Insegnare l`Italia contemporanea.
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Insegnare l`Italia contemporanea.
Insegnare l'Italia contemporanea. Finalità, temi e metodi della lezione di italiano in prospettiva interculturale (Tiberio Snaidero) In un ambiente scolastico, l’obiettivo finale dell’educazione linguistica in prospettiva interculturale è far conoscere e comprendere agli studenti le caratteristiche della loro propria cultura, far maturare dunque una consapevolezza della relatività della stessa. Di fronte a questo obiettivo finale, la lingua e la cultura italiane insegnate come LS diventano dei mezzi, insieme alla lingua e cultura “nazionale” e alle altre lingue e culture eventualmente insegnate nella stessa istituzione. Gli strumenti (materiali ed attività) per raggiungere il fine sono molteplici, e possono essere tradizionali o “tecnologici”. L’aspetto che di solito si rivela vincente è quello creativo, perché favorisce lo sviluppo delle competenze comunicative incoraggiando un approccio anche emotivo e dunque coinvolgente e motivante all’apprendimento. 1 Opportunità di un approccio interculturale Fino ancora a pochi decenni fa lo scopo della lezione di lingua straniera era quello di avvicinare il più possibile lo studente ad una competenza linguistica cosiddetta near native. Quanto meglio l'apprendente mostrava di conoscere la grammatica e il vocabolario della lingua target, tanto più la sua competenza veniva valutata positivamente. Le fonti del sapere linguistico che venivano trasmesse a lezione erano spesso le grammatiche normative e i testi esemplari dei classici della letteratura. Dopo gli anni '70, grazie all'affermarsi dell'approccio comunicativo vengono valorizzati accanto a quelli grammaticali gli aspetti pragmatici dello scambio linguistico, che trova il suo senso a seconda della funzione di volta in volta chiamata in causa. Si diffonde inoltre la consapevolezza che una lingua straniera può essere usata solo se è conosciuta la cultura del paese straniero in cui tale lingua viene parlata. Nella teoria e nella pratica didattica del mondo occidentale si è infine fatto strada un approccio affettivo allo studente, che viene considerato non solo come apprendente di un codice linguistico ma come essere umano in cerca di realizzazione. Alla formazione di un cittadino consapevole e allo sviluppo della capacità critica partecipa anche l'insegnamento/apprendimento delle lingue e culture straniere. Non è sufficiente apprendere i meccanismi dell'italiano per essere in grado di comprendere gli italiani, bisogna anche affrontare percorsi formativi in ambito culturale. Questi percorsi devono toccare anche aspetti della cultura del quotidiano e questioni legate all'attualità politica ed economica. I temi selezionati dovrebbero contribuire a sviluppare nello studente una capacità di osservare, ascoltare e interpretare criticamente l’altro – in questo caso l'Italia contemporanea - per comprenderlo e comprendere meglio se stesso, la propria cultura d'origine, e la società americana in cui si trova a vivere. 1.1 Claire Kramsch La studiosa americana di didattica delle lingue Claire Kramsch propone di sviluppare un approccio all’insegnamento della linguacultura (Linguaculture) a tutti i livelli di un corso di studi. La visione del mondo deve essere scoperta all’interno della lingua (straniera) stessa e nell’interazione degli interlocutori che usano quella lingua. Secondo Kramsch lingua e letteratura sono inseparabili, e i testi letterari devono essere al centro del lavoro dell’insegnante in classe. Il testo letterario deve essere selezionato in funzione della sua capacità di far emergere posizioni conflittuali. Il tema prescelto per Kramsch non ha grande importanza: ciò che conta è che le allusioni culturali possano venire facilmente colte dai lettori ‘stranieri’. Questi vengono messi nella condizione di creare grazie al dialogo con il testo una terza dimensione, dalla quale osservare e paragonare visioni culturali diverse, e mettere in discussione i propri valori sia attraverso la comparazione con quelli espressi dal brano letterario che con il confronto con le interpretazioni degli altri studenti. La sintesi che si crea in seguito al confronto permette di costruire un nuovo significato e dà luogo a una nuova consapevolezza. Il fine ultimo dell'insegnamento è creare un parlante con competenze interculturali (Intercultural speaker). 1.2 Michael Byram L’inglese Michael Byram propone un modello di Competenza Interculturale basato su Knowledge = Conoscenza (di sé e dell’altro; dell’interazione individuale e sociale), Attitudes = Atteggiamenti (di “autorelativizzazione” e di valorizzazione dell’altro) e Skills = Abilità (di interpretazione e confronto; di scoperta e/o interazione). Byram ritiene che all’interno del contesto scolastico lo sviluppo della competenza interculturale debba avere come meta formativa il raggiungimento di una Consapevolezza Critica Culturale (Critical Cultural Awareness). La Competenza Comunicativa Interculturale permette di interagire con interlocutori la cui prima lingua di comunicazione è per noi una lingua straniera (ad esempio, quando un americano la cui prima lingua sia l’inglese parla in italiano con un italiano). Per Byram gli studenti devono essere aiutati a costruire le proprie conoscenze (storiche, dei possibili malintesi, della memoria condivisa, dello spazio geografico, dei processi di interazione sociale) attraverso il confronto tra queste, di cui devono divenire criticamente consapevoli, e quelle dell’interlocutore. Byram più che per l’uso della letteratura è a favore di studi etnografici sul luogo ove la lingua straniera viene parlata. 1.3 Un esempio di attività interculturale: la simulation globale Accade sempre più di frequente nell’attuale società globalizzata, e negli Stati Uniti da ancora più tempo rispetto all'Europa, che nella classe in cui operiamo siano presenti studenti che appartengono a più culture e parlano più lingue. Attività che appaiono molto adatte ad una lezione di lingua che abbia ambizioni non solo comunicative ma pure interculturali sono le cosiddette "simulazioni globali", nate originariamente nell'ambito della Didattica del Francese. In una simulazione globale gli studenti assumono un’identità fittizia che deve agire, coerentemente con le caratteristiche che vengono attribuite al personaggio, confrontandosi con situazioni possibilmente conflittuali scaturite da un ben preciso contesto situazionale. Nella proposta L’immeuble, di Francis Debyser, si immagina che un condominio sia abitato da un numero di inquilini pari a quello dei componenti la classe di lingua. Ad ognuno degli studenti viene assegnato un personaggio, del quale egli ha il compito di redigere un profilo biografico e il quale poi lo stesso studente dovrà interpretare nella simulazione. Mentre l’insegnante tratteggia a grandi linee una bozza di soggetto, gli studenti sviluppano in comune una serie di scene di vita che prevedono delle interazioni discorsive. Alla fine della simulazione si dovrà giungere a ricomporre in qualche modo i conflitti. Nella simulazione i partecipanti sono tenuti dalla cornice prestabilita a (cercare di) esprimersi nella lingua oggetto di studio. La necessità di stabilire repertori di situazioni culturalmente adeguate impone di usare correttamente le funzioni linguistiche del chiedere un favore, dello scusarsi, dell’esternare il proprio dispiacere, del chiarire malintesi, e così via. Senza contare la necessità di adeguare allo scopo di quel determinato scambio comunicativo la gestualità, la prossemica o la gestione del turno di parola. Un altro esempio e' la simulation globale proposta dallo studioso di Didattica del Francese Lutz Küster. L’idea di base è presa dal setting del film “L’Auberge espagnole”, nel quale studenti Erasmus provenienti da culture diverse convivono in un appartamento di Barcellona. Nell’esempio di Küster, invece, dei giovani di varie città europee si ritrovano a Beaune, sulla Costa d’Oro, per restaurare una chiesa che rischia di crollare. Ci sono persone del posto (quindi francesi, ma la stessa attività si potrebbe naturalmente ambientare in Italia) che lavorano stabilmente al progetto, ma pure ragazzi meno esperti e con una competenza inferiore della lingua del posto che sono lì per dare una mano e fare un’esperienza un po’ particolare durante le vacanze estive… 2 Una metodologia basata sui compiti: Task-based language learning (TBLL) Da qualche anno la discussione degli studiosi di Didattica delle lingue straniere si incentra sulle “competenze” e sulle metodologie più efficaci per svilupparle. Si sta affermando una didattica basata sui compiti, ispirata ad un approccio affermatosi nel mondo anglosassone e chiamato task-based language learning (TBLL). Il modello tipico di tale metodologia, elaborato da Jane Willis e Rod Ellis, suddivide ogni modulo di apprendimento in tre fasi: pre-task, task cycle e post-task (o language focus). Il pre-task introduce tematicamente l’attività e prepara gli studenti al compito vero e proprio. Nell'attività appena menzionata del campo-vacanze internazionale, nel pretask gli studenti descrivono le caratteristiche del personaggio da loro inventato oppure raccolgono informazioni sul posto nel quale il campo vacanze ha luogo (nell'esempio citato, si tratta della cittadina francese di Beaune, in una lezione di Italiano potrebbe essere una delle numerosissime località turistiche in Italia). Nella seconda fase (task-cycle) gli studenti devono venire a capo in modo autonomo e differenziato al compito assegnato. Nel caso del campo-vacanze si tratta di un conflitto che nasce da un'offesa rivolta da un gruppo nazionale a un altro, per sanare il quale gli studenti, in piccoli gruppi, devono escogitare insieme delle soluzioni. Una volta realizzato il “prodotto” comunicativo che è il fine ultimo dell’attività, gli studenti saranno chiamati a riflettere con la guida dell’insegnante sul proprio modo di procedere e saranno chiamati a presentare e ad analizzare i risultati ottenuti (posttask/language focus). 2.1 La metodologia TBLL per promuovere la Competenza Comunicativa Interculturale: la proposta didattica di Adelheid Hu Gli studiosi di Didattica si sono interessati finora principalmente allo sviluppo delle competenze della produzione e della ricezione linguistica, tuttavia esistono anche delle proposte ideate per promuovere la Competenza Comunicativa Interculturale. Vi è un progetto di Adelheid Hu, dell’università di Amburgo, che si riferisce all’insegnamento del Francese o a quello dello Spagnolo ma può essere adattato anche all'Italiano nel biennio finale di una scuola secondaria. La fase preparatoria (pre-task) prevede di introdurre a lezione i temi del plurilinguismo, del multiculturalismo e dell’identità, familiarizzando gli studenti con testi scritti, film e brani musicali appropriati. La seconda fase (task cycle) trasferirà quanto appreso in teoria sul campo della vita quotidiana dei ragazzi (nel modo che illustrerò a breve), che saranno infine chiamati ad assemblare e a presentare i risultati delle loro ricerche etnografiche (post-task). Per la lezione di Francese Hu suggerisce scritture autobiografiche che trattino il tema dell’assimilazione e dell’identità linguistica e culturale in un contesto scolastico (Le gone du Chaâba, di Azouz Begag) o quello del rapporto tra bilinguismo, biculturalità ed identità nel contesto del Canada anglofono e della Francia (Nord Perdu, di Nancy Huston). E' importante che nei libri, film o brani musicali prescelti siano presenti i temi sopracitati, insieme a quello della motivazione ad apprendere un’altra lingua, a emigrare in un altro Paese o a conoscerne la cultura. Gli stessi temi devono essere presenti nei materiali da selezionare per proporre tale progetto in un corso di Spagnolo, o in uno di Italiano. La seconda fase porta gli studenti a verificare “sul campo” quanto appreso grazie allo studio dei documenti. L’indagine etnografica significherà intervistare persone che fanno parte del giro di conoscenze degli studenti le quali, a causa della loro storia di emigrazione, abbiano sviluppato competenze poliglotte; o anche persone la cui prima lingua è quella studiata come straniera nel corso, o che vivono nel Paese nel quale il corso ha luogo; ulteriori brevi interviste potrebbero essere fatte a negozianti appartenenti ad altre culture (turchi, nordafricani, cinesi) che hanno dovuto adattarsi a comunicare nella lingua del luogo ove ha sede il corso. È inoltre possibile far redigere dagli studenti, magari in collaborazione con altri studenti della scuola, dei ritratti o delle schede linguistiche di amici e conoscenti che parlano più lingue. Verranno anche fatte delle ricerche su musicisti che cantano in più lingue ed analizzati fenomeni come il code-switching od il code-mixing, tipici di chi – anche in famiglia – è abituato a passare da un codice linguistico all’altro. Una volta terminata la raccolta dei dati, nella terza fase i risultati dell’indagine etnografica potranno venire presentati grazie ad un’esposizione di poster, meglio se in occasione di una giornata dedicata espressamente alla pubblicizzazione del progetto. Anche il giornale scolastico, la stampa locale o Internet possono consentire la disseminazione dei risultati. 3 La selezione dei temi: quale Italia insegnare Ernesto Galli della Loggia ha scritto qualche anno fa un saggio intitolato “L’identità italiana”, nel quale individuava nel paesaggio e nella posizione geografica, nell’eredità di Roma e nel retaggio cattolico, nel policentrismo urbano e regionale, nel familismo e nell’oligarchia, nell’invadenza della politica e nella debolezza dello stato i tratti storici permanenti che costituiscono l’identità dell’Italia, un paese straordinariamente vario ma con un carattere profondamente unitario. Dopo il libro di Galli della Loggia, negli ultimi anni ne sono usciti degli altri (di autori come Aldo Cazzullo, Guido Crainz, Giampaolo Fabris, Renato Mannheimer, Gaspare Nevola, Ermanno Rea, Angelo Del Boca, Carlo Donolo, Massimiliano Capati, Tullio De Mauro, Giovanni Floris, Luca Sofri, Marco Revelli) dedicati al carattere e all’identità dell’Italia contemporanea. Da queste opere esce un quadro di un’Italia in crisi, vengono tratteggiati nuovi tipi di italiani ed emerge spesso la percezione di un Paese stanco e depresso. Viene sottolineata la mancanza di una politica pubblica per un’adeguata istruzione secondaria e universitaria, per lo sviluppo delle biblioteche e la promozione della cultura. L’evasione fiscale, la congestione del traffico, l’economia sommersa, il mito del posto fisso pubblico, la lentezza della giustizia, la diffidenza nei confronti della forza pubblica sono ormai tratti che caratterizzano l’economia dell’intera penisola. Il luogo fisico dell’identità italiana non sembrano più le piazze – oramai deserte la domenica pomeriggio – ma i grandi centri commerciali, gli “outlet”. Il fenomeno dell’immigrazione è sottovalutato e gestito malissimo, e manca una cultura della sicurezza sul territorio. Nelle case italiane ci sono più cani e gatti che figli e gli animali vengono trattati come persone, tantevvero che il 57% degli italiani fa il regalo di Natale al cane. Roma è l’unica città del mondo senza le file di taxi in attesa dei clienti, ma con le file dei clienti in attesa del taxi. La televisione sembra aver trasformato l’Italia in una “Videocrazia” e l’idea che non siano necessari né il lavoro né il talento per fare carriera nel mondo dello spettacolo (e della politica) è diventata una convinzione sempre più diffusa. La “febbre da spettacolo” è quasi un’epidemia, che coinvolge nell’insieme circa un italiano su tre sotto i 24 anni. 3.1 Finalita' dell'insegnamento della cultura nella lezione di Italiano Alcuni di questi aspetti della cultura italiana contemporanea possono venire didattizzati e presentati a lezione, anche se preferibilmente non tutti i temi dovranno avere le tinte fosche di questo resoconto, che ho voluto incentrare sugli aspetti più deleteri dell’Italia di oggi, un paese purtroppo oggettivamente in crisi. Servirsi a lezione di opere contemporanee di saggistica sulla società italiana è utile anche per mostrare che la cultura può avere un valore civile e sociale. La specificità culturale che ogni lingua possiede deriva però solo in parte dall´identità dei "caratteri nazionali" dei popoli che la parlano, perchè ha pure a che fare con i modi - diversi in ogni contesto geopolitico - in cui quella determinata lingua viene percepita, con il suo ´status´ e perfino con le emozioni e le aspettative che suscitano le conoscenze e i pregiudizi degli apprendenti del luogo in cui tale lingua viene insegnata. Se è dunque fondamentale selezionare dei temi culturali aggiornati e pregnanti, bisogna pure tener conto che l´insegnamento dell’italiano ´in prospettiva interculturale´ ad esempio negli Stati Uniti non può ignorare gli stereotipi che nutrono i rapporti italo - americani, né gli incroci storici e culturali tra i due popoli. Altri pregiudizi, altri stereotipi, altre emozioni ed aspettative porta con sé l´insegnamento/apprendimento dell’italiano in Francia, o in Germania. E molto cambierebbe nell´impatto tra discente e lingua studiata se invertissimo le lingue e gli stati appena portati ad esempio. 4 Coniugare letteratura e tecnologia: il progetto Gemellaggi letterari Desidero ora segnalare un’iniziativa cui ho preso parte quando insegnavo italiano in un liceo tedesco di Berlino, e che forse potrebbe venire replicata anche negli Stati Uniti. Il progetto “Gemellaggi letterari” viene realizzato a partire dall’anno scolastico 20082009 con la finalità di sviluppare tra gli studenti la comprensione e l’espressione scritta attraverso la lettura integrale di opere letterarie in lingua straniera. Viene raccomandato un utilizzo creativo di diversi codici espressivi e la sperimentazione di pratiche didattiche innovative. E' organizzato dal Ministero della Pubblica Istruzione italiano, dall'Ambasciata tedesca in Italia e dal Goethe Institut di Roma. Il progetto si è rivolto alle classi del penultimo anno di sette Scuole secondarie di secondo grado, in Germania e in Italia, i cui curricula includevano lo studio rispettivamente dell’italiano e del tedesco come lingua straniera. I libri messi a disposizione per il progetto appartengono alla letteratura contemporanea, hanno come protagonisti ragazze e ragazzi della stessa età degli studenti, che hanno problemi simili a quelli vissuti dal lettore adolescente, un aspetto questo che aumenta la motivazione alla lettura. Nei primi mesi del primo semestre ogni classe ha lavorato essenzialmente sul romanzo scelto dal proprio insegnante, poi, a partire da gennaio/febbraio 2009, l’attività è divenuta mano a mano sempre più cooperativa e la collaborazione tra le due classi si è concretizzata in un prodotto finale comune che è poi stato presentato pubblicamente a fine aprile 2009 nella sede romana del Goethe Institut. I mezzi tecnologici che hanno armonizzato le attività delle scuole partner sono state una piattaforma moodle gestita dal Goethe Institut, cui avevano accesso solo i docenti e gli organizzatori, ed un blog su interfaccia wordpress amministrato dagli insegnanti e dagli stessi studenti. 4.1 Gemellaggi letterari: il partenariato tra lo Schiller e l’Arrangio Ruiz Il gruppo di Italiano della classe Dodicesima dello Schillergymnasium di Berlino, di cui ero insegnante, ha lavorato sul libro “A piedi nudi, a cuore aperto”, di Paola Zannoner, ed ha poi collaborato con una IV superiore dell’Istituto “Arrangio Ruiz” di Roma, che invece leggeva un romanzo in tedesco (Knallhart, di Gregor Tessnow), allo sviluppo di attività cooperative. I protagonisti del romanzo italiano sono Taisir, un giovane arabo palestinese, e Rachele, una ragazza italiana: lui è uno skater, lei studia canto; entrambi frequentano un liceo nel centro della città, ma mentre Rachele abita in una zona borghese, Taisir vive nel quartiere arabo della metropoli. Il lavoro in classe sul romanzo ha alternato attività di analisi e rielaborazione del testo ad altre di scrittura argomentativa e creativa. Tra le prime, il riassunto di ogni capitolo, l’analisi del lessico e in particolare del linguaggio giovanile, il ritratto dei personaggi e la lettura espressiva di determinate parti del libro. Le attività di scrittura argomentativa e creativa assegnate alla classe hanno rappresentato la tipologia di lavoro più gradita e proficua nell’interscambio con gli studenti partner della scuola di Roma. Sono stati scritti testi sull’adolescenza e poi racconti, poesie, canzoni e scene teatrali ispirate a temi o passaggi del romanzo. L’interpretazione di un pranzo di famiglia italiano è stata poi portata anche a Roma, dove è stata rappresentata durante lo spettacolo finale del progetto. Grazie al blog le due classi si sono scambiate attività che richiedevano collaborazione e/o interazione. Gli studenti italiani hanno dovuto per esempio commentare in tedesco dei disegni che una studentessa di Berlino aveva fatto ispirandosi al romanzo. Quelli tedeschi, scrivere in italiano testi poetici ispirati da personaggi del libro. 4.2 Abilità e competenze sviluppate nel progetto Gemellaggi letterari Grazie alle attività svolte in classe, attraverso il blog e nell’allestimento del prodotto finale sono state esercitate: • • • • le abilità di lettura, di produzione orale e soprattutto di scrittura creative la conoscenza e la discussione di problemi sociali come la droga, la criminalità giovanile, la disoccupazione, l’integrazione dei migranti, le dinamiche famigliari, l’amicizia, l’amore, l’identità il cambiamento e l’assunzione di una prospettiva diversa, che è uno dei tratti che caratterizzano la competenza interculturale l’uso virtuoso della tecnologia per veicolare discorsi complessi Un altro aspetto originale di questa esperienza la individuo nell’aver utilizzato per un intero semestre un romanzo come una sorta di libro di testo. Riepilogo: come costruire un percorso comunicativo interculturale Gemellaggi letterari rappresenta un caso estremamente virtuoso di progetto didattico, Non sempre nella realta' quotidiana del fare scuola sono date le condizioni per realizzare qualcosa di simile. Abbiamo però presentato anche altri esempi - le simulazioni globali, le drammatizzazioni, l'uso della letteratura e della saggistica, il metodo etnografico - che possono piu' agevolmente venire riprodotti a lezione. Per dare a un corso di Italiano Lingua Straniera un’impronta interculturale, è necessario programmare una serie di Moduli, scanditi in Unità di Apprendimento. I testi – intesi in senso lato: dunque anche film, canzoni, disegni – devono essere culturalmente ricchi, capaci cioè di far emergere posizioni conflittuali e mettere in discussione i valori degli studenti attraverso la comparazione. Risulta decisivo che le allusioni culturali dei testi prescelti possano venire facilmente colte dai lettori che non appartengono alla cultura oggetto di studio. Per accedere a una comprensione della prospettiva culturale “altra” è necessario che il lavoro sul materiale linguistico impostato nella prima lezione dell’UA si armonizzi coerentemente con gli obiettivi del modulo e dell’intero percorso. Ciò non significa che dobbiamo raggiungere tutti gli obiettivi in una sola lezione, od usare tutti i materiali, o mettere in scaletta tutte le attività. I contenuti selezionati: 1) devono essere elementi basilari per la comprensione della società italiana 2) devono essere temi che si prestano ad essere problematizzati e che possano interessare agli studenti 3) devono favorire la contrastività tra la le culture. Molti degli esempi presentati in questo contributo sono stati incentrati su attività di scrittura e di transcodificazione creative che attraverso giochi di ruolo e drammatizzazioni hanno convolto gli studenti anche sul piano affettivo ed emotivo. In questo modo si favoriscono due nozioni cardine dell’ intercultural learning: l’empatia e la defamiliarizzazione, che rappresentano il viatico per una (auto)consapevolezza critica della cultura famigliare, di quella della societa' in cui ci si trova a vivere, e di quella della lingua, nel nostro caso l'Italiano, che si studia a scuola. © Tiberio Snaidero