl Altern Med 2014, 14:199-208) Alcuni esperimenti preliminari condotti nel nostro laboratorio utilizzando estratti idro-alcolici di mango hanno evidenziato, già dopo 24 h di trattamento, una chiara attività antiproliferativa anche in cellule di carcinoma colorettale HT29. Vitalità cellulare (%) 100 50 0 12 Controll o 24 48 Esocarp o 12 24 48 Endoca µg/ml rpo Figura 10 - Effetti degli estratti di mango in cellule di carcinoma colorettale - 17 - Il Litchi: proprietà nutraceutiche Il Litchi (Litchi chinensis, Sapindaceae) è un albero da frutto esotico originario del Sud-Est asiatico (Cina) coltivato anche nelle aree subtropicali di tutto il mondo per il delizioso gusto del suo frutto edule. Chiamato anche “ciliegio della Cina”, il litchi è molto diffuso in Oriente, dove alcuni esemplari superano addirittura i 30 metri di altezza. La pianta richiede un clima tropicale o subtropicale, la crescita migliore si ha in un terreno ben drenato e abbondante in materia organica. Da alcuni anni la sua coltivazione si è diffusa anche in Italia, trovando in Sicilia aree rurali che, per caratteristiche pedo-climatiche, ne hanno consentito l'insediamento. In Sicilia i frutti di litchi maturano ad agosto, sono di qualità eccellente, giungendo sul mercato in una fascia temporale priva di altri competitors. Le produzioni siciliane raggiungono i mercati nord-europei dopo due giorni di trasporto, con un grado di maturazione che consente di mantenere integre le proprietà organolettiche del frutto. Figura 11 - Litchi chinensis - 18 - Il frutto si è rivelato un laboratorio biologico di principi farmacologicamente attivi. In Cina l'estratto dei semi di litchi è infatti impiegato come analgesico per alleviare i sintomi di raffreddore, tosse e nevralgie. Studi sperimentali sulle proprietà farmacologiche dei suoi semi ne suggeriscono l'impiego per il trattamento di disordini metabolici come il diabete mellito, per contrastare lo stress ossidativo e l'infiammazione e per ridurre il contenuto ematico di trigliceridi. Figura 12 - Proprietà farmacologiche dei semi di litchi (adattato da: World J Exp Med 2013, 3: 56) Recenti studi hanno messo in evidenza che il litchi è un frutto ricco in polifenoli. Il pericarpo contiene una significativa quantità di flavonoidi e antocianine, tra cui si annoverano la procianidina B2, la procianidina B4, l'epicatechina, la cianidina-3-retinoside, la cianidina-3-glucoside, la quercetina3-retinoside e la quercetina-3-glucoside. Questi composti sono dotati di particolari attività scavenger per la rimozione di radicali liberi e potrebbero esser impiegati come agenti anti-infiammatori, agenti riducenti e sostanze anti-cancro. Studi al riguardo hanno dimostrato che estratti di pericarpo di litchi hanno la capacità di inibire la crescita di tumori in modelli murini. In topi portatori di carcinoma mammario il trattamento con estratto di pericarpo di litchi è in grado di ridurre la dimensione della massa tumorale. - 19 - Figura 13 - Azione anti-cancro del litchi in topi portatori di carcinoma mammario (adattato da: Tox Appl Pharmacol 2006, 215: 168–178) Altri studi hanno anche sostenuto l'azione anti-infiammatoria esplicata da estratti di litchi. Particolare attenzione merita l'Oligonolo, una miscela composta da estratto di litchi ed estratto di tè verde. La miscela, molto ricca di polifenoli, è formata dall'insieme di unità mono-, di- e trimeriche che la rendono particolarmente attiva. L'oligonolo si è rivelato efficace anche nel ridurre il grasso viscerale. Polimero di polifenoli monomero dimero Estratto di Litchi NF-kB NOS TNFα Citochine (IL-1, IL-6) Figura 14 - Proprietà dell'oligonolo - 20 - trimero In epatociti di ratto l'oligonolo ha mostrato una particolare azione protettiva contrastando i processi infiammatori ed il danno tissutale indotto da un'intensa attività fisica. Tali effetti sono stati attribuiti alla capacità del composto di inibire citochine e molecole direttamente coinvolte nel processo infiammatorio (NFkB, NO sintasi, TNFa). Nostri studi preliminari impiegando estratti idro-alcolici di litchi hanno dimostrato una spiccata azione citotossica in cellule di carcinoma del colon retto HT-29. Conclusioni Una delle sfide principali oggi in Sicilia è rappresentata non soltanto dall'individuazione delle potenzialità della nostra regione come uno dei principali mercati agricoli italiani, ma anche dalla capacità di sapere migliorare la competitività e la valorizzazione del territorio. Innumerevoli iniziative ed interventi in questi ultimi anni hanno consentito di rimodulare il volto delle aree rurali della Sicilia attraverso un percorso strategico di crescita e valorizzazione. Tra queste iniziative, l'aver identificato che le condizioni pedo-climatiche locali sono favorevoli per lo sviluppo di nuove coltivazioni caratteristiche di area tropicale e subtropicale -quali mango (Mangifera indica L.) e litchi (Litchi chinensis Sonn.) - hanno richiamato l'interesse per tali coltivazioni che trovano condizioni locali favorevoli e possono essere sicuramente più redditizie rispetto alle coltivazioni arboree classiche di agrumi o ulivo. Accanto a questo si aggiunge la recente letteratura scientifica che evidenzia sempre di più il rilevante potenziale salutistico e nutraceutico di tali coltivazioni. Lo studio sulle conoscenze delle caratteristiche dei frutti del mango e litchi ha evidenziato che sebbene alcuni aspetti curativi degli estratti e del succo sono noti, molto ancora c'è da far emergere. In particolare, per quanto concerne le proprietà antitumorali non sono del tutto identificati i percorsi biochimici utilizzati dai loro principi attivi per rallentare la crescita delle cellule cancerose o per sensibilizzarle all'azione dei chemioterapici. La possibilità di sfruttare il loro potenziale antiossidante potrebbe rivelarsi molto utile al fine di proteggere le cellule non tumorali e consentire di ridurre le dosi dei chemioterapici e parallelamente i loro, talvolta devastanti, effetti collaterali. Questi studi potrebbero aprire nuove prospettive in particolare nella - 21 - prevenzione e/o nella cura della patologia cancerosa al colon retto in cui si è osservato che la trasformazione da adenoma a carcinoma è strettamente dipendente dallo stress ossidativo, caratteristico degli stati infiammatori. La divulgazione e la promozione dei risultati ottenuti sarebbe finalizzata alla realizzazione di una efficiente campagna sul territorio di sensibilizzazione al consumo e parallelamente rivolta agli operatori del settore agricolo per incrementare le coltivazioni di tali piantagioni nelle aree rurali. - 22 - “Colture innovative non autoctone per lo sviluppo del territorio. L’esperienza del mango.” Atti del Convegno Balestrate, 13 Settembre 2013 - 23 - Regione Siciliana MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: l’Europa investe nelle zone rurali FEASR ASSESSORATO AGRICOLTURA E FORESTE Comune di Balestrate Progetto operativo N. 5/2013 LA MEMORIA ANTICA E SPERANZA NUOVA. IL FUTURO DEI COMUNI DEL GAL HA UN CUORE VERDE Hotel Marina Holiday Venerdì 13 Settembre 2013 - ore 17.00 Colture innovative non autoctone per lo sviluppo del territorio. L’esperienza del mango. Saluti: Salvatore Milazzo - Sindaco di Balestrate Gino D’Anna - Presidente del Consiglio Comunale Ricordo del Prof. F. Calabrese di Franca Barone - Facoltà di Agraria dell’Università di Palermo Presentazione Ass. Produttori di Mango di Balestrate di Gaetano Vitale Relazione su stato dell’arte, sulla coltivazione del mango e prospettive per nuove coltivazioni subtropicali di Vittorio Farina - Facoltà di Agraria dell’Università di Palermo Interventi Programmati: Claudio Chimenti - Assessore all’ambiente di Balestrate Pietro Cuccio - Azienda Agricola Cupitur di Caronia (ME) Antonio D’Asaro - Ricercatore Universitario Giuseppe Gullo - Presidente Greeconomy di Leagacoopsicilia Claudio Monfalcone - Dirigente Assessorato Regionale Agricoltura Antonina Vitale - Biologa e Nutrizionista Conclusioni: Pietro Puccio - Presidente del GAL Golfo di Castellammare Moderatore: Salvatore Ferrara - Assessore allo Sviluppo Economico di Balestrate Seguirà degustazione di prodotti tipici e di prodotti a base di mango con intrattenimento musicale - 24 - Puntare alle coltivazioni tropicali per rilanciare l'agricoltura Signore e signori, convegnisti, per il secondo anno consecutivo l'amministrazione comunale di Balestrate organizza un convegno sul mango e sulla frutta tropicale non autoctona. Nel dare il benvenuto ai convegnisti, voglio ringraziare il GAL “Golfo di Castellammare” per avere accolto la nostra proposta di finanziamento dell'iniziativa e per avere condiviso l’idea di puntare allo sviluppo della coltivazione di frutta tropicale nel nostro territorio per rilanciare l’agricoltura e per indicare ai giovani agricoltori una prospettiva di lavoro e di reddito. Con questo intendimento auguro una buona riuscita del convegno. Salvatore Milazzo Sindaco di Balestrate Momento del convegno. Da sinistra: Salvatore Milazzo (sindaco di Balestrate), Pietro Puccio (presidente GAL), Calogero Ferrantello (Assessorato Regionale Agricoltura) - 25 - Saluti della SOAT La Regione Siciliana nel promuovere sul suo territorio i GAL (Gruppi di Azione Locale, realtà aperte alla collaborazione tra enti pubblici e privati) ha voluto fare una scommessa importante: creare strumenti agili, incardinati nel territorio, “vissuti” dal territorio, per fare compiere - in una era di globalizzazione - un salto di qualità all'agricoltura della Sicilia. Per questo è assolutamente importante, per un rilancio della plurimillenaria agricoltura siciliana, legare questa all'unicità della “Civiltà” mediterranea nelle sue varie fasi. Pertanto ben venga questo testo che “lega” i due Comuni di Balestrate e Trappeto allo sviluppo dell'agricoltura. Una storia dove produzione agroalimentare, arte ed architettura sia privata che pubblica rappresentano un tutt'uno organico e di assoluta bellezza. È con legittimo orgoglio che la Regione Sicilia saluta la pubblicazione degli atti dei due convegni tenutesi a Balestrate e Trappeto nell’ambito del Progetto Operativo n° 5. Questa pubblicazione onora il GAL “Golfo di Castellammare” che lo ha fortemente voluto, ma anche chi lo ha ideato e redatto come i numerosi, valenti e prestigiosi collaboratori. Infine quest'opera collettiva rende lustro alla Regione Siciliana ed in particolare all' Assessorato Regionale delle Risorse Agricole e Alimentari (attraverso le competenti strutturazioni centrali e periferiche) che con intelligente coordinamento ha sostenuto ed incoraggiato l'interessante lavoro editoriale. Giuseppe Gambino SOAT Alcamo - 26 - Il Mango: una scommessa per il futuro Luigi Culmone Naselli Storico e giornalista Responsabile identità territoriale del GAL La pubblicazione degli atti del convegno di Balestrate sul mango, organizzato - in una splendida cornice paesaggistica qual è il panorama marino dell'antica e suggestiva cittadina della "Sicciara" - dal Comune di Balestrate e dal GAL (Gruppo d'Azione Locale) Golfo di Castellammare, non ha solo una notevole rilevanza scientifica, ma anche agronomica ed economica, come hanno evidenziato le autorevoli personalità intervenute. L'agricoltura siciliana, senza rinnegare le antiche tradizioni agricole che affondano le radici nella storia e nella preistoria, cerca nuove strade ed in questo la ricerca scientifica portata avanti dalle università siciliane, ed in primis da quella palermitana, è davvero ammirevole in un trinomio tra scienza, tutela del territorio e sviluppo economico. Il mango è una di queste interessanti prospettive e tra le più pregnanti di positivi sviluppi. Rievoca col suo stesso nome immagini esotiche, scenari paradisiaci, verzure lussureggianti, esplosioni della vitalità della natura. Tutti pensiamo quindi ai mari dei Caraibi, ai mari del Sud, al mondo del subcontinente indiano, all'infinito arcipelago indonesiano. Ma non solo agli aspetti naturalistici di bellezza infinita, non solo ai mari solcati dalla Tigre di Mompracem di salgariana memoria. Pensiamo alle abitudini di quei popoli, alle tradizioni di fede e di modi di vivere, pensiamo alle architetture così lontane geograficamente, ma così vicine stilisticamente ed artisticamente alle nostre, in particolare quelle del mondo latino-americano. Il mango è una pianta arborea tropicale, ma adesso ha preso sempre più piede sulla fascia settentrionale tirrenica della Sicilia. Continua pertanto la poco studiata ma affascinante tradizione dell'innesto sulle coste e sulle tavole siciliane di frutti e prodotti della natura che, nati in ambienti posti a migliaia di chilometri, solo in questa parte del Mediterraneo hanno trovato un habitat favorevole tanto da diventare parte integrante della gastronomia siciliana, tra le migliori al mondo, anzi - diciamo con fondata superbia - la migliore al mondo. La costa del golfo di Castellammare è una fascia lunga e stretta dove dominano i colori dell'oro (la sabbia silicea), dello smeraldo (il verde delle colline degradanti sul mare) e dello zaffiro (l'azzurro dolce e mai cupo). È questa l'immagine che ebbe negli occhi di normanno Guy de Maupassant quando - 27 - alla fine dell'Ottocento arrivò in treno da Palermo allo Zucco. Di questa bellezza sfolgorante il grande scrittore francese ci ha lasciato una pagina fascinosa ed affascinante nel suo “Viaggio in Sicilia”: un libro poco conosciuto e che andrebbe ripreso non una ma cento volte. Ed a pensarci bene il blu, il verde, il giallo sono i colori della bandiera brasiliana ed in parte anche di quella del Venezuela (la piccola Venezia, come fu definita, per via del continuo rincorrersi di mare e di coste, dagli Spagnoli): nazioni nostre sorelle dove si sono incardinati con risultati straordinari migliaia di nostri emigranti, che oggi hanno raggiunto posizioni di assoluto rilievo e di prestigio nelle realtà sudamericane. Il golfo di Castellammare anche dal punto di vista botanico come avamposto caraibico… e perché no, visto che anche nel linguaggio parecchie parole del siciliano fanno pari e patta con il castigliano: “pileri” (colonna) come pilar; “plaia” (spiaggia) come playa; “travagghiu” (lavoro) come trabajo, et cetera? Ma andiamo anche alle tradizioni etnoantropologiche e ci accorgiamo che siamo più vicini a Città del Messico che a Torino, che il nostro Venerdì Santo è uguale a quello di Siviglia, di Medellin o di Maracaibo. Ci accorgiamo che le facciate delle nostre chiese sono le medesime di quelle di L'Avana o di Santiago de Cuba. Allora il mango è la metafora di un modo di essere, di un modo gioioso di vivere la vita, la fede, la natura. "Oggi, la patria richiede qualcosa di inedito": così disse l'allora cardinale Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires a proposito della ricostruzione e della rinata speranza per il popolo argentino durante le ultime omelie pronunciate il 25 maggio, giorno della festa nazionale dell'Argentina, nazione dove il cinquanta per cento della popolazione è di origine italiana e siciliana in particolare. Il mango non solo è una concreta opportunità per la fascia costiera del golfo di Castellammare, ma può ben essere considerato la metafora intrigante e suggestiva di un rilancio produttivo, culturale, identitario dell'agricoltura siciliana. In questo senso la pubblicazione degli atti della partecipata ed interessante giornata di studio del seminario e del convegno balestratese è un impegno ed un auspicio. Una giornata intensa dove tutti i protagonisti del mondo imprenditoriale, istituzionale, sindacale ed associativo hanno dato un contributo notevole in termini di passione civile e di idee concrete. L'agricoltura siciliana cerca strade nuove senza abbandonare quelle già descritte da Omero, Teocrito e Virgilio. E come disse Cristoforo Colombo, partendo da Cadice nel 1492, tendiamo a “buscar el levante por el poniente", ovvero guadagnare nuovi orizzonti con nuove strade osando l'inosabile. Allora fu una sfida che il mondo latino vinse; il mango è una nuova, piccola ma significativa sfida che l'agricoltura siciliana vincerà come il navigatore genovese, come Colombo. Come nel 1492 il futuro è di chi tenta strade nuove nel presente. - 28 - Dalla festa dell'uva al Mangofest Salvatore Ferrara Assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Balestrate Per il secondo anno consecutivo parliamo di mango e di frutta tropicale. L'anno scorso con titolo provocatorio “Dalla festa dell'uva al Mangofest”, quest'anno facciamo il punto sullo stato dell'arte della coltivazione di mango a Balestrate e nel territorio (nuove varietà oltre alla “Kensington Pride” per allargare il periodo di produzione) e facciamo una riflessione sulla possibilità di coltivazione di altre Intervento al convegno di Salvatore Ferrara colture tropicali o subtropicali non autoctone, come ad esempio il litchi e l'avocado. Lo facciamo con docenti universitari, dirigenti regionali dell'Assessorato alle Politiche Agricole ed Alimentari, con il contributo di una biologa nutrizionista, con esperti del settore e con i produttori di mango. Un apporto determinante lo ha dato il GAL “Golfo di Castellammare” che, nell'ambito della sua programmazione, ha proposto un progetto operativo sulle colture innovative non autoctone per lo sviluppo del territorio. Il progetto del GAL prevede, oltre al convegno di oggi a Balestrate, una riflessione storica sulla coltivazione della canna da zucchero, già a partire dal 1480 a Trappeto (il convegno si farà martedì 17), tre giorni di degustazioni di mango e di prodotti realizzati con il mango, per mettere in risalto la grande versatilità di questo prodotto in cucina, nella pasticceria, nella gelateria etc. e la pubblicazione degli atti dei due convegni. È una delle tante iniziative realizzate dal GAL “Golfo di Castellammare” che sta contribuendo allo sviluppo del territorio. Vanno ricordati, a tal proposito, i progetti del mercato del contadino, del recupero di siti rurali particolarmente significativi, contributo allo sviluppo turistico del territorio legato alla valorizzazione delle produzioni agroalimentari ed al grande patrimonio artistico, culturale, storico, delle tradizioni popolari ed enogastronomiche presenti nel territorio. In vista di Expo 2015 a Milano, come si sa dedicata all'agricoltura e all'alimentazione, sempre con il contributo determinante del GAL, potremmo finalmente proporre e promuovere il territorio nella sua unicità e con le sue peculiarità - 29 - (abbiamo già aderito al bando della Regione che scade il 15 settembre!). Il convegno si articola con: - Ricordo del prof. Franco Calabrese, pioniere delle colture tropicali in Sicilia ed appassionato, oltreché scienziato del settore, scomparso qualche anno fa e quasi nostro concittadino perché per tanti anni, ed ancora oggi la moglie, ha vissuto le vacanze estive in una sua casa vicina al mare a Balestrate (prof.ssa Franca Barone, docente di Facoltà di Agraria dell'Università di Palermo e collaboratrice del professore); - La presentazione dell'associazione “Produttori di mango di Balestrate”, recentemente costituitasi. È uno strumento per fare crescere, nel territorio, la coltivazione del mango ed anche di altre colture tropicali, per qualificare e certificare la produzione, per lavorare e per essere presenti nei mercati (Gaetano Vitale, presidente dell'associazione); - Lo stato dell'arte sulla coltivazione del mango ed obiettivo di allargamento delle coltivazioni subtropicali (prof. Vittorio Farina, Università di Palermo); - La qualità dei soci dell’associazione e le prospettive per i giovani che vogliono impegnarsi in agricoltura (Claudio Chimenti, socio e prossimo produttore e assessore all’Ambiente di Balestrate); - L'esperienza di un’azienda di Caronia (ME) ed i preziosi suggerimenti per i nostri coltivatori (Arch. Pietro Cuccio della Cupitur); - La proposta di convenzione tra il Comune di Balestrate, la Regione e l'Università di Palermo e il ruolo della Soat di Balestrate (dott. Claudio Monfalcone); - Il mango, le qualità organolettiche e medicinali, l'uso in estetica e la grande versatilità di questo prodotto della nostra agricoltura (Antonina Vitale, biologa e nutrizionista); - Le conclusioni del presidente del GAL Pietro Puccio e l'impegno a continuare l'azione di sostegno. - 30 - In ricordo del Prof. Francesco Calabrese Franca Barone Docente Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Palermo Quando mi hanno chiesto di parlare di Franco Calabrese ho accettato subito senza titubanze; poi quando si è avvicinato il momento ho cominciato ad avere qualche perplessità, perché ho avuto paura di lasciarmi prendere dall'emozione. Dopo esserci conosciuti circa 40 anni fa, quando io ero ancora studentessa, abbiamo lavorato tanto tempo insieme; io lo seguivo in tutte Intervento di Franca Barone le sue iniziative, in campagna, in laboratorio, nei congressi. Per chi non lo ha conosciuto personalmente Franco Calabrese era un professore universitario di grande prestigio, aveva un forte carisma con gli studenti e una grande capacità didattica. Ha insegnato alla Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Palermo materie come olivicoltura, agrumicoltura, frutticoltura e frutticoltura tropicale e subtropicale, di cui era un grande specialista. Ha trascorso lunghi periodi all'estero sia in California che in Sud-Africa e in Messico dove, peraltro, ha insegnato per un anno. La sua passione per le colture tropicali e subtropicali lo ha fatto andare in giro per il mondo e i suoi scritti sono frutto della sua esperienza personale. Tra i suoi numerosi scritti oltre 200 pubblicazioni scientifiche e articoli su libri italiani e stranieri, ricordiamo la favolosa storia degli agrumi che narra di tutto il percorso degli agrumi attraverso i secoli e i popoli, testo scritto anche in inglese, ricco di illustrazioni. Sulle coltivazioni tropicali e subtropicali ha scritto un primo libro, e poi altri due che distinguono le colture erbacee da quelle legnose. I testi sono ricchi di moltissime notizie, raccolte da lui stesso durante i suoi viaggi e di fotografie personali scattate nelle diverse parti del mondo, testi di alto valore scientifico ma anche didattico. Il prof. Calabrese è stato anche consulente della FAO, rappresentante per l'Italia della Società Internazionale di Agrumicoltura, membro della Società Internazionale per le coltivazioni tropicali e subtropicali. Ha partecipato a numerosissimi congressi - 31 - internazionali sia di agrumicoltura che di frutticoltura tropicale e subtropicale e, data la sua padronanza con le lingue straniere (inglese, francese, spagnolo), è sempre intervenuto con un suo contributo scientifico. Molti studiosi di altri Paesi venivano a trovarlo o gli scrivevano per scambiare con lui opinioni o intraprendere collaborazioni. Questo è il ritratto accademico e il profilo scientifico del professore Calabrese, a cui vorrei aggiungere qualche ricordo personale. Nonostante la sua prestigiosa notorietà, il professore era un uomo di grande umiltà e di grande umanità; diceva sempre che la ricerca non doveva essere fine a se stessa ma doveva trovare riscontro nella realtà, nel contatto con le campagne e con gli agricoltori, che cercava sempre di salvaguardare. Per questo motivo qualcuno, infatti, lo accusava di eccessiva prudenza. Tanti agricoltori si sono rivolti a lui per pareri, consigli, opinioni sul da farsi, sulla scelta delle colture da impiantare, affrontare problemi che si verificavano in campo, e lui sempre disponibile con tutti. A tal proposito non guardava distanze, orari, denaro; per gli agricoltori Franco Calabrese c'era sempre. Anche a Balestrate il prof. Calabrese era conosciuto dagli agricoltori; anche se per lui questo era luogo di villeggiatura e di riposo, molte persone lo andavano a trovare e già nelle prime ore del mattino lo portavano in giro, anche in piena estate, sempre per qualche problema da risolvere o per una consulenza su cosa piantare o come potare etc.. E fu così che nacque la prima coltivazione di mango a Balestrate; il signor Vitale e il signor Badaglialacqua, consigliati dal professore divennero i pionieri di questa coltura che ancora oggi è in piena produzione e che consente ai proprietari di avere un reddito dalla vendita dei frutti di mango. Il consiglio a piantare mango a Balestrate veniva da una precedente esperienza che il professore insieme ad alcuni di noi aveva già fatto negli anni '80 quando si cominciò a provare il mango in altre parti della Sicilia. Avevamo impiantato campi sperimentali con diverse varietà, nell'ambito di un progetto finalizzato sui tropicali; allora molte prove non sono andate a buon fine, alcune per l'incuria dei proprietari, altre per eventi meteorologici particolari come una annata di freddo gelido nella zona di Sciacca. Fu allora che la varietà Kensington Pride fu ritenuta l'unica varietà resistente al freddo e alle intemperie; ecco perché il prof. Calabrese, sempre nell'ottica di salvaguardare l'agricoltore, di non fargli correre rischi, affermò che con questa varietà si andava sul sicuro. Infatti, nel campo di Sciacca dove le piante di Kensington erano state danneggiate dal freddo, si era avuta una ripresa e le piante avevano ricominciato a vegetare, mentre altre varietà non si erano salvate. Nel 2002 l'incontro con Pietro Cuccio che vi racconterà la sua storia e la sua esperienza sul mango. L'architetto Cuccio, tornato dalle isole Hawaii, si ricordo del prof. - 32 - Calabrese e venne all'università a trovarlo per parlare con lui e dirgli che voleva impiantare frutti tropicali in Sicilia. Il professore gli indicò la zona dove fare l'impianto, gli fece acquistare il terreno, lo mise in contatto con la Spagna per acquistare le piante e così inizio la nostra collaborazione. Nel campo di Cuccio furono riproposte altre varietà oltre la Kensington. La zona già si prestava bene e l'architetto Cuccio, dalle esperienze maturate presso l'Università delle Hawaii, ci propose una nuova varietà, la “Glenn”, che poi si è rivelata di grande successo. Tutti i campi sperimentali sono stati meta di numerosi studenti per lo svolgimento della tesi di laurea. Il professore Calabrese ne aveva un numero enorme perché non sapeva dire di no a nessuno. Ci sono stati periodi in cui avevamo fino a 38 tesisti; ricordo che una volta ne abbiamo laureato 11 in una sessione e tutti avevano fatto una tesi sulle colture tropicali. Tutte le tesi venivano da lui revisionate personalmente. Molti studenti, dopo la laurea, si rivolgevano al professore per fare degli stage fuori dall'Italia; lui ha mandato studenti in tutto il mondo, perfino in Australia e in Nuova Zelanda; i suoi contatti col mondo scientifico internazionale erano tanti, tanti gli amici sparsi nel mondo. È tramite lui che anche io ho conosciuto molte persone del mondo scientifico all'estero, come il prof. Manolo Agusti, e altri con cui continuiamo a collaborare assieme al dottore Farina per favorire la permanenza di studenti e laureati all'estero. È il caso del dott. Antonio D'Asaro, il quale ha vinto una borsa di studio e che ha vissuto un’esperienza alle Isole Canarie, proprio sul mango. - 33 - Uno strumento di sviluppo per la coltivazione: l'Associazione Produttori di Mango Gaetano Vitale Presidente Associazione “Produttori di Mango” Buonasera a tutti i partecipanti. Ringrazio l'amministrazione comunale, nella persona del sindaco e vicensindaco, per aver organizzato per il secondo anno consecutivo il convegno sulle coltivazioni tropicali e principalmente sul mango. Questo convegno è molto importante per far conoscere maggiormente il prodotto sia nell'ambito locale che nell'ambito regionale e nazionale. Ringrazio anche i docenti dell'Università di Palermo per essere intervenuti e perchè disponibili ogni volta che vengono contattati. Un ringraziamento va al presidente del GAL Pietro Puccio per aver sponsorizzato questa manifestazione. Un saluto all'arch. Pietro Cuccio per essere intervenuto: ricordo che Pietro Cuccio è il numero uno in Sicilia sia come produzione che come qualità del prodotto. Con questa manifestazione ho il piacere di annunciare che un mese fa a Balestrate è stata costituita l’associazione dei produttori di mango. Il sottoscritto è il presidente mentre Mario Badaglialacqua è il vicepresidente. Fanno parte dell'associazione già una ventina di soci. Nel formare questa associazione mi ha sorpreso il fatto che la maggior parte dei soci non è ancora produttrice di mango, ma ha deciso ugualmente di aderire. Questa associazione ha lo scopo di aggregare tutti i coltivatori di mango, in maniera tale da favorire la commercializzazione del prodotto con un unico marchio e inoltre di promuovere il mango al di fuori della nostra zona e farlo conoscere a livello nazionale ed estero. Grazie - 34 - La coltivazione del mango e prospettive di ampliamento delle coltivazioni subtropicali Vittorio Farina Docente di Frutticoltura Tropicale e Sub-tropicale e Ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell'Università degli Studi di Palermo La crisi delle colture tradizionali, il moderno profilo geografico della società multietnica, la ricerca di nuovi gusti e l'attenzione del consumatore alle mode impongono rinnovati modelli colturali. L'introduzione di specie arboree da frutto di origine tropicale e subtropicale in Sicilia non è nuova ma solo negli ultimi anni si assiste, nelle aree vocate, ad un proliferare delle superfici investite. Parliamo di frutti come il mango (Mangifera indica L.) e il litchi (Litchi chinensis Sonn.), che fino a qualche anno fa erano poco conosciuti sulle nostre tavole e che, nel giro di poco tempo, hanno conquistato un posto stabile tra le preferenze del consumatore tanto che non è più così raro trovarli in grande distribuzione o sui mercati locali. L'interesse per i frutti tropicali è legato anche ai ben noti effetti salutistici e nutrizionali di cui sono ricchi e a quelli preventivi nei confronti di alcune patologie degenerative. A questo aumento dei consumi il mercato, sino ad oggi, ha risposto ricorrendo principalmente all'importazione di frutti dall'Africa e dall'America Latina. Questi frutti sono caratterizzati da una gestione lunga del post-raccolta che ne compromette la qualità finale con il rischio di una probabile disaffezione del consumatore generalizzata alla categoria dei frutti tropicali. Oggi, alla luce degli studi già compiuti negli anni passati, possiamo dire che esiste in Sicilia la possibilità di coltivare il mango e il litchi offrendo al consumatore un prodotto appena raccolto con le caratteristiche qualitative proprie del frutto maturato all'albero con innegabili vantaggi sulle caratteristiche sensoriali e nutrizionali. Si tratta, però, di alcuni ambienti particolari localizzati sulle fasce costiere dell'Isola, potenzialmente vocati ad ospitare fruttiferi tropicali e subtropicali, dove, in realtà, mango e litchi vengono coltivati con successo già da circa un decennio. Tra questi possiamo annoverare le aree limitrofe al Comune di Caronia Marina, facendo riferimento alla provincia di Messina ma anche il Comune di Balestrate e le zone adiacenti lungo la costa, volendo restare nel palermitano. Si tratta di superfici ancora limitate e frammentate ma in continua espansione che fanno intravedere, prima tra tutte per il mango, interessanti prospettive di sviluppo. Il mango è una pianta arborea tropicale originaria della regione Indo-Burmese largamente diffusa in molti Paesi tropicali e subtropicali ma anche nel Mediterraneo. Il - 35 - frutto può essere consumato fresco e in molti altri modi quali succhi, nettari, puree. La maturazione nei nostri ambienti avviene nella tarda estate e all'inizio dell'autunno quando l'offerta di frutta fresca è piuttosto ridotta. La popolarità del frutto nel mercato internazionale è data da alcune caratteristiche come l'aroma eccellente, l'odore piacevole, la colorazione attraente e le proprietà nutrizionali. È proprio l'aroma, ricchissimo di sentori fruttati e floreali, uno dei fattori che spinge il consumatore all'acquisto di questo frutto. Inoltre i manghi sono una buona fonte di acido ascorbico, carotenoidi, polifenoli e attività antiossidante. Gli antiossidanti, composti utili per la prevenzione di malattie degenerative come il cancro e l'arteriosclerosi, sono presenti nella polpa e nella buccia dei frutti dei quali sono provate le proprietà anticancerogene e la presenza di una molecola, la mangiferina, che svolgerebbe un'azione utile sui tessuti umani. Dal punto di vista agronomico il mango si adatta bene alla fascia climatica presente sulle coste dell'isola ma teme temperature inferiori a 2° C e cresce bene in terreni sciolti a prevalente tessitura sabbiosa. Le varietà attualmente impiantate e coltivate in Sicilia maturano tra la fine di agosto e la prima settimana di novembre. Apre il calendario la Tommy Atkins, che matura nel mese di agosto mentre la Kitt arriva sulle tavole a novembre. All'interno di questo range maturano Glenn, Irwin, Kent, Kensington Pride, Maya, Osteen e Van Dyke. Le cultivar Kensington Pride e Maya provengono, rispettivamente, dall'Australia e da Israele; il restante panorama varietale è rappresentato da varietà originate dalla selezione genetica svolta in Florida. Accanto al mango si sta espandendo anche la coltura del litchi, noto anche come “ciliegia cinese” o “noce cinese”. È una pianta arborea da frutto originaria, secondo le fonti più accreditate, della Cina del sud, dove si coltiva da almeno 3-4.000 anni. Benché il litchi si conosca da millenni in Cina (e nei Paesi con essi confinanti), la sua storia commerciale è recente ma in continua ascesa. Il frutto è caratterizzato dal colore rosso dell'epicarpo che si presenta di consistenza rugosa, la polpa è bianca, traslucente e con un gusto dolce, simile all'arancia. In Italia viene coltivato quasi esclusivamente in Sicilia nelle stesse aree vocate alla coltivazione del mango. La coltivazione del litchi in Sicilia, nelle zone costiere come quelle del Comune di Balestrate, è una realtà che può espandersi proficuamente, garantendo produzioni di sicura qualità. I frutti, infatti, raccolti ad uno stadio ottimale di maturazione, con riflessi molti positivi sulla qualità del prodotto, possono raggiungere, in poco tempo, non solo i mercati isolani ma anche quelli nord-europei. Le cultivar diffuse nella nostra isola sono Kwai Mai, Mai Chee, Tai So e Brewster. La coltivazione di questi fruttiferi di origine tropicale, estranei alle tradizioni colturali dei nostri agricoltori e tecnici, presuppone precise risposte sulla fattibilità di nuovi impianti e sulle modalità di conduzione agronomica. Al contempo è necessario avvicinare e guidare i consumatori nei confronti di questi frutti apparentemente distanti - 36 - dalle nostre consuetudini alimentari. A tutte queste domande si sta cercando di dare una risposta attraverso le diverse attività di ricerca che vengono condotte presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell'Università degli Studi di Palermo. Una prima linea di ricerca riguarda le varietà che è possibile coltivare nei nostri ambienti. Queste piante hanno mostrato un comportamento abbastanza diverso rispetto ai loro Paesi d'origine e, quindi, è di fondamentale importanza testarne il comportamento bio-agronomico. Un errore di scelta, al momento dell'impianto, ne può compromettere in maniera irreparabile, la produttività. Oggi nuove varietà di mango, importate dai più importanti Paesi produttori, vengono studiate negli ambienti vocati siciliani per dare indicazioni precise agli agricoltori sulla più corretta scelta delle varietà da impiantare. Una seconda linea di sperimentazione è incentrata sullo studio dei frutti finalizzato alla definizione dei più importanti parametri qualitativi estetici, gustativi e aromatici nonché sul contenuto delle componenti nutraceutiche quali polifenoli, carotenoidi, vitamina C compresa la capacità antiossidante totale di polpa e buccia dei frutti, che concorrono all'ottenimento di un frutto di qualità eccellente. Considerando che il giudizio finale sulla qualità del frutto spetta al consumatore, si stanno effettuando panel test e consumer test in grado di guidare le scelte colturali, anticipando le preferenze degli utenti finali. Dall'esperienza ormai consolidata nella valutazione di prodotti agroalimentari, come il vino e l'olio, già da qualche anno abbiamo fatto ricorso all'analisi sensoriale anche per mango e litchi. Questa tecnica viene applicata per valutare la qualità e l'apprezzamento dei frutti delle nuove varietà, per indagarne le caratteristiche in funzione di diversi ambienti pedo-climatici di coltivazione e della fase post-raccolta. I frutti di mango e litchi, appartenenti alle varietà sopracitate, valutati sensorialmente hanno mostrato comportamenti diversi, in grado di accontentare i diversi gusti del consumatore, ma non sempre pienamente positivi: ecco un'altra ragione per non scegliere con leggerezza la varietà da impiantare. Concludendo possiamo dire che il mercato risulta, oggi, più propenso ad accogliere questi frutti di provenienza esotica e le potenzialità potrebbero essere ancor più ampie se si pensasse ad una produzione siciliana finalizzata non solo al mercato locale, ma anche a quello nazionale e a quello internazionale. Sulla base delle caratteristiche produttive delle piante e sulle caratteristiche qualitative raggiunte dai rutti, considerato che le ricerche hanno confermato ottime potenzialità di queste specie nelle aree vocate della nostra Isola, l'espansione delle colture del mango e del litchi in Sicilia prospetta ampie possibilità. È fondamentale, quindi, che ricerca, assistenza tecnica e produttori lavorino sinergicamente in un'unica direzione per il raggiungimento di questo obiettivo. - 37 - Il Mango: una coltura per i giovani che vogliono impegnarsi in agricoltura Claudio Chimenti Assessore all'Ambiente del Comune di Balestrate L'introduzione nell'ambito territoriale del frutto del mango e di altre specie tropicali nasce dalla figura del prof. Calabrese, studioso e grande amante di queste cultivar. La sua convinzione circa la possibilità di creare in Sicilia un distretto di produzione di piante tropicali è stato al centro della sua vita accademica e ha portato nel nostro territorio una fiorente produzione dei frutti di tali specie. In accordo con questa tendenza l'amministrazione ha deciso di supportare tutte le iniziative volte a sponsorizzare e potenziare tali coltivazioni. In un periodo di profonda crisi economica, il ritorno all'agricoltura è uno dei motivi portanti per il rilancio dei già deboli bilanci familiari. La necessità di aiutare una controtendenza economica vede quindi un impegno particolare nel concentrare verso il nostro Comune esperienze e studi di ricerca che facciano da volano per il territorio. Tutto ciò si scontra purtroppo con la diffidenza e la rinomata difficoltà degli operatori agricoli a staccarsi dalla tradizione e dalle coltivazioni autoctone. Queste ultime, tra l'altro, hanno dato dimostrazione nel tempo di non reggere l'impatto con le produzioni provenienti dall'estero. La conseguenza è stata un notevole calo del reddito e una maggiore tendenza all'abbandono delle campagne. La nostra tradizione agreste oggi ha la possibilità di sfruttare questa opportunità, data dalle peculiarità del prodotto che difficilmente riesce ad essere presente in altri territori. Gli studi guidati dal prof. Calabrese, infatti, hanno dimostrato che l'unica fascia che consentirebbe la produzione del mango è individuata in quella tirrenica, per una penetrazione nell'entroterra inferiore ai due chilometri. La presenza poi di substrati sabbiosi è un'altra condizione necessaria per un regolare sviluppo delle piante. Tutto ciò si sposa perfettamente con il nostro territorio e quindi, se riusciremo ad abbandonare i pregiudizi legati all'attuale modo di fare agricoltura, daremo una possibilità di sviluppo al territorio. - 38 - Mango e Litchi in Sicilia Pietro Cuccio Azienda agricola Cupitur di Caronia (ME) Il litchi, una coltura non facile ma possibile in questa isola, diffuso nell'Estremo Oriente, è originario della Cina. Oggi la sua coltivazione si estende in gran parte dell'Asia, Hawaii e dell'America centro–settentrionale. In Italia è poco conosciuto e può essere coltivato quasi esclusivamente in Sicilia e anche forse in Calabria. Da Pietro Cuccio, architetto appassionato di agricoltura, affiancato dal prof. Francesco Calabrese e dalla dott.ssa Francesca Barone, docenti della Facoltà di Agraria di Palermo, precursori quasi inascoltati dei subtropicali in Sicilia e dal loro suggerimento, dovuto dalle loro esperienze dei campi realizzati di subtropicali, si è evinta la possibilità di operare nella costiera messinese dando così l'avvio a questa nuova “venture” del litchi e mango, mettendo a dimora varie cultivar delle quali alcune di grande valore commerciale. La cura delle piante è stata seguita personalmente da Pietro Cuccio; l'università è stata presente seguendone le fasi fenologiche e produttive. Da questo lavoro sono state elaborate ricerche e tesi di laurea per studenti della facoltà. Nel campo alcune cultivar si sono distinte per qualità e quantità di prodotto riscuotendo un grande successo in Germania e Nord-Italia. Per esempio la cultivar di litchi Wai- Chee e la cultivar di mango Glenn. I frutti, grazie ai canali commerciali trovati dall'arch. Pietro Cuccio con la sua azienda Cupitur srl e con la Fruitec eu srl dello stesso e del dott. Markus Woitke, un biologo tedesco, creata apposta per la commercializzazione di subtropicali e nostrani, guardando sempre la qualità come goal della nuova società, sono stati venduti in Germania e Nord-Italia. C'è da dire che in Sicilia i frutti maturano da luglio ad ottobre, sono di qualità eccezionali e producono in un periodo in cui quasi non ci sono frutti subtropicali provenienti da altre parti del mondo. Grazie alla qualità superiore, al gusto particolare del litchi e del mango siciliano ed alla vicinanza ai mercati nord-europei, raggiungibili in soli due giorni di trasporto, come per esempio Caronia Marina – Monaco di baviera, il prodotto arriva a destinazione maturo, mantenendo integre le sue caratteristiche organolettiche di pregio che gli conferiscono profumi e sapori che, grazie a queste condizioni così vantaggiose, rimangono inalterati, a differenza di quanto avviene per i prodotti importati da Paesi extracomunitari; così oggi si può veramente gustare e capire la reale squisitezza di questi frutti. Inoltre l'azienda Cupitur, oggi, presenta e vende anche i propri prodotti nei - 39 - mercati di produttori agricoli del proprio territorio, tenendo conto delle stagioni, garantendo genuinità e freschezza del prodotto, favorendo l'economia locale, il mantenimento delle tradizioni e il presidio del territorio e perseguendo una politica di rapporto equo qualità/prezzo. Offre quindi la possibilità direttamente di acquistare prodotti freschi regionali senza dover passare attraverso intermediari, sviluppando una filosofia di consumo ecosostenibile di un'agricoltura a Km zero. In seguito all'iniziativa della Cupitur srl riguardo ai subtropicali in Sicilia, isola in parte altamente vocata alla coltivazione di questi fruttiferi, purtroppo ancora oggi si ripropongono, dopo venti anni, campi sperimentali anche pubblici, vecchie fotocopie di impianti creati dall'Università di Palermo, precursore lungimirante di allora e mentre noi continuiamo a fare campi sperimentali, la Spagna diventa la prima esportatrice di subtropicali in Europa con un ingente giro di affari che crea economia e, quindi, benessere. Frutti di mango - 40 - Il Mango: Tecniche Agronomiche Claudio Monfalcone Assessorato Regionale Agricoltura Momento del convegno. Da sinistra: Claudio Monfalcone (Assessorato Regionale Agricoltura) Salvatore Ferrara (vicesindaco di Balestrate), Pietro Puccio (presidente GAL) - 41 - - 42 - Foto Varietà Sesto (f/tra le f) Glenn Maya Kensington 3x5 1/2 agosto 3x5 Fascia costiera fra Tusa e Milazzo 1/2 agosto 3x5 Fascia costiera fra Tusa e Milazzo 1/2 agosto Tutte le fasce costiere Fine agosto Fascia costiera fra Tusa e Milazzo Fine Ottobre 3x5 pride 2,5x4 Keitt - 43 - Periodo maturaz. da Fascia costiera fra Tusa e Milazzo Tommy Atkins Zona vocata - 44 - - 45 - - 46 - - 47 - Prima del trapianto è importante tenere conto: 1. che le piante non devono rimanere molto nel contenitore del vivaio (non più di 1 anno) 2. avere l’accortezza di piantare il mango in modo tale che il tronco sia in linea con la radice principale (fittone) 3. il colletto non deve presentare alcuna malformazione 4. che la pianta prima del trapianto sia ben irrigata 5. Che, quando si estrae il pane di terra dal contenitore, non presenti radici esterne che devono essere tagliate (stress di trapianto) e si evitano problemi di ancoraggio (il fittone tende a roteare anzicchè entrare dritto nel terreno - 48 - - 49 - - 50 - - 51 - Il Mango e la sua versatilità Antonina Vitale Biologa e Nutrizionista Il mango è un frutto esotico, tra i più saporiti e noti; lo si coltiva in moltissimi Paesi tropicali. Esistono anche delle piccole coltivazioni nella Spagna meridionale, in Sicilia e in Calabria. Da solo, il mango rappresenta metà di tutta la frutta tropicale prodotta al mondo. Grazie alla diversità dei periodi di maturazione da una parte all'altra del mondo, possiamo gustarlo fresco in tutti i periodi dell'anno, un po' come le banane. È un frutto ellissoidale, sodo, con una polpa di colore giallo-arancio, compatta, molto succosa, saporita e profumata. È protetto da una buccia sottile, colorata di gialloarancio o rosato-violaceo a maturazione. Al centro del frutto c'è un unico seme, piuttosto grosso. Normalmente il peso medio del mango è intorno a i 300 - 500 grammi, ma alcune varietà arrivano ad 1 kg di peso. Il mango possiede notevoli proprietà nutrizionali: acqua, carboidrati, fibre, sali minerali, vitamine e aminoacidi: Acqua: 81% Carboidrati: 14,1% Fibre: 2,9% Vitamine: A - B3 e B6 - C - E - K Minerali: · Potassio · Fosforo · Calcio · Ferro · Magnesio · Sodio · Rame · Zinco Proteine 0,5% Aminoacidi 0,5% Grazie alle sue caratteristiche nutrizionali è considerato un frutto che può essere consumato da tutti. Fresco, gustoso e nutriente, ma anche curativo. Per il suo alto contenuto di sostanze oligominerali il mango è un frutto con proprietà leggermente lassative e diuretiche; rappresenta quindi un alimento molto adatto per chi ha problemi di stitichezza e di ritenzione idrica. Col mango è anche possibile curare tossi e raffreddori facendone bollire la buccia nell'acqua per berla una volta tiepida tre volte al giorno per una settimana. Sempre grazie alle proprietà delle sostanze in esso contenute il mango rappresenta anche un ottimo ricostituente in caso di convalescenza o periodi di grande stress fisico. È un frutto esotico ricco di antiossidanti che proteggono le mucose dei bronchi, tonificando pelle e respiro. Combatte i radicali liberi e ha proprietà antitumorali; pare anche che il mango - 52 - sia un ottimo rimedio contro l'insonnia. Le foglie del mango hanno proprietà antinfiammatorie: è sufficiente riscaldarle ed applicarle sulla parte “interessata” per constatarne immediatamente i benefici. Anche in caso di cistiti la polpa dei frutti tropicali può apportare significativi benefici. Ad alto contenuto di beta-carotene, il mango è un'ottima fonte di antiossidanti indispensabili per il benessere della pelle. È ricostituente, depurativo e antiage; inoltre durante il processo digestivo, il betacarotene presente nel frutto viene convertito dal corpo in vitamina A (tra l'altro naturalmente presente nel frutto), che assume un ruolo fondamentale nel trattamento dell'acne. Le caratteristiche nutrizionali di questo frutto ricoprono gli apporti nutrizionali dell'uomo. Questo frutto dalle notevoli capacità terapeutiche racchiude pochissime calorie, infatti ogni 100 grammi di polpa abbiamo una resa calorica pari a 55 calorie circa. Come si conserva e si consuma: · A maturazione deve essere colorato e sodo · Il frutto acerbo si mantiene in frigo per alcune settimane · Per portarlo a maturazione basta tenerlo a temperatura ambiente per 5-6 giorni · Il frutto maturo si conserva in frigo per 2-3 giorni · Si consuma come frutto fresco ma si può anche condire con sale e salsa di soia, ma viene anche trasformato in succhi e bibite dissetanti Ricordiamo che, se possibile, è sempre meglio non conservarlo in frigorifero in quanto, così facendo, perde alcune delle sue proprietà organolettiche. Particolare della degustazione di piatti a base di mango - 53 - Conclusioni Pietro Puccio Presidente del GAL “Golfo di Castellammare” In primis desidero salutare e ringraziare le numerose autorità presenti oggi con noi ed in testa il sindaco di Balestrate che ospita un evento che non è esagerato definire storico. Un grazie anche ai produttori ed agli operatori economici intervenuti, ai rappresentanti della Facoltà di Agraria dell'Università di Palermo che rende onore, con la sua robusta ed autorevole presenza, al primo rettore dell'Università degli Studi palermitana: il balestratese Filippo Evola. Un grazie a tutti. La vostra partecipazione folta, foltissima, al di là delle nostre più rosee aspettative, ci conferma che l'idea fondativa dei GAL è giusta: si fa sviluppo, si progredisce insieme. Insieme enti locali consorziati nel GAL "Golfo di Castellammare" e Regione Siciliana, e questa con l'Unione Europea. Enti locali e produttori sia singoli che associati. Insieme si può: è questo il nostro messaggio. Il mango rappresenta tante cose: non è casuale che il suo "boom" avvenga nella terra che vide fino a qualche decennio fa la presenza della canna da zucchero. Questa fascia costiera non finisce mai di sorprendere e non solo per la feracità delle sue terre. Il voler tentare strade nuove è la peculiarità di queste popolazioni che sanno trasformare i problemi in opportunità. Il GAL "Golfo di Castellammare" non può che favorire lo sviluppo di questa caratteristica antropologica e culturale prima che economica o commerciale. E la vostra risposta, la vostra presenza in questa giornata ci conforta e ci conferma che la strada è giusta. La tenacia è una virtù del siciliano e dell'uomo mediterraneo in generale: basti pensare - e non mi dilungo - alla tenacia di Ulisse, uomo di mare e cittadino del Mediterraneo, nel cercare la sua Itaca. Qual è la nostra Itaca? Fare emergere tutte le potenzialità di questa terra per far sì che, come Ulisse aspirava a ritrovare suo figlio Telemaco, allo stesso modo noi possiamo fare in modo che i nostri figli rimangano in questa splendida isola e non debbano partire se non per libera scelta e per occupare posti di responsabilità che il loro notorio genio merita. Insieme dunque, senza rivalità, senza gelosie ma coesi affinché, anche con la scoperta di nuovi prodotti e nuovi mercati, questa terra torni a rifiorire. Questa è la missione del GAL "Golfo di Castellammare" che ho l'onore di presiedere, questa è la missione di tutti noi. - 54 - Appendice La coltivazione del Mango in Sicilia Claudio Monfalcone Assessorato Regionale Agricoltura - 55 - 1. Origine, diffusione, cenni botanici Il mango è nativo dell'India dove viene coltivato da più di 4.000 anni per la pregiatezza del suo frutto. In India infatti, è definito il “Re dei frutti”. E' stato introdotto dai conquistatori portoghesi in Jamaica nel 1782, in Florida nel 1833, a Tahiti nel 1848 e da lì in Brasile. Il mango oggi viene coltivato anche nel centro America, Africa, Asia, Australia, e da alcuni anni anche in Europa. Nel bacino del Mediterraneo i maggiori Paesi produttori sono: Spagna e Israele. In Italia, in particolare in Sicilia, si cominciano ad avere le prime produzioni. Caratteristiche botaniche Il binomio botanico del mango è Mangifera indica L.; la specie appartiene alla classe delle Dicotiledoni, ordine Sapindales, famiglia Anacardiaceae, la quale comprende, fra arboree ed arbustive, più di 430 specie. L'albero di mango è eretto, possente, vigoroso, sempreverde. Al Tropico raggiunge altezze dell'ordine di 30-40 m, mentre nel subtropico la velocità d'accrescimento ed il portamento sono notevolmente ridotti. La corteccia è liscia, di color grigiastro, rugosa, ricca di canali resiniferi. L'apparato radicale, robusto e profondo, si spinge nel suolo anche oltre i 120 cm e, quasi il 50% delle radici, svolge prevalentemente funzione d'ancoraggio. Le foglie sono perenni, di un color verde intenso nella pagina superiore e verde pallido in quella inferiore; la nervatura centrale è chiara, le foglie a completo sviluppo sono oblunghe, coriacee, lievemente ondulate ai margini, lunghe 15-30 cm e larghe 3-7 cm. I germogli sono di colore rosso bronzato; in seguito passano al verde chiaro e quando sono adulte diventano di colore verde scuro. Il pezìolo è lungo 1,0-1,5 cm e le foglie, se sfregate, emanano un forte odore di trementina. L'infiorescenza è una pannocchia che si forma all'apice dei rami portando solo fiori o fiori e piccole foglie. In una singola pannocchia si possono contare alcune migliaia di fiori, tra ermafroditi e staminiferi (la percentuale dei fiori ermafroditi varia in funzione della cultivar), ma solo uno o pochi riescono a trasformarsi in frutto maturo. Il mango è una pianta auto-fertile e di conseguenza è possibile la - 56 - produzione di frutti senza impollinazione incrociata. L'impollinazione viene però favorita da alcuni insetti pronubi. Il frutto è una drupa, variabile nella forma, nel colore e nelle dimensioni e cresce all'estremità di un lungo peduncolo; l'endocarpo è un grosso nocciolo di forma ovoidale-oblunga, più o meno filamentoso, raramente tondeggiante il quale contiene un solo seme. L'epicarpo del frutto è di colore verde intenso-amaranto ma, approssimandosi alla maturazione, assume il colore tipico della cultivar: verde pallido-giallo, arancio-rosso. In alcune cultivar l'epicarpo è ricco di lenticelle e contiene un lattice che può avere effetti irritanti per l'uomo. La polpa, dolce e succosa, ha una consistenza simile a quella di una pesca. In essa sono spesso presenti filamenti fibrosi che si dipartono radialmente dal nocciolo; la quantità di fibra è caratteristica fondamentalmente della cultivar, ma può anche dipendere dalla qualità delle acque d'irrigazione. La polpa è molto gradevole poiché possiede un alto tenore in zuccheri e acidi; essa si consuma fresca o serve per produrre salse e marmellate. Il seme separato dal frutto mantiene la sua germinabilità per non più di due settimane. A cura di Barone F. Dip. S.En.Fi.Mi.Zo., Sez. Frutticoltura Mediterranea, Tropicale e Subtropicale, Università degli Studi di Palermo, Facoltà di Agraria, Viale delle Scienze 11 - 90128, Palermo. 2. Esigenze climatiche e limiti ambientali Nel mondo il mango è senz'altro una delle specie più duttili ed adattabili alle condizioni pedo-climatiche. La sua coltivazione si estende dal 36° di latitudine nord, in Spagna, al 33° latitudine sud nel Sud America. La pianta può essere coltivata nelle aree tropicali, ad un'altitudine massima di 4.000 mt s.l.m., ma la produzione è qualitativamente migliore al di sotto dei 2.000 mt, grazie alle migliori condizioni climatiche. Per una buona fioritura è necessario che si abbia un adeguato periodo di riposo, indotto nelle aree sub-tropicali dalle basse temperature o di siccità nei tropici. Tuttavia è estremamente importante che le temperature non scendano - 57 - mai al di sotto dello 0°; infatti, grazie a diversi studi, si è potuto notare, specie in alcune cultivar, che al di sotto di tale limite la pianta subisce notevoli danni. Contrariamente a ciò la pianta di mango tollera bene le alte temperature, anche oltre i 40°. È stato infatti verificato che le piante riescono a sopravvivere anche a temperature superiori ai 48°, presentando tuttavia danni ai frutti. Temperature durante le fasi di coltivazione del mango (in °C) Risposta della pianta FASE scarsa ottimale massima vegetativa 18° 25° 35° fioritura 12° 25° 35° 20° 25° 35° maturazione dei frutti Per quanto riguarda invece l'andamento pluviometrico, va messo in risalto che la pianta di mango presenta una grande capacità di adattamento, sia ad ambienti con elevata piovosità, che ad ambienti siccitosi. Il vento è un reale problema quando soffia impietoso, caldo e asciutto al momento della fioritura e dell'allegagione. Frangivento e ripari morti alle piantine sono necessari. a cura di Barone F. Dip. S.En.Fi.Mi.Zo., Sez. Frutticoltura Mediterranea, Tropicale e Subtropicale, Università degli Studi di Palermo, Facoltà di Agraria, Viale delle Scienze 11 - 90128, Palermo. 3. La manghicoltura nella fascia costiera della Sicilia nord - orientale: cultivar presenti Negli anni ottanta in Sicilia si cominciò a parlare di mango a seguito di studi condotti dal prof. F. Calabrese e dalla sua equipe di ricercatori che, grazie ad un progetto sui fruttiferi tropicali finanziato dal MIPAF, vollero provare a coltivare questa pianta che già aveva avuto successo in Spagna e Israele. Piccoli campetti di mango cominciarono a sorgere in diverse parti della Sicilia al fine di verificare quale sarebbe stata la zona più idonea alla coltivazione e con quali varietà. Alla luce delle prime esperienze fatte il prof. F. Calabrese con la sua équipe giunsero alla conclusione che la cultivar Kensigton Pride poteva essere - 58 - coltivata senza problemi anche nella zone dove le temperature scendono o si avvicinano allo zero, mentre per le altre cultivar si è scelta la fascia costiera tirrenica che va da Palermo a Messina. Pertanto, in diverse zone della Sicilia sorsero campetti sperimentali coltivati con la varietà Kensington Pride. Questa, in Sicilia, matura a settembre, ha un buon sapore, ma un colore della buccia pallido con poca colorazione di rosso e quindi poco attraente per il consumatore soprattutto della Germania, Austria e Svizzera. Nel 2003 si presenta l'occasione di impiantare un nuovo campo di mango e di dimensioni più grandi rispetto a quelle dei campetti. Il sig. P. Cuccio della Cupitur srl, vuole investire in Sicilia su questo fruttifero e, consigliato dal prof. Calabrese, sceglie la località Furiano in agro di Caronia (Me) come sito più idoneo alle esigenze produttive del mango. A Furiano sorge così un campo che ospita le migliori varietà europee con piante acquistate in Spagna, dove è stato possibile scegliere le cultivar più promettenti, ma soprattutto innestate su Gomera 3, un portinnesto già affermato in altre parti del mondo. Le cultivar poste in campo sono: · Glenn, che si è rivelata la migliore in assoluto sia per l'epoca di maturazione (agosto) sia per il colore ed il sapore che hanno superato di gran lunga tutte le altre varietà. · Tommy Atkins, cultivar già conosciuta e affermata in altri Paesi, che anche da noi raggiunge una colorazione del frutto molto attraente. · Keitt che, oltre a dare un ottimo frutto, si distingue dalle altre cultivar per l'epoca di maturazione tardiva (fine ottobre – novembre). Il frutto è di colore giallo-arancio con areole rosse e con piccoli punti gialli o bianchi. · Maya, una cultivar israeliana con frutto di colore giallo con sovracolore rosso, peso medio intorno a 250-350 gr di buona qualità. · Van Dyke, cultivar originaria della Florida presenta buona resistenza all'antracnosi. Il frutto è di colore giallo brillante con sovracolore rosso; il peso varia da 250 a 500 gr; il sapore è buono come pure l'aroma. · Osteen è una cultivar vigorosa, porta frutti medio grossi, del peso di 500-700 gr, la polpa è soda e succosa, con piccole fibre. · Kent, cultivar proveniente dalla Florida, presenta un frutto di colore giallo- - 59 - verdastro con sovracolore rosso a maturazione, il suo peso si aggira intorno a 600-700 gr. La polpa è di sapore eccellente, presenta un piacevole aroma e un ricco profumo. La cv Kensington Pride, di origine australiana, è stata la prima cultivar a prendere piede in Sicilia, come già scritto, in quanto quella che veniva consigliata agli agricoltori perché resistente alle basse temperature; essa la troviamo ben rappresentata soprattutto nel catanese e anche lungo la costiera nord-orientale. Il frutto della Kensington è abbastanza precoce (fine agosto–settembre) produce e si vende bene. L'unico difetto di questa cultivar è il colore del frutto che si presenta un po' pallido e con poco sovracolore, per cui sui mercati quando arriva la cultivar Glenn, che ha per lo più la stessa epoca di maturazione, la Kensington risulta avere meno successo. a cura di Barone F. Dip. S.En.Fi.Mi.Zo., Sez. Frutticoltura Mediterranea, Tropicale e Subtropicale, Università degli Studi di Palermo, Facoltà di Agraria, Viale delle Scienze 11 - 90128, Palermo. 4. Tecniche colturali 4.1 Impianto 4.1.1 Aspetti limitanti la coltivazione del mango nei terreni siciliani Prima di accingersi a realizzare un impianto di mango è necessario conoscere, a priori, alcuni aspetti della fisiologia di questa specie a partire soprattutto dalle modalità di sviluppo dell'apparato radicale. Il mango presenta radici molto vigorose che permettono alla pianta di adattarsi bene in diverse tipologie di terreni, tuttavia lo sviluppo e la distribuzione delle radici, sia in senso verticale che radiale, è fortemente condizionato dalla tessitura del terreno lungo il suo profilo. In linea di massima, nella pianta di mango adulta la penetrazione radiale delle radici assorbenti, quelle per intenderci aventi diametro inferiore a 1 mm, si estende, in terreni con tessitura media, fino a 1,5 mt dal fusto per arrivare a 2,5 mt in quelli con tessitura sabbiosa. - 60 - Le caratteristiche chimico-fisiche del suolo, in tutta la superficie ed il profilo del terreno interessato, giocano un ruolo molto importante per la forma e la distribuzione delle radici. I terreni non sempre risultano omogenei dal punto di vista della tessitura e, quindi, al fine di verificare se le caratteristiche del nostro terreno sono idonee o meno ad ospitare una coltivazione di mango, dobbiamo tenere in debita considerazione i seguenti aspetti: a) Profondità di coltivazione b) Capacità di drenaggio c) Tessitura e struttura d) Fertilità naturale e ph del terreno e) Disponibilità idrica e qualità dell'acqua a) Profondità di coltivazione L'altezza del profilo di un terreno, che corrisponde a quella porzione di terreno dove si sviluppano la maggior parte delle radici di una pianta (profondità di coltivazione), dipende soprattutto dalle caratteristiche fisiologiche della cultivar di mango che vogliamo impiantare: infatti ogni cultivar presenta uno sviluppo radicale proprio, soprattutto per quanto riguarda lo spessore (diametro) delle radici che consentono un maggiore o minore approfondimento dell'apparato radicale. La presenza di uno strato di terreno indurito o di strati sabbiosi in profondità, la repentina modifica della tessitura lungo il profilo del terreno (strati di sabbia su quelli con argilla o viceversa), e, non per ultimo, la presenza di scheletro, rappresentano un impedimento fisico allo sviluppo delle radici nel terreno. Tuttavia, l'utilizzo di una buona tecnica della fertirrigazione, consente oggi di ottenere soddisfacenti risultati produttivi nel mango anche in terreni poco profondi. In ogni caso sono da evitare per l'impianto del mango suoli con profondità inferiore a 80 – 100 cm. b) Capacità di drenaggio La scarsa capacità di drenaggio di un terreno rappresenta il limite assoluto - 61 - per la coltivazione del mango. Nei terreni a tessitura franco-argillosa è consigliabile comunque la realizzazione di ampie porche lungo i filari prima della messa a dimora delle piantine. c) Tessitura e struttura La tessitura, che è lo “strumento” di giudizio agronomico di sintesi che meglio caratterizza un terreno dal punto di vista fisico-strutturale, rappresenta la risultante della combinazione della composizione granulometrica di un terreno: sabbia, limo e argilla espressi in % oltre alla presenza o meno di scheletro (pietre); per esempio quando si definisce un terreno di “medio impasto” significa che c'è una equilibrata presenza di sabbia, limo e argilla e pertanto è classificato “franco” di tessitura; mentre un terreno si definisce “pesante” quando è caratterizzato da un'elevata presenza di argilla e, quindi, classificato dal punto di vista della tessitura “argilloso”. Il mango si adatta ad un'ampia gamma di terreni aventi classi di tessitura, tra il “franco sabbioso” ed il “franco argilloso”. Triangolo a sei classi della tessitura dei terreni - 62 - Una buona struttura del terreno determina pertanto: - una più facile penetrazione delle radici nel terreno; - una maggiore aerazione (ossigenazione delle radici); - un maggiore capacità di drenaggio. d) Fertilità naturale e ph del terreno La composizione chimica del terreno dove sorgerà il mangheto ha poca importanza rispetto agli aspetti fisici e strutturali e, nella maggior parte dei casi, si riscontra una elevata variabilità della composizione chimica di un terreno in uno stesso appezzamento. Attraverso un'analisi del terreno, occorre verificare subito la salinità espressa in EC (Conducibilità Elettrica) dell'estratto della pasta satura ed il contenuto di sodio nel terreno. Infatti valori di salinità superiori a 300 ppm porta sicuramente danni alle foglie e alle radici mentre la presenza di sodio, in rapporto alla C.S.C. (Capacità di Scambio Cationico) non deve superare un valore di ESP (Exchange Sodium Percentage) di 10 come limite massimo. Altro elemento importante da considerare è il “calcare totale”, questo deve essere assente o per lo più essere presente in tracce. Fondamentale per la buona riuscita del mangheto è che la reazione ph del terreno si attesti tra i valori di 6,0-7,5 (ottimali fra 5,5 e 6,5). Con valori inferiori o superiori a questo range le piante di mango non sarebbero sufficientemente in grado di assorbire dal terreno quei livelli di nutrienti necessari allo svolgimento di tutte le loro funzioni fisiologiche e biologiche, anche se nel terreno sono presenti abbondanti quantitativi di elementi nutritivi quali N, P, K e Ca. Inoltre, considerato che i terreni siciliani sono particolarmente tendenti al sub- alcalino o addirittura all'alcalino, in queste ultime condizioni risultano limitate per le piante di mango soprattutto le disponibilità di fosforo e di alcuni microelementi (Fe, Mn, Cu e Zn) quest'ultimi fondamentali ai fini produttivi e della qualità dei frutti di mango. Di seguito un fac-simile di analisi di terreno dove vengono riportati alcuni parametri entro i quali un terreno può considerarsi idoneo per la coltivazione redditizia del mango. - 63 - - 64 - e) Disponibilità idrica e qualità dell’acqua Il mango dal trapianto fino alla fase di maturità (piena produzione) necessita da poche decine di litri di acqua irrigua a settimana/pianta (10/-14 l/p.ta) fino a 150-200 l/p.ta a seconda della fase fenologica in cui si trovano le piante. La dose di acqua da fornire dipende dalla grandezza delle piante, dalle condizioni climatiche, dal tipo di suolo e dalla sua profondità. Essa potrebbe essere calcolata conoscendo il tenore di umidità del suolo a diverse profondità ed il coefficiente evaporativi. Generalmente la quantità di acqua richiesta per far fronte ai fabbisogni del mango è pressoché la stessa richiesta per gli agrumi. Fondamentale ai fini della produttività del mango effettuare un'analisi di acqua completa al fine di verificare se i valori riscontrati soprattutto di alcuni parametri sono compatibili con le esigenze del mango. Qui di seguito gli elementi che si devono conoscere per potere valutare agronomicamente un acqua ai fini dell'irrigazione: Reazione pH: EC a 25°C: CATIONI: Ammonio Potassio Sodio Calcio Magnesio ANIONI: Nitrato Cloruro Solfato Bicarbonato Fosfato ioni NH4 + K+ Na + Ca ++ Mg ++ ioni NO3 Cl SO4 - HCO3 H2PO4 CO3 - Formula Fe Mn B Zn Cu Mo microelementi: Ferro totale Manganese Boro Zinco Rame Molibdeno - 65 - La reazione ph in primis. Il valore del pH ci fornisce un dato molto significativo sulla qualità della nostra acqua: le acque di irrigazione siciliane sono essenzialmente tendenti verso una reazione sub-alcalina e, in certi casi, alcalina. Ciò comporta la diminuzione dell'assorbimento radicale di alcuni elementi nutritivi da parte della pianta, soprattutto per quanto riguarda l'assorbimento dei microelementi, fondamentali per la qualità dei frutti di mango. La EC (Conducibilità Elettrica) non deve superare valori di 1,5-1,7 mS a 25°C: valori superiori determinano una diminuzione delle rese del mango. Fondamentale è anche il livello del Cloro (Cl) che non dovrebbe superare i 150-200 ppm nell'acqua di irrigazione. Negli ultimi anni sono stati introdotti alcuni portinnesti tolleranti alla salinità tra cui il “13/1”. Qui sotto, a titolo esemplificativo, si riporta una analisi dell'acqua di irrigazione adatta per una redditiva coltivazione del mango. 4.1.2 Preparazione del terreno per l'impianto Dopo aver verificato le condizioni su esposte sulla possibilità di impiantare un mangheto nella nostra azienda si procede alla preparazione del terreno. In questo caso due sono le situazioni in cui ci possiamo trovare: che il terreno ospita un’altra coltura o che il terreno è nudo o, addirittura, incolto da parecchi anni. Nel primo caso vanno considerate tutte le problematiche connesse ai reimpianti le cui cause sono di ordine chimico e nutrizionale, biologico e legate a errate tecniche colturali. Dal punto di vista biologico si assiste a una continua perdita di biodiversità del suolo, con forte specializzazione dei patogeni del terreno, che non trovano antagonisti naturali atti a contrastarne lo sviluppo. Ad aggravare questa situazione concorrono errati interventi di tecnica colturale, come una non idonea sistemazione idraulica dell'appezzamento oppure la mancata eliminazione dei residui colturali del precedente impianto. Pertanto è fondamentale verificare la presenza di fitopatie nelle piante che vogliamo estirpare nell'appezzamento che verrà sostituito col nuovo impianto di mango. In Sicilia poiché in generale il mango può trovare condizioni climatiche favorevoli lì dove viene coltivato l'agrumeto nelle fasce costiere, l'impianto del mango in sostituzione all'agrume chiede, prima di procedere al suo espianto, la verifica di eventuali presenze di fitoftore, verticillum e pseudomonas siringae, fitopatie che è stato accertato di recente possono riscontrarsi nel mango. La presenza di patogeni nel suolo causerà alle giovani piante di mango uno stress da - 66 - trapianto, una loro lenta crescita con conseguente ritardo di entrata in produzione, disomogeneità all'interno del frutteto e forte incidenza di fallanze causate da attacchi di patogeni fungini. In questo caso è necessario procedere ad un trattamento sradicante dell'eventuale patogeno riscontrato nelle vecchie piante prima del loro espianto. Bisognerebbe comunque aspettare almeno un anno-due prima di procedere alla piantumazione del mangheto. Nel caso di terreno incolto, fatti salvi gli aspetti limitanti su scritti, le problematiche sono minori in quanto si presuppone una certa presenza di biodiversità nel suolo con mancata specializzazione dei patogeni del terreno che trovano diversi antagonisti naturali atti a contrastarne lo sviluppo. In ogni caso, a seconda della tessitura riscontrata nel profilo del terreno, va effettuata, una lavorazione profonda (scasso) che può andare da una aratura di 50-60 cm di profondità fino a un rivoltamento del terreno con l'ausilio di ruspe fino ad 1 mt di profondità. Lo scasso del terreno andrebbe effettuato preferibilmente a settembre-ottobre in modo tale da consentire al terreno un certo immagazzinamento delle acque meteoriche ed un relativo assestamento del terreno stesso. Prima dell'impianto, in primavera, andrà effettuata un vangatura o erpicatura per livellare il terreno. L'impianto è consigliabile effettuarlo verso fine marzo – aprile. In questo periodo le temperature cominciano ad innalzarsi e le piante di mango hanno tutto il tempo per sviluppare il loro apparato radicale. Prima del trapianto vanno scavate buche di cm 60x60x60 che andranno opportunamente concimate e disinfettate. La giovane pianta va collocata al centro del buco facendo attenzione che il colletto stia al di fuori del livello del suolo di qualche centimetro. Alla fine della piantumazione verrà costruita una conca ed una controconca vicino al colletto che verrà poi riempita con acqua. Ogni giovane pianta andrà tutorata con un paletto di castagno del diametro di 6-8 cm e protetta, per i primi 3 – 4 anni, con apposita rete ovina supportata da altri due paletti in castagno e rivestita da rete ombreggiante verde al 50%. Al trapianto è importante che le piante abbiano su per giù lo stesso sviluppo e la stessa taglia onde evitare disformità nella fase adulta. Pertanto le piante provenienti dal vivaio dovranno avere le radici non chiare, il fusto ben dritto con un'altezza di almeno 70-80 cm e ricche di fogliame e non presentare - 67 - curvature del fusto principale. È importante mantenere la fascia sotto il filare più breve privo di erbe infestanti e protetto con pacciamatura costituita da essenze vegetali. 4.1.3 Sesti d'impianto Prima di effettuare l'impianto vero e proprio il terreno va squadrato con l'ausilio di paletti e fili. Avendo scelto il sesto d'impianto più idoneo per l'ottenimento dei nostri obiettivi produttivi, si procede facendo attenzione che i filari dove le piante sono più vicine tra loro nel sesto siano orientati nord-sud. Ciò è importantissimo perché il mango richiede una omogenea distribuzione della radiazione della luce da entrambi i lati “di produzione”. Proprio per questo motivo alle nostre latitudini dobbiamo scegliere sesti rettangolari e non quadrati. La dimensione del sesto è legata ai seguenti fattori: · Viabilità e layout dell'azienda · Caratteristiche fisico-chimiche del terreno · Caratteristiche climatiche della zona · Portinnesto utilizzato · Sviluppo vegetativo della cultivar prescelta Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, poiché nei nostri ambienti climatici il mango cresce molto lentamente e raggiunge dimensioni della chioma più contenuta rispetto agli ambienti di origine (al massimo la grandezza di una pianta di arancio), in linea del tutto indicativa, i sesti consigliati in Sicilia per le seguenti cv sono: Cultivar sesto (mt) 1 Glenn 3x5 2 Kensington Pride 3x5 3 Tommy Atkins 3x5 4 Maya 3x4 5 Osteen 3x4 6 Va n Dyke 3x4 7 Kent 3x4 8 Keitt 2,5 x 4 - 68 - 4.1.4 Frangivento Di fondamentale importanza per la buona riuscita della coltivazione del mango in Sicilia è l'uso dei frangivento. Questi possono essere realizzati sia con pali e reti ombreggianti sia con piante. In quest'ultimo caso è importante la scelta dell'essenza vegetale da utilizzare. Il mango è molto sensibile alla competizione radicale soprattutto nei confronti dell'ulivo mentre lo è molto meno nei confronti del cipressino e del leyland: in questi ultimi casi l'impianto del mangheto può essere effettuato fino a 4 mt di distanza. a cura di Monfalcone C. Regione Siciliana Assessorato Reg.le. Risorse Agricole e Alimentari Dipartimento Re.gle degli Interventi Infrastrutturali per l'Agricoltura Distretto Nebrodi SOAT CARONIA (ME) 4.2 Potatura La potatura di formazione Dopo il trapianto, le operazioni colturali da effettuare riguarderanno: il diserbo intorno alle piante, l'irrigazione a base soprattutto di concimi azotati e la potatura. I primi obiettivi che con la potatura occorrerà perseguire sono: Ottenere una forma e dimensione della chioma tali da anticipare il più presto possibile la produzione, già a partire dal 3-4° anno. Ottenere una struttura della chioma delle piante tale da non determinare sconcamenti delle branche principali. Realizzare una struttura della pianta con 3 (più raramente 4) branche principali (cioè quelle che si dipartono dal tronco) ben distribuite nello spazio. La maggior parte delle piante di mango arriva dal vivaio con un solo germoglio centrale. Dove effettuare il primo taglio è fondamentale per la realizzazione di una chioma avente una struttura costituita da ramificazione robusta in grado di sopportare il peso dei frutti, rendere più agevole la distribuzione dei fitofarmaci e fare in modo che i frutti possano essere esposti alla luce (non ai raggi diretti del sole) perché questi possano raggiungere, a maturazione, una colorazione tendente al rossastro che li rende commercialmente più appetibili. Per la potatura del mango occorre conoscere a priori alcune “regole”. - 69 - Ÿ tagli effettuati vicino alla punta o sotto un nodo (linea blu) determinano la crescita di 3-4 germogli laterali provenienti da gemme ascellari più vicine alla corona. Ÿ tagli, effettuati al di sopra di un nodo (linea rossa) determinano la crescita di 6 – 10 germogli laterali. Sotto la corona di gemme (nodo) le foglie risulano più distanziate tra loro e poste a raggiera nello spazio. Poiché alla base di ogni foglia è presente una gemma dormiente che potrà dare origine ad un germoglio, tagliando sotto il primo nodo a partire dalla cima della pianta giovane, si “sveglieranno” le gemme dormienti poste al di sotto del nodo che svilupperanno germogli: di questi se ne sceglieranno tre o quattro che costituiranno le branche principali della pianta. È importante che i tre–quattro germogli principali prescelti dovranno crescere mantenendo un'angolatura di 45° rispetto all'orizzonte. Ciò eviterà fenomeni di sconcamento ai primi venti. Dopo l'impianto il portinnesto sviluppa germogli laterali che dovranno essere via via eliminati. - 70 - Successivamente, quando cominceranno a svilupparsi, a loro volta, germogli dalle branche principali, queste andranno via via cimate. Gli obiettivi da conseguire con la potatura di cimatura sono: di stimolare il rapido sviluppo di nuovi germogli (getti) e, quindi, il numero di nuove ramificazioni, al fine di creare più velocemente possibile la forma della chioma desiderata nelle piante giovani. di stimolare la crescita sincronizzata dei germogli vegetativi in tutta la chioma della pianta, così da evitare di avere nella stessa pianta germogli con foglie di colore verde intenso (già formati) e germogli con foglie di colore rossiccio-amaranto di nuova formazione. ridurre la capacità produttiva delle piante nei rami più alti a causa della crescita asincrona dei germogli vegetativi che a sua volta determina una fioritura asincrona e, quindi, un aumento della scalarità dei frutti. La cimatura dei germogli può essere effettuata fino a tagliare sopra la terza unità internodale a partire dalla cima, ciò per impedire la crescita indesiderata di un secondo ordine di germogli che creerebbe un eccessivo affastellamento di rami all'interno della chioma. Effettuando il taglio più vicino alla cima di ogni germoglio, lo spessore dei rami tagliati corrisponderà ad un diametro non superiore ad 1 cm. Punti di taglio - 71 - La struttura finale dovrà presentare una chioma a forma di piramide, libera dal suolo per almeno 60 cm. E che raggiunga un'altezza non superiore ai 2,5 – 3,0 mt di altezza. a cura di Monfalcone C. Regione Siciliana Assessorato Reg.le. Risorse Agricole e Alimentari Dipartimento Re.gle degli Interventi Infrastrutturali per l'Agricoltura Distretto Nebrodi SOAT CARONIA (ME) 4.3 Concimazione Per quanto riguarda l'apporto degli elementi nutritivi utili a compensare la loro eventuale carenza nel terreno per il mango, vanno fatte alcune considerazioni per azoto e fosforo. L'azoto va messo in stretta correlazione con la presenza di sostanza organica nel terreno che dovrebbe attestarsi su valori intorno a 2–3% utili al rilascio di azoto tramite il meccanismo della degradazione, migliorando anche la capacità di scambio cationico (C.S.C.), l'umidità e la presenza di microrganismi nel terreno. Il fosforo, per alcuni autori, dovrebbe essere presente nel terreno con valori compresi tra 30 e 40 mg/kg (P2O5) pertanto, prima del trapianto basta cospargere al fondo di ciascuna buca circa 500 gr di perfosfato triplo 46% da mescolare con la terra. Il resto dei fertilizzanti va fornita in copertura o, meglio ancora, con l'ausilio di una unità di fertirrigazione. Nel caso infine in cui si è in presenza di terreni anomali si può ricorrere alla somministrazione di ammendanti. Tuttavia occorre in quest'ultimo caso tenere conto della valenza economica dell'intervento. - 72 - Valori raccomandati per la fertilizzazione del mango in funzione dell'età della pianta e del livello della produzione in ambienti tropicali (L. Avilan) Età (anni) 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 Resa (kg/pianta) 4 56 80 160 220 300 320 320 320 220 220 220 160 160 N g/pianta (min-max) 20-25 230-250 330-500 660-995 908-1360 1322-1980 1322-1980 1322-1980 1322-1980 908-1360 908-1360 908-1360 660-995 660-995 P2O5 g/pianta (min-max) 10-12 115-175 165-250 330-490 450-680 660-990 660-990 660-990 660-990 450-680 450-680 450-680 330-490 330-490 K2O g/pianta (min-max) 25-30 225-420 395-600 790-1195 1090-1630 1580-2370 1580-2370 1580-2370 1580-2370 1090-1630 1090-1630 1090-1630 790-1195 790-1195 a cura di Monfalcone C. Regione Siciliana Assessorato Reg.le. Risorse Agricole e Alimentari Dipartimento Re.gle degli Interventi Infrastrutturali per l'Agricoltura Distretto Nebrodi SOAT CARONIA (ME) 4.4 Irrigazione Sistema di irrigazione e fertirrigazione su mangheto in Sicilia Il mango (Mangifera indica L.) è un albero da frutta tropicale, con complesse e articolate necessità idriche. La pianta coltivata in Sicilia ben si adatta ad una irrigazione a goccia, utilizzata come veicolo per i fertilizzanti a rapida azione (fertirrigazione), ma necessita altresì dell'irrigazione climatizzante per mantenere l'umidità necessaria per la crescita e la fruttificazione. Non dobbiamo dimenticare che la coltivazione del mango nel nostro territorio impone uno sforzo tecnico che nonostante le difficoltà climatiche potrà dare in futuro, come già avvenuto per molte altre piante tropicali e sub tropicali, risultati eccellenti. Più complesso di un comune impianto su frutteto, il sistema di irrigazione studiato per il mango si potrebbe - 73 - dividere idealmente in due parti, che per comodità chiameremo: Sistema a goccia e Microclimatizzazione. Sistema a goccia Viene detta irrigazione localizzata perché l'erogazione di acqua e fertilizzante viene concentrata nell'area di terreno con la maggior concentrazione di radici. Localizzare la goccia ottimizza la risorsa idrica e minerale, la quale non essendo dispersa in una superficie più grande, come ad esempio si verifica con lo spruzzo, viene assimilata dalla radice ad eccezione di quella piccola quantità persa per evaporazione e per l'azione competitiva delle erbe infestanti. Anche per questo motivo, per i sistemi detti “goccia a goccia”, l'efficienza idrica (differenza tra acqua erogata ed acqua utilizzata dalla pianta) è superiore al 90%. Il sistema a goccia apporta anche l'umidità necessaria per mantenere il turgore cellulare, fondamentale condizione per il corretto svolgersi della fotosintesi. L'apporto controllato di soluzione nutritiva nel terreno permette altresì grandi risparmi di fertilizzante ed il suo regime di erogazione a bassa pressione (appena 1 atmosfera) limita anche gli sprechi energetici dovuti ai consumi di energia elettrica di grosse pompe per il sollevamento di acqua. Il sistema a goccia porta con sé delle chiavi di lettura fondamentali per il corretto funzionamento dell'impianto: Filtraggio accuratissimo: filtri a dischi o a rete da 120 mesh, adeguatamente dimensionati alla portata idrica del settore. Questi salvaguardano la tecnologia “goccia a goccia” da pericolose occlusioni. La protezione operata dai filtri potrebbe essere ulteriormente migliorata con l'iniezione di acidi che impediscono il depositarsi dei bicarbonati all'interno dei labirinti del gocciolatore. Sistemi automatici di filtraggio renderebbero tali operazioni meno bisognose di manodopera dedicata. Settore non superiore ad 1 Ha: migliora la gestione del fertilizzante ed il risparmio energetico su citato. Per un mangheto con spaziatura 4x3, ad esempio, con ala gocciolante spaziata ad 0.5 mt. Con gocciolatori da 8 lit/h, si possono dimensionare settori da 40 metri cubi /h, pari a 4 mm di pioggia/h x Ha. Con un tale regime pluviometrico, irrigando mediamente un'ora per giorno ad ettaro, limitato a 8 mesi di attività fotosintetica (da gennaio ad agosto) si dovrebbero restituire i 1000 mm di pioggia necessari per una pianta in piena produzione. Quanto detto vale per le piante adulte in piena produzione. Per le piante giovani - 74 - appena impiantate nei primi tre anni, qualora si volesse strutturare un impianto dinamico che cresca con l'espandersi della chioma, non verrà utilizzata un'ala piovana con gocciolatori coestrusi (in line) ma gocciolatori on line da 4 lit/h posizionati ai due lati della pianta. La portata verrà così incrementata di anno in anno sino al raggiungimento della necessità idrica della pianta in piena produzione. Fino al terzo anno dall'impianto due gocciolatori da 4lit/h, dal terzo anno in poi si aggiungono gli altri due gocciolatori per un totale di 16 lit/h di acqua per pianta. Stress idrico controllato: l'impianto a goccia crea un regime di stress idrico controllato mantenendo le radici della pianta sempre nelle condizioni ottimali di umettazione, favorendo così la giusta proporzione tra umidità ed ossigeno. Di conseguenza si migliora l'attività microbiologica nella zona radicale. Questo implica una gestione centellinata degli interventi e dei turni irrigui. “Bisogna vedere il turgore delle foglie e non l'acqua su terreno”. Sistema di fertirrigazione integrato: iniezione proporzionale di almeno due fertilizzanti più un acido. Tale dispositivo deve essere molto flessibile per permettere all'operatore di modificare le ricette irrigue settore per settore a seconda delle condizioni fenologiche del magheto ed a secondo dei cambiamenti chimici dell'acqua utilizzata. Tali dispositivi sono anche degli ottimi ausili per la somministrazione di fitofarmaci ed antimicotici. Microclimatizzazione Ha il compito di aumentare nella zona della chioma l'umidità relativa del sistema. Così si cerca di ricreare la condizione micro-climatica della pianta del suo areale geografico originario. Una maggiore umidità in prossimità degli stomi permetterà al sistema di massimizzare l'irrigazione a goccia aumentandone l'efficienza di un ulteriore 5%. L'obiettivo di questo secondo impianto non deve essere quello di bagnare il terreno ma di incrementare le molecole di acqua in sospensione nell'ambiente sotto forma di vapore. Questa pratica abbassa di qualche grado la temperatura grazie al passaggio di stato da acqua a vapore; viene favorita, così, anche l'efficienza fotosintetica. Anche questo sistema ha i suoi precetti per il corretto funzionamento: Filtraggio accuratissimo: questo potrà essere lo stesso della goccia se il sistema clima verrà dimensionato idraulicamente come il precedente impianto a - 75 - goccia. Sistema di distribuzione separato: le condotte di distribuzione dovranno essere separate dall'impianto a goccia per evitare che i fitofamaci e i fertilizzanti vengano inalati dagli operatori una volta nebulizzati (effetto aerosol). Sprinkler nebulizzanti: le gocce devono bagnare il meno possibile il suolo per evitare di eccedere con i quantitativi idrici nel terreno vanificando l'azione benefica del sistema goccia a goccia e dilavando il suolo dal fertilizzante. Utilizziamo solitamente dei sistemi a goccia fine con un raggio di azione limitato per evitare che, una volta posizionato lo sprinkler tra le due piante, questo bagni chioma o colletto. Concludendo, la tecnica irrigua “goccia e clima” utilizzata come tecnica irrigua per la coltivazione del mango in Sicilia permette di attenuare le differenze climatiche, migliora la produzione in termini qualitativi e quantitativi, tenendo sempre sotto controllo gli sprechi di energia e fertilizzante. Spianate le prime difficoltà, con l'ausilio di una corretta gestione idrica e climatica, la coltivazione del mango in Sicilia potrebbe incrementare le rese dei fondi agrari della costa tirrenica, proponendosi come coltura vicariante all'agrume. Schema idraulico per un impianto di irrigazione su mango spaziato 3x4, sistema dinamico con gocciolatori on line da 8 lit/h FILTRO SETTORE 1 POZZO SETTORE 2 FERTIRRIGATORE CONDOTTA PRINCIPALE FILTRO A DISCHI AUTOMATICO TESTATA DI SETTORE FERTIRRIGATORE PROPORZIONALE ALI PIOVANE (GOCCIA) VALVOLA ELETTRICA ALI PIOVANE (CLIMA) Autore de “Irrigazione” Dott. Giuseppe Giardina agronomo della Irritec&Siplast - 76 - 5. Raccolta Il giusto momento per la raccolta dei frutti di mango deve tenere conto della distanza dei mercati, del sistema di conservazione, della resistenza alle manipolazioni. Il metodo migliore consiste nel raccogliere i frutti quando cominciano a cambiare il colore della buccia, da verde al colore tipico della cultivar e lasciarli maturare in un luogo fresco e ventilato. La raccolta deve essere fatta a mano, nelle ore fresche della giornata, facendo attenzione a non danneggiare la buccia per evitare perdite di prodotto durante il trasporto e l'imballaggio. Un problema che si presenta durante la raccolta è la perdita di lattice che fuoriesce dal peduncolo del frutto. Per evitare questo inconveniente bisogna raccogliere i frutti con una porzione di gambo di almeno 20 cm, che poi verrà raccorciato al momento del confezionamento. Una volta maturi i frutti vengono lavati in acqua calda a una temperatura di circa 40 gradi e poi asciugati e confezionati nei vari imballaggi. La raccolta del mango è scalare nell'ambito della stessa cultivar e, considerato che queste maturano in tempi diversi, possiamo affermare che il calendario di raccolta in Sicilia va da agosto a novembre secondo lo schema qui sotto riportato: - 77 - La resa dei frutti varia notevolmente a seconda delle cv, del portinnesto, delle condizioni climatiche ed edafiche, ecc. In media, nella fascia costiera messinese, da prove condotte in due aziende vicine, la resa media annua per ettaro, nelle annate di carica, va dai 130 q.li/Ha della Glenn ai 35 della Keitt nell'impianto al 5° anno con sesto 3x5; mentre la Kensington ha raggiunto i 180 q.li/Ha nell'impianto di 10 anni e con sesto 3x2. a cura di Barone F. Dip. S.En.Fi.Mi.Zo., Sez. Frutticoltura Mediterranea, Tropicale e Subtropicale, Università degli Studi di Palermo, Facoltà di Agraria, Viale delle Scienze 11 - 90128, Palermo. 6. Qualità dei frutti di mango prodotti in Sicilia Il frutto mango (Mangifera indica L.) è caratterizzato da una polpa succosa particolarmente profumata e dolce, ricca di composti polifenolici ad elevata attività antiossidante, antinfiammatoria, analgesica ed immunomodulante, che aiutano a proteggere il corpo contro danni legati allo stress ossidativo. Numerosi sono, infatti, gli studi che confermano le grandi proprietà salutistiche di composti presenti sia nel succo che nel frutto intero di mango (quali ad esempio: mangiferina, carotenoidi, quercitina, kaempferolo, acido gallico ed ellagico), e molti altri studi ancora confermano la presenza di questi stessi composti anche nella buccia, nei semi, nella corteccia, nelle foglie e nei fiori. Per creare nuove opportunità di mercato e per una più ampia diffusione di questa specie è di fondamentale importanza definire le caratteristiche chimicofisiche e sensoriali in grado di definire la qualità dei suoi frutti. Al fine di valutare la qualità dei frutti, bisogna tenere in considerazione un insieme di caratteristiche morfologiche, fisiche e chimiche che nel loro complesso determinano le valutazioni sensoriali e le scelte di acquisto operate dal consumatore. In particolare, l'aspetto visivo (forma, dimensione, colore), ma anche la consistenza della polpa, il contenuto in solidi solubili e l'acidità totale (e soprattutto il loro rapporto) sono tutti parametri fondamentali in grado di influenzare la qualità finale del frutto. Anche l'analisi sensoriale, partendo dall'esame visivo e dall'analisi olfattiva, per arrivare alla degustazione, costituisce un importante strumento di valutazione del giudizio del consumatore. Per discriminare qualitativamente tra l'aroma delle varie cultivar è - 78 - stato anche impiegato uno strumento innovativo, quale il “Naso Elettronico” basato su un array di sensori ad ossidi di metallo, che, pur non essendo in grado di eguagliare l'olfatto umano, si è dimostrato in grado di riconoscere l'impronta olfattiva di diverse varietà di mango. Recentemente è stato condotto uno studio preliminare sulle caratteristiche qualitative e salutistiche di frutti di mango coltivati in Sicilia, in provincia di Messina, nell'azienda Cupitur S.r.l.. In particolare, sono stati presi in esame frutti delle seguenti 4 cultivar di mango: 'Irwin', 'Glenn', 'Kensington Pride' e 'Maya', determinandone i parametri carpometrici, il contenuto di Vitamina C (acido ascorbico), i carotenoidi totali, i polifenoli totali, l'attività antiossidante totale e la componente volatile. I risultati di tale studio hanno mostrato alti valori di Vit. C, carotenoidi e polifenoli nella cv. “Maya” ed un elevato valore di attività antiossidante nella cv. 'Glenn' rispetto alle altre cultivar prese in esame. Tutte le cultivar, inoltre, hanno presentato un variegato pattern aromatico, molte delle molecole individuate sono olfattivamente attive e rievocano sentori di erba fresca, bosco, frutta matura e fiori. Altri lavori recenti, oltre ad utilizzare metodologie analitiche e valutazioni carpologiche, hanno utilizzato l'analisi sensoriale effettuata da un panel addestrato che ha quantificato venti descrittori sensoriali, riferiti ai frutti di mango delle seguenti cultivar coltivate in Sicilia: “Keitt”, “Glenn”, “Osteen”, “Maya”, “Kensinton Pride” e “Tommy Atkins”. É emerso un quadro di ampia variabilità delle caratteristiche chimico-fisiche per le varietà in esame: “Maya”, ad esempio, è emersa per il più elevato contenuto in solidi solubili, “Tommy Atkins” per l'equilibrato rapporto solidi solubili/acidità, mentre “Keitt” per la pezzatura elevata dei frutti e per una più elevata intensità dei descrittori odore e flavour di frutti esotici e flavour di mare. Risulta evidente, quindi, l'utilità delle metodologie analitiche e dell'analisi sensoriale per valutare la qualità dei frutti di mango. Numerosi studi dovrebbero ancora essere condotti sulla qualità delle produzioni di mango siciliano, poichè tali frutti potrebbero diventare fonte di costituenti alimentari bioattivi con un grande potenziale antiossidante che possono contribuire a ridurre malattie degenerative come il cancro, l'arteriosclerosi, il diabete e l'obesità. Infatti i frutti di mango prodotti in Sicilia sono un'ottima risorsa di composti bioattivi quali polifenoli, carotenoidi e - 79 - vitamina C, tutte sostanze dotate di spiccate proprietà antiossidanti e salutistiche. a cura di Guarrasi V.1,2, Farina V. 1, Germanà M. A.1 1 Dip. S.En.Fi.Mi.Zo., Sez. Frutticoltura Mediterranea, Tropicale e Subtropicale, Università degli Studi di Palermo, Facoltà di Agraria, Viale delle Scienze 11 - 90128, Palermo. 2 Istituto di BioFisica, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Via La Malfa 153 –90146, Palermo. 7. Fitopatie e metodi di controllo I primi studi sullo stato sanitario del mango in Sicilia, avviati nel 1998 e tutt'ora in corso presso l'ex Istituto di Patologia Vegetale dell'Università degli Studi di Palermo, hanno evidenziato sia un ridotto sviluppo delle piante, rispetto al tipico rigoglio vegetativo dei tradizionali areali colturali, sia una maggiore suscettibilità a patogeni primari o patogeni “di debolezza”; nell'ambito delle cultivars saggiate la Kensington Pride è risultata una tra le più adattabili agli ambienti isolani fornendo produzioni quali-quantitativamente apprezzabili. Le indagini, condotte in mangheti di 5-10 anni di età in zone costiere in provincia di Agrigento (Sciacca), Catania (Giarre, Fiumefreddo), Messina (Acquedolci, Caronia), Palermo (Balestrate e Partinico), Trapani (Campobello di Mazara) hanno rilevato la presenza di numerose sintomatologie a carico di tutti gli organi vegetali, diffuse sulla quasi totalità delle piante. Recenti ricerche (2009), condotte presso la sezione di Patologia Vegetale del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Fitosanitarie (DISTEF) dell'Università di Catania sia in alcuni dei campi già monitorati che in altri di nuova realizzazione hanno confermato la notevole varietà di alterazioni sulle piante. Gli studi hanno consentito, inoltre, d'isolare e identificare i microrganismi associati alle malattie, accertandone, nel contempo la effettiva patogenicità nei confronti della coltura. Tra le numerose alterazioni fungine riscontrate, le più diffuse risultano essere l'antracnosi causata da Colletotrichum spp., i marciumi da Alternaria alternata, i marciumi dell'estremità peduncolare da Pestalotiopsis spp., i disseccamenti da Botryodiplodia spp., i marciumi da Phytophthora e da Armillaria, la verticillosi (Verticillium albo-atrum), e la necrosi apicale causata dal batterio Pseudomonas syringae pv. syringae. La necrosi apicale è particolarmente dannosa poiché comporta il - 80 - disseccamento iniziale dell'apice che tende a progredire in senso basipeto, interessando l'intero rametto. La malattia, segnalata per la prima volta in Italia nel 2003, era già nota in Spagna, altra zona di nuova introduzione del mango e di origine degli stessi esemplari importati in Sicilia. La notevole biodiversità di microrganismi fungini isolati dagli organi sintomatici, riportata in tab. 1, evidenziando la natura saprotrofa o di patogeni di debolezza della maggior parte, ha indotto ad ipotizzare che lo sviluppo stentato delle piante possa favorirne la penetrazione e colonizzazione dei tessuti. A tal proposito va altresì considerato che i fitopatogeni residenti nell'areale di diffusione rappresentano potenziali agenti patogeni anche per il nuovo ospite. Relativamente alle strategie di controllo, assai efficaci possono risultare alcuni metodi preventivi, quali l'impiego di cultivars più adatte alle nuove condizioni colturali e cresciute in sanità, che, se allevate secondo le più razionali tecniche agronomiche, migliorano lo stato vegetativo, risultando, quindi, più reattive all'eventuale attacco di deboli agenti patogeni. Altra idonea prassi sanitaria consiste nel limitare le ferite (preferenziale via di infezione) e i danni meteorici sia tramite l'impiego di reti frangivento ed altre protezioni sia usando particolare cautela durante la conduzione della coltura. Su piante particolarmente colpite, opportuni interventi cesori, mirati all'eliminazione delle parti infette e alla loro distruzione (anche tramite bruciatura) possono garantire, nel contempo, la ripresa vegetativa dell'ospite e l'abbattimento della carica d'inoculo dei patogeni. Numerosi agrofarmaci presenti attualmente in commercio agiscono efficacemente contro i principali patogeni fungini isolati dagli organi infetti; tuttavia, il loro impiego sulla coltura non è ancora consentito in Italia. Validi risultati possono sortire, invece, razionali trattamenti coprenti a base di prodotti rameici, in grado di limitare nuove infezioni di patogeni batterici e fungini. Allo scopo di fornire utili indicazioni per il contenimento delle fitopatie più frequentemente rilevate in Sicilia, si riportano, in elenco, le strategie di controllo impiegate nei tradizionali areali di coltivazione del mango. Antracnosi (Colletotrichum gleosporioides, C. acutatum). La malattia crittogamica più diffusa e dannosa a livello mondiale è l'antracnosi. L'incidenza di tale malattia può raggiungere il 100% nei frutti prodotti in ambienti a clima umido o molto umido. L'agente causale - 81 - dell'antracnosi è un ascomicete, Glomerella cingulata, comunemente presente nella forma anamorfa Colletotrichum gloeosporioides. L'infezione si manifesta sulle infiorescenze, sulle foglie, sui rami, sui frutti in tutte le fasi di sviluppo sia prima che dopo la raccolta. Sugli organi colpiti si formano macchie nere con aree irregolari, che riducono le funzioni vitali della pianta e danneggiano il valore qualitativo e commerciale dei frutti. Nella stagione umida i conidi del fungo vengono prodotti in abbondanza in acervuli erompenti da tessuti morti (rametti e foglie soprattutto) e, trasportati dagli schizzi di pioggia, infettano tutti i tessuti dell'ospite, in particolare infiorescenze e frutti. In presenza di acqua liquida i conidi germinano e producono un appressorio da cui si sviluppa un'ifa di penetrazione che consente l'infezione. Negli ambienti poco umidi i danni sono minori. Le cultivar sono variamente sensibili. I sintomi possono comparire sui frutti ancora verdi, sotto forma di piccole macchie brune che generalmente non si estendono fino alla fase di postraccolta. Più frequentemente il fungo rimane latente per mesi fino all'inizio della maturazione, nel corso della quale i sintomi sono molto più evidenti e consistono in lesioni irregolari di colore marrone scuro o nero, maggiormente diffuse in prossimità del peduncolo. Inizialmente le lesioni sono superficiali, ma con il tempo diventano infossate e, in condizioni di umidità elevata, si ricoprono di micelio fungino con spore di colore variabile dal rosa-salmone al marrone scuro. In alcuni casi i tessuti carnosi in corrispondenza delle lesioni sviluppano un marciume molle. Pertanto i frutti apparentemente sani e con piccole lesioni al momento della raccolta, possono sviluppare gravi infezioni da antracnosi durante le fasi di conservazione e commercializzazione. I trattamenti in campo con sali cuprici e acuprici, soprattutto in condizioni di elevata umidità, devono essere condotti in modo da assicurare una copertura quasi costante dalla fioritura, fino a poche settimane prima della raccolta. Inoltre i trattamenti con fungicidi benzimidazolici ad attività eradicante (Benomyl o Tiobendazolo), ove le legislazioni lo consentano, risultano efficaci anche contro Lasiodiplodia teobromae, agente di Stem–end rot del mango. Dopo la raccolta si può invece intervenire mediante immersione dei frutti in acqua calda e, se consentito, in soluzioni di fungicidi impiegati anche in pre-raccolta, quali protettivi ed eradicanti (Prochloraz). Per i trattamenti post raccolta non bisogna in generale mai superare i 55°C per 5 min. (50–55°C for 3–15 min). Marciume da alternaria (Alternaria rot-Black Spot: Alternaria alternata). - 82 - La malattia, particolarmente diffusa in Israele, India ed Egitto, si manifesta con piccole macchie nere circolari intorno alle lenticelle, che con il progredire della maturazione si estendono, confluiscono e interessano una gran parte del frutto. Nelle fasi avanzate della malattia la parte centrale delle macchie si presenta infossata e i tessuti della polpa imbruniscono e in parte rammolliscono. In condizioni di elevata umidità le lesioni vengono ricoperte dalle spore del patogeno. Il patogeno responsabile di questa malattia, A. alternata, è ampiamente diffuso in natura dove sopravvive su foglie marcescenti e su altri residui colturali, sui quali vengono prodotti conidi liberi, responsabili delle infezioni. Il patogeno penetra nei frutti non ancora maturi attraverso le lenticelle e rimane latente fino alla maturazione. L'entità delle perdite in postraccolta è strettamente correlata con i prolungati periodi di elevata U.R. in campo necessari per l'istaurarsi delle infezioni latenti. I trattamenti in campo con fungicidi (ditiocarbamati quali il maneb o imidazoli quali il prochloraz) possono aiutare a ridurre l'incidenza delle infezioni latenti. I trattamenti in post raccolta prevedono invece immersione dei frutti in acqua calda (50-55°C per 1520 minuti) a cui possono segu ire trattamenti con dosi ridotte di prochloraz che consentono di migliorare il contenimento della malattia. Marciume dell'estremità peduncolare (Stem-end Rots: Lasiodiplodia theobromae, Dothiorella dominicana, Pestalotiopsis mangiferae). Gli agenti fungini dello “stem-end rot”, causano una marcescenza che interessa tanto l'epicarpo che la polpa sottostante dei frutti maturi. È un malattia ad eziologia multipla, diffusa in tutti gli areali di coltivazione del mango. I sintomi variano in funzione dell'agente patogeno. Quelli più comuni consistono in lesioni marcescenti di colore marrone scuro in prossimità dell'estremità peduncolare che con il tempo si irradiano alle restanti parti del frutto. Sulla superficie delle lesioni può comparire il micelio fungino e/o i picnidi, sotto forma di piccoli corpi nerastri erompenti dall'epidermide. Gli agenti eziologici più comuni del marciume sono L. theobromae, D. dominicana, P. mangiferae, ma numerosi altri funghi patogeni possono contribuire allo sviluppo della malattia. Questi microrganismi sopravvivono in campo sui residui colturali, colonizzando le infiorescenze del mango. Dopo alcune settimane i patogeni raggiungono il peduncolo e lo infettano dando origine a infezioni latenti che mostreranno sintomi evidenti solo dopo la piena maturazione dei frutti e in particolare dopo la raccolta. Le infezioni possono realizzarsi anche al momento - 83 - della raccolta o subito dopo, attraverso la superficie di taglio del peduncolo. I trattamenti in campo con fungicidi, quando consentiti, possono aiutare a ridurre l'incidenza delle infezioni latenti. Le infezioni in fase di post-raccolta possono essere ridotte con l'uso di materiali che tengano separatii vari frutti, evitando il contagio dagli infetti ai sani. La rimozione del peduncolo consente di ridurre l'incidenza di questa malattia, ma ne può favorire altre quali l'antracnosi. Dove la legislazione lo consente si interviene con trattamenti chimici post-raccolta, quali Benomyl, Prochloraz o 2,4-D in abbinamento con le cere. Quest'ultimo mostra efficacia anche nei confronti di infezioni post-raccolta causate da Alternaria e da Phomopsis. Necrosi fogliare (Leaf Spot: Pestalotiopsis mangiferae, Phyllosticta anacardeacearum). Entrambi i funghi causano macchie sulle foglie del mango, ma di aspetto differente. Le macchie dovute a P. mangiferae sono di colore grigio e di forma irregolare e possono variare da pochi millimetri a diversi centimetri di diametro; puelle generate da P. anacardeacearum sono di colore bianco e possono interessare numerose foglie. Entambi i funghi formano strutture riproduttive evidenti come punti neri al centro delle lesioni. Marciume nero (Aspergiullius niger). La malattia, diffusa nelle Filippine e in India, è caratterizzata dalla comparsa di piccole macchie sui frutti, di colore marrone chiaro o grigiastre, che confluiscono a formare ampie lesioni mollicce, infossate, di colore nero o marrone. Con il progredire della malattia le lesioni tendono a ricoprirsi di una massa polverulenta di spore nere. In alcuni casi sulle lesioni mature sono presenti piccoli sclerozi di colore marrone scuro che rappresentano gli organi di sopravivenza del fungo. L'agente eziologico è A. niger che produce spore in grande quantità, trasportate dal vento. La maggior parte delle infezioni si realizza al momento o dopo la raccolta attraverso la superficie di taglio del peduncolo o attraverso ferite di varia natura. I trattamenti in campo con i fungicidi possono aiutare a ridurre l'incidenza delle infezioni latenti. Dove la legislazione lo consente si può intervenire con trattamenti chimici postraccolta. Necrosi apicale del mango (Apical Necrosis: Pseudomonas syringae pv. syringae). La malattia, causata dal batterio P. syringae pv. syringae, è stata segnalata - 84 - in Spagna nel 2001 e ripetutamente evidenziata nei campi siti in provincia di Palermo, Agrigento e Trapani, su piante della cultivar Kensington (non innestate, di circa 5 anni di età) provenienti dall'Australia e riprodotte in Sicilia per embronia nucellare. L'alterazione è particolarmente dannosa su piante con accrescimento stentato o in seguito ad eventi meteorologici avversi, (vento, grandine, gelate, ecc.) favorevoli alla penetrazione del patogeno. Le gemme apicali dei rami inizialmente imbruniscono per poi necrotizzare, arrestando la crescita del ramo e lo sviluppo delle gemme secondarie. La rosetta fogliare mostra imbrunimenti e necrosi alla base dei piccioli che, procedendo lungo la nervatura centrale della foglia, interessano aree limitrofe della lamina, più o meno estese. Le foglie così infette si accartocciano assumendo una colorazione e una consistenza cuoiosa a cui segue generalmente la filloptosi. I rametti completamente avvizziti mostrano sia a livello della gemma apicale che a carico delle cicatrici fogliari formazioni cancerose a cui sono associati flussi gommosi. L'aggressività del patogeno e la critica situazione per la difesa della coltura in assenza di battericidi alternativi alle formulazioni a base di rame costituiscono, oltre ai fattori di natura ambientale ed agronomica, un'ulteriore limitazione alla diffusione della coltura del mango in Sicilia. Al fine di contenere l'insorgenza della malattia è utile: la messa in posa di piante sane ottenute in vivaio seguendo rigide pratiche fitosanitarie, previo allestimento di campi di piante madri esenti da infezione; l'impiego di formulati rameici per ridurre la densità delle popolazioni batteriche sul filloplano (che nel caso di questi patogeni possono raggiungere valori elevati), proteggendo quindi, le eventuali nicchie di infezione; la protezione delle piante in campo con formulati a base di rame evitando la pressione selettiva sulla popolazione del patogeno e, quindi, l'insorgenza di ceppi resistenti al rame; l'individuazione di cultivar tolleranti/resistenti alla batteriosi. Oidio (Powdery Mildew: Oidium mangiferae). La malattia si manifesta sulle foglie e sui fiori con la comparsa di efflorescenze di colore bianco-cenere. Gravi attacchi si verificano, in genere, in annate fresche ed asciutte; in tal caso può essere colpita l'intera pannocchia fiorale, così da compromettere la produzione. I fiori, gli steli e i giovani frutti infetti vengono ricoperti dalle strutture miceliari del patogeno: le foglie più - 85 - giovani possono deformarsi, mentre quelle vecchie e i frutti assumono un colore violaceo - bruno. I sintomi dell'infezione, che si evidenziano come macchie biancastre, appaiono dapprima sulla faccia superiore delle giovani foglie o sui frutti in via di maturazione; successivamente tali macchie possono ingrandirsi e confluire, fino a coprire l'intera superficie dell'organo attaccato. I frutti infetti possono mostrare macchie irregolari, assumere un colore bruno e cadere dall'albero. Allo scopo di contenere i danni, oltre che l'impiego di cultivar più resistenti al patogeno, si consigliano trattamenti a base di polvere di zolfo. Marciume da fitoftora (Phytophthora Diseases: Phytophthora spp.). La malattia, causata da P. palmivora e da altre specie dello stesso genere, è assai diffusa in numerose aree di coltivazione del mango dove si manifesta con disseccamento, marciume del colletto, delle radici e avvizzimento dei semenzali. Le piante colpite evidenziano anche lesioni corticali associate ad imbrunimento xilematico e gommosi, soprattutto nelle zone prossime alla base del tronco. Più raramente il patogeno attacca i frutti e le foglie, causando imbrunimenti e filloptosi. La malattia è favorita da ristagno idrico e da eccessivi eventi piovosi, mentre il drenaggio e gli opportuni apporti idrici possono contrastare l'instaurarsi dell'infezione. Verticillosi (Verticillium Wilt: Verticillium albo-atrum). L'agente è un fungo vascolare che penetra all'interno della pianta attraverso lesioni radicali, da cui ha inizio il processo d'infezione. Si sviluppa all'interno dei vasi legnosi, occludendoli ed impedendo, quindi, il normale trasporto della linfa grezza agli organi della pianta. Scortecciando l'albero, è possibile osservare, nel tessuto vascolare, striature di colore marrone o grigio. Anche i germogli appassiscono e nel complesso si ha un graduale deperimento della pianta per la mancanza d'acqua. Le foglie, una volta appassite, possono rimanere attaccate ai rami per qualche tempo (“a bandiera”); gli stessi alberi disseccati possono germogliare nuovamente diversi mesi dopo il collasso, apparendo guariti dall'infezione. I sintomi sono visibili durante la stagione estiva, da luglio in avanti, quando la temperatura inizia a salire e il contenuto idrico del suolo è basso. La difesa da tale fitopatia è unicamente di tipo preventivo: eliminare le piante malate, dalle quali l'infezione potrebbe propagarsi a quelle sane; evitare di impiantare nuovi alberi su terreni precedentemente occupati da - 86 - piante infette (per questo può essere utile disinfestare il terreno con prodotti fumiganti). a cura di Cirvilleri G.1, Torta L. 2 1 Dip. Di scienze e tecnologie fitosanitarie Università di Catania. 2 Dip. S.En.Fi.Mi.Zo., Sez. Patologia, Università degli Studi di Palermo. Disseccamento e tracheomicosi Imbrunimenti e cancri dei frutti - 87 - Argentatura fogliare Macchie con alone clorotico Oidio Necrosi apicale - 88 - Maculature necrotiche 8. Aspetti economici della produzione di mango Nella realizzazione di un mangheto è necessario impostare a priori determinati obiettivi da raggiungere. Questi obiettivi possono essere perseguiti se teniamo conto dei seguenti fattori economici: · Il rapido raggiungimento del cosiddetto punto di break-even1 (+/- 4 anni) · Il rapido raggiungimento della fase ottimale di produzione (+/- 8 anni) · Il mantenimento della produzione media annua ottimale (100 - 150 q.li/Ha) · Tenere conto della durata economica dell'investimento che può variare dai 20 ai 30 anni. Nello schema seguente viene riportato un conto economico semplificato per dare un'idea ai neofiti dell'entità dei costi/ricavi riferiti ad 1 ettaro di mangheto che si vuole realizzare. a cura di Monfalcone C. Regione Siciliana Assessorato Reg.le. Risorse Agricole e Alimentari Dipartimento Re.gle degli Interventi Infrastrutturali per l'Agricoltura Distretto Nebrodi SOAT CARONIA (ME) 1 Break-even: punto di incontro tra il costo ed il ricavo di quel kg di prodotto in più oltre il quale il ricavo è inferiore al costo. - 89 - 9. Mercato Le importazioni di mango sono aumentate da 397.623 t a 826.584 t del 2005. Finora il più grande fornitore del Mercato Europeo è stato il Brasile seguito da alcuni Paesi dell'America e dell'Africa. Gli stati europei dove il mango è coltivato sono la Spagna, la Grecia e in minima parte l'Italia (Sicilia). Il più grande mercato di mango in UE è il Regno Unito, seguito dalla Francia e dalla Germania che ha subito un incremento del 26% dal 2002 al 2006. L'Olanda ha importato 88.300 t di mango (10.6% UE). Il mango in Sicilia può coprire il mercato da agosto, con le cv Glenn e Kensington Pride, fino a novembre con la cv Keitt. La produzione ricade dunque in un periodo commerciale particolarmente favorevole per due ragioni: a livello locale, per la scarsa disponibilità di frutta sul mercato, a livello europeo per limitata presenza di frutti di provenienza tropicale. I manghi prodotti in Sicilia hanno trovato il loro mercato oltre che nelle aree locali, dove sono consumati principalmente da minoranze etniche indiane e pakistane, che spesso si approvvigionano direttamente presso le aziende, anche sulle piattaforme della G.D.O. di Verona e d'oltralpe (Germania e Olanda) dove la Cupitur ha piazzato il suo prodotto con grande successo. La Glenn è stata la cv più apprezzata con ottimo riscontro economico, mentre la Keitt, in virtù della sua maturazione tardiva, seppur di qualità inferiore, ha trovato una ottima collocazione di mercato. a cura di Barone F. Dip. S.En.Fi.Mi.Zo., Sez. Frutticoltura Mediterranea, Tropicale e Subtropicale, Università degli Studi di Palermo, Facoltà di Agraria, Viale delle Scienze 11 - 90128, Palermo. - 90 - CONCLUSIONI Dalle esperienze condotte in Sicilia, dove fino a qualche tempo fa si pensava che l'unica cultivar coltivabile fosse la Kensinghton Pride, perché era l'unica che aveva resistito alle basse temperature, oggi possiamo dire che altre cultivar si possono proporre nella nostra isola. La condizione è sempre quella di mantenerci lungo le zone costiere e dove le temperature non vanno mai al sotto dello zero. L'esperienza fatta presso l'azienda Cupitur in agro di Caronia ci ha dato modo di provare, insieme ad altre cultivar, la Glenn che oltre a maturare nel mese di agosto, ha dato ottimi risultati dal punto di vista qualitativo. Questa cultivar ha avuto grande successo nei mercati europei, dove arriva a un grado di maturazione eccellente. Altra cultivar interessante, soprattutto per l'epoca di maturazione tardiva, è stata la Keitt che arriva sui mercati nel mese di novembre e chiude così il calendario di raccolta del mango siciliano. a cura di Barone F. Dip. S.En.Fi.Mi.Zo., Sez. Frutticoltura Mediterranea, Tropicale e Subtropicale, Università degli Studi di Palermo, Facoltà di Agraria, Viale delle Scienze 11 - 90128, Palermo. - 91 - FOTO Impianto di mango az. Cupitur al 1° anno. Da notare gli apprestamenti protettivi Particolare frangivento di cipressino a tre metri di distanza az. Cupitur - 92 - Piante di mango con presenza contemporanea di vegetazione nuova e vecchia in az. Cupitur Piante di mango della cv Glenn in fioritura in az. Cupitur - 93 - Frutti di mango della cv Glenn in az. Cupitur A sinistra il Prof. F. Calabrese in una giornata di campagna dedicata alla potatura del mango - 94 -