stella egitto in guerra per amore

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stella egitto in guerra per amore
n.19
STELLA EGITTO
racconta
IN GUERRA PER AMORE
il nuovo Film di Pif
Paola Privitera, Diario di una moglie insonne
libri
ESILARANTE, CON GARBO
Ciro Saporito photographer
Diario di una moglie insonne è l’esordio letterario di Paola Privitera. Ironica e autoironica
l’autrice descrive con grande spirito d’osservazione tic e manie di una classica famiglia italiana.
di Guido Biondi
L
e vie della creatività sono infinite. E proprio
per questo c’è da augurarsi che l’autrice del
libro non commetta l’errore di curarsi l’insonnia. Un disturbo comune a molte migliaia di
italiani eppure per Paola Privitera è una sfida quotidiana per trascrivere su carta pensieri, immagini
e sensazioni realmente vissute perché “a voce faccio
una grande fatica, mi mangio le parole, parlo troppo
in fretta mentre quando scrivo riesco a organizzare
i pensieri ordinatamente”. Molte donne – e molti
mariti - si riconosceranno nel romanzo, ma non
si tratta di Desperate Housewives: è il seme dell’autodeterminazione di una moglie alla prese con la
quotidianità e la gestione multitasking di lavoro,
figli, relazioni personali e routine.
Quasi un manuale di sopravvivenza, con un grandissimo senso dell’ironia e una disarmante
sincerità che non è mai ingenuità
ma volontà di essere se stessi. Con
una serie di descrizioni veramente
esilaranti senza mai cadere nella
banalità: si ride spesso e di gusto,
riconoscendosi nelle avventure di
Paola e del suo “habitat”. Enfatizzare situazioni grottesche o paradossali e trasformarle in strumenti
di analisi: potrebbe essere questa
la cifra stilistica dell’autrice. Provate a leggere il capitolo dedicato
all’appuntamento dal parrucchiere e la descrizione – tra le righe –
della sua evoluzione attraverso il
database di ogni cliente: “aprono la schermata sul
pc dove ci sono notizie che non so nemmeno su me
stessa”. Veniamo a conoscenza anche dell’abitudine
del marito di usare verdure surgelate come borsa
del ghiaccio, con la moglie che pensa alla volontà
di iniziare un gioco erotico. Un contrasto tra l’insonne e un narcolettico è già fioriera di gag; anche
nel capitolo dedicato agli ex fidanzati si ride senza
sosta: “seimila euro di multe: bisogna che già dagli
anni del triciclo si cominci a parcheggiare in terza
fila per arrivare a una cifra simile”. Infine la gelosia per il marito, magistralmente raccontata con il
pretesto di una caccia alle zanzare sino alla chiosa
esilarante: “in perlustrazione alla ricerca disonesta
di detriti storici delle sue ex fidanzate”. Per Paola
“scrivere qualcosa della propria vita equivale a salvarlo” e si capisce dall’urgenza con la quale prova,
riuscendoci, a comunicare se stessa. Ed è pure controcorrente, scegliendo l’elogio del matrimonio:
“sapevamo già perfettamente chi stavamo sposando,
nei minimi particolari”.
Ci racconta la genesi del suo libro?
Io scrivo da sempre, soprattutto di notte. Di notte
mi vengono in mente delle idee e dei dettagli che
non ho durante il giorno; chiamiamola creatività.
Ho avuto anche un periodo nel quale sono ricorsa a dei farmaci finché ho accettato serenamente
che mi bastano solo poche ore di
sonno. Non ho mai scritto pensando di far uscire questo libro, è
semplicemente accaduto. Scrivere
è un modo per passare le ore, per
far passare le ansie, per fare chiarezza. Quando ho conosciuto mio
marito succedeva che si svegliasse di notte e mi vedesse scrivere:
pensava avessi l’amante oppure
che scrivessi il testamento. Dopo
qualche tempo, appurato che non
ero una depressa ha iniziato a leggere alcune pagine del mio diario
e le ha trovate divertenti, tanto
da spronarmi a pubblicare questo
libro. Scrivere fa parte della mia
vita, del mio Dna; non potrei mai
farne a meno. Nasce anche da una
paranoia: da quando ho due figli scrivo nel terrore
di non riuscire a raccontare di me, della loro mamma e di loro, di come crescono giorno dopo giorno,
del loro linguaggio fatto di frasi originali e di magnifico stupore. La mamma è una memoria storica.
Dei suoi figli parla raramente nel romanzo. Una
sorta di pudore?
Sono appena nominati. Forse perché per una questione anagrafica i caratteri dei miei figli stanno
emergendo solo da poco. Inoltre quando ho scritto il libro avevo solo un figlio, la seconda è arrivata
durante la scrittura. Di sicuro con loro è aumentata
la mia già abbondante ansia.
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Ansia apparente, emerge una grande padronanza. Forse è solamente volontà eccessiva di controllare ogni evento?
Riesco a fare mille cose contemporaneamente e
credo anche di farle bene; è la mia percezione di me
stessa che vacilla e mi rende paranoica. Scherzando
su tutto quello che mi succede sembro una persona
molto sicura anche se in realtà non è così. In ogni
caso sono la prima a prendersi in giro!
Nel capitolo dedicato agli ex fidanzati viene descritto un maniaco dell’ordine intento a consumare un blister di supposte per non lasciarlo a
metà: comicità allo stato puro.
La vita è comicità, non c’è bisogno di avere grande
fantasia, siamo tutti ridicoli. Ma nell’accezione positiva del termine. Raccontare le cose buffe che accadono alle persone non è una volontà di prenderle
in giro. Riuscire a far sorridere è un dono, anche
quando capita involontariamente.
Racconta con disarmante sincerità che controlla il telefono del marito.
Parliamoci chiaro: tutti abbiamo controllato il
cellulare del partner. Io lo faccio e lo confesso con
onestà. Ho amiche che mi contestano l’abuso di
privacy: la verità è che io lo faccio e lo racconto,
questa è la differenza. Sono senza filtri. Mi piacerebbe che il lettore ritrovasse una parte di sé nel
racconto, anche nelle cose inconfessabili.
Nel libro emerge un bisogno continuo di essere
rassicurata, arriva a definirsi una “figlia adottiva”.
Vivo da sempre l’abbandono. La cosa assurda è che
non è riconducibile alle figure dei miei genitori:
sono sempre stata “riempita” d’amore, stimata, coccolata. È un mio deficit.
A parte l’elogio dichiarato del matrimonio si
evince di un profondo sostentamento e una totale accettazione dell’altro.
Sono consapevole che non è facile stare con me.
Credo fermamente nell’anima gemella, ci vuole una botta di culo nella vita ma esiste davvero e
io l’ho trovata. Siamo due opposti: lui parla poco
e solamente se deve; è sobrio nei comportamenti.
Per mio marito i miei tic sono normali, un altro mi
avrebbe già strozzata. Vale anche all’incontrario; ci
siamo proprio trovati.
Ultima curiosità: nel libro non accenna mai al
suo lavoro di hostess, sicuramente un serbatoio di tic e situazioni interessanti da raccontare.
Forse sta pensando a un secondo libro?
È vero, non parlo mai del mio lavoro, ne ho un rispetto assoluto anche se sono consapevole che è un
palcoscenico enorme e offre tantissimi spunti. Ad
esempio vedo molte persone con la paura di volare
e talvolta ci sono situazioni assurde e persino divertenti; eppure mi sembrerebbe di violare qualcosa di
intimo e privato, non è nelle mie corde. È anche carattere: prendo il lavoro con tale serietà che è come
se infilassi uno scafandro.
Potrebbe essere un ausilio per chi viaggia con
l’ansia, un prontuario in forma romanzo per superare la paura del volo.
Non ho mai approfondito veramente; con le opportune delicatezze e qualche forma di anonimato
magari...
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