Sesso in cambio di voti più alti Arrestato prof cinquantenne

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Sesso in cambio di voti più alti Arrestato prof cinquantenne
-MSGR - 20 CITTA - 14 - 22/08/13-N:
14
Cronache
Giovedì 22 Agosto 2013
www.ilmessaggero.it
mentre l’altra storia era iniziata un
anno fa. Ma nessuno, genitori, amici o altri insegnati delle studentesse, sembra essersi accorto di nulla.“Lolite” contemporanee che,
ascoltate dagli investigatori, hanno ammesso i rapporti sessuali
con il docente, ma per ora nessuna
di loro ha voluto sporgere denuncia e per il reato si è proceduto d’ufficio. Non certo le sole a subire il fascino del professore, che pare si intrattenesse con diverse donne del
saluzzese.
Sesso in cambio
di voti più alti
Arrestato prof
cinquantenne
Cuneo, foto hard a casa del docente
aveva una relazione con due minorenni
L’ASCENDENTE
`
LA STORIA
TORINO Sesso con le sue allieve minorenni. È l’accusa con cui è finito
in manette un professore ultracinquantenne di una scuola superiore
di Saluzzo, nel cuneese. Almeno
due, secondo le indagini, le giovani
ragazze coinvolte dalle “attenzioni” del professore. Gli accertamenti dei carabinieri della Compagnia
di Savigliano sono partiti da elementi emersi nel corso di un’altra
indagine. I militari guidati dal capitano Tommaso Gioffreda hanno
monitorato per due mesi la vita
dell’insegnante e confermato i loro
sospetti: il professore, ammirato e
rispettato da tutti, finite le lezioni
amava intrattenersi privatamente
con le sue giovani allieve. Nel suo
appartamento di Savigliano aveva
lettere, messaggi e regali, oltre ad
alcune foto a luci rosse che lo ritraevano durante uno dei suoi incontri con una delle ragazze. Per questo nell’ordinanza emessa dal gip
del tribunale di Saluzzo gli viene
contestata anche la detenzione di
materiale pedopornografico. Alla
base forse non solo un’infatuazio-
I CONTROLLI Le indagini sono state svolte dai carabinieri
ne, ma anche la promessa di voti
migliori. Tra i documenti sequestrati infatti, anche lettere e pagelle delle allieve coinvolte: improvvisi buoni voti che fanno ipotizzare
che la frequentazione dell’insegnante possa aver portato anche
dei vantaggi scolastici.
GIANO BIFRONTE
«Una brutta storia» spiegano fonti
investigative, che ha lasciato molti
increduli: lui, professore di materie umanistiche, era conosciuto e
stimato da colleghi e studenti. Non
a caso l’operazione, coordinata dal
LE RAGAZZE NON
L’HANNO DENUNCIATO
SI PROCEDE D’UFFICIO
I GENITORI
NON AVEVANO MAI
AVUTO SOSPETTI
pm Maria Cristina Bianconi, è stata battezzata “Giano Bifronte”.
«Un uomo di un certo spessore
professionale e culturale - sottolineano gli inquirenti - che godeva
di grande stima e considerazione
da parte dei colleghi e degli studenti tanto da diventare per molti di
essi un punto di riferimento, ma
che poi di notte si trasformava».
Sembra che nessuna delle due studentesse sapesse della relazione
con l’altra. Relazioni che, a quanto
risulta, andavano avanti da parecchio tempo: una delle ragazze frequentava l’insegnante da tre anni
Secondo l’ipotesi investigativa il
docente sceglieva le allieve psicologicamente più deboli e condizionabili e sfruttando il suo ascendente
su di loro le induceva a innamorarsi di lui. Un amore impossibile e segreto, come quelli narrati in poemi
e romanzi che si studiano a scuola,
che può avere un certo fascino su
delle adolescenti, soprattutto se a
interpretarlo c’è un bravo insegnante. E il caso potrebbe allargarsi. «Non escludiamo - spiegano gli
investigatori - che altre allieve abbiano subito attenzioni e che non
abbiamo mai denunciato i fatti temendo di non essere credute proprio a causa della stima di cui il
professore godeva». Intanto è partita la pratica per la sospensione
del docente dall’insegnamento e
lui resta in carcere: il gip, dopo l’interrogatorio di garanzia, ha convalidato l’arresto.
Sara Settembrino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Siena, la tenuta della mafia
messa in vendita ai privati
«Così la riprendono i clan»
IL CASO
ROMA Era stato il più consistente
sequestro di mafia di sempre: la
tenuta di Suvignano nel senese, a
Monteroni d’Arbia (per capirci,
la stessa zona in cui sembrava
volessero comprare William e
Kate d’Inghilterra), con 713 ettari
in gran parte coltivati, più villa,
edifici coloniali e di pregio, allevamenti di bestiame e opere coloniali, per un valore stimato
complessivamente sui 22 milioni di euro.
L’ANNUNCIO
E ora, l’Agenzia nazionale per
l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ha deciso di venderla a privati,
rifiutando definitivamente il progetto di gestione regionale dell’azienda agricola messa in campo da Regione, Provincia, Comune e dall’associazione Libera.
Con il rischio che la grande
IL COMPLESSO
DI SUVIGNANO
ANDRÀ ALL’ASTA
PROTESTANO
LE ASSOCIAZIONI
«IGNORATI»
PROTESTE Don Luigi Ciotti
fondatore di Libera
azienda, di altissimo valore commerciale, finisca nuovamente almeno in parte nelle mani della
criminalità organizzata. L’Agenzia aveva messo l’annuncio on line, sul sito www.benisequestraticonfiscati.it, già a fine maggio,
con tanto di foto e testo in home
page che spiega come l’azienda
produca cereali che hanno ottenuto il marchio Agriqualità e
ospiti un consistente allevamento di suini di razza ”cinta senese”. Insomma, un investimento
che potrebbe far gola a chi ha
molti soldi da spendere. Anche
per questo motivo, oltre che sulla scorta di un progetto articolato, la Regione Toscana aveva proposto un progetto di gestione.
L’azienda sarebbe passata dal
Demanio alla Regione e questa
avrebbe dato il via ad un progetto assieme a comune, provincia
e Libera. «Questa richiesta - spiega l’appello rilanciato ieri anche
dal fondatore dell’associazione
don Luigi Ciotti - su cui era stata
coinvolta un anno fa l’allora ministro dell’interno Anna Maria
Cancellieri, era sostenuta da un
progetto che prevedeva oltre alla
valorizzazione dell’attività agricola e zootecnica anche la promozione di iniziative per il contrasto alle mafie».
IL CLAN
Invece, niente da fare, l’Agenzia
vuole vendere. Per motivi che
sembrano superare la lunga storia della società. L’azienda era
stata acquistata fra la fine degli
anni Settanta e l'inizio degli Ottanta dal costruttore palermitano Vincenzo Piazza. Nel 1983
Giovanni Falcone, sospettando
rapporti dell'imprenditore con
Cosa Nostra, sequestrò i suoi beni, inclusa la tenuta toscana, ma
Piazza riuscì a farseli restituire.
Nel 1994, però, fu arrestato proprio a Suvignano per associazione mafiosa, e nei successivi due
anni i magistrati siciliani gli sequestrarono beni per 2.000 miliardi di lire, affidandoli a un amministratore giudiziario. Secondo le accuse, Vincenzo Piazza,
un distinto gentiluomo, era l'immobiliarista di Cosa Nostra. Nel
2007, quando la sua condanna è
passata in giudicato, i suoi beni
sono stati confiscati.
Sara Menafra
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