Relazione_AGNESE_MORO_15apr2015

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Relazione_AGNESE_MORO_15apr2015
Progetto di Educazione alla Legalità
Incontro con AGNESE MORO
“QUANDO SI DICE LA VERITA’, NON BISOGNA DOLERSI PER AVERLA DETTA: LA VERITA’
E’ SEMPRE ILLUMINANTE …”
15 aprile 2015 – Gran Guardia e ITES “A. Pasoli”
Relatrice: AGNESE MORO
Un’altra tappa fondamentale è stata scritta nel cammino di Prospettiva Famiglia, delle
famiglie e dei giovani che ci seguono. A scriverla, una donna grande nella sua semplicità,
lucida narratrice di una pagina buia della nostra democrazia, nonostante abbia vissuto
terribilmente da vicino quei 55 giorni in cui durò il rapimento di Aldo Moro, prima di
concludersi col ritrovamento del cadavere nel bagagliaio della tristemente famosa Renault 4
rossa in via Caetani.
Agnese ha fatto esattamente ciò che ci aspettavamo da lei e cioè che si parlasse dell’uomo
Aldo Moro, con i suoi pregi e le sue debolezze, volevamo scoprire come poteva essere
quest’uomo fra le mura di casa, nei suoi rapporti con i familiari, come viveva i suoi momenti
di svago. Come ricorderete, nell’autunno scorso abbiamo affrontato insieme ad un senatore
della Repubblica (Miguel Gotòr) l’argomento degli Anni di piombo e quindi l’apice di quel
momento eversivo, che si concretizzò appunto nel rapimento ed uccisione dello statista
pugliese; allora, ripercorremmo questo momento con l’occhio dello storico e del politico,
scevri da sentimentalismi, parlammo del possibile complotto (davvero quella mattina Aldo
Moro sarebbe andato a sottoscrivere il famoso “compromesso storico” fra DC e PCI?), del
comportamento che la classe politica e le istituzioni adottarono di fronte ad un movimento
rivoluzionario (le Brigate Rosse) che minacciavano un uomo dello Stato (che cosa doveva
prevalere? la ragion di Stato o la salvezza di una vita umana?). Adesso, invece, abbiamo
guardato ad Aldo Moro con l’occhio di una figlia, che ci ha illustrato – in modo lucido e
affettuosamente dissacratorio – i pregi e i difetti di quest’uomo, nato a Maglie e cresciuto
nelle file della gioventù universitaria cattolica (FUCI), così come altri personaggi della
politica di allora (Giulio Andreotti per es.). Un “secchione” – come l’ha descritto Agnese –
che si laureò giovanissimo con voti eccellenti e che fece dell’insegnamento la sua ragione di
vita, non lasciandolo mai, nemmeno quando intraprese la carriera politica. Un uomo
instancabile, un uomo sempre preso dal lavoro e per il quale il lavoro veniva prima della
famiglia. Un uomo molto devoto, che ogni giorno prima di andare a lavorare, si recava a
ricevere la comunione, dopo di che avviava una giornata di intensi rapporti con chiunque
(politici, cittadini, rappresentanti di Stato esteri, …). Aldo Moro non si apriva mai con la sua
famiglia riguardo a ciò che faceva; al massimo, ci dice Agnese, qualche volta lasciava
qualche suo scritto – che riteneva particolarmente brillante – ai figli, quasi a chiedere un loro
compiacimento e una loro condivisione. Nell’illustrare la figura del padre, Agnese ci ha
mostrato una serie di foto della vita privata del padre, a partire dal suo viaggio in Lapponia.
Lo si vede sempre in contatto con la gente o con altri esponenti politici; e, come loro, solo, a
guidare il carro della corrente politica di cui faceva parte (foto di Moro con Berlinguer).
Agnese ha correttamente ricordato gli uomini della scorta che perirono in quel tragico 16
marzo 1978 nell’agguato di via Fani; un agguato condotto con particolare perizia, essendo
riusciti ad uccidere tutti gli uomini della scorta, senza nemmeno ferire l’obiettivo del
rapimento, ossia lo stesso Aldo Moro.
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Agnese ci ha descritto quest’uomo integerrimo, sempre impegnato nel suo lavoro, persino nei
pochi momenti di relax; un uomo che nelle lettere scritte durante la prigionia, mescola fatti
di importanza nazionale (il dibattito politico di quei giorni) con attività quotidiane di routine
(“ricordatevi di chiudere il gas”).
Nel corso della mattinata – alla Gran Guardia – numerose e complesse sono state le domande
poste dagli studenti in rappresentanza delle dieci scuole intervenute; a tutte Agnese Moro ha
risposto con grande senso pratico e con estrema lucidità; ci ha quindi detto che il cognome
che porta le ha creato più volte situazioni di difficoltà e che da piccola mal digeriva questo
papà sempre dedito al lavoro, che aveva con i figli un rapporto quasi “istituzionale”, ma ha
anche riconosciuto quanto gli volesse bene, sapendo intravvedere in quelle cartoline che suo
padre inviava alla famiglia quando era all’estero con una frase di prammatica (“tante care
cose”), l’intento del padre di dire alla moglie e ai figli: “vi ho pensato anche se sono
lontano”.
Agnese Moro ha anche sottolineato come fra i politici di allora, come sempre, vi fossero
persone buone e persone cattive, ma ha anche invitato a meditare su quanto a volte le
persone buone vengano travolte da quelle cattive, perché essere buoni non basta, bisogna
anche essere persone decise ad imporre questa bontà contro il male e contro la malvagità o
semplicemente contro chi difende a tutti i costi i propri privilegi e lo status quo. Ecco allora
che dopo quel tragico 9 maggio 1978 le cose proseguirono ancora per alcuni anni in modo
statico e tranquillo e coloro che avevano interessi in gioco se li sono curati per tutti quegli
anni, fino all’arrivo di Mani Pulite ben 14 anni dopo.
Certo, un pezzo di Agnese è rimasto inchiodato a quel drammatico anno del 1978 e benché
poi lei abbia vissuto la sua vita, con tre splendidi figli sopravvenuti nel frattempo, un pezzo
di lei è e resta fisso come un fotogramma a quel terribile momento. Il tempo e l’impegno
che lei spende per diffondere l’immagine di suo padre è anche indirizzato a ricordare ai
nostri giovani che la Costituzione risente moltissimo dell’impronta di suo padre, specie nei
primi 11 articoli e che la repubblica (la res publica) è davvero la cosa pubblica, solo che,
perché sia veramente tale, occorre che i giovani partecipino alla vita del Paese. Per avere
vera democrazia, chiunque deve sentirsi un po’ padrone di questa repubblica, ma per farlo
deve interessarsi a ciò che accade, alla vita pubblica, alle istituzioni. E’ un suo dovere, ma –
se ci pensiamo – anche un suo diritto.
Un ‘grazie” a tutti i giovani, docenti e dirigenti – in particolare alla Dirigente Lidia Marcazzan
per il bel contributo - che hanno affollato la Gran Guardia, al sindaco Tosi che ha dato la sua
testimonianza, all’Ass. Anna Leso che ci segue sempre con affetto, al preside Sandro Turri
che ci ha accolti ancora una volta all’ITES Pasoli, alla dott.ssa Zivelonghi che ha dato
presentato in modo chiaro e completo la nostra prestigiosa ospite, alla Prof.ssa Daniela
Galletta che ha organizzato nei minimi particolari un evento così importante ed infine – last
but not least - un grazie sincero ad Agnese Moro, che speriamo di incontrare nuovamente
nell’avventura che stiamo vivendo insieme a Prospettiva Famiglia.
Un caro saluto a tutti.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
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