IL MASTINO DEI BASKERVILLE da WIKIPEDIA

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IL MASTINO DEI BASKERVILLE da WIKIPEDIA
Come Conan Doyle scrive in apertura del romanzo, Il mastino dei Baskerville gli viene
ispirato da tal Robinson che, narrandogli una leggenda dell'Inghilterra, gli suggerì l'idea per
questo racconto, aiutandolo in seguito, anche a svilupparlo.
È considerato probabilmente il miglior romanzo di Doyle sul suo personaggio Sherlock
Holmes, ed ha la particolarità di uscire postumo, non nel senso che è stato edito dopo la morte
dell'autore, ma nel senso che uscì dopo la morte del protagonista: tante, infatti, furono le
pressioni degli appassionati sull'autore inglese, che alla fine fu costretto a far tornare in pista il
famoso detective con un'avventura precedente alla sua morte.
La storia prende le fila da una sinistra leggenda della brughiera inglese: la
maledizione dei Baskerville.
Al tempo della Grande rivolta, storia narrata da Lord Claredon, nelle terre dei Baskerville era
insediato un personaggio crudele e sanguinario, tal Hugo (presterà il nome ad uno dei più folli
e letali avversari del Batman pre-Crisis). Innamoratosi della figlia di un vicino proprietario
terriero, andò con la forza a prendersela e quindi organizzò un festino per le sue prossime
nozze. La fanciulla, però, riuscì a fuggire, incorrendo nelle ire dell'ubriaco e stravolto Hugo,
che, si dice, arrivò a promettere la sua anima alle schiere infernali se queste gli avessero
concesso la possibilità di riprendere la ragazza. Corse quindi all'inseguimento della fuggiasca
sulla sua cavalla nera e dopo aver liberato il suo branco di mastini. I convitati, smaltita
l'iniziale sbornia, seguono un Hugo Baskerville animato da furia vendicativa per trovare
l'oscuro signorotto e la giovane innocente dilaniati da un oscuro e terribile mastino nero, così
descritto dal buon Conan Doyle:
«Ma non fu la vista del suo corpo [della ragazza], né quella del cadavere di Hugo
Baskerville, steso accanto a lei, che fece drizzare i capelli in testa a quei tre temerari:
accanto al corpo di Hugo, con le zanne ancora affondate nella gola sbranata, c'era un
essere orrendo, un'enorme bestia nera, simile a un mastino ma assai più grande di un
qualsiasi mastino si sia mai visto al mondo. E mentre lo guardavano sbigottiti, quella
creatura dilaniò con uno strappo la gola di Hugo Baskerville volgendo verso di loro
gli occhi fiammeggianti e le fauci grondanti sangue.»
(dal 2.o capitolo, La maledizione dei Baskerville)
Questa descrizione rende grazia a Doyle di una sua grandissima qualità: quella di essere un
abile scrittore del terrore. Il romanzo, infatti, come si può facilmente intuire leggendo il passo
citato, è pervaso dalle atmosfere gotiche tipiche di quel genere di letteratura, fondendosi
perfettamente con le tematiche investigative tipiche del ciclo realizzando, alla fine, una
perfetta fusione tra il terrore e la suspense.
Terrore che, da una leggenda dimenticata, viene risvegliato ai giorni di Holmes dalla
prematura e improvvisa scomparsa dell'ultimo occupante di Baskerville Hall: sembra, quindi,
che il mastino infernale che tormenta la famiglia sia tornato a colpire per riscuotere la sua
vendetta. La soluzione del caso, le cui indagini sono svolte per un certo lasso di tempo dal
solo Watson, aiutato nell'ombra da Holmes (ma lo verrà a sapere solo alcuni giorni più tardi)
non sarà in effetti eccessivamente complicata.
Andiamo, però, con ordine: il dottor James Mortimer, preoccupato per la sorte dell'erede della
fortuna dei Baskerville, Sir Henry, contatta Holmes esponendogli tutti i fatti, dalla
straordinaria leggenda fino alla morte di Charles Barskerville, presentandogli prima il
resoconto ufficiale, quindi un particolare importante taciuto ai giornalisti e agli inquirenti:
vennero ritrovate delle impronte di un mastino di considerevole stazza a poca distanza dal
corpo!
Ma dobbiamo scartare ogni altra ipotesi, prima di poter ripiegare su questa [quella
soprannaturale]
Questo il commento di Holmes, una variante sul suo motto tipico, e l'interesse del caso è
molto alto, pur se in un primo momento, come detto, viene inviato in avanscoperta il buon
Dr.Watson. Le indagini alla fine scoprono che il vicino dei Baskerville, tal Stapleton, a lungo
creduto persona affabile e a modo, in realtà era un Baskerville, figlio di Rodger Baskerville,
fratello minore di sir Charles. Abituato alle truffe, scoperto di essere il discendente di una
ricca famiglia, elaborò un complicato piano per entrare in possesso della fortuna della
famiglia, allevando a tale scopo un mastino nero in modo da poterlo rendere furioso e
minaccioso anche con alcuni accorgimenti scenici. Purtroppo per lui sulla sua strada verso la
fortuna si trovò l'abilità investigativa di Holmes che, non credendo alla soluzione
soprannaturale, ne ha scoperto gli intenti criminali.