dalle certificazioni ambientali nuova forza al made in italy
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CERTIFICARE PER COMPETERE DALLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI NUOVA FORZA AL MADE IN ITALY I quaderni di Symbola COORDINAMENTO AUTOMAZIONE: Marco Frey Presidente comitato scientifico Fondazione Enrico Annacondia UCIMU; Symbola, Nando Pagnoncelli Amministratore delegato Ipsos ABBIGLIAMENTO-TESSILE: Italia, Riccardo Caliari CEO Cloros, Domenico Sturabotti Paolo Foglia Icea, Aurora Magni Blumine. Direttore Fondazione Symbola, Fabio Renzi Segretario generale Fondazione Symbola, Filippo Trifiletti Direttore PROGETTO GRAFICO generale Accredia, Piero Bonato Direttore generale CSQA. Bianco Tangerine s.n.c. GRUPPO DI LAVORO SI RINGRAZIANO Elena Battellino Accredia, Tiberio Daddi Scuola Su- Pierdomenico Baldazzi CSI S.p.A., Giusy Bettoni C.l.a.s.s., periore Sant’Anna di Pisa, Lisa D’Emidio Fondazione Elisa Boscherini Anfia, Sergio Botta Studio Botta & Associati, Symbola, Maria Rosa De Giacomo Scuola Superiore Massimiliano Bottaro Ispra, Renato Brocchetta Rubinette- Sant’Anna di Pisa, Daniele Di Stefano Fondazione Sym- rie Bresciane Bonomi, Marco Cappellini CEO Matrec, Giusep- bola, Monia Fresiello Cloros, Elisa Mizzoni Fondazio- pe Caruso Zordan, Umberto Chiminazzo Certiquality, Ales- ne Symbola, Alessandro Seno Accredia. sio Cuccu Lago, Fulvio D’Alvia RetImpresa, Angela De Pinto CSI S.p.A., Barbara De Rui Centrocot, Gianluca Di Giulio Ac- FOCUS SETTORIALI credia, Simona Faccioli ReMade in Italy, Matteo Favero FSC® AGROALIMENTARE: Italia, Diego Florian FSC® Italia, Marco Fossi FederlegnoAr- Maria Chiara Ferrarese CSQA, Irene Grigoletto CSQA, redo, Teresa Gargiulo FederlegnoArredo, Raoul Gatti Csi Marco Tonni Studio Agronomico Sata, Michele Zema CSQA; S.p.A., Giovanni Manzotti CCIAA Macerata, Michela Possa- ARREDO-CASA: gno Arper, Emanuele Riva Accredia, Armando Romaniello Omar Degoli FederlegnoArredo, Marco Clementi CSI Certiquality, Carla Sanz Accredia, Andrea Serri Confindustria S.p.A., Teresa Gargiulo FederlegnoArredo; Ceramica, Fabrizio Tironi Flos, Giovanni Tribbiani PEFC. La riproduzione e/o diffusione parziale o totale delle informazioni contenute nel presente volume è consentita esclusivamente con la citazione completa della fonte: “Certificare per competere. Dalle certificazioni ambientali nuova forza al Made in Italy” Le emissioni di CO2 legate alla stampa di questo volume sono state compensate tramite l’acquisto di crediti provenienti dal progetto Improved Cook Stoves in Chamanculo C, Maputo (Mozambique) - GS1247 vpa 23 PARTNER CON IL PATROCINIO DI CERTIFICARE PER COMPETERE DALLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI NUOVA FORZA AL MADE IN ITALY 0. PREMESSA INDICE 01 2 3 / 0 PREMESSA 1 CERTIFICAZIONI E MARCHI AMBIENTALI 1.1. Dalle origini ai nostri giorni 1.2. Orientarsi tra le certificazioni ambientali 1.3. Certificazioni ambientali in numeri: diffusione e trend 1.4. Cinque vantaggi offerti dai marchi ambientali 1.4.1. Miglioramento dei profili ambientali 1.4.2. Vantaggi burocratici 1.4.3. Apertura di nuovi mercati e acquisti verdi 1.4.4. Reputazione 1.4.5. Maggiore propensione all’innovazione 1.5. Prototipi di futuro: le tendenze in atto 1.6. Fattori di successo di marchi e certificazioni ambientali 4 16 23 38 41 42 42 46 2 CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DAL MADE IN ITALY 2.1. Agroalimentare 2.2. Arredo-casa 2.3. Automazione 2.4. Abbigliamento-Tessile 2.5. Marchi ambientali e performance economiche d’impresa 2.6. Un potenziale inespresso: conoscenza e attenzione degli italiani per le certificazioni ambientali 3 CASI STUDIO 67 78 87 90 99 3.1. Asdomar 3.2. Caprai 3.3. Gruppo Casillo 3.4. Flainox 3.5. Florim 3.6. Miroglio Textile 3.7. Radici Group 3.8. Saviola Holding 3.9. Valcucine 3.10. Oleificio Zucchi / 128 132 136 140 143 146 150 154 158 162 / Appendice / Appendice 1. Le principali certificazioni ambientali / Appendice 2. Vantaggi burocratici / Appendice 3. Nota informativa al paragr. 2.6. / Bibliografia generale / Bibliografia specifica / Sitografia / Tabella: Orientarsi tra le certificazioni ambientali / Note 168 170 183 186 188 190 201 202 210 115 43 51 56 5 0. I MARCHI AMBIENTALI PREMESSA 6 7 0. PREMESSA M ISURA CIÒ CHE È MISURABILE, E RENDI MISURABILE CIÒ CHE NON LO È “ “ Galileo Galilei 1,5 punti percentuali. Ancora meglio nell’occupazione, dove Miroglio Textile, Radici Group, Saviola Holding, Valcuci- lo spread arriva a 3,8 punti percentuali: le certificate han- ne, Oleificio Zucchi – il presente rapporto, il primo nel suo no visto crescere gli addetti del 4%, le altre dello 0,2%. Con genere, può avere un valore importante per il mondo delle vantaggi particolarmente spiccati nel tessile abbigliamento certificazioni anche perché è condotto in un Paese, l’Italia, Oltre 450 in tutto il mondo, con una media di 12 new entry to delle performance – ambientali, certamente, ma anche (spread nel fatturato +3,6) e nell’automazione (spread per che è un laboratorio d’eccezione. Con una tensione im- ogni anno. Quello delle certificazioni e dei marchi ambien- economiche – delle imprese. Un elemento determinante gli addetti +3,9). Questi dati medi ci dicono che le certifica- portante del settore produttivo verso la green economy: il tali è un mare magnum fatto di strumenti rigorosissimi che nel cammino delle aziende, e del Paese, verso la qualità. zioni giovano alle imprese di ogni dimensione. Se però zoo- 24,5% delle nostre imprese (una su quattro) dall’inizio della convivono con operazioni di puro greenwashing. Fatto di Ancora una volta non solo ambientale: perché, come segna- miamo sui risultati nelle diverse dimensioni aziendali (pic- crisi ha fatto investimenti green. Conquistando al Paese una marchi semplici ed efficaci ma anche sigle e simboli poco liamo nel rapporto, una certificazione ambientale porta con cole, medie e grandi), ci accorgiamo che sono soprattutto le leadership green in Europa: siamo primi tra i grandi paesi comprensibili che non aiutano il consumatore a capire i sé vantaggi nei dei bilanci, migliori rapporti con le imprese, imprese più piccole ad ottenere maggiori vantaggi: le PMI europei per eco-efficienza del sistema produttivo, all’avan- prodotti che sta comprando, né le imprese a far conoscere i consumatori, il territorio, la società e la Pubblica ammi- (fino a 50 addetti) con certificazione ambientale registrano guardia per quota di energia rinnovabile nella produzione i propri comportamenti virtuosi. Di certificazioni percepite nistrazione; acuisce l’attenzione alle richieste dei clienti, uno spread di +4 punti nel fatturato (contro un +1,1 delle elettrica (43,3%), siamo leader europei nel riciclo industria- spesso dalle aziende esclusivamente come il biglietto da pa- migliora la reputazione, rafforza quella tensione innovativa medie, fino a 250 addetti, e un +0,6 punti delle grandi) e di le (a fronte di un avvio a recupero industriale di oltre 163 gare per sperare di entrare nel mercato degli acquisti verdi che è il cuore della sostenibilità e della green economy. 1,2 punti negli occupati (contro lo 0,6 o 0,7 delle altri classi). milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili, nel nostro Paese o tra i fornitori di alcune grandi imprese. Partendo dalla costituzione del primo parziale database Al Sud, poi, mentre fatturato e addetti vanno sotto zero per sono stati recuperati 25 milioni di tonnellate, il valore asso- Certificare per competere di Fondazione Symbola e Cloros delle imprese del made in Italy (le 4A: Automazione, Abbi- le imprese non certificate, quelle certificate (con uno spread luto più elevato tra tutti i paesi del continente). nasce proprio per dare – ai consumatori, alle aziende, ai gliamento, Arredocasa, Alimentari) dotate di certificazioni rispettivamente di +1,7 e +3,2) possono vantare mediamen- In Italia cresce l’attenzione alla sostenibilità tra i consu- tecnici – strumenti utili per mettere ordine nel composito ambientali, e confrontandone le performance con quelle te risultati positivi. matori. Ed è evidente anche una spiccata propensione alle mondo delle certificazioni ambientali. Che abbiamo passato delle imprese non certificate di un corrispondente con- L’export, come segnaliamo nel rapporto, è una delle moti- certificazioni ambientali. Con oltre 24mila certificazioni, ai raggi x, evidenziandone punti di forza e deficit (che pure tro-campione, risulta quello che in tanti sostenevamo, e che vazioni per quali le imprese scelgono di certificarsi: a ragio- siamo il secondo paese al mondo per numero di certifica- non mancano), e portando alla luce un aspetto sottovaluta- molti invece negavano. ne, visto che le imprese delle 4A con certificazione ambien- ti ISO 14001, dopo la Cina (105mila). Il primo per numero to, e spesso messo in discussione: una correlazione solida In piena crisi, tra il 2009 e il 2013, le imprese delle 4A con tale esportano nell’86% dei casi, mentre le non certificate di certificazioni di prodotto EPD, il terzo per Ecolabel ed tra certificazione e competitività delle aziende. certificazione ambientale hanno visto i loro fatturati aumen- nel 57%. EMAS. Ancora: siamo il quinto paese del G20 per certifica- Le certificazioni ambientali, infatti, possono essere un acce- tare, mediamente, del 3,5%, quelle non certificate del 2%: le Al di là di questi risultati – esemplificati anche dai 10 casi zioni forestali di catena di custodia FSC®. leratore di competitiva, un trampolino per il miglioramen- certificazioni portano in dote, cioè, uno spread positivo di studio: Asdomar, Caprai, Gruppo Casillo, Flainox, Florim, Una vitalità che traspare anche da iniziative nazionali sulla 8 9 0. PREMESSA tracciabilità di filiera agroalimentare, divenute poi la base sta anche nel fatto che dichiarano (come appurato grazie Resta molto ancora da fare, quindi, su diversi fronti: alfa- quelli legati allo scandalo Volkswagen sulle emissioni, che di schemi ISO (lo standard 22005). O nel legno-arredo: è al sondaggio Ipsos curato per questo studio) di avere una betizzazione dei consumatori finali e delle aziende, poten- minaccia di intaccare la fiducia riposta in questi strumenti. italiana, ad esempio, la prima sedia certificata EPD e nasce buona conoscenza delle certificazioni ambientali: solo il ziamento degli skills delle agenzie di certificazione, raffor- Lungo questo cammino, Fondazione Symbola, nella mis- anche da istanze italiane l’ampliamento della certificazione 19% afferma di non averle mai sentite nominare. A livello zamento delle iniziative pubbliche, miglioramento degli sione di leggere e promuovere le qualità italiane come chia- FSC anche ai prodotti da legno riciclato. di percezione emerge quindi una familiarità con le certi- standard di certificazione ambientale esistenti e creazione ve per affrontare le sfide che attendono il Paese, e Cloros, L’Italia, insomma, rappresenta uno dei fronti più avanzati ficazioni ambientali e il contesto green in cui si collocano. di standard dedicati a settori che oggi ne sono orfani. Solo uno dei protagonisti più attivi della filiera nazionale delle in tema di certificazioni ambientali. Un dato che va letto in Familiarità che, però, viene fortemente ridimensionata se così le certificazioni ambientali possono ambire ad una certificazioni, ritengono che Certificare per competere pos- un quadro complessivo di riposizionamento competitivo misuriamo l’effettiva conoscenza del tema. Se chiediamo di maggiore diffusione, diventando un fattore strutturale nel- sa dare un contributo utile: ai consumatori come ai decisori delle nostre imprese nel segno della qualità e della green indicare spontaneamente le certificazioni conosciute, solo la crescita qualitativa del sistema produttivo italiano. Solo pubblici e, soprattutto, al ricco e vitale tessuto delle imprese economy; e della società verso una maggiore sobrietà. il 39% è in grado dare una risposta. Ma di questo 39%, solo così potranno arginare rischi ‘esterni’ come, ad esempio, del made in Italy. Ma che va anche contestualizzato. Nonostante questi pri- un terzo (che significa circa il 15% degli italiani) dà una ri- mati, e nonostante gli indubbi vantaggi che abbiamo ‘certifi- sposta corretta. Il restante 85% no: indicando, invece, sigle Riccardo Caliari cato’ e misurato, la diffusione delle certificazioni ambientali che appartengono solo genericamente alla sfera delle certi- CEO Cloros in Italia è tutt’altro che capillare. Qual è il problema? Cosa ficazioni ambientali (UNI, ISO), enti di certificazione o isti- ostacola una penetrazione all’altezza delle performance? tuzioni come Arpa e Ispra, o fornendo risposte non coerenti Diversi sono i fattori che abbiamo riscontrato sondando col tema (DOP, ISO9001). esperti, imprese e associazioni di categoria. In primis una Oltre a questi limiti, vanno segnalati anche i deficit dell’a- scarsa e inadeguata conoscenza delle certificazioni ambien- zione pubblica di sostegno a questi strumenti, nonostante tali – soprattutto dei benefici conseguiti – da parte delle offrano evidenti vantaggi per la collettività: il green public imprese che potrebbero, con grande vantaggio, certificarsi. procurement e le semplificazioni burocratiche offerte ai Scarsa conoscenza che ha tante cause, e che le società di cer- soggetti certificati non sono ancora una motivazione suffi- tificazioni non sempre riescono a superare trasmettendo la ciente ad aumentare in tutti i settori produttivi le adesioni. reale portata delle certificazioni. Per non tacere, infine, i limiti insiti in alcuni standard, che Scarsa alfabetizzazione anche dei consumatori finali. Tra rendono l’adesione, soprattutto per alcuni settori, di fatto cui è presente un discreto interesse green, che si manife- impraticabile. 10 Ermete Realacci Presidente Fondazione Symbola 11 1. I MARCHI AMBIENTALI 12 CERTIFICAZIONI E MARCHI AMBIENTALI 13 1. I MARCHI AMBIENTALI A QUASI 40 ANNI DALLA NASCITA DELLA PRIMA ETICHETTA ECOLOGICA, (LA TEDESCA DER BLAUE ENGEL È DEL 1978) E A CIRCA 20 ANNI DALL’ARRIVO DELLE CERTIFICAZIONI ‘MAGGIORI’ (ECOLABEL, EMAS, ISO 14001), IL PANORAMA DEGLI SCHEMI DI CERTIFICAZIONE AMBIENTALE È LETTERALMENTE ESPLOSO: o di imprese assumono rilievo globale, grazie all’autorevo- Partendo dall’assunto (dimostrato nei capitoli dedicati lezza di chi li elabora e detiene il marchio o per l’adesione ai casi studio e alla competitività) che la certificazione di aziende mondiali molto note. E riescono a portare un ambientale è uno strumento utile ai consumatori e, in contributo ambientale anche rivoluzionario. Perciò, per misura altrettanto rilevante, alle aziende (come dimo- secondo Ecolabel index, la directory globale dei marchi Friend, o gli standard forestali FSC® e PEFC), o a quel- non lasciare fuori esperienze come queste, abbiamo deciso strano i dati sulle performance economiche delle aziende ecologici di prodotto, oggi sarebbero ben 459. Una vera li che nascono dalla collaborazione tra imprese, Ong e di utilizzare, per definire questo mondo nel suo comples- certificate), scopo del presente capitolo, senza pretesa e propria proliferazione. Segno di una sensibilità am- cittadini (RSPO - Roundtable on Sustainable Palm Oil). so, la dicitura ‘marchi’ ambientali. di esaustività, è cercare di fornire una bussola all’inter- bientale ormai ampiamente diffusa tra i consumatori e Certificazioni di prodotto (che guardano agli impatti Nel complesso c’è da perdersi. Ancora di più a causa di no di questo quadro complesso, semplificandolo per le aziende di ogni settore produttivo, dall’agroalimenta- lungo tutto il ciclo di vita oppure per un solo momento) schemi di difficile comprensione (a partire dal nome); o renderlo accessibile. A partire da una breve storia delle re al legno-arredo al tessile. Segno anche (parliamo di accanto a certificazioni di sistema. Ci sono quelle che nel di diversi schemi concorrenti che hanno per oggetto lo certificazioni dalla loro comparsa ad oggi; offrendo un una crescita misurabile in 12 nuovi marchi all’anno, in campo si definiscono “etichette di tipo II”, di fatto delle stesso ambito (il contenimento delle emissioni di for- quadro quanto più possibile sistematico che – come una media) che il mondo delle certificazioni ambientali , sia autocertificazioni che si trovano su tanti prodotti (come maldeide, ad esempio) con approcci diversi e addirittura guida – organizza le certificazioni e i marchi in diverse per i consumatori che per le imprese, è sempre meno un il marchio adottato per i materiali riciclabili, il cosiddet- non confrontabili. Partono da qui le richieste di alcune classi, segnalandone i deficit e rilevando i fattori neces- mondo fatto di certezze: studi, questionari, sondaggi, di- to Anello di Möbius) e ci sono schemi stilati da board federazioni industriali per un approccio che sia almeno sari all’affermazione di una certificazione: una domanda mostrano che la confusione è un sentimento largamente internazionali di esperti che prevedono la certificazione paneuropeo e scientificamente fondato. Così come la alfabetizzata, sia da parte del consumatore che da parte diffuso. di un ente terzo accreditato. raccomandazione della Commissione Europea (9 aprile delle aziende candidate a certificarsi; un’offerta adegua- in cui – Per di più, il quadro negli ultimi anni sta divenendo anco- 2013) sull’uso di metodologie comuni per misurare le ta, aperta ai diversi settori produttivi, non penalizzante; e complice una informazione non ancora adeguata – è ra più complesso con il diffondersi e l’imporsi di nuovi ap- prestazioni ambientali per l’intero ciclo di vita dei pro- poi regole efficaci nella promozione e controlli funzionali difficile districarsi. In cui strumenti riconosciuti a livello procci. Come la campagna Detox di Greenpeace, che, lungi dotti (LCA - Life Cycle Assessment): raccomandazioni al rispetto di quelle regole. Per arrivare, infine, a cogliere globale (la ISO 14001, ad esempio) convivono con mar- dall’essere una certificazione, garantisce però sulla ridu- che sfoceranno a breve nell’emanazione di un nuovo le principali motivazioni che spingono alla certificazione chi applicati in singoli Paesi (come l’austriaco Umwel- zione di prodotti chimici pericolosi nel mondo della moda, standard, la PEF - Product Environmental Footprint. ambientale. tzeichen Bäume); in cui marchi nati e gestiti da enti e sta smuovendo il settore alle radici: il ‘visto’ dell’associa- pubblici (Ecolabel, ad esempio) si affiancano agli schemi zione ambientalista è, di fatto, un marchio di cui fregiarsi di enti di standardizzazione internazionale (ISO 50001, agli occhi del consumatore. Accordi formali, come questo, 14067, ecc.), a quelli di singole Ong (come Biodiversity tra imprese e soggetti come Ong, associazioni di cittadini [1] Siamo di fronte, infatti, ad un mare magno 14 [2] 15 1. I MARCHI AMBIENTALI 1.1. DALLE ORIGINI AI NOSTRI GIORNI salto di qualità e di scala: l’ambiente diventa una que- Ecolabel nel 1992, seguito dal Regolamento EMAS nel stione globale. Lo spartiacque è la Conferenza delle 1993 (che si ispira all’omologo britannico British Stan- Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo di Rio dard 7750). L’organizzazione mondiale per la standardiz- de Janeiro del 1992, nella quale furono approvati la zazione (ISO) si allinea, pubblicando nel 1996 – su pres- Convenzione quadro sul cambiamento climatico, la Con- sione dei paesi extra-europei come USA e Canada che venzione sulla biodiversità, la Dichiarazione sulle foreste, intravedevano nell’EMAS una possibile barriera com- l’Agenda 21: le pietre miliari del “cambiamento di rotta” merciale - la norma ISO 14001 sui sistemi di gestione verso la sostenibilità ambientale dello sviluppo. Sempre ambientale. Nel frattempo, nel 1993, è arrivato anche il nel ’92 la sostenibilità ambientale entra, con il Trattato primo certificato sulla gestione responsabile delle foreste, di Maastricht, nei trattati dell’Unione Europea, tra i temi FSC®. Sempre negli anni ’90 le notizie relative alla peri- a responsabilità condivisa, e su cui si delibera a maggio- colosità per la salute delle sostanze chimiche impiegate ranza qualificata. È ancora il ’92 quando viene prodotto il nelle lavorazioni tessili stimola la domanda di prodotti di V Programma d’azione ambientale della UE, dedicato ap- abbigliamento che non presentassero alcun rischio per la punto allo sviluppo sostenibile, che segna una soluzione salute: nasce L’OEKO-TEX® Standard 100. Dobbiamo parlare di Marlene Dietrich per parlare del- provati programmi statali e regionali, leggi in materia di di continuità rispetto a quelli precedenti. Di qualche anno Le aziende che si avvicinano alla sostenibilità indivi- la prima certificazione ambientale: il film che nel tutela dell’aria e dell’acqua dall’inquinamento, smalti- successivo è il Protocollo di Kyoto (1997, entrato in vigore duano un nuovo modo per differenziarsi dalla concor- 1930 l’ha consacrata nell’empireo delle dive del cinema, mento dei rifiuti, difesa della natura. Arriva una norma- nel 2005) sulla riduzione delle emissioni di gas serra. renza: l’ambiente si avvia a diventare così negli anni ’90 Der Blaue Engel (L’angelo azzurro), ha anche dato il tiva organica sulle aree naturali protette in Gran Breta- Questo orientamento della politica internazionale ha un fattore di posizionamento, di valorizzazione e di nome al primo marchio ambientale al mondo. Nato in gna (1972), e Germania (1976). Anche in Italia leggiamo sicuramente raccolto una sensibilità crescente sui temi comunicazione in grado di intercettare una nicchia cre- Germania nel 1978, paese dalla spiccata sensibilità a ri- i segni di questa crescita di sensibilità: nel 1975 viene per della sostenibilità ambientale, ma ha anche avuto un scente di consumatori e di clienti, anche pubblici. In un guardo, oggi copre più di 4000 prodotti e viene ricono- la prima volta costituito il Ministero per i Beni Culturali ruolo di stimolo, un forte impatto nella creazione di una mercato ancora poco informato su questi temi, gli sche- sciuto in gran parte dei paesi del Nord Europa. e Ambientali; nel 1976 viene varata la legge Merli sulla nuova domanda di beni e servizi più attenti all’ambiente. mi citati rappresentano una garanzia di trasparenza nei Il Blaue Engel giunge in un periodo, la metà degli anni regolamentazione degli scarichi idrici, nel 1979 costituito Ed è proprio in questo contesto che si afferma una vera confronti del cliente/consumatore, e una guida per le Settanta, che ha visto nascere i primi provvedimenti il Comitato interministeriale per l’ambiente (CIPA). generazione di certificazioni ambientali. A livello euro- imprese, un cruscotto di indicazioni per la gestione delle pubblici in difesa dell’ambiente. In Europa vengono ap- Ma è negli anni ’90 che la sensibilità ambientale fa un peo, la Commissione pubblica il primo Regolamento questioni ambientali. 16 17 1. I MARCHI AMBIENTALI Questi schemi hanno in comune la portata internazio- organizzazioni europee, una “concorrenza” con EMAS riferimento per costruire il sistema di gestione aziendale cazione di sistema più diffusa al mondo, oggi ha superato nale e il progressivo affinamento, attraverso periodici (entrambe disciplinano l’implementazione di un sistema di EMAS. Oggi l’ultima versione dell’EMAS è la EMAS III i 300mila certificati, con paesi come Cina e India che, in- aggiornamenti, che si traducono nella pubblicazione di di gestione ambientale), questo aspetto viene superato del 2009, l’ultima della ISO 14001 è di quest’anno, con sieme all’Italia, occupano il podio per numero di soggetti versioni successive degli standard. Se, ad esempio, con con la seconda revisione del Regolamento EMAS (2001) molte novità interessanti. certificati (anche se il trend di crescita globale, che nel l’introduzione della ISO 14001 si viene a creare, nelle quando la norma ISO viene riconosciuta come schema di Progressiva è anche la diffusione. La 14001, la certifi- decennio scorso era costantemente a due cifre, si è fisio- EVENTI Conferenza ONU (Rio de Janeiro) Programma d’azione ambientale della UE (“Per uno sviluppo durevole e sostenibile”) 1978 1992 1993 Protocollo di Kyoto 1996 1997 1998 2002 2004 2005 2006 2008 2009 2010 2011 14064 Der Blaue Engel CERTIFICAZIONI 18 Ecolabel EurepGAP UTZ RSPO 11233 UNI 11233 ISO 14064 2014 50001 140406 ISO 50001 ISO 14046 2016 OEF PEF R 140001 EMAS FSC ISO 14001 LEED GOTS FOS EPD Biodiversity Global Recycle Standard Friend 19 1. I MARCHI AMBIENTALI logicamente ridotto a pochi punti percentuali). Per alcu- mette di misurare il consumo di risorse naturali, compa- Per questo la stessa Commissione, tramite il Joint Rese- ne sostenibile della palma impiegata per ricavarne olio. ne certificazioni, tuttavia (è il caso dell’Ecolabel europeo: randolo alla capacità della natura di rinnovarle. L’altro arch Centre, ha deciso di avviare un percorso di sempli- Una lista, quest’ultima, che dimostra una volta di più studi recenti ne dimostrano l’insufficiente riconoscimen- è il Life Cycle Assessment (LCA, codificato dall’ISO ficazione, ancora in corso (siamo in chiusura della fase quale sia stato negli ultimi anni, e qual è oggi, il cammino to da parte del mercato) la diffusione, o la penetrazione nella norma 14040) che indica, per la valutazione degli pilota), e che si concluderà nel 2016: dando vita a due delle certificazioni ambientali: fioriscono e si diffondono in alcuni specifici settori, è stata inferiore alle attese. impatti, la copertura di tutto il ciclo di vita di un pro- standard che troveranno applicazione in tutti gli stati nuovi ‘schemi’, o protocolli, accordi ambientali Ma è con il nuovo millennio che si imprime una for- dotto. Un approccio, dunque, che analizza gli aspetti membri, di cui uno relativo all’impronta ambientale del- (complessivamente, appunto, parliamo di ‘marchi e cer- te accelerazione nella proliferazione di standard ambientali sia prima della fase produttiva, sia nel “post le organizzazioni (Organization Environmental Fo- tificazioni ambientali’) che assumono rilievo per l’auto- di certificazione ambientale, e non solo. L’International consumo”, visto che beni e servizi hanno un impatto otprint - OEF) e l’altro relativo all’impronta ambienta- revolezza di chi li elabora e detiene, o per l’adesione di Standards Organization, cui si devono gli schemi a più ambientale che può essere anche molto lontano dal sito le dei prodotti (Product Environmental Footprint aziende mondiali molto note. Marchi che descrivono un rapida e diffusa penetrazione sui mercati, arricchisce il produttivo e molto differito nel tempo. - PEF), entrambi basati sulla metodologia LCA. Due fenomeno molto variegato, e ricco di sfumature, che in- portafoglio di prodotti (alcuni veri e propri schemi di cer- Approcci, questi, che portano con sé un valore aggiun- metodi che dovrebbero portare chiarezza, contribuire a veste tutti i settori: dal tessile alla cosmetica, dall’arreda- tificazione, altri linee guida che la vivacità del mercato to comunicativo (pensiamo a quanto siano trasparenti superare alcuni limiti degli attuali schemi e a dare una mento al cibo. porta comunque ad impiegare come fossero schemi): la e di facile comprensione – la funzione è contenuta nel nuova spinta al settore delle certificazioni. Da Patagonia, che vende capi Fair Trade Certified™, gestione dei sistemi energetici ISO 50001 (2011), e poi, nome – la Carbon footprint o la Water footprint) che L’accelerazione delle certificazioni ambientali avvenuta all’ampia adesione alla certificazione Cradle to Cradle sempre nella serie 14000, la Carbon footprint (di siste- ne ha decretato la fortuna sul mercato. Questo però ha col nuovo millennio, oltre che dai metodi e dagli stan- – dedicata all’up-cycling (il riciclo senza perdita di va- ma ISO 14064 e di prodotto ISO 14067: norme tecni- comportato anche (nonostante le indicazioni dell’ISO) la dard ambientali citati, è misurabile anche nella progres- lore) dei materiali – che vede tra i suoi aderenti marchi che approvate nel 2006 e nel 2013) o la Water footprint diffusione di metodi di calcolo tanto difformi che hanno siva inclusione di indicatori ambientali in schemi di globali quali Nike, Gap Inc., Habitat, Heinz ed IBM. Il co- 14046 (2014). Oltre all’International Standards Orga- spinto la Commissione europea (con la Comunicazione natura non (esclusivamente) ambientale. Come tone impiegato da Timberland è certificato 100% Orga- nization, altri protagonisti arricchiscono il panorama. È 196) a stigmatizzare i numerosi e differenti strumenti Fairtrade, marchio di prodotto internazionale che indi- nic Cotton secondo lo USDA National Organic Program. il caso dell’EPD: standard svedese con validità interna- per la valutazione dell’impatto ambientale dei prodotti a ca obiettivi sociali, economici e, appunto, ambientali; o le Quello di H&M – rappresenta il maggiore utilizzatore di zionale, fondato nel 2008 e oggi impiegato in 27 paesi. livello internazione: così difformi da rendere difficilmen- certificazioni dedicate al mondo del tessile come STEP e cotone biologico al mondo – è certificato invece secondo Queste ultime certificazioni sono il fronte più avanzato te confrontabili due risultati che si riferiscono entrambi GOTS, che colgono il legame fra aspetti ecologici e socia- le direttive della Better Cotton Initiative, organizza- di due nuovi approcci alla misurazione dei carichi am- allo stesso impatto ambientale (le emissioni di CO2 ad li. Discorso che vale anche per UTZ, standard dedicato a zione no profit che vede tra i soci fondatori WWF e Ikea. bientali. Uno è quello dell’impronta ecologica. Nato esempio). Un proliferare che crea confusione e che può caffè e cioccolato, Friend of the Sea, sostenibilità am- La stessa H&M è stata tra le prime aziende a collaborare alla fine degli anni ’90, è un indicatore sintetico che per- portare alla diffidenza. bientale e sociale della pesca, o RSPO, per la coltivazio- con Greenpeace per Detox, la campagna per eliminare le 20 21 1. I MARCHI AMBIENTALI sostanze chimiche tossiche dalla filiera della moda. E con Lavazza che, con Nespresso, ha certificato Rainforest H&M, tra i Detox leaders indicati da Greenpeace, com- Alliance alcuni prodotti. paiono anche Adidas, Valentino, Benetton, G-Star Raw, Se di questi marchi ambientali è evidente la portata co- Burberry, Levi Strauss &Co, Mango, Puma. municativa, meno scontato è cogliere la capacità di porta- Nell’agroalimentare troviamo un’altra miriade di inizia- re miglioramenti ambientali: capacità evidente, ad esem- tive. La Commissione dei viticoltori di Sonoma County, pio, per FSC® e PEFC, Friend of the Sea, Detox, Cradle to regione della costa nord della California, ha avviato un Cradle, Rainforest Alliance, per citare alcuni casi. processo per fregiarsi della denominazione di vino al Proprio per fornire strumenti utili a trovare la bussola in 100% sostenibile, facendo riferimento al California questo brulicante universo di marchi ambientali, il capi- Sustainable Winegrowing Alliance’s Code of Su- tolo che segue fornisce alcune indicazioni che potranno stainability. Mentre il caffè venduto e servito da Ikea essere utili a cogliere le differenze tra uno schema e l’altro. è certificato UTZ, come alcune specialità della Lavazza. 22 1.2. ORIENTARSI TRA LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI Come abbiamo mostrato, il mondo delle certificazioni classificazione degli standard ambientali quello relativo ambientali (certificazioni, validazioni, protocolli ambien- ai diversi livelli di garanzia offerti, legati, in particolar tali) mostra una notevole varietà, con differenze anche modo, al coinvolgimento nel processo di certificazione sostanziali tra le quali è bene cercare di orientarsi. Perciò di un numero progressivo di soggetti diversi[3]. Possia- proponiamo di distinguere diverse classi (una sintesi nel- mo identificare 6 diversi livelli di garanzia: la tabella in coda al volume). - Livello 1: Autocertificazione. A questo livello solo Per fare subito chiarezza e sgombrare il campo dalle un soggetto partecipa al processo per l’apposizione del maggiori ambiguità va indicato come primo criterio di marchio ecologico: è l’azienda che lo applica. Il con- 23 1. I MARCHI AMBIENTALI sumatore, dunque, deve fidarsi del rigore dell’impresa al proprietario dello standard, ma che non hanno otte- Questo, con un ulteriore coinvolgimento del pubblico, fica di certificazione. In questo modo possono aggredire e dei parametri che impiega, non essendoci uno stan- nuto alcun accreditamento per quello standard. è il livello massimo di garanzia tra le certificazioni. il mercato con verifiche a basso costo e, probabilmente, dard codificato di riferimento. È il caso delle cosid- - Livello 4: Adesione ad uno schema verificata Quando lo standard oggetto di certificazione è EMAS, superficiali. Quindi una certificazione ISO 14001 presso dette Etichette di tipo II (come il marchio del riciclo, da ente terzo accreditato dal proprietario dello ad esempio, alle verifiche del certificatore si aggiunge un ente terzo non accreditato offre un livello di garanzia l’Anello di Möbius). Si tratta, come abbiamo già detto, standard. In questo caso il proprietario dello stan- un passaggio ulteriore nella Pubblica Amministrazio- in meno rispetto a quella rilasciata da uno accreditato. di una sorta di autocertificazione. dard accredita, in base a competenze e strumentazio- ne. Se il verificatore, dopo sopralluogo in situ, conva- Ultimamente anche gli enti pubblici si sono accorti di ni, gli enti deputati alla verifica del rispetto dello stan- lida la Dichiarazione Ambientale, il Comitato EMAS, [4] queste modalità “scorrette” di rilascio della certificazio- dard e quindi alla certificazione. con il supporto tecnico di ISPRA, la esamina e chiede ne e nei bandi di finanziamento per l’ottenimento delle - Livello 2: Adesione ad uno schema di certificazione (senza ente terzo). Un gradino più su, c’è l’adesione ad uno standard. Ovviamente la credibilità - Livello 5: Adesione ad uno schema verificata da un parere alle ARPA regionali (o APPA provinciali, certificazioni ambientali o per l’attribuzione di appalti dell’organismo che produce lo standard e la validità un ente terzo accreditato dall’ente di accredi- nel caso di Trento e Bolzano) relativamente al rispetto sempre più spesso compare la frase “rilasciata da ente di delle procedure adottate per stilarlo sono determinan- tamento nazionale. In questo caso l’adesione allo della pertinente legislazione ambientale. Se l’esito è certificazione accreditato” accanto al requisito del pos- ti. L’adesione viene certificata dal proprietario dello standard avviene grazie alle verifiche di un organismo positivo, segue l’iscrizione nell’Elenco Nazionale delle sesso di una certificazione ambientale. standard, mentre non è prevista la validazione di un terzo accreditato da un ente di accreditamento nazio- Organizzazioni Registrate EMAS. L’esito della proce- Altro discrimine per orientarsi nel labirito dei marchi ente terzo. Un esempio è quello del marchio Pannello nale: l’ente di accreditamento ne verifica e garantisce dura è subordinato quindi ai risultati di verifiche pub- ambientali è quello territoriale, in riferimento al numero Ecologico (relativo alla provenienza della materia pri- competenze e imparzialità. Accredia è l’ente di accre- bliche, tra cui le autorità di controllo ambientali. di paesi nei quali un determinato marchio è riconosciuto. ma); in questi casi potremmo parlare di marchi com- ditamento italiano. E la stessa Accredia è ‘riconosciu- La verifica da parte di un ente terzo accreditato e uno non Da una parte, quindi, ci sono certificazioni che possia- merciali. ta’: dall’EA (European co-operation for Accre- accreditato può sembrare un dettaglio, ma non lo è. Ci mo definire globali: come la ISO 14001, il cui standard - Livello 3: Adesione ad uno schema verificata da ditation) e dallo IAF (International Accreditation sono in Italia, anche se sempre più rare, società che ri- è adottato da oltre 170 Paesi. Il principale vantaggio per un ente terzo non accreditato. A questo livello di Forum) che garantiscono (anche attraverso controlli) lasciano certificazioni quali ISO 14001 o ISO 50001 (per un’azienda certificata con questa tipologia di standard è garanzia, le certificazioni secondo i criteri dei diversi competenze e imparzialità degli enti nazionali (36 in EMAS non è possibile) senza un accreditamento, e quin- quello di vedere la certificazione – e le proprie perfor- standard vengono rilasciate non dal proprietario dello Europa, 67 nel mondo). di senza il relativo controllo da parte di Accredia. Ope- mance qualitative – riconosciute in tutto il mondo. Come standard (l’International Standards Organization nel - Livello 6: Adesione ad uno schema di certifi- rando fuori accreditamento non sono tenute a seguire le la ISO 14001, anche le altre certificazioni ISO hanno va- caso della 14001 o il Forest Stewardship Council® per cazione verificata da un ente terzo accreditato norme tecniche di riferimento per i processi di verifica: lore globale. Lo stesso vale per gli schemi forestali FSC® e l’FSC®, ad esempio) ma da enti terzi: imprese specia- dall’ente di accreditamento nazionale segui- norme che regolano le competenze necessarie, ma an- PEFC, riconosciuti in oltre 80 Paesi. O ancora l’EPD (27 lizzate nella certificazione, terze rispetto all’azienda e ta da ulteriore verifica (in genere pubblica). che il numero minimo di giornate da dedicare alla veri- paesi). L’EMAS, come abbiamo visto, nasce come sche- 24 25 Autocertificazione Proprietario standard Proprietario standard Proprietario standard Ente di accreditamento nazionale (ACCREDIA) Arpa regionali Proprietario standard Produttore Ente terzo non accreditato Produttore Ente terzo accreditato dal proprietario dello standard Proprietario standard Produttore Produttore Ente terzo accreditato Produttore 1° 2° 3° 4° 5° 6° 1° LIVELLO AUTOCERTIFICAZIONE 2° LIVELLO ADESIONE AD UNO SCHEMA DI CERTIFICAZIONE (SENZA ENTE TERZO) 3° LIVELLO ADESIONE AD UNO SCHEMA VERIFICATO DA UN ENTE TERZO NON ACCREDITATO 4° LIVELLO ADESIONE AD UNO SCHEMA VERIFICATO DA UN ENTE TERZO ACCREDITATO DAL PROPRIETARIO DELLO STANDARD 5° LIVELLO ADESIONE AD UNO SCHEMA VERIFICATO DA UN ENTE TERZO ACCREDITATO DALL’ENTE DI ACCREDITAMENTO NAZIONALE 6° LIVELLO ADESIONE AD UNO SCHEMA DI CERTIFICAZIONE VERIFICATO DA UN ENTE TERZO ACCREDITATO DALL’ENTE DI ACCREDITAMENTO NAZIONALE SEGUITO DA ULTERIORE VERIFICA (IN GENERE PUBBLICA: QUI ES. EMAS) Ente terzo accreditato Comitato EMAS ISPRA Produttore 1. I MARCHI AMBIENTALI ma europeo. Dal 2010 ha tuttavia una valenza interna- nia tra i propri obiettivi commerciali sono spinte a far e amministrazioni pubbliche. Tra le certificazioni di si- volezza dei limiti insiti nelle norme ambientali calate zionale, potendosi applicare anche nel resto del mondo. certificare i propri prodotti. Come il Blaue Engel pos- stema di tipo ambientale annoveriamo la ISO 14001 ed dall’alto: la strada ‘command & control’ può condurre Per quanto riguarda le certificazioni di prodotto, il mar- siamo ricordare le certificazioni di prodotto Green Seal EMAS, ma anche la ISO 50001 sui sistemi di gestione a vincoli troppo stretti, a gabbie normative che scorag- chio Ecolabel, come accennato nel precedente paragrafo, (Stati Uniti), Nordic Swan (Danimarca, Islanda, Fin- dell’energia o il più recente schema ISO 20121 sui siste- giano l’imprenditoria e pesano sull’amministrazione. E contraddistingue i prodotti ecologici europei, basandosi landia, Svezia, Norvegia), NF Environment (Francia), mi di gestione sostenibile degli eventi, applicato anche fanno propria, invece, una logica che potremmo definire infatti su un Regolamento Europeo. Tra i marchi interna- Milieukeur (Paesi Bassi), Umweltzeichen (Austria). Una da Expo 2015 . sussidiaria: le aziende, non più viste come inquinatori zionali vi sono schemi applicabili a tutti i settori: il tessi- certificazione di peso nazionale, per l’Italia, è ad esem- Le certificazioni di prodotto sono relative a un bene da tenere a bada, vengono cooptate, con strumenti vo- le, come ad esempio la certificazione GOTS (Global Orga- pio lo schema UNI 11233 - Sistemi di produzione inte- (o servizio), e ne considerano l’intero ciclo di vita. Pro- lontari, per il raggiungimento degli obiettivi delle po- nic Textile Standard) e OCS (Organic Content Standard), grata nelle filiere agroalimentari. Quello che appare un prio l’approccio del ciclo di vita, definito nello standard litiche ambientali. È il caso di Ecolabel e EMAS: nate Fairtrade; l’agroalimentare, come Global Gap (oltre 120 obbligo – certificarsi per entrare nella Gdo tedesca – a ISO 14040, accomuna la maggior parte delle certifica- e regolate entrambe grazie a norme della Commissio- paesi), Friend of the Sea (50 paesi), UTZ (oltre 100), il volte (come nel caso della certificazione LEED per la zioni di prodotto. Una delle certificazioni di prodotto ne Europea (Regolamento CEE n. 880/1992 la prima, legno-arredo che oltre agli standard forestali contempla ceramica Made in Italy) può rappresentare uno stimo- più diffuse e conosciute a livello europeo è il marchio Regolamento CE n. 1936/1993 la seconda). Queste due anche il LEED (140 paesi), la certificazione relativa agli lo alla qualificazione, con importanti vantaggi non solo Ecolabel. Sono certificazioni di prodotto le EPD, molte certificazioni impiegano, per la gestione dei certificati e edifici e ai prodotti impiegati. in termini di nuovi mercati, ma anche di innovazione e certificazioni nazionali, come Der Blaue Engel, Nordica le verifiche delle performance, enti pubblici (il Comitato Di contro ci sono certificazioni ‘nazionali’, riconosciu- competitività. Swan. Per quanto riguarda la carta e i prodotti legnosi, Ecolabel Ecoaudit, presso il Ministero dell’Ambiente, e te, cioè, solo in un paese (o in un piccolo gruppo di Pa- Un’ulteriore distinzione riguarda il campo di applica- si ricordano gli schemi di prodotto PEFC e FSC . Altri ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricer- esi). Queste certificazioni, nonostante una dimensione zione degli standard che può essere relativo al sistema esempi di certificazioni di prodotto riguardano i mar- ca Ambientale nonché le ARPA/APPA - Agenzie Regio- territoriale ridotta rispetto alle globali, hanno un valore di gestione o al prodotto. Le certificazioni di siste- chi sui prodotti tessili, come Global Organic Textile nali/Provinciali per la Protezione/Prevenzione/Tutela legato al peso del loro mercato interno. Avendo un forte ma[5] sono relative alle organizzazioni, alla loro modali- Standard (GOTS), Organic Content Standard (OCS), o ambientale). Prevedono, a differenza dello standard pri- impatto nel proprio territorio, sono, quindi, di forte in- tà di gestione dei carichi ambientali derivanti dalle loro Global Recycle Standard. O molti marchi come ReMa- vato ISO 14001, oltre alle procedure di verifica e accre- teresse per tutte quelle imprese che intendono entrare attività e dai loro processi produttivi. Il campo di ap- de in Italy, Fairtrade, LEED. Ancora, possiamo definire ditamento, anche la comunicazione dei risultati e degli in quel mercato. Der Blaue Engel è una certificazione plicazione delle certificazioni di sistema è molto ampio una certificazione in base all’origine dello schema: obiettivi al pubblico: serve a questo la dichiarazione am- ambientale il cui valore è riconosciuto solo in Germania: e riguarda società, aziende, enti e istituzioni, di forma se è pubblica o privata. Le pubblicistiche, ovve- bientale dell’EMAS. Dichiarazione che diventa un’arma essendo, però, per la grande distribuzione teutonica un pubblica o privata. Esse riguardano quindi non solo ro le certificazioni che nascono nell’alveo di istituzioni a doppio taglio per la reputazione, se gli obiettivi dichia- prerequisito, di fatto le imprese che abbiano la Germa- imprese di tipo industriale, ma anche aziende di servizi pubbliche, nascono quando i Paesi assumono consape- rati non vengono raggiunti e la certificazione decade. Tra 28 [6] ® 29 1. I MARCHI AMBIENTALI i vantaggi di questo tipo di certificazioni, sicuramente il core business la definizione di standard tecnici, come sto modo, l’affidabilità delle procedure. EMAS, solitamente in occasione della prima registra- fatto che lo Stato gli riconosce di solito (non sempre) un l’International Organization for Standardization; op- Le certificazioni pubblicistiche sono, di solito, più la- zione, le ARPA/APPA competenti possono provvedere valore maggiore di quello di una certificazione privata. pure associazioni di imprese, come GlobalGap; o Ong, boriose e complesse, quanto ai processi per ottenerle, a fare un sopralluogo in azienda, funzionale all’emissio- Nelle semplificazioni concesse, ad esempio: la durata come il Marine Stewardship Council, che vanta tra i di quelle privatistiche. Facciamo l’esempio di EMAS: ne del loro parere, verificando in modo approfondito la dell’autorizzazione integrata ambientale per le impre- suoi promotori anche il WWF, e che nel 1999 ha dato dopo la richiesta di certificazione, il verificatore si reca conformità normativa come se fosse una loro normale se che ricadono nella Direttiva Europea sulle emissio- vita all’omonima certificazione sulla pesca sostenibile; o in azienda per convalidare la Dichiarazione Ambienta- ispezione. Questo procedimento di intervento dell’ente di ni industriali passa da 10 a 12 anni per le imprese ISO l’associazione World Biodiversity Association onlus cui le (il documento che deve essere messo a disposizione controllo pubblico, se da un lato porta lo strumento ad 14001, per le imprese EMAS invece a 16 anni. La durata si deve la certificazione Biodiversity Friend. O ancora del pubblico), valutando anche l’efficacia del sistema di essere molto attendibile anche agli occhi della Pubblica dell’autorizzazione per le operazioni di trattamento per i soggetti compositi come FSC , la Ong di cui fanno parte gestione ambientale attuato dall’azienda. Se la dichia- Amministrazione, dall’altro rende più titubanti le aziende veicoli fuori uso e per le discariche di rifiuti è prolungata associazioni ambientaliste (WWF, Greenpeace), sociali razione è ok (che significa che è ok anche il sistema di che decidendo di richiedere la certificazione EMAS volon- per le imprese EMAS da 5 a 8 anni, mentre nessuna age- (National Aboriginal Forestry Association of Canada), gestione), l’azienda invia il documento convalidato al tariamente si “chiamano in casa” gli ispettori di ARPA. volazione è prevista per le ISO. Quindi un’azienda prefe- proprietari forestali, industrie che commerciano e lavo- Comitato EMAS (entro 60 giorni dalla convalida) che Proseguendo nei criteri per distinguere i diversi stan- rirà una certificazione pubblica, rispetto ad una privata rano il legno e la carta (Tetra Pak, Mondi), gruppi della lo esamina col supporto di ISPRA. Come previsto dallo dard, interessante è la disponibilità o meno di uno speci- come ISO 14001, quando il destinatario su cui fare presa Gdo, ricercatori e tecnici, che ha dato vita all’omonimo stesso Regolamento Europeo, (Art. 13, comma 2 lett. c), fico marchio da apporre in etichetta sul prodotto, e è lo Stato o un suo ente. Un’indagine condotta nell’am- standard forestale. O Roundtable on Sustainable Palm viene anche richiesto un parere dell’ARPA/APPA locale. le regole che ne governano l’uso. bito di un progetto Life+ ha evidenziato come più di 200 Oil (RSPO), l’associazione no profit dell’omonimo stan- Nel migliore dei casi queste danno il loro ok: il docu- Diciamo subito che il tema dell’utilizzo dei loghi delle imprese EMAS intervistate abbiano individuato proprio dard, che rappresenta le parti interessate di sette settori mento, a questo punto, viene analizzato nel dettaglio e certificazioni di prodotto e di sistema ha rappresentato, e i soggetti pubblici come gli stakeholder che esercitano le industriali dell’olio di palma: produttori, commercian- il Comitato EMAS, se tutto è ok anche da questo punto rappresenta tuttora, un argomento di discussione. maggiori pressioni sulla prima decisione di certificarsi. ti, consumatori, dettaglianti, banche e investitori, Ong. di vista, registra l’impresa. Questi passaggi dopo la ve- Un primo elemento è riconducibile alla necessità di non Tra gli schemi di tipo pubblico anche la certificazione di Questi soggetti avviano dal basso iniziative che, grazie rifica positiva del verificatore, non sono previsti per la confondere il consumatore su cosa realmente sia certifi- prodotto biologica (nata nel 1991, Regolamento CEE n. alle loro credibilità e capacità di penetrazione nell’opi- certificazione di sistema privatistica, ISO 14001, per la cato dell’azienda che fa uso dei loghi. Quindi, ad esempio, 2092/1991) e le nasciture PEF e OEF. nione pubblica si impongono come schemi anche inter- quale una verifica positiva comporta, entro pochi giorni, le aziende con una certificazione di sistema come ISO Vi sono poi, e sono la gran parte, le certificazioni pri- nazionali. Le verifiche e la registrazione di questi schemi l’emissione del certificato con la sola determinazione del 14001 o EMAS devono utilizzare il logo in modo che esso vatistiche, nate dall’iniziativa di soggetti non pub- è affidata a enti terzi (rispetto all’impresa da certificare e verificatore (Organismo di Certificazione). non possa essere interpretato come una certificazione blici. Possono essere organizzazioni che hanno come al proprietario dello standard) che garantiscono, in que- Nell’ambito di questa procedura per la registrazione ambientale dei loro prodotti. È quindi possibile utilizzare 30 ® 31 1. I MARCHI AMBIENTALI il marchio all’interno del sito web o nella carta intestata, tificazioni di sistema (es. EMAS) può essere utilizzato esterna da parte di un ente terzo indipendente. Sono volontaria, mettendosi al sicuro anche dal rischio even- ma non sugli imballaggi dei prodotti. Allo stesso modo, sugli imballaggi secondari (l’imballaggio che rappresen- esempi di etichetta ambientale di tipo I il marchio euro- tuale di incorrere nelle sanzioni della normativa sulla le aziende certificate Ecolabel devono utilizzare il logo in ta ad esempio nel punto di vendita, il raggruppamento peo Ecolabel, le certificazioni FSC® e PEFC; pubblicità ingannevole (D.Lgs. 145/2007, attuazione modo da non indurre il consumatore a pensare che tutto di un certo numero di prodotti), ma non sul prodotto e - Etichette di tipo II: sono auto-dichiarazioni ambien- il processo di produzione sia in possesso di una certifica- sugli imballaggi primari (i contenitori del prodotto che tali fornite principalmente da produttori. Non sono - Etichette ecologiche di tipo III: sono dei documen- zione. Infatti, vi sono anche casi in cui un’azienda ha una rivestono direttamente l’articolo per la vendita). sottoposte a certificazione da parte di un ente indipen- ti, delle dichiarazioni che contengono informazioni og- certificazione su un prodotto del suo campionario ma Per quanto riguarda nello specifico gli schemi di prodot- dente. Il fatto che non vi sia una certificazione ufficiale gettive e verificabili relative alle prestazioni ambientali tale prodotto rappresenta solo una piccola percentuale to, si possono poi distinguere varie tipologie di eti- da una parte terza, non significa che queste etichette dell’intero ciclo vita di prodotti e servizi. Informazioni della produzione complessiva dello stabilimento. chette. Le informazioni fornite dalle varie etichette sono non debbano avere dei requisiti di attendibilità e se- che sono sottoposte a verifica da parte di un ente in- Altro elemento determinante è la necessità di garantire la di fondamentale aiuto per l’utente. Ma il valore da dare rietà nei riguardi del consumatore e dell’utenza in ge- dipendente. L’obiettivo di questo tipo di etichette è visibilità dei loghi, per raggiungere il cliente/consumato- alle informazioni dipende, in prima battuta, dal tipo di nere; infatti, secondo lo standard ISO 14021, devono fornire ai consumatori le basi per poter confrontare, re. Spesso rigide regole di uso hanno indotto le aziende marchio ecologico col quale abbiamo a che fare. contenere dichiarazioni non solo non ingannevoli, ma dal punto di vista ambientale, beni e servizi equivalen- a non utilizzare (o ad utilizzare al minimo) i loghi delle Alcuni sistemi di etichettatura sono obbligatori e riguar- verificabili (ad esempio la documentazione relativa alle ti. Non certificano la sostenibilità di un prodotto, ma certificazioni per non indurre in errori relativi alle regole dano principalmente gli elettrodomestici (etichetta ener- qualità ambientali dichiarate deve essere resa disponi- forniscono delle informazioni sulla base di determinati appena richiamate. Questo ha portato a una minore vi- getica), i prodotti pericolosi e tossici, e gli imballaggi. Gli bile a richiesta), specifiche e chiare, non ambigue (non parametri. Tra di esse rientrano le Dichiarazioni Am- sibilità dei loghi delle certificazioni e quindi a un minor altri, quelli ad adesione volontaria, sono caratterizzati da devono essere utilizzate, quindi, asserzioni ambientali bientali di Prodotto (es. EPD). riconoscimento degli stessi da parte del mercato. Negli differenti gradi di attendibilità. Seguendo la classifica- vaghe come “sicuro per l’ambiente”, “non inquinante”, Un ulteriore fattore di classificazione è relativo al numero ultimi anni, con recenti revisioni dei regolamenti di uti- zione della norma ISO 14020, le eco-etichette di natura “amico della natura”). In ogni caso, l’assenza di una degli aspetti ambientali considerati. Ci sono certificazioni lizzo dei loghi, si è cercato di superare queste difficoltà volontaria si possono classificare in tre tipologie: qualche forma di controllo esterno rende questo tipo che riguardano più aspetti ambientali. Appartengono concedendo maggiore flessibilità. - Etichette di tipo I: sono i marchi ambientali volonta- di etichettatura relativamente meno credibile agli occhi a questa famiglia sicuramente le certificazioni di sistema Come accennato sopra, tra le certificazioni di sistema e ri che valutano l’intero ciclo di vita del prodotto e certi- del consumatore o di altre parti interessate. Lo stan- (ISO 14001 e EMAS), o le dichiarazioni ambientali EPD quelle di prodotto vi sono alcune differenze sulle regole ficano l’applicazione di criteri o il superamento di valori dard, in questo caso, e un ente terzo che garantisce la (Environmental Product Declaration) basate sulla valuta- di utilizzo del logo. Il marchio di prodotto (es. Ecolabel) soglia (entrambi, criteri e valori soglia, sono la garan- reale adesione ai suoi dettami, costituiscono le regole zione del ciclo di vita dei prodotti (Life Cycle Assessment). può essere utilizzato sul prodotto stesso e sul relativo zia di qualità ambientale come definita dallo standard (e i controlli) con i quali l’azienda stessa si assicura che Così è anche la PEF, come abbiamo visto in corso di incu- materiale promozionale, mentre il logo relativo alle cer- di riferimento). I marchi sono soggetti a certificazione le sue asserzioni siano attendibili, anche se in forma bazione presso la Commissione europea, che valuta tutti 32 della direttiva 2005/29/CE). 33 li 5 2° livello ° livello Adesione st andard ente terzo accreditato ente nazion ale 6° accredlivello Adesio n itato e nte na e standard en zional e più u te terzo lterior e verif ica 4° livello Adesione standard ente terzo accreditato proprietario standard ente terzo tandard Adesione s 2° livello dard o Adesione stan 3° livellnon accreditato iona ambie ntale Comp non e onen sclus te iva Naz ente pon siva Comle esclu enta 1° livel ne ificazio tocert u A lo i amb DETOX - GREENPEACE ambi ental Com e non pon esclu ente siva Extra n nazio ali DETOX - Greenpeace li iona z a n Extra TEMA: salute, ambiente Di sistema SETTORE DI APPLICAZIONE: Tessile ANNO DI NASCITA: 2011 mento Prevede migliora SETTORE DI APPLICAZIONE (prodotti in legno, materiali riciclati,...) Di pro (FILIERA) ieti e div 6° livell o li ziona ed Prev EMAS dotto TEMA: Aspetti ambientali e biodiversità enti Prevede miglioram SETTORE DI APPLICAZIONE: Tutti Priv Pubblico CERTIFICAZIONE FILIERA: Sì EMAS EMAS Pubblico Pres per ilemnza di march ercato f io inale ato perAssenz il m a di erca ma to f rchio inal e ANNO DI NASCITA: 1993 perAssenz il m a di erca ma to f rchio inal e rizi /presc i n o i z a prest -na Extra ANNO DI NASCITA oni e Preved Di sistema FILIERA: Sì ato Priv TEMA (biodiversità, energia,...) ti divie perAssenz il m a di erca ma to f rchio inal e Prevede misurazione ed e Prev ente pon usiva Comle escl a ient amb CERTIFICAZIONE Di sistema 1. I MARCHI AMBIENTALI gli aspetti dell’impronta ambientale dei prodotti, dall’ac- mediante apposite analisi di laboratorio: come ad esem- se imprese – anche se EMAS non indica performance entrambi con il marchio Ecolabel riescano ad andare qua, alla CO2, ai rifiuti (15 in tutto quelli verificati). Discor- pio il Regolamento Ecolabel o altri standard di prodotto minime né obiettivi che non siano il miglioramento – sotto la soglia stabilita). Consentono invece questo so analogo per Biodiversity Friend per la biodiversità in come il Blaue Engel. Altri che impongono divieti, come consente di farsi un’idea sugli impatti sull’ecosistema. confronto le etichette energetiche. agricoltura, o il Global Organic Textile Standard (GOTS), l’agricoltura biologica. Ci sono poi certificazioni di siste- Non permette il confronto, ad esempio, Ecolabel che Infine, per completare la panoramica tra i green stan- che prevede il rispetto di criteri che riguardano le emissio- ma che non impongono performance minime ambien- prevede che per il suo rilascio siano rispettati deter- dard, possiamo ancora distinguerle in base al fatto che ni o la gestione di sostanze dannose, fino a toccare temi tali da rispettare (a parte il rispetto della legislazione minati requisiti – quali ad esempio l’assenza di una siano cogenti (obbligatori per legge: come il marchio dei non ambientali, come il divieto di lavoro forzato. ambientale) ma chiedono di effettuare, e dimostrare, il determinata sostanza nel prodotto finale, oppure il prodotti agricoli-biologici o l’asseverazione della quanti- Accanto a queste ci sono quelle che, invece, investono un miglioramento delle prestazioni nel tempo: requi- rispetto di determinati valori soglia (ad esempio una tà di CO2 emessa prevista per le imprese sottoposte alla singolo aspetto (acqua, carbonio), calcolato sempre sito per il mantenimento della certificazione. Ne sono un concentrazione di sostanza nel prodotto) – ma non direttiva 2003/87/CE - Emission Trading System Euro- ‘dalla culla alla tomba’. È il caso, citato, delle Carbon e esempio le certificazioni EMAS, ISO 14001, ISO 50001. indica le performance raggiunte (quanto due prodotti peo) o volontarie (tutti gli altri). Water footprint, o ancora il marchio Pannello Ecologico, Infine esistono etichette ecologiche – come ad esempio che certifica che tutto il legno che compone un pannello l’EPD, oppure schemi per la misurazione dell’impronta provenga dal riciclo di legno post uso e post produzione. ambientale come la citata ISO 14064 oppure la PEF – A questo proposito, forse partendo da impieghi distorti che non prevedono né limiti da superare né migliora- di alcune certificazioni, la Commissione Europea (Comu- mento delle prestazioni, ma semplicemente attestano nicazione 196) ha preso posizione sulla parzialità degli che i valori comunicati all’esterno sono veritieri impatti ambientali considerati da alcuni metodi: troppo e calcolati con metodi che rispettano lo standard. focalizzati su limitati aspetti ambientali (ad esempio la Da queste caratteristiche discendono altre ulteriori ca- Carbon footprint sulle emissioni di CO2, la Water fo- tegorie nelle quali possiamo dividere le certificazioni: otprint sui consumi idrici) senza considerare tutti gli im- certificazioni che permettono (al pubblico) il patti ambientali del prodotto. confronto delle performance certificate versus Altro fattore di classificazione è relativo alle richieste che certificazioni che non lo permettono. Permet- lo standard fa all’azienda. Ci sono standard che richiedo- tono il confronto certificazioni come EMAS, fondata no il rispetto di determinati livelli minimi di perfor- sulla pubblicazione della Dichiarazione Ambientale: mance o di determinate prescrizioni da dimostrare mettere una davanti all’altra le dichiarazioni di diver- 36 37 1. I MARCHI AMBIENTALI 1.3. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI IN NUMERI: DIFFUSIONE E TREND cati, +150% sul 2005) e Germania (7708, +40% sul 2005, sono 1229 i soggetti certificati in Germania (primo paese ma in calo rispetto al 2013). Al tasso di crescita elevato, per diffusione: ma erano 1619 nel 2005), 1072 in Spagna, tuttavia, non ha fatto seguito una larga penetrazione di 1017 in Italia (siamo, quindi, il terzo paese per numero di questo standard nei sistemi produttivi. In alcuni Paesi, registrazioni), solo 48 in Gran Bretagna e 19 in Francia come il Giappone (23.753 certificazioni nel 2013, un esi- (nel 2005 erano 20). guo +5% rispetto al 2005) questa certificazione sembra Con una crescita del 116% nel periodo 2011-2013 e una aver raggiunto una stabilità, legata ai livelli di diffusione del 40% tra 2013 e 2014, la certificazione dei sistemi di raggiunti e alle diverse caratteristiche dell’economia del- gestione dell’energia ISO 50001 rappresenta, invece, le nazioni. È questo, probabilmente, il destino che dob- uno degli schemi di maggior successo degli ultimi anni biamo aspettarci in Italia. Non sfonda, invece, negli Usa: (anche per l’ingresso più recente nei mercati). Sono 6071 certificati al 2013, il 9% in più delle 5585 del 2015. 6778 le certificazioni rilasciate in oltre 80 paesi. L’80% A livello globale, il trend di crescita annuale della 14001, riguarda soggetti europei; oltre la metà del totale delle dopo che nel decennio scorso è stato costantemente a due ISO 50001 sono tedesche: 3402 (anno 2014), un dato cifre, si è stabilizzato negli ultimi anni su livelli più mode- legato, probabilmente, alla legislazione nazionale in ma- sti: +7%, ad esempio nel 2014 sul 2015, guidato soprattut- teria di efficienza energetica. Seguono, con numeri molto to dai mercati nordamericano (+14%) e asiatico (+10%). più bassi, il Regno Unito (376), la Spagna (310) e l’Italia Ricostruire un quadro quantitativo della diffusione delle Con ben 324.148 certificati (dati 2014), la ISO 14001 è Passando alle altre certificazioni di sistema, lo standard (294). La ISO 50001 mostra un grande slancio anche certificazioni ambientali a livello internazionale rappre- il sistema di gestione ambientale più diffuso al mondo. EMAS, diretto concorrente dell’ISO 14001 ma limitato perché le prestazioni di miglioramento dell’efficienza senta un’impresa non semplicissima: per la molteplicità Diffusa soprattutto in Cina, oggi il Paese col più alto nu- praticamente all’Europa (anche se è prevista la registra- energetica si traducono immediatamente in risparmi dei soggetti in campo, per la disponibilità di dati fram- mero di certificati (117.758, oltre il 700% in più rispetto zione di soggetti anche esterni ai suoi confini) ha avuto economici. I risultati complessivi, anche per i pochi anni mentaria, per l’eterogeneità e la credibilità delle fonti. al 2005) e Italia (27.178, +280% sul 2005): Paesi in cui decisamente minor fortuna, con una diffusione chiara- dall’emissione, restano comunque molto limitati. Fuori Nel presente paragrafo abbiamo cercato di raccogliere (insieme all’India, 6.446 certificati, +216%) la diffusione mente più modesta. Probabilmente per la complessità dall’Europa le uniche nazioni con valori da segnalare, le principali informazioni disponibili al fine di restituire procede a ritmi sostenuti. Meno sostenuto ma importan- dello standard e delle procedure di certificazione, proba- anche se ancora molto bassi, sono l’India, con 271 certifi- almeno una dimensione del fenomeno e le sue principali te il tasso di crescita in Paesi come Regno Unito (16.685, bilmente – soprattutto con l’avvio della globalizzazione cati, e la Corea, 102. linee di tendenza. + 175%), Spagna (13.869, +60%), Francia (8306 certifi- – per la mancata apertura al resto del mondo. Nel 2014 Passando dalle certificazioni di sistema a quelle di 38 39 1. I MARCHI AMBIENTALI prodotto, forse la più diffusa (per numero di paesi e l’Italia sembra essere uno dei pochi mercati dell’EPD, per numero di certificati) e caratterizzata da un tasso e questo, ovviamente, incide sulla portata del marchio: di crescita importante è sicuramente la FSC®: conta sono, infatti, solo 14 i prodotti certificati in Germania, 29.412 certificati a livello mondiale (giugno 2014), di- 42 in Spagna e altrettanti nel Regno Unito, 2 in Francia, stribuiti in 112 paesi. L’Europa registra il 51% del totale 4 negli USA, 9 in Turchia. delle certificazioni. Quanto ai prodotti certificati Cate- Meno fortunato lo schema europeo Ecolabel, in cir- na di Custodia FSC , sono 3715 in Cina (primo paese, colazione ben prima dell’EPD (ma meno conosciuto): dati novembre 2014, +206% rispetto al 2010), 3048 771 certificati in Germania (2015), 557 in Francia, 344 negli Usa (ma erano 3738 nel 2010), 2311 in Gran Bre- in Italia e 181 in Spagna. Alcune ricerche ci forniscono tagna (+11%), 2140 in Germania (+61%), 1877 in Italia una spiegazione: il marchio, forse non adeguatamente (+160%), 1098 in Giappone (+7%) e 1038 in Brasile sostenuto, è scarsamente noto al pubblico, sebbene sia (+141% sul 2010). applicabile a prodotti di ampia diffusione verso il grande Lo schema svedese EPD vede l’Italia primeggiare (con pubblico (come carta igienica, tessuto, carta da cucina, 191 certificati, anno 2015) per numero di prodotti. Anzi, computer portatili). ® 40 1.4. 5 VANTAGGI OFFERTI DAI MARCHI AMBIENTALI Tra i vantaggi offerti dalle certificazioni ambientali – e con gli stakeholder; va segnalata la possibilità, grazie quindi tra le motivazioni che possono spingere un’im- ad alcune certificazioni, di accedere a mercati altri- presa verso le certificazioni ambientali – sarebbe su- menti preclusi (inclusi quelli degli acquisti verdi del- perficiale, oltre che non esatto, indicare i soli vantaggi la Pubblica Amministrazione); e poi le semplificazioni relativi all’ambiente. Oltre a questi, va sicuramente burocratiche connesse con alcune certificazioni; infine, segnalato il miglioramento della reputazione, e, a ca- il decisivo, ma sicuramente meno noto, portato delle scata, i benefici su diversi altri fattori, dal posiziona- certificazioni che è lo stimolo all’innovazione. mento competitivo al miglioramento delle relazioni Vediamoli nel dettaglio. 41 1. I MARCHI AMBIENTALI 1.4.1. MIGLIORAMENTO DEI PROFILI AMBIENTALI getiche, attraverso la riduzione dei consumi. Riduzione Le semplificazioni dei processi autorizzativi in mate- scariche di rifiuti. In questi due casi, la durata dell’auto- che di solito porta con sé, come abbiamo detto, anche ria ambientale possono, ad esempio, consistere in una rizzazione per le operazioni di trattamento per i veicoli un taglio delle emissioni in atmosfera. Le certificazioni estensione della durata degli atti autorizzativi, nella ridu- fuori uso e per le discariche di rifiuti è prolungata da 5 a forestali, come FSC®, producono sulle foreste certifica- zione dei tempi di istruttoria, nella possibilità di adottare 8 anni per le imprese EMAS (nessuna semplificazione in te effetti ambientali positivi, riducendo il degrado e mi- autocertificazioni per ottenere il rinnovo di atti autoriz- tal senso è prevista per la certificazione ISO 14001). Le certificazioni e i marchi ambientali, siano essi di siste- gliorando la conservazione della biodiversità. Altrettanto zativi, ma anche nella riduzione della frequenza dei con- In merito al rinnovo dell’autorizzazione integrata am- ma o di prodotto, multicriterio o dedicati ad un singolo evidente, visto che si tratta di uno schema fondato sul trolli, nel taglio di tasse e imposte, nella riduzione delle bientale, il D. Lgs. 152/2006 introduce alcune novità aspetto, forniscono un framework in grado di guidare le rispetto di criteri e soglie minime di prestazione ambien- garanzie finanziarie. importanti. Il decreto stabilisce che le imprese certificate imprese nel miglioramento delle loro performance am- tale, il contributo dell’Ecolabel al miglioramento degli Le semplificazioni oggi esistenti riguardano principal- ISO 14001 o EMAS possono ottenere il rinnovo dell’au- bientali. Miglioramento che si traduce anche in migliori impatti sull’ecosistema dei prodotti certificati. mente le certificazioni di sistema: EMAS e ISO 14001. torizzazione all’esercizio di un impianto o il rinnovo performance gestionali e in risparmi in termini di ener- Considerando il quadro normativo nazionale, una del- dell’iscrizione all’albo nazionale dei gestori ambientali gia, di materia, di gestione dei rifiuti e quindi di costi di le principali semplificazioni introdotte per le impre- attraverso un’autocertificazione (art. 209). Nel caso produzione. se certificate ISO 14001 o EMAS riguarda la durata di un’impresa relativa al settore dei rifiuti (es. discarica) dell’autorizzazione integrata ambientale per le imprese registrata EMAS la durata dell’autocertificazione sarà che ricadono nella Direttiva Europea sulle Emissioni di 8 anni (invece che di 5), periodo dopo il quale l’im- Industriali (2010/75/CE). L’art. 29-octies del D. Lgs. presa può ottenere il rinnovo per altri 8 anni attraverso 152/2006 estende il periodo autorizzativo da 10 a l’autocertificazione. La procedura semplificata per l’otte- Le certificazioni di sistema, ISO 14001 ed EMAS, incidono in maniera significativa, come dimostrano anche molti degli studi, sull’efficienza energetica delle organizzazioni, generando miglioramenti anche nelle emissioni di CO2, come 1.4.2. VANTAGGI BUROCRATICI [7] sull’efficienza nell’uso dei materiali (es. sostanze chimiche Nel quadro legislativo nazionale ed europeo, ma anche 12 anni per le imprese ISO 14001 e a 16 anni per nimento dell’autorizzazione offre anche la possibilità e materie prime), sul consumo idrico, sul quantitativo di regionale, sono previste semplificazioni amministrative le imprese EMAS (caso evidente del maggiore rilie- di utilizzare, nelle procedure amministrative, la rifiuti prodotti. E producono effetti positivi anche sulla pre- a favore delle imprese certificate: queste semplificazioni vo dato dallo Stato alle certificazioni di cui, in qualche documentazione prodotta per il sistema di ge- venzione dei rischi di incidenti o di incorrere in sanzioni per da una parte alleggeriscono la macchina pubblica di una modo, è egli stesso garante). Anche l’art. 6 del D. Lgs. stione ambientale (art. 29 ter D. Lgs. 152/2006). il mancato rispetto della legislazione ambientale. serie di controlli (il cui esito è garantito dalle certifica- 209/2003 e l’art. 10 del D. Lgs. 36/2003 prevedono delle Investono invece anche la ISO 50001 le agevolazioni Evidente, se guardiamo alla norma ISO 50001, come l’a- zioni), dall’altra dovrebbero incoraggiare e promuovere semplificazioni. Il primo decreto attua la Direttiva Euro- previste per la diagnosi energetica dal decreto legi- dozione dei sistemi di gestione dell’energia aiuti effetti- la diffusione e l’adozione delle certificazioni da parte pea 2000/53/EC relativa ai veicoli fuori uso; il secondo slativo 4 luglio 2014, n. 102. Nel quale, mentre si impone vamente le imprese a migliorare le loro prestazioni ener- delle imprese. decreto attua la Direttiva Europea 1999/31/EC sulle di- la diagnosi energetica alle grandi imprese e alle imprese 42 43 1. I MARCHI AMBIENTALI energivore, si esentano dall’obbligo le imprese che hanno requisito si considera rispettato. Analogamente l’art. 12 ra nella Comunità (Direttiva 2009/29/CE che modifica la la certificazione ISO 14001 le spese di istruttoria per adottato sistemi di gestione conformi EMAS e alle norme prevede che i prodotti certificati Ecolabel possano Direttiva 2003/87/CE). L’allegato III invita i responsabili la valutazione dell’impatto ambientale sono ridot- ISO 50001 o EN ISO 14001, a condizione che il sistema di essere considerati rispondenti ai requisiti di proget- delle verifiche ambientali per la validazione delle quote te del 50%. Inoltre, l’art. 4 ter della L.R. 99/1999 indica gestione includa un audit energetico conforme ai detta- tazione ecocompatibile previsti dal decreto. annuali di CO2 emesse a tener conto del fatto che l’impian- che le soglie dimensionali per richiedere la valutazione mi del decreto. Inoltre, il decreto legislativo prevede che Oltre alle semplificazioni relative agli atti autorizzativi, to abbia eventualmente aderito ad EMAS. d’impatto ambientale per i progetti di trasformazione i risparmi di energia riscontrabili da imprese certificate sono anche previste delle semplificazioni in tema di Oltre a normative nazionali, anche alcune leggi regionali o ampliamento possono essere aumentate del 30% per secondo la norma ISO 50001 concorrano al raggiungi- controlli. A tale proposito occorre specificare che in Ita- hanno previsto semplificazioni relative alle certificazioni. le imprese registrate EMAS o ISO 14001. Anche la L.R. mento degli obiettivi relativi al regime obbligatorio di lia le Province, insieme alle autorità di controllo, adot- La Regione Toscana con la L.R. 86/2014 (Legge Re- 3/2012 della Regione Marche prevede un incremento del efficienza energetica. tano un metodo di valutazione del rischio per valutare gionale Finanziaria) prevede la riduzione dell’IRAP 30% delle soglie dimensionali per alcune attività soggette Un’altra agevolazione è quella che prevede che, in caso di la rilevanza ambientale delle imprese industriali. La fre- per il periodo di imposta 2015, 2016, 2017 per i soggetti alla valutazione d’impatto ambientale (art. 3). più domande concorrenti relative all’autorizzazione quenza dei controlli sarà maggiore per le imprese ad alta che hanno ottenuto o rinnovato la certificazione EMAS La Regione Emilia Romagna ha inoltre deciso di suppor- sulle derivazioni di acqua pubblica, è preferita quella di rilevanza ambientale. Le autorità competenti, a tale pro- nel periodo d’imposta 2014. tare le imprese certificate riducendo il tempo previ- imprese certificate EMAS o ISO 14001 (art. 96 del D. posito, dovebbero utilizzare la certificazione EMAS come Inoltre, secondo la L.R. 79/2013 della Regione Toscana alle sto per il rilascio dell’autorizzazione integrata Lgs. 152/2006). criterio per ridurre la rilevanza ambientale delle imprese, micro e piccole imprese che realizzano sistemi di gestio- ambientale da 150 a 120 giorni. In tema di prodotti, il D. Lgs. 15/2011 recepisce la Di- diminuendo così la frequenza dei controlli, come indica- ne integrata, ed ottengono almeno 2 certificazioni – delle Anche la normativa comunitaria prevede alcune rettiva 2009/124/CE relativa all’istituzione di un qua- to dall’art. 197 del D. Lgs. 152/2006. quali almeno una sia tra le seguenti: ISO 14001, SA8000, semplificazioni per le certificazioni ambientali. La Com- dro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione Anche in tema di autorizzazione integrata ambienta- BS OHSAS 18001, registrazione EMAS è riconosciuto un missione Europea infatti ha richiesto agli Stati Membri ecocompatibile di prodotti connessi all’energia. Il D.Lgs le l’art. 29 decies del D. Lgs. 152/2006 (introdotto dal credito di imposta IRAP per un importo non superio- di considerare la certificazione EMAS nella pianificazio- 15/2011 recepisce la direttiva 125/2009 e prevede una D. Lgs. 46/2014) prevede che la frequenza delle attività re a € 15.000. Questa importante e innovativa forma di ne delle ispezioni fin dal 2001, nella Raccomandazione serie di requisiti per la progettazione ecocompatibile dei ispettive sul sito debbano tener conto della valutazione detassazione a vantaggio delle imprese certificate vige in 2001/331/EC sui criteri minimi per le ispezioni ambien- prodotti connessi all’energia. Tale decreto all’allegato IV sui rischi ambientali degli impianti. La valutazione deve Toscana dal 2004, ed è stata periodicamente rinnovata. tali negli Stati Membri. Ciò è stato anche confermato nel- impone che il fabbricante di tali prodotti attui una pro- considerare la partecipazione del gestore ad EMAS. La Regione Emilia Romagna all’art. 28 della L.R. la Direttiva Europea 75/2010 sulle emissioni industriali, cedura interna per il controllo della progettazione ai fini Un altro riferimento alle ispezioni ambientali è previsto 99/1999 (sostituito dall’art. 30 della L.R. 3/2012) indi- la quale dà indicazioni su come pianificare le ispezioni di renderla compatibile con i requisiti del decreto stesso. dal D. Lgs. 30/2013 in attuazione della Direttiva Europea ca che per i progetti di trasformazione o ampliamento di ambientali nelle imprese soggette alla precedente Diret- Ai sensi dell’art. 11, se l’impresa è registrata EMAS tale sullo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto ser- impianti che abbiano ottenuto la certificazione EMAS o tiva IPPC sulla prevenzione integrata dell’inquinamento. 44 45 1. I MARCHI AMBIENTALI 1.4.3. APERTURA DI NUOVI MERCATI E ACQUISTI VERDI riconosce crediti a tutti i materiali e oggetti (inclusi i ti basati sul mercato necessari alla realizzazione dei suoi le occasioni di confronto, la pratica degli acquisti verdi mobili) che possono concorrervi. obiettivi”. Sul tema specifico del GPP la UE è più volte pubblici che implica un salto culturale nelle prassi di ac- In breve, l’ampia diffusione internazionale di una cer- intervenuta sin dagli anni ’90 fino ad invitare (Comu- quisto (tradizionalmente molto orientate alla legittimità tificazione (dalle serie ISO a FSC e PEFC, ad esempio) nicazione del 2013) gli stati membri ad adottare piani ed al prezzo) sembra essere un’occasione colta ancora è garanzia del fatto che la stessa certificazione contri- nazionali per il GPP. solo parzialmente dal nostro paese. buisca ad aprire strade verso quei mercati in cui è af- Per quanto riguarda l’Italia, la riforma del Codice dei Anche in Europa l’inclusione dei criteri ambientali nei fermata. contratti pubblici (D. Lgs 163/2006) ha introdotto la bandi pubblici presenta delle differenze tra i vari stati, Le certificazioni – anche le certificazioni ambientali – Oltre ai mercati esteri, altro mercato molto ambito è possibilità per tutte le amministrazioni e gli enti locali anche in termini di rilevanza rispetto al totale dei bandi. vengono scelte dalle imprese perché possono essere, quello della Pubblica Amministrazione. Il Green Pu- di effettuare scelte ambientalmente e socialmente pre- Differenze che complicano il quadro e non aiutano certo non disgiunte dalla qualità delle imprese e dei prodotti, blic Procurement (GPP) si riferisce all’integrazione, da feribili: all’art. 2 comma 2 si indica che “Il principio di la diffusione delle certificazioni. Un’indagine recente sul- dei lasciapassare verso mercati stranieri. parte delle pubbliche amministrazioni, appunto, dei cri- economicità può essere subordinato […] ai criteri previsti la certificazione FSC®, ad esempio, ha individuato come Alcune certificazioni, da questo punto di vista, sono teri ambientali nei processi di acquisto. L’inserimento di dal bando ispirati ad esigenze sociali nonché alla tutela la richiesta del marchio da parte delle Pubbliche Ammi- paradigmatiche. Abbiamo ripetutamente citato il criteri ambientali nei bandi implica naturalmente la ne- della salute e dell’ambiente ed alla promozione dello svi- nistrazioni sia una delle ragioni per il mantenimento del- Blaue Engel tedesco: l’azienda che vuole entrare nel- cessità di dover far riferimento a qualità e prassi ambien- luppo sostenibile”. la certificazione da parte dei soggetti certificati. la Gdo tedesca non può esimersi dall’ottenere questa tali che siano attestabili e/o certificabili dai fornitori: da La Centrale Acquisti Nazionale pubblica, Consip SpA, ha certificazione per i suoi prodotti. Stesso discorso per questo punto di vista il GPP può rappresentare un consi- attivato dal 2008 e gestisce oggi il più vasto program- i prodotti agricoli e la certificazione GlobalGap nella stente incentivo alla diffusione dei marchi ambienta- ma di GPP in Italia. Altri rilevanti programmi di GPP grande distribuzione nordeuropea, o il Nordic Swan e li. E particolare rilevanza assume – soprattutto in paesi sono attuati dalle Centrali Acquisti Territoriali pubbliche i Paesi Baltici. O, ancora, GECA (Good Environmental come il nostro in cui la spesa pubblica per l’acquisizione ARCA della Regione Lombardia e IntercentER della Re- Choice Australia), il marchio di prodotto più diffuso di beni e servizi rappresenta poco meno del 8% del PIL – gione Emilia-Romagna. A partire dal 2010, la Regione Certificare il proprio impegno ambientale – non limitan- in Australia, e la certificazione CCC (China Compul- la possibilità di accedere al mercato pubblico. Sardegna ha attivato gli Ecosportelli GPP, sportelli di in- dosi agli slogan o alle semplici autodichiarazioni – mi- sory Certification) per entrare nel mercato cinese, o Si tratta di una leva strategica formidabile, tanto che formazione e supporto sui territori provinciali della Sar- gliora la reputazione, non solo ambientale, e l’immagine il GOST russo. Possiamo ancora citare la certificazione l’Unione Europea considera gli appalti pubblici come degna, mirati alla promozione e diffusione delle politiche di un’impresa. L’attenzione ai temi ambientali conquista LEED: dedicata alla sostenibilità degli edifici e utilizza- uno strumento essenziale nell’ambito della Strategia e delle pratiche di acquisti verdi nella PA. fasce crescenti di consumatori (che influenzano le impre- ta soprattutto, ma non solo, nel mondo angolosassone, Europa 2020 “giacché costituiscono uno degli strumen- Anche se si moltiplicano le esperienze, le best practice e se B2C e anche le loro richieste B2B) e settori sempre più 46 1.4.4. REPUTAZIONE 47 1. I MARCHI AMBIENTALI 1.4.5. MAGGIORE PROPENSIONE ALL’INNOVAZIONE se relativi ai vari aspetti ambientali. sistemica. Nonostante sia un fattore decisamente poco noto re- cienza delle imprese, e, di conseguenza, come indica- tazionale, presuppongono un passo in più rispetto Da questo punto di vista va fatta una sommaria di- lativo alle certificazioni, sottoporsi alle procedure per tore dei processi da implementare. all’ottenimento della certificazione: hanno bisogno di stinzione. ottenere una certificazione ambientale porta con sé L’innovazione di prodotto è una prerogativa delle una strategia di comunicazione, di iniziative finalizza- Le certificazioni di sistema (una ricerca recente lo con- un cambio di paradigma (nei processi aziendali, nella certificazioni di prodotto: l’Ecolabel, ad esempio, te alla valorizzazione delle certificazioni presso i pro- ferma per l’EMAS) sembrano mostrare effetti reputazio- progettazione dei prodotti, nel marketing) foriero di impone livelli di performance ambientali che spesso pri interlocutori chiave, che siano i clienti, il territorio, nali positivi non tanto sulla clientela, quanto su altri una maggiore propensione innovativa (come dimo- vengono raggiunti proprio introducendo innovazio- le istituzioni, i fornitori: si tratta di rispondere alla stakeholder: sia esterni (comunità locali, enti pub- strano anche i casi studio illustrati di seguito). ni (almeno incrementali) di prodotto. Idem per mar- logica dello slogan “non basta fare, bisogna comuni- blici) che interni (dipendenti). Meno influenti, invece, La certificazione EMAS, ad esempio, come illustra chi come il Nordic Ecolabel, etichetta di prodotto dei care”, dotandosi di opportuni strumenti di rendicon- risultano sul riconoscimento da parte del mercato. Di- una recente indagine su un campione di organizza- Paesi Scandinavi tazione e costruendo e consolidando relazioni con tutti verso il discorso per le certificazioni di prodotti, di so- zioni, stimola l’innovazione, soprattutto di tipo Prerogativa, ma non esclusiva: non è raro, infatti, che i portatori di interesse da cui l’impegno nei confronti lito di maggiore e più immediata comprensibilità per il organizzativo: incidendo, ad esempio, su nuovi per migliorare i sistemi di gestione ambientale (ISO dell’ambiente è riconosciuto come un fattore impor- consumatore: i maggiori benefici arrivano proprio sulla modelli di comunicazione interna (con i dipenden- 14001, EMAS) si innovi anche l’ultimo anello della ca- tante di azione dell’impresa. La conferma di questo ap- reputazione presso il consumatore. Lo confermano, ad ti) ed esterna all’impresa (con i vari stakeholder). tena, i prodotti, appunto. L’ultima edizione della nor- proccio viene anche dallo stesso mondo della normazio- esempio, le aziende con prodotti certificati FSC®, che, Nel campo dell’innovazione di carattere organizza- ma ISO 14001 (pubblicata il 15 settembre 2015), pone ne internazionale: la norma ISO 14063 (alla sua seconda in un’indagine recente, si dicono soddisfatte dell’incre- tivo possiamo far rientrare un altro beneficio delle peraltro particolare accento sul life cycle thinking, edizione del 2010) è una linea guida per gestire, tramite mento della “credibilità ambientale” dei propri prodotti certificazioni ambientali, che hanno cioè anche un pensare al ciclo di vita, come approccio generale alla informazioni in ingresso alle e in uscita dalle organizza- nei confronti dei propri clienti. impatto sulla registrazione di brevetti, soprattutto gestione ambientale delle organizzazioni. ampi della Pubblica Amministrazione. zioni, il dialogo con le parti interessate sugli aspetti e sul- A ben guardare, la dimensione reputazionale può appari- le prestazioni ambientali[8]. re una sorta di meta-obiettivo, da cui ne possono discen- È evidente, come segnalato, che in questa prospettiva dere una serie di altri: la differenziazione dai competitor, è decisivo non tanto l’ottenimento delle certificazioni il conseguente posizionamento competitivo, il migliora- in sé, quanto il modo con cui queste fanno parte di mento delle relazioni con gli stakeholder. una strategia di gestione e valorizzazione della so- A differenza dei precedenti vantaggi dovuti alle cer- stenibilità dell’impresa, in una logica di innovazione tificazioni, questi benefici, legati alla sfera repu- 48 Oltre alle innovazioni di tipo organizzativo, anche le innovazioni di processo (inclusa l’introduzione di nuove tecnologie green) caratterizzano le certificazioni ambientali, soprattutto quelle di sistema (come EMAS), ma non solo: basti pensare alle Carbon footprint impiegate come indicatore dei fattori di ineffi- 49 1. I MARCHI AMBIENTALI MIGLIORAMENTO PROFILI AMBIENTALI 1° MAGGIORE PROPENSIONE ALL’INNOVAZIONE 5° 5 VANTAGGI VANTAGGI BUROCRATICI 2° IMPRESA CERTIFICATA REPUTAZIONE 50 4° 3° APERTURA DI NUOVI MERCATI E ACQUISTI VERDI 1.5. PROTOTIPI DI FUTURO: LE TENDENZE IN ATTO Se quello descritto fin qui è il presente delle certificazio- ibridi che superano le rigidezze (e i problemi) degli sche- ni ambientali, da questo presente arrivano già segnali sul mi tradizionali; e poi schemi che raccolgono le richieste loro futuro. Già oggi si possono cogliere tendenze di rin- del mercato affrontando e disciplinando aspetti nuovi, novamento, marchi più “innovativi” e promettenti degli finora non presi in considerazione. altri. Ci sono schemi classici di certificazione che conti- Provando a cogliere le tendenze in atto sembra imporsi, nuano a registrare un elevato numero di adesioni e che da una parte, un orientamento verso la completez- promettono nei prossimi anni di mantenere tassi di cre- za e l’unità, intesa come ampiezza dei fattori ambien- scita importanti; emergono, parallelamente, strumenti tali considerati, non più parcellizzati, e univocità degli 51 1. I MARCHI AMBIENTALI strumenti impiegati nelle valutazioni. Unità che prende tenuto dal processo di frantumazione di PFU della filiera applicazione, rilevando il flusso delle materie prime dal- zie alla ISO 20121, norma che definisce i requisiti di un corpo nell’impiego dei due strumenti cui abbiamo ac- Ecopneus. Anche certificazioni nate per singole imprese, la fonte fino al prodotto finale, attraverso un sistema di sistema di gestione sostenibile degli eventi. cennato, dell’LCA e della Footprint, e nella riduzione come EMAS, si sono aperti alla dimensione della filie- verifica del materiale biologico contenuto nei prodotti. Altra tendenza molto evidente è la nascita e l’affermazio- delle metodologie di calcolo degli impatti. Nasce per ra. Oltre alla dimensione di filiera, anche quella di di- Oppure possiamo citare le certificazioni a garanzia ne – come dimostra la casistica internazionale già accen- questo (vedi la Comunicazione 196 della Commissione stretto entra nelle certificazioni maggiori (EMAS, ISO delle compensazioni delle emissioni di carbonio. nata (cap 1.1.) – di nuove realtà: nuovi marchi ecologici europea), e ha sulla carta un alto potenziale di penetra- 14001), che superano così uno dei loro limiti: essere nate Le compensazioni del carbonio emesso da un’attività (da (para-certificazioni, accordi, protocolli, campa- zione, la citata PEF - Product Environmental Footprint e pensate per la grande industria. quelle industriali ai festival), negli anni successivi all’en- gne di opinione) che affiancano le certificazioni ‘tra- (impronta ambientale dei prodotti). Nuovo standard Parallelamente a questa tendenza verso la completezza, trata in vigore del Protocollo di Kyoto, sono cresciute in dizionali’ (uno standard, spesso molto articolato, cui previsto dalla Raccomandazione n. 179/2013 della Com- va comunque segnalata quella opposta: cioè la grande numero, in ampiezza e in tipologia. Un mercato non sem- fanno riferimento le aziende e gli enti terzi accreditati missione Europea, a breve sul mercato, è indicato come fortuna di certificazioni dedicate ad un singolo aspetto, pre trasparente: dal calcolo – che dall’uso delle linee gui- per la verifica e la certificazione). E lo fanno (alcuni, non lo strumento che gli Stati membri dovrebbero utilizzare dalle emissioni di carbonio (la Carbon footprint) all’ac- da ISO può arrivare giù fino ai calcolatori approssimativi tutti) sia dal punto di vista degli effetti ambientali, sia da per la misurazione e comunicazione delle prestazioni qua (Water footprint). Fortuna legata probabilmente che si trovano sul web – alle compensazioni, che vedono quello della credibilità e delle garanzie e, persino, della ambientali dei prodotti. alla immediata comprensione della certificazione per il da una parte solidi progetti internazionali, dall’altra ap- capacità di incrementare l’innovazione. Esempio illumi- Sulla stessa linea d’onda – tendere all’unità – il fenome- pubblico, alla versatilità (è utilizzabile, con le differenze prossimative piantumazioni nei parchi pubblici. Per far nante e paradigmatico è la campagna Detox di Greenpeace, no delle certificazioni di filiera: come quelle, molto del caso, in tutti i settori) e ai costi decisamente ridotti fronte alla confusione del settore, nascono marchi inter- che sta cambiando la moda fin dalle fondamenta della filie- fortunate, sulla Chain of Custody nella filiera del legno rispetto ad una certificazione di sistema, ad esempio. nazionali dedicati proprio ai progetti per la compensa- ra. Smuovendo addirittura le imprese chimiche, che (come (FSC e PEFC), oppure come Global Gap, UTZ, Friend E va segnata anche l’estensione dell’offerta di certifi- zione: come CDM, Gold Standard, VCS, Social Carbon, dimostrano alcuni convegni dell’Associazione di Chimica of the Sea. Oppure la UNI 11233 - produzione integrata cazioni a nicchie prima non ancora coperte dai Plan Vivo (schemi ai quali, per esempio, rimandano tutti Tessile e Coloristica, e soprattutto un recente studio di Blu- o, ancora, l’italiana DTP 112 sui “Cereali e semi oleosi diversi standard. Si può sicuramente menzionare i progetti di Fair Carbon, piattaforma online – di Carbon mine/Sustainability-Lab) già oggi offrono ai clienti del tes- sostenibili” offerta da CSQA per la filiera della soia e del lo schema Organic Content Standard (OCS), che Sink, unica azienda italiana membro dell’International sile delle vere e proprie green lists di formulati coerenti con mais bianco. Oppure, passando ad altro settore, la cer- si applica a qualsiasi prodotto (escluso il settore food) Emission Trading Association, partner scientifici Fair- le richieste della campagna. La credibilità dello standard e tificazione voluta in Italia da Ecopneus (la maggiore contenente tra il 5-100% di materiale biologico. Lo stan- Trade Italia e Università degli Studi di Firenze – per la dell’ente terzo certificatore viene riassorbita, come funzio- società italiana per rintracciamento, raccolta e tratta- dard ha sostituito gli schemi OE 100 e OE Blended che vendita di crediti di carbonio da progetti certificati). ne, dalla credibilità di Greenpeace. Che, d’altra parte, offre mento degli pneumatici fuori uso) con Certiquality e Re- riguardavano esclusivamente i prodotti con cotone bio- Altro ambito coperto solo di recente da un nuovo schema alle imprese un vantaggio comunicativo non paragonabile Made in Italy per il granulato e il polverino di gomma ot- logico. Lo standard OCS ha quindi ampliato il campo di è quello dell’organizzazione di eventi sostenibili, gra- a quello di una certificazione tradizionale. ® 52 53 1. I MARCHI AMBIENTALI Chiaramente, questa dinamica rende ancora più com- Se questo è ciò che accade accanto alle certificazioni che alcune aziende facciano calcolare la Carbon footprint fusione è certamente un vantaggio (anche per l’effetto plesso il quadro, ma evidenzia anche un limite di molte tradizionali, qualcosa sta accadendo anche dentro le secondo standard internazionali, senza poi arrivare alla emulazione) dall’altro comprime, in termini competitivi, certificazioni sicuramente più solide dal punto di vista certificazioni. certificazione. Non solo per una questione economica il valore degli stessi standard: in un mercato in cui mol- tecnico o delle garanzie: operare in un mercato scarsa- Ci sono certificazioni che, sui mercati globali, hanno ini- – come spiega lo studio agronomico Sata, specializzato tissime sono le aziende certificate EMAS, questa certifi- mente alfabetizzato. È soprattutto questo deficit infor- ziato a subire una sorta di ‘mutazione’: un’azienda che anche nel calcolo della Carbon footprint, il calcolo costa, cazione non è un di più, ma potrebbe ridursi quasi ad un mativo che, spesso, i grandi brand internazionali riem- grazie alle certificazioni accede al novero dei fornitori di mediamente, più della certificazione – ma perché valuta- prerequisito per avere riconoscimento sui mercati. piono con un valore reputazionale. una multinazionale (un big della moda, ad esempio) vie- no che gestire in proprio la comunicazione dei dati sulla È questo un fenomeno tutto sommato naturale, già ravvisa- Oltre al deficit comunicativo, ci sono altri deficit che i ne sottoposta ai controlli (seguendo le linee guida della CO2 è la strada più conveniente. to nell’ambito della certificazione di qualità, dove nel tempo movimenti in atto mirano a colmare. Nascono, per que- certificazione) anche dai verificatori inviati dal brand, un A fronte di tutti questi movimenti, più o meno tellurici, il valore della ISO 9001 è andato riducendosi a favore di sto, certificazioni promosse da settori privi di vero e proprio audit effettuato, talvolta, da organismi di nel breve e medio periodo continuerà la diffusione de- forme di certificazione più settoriali (come quelle per l’au- certificazioni di riferimento. E non bastano più, ad ispezione accreditati. Agli audit previsti dalla certifica- gli schemi internazionali più ‘maturi’ e conosciuti, come tomobile o l’aeronautica) o più specifiche. Rimanendo però esempio, le necessarie Product Category Rules (PCR), le zione, quindi, si aggiungono quelli previsti dal brand. E EMAS, ISO 14001. Se da una parte questa ulteriore dif- nel campo ambientale, non siamo ancora a questo punto. regole di calcolo relative ai singoli specifici prodotti per non è raro – un caso è la multinazionale italiana Fimatex rendere una EPD adeguata ad ogni genere di prodotto: – che le aziende, pur restando in linea con gli standard perché – complice anche l’incapacità di schemi ‘classici’ di una certificazione, rinuncino all’onere (economico e come EMAS e ISO 14001 di cogliere i bisogni delle azien- organizzativo) della certificazione. I cui requisiti, però, de di settori specifici – fioriscono le certificazioni sarto- continuano a rispettare e a far verificare da auditor ac- riali per i diversi settori. Come la Green Label di Acimit, creditati (inviati dal cliente). La certificazione perde l’Associazione dei Costruttori Italiani di Macchinario il corpo (il certificato), insomma, ma non l’anima per l’Industria Tessile, che coglie e rende facilmente (gli standard e le procedure di verifica). comprensibili le performance energetiche e ambientali Fenomeno analogo ma ancora più spinto è quello di al- dei macchinari per l’industria tessile. O il tentativo non cune aziende che fanno a meno della certificazione pur andato a buon fine di Federlegno-Arredo, l’associazione sfruttando i vantaggi (come l’efficientamento dei proces- delle industrie della filiera del mobile, di arrivare ad uno si e dei consumi) concessi dal know how che le alimen- schema nazionale proprio. ta. Nel mondo del vino, ad esempio, non è infrequente 54 55 1.6. FATTORI DI SUCCESSO DI MARCHI E CERTIFICAZIONI AMBIENTALI Le certificazioni e più in generale i marchi ambientali culturale maturo e in molti casi l’esistenza di regole chia- sono prodotti: come tali per raggiungere una diffusione re e controlli efficaci. nel mercato hanno bisogno di condizioni favorevoli al Recenti studi[9] evidenziano come per migliorare la qua- loro sviluppo. Una offerta convincente, una domanda in- lità e accrescere la diffusione di prodotti e servizi sia ne- formata in grado di apprezzare la proposta, un contesto cessario innescare tra domanda e offerta un ‘processo P.A. CONTROLLI C E R T I F I C A Z I O N I REGOLE OFFERTA DOMANDA CONSUMATORI BIG PLAYER 57 1. I MARCHI AMBIENTALI autocatalitico’. In parole semplici, si è osservato come relazione prodotto/ambiente, e quello della chimica – siva complessità di gestione o all’eccessivo costo a fronte a considerare la dimensione organizzativa come inutile in assenza di una graduale ma altrettanto inesorabile cre- pur avendo vantaggi nell’evidenziare pubblicamente un di uno scarso riconoscimento da parte del mercato finale. complicazione, burocrazia, perdita di tempo, spreco. scita di conoscenza e competenza della domanda, non si controllo delle criticità ambientali del settore, non cono- Sono pochi i marchi conosciuti (FSC®, ad esempio) gli Si rilevano però delle eccezioni di successo. Possia- opera nel mercato una corretta selezione dell’offerta. Da sce adeguatamente il mondo delle certificazioni. Non ne altri (il logo di Ecolabel, ad esempio) sono pressoché sco- mo citare la Water e la Carbon footprint: la capacità di qui una prima indicazione per il mercato delle certifica- conosce le caratteristiche e soprattutto non ne conosce i nosciuti. Colpa anche di limiti intrinseci: le certificazioni semplificare e sintetizzare (anche nel nome) gli impat- zioni, e più in generale dei marchi ambientali, in cui que- reali vantaggi (li abbiamo visti nei paragrafi precedenti). di prodotto sono, intrinsecamente, più comunicabili di ti ambientali – se da una parte è un limite (vedi anche sta dinamica non si è ancora innescata. Come anticipato Le imprese che arrivano alla certificazione spesso lo fan- quelle di sistema, grazie alla minore complessità degli la Comunicazione 196 della Commissione Europea) – è precedentemente e approfondito nei capitoli a seguire, no per rispondere alla (giusta) sollecitazione di un cliente schemi. Alcuni presentano regole di uso dei loghi rigide, indubbiamente un grande vantaggio per la penetrazio- la scarsa conoscenza del valore e del potenziale di questi (sia pure lo Stato), o per accedere ad un bando pubblico. che inducono le aziende a non impiegarli (o a ridurne ne nel pubblico. Oppure possiamo ricordare il marchio strumenti non sta operando una selezione dei prodotti su Senza cogliere i reali benefici (economici) che un modello l’impiego al minimo) per non indurre in errori. Questo statunitense per il risparmio di energia Energy Star; o, base qualitativa. Negli ultimi anni un ruolo importante di gestione ambientale può portare all’impresa. Il reale porta, ovviamente, ad una minore visibilità dei loghi del- ancora, l’etichetta europea per l’efficienza energetica: è stato svolto da alcune istituzioni, che hanno cercato di valore delle certificazioni, dunque, non arriva alle impre- le certificazioni, e quindi, ad un minor riconoscimento coi diversi livelli di performance previsti, e grazie ad una incentivare o creare condizioni di vantaggio per gli stru- se. Colpa della mancanza di un adeguato sostegno istitu- da parte del mercato. Poi ci sono ambiti in cui si rileva grafica semplice e molto intuitiva, è decisamente effica- menti più solidi dal punto di vista delle garanzie e presta- zionale all’informazione ma anche di coloro che svilup- una ridotta offerta di strumenti sector specific, come il ce e piuttosto conosciuta. La sensazione è che manchi zioni, ma anche qui c’è ancora molto da fare. pano lo standard, siano realtà pubbliche o private, che in legno-arredo italiano, che tenta, per il momento senza ancora sul mercato il prodotto giusto in grado di fornire Ma facciamo un passo indietro. Quello delle certificazio- molti casi non riescono a trasmettere ai loro potenziali successo, di costruire una propria certificazione; o come sicuramente un framework di gestione ambientale ma ni è un mercato prevalentemente btob, mentre quello dei clienti i punti di forza dei loro strumenti. Se da un lato la meccanica, che in Italia è corsa ai ripari con il marchio anche di comunicare ai consumatori finali in maniera marchi pur essendo un mercato btob, viene fortemente però le imprese conoscono poco gli strumenti in campo, UCIMU. Si rileva inoltre una eccessiva rigidezza degli semplice ed efficace il valore costruito dall’impresa nella condizionato dal consumatore finale rendendolo nelle è comunque forte la domanda di marchi e certificazioni strumenti che li rendono scarsamente adattabili alle di- dimensione ambientale. dinamiche un mercato btoc. È un mercato i cui limiti e ambientali, il che lascia intendere che forse il problema verse taglie di imprese, sia dal punto di vista dei processi Un aspetto centrale nell’analisi del mercato delle certi- potenziali vanno analizzati tenendo conto di tutte le di- risiede anche nell’offerta, che non riesce ancora a rispon- che delle capacità di spesa. Le certificazioni di sistema, ficazioni è legato alle regole e alle forme di incentiva- mensioni precedentemente descritte. dere a questa esigenza con servizi convincenti. ad esempio, nascono per le grandi aziende, e sono vi- zione pubblica. Le agevolazioni amministrative concesse Iniziamo dalla domanda. Un primo dato che va sottoli- Passando all’offerta, l’analisi è più articolata. Un primo ste anche oggi, nonostante le correzioni di rotta, come in ragione delle certificazioni possono rappresentare per neato è che il mondo delle imprese – con qualche ecce- dato è relativo alla eccessiva varietà di standard, apparen- di difficile adozione da parte di una PMI. D’altra parte si esempio una leva per accrescere la diffusione di que- zione: per il settore agroalimentare, molto sensibile alla temente molto simili. Un secondo dato è legato alla ecces- sottolinea anche una propensione da parte delle imprese sti strumenti. Si segnala l’azione a livello italiano delle 58 59 1. I MARCHI AMBIENTALI Camere di Commercio per incentivare le certificazioni negli acquisti e possono rafforzare il mercato delle certi- svolgere un ruolo fondamentale in questa evoluzione in le semplificazioni burocratiche e gli acquisti verdi, non come leva per stimolare innovazione, e più in generale la ficazioni o arricchirle. O come nel caso di Emirates: per corso. sono adeguati, non sono chiari, non sono diffusi. Nei competitività delle imprese. Oppure le norme che regolano gli accrescere il livello qualitativo dei servizi offerti ai propri L’offerta sconta dal lato suo ancora una eccessiva varietà capitoli che seguono analizzeremo il mercato delle cer- acquisti verdi della Pubblica Amministrazione possono fa- clienti, tra i criteri di selezione dei prodotti wine & food e complessità dei prodotti. La conseguenza è un merca- tificazioni nel comparto del Made in Italy evidenziando vorire realtà certificate. Al contrario norme non omoge- il criterio ambientale, se certificato in particolare, è un to che, nel complesso, è scarsamente sviluppato. Infine potenziali barriere di accesso e livelli di penetrazione di nee, differenti tra i vari stati europei contribuiscono alla discrimine. Infine la Pubblica Amministrazione nel gli stimoli che dovrebbero sostenere questo mercato, questi strumenti. confusione, e possono portare persino alla sfiducia nello suo ruolo di attore di mercato – all’estero questo strumento certificazioni. Queste regole perdono valore se ruolo è molto forte – che può sollecitare il mercato non sono puntellate da controlli che ne verificano l’at- stesso con un impatto molto maggiore di quello attuale. tuazione. Negli acquisti verdi, oggi gli obiettivi indicati Il panorama, dunque, è abbastanza chiaro: il mercato dallo Stato per le amministrazioni possono anche essere delle certificazioni ambientali ha un grande potenzia- ambiziosi, ma non vedono controlli che ne sanzionino la le, visti i benefici che il prodotto certificazione offre alle mancata applicazione. E sono quindi armi spuntate che imprese. Benefici legati alla reputazione e alle semplifi- non aiutano il sistema a crescere alimentando sfiducia cazioni, ma anche ai risparmi in termini di materia ed sul mercato delle certificazioni, con effetti dannosi sulla energia, e, nel complesso, alle efficienze ambientali che domanda. generano anche efficienze economiche; legati alla capaci- Per completare il quadro è necessario evidenziare le for- tà di spingere all’innovazione. Questi vantaggi, tuttavia, ze gravitazionali che stimolano il mercato delle certifica- non sono sufficientemente noti ai primi destinatari del zioni rappresentate dalla domanda indiretta. In primis i prodotto: le aziende. Vi è poi il mondo dei consumatori/ consumatori, destinatari dei prodotti certificati: anche cittadini che è chiamato a svolgere un ruolo crescente, la loro domanda deve essere informata e consapevole, come dimostrano gli studi di Eurobarometro che in- per stimolare il sottostante mercato degli standard. dicano come i cittadini (almeno in Europa) ritengano Cresce negli ultimi anni il ruolo di big player privati e che il comportamento responsabile delle imprese sia da delle grandi catene distributive – dalla Gdo ad Ikea – che stimolare in primo luogo attraverso scelte consapevoli non solo ascoltano il consumatore ma lo accompagnano di acquisto. Sistemi chiari di certificazione potrebbero 60 61 FSC (CoC) ® 3.048 2.311 2.140 FONTI. ISO 14001: Survey ISO 2013 815 EPD 191 Italia Spagna Germania 45965 ISO 50001: ISO Survey 50001, 2013; 26598 EMAS: EMAS Helpdesk Europeo, aprile 2014; USA Polonia Turchia 2 Spagna Corea del Sud 3 Italia Cina 9 Francia India Regno Unito Germania Produttori biologici: Eurostat,Organic farming statistics, 2014. 14 Giappone 22 Turchia 42 Germania 111 42 Regno Unito 150 Spagna 172 Italia 196 Spagna FSC: FSC.org, novembre 2014; 42 258 Italia 330 48 19 PRODUTTORI BIOLOGICI 30502 (http://www.iso.org/iso/iso-survey); EPD: http://www.environdec.com/, 2015; EMAS 676 Spagna Francia Brasile Giappone Germania Regno Unito USA Cina Turchia India USA Francia Germania ISO 50001 2477 1.017 7.983 7.940 6.071 5.872 1.733 Spagna 16.879 16.051 1.072 1.877 1.098 1.038 Regno Unito Giappone Italia Cina 24.662 23.723 1.229 Francia 3.715 Regno Unito ISO 14001 104.735 Italia LE CERTIFICAZIONI 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY 64 65 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY L’ ITALIA, CON OLTRE 24MILA CERTIFICAZIONI, È IL SECONDO PAESE AL MONDO PER NUMERO DI CERTIFICATI ISO 14001, DOPO LA CINA (CIRCA 105MILA). IL PRIMO PER NUMERO DI CERTIFICAZIONI DI PRODOTTO EPD (191, TRAINATI DA QUELLE DI PRODOTTI AGROALIMENTARI, CONTRO LE 42 DI SPAGNA E GRAN BRETAGNA, E LE 14 TEDESCHE). 2.1. AGROALIMENTARE Il terzo per Ecolabel ed EMAS. Ancora: è il quinto va letto in un quadro complessivo di riposizionamento paese del G20 per certificazioni forestali di catena di competitivo delle nostre imprese nel segno della qualità custodia FSC . e della green economy. Ma che va affiancato ad un altro Primati ancora più rilevanti se teniamo conto dei ri- dato: una penetrazione non certo capillare dei diversi tardi nazionali: il Comitato Ecolabel e Ecoaudit è stato standard, con numerosi problemi legati alle inefficienze istituito solo agli inizi del 1997, due anni dopo la sca- nel sistema di domanda-offerta di certificazioni. denza prevista dal Regolamento EMAS, che è del 1993; Il Made in Italy, con le sue potenzialità, la vocazio- nell’Ecolabel la prima azienda certificata è giunta qua- ne competitiva e le tante articolazioni e peculiarità, è, L’Expo 2015 che ci lasciamo alle spalle sancisce defini- chimici (0,2% contro una media Ue dell’1,9%); e la quota si dieci anni dopo l’emanazione del Regolamento. dunque, un banco di prova intessante per compren- tivamente la leadership italiana nella qualità agroali- di emissioni di gas climalteranti più bassa (il 35% di gas Questa vitalità traspare anche da iniziative nazionali sulla dere i vantaggi per le imprese che aderiscono a una o mentare. Siamo il Paese più forte al mondo per prodotti serra in meno della Francia e della media Ue). Non è un tracciabilità di filiera agroalimentare, divenute la base di più certificazioni ambientali, ma anche i limiti degli ‘distintivi’ (quindi certificati: con una certificazione re- caso se il settore agroalimentare italiano può vantare una schemi ISO (lo standard 22005). O nel legno-arredo: è ita- strumenti attualmente disponibili sul mercato. golamentata dallo Stato e dall’Europa), con 264 prodot- vera e propria leadership anche in tema di certificazioni liana la prima sedia certificata EPD e nasce anche da istan- Il capitolo che segue indaga il grado di penetrazione ti Dop e Igp (a cui si aggiungono 4698 specialità tradi- ambientali: dal primato europeo nelle certificazioni bio- ze italiane l’ampliamento della certificazione FSC anche ai delle certificazioni ambientali nelle principali filiere zionali regionali), seguiti a distanza da Francia, 207, e logiche (quasi 46mila produttori), a quello nel numero di prodotti da legno ricilato. O anche dalla nascita nel nostro del Made in Italy (arredo-casa, automazione, agroa- Spagna, 162. In ben 77 prodotti, sul totale dei 704 in cui EPD, oltre 100, per prodotti agroalimentari. Paese di certificazioni, oggi globali, come Friend of the Sea o limentare e abbigliamento-tessile), misura lo spread viene disaggregato il commercio agroalimentare mon- Ma facciamo un passo indietro. Nel 1986 il laboratorio Biodiversity Friend. competitivo delle imprese che hanno scelto di adottar- diale, il nostro Paese detiene il primo, secondo o terzo centrale di veterinaria di Weybridge identifica in un al- L’Italia, insomma rappresenta uno dei fronti più avan- ne uno e analizza la percezione di questi strumenti nel posto per quote di mercato. Un primato nella qualità che levamento nella regione dell’Hempshire il primo caso zati in tema di certificazioni ambientali. Un dato che mercato di sbocco finale dei prodotti. si nutre di passione, innovazione e attenzione per il ter- di encefalopatia spongiforme bovina, il morbo divenuto ritorio. Lo dimostra il record europeo (e probabilmente noto all’opinione pubblica con il nome di morbo della mondiale) per il minor numero di prodotti con residui mucca pazza. Questo come altri scandali, dal vino al ® ® 66 67 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY metanolo alle mozzarelle alla diossina in Italia, hanno voratori e dell’ambiente (imponendo, ad esempio, anche tanti gruppi – Delfanti Trade a Monticelli D’Ongina fitofarmaci e altre sostanze nocive come i metalli pesanti. posto con forza l’attenzione pubblica sulla qualità dei una drastica riduzione della chimica nei campi). Nasce, (PC), Eredi Didonna in Puglia, AGRILEPIDIO a Ci- Il caso Plasmon è stato antesignano di una tendenza, prodotti della filiera agricola e sul rapporto che il pro- nel 1997, la certificazione EurepGAP (Gap sta per Good sterna di Latina – o tanti singoli produttori. quella che vede privilegiare le certificazioni di pro- dotto instaura con l’ambiente nel quale viene coltivato o Agricultural Practices, incluso l’allevamento), oggi – col Questa certificazione, che partendo dai supermarket eu- dotto (più apprezzate dai consumatori: basti pensare ai trasformato. Questi eventi hanno spinto, a differenza di salto di scala, dall’Europa al mondo intero: 100 i paesi ropei porta le buone pratiche agricole sui campi di tutto il marchi citati Dop-Igp, al biologico, alle Doc) rispetto a quanto avvenuto in altri settori, il mercato finale ad una interessati – GlobalGAP. mondo, serve alla grande distribuzione a garantire la qua- quelle di sistema, che ancora oggi caratterizza il siste- maggiore informazione e alfabetizzazione sui prodotti Cosa abbia significato questa scelta lo dimostra una mis- lità anche ambientale del prodotto, appunto, ma anche a ma agroalimentare italiano. agroalimentari, con un conseguente effetto di stimolo siva che, nel 1999, la catena Safeway invia ai propri for- ridurre al minimo le responsabilità per le politiche di si- Le certificazioni di sistema, come si è rilevato nelle altre per il miglioramento della offerta di prodotti. Per garan- nitori: chi desidera continuare ad intrattenere rapporti curezza, vista la garanzia da parte di un ente terzo; e a tra- filiere del Made in Italy analizzate in questo studio, non tire un consumatore evoluto, a loro volta, i produttori commerciali con la grande catena di supermercati deve sferire sui fornitori i costi della sicurezza e della qualità. hanno avuto molta fortuna nell’agroalimentare italiano, hanno sviluppato una domanda di marchi e certificazioni certificarsi EurepGAP. Sul fronte italiano un’esperienza pionieristica è sicura- se si escludono grandi imprese di trasformazione alla ri- a garanzia della qualità anche ambientale della filiera a Oggi, l’Italia è il secondo paese al mondo per numero di mente quella delle Oasi Ecologiche Plasmon, create cerca di contratti internazionali o legati a bandi pubbli- monte del prodotto. produttori certificati GlobalGAP: poco meno di 19mila a metà degli anni ’90 anche qui in risposta a scandali. In ci. Solo lo 0,6% delle imprese del settore sono certificate Il fenomeno delle certificazioni ambientali in agricoltura (che significa un produttore su tre), dopo la Spagna (qua- particolare, allo scandalo del vitello agli estrogeni e poi al ISO 14001, solo lo 0,1% EMAS. In entrambi i casi sono le – nel settore, ovviamente, le certificazioni più richieste si 30mila) e davanti alla Grecia (10mila circa, dati 2012). disastro di Chernobyl che sottrasse ai mercati le verdure imprese più grandi a certificarsi: oltre il 70% dei certifi- sono quelle relative alla sicurezza del prodotto – esplo- Questo standard parrebbe (mancando dati sistematici a foglia larga, Plasmon coglie una opportunità di mer- cati ISO 14001 riguardano aziende sopra i 20 addetti. E de in Europa negli anni ’90. In quegli anni, anche per i sulle altre certificazioni) il secondo per diffusione tra i cato legata ad una esplosiva domanda di prodotti sani e discorso analogo vale per EMAS. Una distribuzione che, motivi che abbiamo detto, la grande distribuzione euro- produttori agricoli, dopo quello per i produttori biologici. decide di selezionare 2700 aziende agricole e 450 alleva- evidentemente, non rispetta le caratteristiche del siste- pea riunita nello Euro-Retailer Produce Working Group Hanno fatto ricorso a questo certificato grandi marchi menti in tutto il mondo (dall’Italia, ovviamente, al Perù) ma produttivo italiano. (con big come Dutch Albert Heijn, Safeway, Tesco, Royal della qualità italiana da Melinda, la società consortile in cui si praticava la lotta integrata, una gestione oculata Sicuramente gli standard di sistema non hanno incon- Ahold, Marks & Spencer, Sainsbury’s) decide di impor- La Preferita OP Pugliese, ECOFRUIT a Bagheria, della chimica, senza trascurare altre possibili fonti di in- trato una domanda spontanea delle imprese italiane, re un solo documento normativo valido a livello conti- la cooperativa siciliana S.I.A.L. SICILIANA AGRU- quinamento, come il traffico automobilistico, gli impianti piuttosto la leva è stata una domanda indotta: dai grandi nentale per garantire, e garantirsi, forniture di prodotti MI LAVORATI, la cooperativa ORTI DEI BERICI in industriali o le discariche. Un protocollo elaborato con gruppi della Gdo nazionali o internazionali, o da incenti- agroalimentari rispettose delle buone pratiche agricole: provincia di Vicenza, PATFRUT in provincia di Ferrara, veterinari ed agronomi validato da un ente terzo, per ras- vazioni pubbliche. A dare, qualche anno fa, alle imprese con standard di sicurezza, tracciabilità, rispetto dei la- LAGNASCO GROUP appunto a Lagnasco (CN). Come sicurare le mamme garantendo omogeneizzati privi di una ragione valida per cercare una certificazione di si- 68 69 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY stema, in Italia, è stato più che il bisogno di migliorare Tuttavia si inizia a rilevare l’adozione di ISO 14001 o di dei produttori e trasformatori italiani, come dimostrano Accanto alle certificazioni da agricoltura biologica, si le performance ambientali delle imprese o raccogliere le EMAS in risposta alla necessità, soprattutto tra impre- appunto i dati GlobalGAP, è attento alle certificazioni. possono citare casi esemplari di grandi nomi del Made richieste dei consumatori, una legge che apriva le porte se di grandi dimensioni, di tenere sotto controllo i costi La limitata diffusione di ISO 14001 e EMAS sta proba- in Italy agroalimentare che hanno puntato sulle certifi- ai finanziamenti pubblici, nello specifico relativi ai Piani ambientali (acqua, materie prime). Non è un caso se tra bilmente nei limiti intrinseci dello standard, pensato per cazioni di prodotto. Granarolo, ad esempio, è la prima di sviluppo rurale (PSR). le imprese certificate ISO 14001 abbiamo i grandi nomi altre tipologie di imprese e per altri settori: limiti che evi- azienda produttrice di latte al mondo a ricevere la certi- La legge è la 488 del 1992, che fissava nuovi criteri per dell’agroalimentare italiano come Sanpellegrino, Bono- dentemente tengono lontana la gran parte delle aziende ficazione EPD, così come l’acqua Cerelia ha il primato la concessione delle agevolazioni alle attività produttive melli, Bauli, Galbani, Carapelli, Illycaffè (ISO 14001 + agroalimentari italiane. mondiale per l’acquisizione dello stesso certificato tra le nelle aree sottoutilizzate. Tra i criteri, viene riconosciuta EMAS), Lavazza (ISO 14001 + EMAS), Saclà, Italcar- Decisamente diversa la diffusione delle certificazioni di acque. Restando sull’EPD, a questi antesignani si uni- una premialità per le aziende dotate di certificazioni ISO ni, Parmareggio, Principe di San Daniele (ISO 14001 + prodotto. Soprattutto se guardiamo agli ultimi anelli della scono oggi altri importanti marchi italiani: quelli della 14001 ed EMAS. Molte aziende, con questo obiettivo, EMAS); grandi imprese dei surgelati come Soavegel (ISO filiera, quelli che hanno come riferimento i consumatori. pasta, come Barilla (e Mulino Bianco), De Cecco e hanno adeguato i loro processi e sono arrivate alla certi- 14001 + EMAS); aziende vinicole come la Cantina Terre I prodotti biologici, innanzitutto. L’Italia è l’ottavo pa- Sgambaro; o delle acque, Ferrarelle, Lete, San Be- ficazione: nel corso degli anni ’90, infatti, si assiste ad un del Barolo (ISO 14001 + EMAS) e poi Fattoria Scaldasole, ese al mondo per numero di produttori biologici nedetto; e poi quello delle birre, con Poretti (Carlsberg boom della 14001 tra le aziende del settore. Boom segui- Pastificio Lucio Garofalo, Ferrero, Barilla, la Distilleria (dopo India, Uganda, Messico, Tanzania, Etiopia, Tur- Italia), e del vino, coi Feudi San Gregorio; i prodotti to da un decremento negli anni Duemila, dovuto, proba- Fratelli Branca (ISO 14001 + EMAS); oppure le centrali chia e Perù), il primo in Europa davanti alla Spagna. Valfrutta (Conserve Italia), Assomela, quelli del Mo- bilmente al fatto che, avuto il finanziamento, la certifica- del latte di Torino, Vicenza e diverse altre. Oggi sono poco meno di 46mila i produttori italiani con lino Grassi e le carni Coop Italia. Con oltre 100 pro- zione non veniva rinnovata. Nonostante ciò, l’adesione a A queste si affiancano realtà più piccole, in cui l’esigen- certificazioni biologiche. Per produrre e vendere pro- dotti certificati l’Italia ha il primato assoluto nei certifica- queste certificazioni ha impresso alle aziende un’accele- za, come abbiamo visto, è quella di entrare nelle catene dotti frutto di metodi biologici è necessaria la certifica- ti EPD per prodotti agroalimentari. razione nella direzione della qualità e dell’adeguamento di fornitura dei grandi gruppi della Gdo, che vedono in zione di un ente terzo secondo la disciplina comunitaria Mentre Ecolabel non contempla un’applicazione ai pro- normativo e tecnologico: molte aziende si sono trovate a questa certificazione una garanzia: la calabrese Amarelli, e nazionale (Regolamento CE 834/2007). Si parla di dotti agroalimentari, tra le certificazioni di prodotto di dover adeguare alle regole comportamenti e impianti (ad la Salviani che con 8 addetti produce olive in provincia di certificazione regolamentata: certificazione volontaria nuova generazione anche in questa filiera ha fatto la sua esempio scarichi, pozzi per il prelievo dell’acqua, ecc.), Roma, le Cantine degli Astoni nei Campi Flegrei (6 ad- per cui un ente pubblico ha redatto standard tecnici ai comparsa da qualche anno la Carbon footprint (UNI a sostituire macchinari attivi magari da anni ma privi detti), Sapori Mediterranei di Giovanni Ciliberti, (2 ad- quali le imprese devono attenersi per ottenere l’attesta- ISO 14064 o UNI ISO 14067, che sia di sistema o di pro- di autorizzazione e conformità alle leggi. Col risultato, detti) che produce salumi a Cirigliano (MT) in Basilicata. to. Vista la grande vocazione nazionale, la certificazione dotto), adottata per alcuni prodotti di largo consumo da tutt’altro che trascurabile, di evitare che lo Stato finisse Detto questo colpisce la distanza che separa la diffusione di agricoltura biologica è la certificazione ambientale grandi aziende come Valfrutta, Curtiriso di Pavia (sia per finanziare l’elusione delle normative ambientali. di certificazioni come GlobalGAP e ISO 14001. Il mercato più diffusa nel settore agroalimentare. 14064 che 14067) o il Pastificio Afeltra di Gragnano, 70 71 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY ma anche nel mondo del vino da big come Donnafuga- to. Ma ci sono altri casi in cui, ad esempio, una footprint se presa come indicatore ambientale complessivo, con- non si certificano. Non solo per una questione economi- ta, Ricci Curbastro, Caprai, Salcheto. più leggera non corrisponde a migliori comportamenti trasta con la qualità delle produzioni. ca. Lo spiega lo studio agronomico Sata, specializzato Proprio la cantina vinicola Salcheto, prima azienda al ambientali ma riflette, piuttosto, specifiche situazioni La sfida, dunque, per questa certificazione, è tenere in- anche nel calcolo della Carbon footprint: il calcolo costa mondo ad aver certificato la Carbon footprint di una botti- produttive, a volte persino paradossalmente slegate dalla sieme standardizzazione e credibilità con i necessari infatti, mediamente, più della certificazione. Non certi- glia di vino (nel 2011, secondo lo standard ISO 14064), im- ricerca di qualità. adattamenti ai diversi territori e alle diverse produzioni. ficano perché, al netto del ragionamento sull’efficienza, piega la misurazione delle emissioni di carbonio come in- Nel caso, ad esempio, delle aziende del latte, segnalato da Manca in Italia, ma anche in Europa, uno strumento in valutano che gestire in proprio la comunicazione dei dati dicatore per controllare energia e materia direttamente ed una ricerca dell’Inea, quella che produce latte alimentare grado di cogliere adeguatamente la diversa importanza sulla CO2 sia la strada più efficace. Stando all’esperienza indirettamente consumate lungo il processo e poi ridurre fa registrare mediamente una minore impronta carboni- degli impatti del mondo agricolo. Sul modello, ad esem- dello studio agronomico citato (cui fanno riferimento per le emissioni. Impiego che rientra in un più ampio progetto ca rispetto a quella che produce il Parmigiano-Reggiano. pio, degli standard californiani per la coltivazione della il calcolo il 60/70% delle aziende Italiane che poi hanno ambientale che va dal calcolo della Water footprint al cal- La ragione va imputata principalmente alla resa produt- vite da vino (il California Sustainable Winegrowing Al- deciso di certificarsi) solo la metà circa delle aziende che colo dell’Indice di biodiversità, in fase di sperimentazione tiva delle vacche per Parmigiano-Reggiano, di solito in- liance’s Code of Sustainability). fa effettuare loro il calcolo procede poi alla certificazione. applicata, per monitorare la qualità biologica del suolo e feriore, anche a causa dei vincoli imposti dai disciplinari Interessante, allora, la norma tecnica – sviluppata Il ragionamento svolto per la Carbon footprint potreb- dell’ecosistema aziendale; dalle cantine off-grid, all’auto- di produzione (ad esempio il divieto di impiegare fieni in dal consorzio CCPB e LandLab della Scuola Superiore be essere replicato per la Water Footprint: ottimale produzione dei concimi (dal compostaggio), all’impiego quota inferiore al 50% della sostanza secca dei foraggi, o Sant’Anna di Pisa – specifica per la stima della Carbon per valutare i miglioramenti di una stessa azienda da un esclusivo di materiali certificati FSC e PEFC. il rapporto obbligato foraggi/mangimi non inferiore a 1). footprint dei prodotti del settore agroalimentare. anno all’altro, non è un indicatore attendibile se viene La Carbon footprint, che sta avendo grande fortuna sul Ancora più evidente, a presunta parità di performance Sicuramente molto efficace, invece, la Carbon footprint impiegato per il confronto fra aziende diverse, anche se mercato anche in virtù della sua immediatezza e comuni- ambientali, il caso delle aziende da uova. Nel caso delle come indicatore dell’efficienza di un’azienda: maggio- dello stesso settore. cabilità, ha però dei limiti se, a differenza di quanto fatto ovaiole a terra si riscontra una footprint carbonica leg- ri emissioni in un settore della produzione indicano un In genere, ad esempio, le imprese vitivinicole a pre- appunto da Salcheto, viene utilizzata tout court (magari germente maggiore: conseguenza della minore produtti- segmento produttivo su cui intervenire per renderlo più valente produzione di spumanti tendono a consumare per confrontare aziende diverse) come indicatore di sin- vità attribuibile a questa modalità di stabulazione. O an- efficiente. Questo impiego come strumento di misurazio- nel complesso più acqua rispetto a quelle che produ- tesi delle performance ambientali. Due cantine vinicole, cora: l’agricoltura biologica rischia, nella gran parte dei ne dell’efficienza porta con sé una conseguenza: alcuni cono principalmente vini fermi. Osservazione valida ad esempio, con performance ambientali paragonabili casi, di avere un’impronta carbonica più alta dell’agricol- soggetti che misurano l’impronta delle proprie attività, per produzioni elevate, che va però invertita nel caso ma una del Sud e una del Nord Italia (o una vicino al tura intensiva. Non solo, dunque, la Carbon footprint, in poi non procedono alla certificazione. Cosa non infre- di produzioni ridotte. mare e l’altra in territorio montuoso) avranno, evidente- casi come quelli segnalati da Inea (oggi Crea), non riflette quente nel mondo del vino: le aziende fanno calcolare Come nei consumi (non solo alimentari) l’attenzione mente, footprint diverse, legate in primis al riscaldamen- performance ambientali complessivamente migliori, ma, la Carbon footprint secondo standard internazionali ma all’origine dei prodotti e al loro territorio sta diventando ® 72 73 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY patrimonio comune (a dimostrarlo basterebbe ricordare uno schema dedicato (DTP 112 “Cereali e semi oleosi servazione della biodiversità Biodiversity Friend: di catene distributive italiane e internazionali, come Coop i prodotti private label della Gdo qualificati proprio per sostenibili”) per produzioni qualificate di soia e mais proprietà di WBA onlus (World Biodiversity Association Italia, Conad, Despar, Esselunga. la propria origine regionale o territoriale): questa ten- bianco. Un percorso di filiera decisamente innovativo, onlus), nasce appunto in Italia nel 2010 per stimolare Per restare alla grande distribuzione organizzata, denza si è affermata, a cascata, anche tra le certificazioni che parla di qualità e sostenibilità in un settore spesso il mondo agricolo ad una presa di coscienza verso una è evidente il ruolo che riveste nell’orientare i consumi e, a carattere (anche) ambientale. trascurato, che investe gran parte delle imprese agricole produzione più attenta alla conservazione delle risorse quindi, come abbiamo visto per GlobalGAP, tutta la filie- Un’altra tendenza rilevabile nella filiera agroalimentare e di trasformazione del Nord Italia (con oltre 100 impre- biologiche, con un approccio a dimensione territoriale ra. Da moltissimi anni la Gdo italiana si è attivata per as- italiana è il crescente interesse verso sistemi di certifi- se e 20mila agricoltori coinvolti) tracciato e certificato. misurando la qualità della vita nell’acqua, nell’aria e nel sicurare l’applicazione di tecniche di coltivazione a basso cazione che, coinvolgendo più attori, garantiscano la so- Che dà al consumatore garanzie sulla sostenibilità am- suolo. Hanno aderito allo schema produttori vinicoli di impatto ambientale. Tecniche volte a ridurre numero e stenibilità di tutto il percorso di produzione, e non solo bientale e sociale, e nasce per rispondere alla richiesta primo piano, come il Consorzio del Chianti Classico. residualità di pesticidi. Coop Italia ad esempio fin dagli della singola azienda. Tra le certificazioni di questo tipo dei principali operatori del settore della distribuzione Come pure alcune aziende venete del radicchio (Baga- anni ‘80 ha definito rigorosi capitolati di fornitura in menzioniamo la norma ISO 22005 che garantisce la internazionale e del settore mangimistico di avere pro- ri di Callegaro, Mion Gian Paolo, Santin Paolo e tal senso: con effetti affini a quelli prodotti dall’adozione rintracciabilità del prodotto alimentare in tutti i passag- dotti sostenibili di origine nazionale. Lo standard, che l’azienda agricola Nonno Andrea) o le baresi Società di uno standard di certificazione. Un pezzo importante gi del processo produttivo – dal campo alla tavola, from dimostra evidentemente un ruolo attivo del mondo agricola Lama Cerasae o Cinquepalmi Vito che della Gdo, ad esempio, chiede ai propri fornitori l’appli- farm to fork. E investe principalmente le filiere ortofrut- agroalimentare italiano sul fronte delle certificazioni, è producono uva da tavola. cazione di disciplinari di difesa integrata più restrittivi ticole (dalle sementi al confezionamento), della carne nato da un processo di condivisione fra i vari stakeholder Altro standard nato in Italia è Friend of the Sea. Sche- rispetto alle norme cogenti. bovina e suina (dall’acquisto o nascita dell’animale al con l’obiettivo di definire delle tecniche di coltivazione ma di certificazione internazionale fondato dall’omoni- In Italia, al riguardo, è stata pubblicata una norma de- punto di distribuzione inclusa la mangimistica), del latte e trasformazione volte a produrre cereali e semi oleosi ma associazione no profit per prodotti provenienti sia dicata: la UNI 11233 “Sistemi di produzione integrata (dall’allevamento al punto di distribuzione). È il caso, ad (e loro derivati) al meglio delle pratiche conosciute. Uno da attività di pesca che da acquacoltura, che di fatto ha nelle filiere agroalimentari” che traduce in uno standard esempio, di Brazzale e del Gran Moravia, la cui filiera strumento che valorizza prodotti fino ad oggi indistinti, segnato uno spartiacque nel settore della pesca. Questa un sistema di produzione agricola che privilegia l’utilizzo (80 fattorie, con quasi 19.000 mucche in lattazione) è e, insieme, avvia processi di innovazione, organizzazione certificazione, nata nel 2008, oltre che essere adottata da delle risorse e dei meccanismi di regolazione naturale in stata certificata da DNV. delle filiere agroalimentari, gestione sostenibile delle ri- numerosi produttori e trasformatori (180 i certificati ri- parziale sostituzione delle sostanze chimiche. Per stilare Oppure, in parallelo, l’ente di certificazione CSQA, che sorse naturali in linea con la nuova PAC. lasciati ad imprese italiane, tra cui alcuni nomi della Gdo lo standard, al tavolo di lavoro presso UNI, hanno parte- con le industrie di trasformazione Ital Green Oil, Lo stesso protagonismo del nostro Paese si riscontra in come Conad, Coop, Despar, Esselunga), richiede cipato tutte le catene italiane della Gdo. Pioniere in que- azienda del Gruppo Marseglia leader nella produzione di schemi che mostrano un approccio alla sostenibilità se- l’adesione anche della filiera a monte, e sta diventando sta certificazione l’azienda vinicola Ferrari e Lunelli, energia da biomasse, e Cereal Docks, ha messo a punto condo un’ottica più ampia. Come il protocollo sulla con- il passaporto per essere fornitori di prodotti ittici delle confermando, ancora una volta, che quello del vino ita- 74 [10] 75 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY liano è un settore decisamente attento alle novità in tema meccanismo, dunque, è analogo a quello indicato per la di denominazioni trasparenti come Friend of the Sea. La diffusione delle certificazioni ambientali nel mondo di certificazioni ambientali. L’azienda certifica così l’uva Legge 488: ci si certifica per arrivare ai finanziamenti, e Decisamente poco efficaci per la filiera, invece gli stan- dell’agroalimentare ha visto, infine, grazie ad un consu- proveniente da 263 aziende agricole coinvolte in un pro- oltre ai finanziamenti si accede ai vantaggi prodotti dalla dard relativi ai sistemi di gestione ambientale: perché matore più attento e ad una domanda più matura, una getto di viticoltura sostenibile. certificazione. Parliamo di marchi come Agriqualità della troppo complessi, non tarati sulle specificità del settore diffusione maggiore che nel resto del Made in Italy. Mag- Altra certificazione internazionale che ha avuto ampia Regione Toscana, Qualità verificata (QV) della regione né adatti alla dimensione e alle capacità di spesa e orga- giore ma con ancora enormi potenzialità di crescita e di diffusione in Italia è UTZ: programma di certificazione Veneto, QM della Regione Marche, QC – Qualità Con- nizzative delle aziende. sviluppo per il settore. su scala mondiale per una produzione e una fornitura trollata della Regione Emilia Romagna, Prodotti di qua- agricola responsabile, fornisce assicurazione sulla soste- lità Puglia, Marchio Qualità Trentino (MQT), il marchio nibilità sociale e ambientale del caffè, del cacao e del tè, Agricoltura Ambiente Qualità (A.Qu.A.) del Friuli Vene- lungo tutta la filiera. Tra le imprese italiane, Lavazza, ad zia Giulia. Marchi che, recentemente, sono stati affiancati esempio, ha deciso di certificare UTZ uno stabilimento, dal Sistema di Qualità Nazionale per la produzione quello di Torino, e alcune linee di prodotti. Come la pa- integrata approvato dal Ministero delle Politiche Agri- dovana Elledì, uno dei leader europei nel settore dolcia- cole. Il rispetto di questi standard viene verificato da un rio con export in 80 paesi, o la H.D.I (Holding Dolciaria ente terzo che, accreditato come certificatore da Accre- Italiana, Spa) gruppo che produce e commercializza cioc- dia, riceve dal Ministero l’autorizzazione al controllo. colato (60 mln fatturato, di cui il 40% export). Proprio Possiamo concludere ricordando la forte attenzione l’export, la presenza in mercati stranieri, sembra essere – sia da parte del consumatore finale che delle azien- una delle ragioni che spingono a questa certificazione. de – alla qualità, nei diversi aspetti anche ambientali Significativo per l’Italia è anche il fenomeno, molto più dei prodotti e delle produzioni. Attenzione alla qua- diffuso che in altri Paesi, della nascita di Sistemi di le è corrisposta un’offerta di schemi di certificazione Qualità Regionale per la produzione integrata. piuttosto efficace: perché alla portata delle aziende, Nascono in ambito regionale dalla spinta dell’Unio- come dimostra la diffusione di marchi come quello ne Europea, che con il Reg. CE 1974/2006 e il Reg. CE dell’agricoltura biologica o di certificazioni come Glo- 1698/2005 ha legato la concessione di finanziamen- balGAP; perché comprensibili ed efficaci anche dal ti all’applicazione di sistemi di qualità riconosciuti. Il lato del consumatore finale, anche grazie alla scelta 76 77 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY 2.2. ARREDO-CASA ambientali e di fornitori di marchi, e i consumatori. de oltre all’attestato EMAS hanno anche la ISO 14001. Come abbiamo avuto modo di approfondire la scarsa Le imprese della filiera con un certificato ISO 14001 cultura di un mercato è un freno allo sviluppo di un pro- non superano le 300: l’1% del totale. Sono certificate ISO dotto, si rileva infatti in questa fase il successo di marchi 14001 imprese Made in Italy come Scavolini, Snaide- e certificazioni ambientali che hanno un diretto impatto ro, Valcucine, Molteni. Lo sono l’azienda di divani sulla comunicazione e non sulla organizzazione comples- Moroso, gli Arredamenti Cesar, Dalla Velentina siva dell’impresa garantita da certificazioni più struttura- che produce mobili di design per ufficio, la affine Las te come Ecolabel, ISO 14001 o EMAS. Mobili a Tortoreto (TE), Presotto Industrie Mobi- Quello del legno-arredo-casa è un comparto composito garantito al settore primati a livello mondiale. A questo Nella filiera del legno-arredo infatti risultano ad oggi solo li a Brugnera (PN), Ares Line che in provincia di Vicen- e variegato. C’è la filiera del mobile, che spinta dalla cre- punto entriamo dentro questi macro-settori, per capire due realtà certificate Ecolabel, il produttore di arredi za realizza sedute distribuite in tutto il mondo. Oppure scente sensibilità verso la conservazione delle foreste e meglio le dinamiche e soprattutto cogliere il ruolo e la scolastici Mobilferro, 40 addetti a Trecenta (RO) e Li- Imab Group, 500 addetti a Fermignano (PU), e le citate dagli studi sull’inquinamento indoor che hanno rilevato diffusione dei marchi ambientali in questo processo di gnum Venetia, azienda di Pordenone i cui tavolati a tre Vastarredo, Lasa Idea, Nicoline Salotti. Oltre ai mobilifi- la pericolosità di alcune sostanze, in primis la formaldei- riposizionamento competitivo in chiave ambientale. strati incrociati in rovere sono gli unici in Europa a po- ci, ci sono (per dare garanzie al cliente) anche gli inter- de, per la salute delle persone, ha sviluppato una doman- Cuore di questo sistema è la filiera del mobile. Chi fre- tersi fregiare del marchio. Anche EMAS ha goduto, tra medi: come Media Profili, 500 addetti nei semilavorati da di strumenti in grado di tracciare la provenienza della quenta il Salone del mobile di Milano, principale termo- le aziende del legno-arredo, di scarsissima fortuna. Oggi a Mansuè (TV), o Mobilclan che produce ante e com- materia prima e di certificare il basso impiego di sostan- metro delle tendenze del settore a livello mondiale, avrà le imprese della filiera che si fregiano di questo certifi- ponenti in legno, sempre in provincia di Treviso. Uno ze pericolose. C’è la filiera della ceramica, che sceglie la notato negli ultimi anni una crescita esponenziale da cato EMAS sono meno di 50, lo 0,007% del totale. Una dei vantaggi della 14001 (quei vantaggi che il Pubblico leva ambientale per riposizionarsi sui mercati, avviando parte delle imprese di prodotti che incorporano a diversi certificazione come EMAS interessa soprattutto imprese non ha saputo valorizzare) sta nel fatto che le imprese un ripensamento radicale dei propri processi produttivi, livelli la sfida ambientale. Avrà notato anche che le atte- di grandi dimensioni, che ambiscono a clienti industria- con molti fornitori, se questi aderiscono allo standard, e che nella LEED ha trovato un passaporto importante stazioni di questo impegno sono molte, si contano oltre li o pubblici, e interessa fornitori dei grandi gruppi del possono evitare di fare controlli diretti, affidandosi alle per entrare nel mercato americano. C’è il settore della 100 etichette ecologiche, che se da un lato sono prova di mobile. Tra le pochissime aziende certificate EMAS pos- verifiche dei certificatori. rubinetteria, che cogliendo l’opportunità di normative grande vitalità, dall’altro sono l’evidenza di un percorso siamo ricordare ad esempio Vastarredo, che a Vasto La limitata fortuna di ISO ed EMAS si deve anche alla stringenti sulla potabilità dell’acqua che hanno messo al appena avviato in cui nel mercato di riferimento c’è an- (CH) produce arredi per la scuola, ma anche Lasa Idea scarsa aderenza di questi standard alle caratteristiche bando sostanze tossiche come il piombo, ha sviluppato cora scarsa cultura sul tema da parte di tutti gli attori: di Monteriggioni (SI) specializzata in mobili da bagno, e delle imprese del settore, di rado ascoltate con attenzio- tecnologie e standard ambientali innovativi che hanno le imprese nelle due dimensioni di acquirenti di marchi Nicoline Salotti di Altamura (BA). Tutte queste azien- ne e senza pregiudizi. Per esempio Ecolabel nel legno/ 78 79 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY arredo prevede due declinazioni, a seconda che si tratti di In realtà ci sono marchi ai quali il settore riconosce una consumatori, è la certificazione di prodotto più diffusa in compiuto dall’associazione nordamericana dei produtto- pavimenti in legno (2010/18/EC) o mobili (2009/894/ efficacia in termini di competitività soprattutto per il loro Australia. Oppure la certificazione CCC (China Compul- ri di mobili per ufficio e collettività (BIFMA/Level). EC): in quest’ultimo caso il marchio si applica esclusiva- potere di accreditamento verso mercati esteri. Tra questi sory Certification): introdotta con l’adesione della Cina Ovviamente, visto il ruolo del LEED nel mercato, uno de- mente ai prodotti realizzati almeno per il 90% da legno c’è il sistema LEED® [11]. Lo standard, pur certificando all’Organizzazione Mondiale del Commercio è necessa- gli obiettivi prioritari della FEMB è ottenere un ricono- massiccio, e nei quali il peso totale dei materiali diversi gli edifici, riconosce crediti a tutti i prodotti che possono ria, per numerose categorie di prodotti (le lampade, ad scimento del proprio schema di valutazione come paral- dal legno non superi il 10% del prodotto finito, imponen- concorrere alla loro sostenibilità, anche i mobili. Interes- esempio) per entrare nel mercato cinese. Da segnalare lelo al BIFMA/Level per l’ottenimento di crediti LEED. do limiti all’uso di sostanze inquinanti e test di durata. sante osservare che i crediti vengono riconosciuti anche a che molte aziende incontrano ostacoli considerevoli du- Anche a livello nazionale si lavora alla costruzione di un Queste caratteristiche, soprattutto quelle sulla composi- prodotti dotati di alcune specifiche certificazioni ricono- rante il processo di certificazione, dovuti in particolare marchio idoneo per il settore. Qualche anno fa la Fede- zione delle materie prime, tagliano fuori, di fatto, il gros- sciute dallo schema. Come Cradle to Cradle (dedicata alla complessità dello standard e agli alti costi da soste- razione Italiana delle Industrie del Legno, del Sughero, so della produzione. Ed è per questo che, in un settore alla provenienza delle materie e al loro destino), FSC , nere per ottenerlo (alcune verifiche, ad esempio, vanno del Mobile e dell’Arredamento (Federlegnoarredo) sensibile alle questioni ambientali e alle certificazioni, Greenguard; oppure ci sono i pilot credit riconosciuti fatte direttamente in laboratori cinesi). Di fatto siamo di si è associata all’iniziativa promossa dalla rete CARTE- Ecolabel non è riuscita ad imporsi. Recentemente sono ai mobili certificati BIFMA/Level: certificazione sta- fronte ad una barriera doganale implicita. SIO[12] in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo stati approntati nuovi criteri, meno restrittivi degli attua- tunitense che valuta il grado di sostenibilità ambientale Anche a livello europeo si sta lavorando ad un marchio Economico e con il Ministero dell’Ambiente, finalizzata li, ma comunque di difficile applicazione. e sociale dei mobili da ufficio, al momento l’unico rico- specificamente dedicato all’arredo da ufficio, che pro- a dare vita ad un marchio ambientale Made green in È evidente, in questo caso, un grande deficit nella di- nosciuto da LEED per questa mobilia. Se consideriamo durrà le prime certificazioni entro la metà del 2016. La Italy utilizzabile per tutti settori. Nella sperimentazio- scussione internazionale inerente alle caratteristiche che questa certificazione rappresenta un necessario pas- FEMB (Federazione europea produttori di arredo per ne di questo standard sono state coinvolte numerose dell’Ecolabel. Anche a fronte di una domanda italiana saporto per entrare nel mercato statunitense che i prin- ufficio) ha praticamente concluso la definizione di un aziende: purtroppo il progetto naufragato si è fermato a interessata e informata, questi schemi non hanno sapu- cipali studi di progettazione internazionali fanno riferi- sistema di valutazione e di certificazione del grado di pochi passi dalla conclusione. Oggi il progetto è tornato to cogliere le esigenze del settore in queste condizioni di mento a questo standard, e che già oggi la certificazione sostenibilità dei prodotti. L’obiettivo dell’iniziativa, in in campo grazie alle “Disposizioni in materia ambientale mercato. Relativamente alla scarsa diffusione vero è an- LEED muove oltre 3 miliardi di euro di cantieri solo in sintesi, è quello di definire un marchio di sostenibilità di per promuovere misure di green economy e per il conte- che che, a differenza di altri settori, il legno-arredo non Italia, è spiegato il successo di questo standard. prodotto, promosso dall’industria e non dalle istituzioni: nimento dell’uso eccesivo di risorse naturali” (legge 28 ha potuto beneficiare di leve come le misure semplifica- Se il LEED favorisce il mercato USA, per le imprese che basato su un’ampia gamma di criteri e riconosciuto nei dicembre 2015, n. 221, Gu 18 gennaio 2016 n. 13). tive degli iter burocratici, ad esempio l’allungamento dei guardano ai mercati australiano e cinese si rileva una dif- principali mercati del mondo, tale da ridurre alle aziende Ci sono poi, ovviamente, le certificazioni principe dedicate tempi di validità delle autorizzazioni pubbliche legate fusione in Italia di GECA (Good Environmental Choice l’onere legato alle diverse certificazioni nazionali. Il pun- alla materia prima, che vuol dire legno da foreste gestite in ad EMAS e a ISO 14001. Australia): Ecolabel multi settore, molto noto anche tra i to di partenza per i lavori FEMB è stato il lavoro parallelo modo responsabile e sostenibile: FSC® e PEFC, sempre 80 ® 81 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY più richieste dai mercati internazionali. La deforestazio- ai divani Moroso, includendo tutti gli anelli della filiera: ai diversi metodi impiegati per valutare le emissioni: me- che, fra l’altro, è stata la prima azienda ad attivarsi per ne e l’utilizzo indiscriminato delle risorse hanno destato dalle imprese del taglio e della piallatura (Segheria 3B, todo della camera, di piccole dimensioni o meno, metodo sviluppare le linee guida per la categoria di prodotto rela- nell’opinione pubblica l’attenzione verso prodotti che Mattellone, Segheria Fabbro, per fare solo alcuni della gas analisi, metodo del perforatore. Peraltro sia per tive ai tavoli (Product Category Rules, PCR) per le relative garantiscano la tutela delle foreste e delle specie animali esempi) alla produzione di fogli per le impiallacciature la F*** giapponese che per CARB, i valori devono essere Dichiarazioni Ambientali di Prodotto. che le abitano. E le aziende hanno risposto: le certifica- (Zorzenone, Curvarredo, Italcurvati, Curwood), certificati da un ente terzo riconosciuto dalle autorità nel Una dinamica interessante che potrebbe sempre più in zioni PEFC e FSC sono diffuse nel settore, anche se non agli elementi per sedie, tavoli e mobili (Petruzzi-2, primo caso, dal California Air Resource Board nel secon- futuro stimolare nella filiera italiana una domanda di ancora in modo capillare. Sono, infatti, circa 200 le im- Faggiani, Torneria Friulana Piani). do. In questa complessità potrebbe mettere ordine il co- marchi ambientali è legata al ruolo dei grandi player del prese del mobile che in Italia hanno ottenuto la certifica- Oltre alla materia prima, altro tema sotto i riflettori (so- mitato tecnico ISO/TC 89, che, al momento, ha adottato mercato sia pubblici che privati. Le certificazioni posso- zione della Catena di Custodia FSC o PEFC. prattutto dei legislatori, meno dei consumatori e dei pro- solo una serie di norme sui metodi di prova. no essere un lasciapassare per entrare nel mercato degli In Italia le grandi aziende del settore, quelle che scom- duttori), è quello delle emissioni di formaldeide . I limiti insiti negli schemi più autorevoli hanno portato acquisti verdi nella Pubblica Amministrazione. Il GPP mettono sulla qualità a 360 gradi (dalla materia prima Composto cancerogeno caratterizzato da grande volati- alcune aziende a dare vita a iniziative spontanee o a speri- - Green Public Procurement, regolato da linee guida a al design) hanno puntato anche sul legno certificato: lità, è presente nelle colle impiegate nei compensati, nei mentare percorsi di applicazione di standard internazio- livello nazionale ed europeo (linee guida che finiscono Foppapedretti, ad esempio, lo ha scelto per la sua pannelli, nell’MDF. I limiti imposti alle emissioni di for- nali. con l’orientare non solo gli acquirenti pubblici ma anche collezione Trax (standard FSC ), Riva 1920 selezio- maldeide per questi prodotti variano da paese a paese: Saviola Holding, ‘inventore’ del marchio Pannello Eco- altre centrali d’acquisto) costituisce un discreto driver na solo fornitori di legno massello certificati alla Forest quelli europei sono diversi (più restrittivi per alcuni pro- logico (fatto interamente da legno riciclato) e di Pannello per le certificazioni: prevedono infatti riferimenti (impli- Stewardship Council (FSC ). Non solo singolarmente. dotti, meno per altri) da quelli degli Stati Uniti, comples- Ecologico Leb, pannello di legno riciclato con emissioni citi) alle certificazioni come FSC®, PEFC, Ecolabel, ma ASDI, il Distretto della Sedia del Friuli Venezia sivamente allineati alla California, dove viene adottato di formaldeide inferiori anche alla severa normativa giap- anche Nordic Swan. Stimolano, dunque, le aziende ad Giulia, dopo aver spinto le singole aziende a certificar- il regolamento ACTM-Airborne Toxics Control Measure ponese. Marchio impiegato, ad esempio, dall’azienda ita- aderire a tali standard per poter avere la Pubblica Ammi- si, ha anche avviato un progetto – Green District – per emanato da CARB - California Air Resource Board; e liana di arredamento per ufficio Faram, dalle cucine Er- nistrazione tra i propri clienti. Col limite non irrilevante certificare la filiera del distretto. Un’esperienza inedita in sono diversi da quelli della Cina e da quelli del Giappone, nesto Meda, dalle camere da letto Moretti Compact e (che abbiamo già segnalato) che alle regole fissate non Italia, e forse nel mondo: in genere le certificazioni sono che nella classe più restrittiva indica valori più bassi di dal citato Arredamenti Cesar. Saviola, inoltre, è anche fanno seguito i controlli: se un’amministrazione non ri- singole, quella multisito avviata con successo dall’ASDI tutti gli altri paesi. Questo quadro frammentato compor- l’artefice dell’applicazione della certificazione FSC® ai spetta le indicazioni in materia di forniture green non è un’esperienza pioneristica. E di successo: 58 le aziende ta, evidentemente, delle difficoltà per i produttori. Legate pannelli 100% recycled. Fino alla prima sedia certificata viene sanzionata e costretta a tornare sui propri passi. della filiera certificate FSC® e (27 casi) anche PEFC. Dai non solo alla differenza delle soglie richieste, ma anche EPD made in Treviso, che porta la firma di Arper, azien- Mancanza che pesa su produttori certificati e sulla stessa brand Domitalia, Livoni, Tonon, Riccardo Rivoli, alla mancanza di correlazioni ufficiali tra l’una e l’altra; e da pluripremiata che oggi ha 5 sedute certificate EPD. E diffusione delle certificazioni. ® ® ® ® 82 [13] 83 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY Se nell’agroalimentare la Gdo orienta i mercati e i for- ca un terzo delle imprese dichiara di avere almeno una Caesar offre oggi in catalogo 30 collezioni certificate; e tutela della salute e anche per il risparmio idrico. A fissa- nitori, quello stesso ruolo, nel legno-arredo, può es- certificazione ambientale di prodotto e più della metà di poi Keope Contract, Ceramiche Castelvetro, Collini re le regole in Europa sono la Direttiva 98/83/CE DWD sere attribuito ai big player privati. Come le grandi produrre linee di prodotti che contribuiscono al punteg- Valentino e Mario di Osoppo (UD), Marazzi Group, (Drinking Water Directive), e in Italia il DM 174/2004. catene alberghiere. O come Ikea, che ha realizzato un gio LEED. In particolare sono 29 i marchi commerciali Ceramiche Rondine, Ceramiche Gardenia Orchi- Proprio in Europa nasce un marchio dedicato alla rubi- proprio schema (che include criteri anche ambientali) che si fregiano della certificazione Ecolabel e 38 le azien- dea, Casalgrande Padana, Panariagroup, Marca netteria: European Water Label. Sistema volontario di cui chiede il rispetto a tutti i suoi fornitori (e l’I- de che possiedono prodotti LEED compliant. Corona. E EMAS: come Casalgrande Padana, Coem, di etichettatura nato in Europa ma impiegato anche in talia è il terzo Paese tra quelli fornitori dell’azienda Come per il legno, anche nel ceramico la certificazione Cooperativa Ceramica d’Imola, Ceramiche Gardenia Or- Israele, Russia, Svizzera, Turchia, Norvegia e Ucraina, svedese). Per la formaldeide, ad esempio, lo standard LEED, con i prodotti che danno punteggio per ottenere chidea, Panariagroup, Rondine. Questa diffusione rispet- ha lo scopo di informare i consumatori sul consumo IOS-MAT Ikea ha assunto i limiti della legislazione il marchio (LEED compliant), è fattore determinante per to ad altre filiere va legata alla dimensione delle imprese, di acqua di rubinetti, valvole e docce. Ideata dal CEIR californiana, in particolare anticipando l’applicazione l’export e quindi molto diffusa. Non a caso Confindu- tutte molto grandi; alla complessità dei processi produt- (Associazione europea produttori valvole e rubinetti), del regolamento CARB 2, con un effetto traino anche stria Ceramica è membro di GBC Italia, il Green Building tivi, anche dal punto di vista della gestione ambientale, in collaborazione con FECS (Federazione europea che sul mercato europeo. Council che rilascia le certificazioni degli edifici LEED. che rende quindi molto utile l’adesione a standard di si- promuove gli interessi dell’industria delle ceramiche sa- Dal mobile alla ceramica: un settore che sulla sosteni- Le ceramiche in gres Caesar, quelle Marca Corona, i stema; a produttori che non disdegnano le grandi com- nitarie), EDRA (Associazione europea dei distributori e bilità ambientale ha ricostruito la propria leadership in- prodotti Refin Ceramiche, e poi Iris Ceramica, Ca- messe, anche pubbliche. dei retailer) e FEST (Federazione europea dei distributo- ternazionale. L’impegno è a tutto campo: dal riciclo quasi salgrande Padana, Keope Contract, Ceramiche Dalle piastrelle ai rubinetti: anche in questo campo le ri idrotermosanitari), questa etichetta mostra il volume totale dei reflui, al recupero di scarti di altre produzioni, Rondine, Cooperativa Ceramica d’Imola, Emil- norme hanno spesso avuto effetti catalitici sull’innova- d’acqua che consumerà il prodotto se installato corret- alle caratteristiche green in fase di consumo (la durabili- ceramica, Ceramiche Gardenia Orchidea: tutte zione e la competitività delle imprese. Parliamo di leggi tamente. Le performance del prodotto vengono espresse tà delle piastrelle, la riciclabilità, resistenza, l’igiene), ai imprese (e sono solo esempi tra i tanti) che offrono cera- non propriamente ambientali, come quelle sulla salute, in litri al minuto attraverso un’etichetta molto chiara, processi di dematerializzazione (le piastrelle di 3mm, ad miche conformi alla certificazione LEED. che hanno però anche effetti ambientali nei diversi set- con bande colorate progressivamente dal rosso al verde esempio). In questo quadro, le certificazioni ambientali Ma quello della ceramica è un settore in cui hanno at- tori produttivi coinvolti. Parliamo, in particolare, della (in tutto simile a quella energetica, molto efficace, per hanno avuto un ruolo chiave. Non è un caso, quindi, che, tecchito meglio anche schemi meno fortunati in altri set- legge californiana che nel 2010 ha imposto l’utilizzo di gli elettrodomestici). I dati sono auto-dichiarati dai pro- se ci limitiamo ai distretti emiliano-romagnoli (che rea- tori. Non solo la ISO 14001, che è prassi per le imprese rubinetterie con limitato contenuto di piombo. Poiché la duttori e monitorati da verifiche indipendenti. Tra i pro- lizzano il 90% della produzione nazionale, e dove accanto ceramiche, ma anche marchi come Ecolabel: possono California fa da traino sul resto di paesi della federazione, dotti Made in Italy certificati European Water Label ai produttori di piastrelle è rappresentata l’intera filiera vantarlo alcuni prodotti Concorde, primo gruppo cera- e siccome gli Usa sono un mercato ambito, anche l’Euro- possiamo ricordare una serie di rubinetti Idral, e quelli dei fornitori di materie prime, tecnologie e servizi), cir- mico italiano certificato Ecolabel, che con Ceramiche pa si è mossa in questo senso cercando soluzioni per la della Rubinetteria Roca. Marchio molto efficace, non 84 85 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY 2.3. AUTOMAZI0NE ha avuto tuttavia la meritata diffusione tra i consumatori plessi, anche perché non tarati rispetto alla specificità e (anche per la scarsa attenzione concessa, soprattutto in alla dimensione medio piccola delle imprese del settore, Italia, ai consumi di acqua). con qualche eccezione (es: ceramica). Sono mancate nel In conclusione il settore esprime una domanda (da parte settore leve, come incentivi o alleggerimenti burocratici, delle imprese), anche se non ancora evoluta, di marchi che in altri ambiti hanno favorito la diffusione di questi ambientali in grado di accrescere il valore delle proprie strumenti. Infine il mercato finale non attribuisce ancora produzioni. A fronte di questa domanda l’offerta è an- un premium price ad un prodotto certificato non ricono- cora troppo frammentata, ricca di prodotti che rispon- scendone ancora un valore. All’orizzonte ci sono inizia- dono ad esigenze specifiche soprattutto in termini di tive interessanti (da quelle di singole associazioni, come Quello dell’automazione è un settore produttivo molto am- se dove gli spazi edificabili hanno costi molto elevati. accreditamento rispetto ai mercati di interesse, siano la FEMB, alle nuove certificazioni in arrivo, PEF e OEF) pio e notevolmente diversificato al suo interno: si va dalle Il carico ambientale della produzione di macchine utensili è acquisti verdi o mercati esteri. Relativamente ai sistemi ma molto resta da fare perché le certificazioni ambientali macchine per lavorare il legno ai veicoli delle metropolitane. piuttosto limitato. Se escludiamo la gestione di oli idraulici e di gestione ambientale, i più noti risultano troppo com- possano diventare driver diffusi dello sviluppo. Ogni settore dell’automazione ha caratteristiche specifiche e lubro-refrigeranti, regolata da norme di legge; se consideria- specifiche performance ambientali. In particolare, è dall’im- mo che la materia prima, soprattutto acciaio e alluminio, è piego del prodotto (che si tratti di un’automobile o di una ca- spesso riciclata; che la durata in uso dei macchinari è elevata tena per imballaggi) e dal settore in cui viene impiegato che (in media 12 anni); che il materiale che compone la macchi- discendono le performance ambientali ambite o richieste. na è riciclabile a fine vita, allora proprio l’utilizzo di energia L’industria mondiale delle macchine utensili, di cui ci rappresenta il maggiore carico ambientale della produzione occupiamo, inizia a prendere coscienza della proble- di macchine utensili. Nonostante ciò, quelle meccaniche di matica ambientale nei primi anni Duemila quando, in solito non sono imprese energivore: si stima che, in media, occasione della fiera JIMTOF tenuta in Giappone, i costi relativi a questa componente oscillino tra il 5 e il 20% per la prima volta vengono alla ribalta macchine più del costo totale di produzione, a seconda del segmento della piccole e meno energivore. La riduzione dei volumi meccanica che si considera. Per questo nel database Accre- delle macchine, in particolare, era giustificata dalla ne- dia delle aziende con sistema di gestione certificato, nella cessità di ridurre lo spazio utilizzato dall’industria, in categoria Macchine ed apparecchiature, non troviamo im- particolar modo in un contesto come quello giappone- prese certificate ISO 50001. Le esigenze di risparmio ener- 86 87 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY getico investono, quindi, soprattutto la fase di impiego della certificazione d’eccellenza rispetto ai competitor. questo settore, bisogna tener presente anche che la mecca- con Barilla e Vattenfall, azienda svedese produttrice di ener- macchina, non tanto la sua produzione. Si certificano per EMAS grandi imprese come la Ansaldo, nica, in particolare quella di precisione fornitrice del settore gia elettrica, le uniche tre imprese al mondo a far certificare Il Technical Committee 39 dell’International Standards Orga- la SCM di Rimini, (1700 addetti) che producono macchi- automotive, esporta molto, soprattutto verso grandi azien- gli interi processi con questo schema. nization, la Commissione ISO che si occupa degli aspetti con- nari per il legno; la Fabio Perini di Lucca, multinazionale de. E le grandi aziende selezionano i fornitori anche su base A fronte della mancanza di uno schema dedicato al settore, in nessi alle macchine utensili, ha di recente lavorato sull’analisi Made in Italy leader nella fornitura di macchinari e servizi ambientale, servendosi, come discrimine, tipicamente della Italia UCIMU (Associazione dei costruttori italiani di mac- dell’efficienza delle macchine, creando un background per le di trasformazione e confezionamento del tissue; Mondial ISO 14001. Un sistema di gestione ambientale, infatti, vie- chine utensili) si è fatta promotrice di un progetto, Blue Phi- successive norme della serie ISO 14955. Ma questo lavoro Group nel campo della refrigerazione commerciale; e poi ne considerato anche come strumento di assicurazione del losophy, che promuove affidabilità commerciale, massima riguarda proprio la fase dell’utilizzo (“during the use stage”). Meccanotecnica Umbra, che realizza tenute meccaniche business: limita fortemente il rischio di sospensione dell’at- attenzione alla sicurezza, cura del cliente e sostenibilità am- Molte aziende, invece, hanno una certificazione ISO 14001. ed è specializzata nei settori automotive ed elettrodomesti- tività (e quindi delle forniture) legato a procedure ammini- bientale. Le aziende associate UCIMU che rispettano i princi- Le macchine utensili sono, infatti, il primo settore del Made ci; ancora Ponzio Sud, 220 addetti, è uno dei leader nella strative o a incidenti. pi di questa filosofia e lo dimostrano anche sottoponendosi a in Italy per numero di ISO 14001. Fatto da legare, probabil- progettazione, produzione e innovazione dei sistemi in allu- Poche, ma nella meccanica appaiono anche alcune certifi- ispezioni plurime, possono impiegare il marchio UCIMU. mente, non solo ai vantaggi offerti alle grandi imprese da minio per l’architettura; oppure Fosber, multinazionale del cazioni EPD. Come quella dall’AnsaldoBreda che, nel Oggi sono un centinaio le aziende che se ne fregiano. un sistema di gestione ambientale efficiente, ma anche, e packaging; Zincol, che con 400 operatori si occupa di trat- 2010, è stata la prima azienda nel settore della produzione Nella meccanica, dunque, possiamo osservare due fenome- può essere un fattore determinante, ai vantaggi garantiti in tamenti protettivi delle superfici metalliche. Ma si certifi- di materiale rotabile ad ottenere il marchio, per la metro- ni. Il primo è l’efficacia, per la diffusione delle certificazio- termini amministrativi. Molte imprese del settore, infatti, cano EMAS anche imprese più piccole come Metalzinco, politana leggera MetroBus Brescia. Marchio poi ottenuto ni, della leva dei vantaggi amministrativi. Il secondo, come impiegano impianti (come quelli galvanici) che richiedo- zincatura a caldo e sabbiatura, (42 addetti); Stafer, che pro- anche per la Metro Roma C nel 2011 e per l’ETR1000 nel osserviamo dalla nascita del marchio UCIMU, è la presenza no un’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). duce componenti per la movimentazione di ogni tipo di av- 2013. Altra EPD è quella ottenuta dalla Nordic Zinc di San della domanda di una certificazione che possa andare oltre Una delle principali semplificazioni introdotte per le im- volgibile (77 addetti); Com Società cooperativa officine Gervasio Bresciano per i sistemi di zincatura a caldo e verni- i termini, forse generici, dei sistemi di gestione ambientale, prese certificate ISO 14001 o EMAS riguarda proprio la meccaniche, che fornisce componenti destinati al mercato ciatura a polvere. E, infine, quella dei prodotti Sapi: azienda che vada oltre gli aspetti genericamente reputazionali: uno durata dell’autorizzazione integrata ambientale. Il periodo dell’automotive; Galvanica Nobili, 22 addetti alla croma- di Nerviano (MI) che dopo aver fatto condurre ad uno spin standard più calato nella realtà delle imprese del settore, autorizzativo passa dai 5 anni standard ai 12 previsti per tura a Marano sul Panaro (MO). E imprese piccole come la off ENEA e all’Università di Modena e Reggio Emilia una che colga e valorizzi le sue specificità e le sue qualità. Anche le imprese ISO 14001 e ai 16 per le imprese EMAS. Nono- Galv AR che con 13 addetti svolge attività di zincatura, cata- ricerca LCA su una cartuccia rigenerata Calligraphy – dalla in questa filiera, una delle più innovative e competitive del stante ciò, solo l’1% circa delle imprese della meccanica è foresi, verniciatura a polvere; o la Calder che con 7 addetti quale è emerso che il toner rigenerato da Sapi ha un impatto Made in Italy, è dunque auspicabile un cammino ulteriore dotato di questa certificazione. E ancora meno dell’EMAS: realizza articoli casalinghi in acciaio inox. ambientale molto inferiore rispetto al corrispettivo originale che le certificazioni sul mercato non hanno ancora saputo richieste dalle imprese che vogliono offrire ai clienti una Nella fortuna maggiore che la certificazione ISO 14001 ha in – ha deciso di certificare EPD l’intero processo produttivo; intraprendere. 88 89 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY 2.4. ABBIGLIAMENTO TESSILE nel comparto dovuta alla specificità settoriale degli stru- BG), Tessiture Pietro Radici SpA (Gandino, BG), Radicifil menti ed una complessità di gestione in un settore com- SpA (Casnigo, BG), SC Yarnea Srl (Savinesti, Romania), posto prevalentemente da piccole imprese (l’80% delle Logit Sro (Hlubany, Repubblica Ceca). imprese tessili certificate ISO 14001 hanno più di 20 Le altre sono relative a certificazioni di sistema EMAS addetti). Le imprese della filiera tessile che hanno chie- a livello distrettuale, interessanti perché hanno per- sto e ottenuto una certificazione ISO 14001 sono circa lo messo di superare una barriera di scala insita in questo 0,3% del totale. Mentre quelle che possono fregiarsi di strumento: sicuramente il progetto IMAGINE (Innova- un EMAS lo 0,03%. Pur tenendo conto della natura del- tions for a Made Green in Europe: l’Agenzia per lo Svi- le imprese italiane – quasi tutte PMI – e di quella dello luppo dell’Empolese-Valdelsa - ASEV capofila, con la standard – di sistema, quindi più consono ad aziende di collaborazione della Scuola Superiore S. Anna di Pisa). una certa taglia – va sottolineato che rispetto al totale Il progetto, cofinanziato dall’Unione Europea all’inter- Il tessile-abbigliamento rappresenta in termini di valo- del settore e dare garanzie su questi aspetti critici è ormai delle imprese del settore (diverse decine di migliaia) la no del Programma Quadro per l’Innovazione e la re aggiunto e addetti il terzo settore manifatturiero na- un punto strategico per i produttori, i distributori e per diffusione è estremamente limitata. Competitività, ha promosso le certificazioni ambien- zionale. Negli ultimi anni il settore, misurandosi su una tutte le aziende della filiera, chiamate a rendere conto del Tra le esperienze di particolare interesse vale però la pena tali EMAS ed Ecolabel tra le aziende del sistema moda dimensione mondiale dei mercati, ha dovuto affrontare proprio operato in termini di efficienza energetica, ridu- menzionare alcune case histories: la prima rappresentata toscano. Ma la portata innovativa del progetto risiede il confronto con requisiti di sicurezza e qualità dei pro- zione delle emissioni di CO2, consumi di acqua ed ener- da Radici Group. Multinazionale italiana che ha pra- nell’aver promosso e ottenuto l’attestazione ambien- dotti spesso fra loro incoerenti. Il velocizzarsi dei cicli gia, sicurezza per il consumatore, monitoraggio della ticato una integrazione verticale della filiera per il pieno tale EMAS di distretto quale veicolo per agevolare le produttivi, gli scenari normativi in continua evoluzione e catena di fornitura. Le produzioni tessili sono infatti par- controllo della catena produttiva (in particolar modo nel Piccole e Medie Imprese interessate all’ottenimento della le politiche di abbassamento dei prezzi hanno trasforma- ticolarmente impattanti sia in termini di consumo delle poliammide) dagli intermedi chimici fino ai tecnopolime- registrazione EMAS o Ecolabel come singola organizza- to in una vera sfida il perseguimento di standard elevati. risorse (in primis acqua) consumo di energia e utilizzo di ri plastici e ai filati sintetici. Radici Group ha certificato zione. L’iniziativa conclusasi nel 2012 ha infatti portato al Parallelamente le richieste sempre più esigenti del con- prodotti chimici. ISO 14001 tutti i tasselli della filiera: lato chimica, con Ra- riconoscimento EMAS il distretto dell’abbigliamen- sumatore e, in alcuni casi, la diffidenza dei portatori di In linea con l’andamento delle altre filiere analizzate si ri- dici Chimica SpA (Novara) e Radici Chimica Deutschland to di Empoli, quello del tessile di Prato, del concia- interesse spingono le aziende a rimarcare la propria affi- scontra una bassa diffusione delle certificazioni più strut- GmbH (Tröglitz, Germania), settore plastica Radici No- rio di Santa Croce sull’Arno e del calzaturiero di dabilità investendo su pratiche di eccellenza. Investire in turate quali ISO 14001 e EMAS, che pur avendo una larga vacips SpA e Radici Plastics GmbH (Lüneburg, Germa- Capannori. Inoltre durante i tre anni di progetto, sono tecnologie e strumenti per ridurre l’impatto ambientale diffusione sul mercato scontano una scarsa penetrazione nia), e settore filati fibre Radici Yarn SpA (Villa d’Ogna, state oltre 70 le imprese coinvolte in attività di for- 90 91 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY mazione e di supporto sulle certificazioni ambientali, queste sostanze) è stata la prima conceria al mondo ad agricoltura biologica e la tracciabilità lungo l’intera filiera. della moda: leader nel settore dei tessuti a maglia da più 12 le aziende che hanno raggiunto o stanno conseguen- ottenere la certificazione ISO/TS 14067 sulla Carbon fo- Da questo punto di vista, come spiega ICEA[14] il merca- di 40 anni, ha introdotto una gamma di indumenti in jer- do la registrazione EMAS e l’Ecolabel europeo, 7 otprint di prodotto, con una misurazione che comprende to italiano è abbastanza vivace. Sono tricolori 95 delle sey, interlock e felpa, da filiera certificata GOTS. Oppure le analisi sul “ciclo di vita” dei prodotti tipici dei distret- l’intera filiera, a partire dall’agricoltura fino al prodotto fi- imprese certificate GOTS: l’Italia si posiziona seconda il Cotonificio Albini, che ha certificato GOTS la pro- ti toscani della moda, valutandone l’impatto sull’ambien- nito. Le emissioni misurate (10 Kg/mq di pelle la quantità in Europa, dopo la Germania, e settima al mondo, dopo duzione di tessuti per camicie; il Lanificio Zignone, in te, 4 gli studi sui profili ambientali di prodotto, di CO2 a carico dell’attività conciaria) si sono tradotte poi paesi che occupano ruoli di primo piano nel settore tes- attività dal 1968 a Strona, nel biellese, ha un’intera linea analizzando le caratteristiche di ciascun prodotto rispet- in attività di ricerca e innovazione per abbattere questo sile mondiale, come India, Turchia, Germania, appunto, di prodotti in lana biologica. Ci sono poi aziende piccole to alla loro sostenibilità ed all’impatto sull’ambiente. carico. E in diversi progetti di compensazione. Cina, Bangladesh e Pakistan. Le imprese certificate era- e giovani come la calabrese Cangiari: filiera totalmen- Per completezza segnaliamo anche le attestazioni rila- Più diffuse, anche se non possiamo certo parlare di una no 12 nel 2005: un tasso di crescita interessante, ma una te Made in Italy – gestita dalle cooperative sociali del sciate dal Comitato EMAS (italiano) del distretto cal- penetrazione capillare, appaiono invece le certificazio- diffusione ancora molto esigua, limitata ad una nicchia Gruppo Cooperativo GOEL – e prodotti di fascia alta, re- zaturiero di Lucca e di quelli conciari vicentino, ni di prodotto: spinte da una crescente domanda di molto ristretta di aziende. A queste 95 se ne aggiungo- alizzati al telaio a mano secondo l’antica tradizione della toscano e di Solofra. mercato sempre più attenta a ciò che si indossa, e legate no altre 24 produttrici di coloranti ed ausiliari tessili che tessitura calabrese. Sempre sul fronte della gestione integrata dell’ambiente soprattutto alle materie prime e alle principali sostanze hanno ottenuto l’approvazione GOTS di alcune linee di Accanto ai prodotti biologici, sempre per restare nel segnaliamo il Progetto Giada nel distretto conciario della inquinanti o tossiche. prodotti chimici. campo delle materie prime, ci sono i filati e tessuti se- Valle del Chiampo. L’Agenzia Giada, che gestisce il pro- Nelle materie prime la tendenza più evidente è quella Nel panorama delle imprese che hanno adottato lo stan- cond life, frutto di recupero e ritessitura. A livello in- getto, ha dato un contributo determinante alla stesura verso un sempre maggiore impiego di prodotti biologi- dard GOTS per i tessuti biologici ci sono aziende storiche ternazionale questa possibilità ha registrato una recente dei Protocolli operativi (PCR) di un EPD per la produzio- ci. Oggi queste materie prime forniscono un contributo e di punta come TESEO - Tessitura serica di Olme- attenzione da parte di importanti brand e retailer (quali ne della pelle, poi riconosciuto a tre aziende del distret- non molto superiore all’1% del complesso del mercato da (nata nel 1926) che produce quattro diverse gamme di ad esempio Puma, Patagonia, H&M, Mark & Spencer). In to: Rino Mastrotto Group, Montebello e Gruppo delle fibre naturali. A riguardo esistono diversi schemi prodotti bio (organza, satin, crêpe de Chine, georgette). Italia un’esperienza interessante è il marchio Cardato Dani. internazionali di certificazione. I più diffusi sono il Global E anche nella tintura impiega sostanze e coloranti appro- Regenerated Co₂ neutral, nato nel 2008 grazie alla Proprio il Gruppo Dani, uno dei protagonisti dell’innova- Organic Textile Standard (GOTS), il più impiegato (in vati dallo standard. Proprio a proposito di bachicoltura, Camera di Commercio di Prato, garantisce l’origine da zione italiana nel mondo della pelle con la realizzazione 64 paesi, con 3663 certificati nel 2014) e Organic Con- ICEA ha da poco pubblicato il disciplinare per la gelsicol- lana rigenerata, la lavorazione pratese, e la compensa- di pelli conciate senza cromo ed esenti da metalli pesanti tent Standard (OCS), che sostituisce gli standard Organic tura e bachicoltura biologica, approvato dal Mipaaf. zione delle emissioni in fase di produzione. Esperienza (secondo le indicazioni della normativa ISO 15987, che Exchange Blended e Organic Exchange 100. Entrambi ri- C’è poi il Gruppo Dondi, azienda modenese che serve interessante soprattutto per i contenuti – ha consentito fissa sotto allo 0,1% la somma massima consentita di guardano la validazione del contenuto di fibre naturali da un mercato mondiale e rifornisce diversi grandi brand una nuova valorizzazione della lana cardata di Prato, tec- 92 93 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY nica che ha visto i suoi albori nell’’800 – e per essere nata se che hanno scelto, per valorizzare i prodotti tessili otte- all’impiego di prodotti chimici pericolosi per la salute primo produttore di chiusure lampo Made in Italy (OE- in un distretto, quello pratese, fortemente colpito dai nuti da materie riciclate, garantendone la tracciabilità in umana e per l’ambiente. Per capire la criticità del tema KO-TEX® Standard 100). cambiamenti imposti dalla globalizzazione. Da questo tutti i passaggi della filiera produttiva, lo standard Glo- basti pensare che, a fronte di una produzione mondiale A questi schemi, a livello globale se ne aggiungono altri, marchio si arriva, nel 2014, al Cardato Recycled. Non bal Recycling Standard (GRS). Tra le prime imprese di fibre tessili pari a 60 milioni di tonnellate, vengono come bluesign®: marchio indipendente nato in Sviz- più solo riciclo e compensazioni di carbonio, come pri- italiane certificate in base al GRS c’è chi produce tessuti consumati 6 milioni di tonnellate di prodotti chimici. Un zera nel 2000 con lo scopo di creare una certificazione ma: nel nuovo standard (realizzato con la Scuola Supe- con cardati di lana riciclata, come il citato Lanificio Fia- quarto di questi serve per i processi di finissaggio, il resto di sostenibilità socio-ambientale che coinvolgesse tutta riore Sant’Anna di Pisa, fondato su criteri conformi alla schi. C’è chi realizza tessuti denim in cotone riciclato, per la tintura e il pre-trattamento della fibra. l’industria tessile, dalla chimica applicata alle materie metodologia PEF - Product Environmental Footprint, e come la milanese Candiani SpA, che fornisce le marche ® Con 150 mila certificati in tutto il mondo, l’OEKO-TEX prime, alla tecnologia di produzione. Questa certifica- garantito dall’ente di certificazione internazionale SGS) i più prestigiose; come pure un’altra impresa lombarda, la Standard 100 è un sistema di controllo e certificazione zione si è diffusa soprattutto tra le aziende produttrici di tessuti e i filati devono essere prodotti all’interno del di- ItalDenim SpA. Ma c’è anche chi presidia il settore più indipendente per tutto il mondo tessile (dalle materie capi di abbigliamento sportivi: a livello globale marchi stretto pratese, realizzati con almeno il 65% di materiale a monte, come il Cascamificio Viganò, che recupera prime, ai semilavorati e ai prodotti finiti in tutte le fasi di come Patagonia, Nike, Puma e molti altri; e brand della riciclato e garantire performance sull’impatto ambienta- gli scarti di lavorazione del cotone (cascami) per rein- lavorazione) con focus appunto sulle sostanze dannose chimica come Bayer e BASF. In Italia La Sportiva, ad le dell’intero ciclo di produzione, incluso il consumo di trodurli nel ciclo di filatura. Dalle fibre naturali a quelle presenti nei tessuti. Nato per superare la frammentazio- esempio, azienda che da ottanta anni in val di Fiemme acqua a quello di energia. man made: tra le prime imprese italiane certificate GRS ne della filiera globale e le differenze tra le legislazioni dei produce abbigliamento sportivo (certificata anche ISO Ad oggi possiamo citare tra le aziende che hanno otte- troviamo Saluzzo Yarns-Sinterama, con la linea di fi- diversi Paesi, è poi evoluto negli standard Sustainable 14001); Pontetorto, società pratese certificata anche nuto il primo marchio i produttori di lana Roberto lati Newlife™, prodotti a partire da una filiera di raccolta Textile Production (STeP) (di sistema) e Made in OEKO-TEX® standard 100 che esporta filati (un terzo del Morganti SrL, Nuova Fratelli Boretti SrL, Gori- e recupero locale; c’è Sinterama, uno dei leader europei Green (di prodotto) sempre della famiglia OEKO-TEX®. totale della produzione) in tutto il mondo è che è appun- tex Commerciale Snc; i produttori di filati 3C, Fil- nella produzione di fili e filati di poliestere, che ha certi- Tra le imprese italiane certificate da OEKO-TEX ricor- to, specializzata in filati tecnici per lo sport; la bergama- 3, New Mill; i produttori di tessuti Lanificio Nel- ficato i processi produttivi e il suo filo realizzato al 100% diamo, ad esempio, le citate Besani e ZIP GDF, poi sca SITIP, tessuti per l’abbigliamento, anche sportivo, lo Gori, Lanificio Fiaschi, Lanificio Balli. Invece in poliestere da riciclo post-consumo; e ci sono i filati in Rivolta Carmignani, che a Macherio, vicino Milano, ma anche per i settori più diversi, dai tessuti indutriali a le aziende che hanno aderito al nuovo marchio poliammide da riciclo prodotti da Fulgar SpA, leader a produce da quasi 150 anni biancheria per gli hotel più quelli velcrabili a strappo per i pannolini (certificata an- sono la IN.TES.PRA per i tessuti (certificata anche OE- livello internazionale nella produzione di poliammide e lussuosi del pianeta (OEKO-TEX® Standard 100 e STeP); che OEKO-TEX®), la biellese SAFIL, filatura di laniera KO-TEX) e TREG, specializzata proprio nella lana e nei di elastomeri ricoperti per tutti i settori tessili. la comasca Gabel, altro gruppo d’eccellenza della bian- pettinata e tintura. filati rigenerati. Il secondo filone di sviluppo delle certificazioni dedicate cheria, interamente italiana; la Ditta Giovanni Lan- Standard di processo, di prodotto, dedicati a diversi Per completezza si segnalano nella filiera italiana impre- al mondo del tessile, come anticipato, è quello relativo franchi, nata nel 1887 come fabbrica di bottoni, oggi aspetti oppure olistici: orientarsi nel mondo dei prodotti 94 ® 95 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY tessili e coglierne i reali impatti ambientali (e sulla sa- sito al proprio impegno fornendo adeguata documenta- glia alle imprese che forniscono i prodotti chimici per definitiva chi acquista (il brand) chiede garanzie scritte lute) non è cosa scontata, anche se cerchiamo di farlo zione (tempistica, test di laboratorio, report specifici). il settore. Proprio da queste imprese sembrano arrivare sul prodotto, incluse certificazioni o rispetto di requisiti seguendo le certificazioni. Per questo, ad esempio, Su- A cascata la richiesta è trasferita dall’azienda ai propri segnali incoraggianti, come dimostrano alcuni conve- come quelli indicati da Greenpeace. stainability-Lab ha elaborato un modello di sintesi, fornitori al momento di acquisto di filati, tessuti o ac- gni dell’Associazione di Chimica Tessile e Coloristica, Accanto ai brand globali, 9 imprese italiane della fi- che utilizza per valutare e descrivere le imprese della cessori mediante capitolati tecnici. Il ruolo del commit- e soprattutto un recente studio di Blumine/Sustainabi- liera – dalla tessitura serica a quella della produzio- filiera tessile che vengono poi presentate nel Catalogo tente diventa quindi quello di selezionare i fornitori ma lity-Lab: se non sono ancora giunti i risultati auspicati ne del denim, a quella di bottoni e zippers, dall’ab- dei Tessuti e degli Accessori Sostenibili, diffuso al Salone anche di supportarli nello sforzo di adeguare le proprie (non per tutti i prodotti, come alcuni metalli pesanti e bigliamento alla stampa di tessuti – e un distretto internazionale Milano Unica. Una guida, accessibile, per lavorazioni alle nuove logiche ambientali, in un impegno i PFC cioè i composti polifluorati e perflorurati nell’im- hanno aderito alla Campagna Detox, rappresentando i consumatori e per favorire l’incontro tra i buyer e im- collettivo di miglioramento continuo. Non sorprendono permeabilizzazione e nei trattamenti antimacchia dei l’eccellenza italiana in grado di tenere insieme valori prese espositrici green. l’interesse – ma anche la preoccupazione – suscitati da tessuti) oggi molte imprese garantiscono da una parte estetici, innovazione e sostenibilità. Iniziamo con la Oltre ai marchi e alle certificazioni vere e proprie, questa iniziativa nel settore tessile. Occorre ricordare che una green list di prodotti che soppianta quelli incrimina- prima in ordine di tempo, la comasca Canepa, uno sull’impiego di prodotti chimici pericolosi per la salute i produttori di semilavorati sono già impegnati al rispet- ti, dall’altra un intenso lavoro di ricerca per arrivare alla dei leader mondiali nella tessitura serica; poi Besa- e l’ambiente un effetto piuttosto rilevante lo ha avuto la to del Regolamento Reach e godono spesso di proprie soluzione e guadagnare il primato sui mercati. Accanto ni, piccola impresa varesina (30 dipendenti, col 40% recente (nasce nel 2011) Campagna Detox di Green- certificazioni con le verifiche e le procedure che questo a più di 50 brand globali (tra cui Nike, Puma, Adidas, del fatturato in Cina e Usa) specializzata nella pro- peace: l’associazione ambientalista chiede alle imprese comporta. Superato un primo disorientamento i produt- Levi’s, C&A, G-star, H&M e Mango, solo per elencare duzione di tessuti in maglia in fibre naturali di pre- della moda di eliminare 11 classi di sostanze chimiche tori tessili hanno preso in considerazione la possibilità di i più noti), due grandi firme italiane hanno aderito al gio, con prodotti già certificati OEKO-TEX® Step. E utilizzate nelle produzioni (dunque in tutta la filiera), sottoscrivere loro stessi l’impegno. Per quanto il numero protocollo di Greenpeace: si tratta di Valentino, Mi- ancora: Tessitura Attilio Imperiali, nata nell’’800 come coloranti, funzionalizzati o agenti chimici. La dei sottoscrittori sia ancora irrilevante l’interesse susci- roglio e Benetton. Proprio i grandi marchi si stanno nel distretto serico comasco, produce tessuti pregia- Campagna Detox ha introdotto una modalità del tutto tato è elevato, anche per il citato effetto sulla filiera dei dimostrando la chiave di volta di un’azione complessi- ti per l’alta moda; Miroglio, impresa piemontese di nuova di certificazione della sicurezza del prodotto e del fornitori. va sul sistema tessile: hanno la capacità e la possibilità grandi dimensioni che si occupa di tessitura, stampa processo di lavorazione. Non vi sono enti terzi che atte- Quella di aderire a Detox è una decisione non sempli- di spingere le aziende produttrici della filiera verso un e confezionamento; Italdenim, che produce tessu- stano la correttezza delle affermazioni aziendali median- ce per le aziende, non essendo ancora disponibili sul percorso di responsabilizzazione. Possono farlo grazie ti per jeanseria; Berbrand, impresa lombarda che te un apposito certificato ma in qualche misura è il si- mercato soluzioni alternative per tutte le classi consi- al ruolo che ricoprono nei confronti del consumatore produce bottoni in madreperla, grazie ad una filiera stema a controllare se stesso. L’azienda che aderisce alla derate. Una scommessa, dunque, quella di Greenpeace finale, e attraverso i capitolati: è lì che oggi si svolge il internazionale tracciata, dalla raccolta della materia campagna si impegna infatti a dare visibilità sul proprio e delle aziende che la sottoscrivono, per dare la sve- vero patto tra produttori e clienti business, è qui che in prima (in Asia) alla commercializzazione; e la citata 96 97 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY Zip GFD, seguita dalla bresciana Ditta Giovanni di parte terza. Dall’altra, indubbiamente, ridimensiona- Lanfranchi e Gritti Group, altra produttrice di bot- no il ruolo delle certificazioni ‘classiche’. Certificazioni toni. Mentre scriviamo altre imprese stanno avviando la già poco diffuse nel settore: a causa, come abbiamo già procedura per la sottoscrizione. E recentemente, all’ini- visto, degli eccessivi carichi organizzativi ed economici; zio del 2016, Greenpeace e Confindustria Toscana Nord della mancanza di incentivi che possono arrivare dalle hanno annunciato l’adesione a Detox di alcune aziende norme pubbliche; e, in fin dei conti, perché non rispon- del distretto industriale di Prato, il più importante di- dono ai bisogni pratici delle imprese. In conclusione, stretto tessile europeo. quello dei prodotti d’abbigliamento è un campo fin trop- Le conseguenze di iniziative come quella di Greenpeace po ricco di marchi ecologici. L’attenzione del pubblico stanno ridefinendo il ruolo e la portata delle certificazio- dei consumatori di prodotti è certamente allertata, ma ni nel settore tessile. Da una parte queste campagne mo- ancora troppo poco propensa a fare delle certificazioni strano una notevole capacità di catalizzare l’attenzione la leva negli acquisti. Questa è la chiave di volta. E, in dell’opinione pubblica e sensibilizzarla ai temi ambien- parallelo, l’offerta di standard di certificazione dovrebbe tali e alla delicata questione delle garanzie che le imprese muovere verso una maggiore semplificazione: che signi- offrono in questo campo. E lo fanno in un modo nuovo, fica anche maggiore chiarezza e certezza. Solo con queste gestito dall’interno del sistema produttore-consumatore, premesse i marchi ambientali potranno diventare un re- non dall’esterno come le certificazioni e le loro garanzie ale fattore di sviluppo per il settore. 98 2.5. MARCHI AMBIENTALI E PERFORMANCE ECONOMICHE D’IMPRESA L’IDENTIFICAZIONE DELLE IMPRESE CERTIFICATE E L’APPROCCIO SEGUITO Valutare la possibilità di effetti delle certificazioni am- Ciò che è possibile, ed è stato l’approccio seguito in bientali sui risultati delle imprese è una operazione questo lavoro, è partire dall’archivio delle imprese cer- complessa, che si scontra con la difficoltà di creare reali tificate (non ottenibile direttamente ma, come si dirà, condizioni sperimentali in cui una stessa impresa pos- mediante alcune elaborazioni articolate), verificarne le sa verificare contemporaneamente le due condizioni di performance, e porle a confronto con raggruppamenti “trattamento” (essere certificata dal punto di vista am- similari di aziende non certificate. Ciò nell’ipotesi che bientale) e “non trattamento” (non essere certificata dal lo status di impresa certificata dal punto di vista am- punto di vista ambientale) bientale, anche in virtù del processo stesso della certi- [15] . 99 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY ficazione riconosciuta, si caratterizzi in modo distintivo approntata varie certificazioni, tra cui quelle relative la presente ricerca) di certificazioni e non su archivi di nere i codici fiscali ad esse associati, non direttamente rispetto a un’azienda simile ma priva di certificazione all’agricoltura biologica: aspetto che influisce in parti- imprese, necessari, questi ultimi, per effettuare analisi disponibili e necessari quali chiavi di accoppiamento ambientale. colare sulla completezza delle analisi per il settore agro- sulle performance economiche. In altre parole, una stes- per il successivo record linkage con registri esterni a Le certificazioni ambientali prese in considerazione, ca- alimentare, uno di quelli appartenenti alle “Quattro A” sa impresa può presentare più di una certificazione tra quelli delle certificazioni. ratterizzate da un livello di diffusione molto diversifica- del Made in Italy. quelle presenti in elenco. Altro problema da segnalare Tramite l’incrocio del database delle certificazioni con to, sono quelle indicate nell’elenco seguente. Un problema dei dati utilizzati è che questi si basano su riguarda la copertura dei dati relativi agli standard ana- registri statistici extra-agricoli di fonte ISTAT è stato Si tenga presente che, per ragioni che attengono alla la- archivi (quelli che ci sono stati messi a disposizione e lizzati. La copertura è integrale per ISO 14001, EMAS, possibile associare tutta una serie di caratteristiche di boriosa raccolta dei dati, non sono presenti nella lista chi siamo riusciti a ricostruire in tempi compatibili con Ecolabel, FSC , GOTS, STEP, Global Recycle Standad, impresa alle certificazioni ambientali di partenza. Organic Content Standard. Parziale per PEFC (di alcu- C’è un’altra motivazione alla base dell’accoppiamento ne aziende non è stato possibile reperire dati essenziali dell’archivio certificazioni con registri esterni, collegata per agganciare il database delle imprese certificate agli in modo ancor più rilevante rispetto alle finalità della altri database) e per gli altri standard (come ad esempio ricerca: l’associazione alle certificazioni del settore di l’OEKO-TEX ). attività economica, operazione che consente di arriva- L’acquisizione dei dati sulle certificazioni ambientali, re alle certificazioni associabili a imprese appartenenti infatti, non è ottenibile direttamente, poiché non esi- alle “Quattro A” del Made in Italy, obiettivo di analisi di LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI PRESE IN CONSIDERAZIONE AI FINI DELL’ANALISI CERTIFICAZIONI AMBIENTALI ® ® BIODIVERSITY FRIEND RE-MADE IN ITALY - RICICLO MATERIA IN ITALIA DTP 112 – CEREALI SOSTENIBILI DM 23/01/2012 - SOSTENIBILITÀ BIOCARBURANTIRANTI ECOLABEL ISO 50001 ste un’unica lista di riferimento per le stesse (o me- questo lavoro. EMAS - SISTEMA GESTIONE AMBIENTALE LEAF MARQUE - LINKING ENVIRONMENT AND FARMING glio, un’unica fonte che le comprenda tutte). Per la Il perimetro delle “Quattro A” del Made in Italy è stato EPD - ENVIRONMENTAL PRODUCT DECLARATION OCS - ORGANIC CONTENT STANDARD realizzazione della ricerca è stato pertanto necessario individuato operativamente in base a una selezione di FOS - FRIEND OF THE SEA STEP effettuare una attività di collazione, verifica, corre- codici manifatturieri a due cifre della ATECO 2007 (la FSC® - GESTIONE FORESTALE RESPONSABILE UNI 11233: PRODUZIONE INTEGRATA FILIERE AGROALIMENTARI zione e integrazione di basi dati di diversa origine, classificazione delle attività economiche attualmente GLOBAL GAP - GOOD AGRICULTURAL PRACTICE UTZ CERTIFIED - CERTIFICAZIONE CAFFÈ per arrivare a un totale di 23.592 certificati ambien- adottata in Italia, raccordata con la classificazione eu- GOTS - GLOBAL ORGANIC TEXTILE STANDARD MQT - MARCHI QUALITÀ TERRITORIALE tali, la base di partenza per le elaborazioni descritte ropea NACE rev.2) come illustrato nello schema a se- successivamente. guire. I codici hanno consentito di isolare le imprese dei ISO 14001 PAS2050 - IMPRONTA DI CARBONIO Per mettere in relazione le certificazioni ambientali ri- settori cercati, e ne hanno consentito l’associazione alle costruite con archivi di imprese, è stato necessario otte- certificazioni ambientali precedentemente indicate. PEFC - GESTIONE FORESTALE SOSTENIBILE 100 [16] 101 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY LE ATTIVITÀ ECONOMICHE RICOMPRESE NEI SETTORI DELLE “QUATTRO A” IN BASE AI CODICI ATECO 2007 CODICE ATECO 2007 DECLARATORIA DISTRIBUZIONE DELLE IMPRESE DELLE “QUATTRO A” PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA – ANNO 2013 SETTORI QUATTRO A SETTORI “QUATTRO A” NORD OVEST NORD EST CENTRO MEZZOGIORNO TOTALE 10 INDUSTRIE ALIMENTARI 1. ALIMENTARE 1. ALIMENTARE 12.636 10.407 9.523 26.526 59.092 11 INDUSTRIA DELLE BEVANDE 1. ALIMENTARE 2. ABBIGLIAMENTO 14.374 14.554 24.256 12.416 65.600 13 INDUSTRIE TESSILI 2. ABBIGLIAMENTO 3. ARREDO 9.736 11.677 8.685 11.189 41.287 14 CONFEZIONE DI ARTICOLI DI ABBIGLIAMENTO; CONFEZIONE DI ARTICOLI IN PELLE E PELLICCIA 2. ABBIGLIAMENTO 4. AUTOMAZIONE 40.295 29.919 15.643 20.469 106.326 TOTALE 77.041 66.557 58.107 70.600 272.305 15 FABBRICAZIONE DI ARTICOLI IN PELLE E SIMILI 2. ABBIGLIAMENTO 23 FABBRICAZIONE DI ALTRI PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DI MINERALI NON METALLIFERI 3. ARREDO 25 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN METALLO (ESCLUSI MACCHINARI E ATTREZZATURE) 4. AUTOMAZIONE 27 FABBRICAZIONE DI APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED APPARECCHIATURE PER USO DOMESTICO NON ELETTRICHE 4. AUTOMAZIONE 28 FABBRICAZIONE DI MACCHINARI ED APPARECCHIATURE NCA 30 31 PERCENTUALI DI COLONNA 1. ALIMENTARE 16,4 15,6 16,4 37,6 21,7 2. ABBIGLIAMENTO 18,7 21,9 41,7 17,6 24,1 3. ARREDO 12,6 17,5 14,9 15,8 15,2 4. AUTOMAZIONE 4. AUTOMAZIONE 52,3 45,0 26,9 29,0 39,0 FABBRICAZIONE DI ALTRI MEZZI DI TRASPORTO 4. AUTOMAZIONE TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 FABBRICAZIONE DI MOBILI 3. ARREDO PERCENTUALI DI RIGA 1. ALIMENTARE 21,4 17,6 16,1 44,9 100,0 2. ABBIGLIAMENTO 21,9 22,2 37,0 18,9 100,0 3. ARREDO 23,6 28,3 21,0 27,1 100,0 dell’Arredo nel Nord Est (28,3%), e dell’Automazione nel 4. AUTOMAZIONE 37,9 28,1 14,7 19,3 100,0 imprese si distribuiscono in modo piuttosto uniforme Nord Ovest (37,9%). TOTALE 28,3 24,4 21,3 25,9 100,0 tra le ripartizioni geografiche (si va dal 28,3% del Nord Per arrivare a verificare le performance delle aziende con L’universo delle imprese delle “Quattro A” si distribuisce Ovest al 21,3% del Centro Italia). Si rilevano quote più complessivamente in un 39% concentrato nell’Automa- rilevanti dell’Alimentare nel Mezzogiorno (44,9% del to- zione, 24,1% nell’Abbigliamento, 21,7% nell’Alimentare e tale nazionale), dell’Abbigliamento nel Centro (37,0%), 15,2% nell’Arredo. Dal punto di vista territoriale queste 102 Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere 103 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY IL PROCESSO DI SELEZIONE DEL COLLETTIVO DI ANALISI 1.600 imprese Aziende “Quattro A” con bilanci 2009 - 2013 certificate 44.623 imprese Aziende “Quattro A” con bilanci 2009 - 2013 certificazione ambientale sono stati utilizzati i dati di bi- Il primo risultato ottenuto grazie alle operazioni di lancio riferiti agli anni 2009 e 2013, ottenendo così nu- analisi e record linkage è la distribuzione delle 2.349 merosità di riferimento consistenti e avendo quindi una certificazioni ambientali identificate appartenenti alle possibilità di confronto temporale dei dati per il periodo 1.600 imprese collocate all’interno del perimetro delle che intercorre tra l’inizio della crisi economica e finanzia- “Quattro A[18]”. ria e i giorni nostri. A livello complessivo[19] l’ISO 14001 concentra tre quarti Come chiarito nello schema, dalle 272.305 aziende italia- delle certificazioni delle imprese delle “Quattro A” (nei ne appartenenti alle “Quattro A” si è passati a 44.623 so- settori “Non Quattro A” la percentuale è più bassa e pari per le quali si disponeva di dati di bilancio di con- a 64,0%), seguita con valori significativi da FSC® - Certi- fronto tra i due anni considerati. Il passaggio successivo ficazione di protezione forestale (8,3%) ed EMAS - Siste- ha riguardato la verifica, all’interno di questo collettivo ma gestione ambientale (6,9%). Su valori più contenuti si di imprese extra-agricole, di almeno una certificazione collocano altre certificazioni quali la PEFC - Gestione fo- ambientale tra quelle precedentemente elencate. Questa restale sostenibile (2,4%), la GOTS - Global Organic Tex- analisi ha portato all’ottenimento del raggruppamen- tile Standard (2,4%), la EDP - Environmental Product to-obiettivo di 1.600 aziende. Declaration (1,1%), l’Ecolabel (1,0%) e la FOS - Friend Of cietà [17] the Sea (0,6%). Essendo alcune certificazioni di specifico interesse per i settori, può essere interessante guardare la classifica 272.305 imprese delle certificazioni rilevate all’interno dei settori delle “Quattro A”, limitando l’analisi alle prime tre in graduatoria. Nell’Alimentare (si ricordi l’assenza delle certificazioni Aziende “Quattro A” dell’agricoltura biologica), l’ISO 14001 rappresenta il 71,2%, seguita dall’EMAS - Sistema gestione ambientale (13,5%) e a distanza dall’EDP - Environmental Product 104 105 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY DISTRIBUZIONE DELLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI* ALL’INTERNO DEL PERIMETRO DELLE “QUATTRO A” *Rispetto all’elenco precedentemente presentato, non sono state rilevate certificazioni riguardanti Biodiversity, RE-MADE IN ITALY - Riciclo materia in Italia, MQT-02 MQT-03. - Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su varie fonti 106 44 51 certificazioni ALTRE ABBIGLIAMENTO 244 8,2% certificazioni EMAS AUTOMAZIONE 1.116 certificazioni 5 0,8 % 18% 20 % certificazioni 9 2,4 % 55 16 certificazioni EPD 3,4% 63 56 certificazioni GOTS 1.031 certificazioni ISO 14001 42 certificazioni ALTRE 49 8% certificazioni % PEFC 11,9% ALIMENTARE 465 certificazioni 7 331 certificazioni ISO 14001 159 ARREDO 524 certificazioni 5 2,3 % certificazioni EMAS certificazioni ALTRE 124 certificazioni ISO 14001 9,4 74,9 8,3 6,9 2,4 2,4 1,1 1,0 0,6 0,3 0,3 0,3 0,3 0,2 0,2 0,2 0,1 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 100,0 certificazioni certificazioni FSC 2,2% ALTRE 0,8% certificazioni EMAS 4,6% Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su varie fonti % 30,3 1.760 196 163 57 56 26 23 15 8 8 7 6 5 5 4 3 2 1 1 1 1 1 2.349 10 1,2 % % 13,5% ISO 14001 FSC® - GESTIONE FORESTALE RESPONSABILE EMAS - SISTEMA GESTIONE AMBIENTALE PEFC - GESTIONE FORESTALE SOSTENIBILE GOTS - GLOBAL ORGANIC TEXTILE STANDARD EPD - ENVIRONMENTAL PRODUCT DECLARATION ECOLABEL FOS - FRIEND OF THE SEA GLOBAL GAP - GOOD AGRICULTURAL PRACTICE DM 23/01/2012 - CERTIFICAZIONE SOSTENIBILITÀ BIOCARBURANTI UTZ CERTIFIED - CERTIFICAZIONE CAFFÈ GRSC ETS/GHG - CERTIFICAZIONE EMISSIONI ISO 50001 SQR DTP AGROALIMENTARE OCS - ORGANIC CONTENT STANDARD GREEN CLAIM - CERTIFICAZIONE COMUNICAZIONE AMBIENTALE LEAF MARQUE - LINKING ENVIRONMENT AND FARMING STEP UNI 11233: PRODUZIONE INTEGRATA FILIERE AGROALIMENTARI PAS2050 - IMPRONTA DI CARBONIO TOTALE TOTALE 4 A 24 23 CERTIFICAZIONI PRIME 3 CERTIFICAZIONI AMBIENTALI RILEVATE PER CIASCUNA DELLE “QUATTRO A” 274 certificazioni ISO 14001 certificazioni FSC 107 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY Declaration (3,4%). Per l’Abbigliamento l’ISO 14001 incide meno rispetto alle altre “A”, ma è sempre in testa (50,8%), seguita dalla GOTS - Global Organic Textile Standard (certificazione specifica di settore, 23,0%) e dall’EMAS (8,2%). Anche nel settore dell’Arredo emerge la certificazione ISO 14001 (52,3%), seguita dalla FSC® - Certificazione di VARIAZIONE % MEDIA ANNUA* 2009-2013 VARIAZIONE % MEDIA ANNUA* 2009-2013 NOMINALE DEL FATTURATO E DELL’OCCUPAZIONE PER LE AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A” CERTIFICATE** E NON CERTIFICATE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE – VALORI COMPLESSIVI NOMINALE DEL FATTURATO PER AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A” CERTIFICATE** E NON CERTIFICATE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE – SETTORI DELLE “QUATTRO A” * Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti ** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali precedentemente elencate Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere protezione forestale (30,3%) e quindi dalla PEFC - Gestione forestale sostenibile (9,4%). Per l’Automazione il peso dell’ISO 14001 diventa quasi totalmente preponderante (92,4%), talché seguono con Spread +1,5 Spread +3,8 4,0 Spread +3,6 Spread +0,8 Spread +2,9 5,5 3,4 3,5 Spread +4,0 Spread +3,9 Spread +4,2 3,1 2,4 2,2 1,7 1,4 -0,2 -2,6 4,5 Spread +3,3 3,3 1,9 2,0 4,6 Spread +0,9 4,2 valori molto più bassi l’EMAS (4,6%) e la FSC® (2,2%). I RISULTATI DELLA ANALISI STATISTICHE * Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti ** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali precedentemente elencate Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere -2,0 .2,0 0,6 Come anticipato, per misurare il differenziale di perfor- 0,2 mance tra imprese appartenenti ai settori delle “Quattro A” certificate e non certificate dal punto di vista ambien- certificate non certificate tale ci si è basati su rielaborazioni di dati di bilancio di fonte Infocamere. certificate certificate Premesso che l’utilizzo di queste informazioni ha richie- non certificate non certificate sto una laboriosa attività di caricamento, analisi e verifica dei dati di base, il confronto tra imprese certificate e 108 FATTURATO ADDETTI alimentare abbigliamento arredo automazione alimentare abbigliamento arredo automazione FATTURATO ADDETTI 109 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY di imprese che esportano è prevalente in una misura su- non certificate dal punto di vista ambientale fa emergere a ben +4 punti (derivante peraltro da un segno diverso, uno spread positivo a favore delle prime, sia in termini di positivo per le certificate, negativo per le non), e +4,2 per variazione del fatturato sia di occupazione, nell’intervallo l’occupazione. Nell’arredamento le imprese certificate temporale 2009-2013. dal punto di vista ambientale sembrano dunque contrad- In particolare, confrontando i due collettivi presi nel loro distinguersi in modo peculiare rispetto alle performance complesso emerge una crescita media annua nominale registrate tra 2009 e 2013. per le aziende con certificazione del 3,5% tra il 2009 e Anche l’Abbigliamento si dimostra un settore in cui l’es- il 2013, a fronte di un dato più basso di 1,5 punti per le sere certificati in materia ambientale “distingue” rispetto aziende non certificate (2,0%). alle dinamiche economiche e occupazionali: i differen- Passando al dato dell’occupazione, lo spread aumenta ziali nelle dinamiche 2009-2013 sono infatti pari a +3,6 arrivando a +3,8 punti (differenza tra dato di crescita punti per il fatturato e +3,3 punti per gli addetti. delle certificate, pari a 4,0% e quello delle non certificate, I settori dell’Alimentare e dell’Automazione, pur presen- Nell’Abbigliamento, sebbene il rapporto tra quota certi- 0,2%), evidenziando effetti occupazionali nell’intervallo tando sempre differenze positive, sono accomunati da ficate e quota non certificate sia più basso e pari a 1,47 ancor più elevati rispetto a effetti valutabili invece in ter- risultati più incisivi dal punto di vista degli “effetti” occu- (quindi 47% in più), la percentuale di aziende che espor- mini di risultati economici. pazionali, con un delta di +2,9 punti nel primo caso e di tano nel raggruppamento delle certificate arriva a 93,8%. La certificazione ambientale sembra dunque associar- +3,9 nel secondo. Per il fatturato gli spread sono invece Per l’Automazione la quota di imprese esportatrici è si anzitutto a positivi risultati occupazionali e quindi a di +0,8 per l’Alimentare e +0,9 per l’Automazione. dell’85,9% nelle imprese con almeno una delle certifi- performance di carattere economico. Ciò potrebbe spie- Come già anticipato, una conferma di questi risultati di garsi in una maggior propensione alla espansione per le performance viene da un altro dato: quello relativo alla imprese con certificazione, aspetto che verrà conferma- presenza di imprese esportatrici. to anche dai risultati relativi alla presenza su mercati In termini complessivi, la quota di imprese che vendono stranieri. su mercati stranieri è pari a 86,2% nelle imprese con al- *Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti per classi di dimensione d’impresa evidenziano effet- Si coglie dunque un differenziale positivo per le azien- meno una certificazione ambientale, mentre è del 57,1% ** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali ti particolarmente positivi per le società più piccole tra de certificate, che si presenta particolarmente elevato nelle imprese appartenenti alle “Quattro A” non certifi- precedentemente elencate quelle considerate (fino a 49 addetti), in cui gli spread per l’Arredo, dove lo spread relativo al fatturato arriva cate. Il rapporto tra i due collettivi è di 1,51: la presenza Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere soprattutto di risultati economici (+4,0), ma anche oc- 110 INCIDENZA % DELLE IMPRESE ESPORTATRICI 2013 SUL TOTALE PER AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A” CERTIFICATE* E NON CERTIFICATE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE – SETTORI DELLE “QUATTRO A” 87,4 81,6 do nuovamente un valore migliore per l’Arredo, in cui 85,9 86,2 47,2% delle non certificate, corrispondente a una presenza superiore del 73%. Anche nell’Alimentare la vocazione all’export è significa- 63,9 alimentare abbigliamento Tra i settori il fenomeno appare distribuito, confermanla quota dell’81,6% delle certificate si confronta con un 93,8 51,0 periore del 50%. 58,8 47,2 arredo automazione certificate non certificate 57,1 tivamente diversa, superiore del 71% e corrispondente a un 87,4% delle aziende certificate contro un 51,0% delle non certificate. totale cazioni ambientali precedentemente elencate rispetto a 58,8% delle imprese non certificate, con un rapporto di 1,46 tra il primo e il secondo valore. Tornando ai risultati di performance 2009-2013, i dati 111 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY VARIAZIONE % MEDIA ANNUA* 2009-2013 VARIAZIONE % MEDIA ANNUA* 2009-2013 NOMINALE DEL FATTURATO PER AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A” CERTIFICATE** E NON CERTIFICATE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE – CLASSI DI DIMENSIONE D’IMPRESA NOMINALE DEL FATTURATO PER AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A” CERTIFICATE** E NON CERTIFICATE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE – AREE GEOGRAFICHE Spread +0,7 12,1 11,4 Spread +1,5 3,6 Spread +4,0 Spread +1,1 5,1 4,0 1,1 Spread +0,6 Spread +0,6 Spread +1,2 2,9 2,9 2,3 Spread +1,1 4,0 Spread +4,3 Spread +2,8 certificate 4,1 4,7 Spread +4,0 3,8 non certificate 2,9 Spread +3,2 2,1 3,8 3,2 1,3 1,5 Spread +1,7 0,6 -1,5 -0,3-1,5 fino a da 50 a 250 addetti 49 addetti 249 addetti e oltre 4,7 Spread +3,8 -1,1 0,4 0,9 0,2 -1,7 fino a da 50 a 250 addetti 49 addetti 249 addetti e oltre certificate non certificate FATTURATO Nord Ovest Nord Est ADDETTI Centro Mezzogiorno Nord Ovest Nord Est FATTURATO Centro Mezzogiorno ADDETTI *Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti precedentemente elencate *Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti precedentemente elencate ** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere ** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere 112 113 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY cupazionali (+1,2), sono superiori rispetto a quelli veri- vi per il Centro Italia per il fatturato (spread di perfor- ficati per le classi più grandi. Le imprese minori trovano mance 2009-2013 pari a +2,8), e un po’ più contenuti nel dunque nel certificarsi un’azione che va nella direzione di Nord Est (+1,1). una maggiore capacità di ottenere risultati, ovvero di es- Per l’occupazione è il Nord Ovest a presentare lo spread sere più competitivi oltre che resilienti, come dimostrano più elevato (+4,3), seguito dal Centro Italia (+4,0). i risultati relativi agli addetti. Una considerazione specifica merita infine il Mezzogior- I differenziali positivi proseguono decrescendo nelle im- no, in cui emerge una capacità di ribaltamento di dati prese tra 50 e 249 addetti (in cui nuovamente è maggiore negativi in positivi per le imprese certificate, sia per il lo spread relativo al fatturato rispetto a quello dell’oc- fatturato (spread +1,8), sia (verrebbe da dire soprattut- cupazione: rispettivamente +1,1 e +0,6) per arrivare alle to) per l’occupazione (+3,1), a testimonianza del fatto che aziende con 250 addetti e oltre, in cui il delta di perfor- anche in un’area svantaggiata le imprese che decidono di mance di fatturato e occupazione appare lo stesso (+0,6). “alzare l’asticella” certificandosi ottengono risultati po- La lettura dei risultati territoriali fa emergere effetti in sitivi per sé e per il proprio territorio, viste le probabili tutte le aree del Paese, con dati leggermente più positi- ricadute occupazionali. 114 2.6. UN POTENZIALE INESPRESSO: CONOSCENZA E ATTENZIONE DEGLI ITALIANI PER LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI [20] Completiamo il quadro – dopo aver illustrato cosa si le: il 15% degli intervistati ritiene di conoscerle molto muove nel Made in Italy e le performance competitive bene, il 38% di sapere di cosa si tratta e il 25% di aver- delle imprese che aderiscono alle diverse certificazioni le sentite nominare. Solo il 19% del campione dichiara ambientali – investigando il tema dell’effettiva conoscen- di non averle mai sentite nominare. Si registra una più za e del profilo d’immagine di questi strumenti, precon- alta concentrazione di quanti dichiarano di conoscere dizione necessaria per la loro diffusione tra le imprese. le certificazioni ambientali tra le persone più mature, Gli italiani dichiarano di avere una buona cono- i laureati, i lavoratori e, in generale, tra le persone di scenza del concetto di certificazione ambienta- classe sociale elevata; i giovani, sovente ritenuti più at- 115 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY EMAS 8% PARLIAMO DI CERTIFICAZIONI AMBIENTALI. LEI NE HA MAI SENTITO PARLARE? almeno una certificazione esistente tenti, denotano minore familiarità. A livello di percezione emerge quindi una discreta noto- 15% rietà delle certificazioni ambientali, che vengono sentite come un concetto vicino e familiare. Tale familiarità viene fortemente ridimensionata quando si misura l’effettivo livello di conoscenza del tema. Particolarmente indicative al riguardo sono le restituzio- 3% non indica 19% non le ho mai sentite nominare ni spontanee circa i marchi di certificazione conosciuti: almeno una risposta 39% solo il 39% degli intervistati è in grado di ipotizzare una 78% le conosce risposta, e di essi circa un terzo (il 15% degli italiani) indica nomi di certificazioni ambientali esistenti. Il resto 25% le ho solo sentite nominare delle citazioni si suddivide tra sigle che appartengono risposta generica sulle certificazionir solo genericamente alla sfera delle certificazioni ambien- 14% tali, come ad esempio enti di certificazione, e risposte non coerenti col tema, come ad esempio certificazioni di 38% sì, so di cosa si tratta qualità o di origine. Tra chi dichiara di conoscere molto 25% del totale: la conoscenza risulta quindi estremamen- 15% sì, le conosco molto bene te superficiale, ed indica più una familiarità generale con il tema piuttosto che un’abitudine alle sigle. Le certificazioni ambientali più conosciute spontanea- ISO14001 4% EPD 0,7% FSC 0,7% LEED 0,5% PEFC 0,4% AGRICOLTURA BIOLOGICA 0,3% Prodotti Riciclati (ICEA) 0,3% Oeko-Tex Standard 100 0,3% RSPO 0,3% UNI/EN/ISO generico 8% Certificazione ambientale generica 4% Enti&agenzie di certificazione (Arpa, Ispra,...) 2% Certificazioni di origine (CE, DOP,IGP,...) 6% bene le certificazioni ambientali, la percentuale di quanti indicano correttamente un marchio esistente arriva al ECOLABEL 4% 61% nessuna risposta risposta non coerente 14% Certificazioni di qualità (ISO 9001,...) 5% Certificazione generica/altro 2% Altre aziende/società/enti 1% Altro 1% mente risultano essere EMAS, ECOLABEL e ISO 14001, Base: totale campione 116 che sono le stesse indicate da chi dichiara un elevato livello di conoscenza delle certificazioni ambientali. Tra QUALI CERTIFICAZIONI AMBIENTALI CONOSCE? INDICHI TUTTE LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI DI CUI HA SENTITO PARLARE. (RISPOSTA SPONTANEA) 117 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY 38 34 ISO 14001 14001 26 ISO 50001 50001 22 10 10 10 Certificazione LEED EMAS Casa Clima 7 FSC 6 Global Recycle Standard 5 Global Organic Textile Standard Pannello Ecologico Remade in Italy RSPO 4 4 4 Nessuna Nota: mostrate solo certificazioni con almeno il 4% di citazioni 118 si registra un incremento di conoscenza simile, essendo L’effettiva familiarità con i marchi appare molto im- indicata dal 7% del campione in oggetto. portante per il profilo reputazionale del sistema di cer- Sebbene si registri una certa difficoltà ad indicare spon- tificazione, oltre che per i benefici che quest’ultimo può taneamente il nome delle certificazioni ambientali cono- apportare al posizionamento dei prodotti. È possibile sciute, somministrando agli intervistati una lista conte- prendere ad esempio la misurazione del livello di fi- nente i marchi più diffusi emerge come alcune sigle, se ducia riposto nelle certificazioni e negli enti emittenti. sollecitate, risultino discretamente note. In particolare i Appare evidente come il livello di fiducia degli italiani marchi Agricoltura Biologica e ISO 14001 sono conosciu- non sia particolarmente elevato, soprattutto nel caso ti da oltre un terzo degli intervistati, seguiti dalle norme degli organismi di certificazione: il 44% degli intervi- di standardizzazione ISO 50001 e dal marchio ECOLA- stati si fida poco o per nulla di questi ultimi. Appare BEL, che vengono indicati rispettivamente dal 26% e dal migliore la percezione di affidabilità delle certificazioni, 22% del campione. Il marchio EMAS, che pure risulta il sebbene anche queste ultime raccolgano una percen- più noto spontaneamente, raccoglie solo il 10% di cita- tuale importante di persone che, di esse, si fidano poco zioni complessive: evidentemente è noto solo ad una nic- o per nulla (31%). Per entrambe le componenti viene chia di popolazione, per la quale è assai rilevante il tema però registrato un incremento rilevante della percezio- della sostenibilità. ne di affidabilità tra coloro che denotano una maggio- simili a quelli di EMAS, essendo entrambe indicate da Agricoltura biologica ECOLABEL circa il 12-13% del segmento, mentre per ECOLABEL non LA FIDUCIA NEL SISTEMA DELLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI di essi, però, ISO 14001 raggiunge livelli di conoscenza QUALI TRA QUESTE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI CONOSCE? INDICHI TUTTE LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI DI CUI HA SENTITO PARLARE. re conoscenza dei marchi, a conferma del fatto che la familiarità con le sigle sostiene il profilo reputazionale dell’intero sistema. 29 Da rilevare he la fiducia nelle certificazioni ambientali può risentire molto anche di fattori esogeni. Lo scandalo Volkswagen, ad esempio, ha intaccato il loro 119 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY LEI SI FIDA DEGLI ORGANISMI DI CERTIFICAZIONE? INDICHI QUALE LIVELLO DI FIDUCIA RIPONE IN QUESTI ORGANISMI. CONSIDERANDO NELL’INSIEME TUTTE LE CERTIFICAZIONI DI CUI È A CONOSCENZA, IN GENERALE QUANTO LE RITIENE AFFIDABILI? 3% non sa 6% per nulla 2% non sa 5% per nulla 4% non sa 4% per nulla 38% poco 29% poco 27% poco 2% non sa 1% per nulla 17% poco + 15 punti percentuali 100 55% abbastanza 57% abbastanza negativamente 49% risponde negativamente +14 punti percentuali 71% abbastanza 80 8% molto 55% abbastanza positivamente 53% abbastanza 51% risponde positivamente 28% molto 9% molto 19% molto 60 9% molto 28% altro +11 punti percentuali 65% risponde 7% molto LA PRESENZA DI UNA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE AUMENTA LA SUA PROPENSIONE AD ACQUISTARE UN PRODOTTO? 17% altro 35% risponde + 11 punti percentuali 46% abbastanza IL VALORE AGGIUNTO DERIVANTE DALL’ADESIONE A UNA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE GIUSTIFICA UN PREZZO PIÙ ALTO (PREMIUM PRICE)? 120 Base: coloro Base: coloro che dichiarano che citano di conoscere spontaneamente almeno almeno una certificazione una certificazione vera Base: coloro che citano almeno una certificazione esistente Base: totale degli intervistati Base: coloro che citano almeno una certificazione esistente Base: totale degli intervistati 40 Base: coloro Base: coloro che dichiarano che citano di conoscere spontaneamente almeno almeno una certificazione una certificazione vera 121 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY SECONDO LEI, L’ADESIONE A UNA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE MIGLIORA LA PERCEZIONE DEL ‘MADE IN ITALY’? INDICAZIONI PER IL FUTURO adempimenti burocratici a cui le aziende devono sot- Le evidenze emerse delineano un quadro chiaro di quali mondo delle certificazioni. La difficoltà nel veicolare il Altre componenti, legate ai benefici che l’adesione a una siano gli effetti di cui un prodotto potrebbe beneficiare messaggio di adesione ad una certificazione ambienta- certificazione ambientale possono apportare al posizio- in Italia aderendo ad una o più certificazioni ambientali: le fa sì che l’associazione tra essa e il marchio non sia namento di un prodotto, mostrano la stessa dinamica: una maggiore propensione all’acquisto e la disponibilità immediata. rispetto al totale degli intervistati, tra chi meglio cono- al pagamento di un premium price da parte dei consu- Risulta quindi importante intraprendere azioni di comu- sce i marchi di certificazione si registra una maggiore di- matori, oltre che un miglioramento generale della perce- nicazione legate all’adesione ad una o più certificazioni sponibilità a pagare un premium price (65%) legato alla zione del ‘Made in Italy’. Certificarsi può quindi portare ambientali, non focalizzandosi sul lato dell’offerta, ossia certificazione, una maggiore propensione all’acquisto di ad un miglior posizionamento del prodotto nel mercato, sottolineando la componente burocratica del tema, ma prodotti certificati e la percezione di una spinta maggior- contando sulla fiducia di cui godono gli enti di certifica- orientandole al consumatore, in modo da renderlo con- mente positiva all’immagine del “Made in Italy”. zione e il processo di certificazione stesso. sapevole degli effetti positivi associati al processo di cer- Tali effetti, che porterebbero a un miglior posizionamen- Tale potenziale, in Italia, è largamente inespresso a tificazione: non il meccanismo, bensì i benefici dovranno to del prodotto sul mercato, sarebbero particolarmente causa di una generalizzata confusione sul tema presso essere comunicati in modo credibile. benefici nel settore agroalimentare, nel chimico/farma- il pubblico. I consumatori sono convinti di avere una La comunicazione non dovrà essere centrata sugli adem- ceutico e nel settore dell’energia. Sono questi i mercati, discreta familiarità con l’argomento, ma le restituzioni pimenti a cui un’azienda che intenda certificarsi dovrà secondo gli intervistati, in cui sarebbe importante l’a- spontanee di marchi di certificazioni ambientali indi- sottostare, ma indicare come questi indirizzino il loro desione a una o più certificazioni ambientali, evidenza cano l’opposto: tra i pochi intervistati che ipotizzano operato e, di conseguenza, gli effetti sul loro impianto di che esce ulteriormente rafforzata tra coloro che indicano una risposta, la maggioranza cita sigle legate generica- responsabilità sociale. Siffatta comunicazione permette- spontaneamente almeno un marchio esistente. mente all’universo delle certificazioni, come ad esem- rebbe al cittadino di collocare sulla sua curva di utilità pio organismi emittenti o certificazioni d’origine. La il reale valore aggiunto che potrebbe trarre dalla scel- supposta conoscenza dell’ambito testimonia l’attenzio- ta di prodotti certificati, permettendo alle aziende ade- ne e l’interesse all’argomento da parte del consumatore, renti ad una certificazione ambientale di sprigionare il ma sembra anche essere legata a non meglio identificati potenziale positivo ad esse associato. È infatti evidente patrimonio di credibilità: su un campione di 900 intervistati, il 57% di chi conosce la vicenda afferma che la sua fiducia nelle certificazioni ambientali ne è stata diminuita 25% risponde 32% risponde negativamente +7 punti percentuali 75% risponde positivamente Base: coloro che citano almeno una certificazione esistente 122 negativamente 68% risponde positivamente Base: totale degli intervistati . [21] tostare per certificare se stesse o un loro prodotto, delineando problemi di distintività rispetto al variegato 123 2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY 56 Agroalimentare 52 Prodotti chimici/farmaceutici 33 Energia 22 Costruzioni, edilizia e beni immobili 20 Automobilistico Non sa 124 45 ne e, soprattutto, rendendo evidente al consumatore i tramite una ancora maggiore propensione all’acquisto e vantaggi che lui stesso potrebbe avere acquistando pro- una maggiore disponibilità a pagare un premium price dotti certificati, è possibile dare una spinta positiva al per prodotti certificati rispetto al consumatore medio. posizionamento dei prodotti nel mercato, in particolare Lavorando in direzione di un incremento di conoscenza nel comparto agroalimentare, chimico-farmaceutico ed e di distintività rispetto ad altre tipologie di certificazio- energetico. 11 7 7 27 Totale Indicano una certificazione esistente spontaneamente 25 13 9 Legno e arredo Meccanica/Macchine utensili 60 come chi conosce le certificazioni ambientali le apprezzi, 26 26 Tessile e abbigliamento Elettronica 69 15 Base: totale campione 10 SECONDO LEI PER QUALE TIPOLOGIA DI PRODOTTO È PIÙ IMPORTANTE L’ADESIONE A UNA O PIÙ CERTIFICAZIONI AMBIENTALI? 125 3. CASI STUDIO CASI STUDIO 126 127 3. CASI STUDIO 3.1. ASDOMAR [22] la cui acquisizione definitiva è dello stesso anno. Negli ul- barbarie. Il progetto Dolphin Safe dell’Earth Island In- timi anni l’azienda ha inglobato anche i marchi Manzotin stitute avviato alla fine degli anni ’80 riuscì a fermare la e De Rica, altri importanti pezzi dell’industria conserviera mattanza dei delfini. Con l’invenzione dei FAD (Fish Ag- italiana, con cui sta tra l’altro intraprendendo degli inte- gregating Devices – Sistemi di aggregazione per pesci) si ressanti percorsi di sostenibilità. ovviò al problema della cattura dei delfini sostituendo loro Per quanto riguarda il pescato, essere 100% sostenibili oggetti galleggianti sotto i quali i piccoli tonni cercano ri- vuol dire per Asdomar lavorare soltanto tonni pinna gial- paro dai grandi predatori. Di fatto però rimase aperto – e la adulti, che superino il metro di lunghezza e i 20 kg di lo è tuttora – il problema dei tonni immaturi che vengono Un vero e proprio “rompiscatole” il tonno Asdomar! Po- Asdomar ha fatto della sostenibilità la propria bandiera. peso, pescati su banchi liberi con reti a circuizione; ton- pescati utilizzando questo metodo. Sotto i FAD infatti si sizionandosi prima nella speciale classifica di Greenpea- L’azienda nasce alla fine degli anni ’80 come società di netti striati solo se pescati a canna, sgombro proveniente aggregano sia i tonnetti striati che raggiungono i 40-50 cm ce sulla sostenibilità del tonno, l’azienda può vantare un distribuzione, ma nell’ultimo decennio è cresciuta in ma- da zone non sovrasfruttate, e salmone proveniente da un da adulti, sia tonni pinna gialla immaturi che, se pescati curriculum di sostenibilità di tutto rispetto. Il primato niera esponenziale aumentando il fatturato dai 20 milioni sistema di acquacoltura certificato in Cile. Chi garantisce prima dell’età adulta – quando si spostano in banchi liberi nella green list di Greenpeace fa il paio con quello otte- di euro del 2001 ai 175 attuali. 500 addetti tra contratti che la materia prima risponda a questi criteri? La certi- – e della riproduzione, creano un grave danno alla stabili- nuto nella classifica curata dalla stessa associazione, che a tempo indeterminato e stagionali tra Italia e Portogal- ficazione Friend of the Sea (FOS). Nata in Italia un de- tà dell’ecosistema. La politica di Asdomar è esplicitamente riguarda la trasparenza in etichetta. La qualità e il rispet- lo, seconda azienda del mercato italiano tra i produttori cennio fa, questa certificazione garantisce l’uso sosteni- contraria all’utilizzo di FAD, come ad altri sistemi che dan- to che sentiamo ripetere in ogni loro spot pubblicitario di conserve ittiche, e prima per produzione di tonno da bile delle risorse ittiche, regolamentando tutta la filiera, neggino l’ambiente marino e i suoi abitanti, per questo è non sono slogan di puro marketing, bensì una scelta di intero (con una quota di mercato del 14% sul totale del dai metodi di pesca all’etichettatura. Il pesce lavorato in stata la prima azienda delle conserve ittiche a chiedere che campo, una dichiarazione d’intenti e insieme una sinte- mercato delle conserve di tonno), Asdomar deve molto azienda viene acquistato da fornitori che pescano sol- un ente terzo verificasse il rispetto del disciplinare FOS. si dell’operato aziendale. Non è questione di buonismo al suo attuale presidente che proprio nel 2001 prende le tanto in zone indicate come idonee dalla FAO, e secondo Questa certificazione richiede la partecipazione dell’intera ma di interesse. Lo spiega a chiare lettere il presidente redini dell’impresa e la trasforma in azienda di produ- metodi che consentono la tutela del mare e la preserva- filiera coinvolgendo pescatori, trasformatori e distributori, Vito Gulli: «La sostenibilità della pesca per noi non è una zione. Nel 2010, decisamente in controtendenza rispet- zione delle specie. obbligati ad assumersi impegni concreti: a partire dall’uti- tendenza, è una necessità. È nostro primario interesse to agli sconquassi della crisi globale, decide di costruire Uno dei problemi maggiori venuto a galla qualche decen- lizzo di zone non sovrasfruttate, o dalla drastica riduzione quello di preservare il mare in buona salute attraverso un nuovo stabilimento ad Olbia investendo 25 milioni di nio fa riguardava la cattura dei delfini durante la pesca dei di prese accidentali (ovvero la cattura di esemplari non de- la pesca sostenibile, per poter preservare il nostro lavoro euro e dando lavoro a più di duecento persone. A questo tonni, rivelazione che provocò indignazione nell’opinione stinati alla produzione). E poi la tracciabilità: Asdomar è anche in futuro». si aggiunge lo stabilimento di Vila do Conde in Portogallo pubblica per l’uccisione di questi animali considerata una tenuta a garantire che i suoi prodotti – tutti certificati FOS 128 129 3. CASI STUDIO – siano tracciabili. E che i suoi fornitori si dotino della stes- percorso per l’acquisizione di ISO 14001 e sta iniziando del mio prezzo è sostenuto dalla qualità, dalla certificazio- Una politica di sostenibilità a 360° dunque, che coinvolge sa certificazione: «Ambiente è una parola larga ma giusta» quello per la OHSAS 18001. «Forse in futuro si metterà in ne, dalla pubblicità, è un insieme che deve essere in sin- anche le altre aziende del gruppo. De Rica ha avviato un ci dice Gulli «la sostenibilità della pesca ne fa parte. Tutto cantiere anche la ISO 50001», sottolinea Gulli. Pubblica tonia». La certificazione ha costituito piuttosto una leva progetto per il recupero di un seme di pomodoro in grado ciò che si fa, si fa per l’ambiente e per l’uomo. Non può es- annualmente il proprio bilancio di sostenibilità e proprio in più che, unita alla qualità e al marketing, ha consentito di autorigenerarsi, abbandonato decenni fa perché gene- serci un ambiente con cui l’uomo non sia in sintonia». La in relazione alla stesura di questo documento, redatto all’azienda di arrivare ai vertici, migliorando performance ra pomodori dalla buccia molto delicata, non in grado certificazione è stata quasi una strada naturale per l’azien- secondo le linee guida pubblicate dal Global Reporting e consapevolezza interna. Proprio al fine di comprendere di sostenere i lunghi tragitti del trasporto dai campi agli da, un percorso che non può non essere intrapreso nella Initiative, l’azienda, assumendo anche su questo fronte il livello di informazione e di conoscenza, qualche anno fa stabilimenti di trasformazione. Investendo in impianti situazione attuale: «Non servirebbero le certificazioni, se un ruolo di leadership, ha rilevato l’anomalia dei punteggi l’azienda ha condotto una ricerca interna che ha svelato di proprietà vicino ai campi di coltivazione, De Rica ha usassimo solo tonni maturi. L’industria della pesca ha fatto numerici e non ponderati. La correzione di questa ano- come, soprattutto tra gli operai, il tema ambientale fosse eliminato il problema del trasporto, rendendo di nuovo correre un rischio serio al mare pescando esemplari piccoli malia è entrata nella stesura delle nuove linee guida GRI, molto avvertito. produttiva la piantagione di questi semi. La sostenibilità e immaturi. Con FOS garantiamo che il tonno non è pesca- che l’azienda ha già iniziato ad adottare per la stesura del Al di là delle certificazioni, la scommessa di Asdomar nel non è qui uno slogan, ma la declinazione di un modo di to con i FAD». Si tratta di una garanzia per il futuro, per la proprio bilancio di sostenibilità. green si gioca anche a livello energetico, ambito nel quale fare impresa che mette insieme saper fare, rispetto, vi- continuità della specie. E del business. Se il consumatore sceglie questa azienda anche per il bolli- ha avviato un progetto per la cogenerazione a cui ha dovuto sione del futuro. Saper fare bene oggi per poter lavorare Già nel 2003 l’azienda aveva abbracciato questa filosofia, no FOS – che ovviamente non prescinde dalla necessità che tuttavia rinunciare a causa dell’assenza di metano in Sar- anche domani. Sempre rispettando le regole, come ga- applicando la certificazione soltanto ad alcuni prodotti; il prodotto sia di qualità – i distributori fanno della certifi- degna, ed ora è impegnata a riprendere le fila del percorso, rantisce la certificazione SA 8000 che pure l’azienda ha oggi tutto il pesce lavorato da Asdomar è certificato. E cazione un valore aggiunto importante. «Senza la certifica- interrotto qualche anno fa, sul fotovoltaico. Nel frattempo ottenuto. Un organico per lo più in rosa, con una percen- poiché spesso anche tra gli addetti ai lavori scarseggiano zione non sarei diventato quello che sono, cioè la seconda il 100% dell’energia utilizzata in azienda è certificata verde, tuale di lavoratrici che supera il 70%, che agisce da attore competenze specifiche, l’azienda ha condotto degli studi azienda di lavorazione del tonno. Per noi è stato un elemen- così come è certificato il laboratorio interno che svolge an- nella scena aziendale, contribuendo alla buona riuscita per comprendere quale fosse la dimensione giusta del ton- to importante, abbiamo condizionato il mercato nella dire- che analisi per terzi e rappresenta un punto d’orgoglio con di un marchio ormai diventato familiare ai consumato- no da pescare. «FOS rappresenta uno snodo importante zione della qualità, della sostenibilità e della italianità del centinaia di analisi svolte quotidianamente sui prodotti in ri. Sono proprio i consumatori, secondo Gulli, i miglio- in termini di chiarezza, e il fatto che anche i distributori la prodotto, lavorato completamente in Sardegna». entrata. «Dovendolo fare bene – confessa il titolare – tanto ri trainer del cambiamento delle aziende: condizionano richiedano è segno che si tratta di uno strumento che fun- Sebbene sia impossibile quantificare il vantaggio diretto vale farlo benissimo. Per i distributori il nostro laborato- dal basso, premiando le aziende che ritengono migliori: ziona, a differenza di altre certificazioni intorno alle quali derivante da una certificazione, è però significativo segna- rio è una garanzia, è costoso in termini di macchinari e di «Se il consumatore finale spinge le aziende che lavorano si creano business fini a se stessi». lare che Asdomar, a valle della certificazione, non ha sen- personale, ma è una garanzia per tutti i nostri clienti, dal bene, tutto il mercato si adatterà al loro esempio, andan- Ma Asdomar non si è fermata a FOS. Sta completando il tito la necessità di innalzare il prezzo dei prodotti: «Parte supermercato al semplice consumatore». do nella giusta direzione». 130 131 3. CASI STUDIO 3.2. CAPRAI [23] nomiche innovative e sostenibili, che siano utili all’a- accedere nei mercati. Se in altri Paesi sono riusciti a cre- zienda e, di nuovo, anche al territorio. Primo obiettivo: are dei disciplinari per la sostenibilità del vino, in Italia la riduzione dei fitofarmaci in vigna, il cui utilizzo, in- siamo ancora molto indietro perché ad oggi non esiste dispensabile non sempre è evitabile. Farne un uso in- una certificazione per il vino che ne garantisca la sosteni- telligente e combattere gli eccessi sono i punti chiave bilità a 360 gradi» sostiene il titolare. che hanno spinto l’azienda già nel 2006 a dotarsi di una Nei primi anni di esplosione del metodo di coltura bio- macchina irroratrice a recupero, in grado di non disper- logica, si è creato molto interesse nei confronti di que- dere sul terreno (e nei polmoni dei contadini) sostanze sto mondo, come pure verso il biodinamico. Oggi, però Quando si parla di Sagrantino, inevitabilmente si parla ro di recupero ha permesso di scovare alcune vecchie in eccesso rispetto al quantitativo strettamente neces- l’attenzione all’ambiente è più articolata, spiega Marco di Marco Caprai. Perché del Sagrantino è stato il rein- piante di Sagrantino ancora coltivate a livello familiare; sario alle viti. Proprio dall’esperienza di Caprai, coltiva- Caprai: non basta non usare pesticidi, se poi, ad esempio, ventore e l’archeologo, il valorizzatore e il tutore. Il suo da queste piante è stato prelevato il materiale genetico tore di collina, nasce un brevetto per il miglioramento ci si serve di grandi quantità di rame e zolfo, che sono ingresso nell’azienda paterna è del 1988 ma l’avventu- necessario per la realizzazione di cloni, selezionati poi di queste macchine e il loro adattamento ai terreni in pur sempre metalli che si depositano nei terreni. Oggi, ra di Caprai inizia più di un decennio prima. Nel 1971 sulla base delle migliori caratteristiche. Un recupero declivio: il 70% del prodotto irrorato viene recuperato, soprattutto all’estero, l’idea di sostenibilità ambientale è l’imprenditore tessile Arnaldo Caprai acquista quaran- in piena regola che in breve ha dato i frutti sperati con permettendo un risparmio di tipo economico, una ridu- diventata più matura, più attenta, senza ignorare la so- tacinque ettari di terreno a Montefalco, a cui nel tempo vini apprezzati in Italia e all’estero. Oggi il Sagrantino di zione dell’inquinamento e il mantenimento della ferti- stenibilità economica e sociale. E così, oltre al biologico, aggiunge altri terreni. L’idea di ridare vita a quel vino Montefalco Caprai è annoverato tra i migliori vini con lità dei suoli. si impongono certificazioni di stampo diverso. che da sempre caratterizza la vita e le tradizioni di que- riconoscimenti che vanno dai tre bicchieri nella Guida ai Nella possibilità di fare viticoltura sostenibile Caprai ci Caprai racconta come nei Paesi del Nord Europa, come ste zone c’era già, ma sarà poi Marco a concretizzarla Vini d’Italia del Gambero Rosso all’Oscar del Vino come crede veramente, per questo da più di un decennio la anche in Canada, la distribuzione di alcolici sia di fatto attraverso la collaborazione con istituti di ricerca e pro- Miglior Produttore assegnato dall’Associazione Italiana cantina è certificata ISO 14001, ISO 50001, e per lo stes- monopolizzata da grandi buyer che guidano il mercato fessionisti agronomi ed enologi. All’inizio degli anni ’90 Sommelier. Questa avventura, però, non si limita alla so motivo ha intrapreso un percorso per la creazione di nazionale interpretandone i gusti e le richieste. A queste l’azienda investe notevoli risorse per acquistare nuovi produzione di vini eccellenti: Caprai ha aperto una via uno standard territoriale dedicato, scritto su misura per richieste i produttori devono adeguarsi, al fine di soddi- terreni e rinnovare la cantina. Nel frattempo parte la che in tanti hanno seguito, con benefici enormi per il ter- il settore e le sue specificità. «Quando andiamo a propor- sfarle e di entrare in quei mercati da protagonisti. Può sperimentazione per il recupero del vitigno Sagrantino ritorio di Montefalco. re il nostro vino ai buyer e alle grandi catene di distribu- sembrare paradossale ma l’America in fatto di sostenibi- che la selezione massale svolta negli anni aveva quasi E la sua ricerca non si è fermata venti anni fa, continua zione all’estero, cominciano a chiedere le certificazioni: lità è diventata una prima della classe: i produttori del- del tutto cancellato dal paesaggio umbro. Il lungo lavo- ancora oggi con la sperimentazione di tecniche agro- ISO 14001 è ormai diventata quasi un prerequisito per la California hanno dato vita ad un’associazione per la 132 133 3. CASI STUDIO sostenibilità della viticoltura – la California Sustainable limentare dell’Umbria, Centro di formazione Cratia e la veridicità delle proprie affermazioni» conferma Ca- fornisce ammendante organico. L’uso di questo prodotto Winegrowing Alliance (CSWA) – che ha creato un siste- Studio tecnico Anima Mundi. Si tratta di un decalogo prai «Per andare all’estero occorre una garanzia di ter- permette di evitare l’utilizzo di sostanze chimiche per fer- ma di certificazione legato al California Sustainable Wi- di prescrizioni che le aziende si impegnano a rispetta- zi, dunque una certificazione». Ma la certificazione non tilizzare i suoli. negrowing Program (SWP), inaugurando di fatto degli re e a far verificare da un ente terzo, che oggi è CSQA: è soltanto la via maestra per l’export, è uno strumento La politica ambientale portata avanti dall’azienda, oltre standard che ora si tenta di replicare anche tra i nostri dalla corretta conduzione del vigneto alla riduzione nel per migliorare: utile a ridurre gli sprechi, aumentare ad essere premiata con la Menzione Speciale Expo 2015 vigneti. Al di là della ISO 14001, che è ormai considerata consumo di risorse, dalla tracciabilità dei prodotti alla l’efficienza e risparmiare, aiutando la sostenibilità an- nell’ambito del Premio Nazionale per l’Innovazione di una base di partenza per poter intraprendere qualsiasi tutela del paesaggio, senza trascurare aspetti meno am- che economica: «Attraverso la certificazione abbiamo Confindustria, è stata apprezzata anche da grandi azien- tipo di percorso che riguardi il rispetto dell’ambiente, bientali come il contatto con i clienti e l’impegno nella eliminato ciò che era inutile, facendo le scelte giuste de internazionali: come la compagnia di volo Emirates, Caprai ha sottoposto la propria produzione nel com- comunità locale. Rispetto a certificazioni simili presenti siamo riusciti a risparmiare, lavorando ad esempio sui che, oltre ad apprezzare la qualità del vino Caprai, si è plesso e il proprio prodotto principe, una bottiglia di in altri Paesi, New Green Revolution tiene dentro anche consumi elettrici che abbiamo abbattuto in modo piut- interessata al suo calcolo delle emissioni di CO2: porta- Sagrantino di Montefalco DOCG del 2010, al calcolo riferimenti al lavoro, obbligando le aziende a dichiarare tosto drastico, come pure sull’utilizzo del vetro per le re a bordo vino realizzato emettendo in atmosfera poca dell’impronta di carbonio, servendosi di un metodo e un in che modo vengono gestiti i lavoratori. bottiglie, di cui utilizziamo una quantità minore rispet- anidride carbonica è il loro modo per compensare le software – ITACA il calcolatore delle emissioni di gas a Il progetto di questo standard muove i primi passi: le to a prima». emissioni dei propri velivoli. Un’operazione che premia effetto serra per il settore vitivinicolo italiano, nato dal aziende oggi certificate secondo questo standard sono L’interesse dell’ambiente e del territorio incontra l’inte- l’impegno dell’azienda italiana, promotrice in qualche confronto tra lo Studio Agronomico Sata e WFA (Wi- sette, ma altre si sono interessate al progetto, che am- resse dell’imprenditore, generando un sistema virtuoso. modo di un progetto che fa da apripista per il mondo del nemakers’ Federation of Australia) che hanno adattato bisce a diventare il protocollo italiano sulla sostenibi- Al contrario, non potrebbe esserci sostenibilità, come vino tricolore. l’International Wine Carbon Calculator (IWCC)* alla lità del vino, applicabile in tutti i territori di produzio- conferma lo stesso titolare: «Noi guardiamo la soste- Lo standard di Caprai, che potrebbe costituire la carta realtà produttiva italiana – certificandola ISO 14064. ne. Con possibilità di ingresso graduale da parte delle nibilità anche dal punto di vista economico. Se non dà d’identità del vino sostenibile, da solo non basta: «È la Sulla stessa scia ha aderito al progetto nazionale per aziende, che possono decidere il livello di adesione sul- competitività, non ha senso farlo. Il risparmio e i miglio- qualità dell’azienda – conclude Marco Caprai – a fare la la misura della performance di sostenibilità della filie- la base delle proprie possibilità. È un sistema che in- ramenti in termini di efficienza che si generano a valle differenza, ciò che fa l’azienda per il proprio territorio la ra vite-vino V.I.V.A. Il progetto di cui l’azienda va più centiva il miglioramento in un’ottica territoriale, i pa- della certificazione sono ottimi motivi per certificarsi». differenzia dai competitor. La certificazione è una parte fiera però è New Green Revolution, un protocollo nato rametri comprendono tutti i campi della sostenibilità e Lo stesso principio ispira tutte le scelte green delle can- importante ma deve essere accompagnata da altri ele- su ispirazione di Marco Caprai per iniziativa dell’asso- contemplano la filiera nel suo complesso, non esclusa tine Caprai. Sul fronte dei rifiuti, Caprai è entrata a far menti, soltanto in questo modo l’azienda potrà trovare ciazione Grandi Cru di Montefalco, in collaborazione la parte che riguarda il packaging. «La certificazione è parte di una rete di aziende impegnata nel conferimen- un equilibrio tra produzione e sostenibilità generando con Università di Milano, Parco Tecnologico Agroa- necessaria per garantire, soprattutto ai mercati esteri, to delle vinacce ad un impianto a biogas che in cambio valore». 134 135 3. CASI STUDIO 3.3. GRUPPO CASILLO [24] tezza “Molino Casillo” e lo affida al figlio Vincenzo di trading company italiana nel commercio del grano duro soli 19 anni. Tra le prime in Italia meridionale, l’azienda e una delle maggiori società di trading del Mediterraneo. avvia la movimentazione delle materie prime sfuse. Nel Silos Granari della Sicilia e Armonie Italiane completano tempo la compagine industriale si ingrandisce acqui- la compagine del Gruppo, coprendo la parte finale della sendo nuove aziende e aprendo nuove possibilità an- filiera: la prima si occupa infatti dello stoccaggio di cere- che logistiche. Nel 1990 l’ingresso in azienda dei figli di ali con sette impianti dislocati tra Puglia, Sicilia e Mar- Vincenzo determina l’affermazione di Casillo anche sui che, mentre la seconda è responsabile della commercia- mercati internazionali. Oggi, con un fatturato che supe- lizzazione dei prodotti attraverso il marchio Agricola del ra il miliardo di euro, ha raggiunto una capacità produt- Sole e Masseria Faraona. tiva annua di oltre due milioni di tonnellate di grano e Un’azienda dal sapore antico ma con lo sguardo al futu- una capacità di movimentazione superiore ai 3 milioni, ro: la sua collaborazione con l’Università di Foggia sta In uno dei templi mondiali del Made in Italy, Eataly, consumatore, grazie all’accordo con circa 200 agricolto- puntando ad affermarsi ulteriormente anche all’estero. conducendo ad un metodo per modificare le proteine campeggiano i suoi prodotti: dalla semola di grano duro ri, della provenienza tutta italiana dei prodotti. «Il Made L’azienda a fine 2014 occupa 234 persone e l’attività del glutine, per non scatenare intolleranza nei celiaci. In per pizze e focacce, a quella per il pane o per i dolci, in Italy – spiega Mimmo Casillo, nel Cda del gruppo di molitoria viene svolta in 11 impianti tra Puglia, Sicilia, questa partnership Casillo è l’unica azienda coinvolta nel per arrivare alla semola biologica fino a quella per pa- famiglia – è percepito come un valore aggiunto rispetto Abruzzo, Toscana, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia. progetto e nello sviluppo del brevetto. sta fatta di “grano 100% italiano”. E non è un modo di alla qualità, per questo proponiamo una filiera del grano Quello di Casillo è un mondo complesso, fatto di realtà La sostenibilità ambientale pesa nelle scelte del gruppo. dire, perché dietro questa affermazione c’è il lavoro del completamente italiana». che – in diversi segmenti – presidiano tutta la filiera. Se- Sostenibilità è, per Casillo, in primis gestione energetica. leader italiano, tra i colossi mondiali, del grano, il Grup- Il Gruppo Casillo è costituito da una costellazione di lezione Casillo è una piattaforma logistica e commerciale Dal 2008 avvia investimenti in soluzioni per la produzio- po Casillo, che ha coniugato due mission: l’attenzione aziende che ruotano intorno al grano, da quando esce di circa 12.000 metri quadrati nata nel 2008 con l’obiet- ne di energia elettrica da sistemi rinnovabili, come quello all’italianità della fornitura, e quella alle richieste dei dalle aziende produttrici a quando viene inviato in for- tivo di creare prodotti ad hoc per pasticcerie, panetterie, da 24 megawatt installato in Puglia, abbattendo i costi di mercati. Servendosi, come strumento di garanzia per il ma di semola alle aziende, pastarie e non, o al retail. La laboratori di pasta fresca, pizzerie, andando oltre le fari- energia elettrica. Questa scelta nel 2014 porta alla costi- consumatore, di una certificazione. pasta italiana – nomi come Barilla, Granoro, Garofalo, ne standardizzate e guardando alle necessità del settore tuzione di una società ad hoc, finalizzata alla generazione Quello del grano “100% italiano”, infatti, è un discipli- Zara – si rifornisce dal Gruppo. Nel 1958 ha inizio l’av- specifico di utilizzo che più recentemente si sta indiriz- e gestione delle energie rinnovabili. Gli attuali 15 impian- nare di tracciabilità che Casillo ha approntato insieme ventura aziendale con Francesco Casillo che rileva un zando anche al mercato consumer. Con la società Casillo ti fotovoltaici hanno finora consentito un risparmio sulle alla società di certificazione CSQA, per dare certezza al molino a Corato (siamo in provincia di Bari), lo ribat- Commodities Italia, l’azienda si colloca come la prima emissioni di 4433 tonnellate di CO2 equivalenti. Un team 136 137 3. CASI STUDIO di ingegneri lavora nelle aziende molitorie dal 2012 per cato. Che si tratti di consumatori o di clienti business. per i consumatori di fede ebraica e musulmana. Con aziende che aderiscono allo standard. Al contrario, nel la messa a punto di un piano di gestione energetica che, Acquisire una certificazione, quindi, porta a un migliora- la ISO 22005, Sistema di rintracciabilità nella caso della ISO 14001, il vantaggio competitivo è ormai attraverso il miglioramento graduale, consenta di svilup- mento della propria reputazione: le aziende nostre clien- filiera alimentare e mangimistica, garantisce la superato: molte aziende sono certificate, per cui ormai è pare processi di gestione efficienti e sempre più sosteni- ti ci scelgono perché facciamo qualità, ma anche perché tracciabilità della propria produzione. L’adozione dei un prerequisito per chi punta alla qualità». bili, avendo come obiettivo e come riferimento le indica- siamo certificati, perché riconoscono in questi strumenti certificati BS OHSAS 18001:2007 per il sistema di ge- Se gli aspetti negativi non mancano – come il peso zioni dello standard ISO 50001. una garanzia di attenzione al processo, una garanzia, in stione della salute e della sicurezza sul lavoro e SA 8000 degli adempimenti burocratici «Le procedure sono Nel frattempo gli stabilimenti di Corato e Pozzallo ot- definitiva, per le loro forniture». Per questo, aggiunge «a per l’etica dimostra che l’impegno assunto dall’azienda troppo lunghe» ci dice – i benefici sono evidenti: «È tengono la certificazione ISO 14001, grazie alla quale nostra volta, per le certificazioni di filiera pretendiamo a 360 gradi si rivolge all’esterno come al suo interno, molto difficile mettere in relazione l’adozione di una l’azienda si è dotata di un sistema di gestione ambien- che i nostri fornitori siano certificati». nei confronti dei propri dipendenti. Per le analisi sulle certificazione con l’aumento del fatturato, tuttavia – tale che le consente, tra le altre cose, di monitorare e ot- Oltre alla 14001, Casillo punta anche su uno degli stan- materie prime in entrata negli stabilimenti si avvale di conferma – il miglioramento di quest’ultimo è forse timizzare la produzione di rifiuti e il loro smaltimento, dard più recenti: la Carbon footprint. Il Gruppo nel un laboratorio esterno certificato secondo lo standard in parte ascrivibile proprio agli standard cui abbiamo favorendone la differenziazione e il recupero. Scarti di la- 2014 ha deciso di calcolare la propria impronta di car- ISO 17025. «Per noi le certificazioni sono importanti aderito». Sicuramente c’è il fattore innovazione che le vorazione, sfridi dei processi di confezionamento, rifiuti bonio ed ha conseguito la certificazione ISO 14064 Car- – sottolinea Mimmo Casillo – leve strategiche nei con- certificazioni portano con sé: «Alcune certificazioni han- derivanti dalla manutenzione degli impianti vengono per bon footprint di processo. Un tool al servizio dell’inno- fronti dei consumatori che riconoscono in queste un no portato innovazioni tecnologiche nelle nostre azien- il 75% destinati al recupero. Come molte aziende fami- vazione: poiché, come misurato dal calcolo, il trasporto valore aggiunto. Sono fattori che aiutano la competiti- de, in altri casi le innovazioni sono state propedeutiche liari, come una parte considerevole del Made in Italy, il costituisce per il Gruppo una delle fonti più importanti vità. Questo vale soprattutto quando non sono molte le all’acquisizione della certificazione». Gruppo, come spiega ancora Mimmo Casillo «ha molto di impatto sull’ambiente (e di consumi energetici), sce- a cuore il territorio in cui opera. Quella di certificarsi è gliere il treno come modalità alternativa al trasporto stata una scelta naturale per migliorare i processi e l’im- su gomma ha consentito di abbattere decisamente le patto sull’ambiente. Le certificazioni ci hanno aiutato a emissioni di CO2 e di apportare risparmi importanti in capire quali fossero i nostri margini di miglioramento in termini di spesa. tema di sostenibilità, e di efficienza». Fanno bene al ter- Nel Gruppo il cantiere delle certificazioni è sempre ritorio e all’ambiente, ma anche ai processi aziendali: «E aperto. Sul fronte ambientale, il logo delle Produzioni costituiscono anche un biglietto da visita importante per Biologiche campeggia sui suoi prodotti, ma non solo. Le soddisfare la crescente richiesta green che viene dal mer- farine Casillo vantano anche i marchi Kosher e Halal, 138 139 3. CASI STUDIO 3.4. FLAINOX [25] e dell’ambiente. «All’inizio – sottolinea Bozzo, eviden- macchina più efficiente e rispettosa dell’ambiente. ziando uno dei meccanismi tipici delle certificazioni, e Proprio da questo assunto, dall’analisi estesa al ciclo di dell’innovazione in generale – essendo tra le prime ad vita, nasce NRG Universal: la macchina rotativa centrifu- aver aderito, ha costituito un vantaggio competitivo ri- gante Flainox per capi confezionati che consente un note- spetto ad altre imprese che ne erano prive, un segno di- vole risparmio di acqua, vapore, additivi chimici, coloranti stintivo dell’impegno profuso dall’azienda per dare vita e che taglia i residui inquinanti. La misurazione dell’im- a macchinari più sostenibili. Ora molte aziende si sono pronta di carbonio, verificata da una società terza che ne adeguate e la spinta iniziale si è molto ridotta». garantisce la veridicità, ha permesso di quantificare una Nata nel 1968 nella provincia biellese, tra le industrie nel 2010 è stata tra le prime ad appoggiare il progetto Ma misurare le emissioni non basta: per puntare alla so- riduzione delle emissioni di CO2: «Abbiamo deciso di op- del distretto tessile, Flainox produce macchinari per la promosso da Acimit (Associazione Costruttori Italiani stenibilità, occorre guardare non solo alla fase di utilizzo tare per la Carbon footprint perché – spiega ancora Bozzo tintoria e il finissaggio. Nel suo dna c’è la ricerca e lo svi- di Macchinario per l’Industria Tessile) chiamato “Su- ma all’intero arco della vita di un prodotto, che va dalla – tra le certificazioni, è la più semplice da recepire per il luppo di soluzioni evolute a basso impatto ambientale, e stainable technologies”, nato per individuare le aziende culla alla tomba, che non si esaurisce nel momento in cui nostro mercato, fatto di altre aziende, dove di ambiente si che fanno risparmiare. meccano-tessili in grado di produrre tecnologie a minore esso lascia la fabbrica ma si allunga alla fase di utilizzo e comincia a discutere da qualche anno e dove molti fanno Conta una trentina di addetti e 5 milioni di fatturato, impatto ambientale. Il progetto prevedeva la misurazio- quindi allo smaltimento. dichiarazioni che poi non possono dimostrare. All’estero il 90% realizzato all’estero. È leader mondiale nella ne dell’impatto ambientale di una macchina determinan- Flainox è stata la prima azienda nel settore ad aver in- legislazioni più restrittive fanno sì che dichiarazioni come produzione di macchine rotative per la tintura e il finis- do le emissioni equivalenti di anidride carbonica genera- trodotto l’analisi del ciclo di vita del prodotto, studian- la Carbon siano ben viste, quasi necessarie, per esportare saggio di capi confezionati, calzetteria e seamless alle te durante il suo funzionamento. Un organismo terzo, a do l’impatto ambientale degli impianti. Il problema il proprio prodotto. Non è affatto secondario il fatto che i quali si affiancano macchine per la tintura filati, calze campione, verifica la veridicità di quanto dichiarato dal della sostenibilità ambientale, per questa azienda, si clienti siano più soddisfatti di un prodotto che fa rispar- e macchine per il finissaggio speciale ad aria di tessuti produttore, garantendo la trasparenza. «La scelta di ini- pone soprattutto in riferimento ai macchinari in opera: miare in termini di energia e di acqua». Comprensibilità ortogonali e in maglia. ziare questo percorso con Acimit – spiega l’amministra- sono questi, infatti, molto più che la fase di produzio- dello standard e soddisfazione della clientela: è questo il Da qualche anno si è data la missione di creare macchine tore Giovanni Bozzo – è stata incoraggiata dal desiderio ne della macchina, a generare impatto sull’ambiente. I connubio vincente per una certificazione. in grado di gestire oculatamente i consumi. Investendo il di fare meglio e di dimostrare la nostra capacità di creare macchinari in opera generano una serie di problemati- Al momento, comunque, Flainox – che ha misurato la 10% circa dei ricavi in ricerca, per sviluppare strumenti un prodotto migliore di altri». Non un semplice bollino, che ambientali che vanno affrontate nella loro totalità: Carbon footprint sia di uno dei macchinari prodotti sia sempre più performanti. In questo percorso all’insegna ma il riconoscimento di un impegno a lungo termine consumo di acqua e di energia, scarichi inquinanti sono sull’intero processo produttivo dell’azienda e che, pro- del miglioramento dell’efficienza e della sostenibilità, che l’azienda ha assunto nei confronti dei propri clienti i punti chiave su cui Flainox ha operato per creare una mette il titolare, verrà estesa a tutte le famiglie di macchi- 140 141 3. CASI STUDIO 3.5. FLORIM nari – si è fermata alla quantificazione, il passo successivo Certamente non manca il rovescio della medaglia. An- sarà la certificazione: «Dal 2013 dalla Carbon footprint dando a considerare i limiti e le difficoltà incontrate, Boz- abbiamo allargato lo studio alla Water footprint, Resour- zo segnala i costi del calcolo come l’ostacolo maggiore. ce depletion, Ozone depletion e altri indicatori». Ma la quantificazione delle emissioni costituisce soltan- Già a questo stadio, i risultati sono decisamente interes- to una parte dell’esperienza green di Flainox. Nel 2011 santi. Lo studio LCA, oltre all’innovazione del prodotto, l’azienda ha infatti sviluppato un sistema di tintura natu- ha consentito di apportare notevoli migliorie all’interno rale che permette il recupero del colorante, riutilizzabile dell’azienda, soprattutto di rinnovare strutture e impian- per processi di tintura successivi. Insieme al Politecnico ti, e di riorganizzare in modo più efficiente la produzione. di Torino e ad Enea, ha collaborato al progetto “Intexu- «Già prima della nascita dello standard LEED per la so- vanguardia – per stare un passo avanti agli altri ha puntato Acquisire una certificazione, o anche solo avviare l’iter sa”, con l’obiettivo di mettere a punto processi di tintu- stenibilità degli edifici, la nostra azienda offriva prodotti anche sulle certificazioni. Prima azienda ceramica al mon- certificativo comporta infatti l’adeguamento di struttu- ra basati su tecnologie a ultrasuoni e controllo online, con caratteristiche conformi, ma ora ciò che è cambiato do ad adottare la certificazione energetica ISO 50001, ha re interne e di sistemi, il cui rinnovamento si traduce in che sono già alla fase prototipale. L’iniziativa mirava a è la mentalità del mercato nell’accogliere i prodotti con ottenuto anche la 14001, oltre che diverse certificazioni maggiore efficienza e migliore qualità. ridurre il consumo di acqua nella tintura e nel lavaggio contenuto riciclato. Se fino a qualche anno fa si pensa- ambientali di prodotto come Ecolabel e Greenguard. «A livello di competitività è migliorato il rapporto con di almeno il 30% rispetto ai valori attuali, a diminuire di va che il prodotto ottenuto da “scarti” fosse un materiale Con 1300 dipendenti e 330 milioni di euro di fattura- i fornitori e con i clienti che riconoscono la Carbon fo- almeno il 5% le emissioni di CO₂ e del 20-40% l’uso di povero, oggi lo stesso prodotto è addirittura più ricercato to, oltre alla casa madre di Fiorano Modenese (MO) nel otprint come uno strumento per valutare l’efficienza dei sostanze organiche, nonché a ridurre il consumo di ener- di quello “tradizionale” in un’ottica di architettura soste- distretto ceramico, Florim vanta uno stabilimento pro- prodotti che acquistano» spiega l’amministratore. gia di almeno il 10-15%. nibile. Essere in linea con questi principi, e dare garanzie duttivo a Mordano (BO) e un Flagship store a Milano. che rispondono ai parametri della certificazione LEED, A livello internazionale l’azienda possiede uno stabili- può essere un fattore decisivo in un mercato come quello mento produttivo negli USA, un flagship store nel cuore statunitense» spiega Stefano Torrenti, Amministratore di Mosca ed uno (di imminente apertura) a New York, Delegato dell’azienda. un centro logistico in Brasile e diverse sedi commerciali. Se la sostenibilità ambientale è, oggi, quasi un passaggio Nasce nel 1962 quando l’Ing. Giovanni Lucchese dà vita obbligato per il mondo della ceramica, Florim – azienda at- nel distretto di Sassuolo alla Floor Gres che diventa una tiva da mezzo secolo nella produzione di superfici cerami- tra le prime aziende al mondo a produrre gres porcellana- che per l’edilizia, che in questo campo è decisamente all’a- to, la prima in Italia nella monocottura in pasta bianca, 142 [26] 143 3. CASI STUDIO prodotto dalla spiccata versatilità. Dalla fusione con Ce- tono una riduzione nell’uso di carta. Nel 2013, allo scopo 50001 per Florim è frutto «di un’attenta politica di ge- zionale, nella comunicazione con gli stakeholder coinvolti, rim Ceramiche – acquisita nel 1990 – nasce Florim, che di aderire alla Direttiva 2003/87/CE (Emission Trading stione energetica a cui si uniscono i recenti investimenti nella gestione interna e nei vari processi aziendali». nel 2000 fa il grande salto nel mercato americano e un- Scheme), Florim ha iniziato a calcolare e certificare la CO2 effettuati in ambito produttivo rivolti all’efficientamento L’acquisizione delle certificazioni, come accade spesso, ha dici anni più tardi inaugura un centro logistico in Brasile. prodotta. Nello stesso anno, nello stabilimento di Fiora- energetico», come spiega Stefano Torrenti. delle ricadute che superano i cancelli dell’impresa, che si La sostenibilità è un asset strategico per l’impresa: ne- no, sono stati installati dei nuovi impianti ad alta efficien- A questi standard, si affiancano le certificazioni di pro- estendono alla filiera e, con essa, al territorio. «Ecolabel – gli ultimi cinque anni l’azienda ha investito 200 milioni za che prevedono un notevole risparmio di metano e una dotto come Ecolabel. I prodotti Florim, come detto, con- spiega ancora l’AD – ci ha spinto a chiedere ai nostri forni- di euro, destinandone più di 30 a tecnologie impiegate maggiore efficienza produttiva. In questo processo di ri- tribuiscono all’ottenimento dei crediti LEED, la certifica- tori di esplicitare la propria politica di recupero delle cave nel miglioramento degli impatti ambientali. Dal 2010 al sparmio ed efficientamento rientra la dematerializzazione zione ambientale per l’edilizia forse più diffusa. per il ripristino ambientale. D’altra parte i nostri clienti e 2014 ha ridotto la quantità di rifiuti prodotti e di acqua dei documenti di trasporto e delle bollette, l’introduzione Florim ha ottenuto la Greenguard Gold Certification, che partner architetti e progettisti hanno dimostrato di apprez- consumata (le acque reflue sono riciclate al 100%), au- di corpi illuminanti a LED, la riduzione della carta stam- certifica le bassissime emissioni di composti organici vo- zare le certificazioni ambientali che abbiamo acquisito». mentando nel contempo la percentuale di energia auto- pata, l’utilizzo di veicoli elettrici (il 45% del totale), nonché latili nei prodotti per interno. Questa particolare versione Nonostante ciò, non mancano le difficoltà. Legate soprat- prodotta: 16.000 metri quadrati di pannelli fotovoltaici l’introduzione di un dispositivo per il riciclo incentivante, dello standard Greenguard garantisce che le emissioni si- tutto, secondo Stefano Torrenti, ai costi connessi all’otteni- coprono le superfici aziendali – grazie ai quali ha evitato un macchinario che favorisce la raccolta differenziata dei ano adeguate anche per ambienti ‘sensibili’, come scuole mento delle singole certificazioni – incluse anche le spese l’emissione di quasi 5 milioni di chilogrammi di CO2 in rifiuti attraverso l’erogazione di scontrini-bonus utilizza- e strutture sanitarie. La scelta di acquisire questo tipo di relative alle ore lavorative del personale coinvolto. Nonché atmosfera – e due impianti di cogenerazione contribui- bili dai dipendenti in vari negozi del territorio. certificazioni, che raccoglie i frutti del lavoro fatto in prece- al carico burocratico che grava sugli standard di prodot- scono al fabbisogno energetico dell’impresa che produce Nel 2014 il suo impegno ambientale è stato riconosciuto denza dall’azienda, è legata soprattutto a motivi commer- to e alle difficoltà di riorganizzazione interna per quelli da sé il 62% dell’energia elettrica consumata totale. dal Premio Economia Verde di Legambiente Emilia Ro- ciali e all’export, come afferma l’AD Florim: «Negli ultimi di processo. Non si deve poi sottovalutare – aggiunge chi All’interno dell’azienda ha sede un laboratorio che si oc- magna per la tutela del territorio. anni, in Italia e all’estero, esiste una richiesta crescente di ha seguito i processi per la certificazione – il rischio lega- cupa dello sviluppo di prodotti dal design contemporaneo Varie ragioni hanno guidato l’impresa sulla strada delle prodotti green per l’edilizia sostenibile e i materiali che to al grande numero di disciplinari tra i quali le aziende con uno sguardo molto attento al contenuto “green” dei certificazioni. Per quelle di sistema la spinta decisiva l’ha sono dotati di certificazioni ambientali vengono privilegiati si trovano a compiere una scelta: «Le certificazioni sono materiali. Recentemente l’azienda ha messo a punto una fornita il miglioramento e l’ottimizzazione delle procedu- rispetto agli altri». Le certificazioni costituiscono dunque sicuramente uno strumento efficace, da qui la decisione linea di prodotti auto-posanti per esterni realizzati per il re gestionali interne in materia di ambiente, energia e si- delle chiavi importanti per rimanere sul mercato e per con- aziendale di adottarne più d’una: si deve tuttavia segnala- 70% con materiale riciclato. Dai nuovi forni si recupera curezza. La certificazione ISO 14001 nasce dalla volontà quistare nuovi spazi. Ma costituiscono anche strumenti re un aumento spropositato delle certificazioni offerte sul aria calda, poi riutilizzata all’interno del ciclo produttivo, di conciliare la qualità con l’efficienza e la produttività. che facilitano i rapporti con gli stakeholder: «Sicuramente mercato, con il conseguente rischio di sminuirne ruolo e mentre i nuovi impianti per il confezionamento consen- Per quanto riguarda l’energia, la scelta di certificarsi ISO ci sono stati anche dei vantaggi dal punto di vista reputa- autorevolezza. A discapito, purtroppo, delle più serie». 144 145 3. CASI STUDIO 3.6. MIROGLIO TEXTILE [27] ta: l’azienda varca i confini nazionali – oggi per Miroglio ISO 9001, poi l’ambiente, con ISO 14001, e, in arrivo, la Textile l’80% del fatturato deriva dalle esportazioni - e ISO 18001 per la gestione integrata di ambiente e sicu- quelli del proprio core business, con l’ingresso nel settore rezza sui luoghi di lavoro. «Non ci siamo certificati per- della carta transfer. Nel corso di questo secolo di vita, la ché qualcuno ce lo ha chiesto», dice Stefano Carniccio, produzione si concentra prioritariamente sul territorio responsabile della Qualità in Miroglio Textile: «Abbiamo albese e negli stabilimenti di Govone e Guarene. vissuto la 14001 come fosse uno strumento per l’efficien- La propensione all’innovazione fa parte della carta d’i- za: una certificazione di sistema ci fornisce la possibilità dentità di questo Gruppo, a partire dalla comunicazione di avere sotto controllo i nostri processi e di avviare un – a suo tempo, siamo agli inizi del secolo, all’avanguar- miglioramento continuo su ambiente e sicurezza». Una dia – svolta in tutta Italia con furgoncini pubblicitari, scelta guidata da ragioni interne, dunque, che non esclu- per giungere nel 2005 ad essere la prima azienda con dono benefici ulteriori, in particolare nel rapporto con gli Grande realtà della moda italiana, il Gruppo Miroglio da durante il quale si imbatte nei guerrieri di Greenpeace e un brand (Elena Mirò) per taglie morbide ammesso alla altri attori della filiera. «Le certificazioni – continua Car- oltre un secolo veste le donne e scrive la storia del fa- nel loro ultimo obiettivo: salvare la moda, e il pianeta, dai kermesse Milano Moda Donna. Come spesso accade nel niccio – ci semplificano le relazioni con i nostri clienti. shion mondiale. Con 49 società operative, 3 unità pro- pericoli della chimica. Made in Italy, eccellenza e green economy vanno a brac- Praticamente tutti ci inviano degli auditor, che possono duttive e 1300 negozi monomarca, il Gruppo può vantare La storia del Gruppo inizia sul finire dell’’800 quando cetto. Nel 1976 nasce Sublitex, l’azienda oggi leader nella essere interni alla loro azienda o appartenere a un isti- la propria presenza in 34 Paesi. Si compone di due so- Carlo e Angela Miroglio aprono ad Alba il loro negozio stampa non solo sui tessuti, ma anche su materiali come tuto di certificazione accreditato. Inditex, ad esempio – cietà, ognuna delle quali controlla una particolare area di di tessuti per la vendita al dettaglio e all’ingrosso. È un pelle, PVC, alluminio e acciaio. Con più di 30 milioni di proprietaria del marchio Zara – invia ispettori aziendali business: Miroglio Fashion, che crea e commercializza 11 percorso familiare quello dell’azienda che, nonostante metri di carta e film prodotti in un anno ad Alba, Subli- che controllano i nostri processi produttivi. Tutti, per as- marchi di moda femminile tra i quali Elena Mirò, Motivi la crescita, non abbandonerà mai la cittadina piemon- tex è la prima e unica piattaforma digitale al mondo per sicurarsi continuità nell’approvvigionamento, vengono a e Caractère e Miroglio Textile, che si occupa di tessuti, tese capitale del tartufo, facendone il quartier generale la stampa di carta transfer ad alta velocità, che consente verificare quantomeno che le nostre procedure rispettino filati e carta transfer, e detiene la leadership europea nel di un’impresa internazionale. Nel 1947 nasce la società di stampare fino a 150 metri quadrati di carta al minuto le norme di legge». Le certificazioni costituiscono, dun- settore dei tessuti stampati. È proprio quest’ultima, alle tessile e nel 1955 viene varato il progetto che porta alla ma soprattutto di ridurre l’uso dei solventi e di azzerare que, anche un supporto per l’adeguamento normativo. prese con processi produttivi particolarmente rilevanti nascita della divisione Vestebene, uno stabilimento per l’utilizzo di acqua. E per l’innovazione: «Il processo, ancora in corso, che sotto il profilo ambientale, ad aver intrapreso un percor- la produzione di confezioni in serie sul modello ameri- Dagli anni ’90, il cammino di Miroglio Textile incontra porta alla certificazione 14001 di uno degli impianti ha so virtuoso per la riduzione dei propri impatti. Percorso cano. Quella degli anni successivi è una storia di cresci- le certificazioni. Che investono prima la qualità, con la prodotto già innovazioni importanti in azienda, a co- 146 147 3. CASI STUDIO minciare dalla stampa digitale, passando per l’impianto della Nutella. È prima di tutto nostro interesse fare bene. stenibilità nell’industria della moda e del design – confi- schema non è facile. Il problema infatti è la presenza di che serve a filtrare il cromo dagli scarichi nell’impianto Certificarci è il nostro modo per dare garanzie al terri- da Carniccio – Avendo già una certificazione Oeko-Tex®, metalli pesanti nella colorazione: «Allo stato dell’arte, galvanico, per arrivare all’impianto post-combustore per torio. Le certificazioni sono strumenti di comunicazione, non ci sembrava una missione impossibile». Infatti non considerando le tecnologie disponibili oggi, non esiste abbattere i solventi e recuperare calore dalle emissioni di controllo degli output e di miglioramento interno, per lo è stata, e Miroglio Textile è stata l’ottava azienda tes- una tecnica che consenta di eliminare del tutto i metalli in atmosfera». questo le abbiamo acquisite». sile italiana a sottoscrivere il protocollo. «Non abbiamo pesanti dal processo. È un problema relativo proprio alla Cogliere i propri punti deboli e migliorare: sono questi Seguendo questa “inclinazione naturale” e le esigenze del ancora misurato i vantaggi in termini di competitività. natura delle tecnologie. Anche Greenpeace ne è consa- obiettivi a muovere l’azienda, anche quando alla certi- mercato, l’azienda ha deciso di adottare, oltre alle certi- Ma essere tra i primi gruppi in Italia è sicuramente signi- pevole e la sua azione è finalizzata a creare consensi per ficazione non si arriva, come nel caso del progetto E. ficazioni di sistema, anche marchi di prodotto come Oe- ficativo. Abbiamo avuto, comunque, una grande risonan- generare una richiesta di nuove tecnologie: se la maggior volution, una piattaforma innovativa di soluzioni per ko-Tex , l’etichetta che garantisce l’assenza di sostanze za in termini di comunicazione». L’azienda garantisce parte dei produttori e, in generale, gran parte del settore fornire ai retailer europei prodotti ecocompatibili. Gli nocive nei tessuti. «Adottare questa certificazione è stato del rispetto delle prescrizioni di Greenpeace: «Pubbli- tessile, richiede prodotti privi di metalli pesanti, anche impatti misurati da Icea (Istituto di certificazione eti- il frutto di una scelta mirata a battere la concorrenza. An- chiamo sul nostro sito i certificati delle analisi effettua- la ricerca sarà spronata a trovare soluzioni adeguate. Per ca e ambientale) in base al metodo del LCA sono stati che alcuni clienti oggi la chiedono esplicitamente, ma il te sulle acque in ingresso ai depuratori, quindi quelle in un brand che si rivolge direttamente al pubblico ma non utili «per misurare i progressi che le nostre innovazioni vantaggio sul mercato è dato dal fatto che molti competi- uscita dagli impianti produttivi, per mostrare che i nostri ha la parte produttiva non si pongono grandi problemi portano nella catena produttiva. Queste analisi hanno tor non l’hanno acquisita». processi non fanno uso di sostanze comprese nella black nel firmare Detox. Per chi fa manifattura come noi il pro- infatti dimostrato che la piattaforma di stampa digitale E arriviamo a Greenpeace. Da poco più di un anno il list di Detox». Questo impegno, assunto da Miroglio, si blema invece c’è, ed è di grande rilevanza. Ma siamo otti- permette un risparmio di acqua di circa il 50%» sotto- Gruppo Miroglio ha sottoscritto Detox, il protocollo ripercuote sull’intera filiera, come ci spiega Carniccio: misti e determinati». linea Carniccio. promosso da Greenpeace per l’eliminazione progressiva «Anche i nostri fornitori sono tenuti a rispettare Detox. «Detox è un’azione forte, dirompente, soprattutto se riu- Senza dimenticare il territorio in cui l’impresa opera, dalla produzione dei composti chimici più dannosi. Al Una parte dei nostri concorrenti ha sottoscritto il proto- scirà a coinvolgere le imprese che producono in India e in decisamente unico: «Il territorio ci ha fornito una bella momento della sottoscrizione Greenpeace pretende che collo e anche alcuni grandi clienti come Inditex hanno Cina e quelle della chimica mondiale. Se tutti chiedessero spinta per scegliere di certificarci: non c’è stata una ri- siano assenti dal ciclo produttivo 8 delle 12 famiglie di deciso di assumere questo impegno con il mondo». queste garanzie – conclude Carniccio – avremmo cam- chiesta esplicita, piuttosto, potremmo dire, c’è una voca- sostanze tossiche di cui si chiede l’eliminazione, le altre Come lamentano molti nel settore, aderire a questo biato il mondo del tessile». zione di base. La nostra azienda – continua – vive dove vanno abolite entro il 2020. «Abbiamo deciso di aderire viviamo anche noi, in un sito Unesco (Langhe-Roero e a Detox dopo essere stati contattati da Blumine, società Monferrato), nelle terre del Barolo, dei tartufi di Alba e che si occupa di produzione e comunicazione per la so- 148 ® 149 3. CASI STUDIO 3.7. RADICI GROUP [28] plastici. Radici, in un’ottica di economia circolare, si fa mino ha fatto delle certificazioni uno snodo decisivo, un promotore del cosiddetto Recycle Down: un ciclo di riu- punto di forza per efficientare i sistemi produttivi e dimo- tilizzo che prevede il riciclo di un materiale per crearne strare il suo impegno a favore della sostenibilità. Dalla uno diverso, per un diverso uso, senza attingere alla ma- ISO 14001, sui sistemi di gestione ambientale, alla ISO teria vergine comunque necessaria e – dice Radici – con- 50001, per la gestione energetica, passando per la cer- sumando anche meno energia. tificazione dell’energia da fonte rinnovabile. Oltre agli Nel 2010 il Gruppo ha lanciato un proprio progetto di standard ambientali, l’azienda è certificata ISO 9001 per sostenibilità con lo scopo di raggiungere quattro obietti- la qualità e BS OHSAS 18000 per la sicurezza dei luoghi vi: essere in linea con le richieste del protocollo di Kyoto di lavoro, nonché Oeko Tex®, garanzia dell’assenza, nei sulle emissioni di CO2, ridurre il consumo di energia, uti- prodotti tessili, di sostanze nocive, EPD nei filati e nei po- lizzare fonti rinnovabili certificate, aumentare la quota di limeri: tutte garanzie di un buon operato che può essere Tessile, materie plastiche, chimica: Radici è tutto questo, mi da bagno e articoli sportivi. Ma essi trovano appli- materie riciclate. Oggi tre dei quattro obiettivi sono stati comunicato agli stakeholder. e anche qualcosa in più. Nasce negli anni Quaranta nella cazione anche nell’arredamento, nell’automotive, nelle ampiamente raggiunti grazie alla riduzione del 60% delle Le certificazioni, infatti, oltre a spingere il processo pro- bergamasca, come impresa che produce coperte e tappeti. pavimentazioni, nei tessili tecnici e nelle applicazioni emissioni di CO2, alla notevole riduzione del consumo di duttivo verso l’efficienza, sono un’ottima leva di marke- Da subito fa dell’innovazione una delle leve per crescere, e industriali ed elettriche. E fruttano 1 miliardo di euro di energia, all’utilizzo del 45% di energia da fonti rinnovabi- ting, e questo Radici lo ha compreso bene. Al contrario di a partire dagli anni Cinquanta, inizia a diversificare la pro- fatturato, dando impiego a circa 3000 addetti nelle varie li certificate. Sull’ultimo obiettivo si continua a lavorare: altre aziende le cui dichiarazioni in materia ambientale duzione passando dai tappeti, ai tessuti per la casa, alla mo- aziende del gruppo. Che, tra i suoi principi fondanti, ha «Perché non è facile, ad esempio, convincere il mondo risultano indimostrabili, la multinazionale bergamasca quette, fino ai tappetini per auto. Su questa strada, tra gli scelto l’innovazione e la sostenibilità ambientale. tessile a non riciclare le proprie materie per farne altra ha scelto di rendere trasparenti i propri dati, attraverso anni Sessanta e Settanta, inizia la produzione di polimeri Ogni anno circa 40 milioni di euro vanno ad alimentare materia tessile: opzione che può non essere efficiente – il vaglio di un ente terzo che ne garantisca la veridicità: e fibre sintetiche, fino a specializzarsi, negli anni Ottanta, innovazioni di processo. Di questi circa 2 milioni vengono dal punto di vista del consumo di energia, delle emissioni «Essere un’azienda chimica – spiega il presidente, An- anche nella chimica industriale e nelle materie plastiche. investiti nel green. Macchinari e impianti vengono miglio- e di materia vergine – quanto indirizzare quelle materie gelo Radici – significa, quasi a priori, essere messi in Oggi Radici è una multinazionale Made in Italy, con sedi rati, o sostituiti con altri più performanti e più efficienti. verso il riciclo in settori diversi». discussione. Per questo, avendo la coscienza a posto, in Europa, America e Asia. I suoi filati e i suoi polimeri Migliorano le performance produttive e ambientali. Con questa direzione di marcia, Radici Group presidia abbiamo deciso di certificarci: per dimostrare che al di coprono impieghi che da tende e tappeti arrivano fino a Vengono impiegati poliammide (nylon) e PET riciclato dunque, dalla materia prima al filo di nylon, al compound là delle parole, ci sono dati verificati che dimostrano il moquette e rivestimenti, abiti, intimo, calzetteria, costu- o biopolimeri per creare le fibre sintetiche e i compound plastico, un pezzo rilevante della filiera. E in questo cam- nostro reale impegno». 150 151 3. CASI STUDIO Da cinque anni Radici Group è impegnata nella realiz- dustria delle fibre tessili e delle materie plastiche fanno fermento per la spinta data dall’opinione pubblica e, a se- Al di là dei singoli vantaggi, dei miglioramenti nei sin- zazione di percorsi di valutazione del Life Cycle Asses- riferimento, appunto, all’esperienza di Radici. guire, dai brand «spinge al miglioramento continuo, ma goli snodi produttivi «acquisire le certificazioni – tira le sment, LCA, gli impatti ambientali calcolati lungo tutto A questo proposito Angelo Radici riflette sulle tendenze non di rado le richieste provenienti dalla parte finale del- somme il titolare del gruppo – ci ha portato a guarda- l’arco di vita di un oggetto, dall’estrazione o produzione in atto nel settore tessile e delle materie plastiche e nel la filiera, la moda, non sono sempre coerenti e pienamen- re la nostra produzione in un’ottica di miglioramento delle materie prime fino alla dismissione, che si trat- mondo delle certificazioni: «Sebbene siano sempre più te informate. I brand si stanno attivando per inserire al progressivo e continuo: nelle materie plastiche siamo ti di finire in discarica o di essere riciclato. Stime LCA richieste le etichette di prodotto – racconta – l’azienda proprio interno figure competenti in materia ambientale, stati portati ad avviare un ricalcolo nell’impiego di al- che oggi coprono il 90% dei suoi prodotti: svolta ini- punta a proseguire il percorso iniziato con la misurazio- ma spesso le richieste che arrivano a chi sta a monte della cune sostanze, nella chimica è stato evidenziato un pro- zialmente su tre indicatori, avendo come riferimento ne OEF, perché è necessario che il settore accetti un ap- filiera non possono essere soddisfatte». Anche le certifi- blema di emissioni che poi è stato possibile ridurre». E la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD), oggi proccio che guarda al sistema, e non soltanto al singolo cazioni a volte complicano le cose: «Le certificazioni do- c’è anche il coinvolgimento personale, l’attitudine dei l’analisi del ciclo di vita comprende 15 indicatori tra prodotto». E poi aggiunge: «attendiamo che l’Europa vrebbero trovare una loro strada verso l’omogeneità, che singoli: «Per quanto riguarda il coinvolgimento interno cui l’acqua, l’energia, e vari elementi di tossicità. È stabilisca degli indicatori che tengano insieme fattori faccia chiarezza sui prodotti e semplifichi un insieme di al Gruppo, non è stato facile far entrare nella mentalità la prima azienda chimica in Europa ad aver ottenuto ambientali e fattori sociali, inscindibili in un’ottica di regole che oggi appaiono ancora confuse e troppo nume- delle nostre aziende la necessità di cambiare per essere i certificati di conformità alla Organisation Environ- best practice». rose». L’LCA può essere, secondo l’esperienza di Radici sostenibili, ma adesso tutti condividono l’obiettivo. E mental Footprint (OEF) e alla Product Environmental Su questo fronte una sveglia ad un mondo per troppo Group «la strada da intraprendere per giungere a questa tutti oggi partecipano alla redazione del bilancio di so- Footprint (PEF), la valutazione e certificazione dell’im- tempo rimasto assopito è arrivata, recentemente, dal pro- auspicata semplificazione». stenibilità». patto ambientale dei processi e dei prodotti misura- tocollo Detox di Greenpeace. Tuttavia – racconta ancora to mediante l’approccio del ciclo di vita e secondo lo Radici – nell’esperienza del suo Gruppo «Detox presenta standard sviluppato dalla Commissione Europea. Un delle criticità, dovute in particolare a sostanze che, pre- approccio tanto pionieristico da meritare l’attenzione senti nella lista nera di Greenpeace, in una produzione degli ispettori del Ministero dell’Ambiente, che hanno ambientalmente ma anche economicamente sostenibile, usato l’esperienza aziendale come un test. Alcune rego- oggi difficilmente possono essere eliminate». Per questo, le di prodotto – le cosiddette Product Environmental pur essendo in linea con circa il 90% delle prescrizioni Footprint Category Rules (PEFCR) il metodo secondo «resta un 10% di inattuabilità che non consente al grup- cui uno standard generico viene calato nei diversi set- po di sottoscrivere l’accordo con Greenpeace». tori produttivi, e ‘tarato’ sui diversi prodotti – per l’in- Il mondo tessile in particolare – aggiunge ancora – in 152 153 3. CASI STUDIO 3.8. SAVIOLA HOLDING [29] Il legno recuperato viene accuratamente selezionato, per utilizzando esclusivamente legno di riciclo. E che preve- eliminare tutti i materiali estranei (inviati ad aziende che de anche una versione – il pannello ecologico LEB, fiore ne curano il riciclo) e quelle parti che non possono essere all’occhiello dell’azienda – con la più bassa emissione di riciclate (che diventano biomassa per produrre energia formaldeide al mondo – rispondente ai più severi stan- elettrica e termica da usare in azienda). Oggi sono 22 i dard mondiali in materia. Da questa esperienza innova- centri di raccolta dedicati in Italia e in Europa e più di 1 tiva nasce il Consorzio Pannello Ecologico «che – come milione le tonnellate di legno di post-consumo che ven- spiega Alessandro Saviola – si rivolge a produttori, con- gono ri-lavorate ogni anno. sumatori e amministrazioni locali rendendosi portavoce Seguendo questa ispirazione la Saviola Holding, negli della necessità di contribuire alla salvaguardia ambienta- anni, ha diversificato le sue attività per coprire l’intera le dando al legno una nuova vita». filiera del pannello, dalla chimica al mobile in kit. Un Salvaguardia che, lungo il suo cammino, trova spesso un Ogni giorno salva dal taglio qualcosa come 10mila alberi. non era affatto scontato. In quegli anni il fondatore del esempio è la Sadepan Chimica, il ramo del gruppo che, ostacolo nella combustione delle biomasse, infatti: «ven- E non parliamo di un’associazione ambientalista. Parlia- Gruppo, Mauro, (che oggi ha lasciato le redini al primo- dal 1973, si occupa delle resine e delle colle necessarie gono bruciati anche rifiuti in legno che potrebbero invece mo della Saviola Holding, “the Eco-Ethical Company”. genito Alessandro) con grande lungimiranza iniziò a re- per la fabbricazione del pannello, e che oggi è all’avan- essere recuperati. Con un duplice impatto negativo: non Questo il pay-off delle aziende del gruppo: 9 società, 1360 cuperare il legno di scarto. Recuperare per riutilizzare: guardia nella riduzione delle emissioni di formaldeide. A si evitano gli impatti ambientali legati all’uso del legno dipendenti che lavorano in 13 stabilimenti, tra Italia, Bel- una filosofia che negli anni è diventata il cuore di un nuo- chiudere la filiera Composad, l’azienda che produce mo- vergine e si limitano le possibilità occupazionali legate al gio e Argentina, i cui risultati, alberi a parte, superano i vo paradigma produttivo – l’economia circolare – che bili in kit, venduti soprattutto all’estero, in cui l’ecososte- reimpiego della materia prima riciclata». 500 milioni di euro di bilancio consolidato. E che, sulla ancora oggi guida l’azione dell’azienda. nibilità sposa il design italiano. Il marchio Pannello Ecologico oggi è un vero e proprio strada della sostenibilità ambientale (e della competitivi- La realtà di Viadana attraverso la Business Unit Legno Il cuore della produzione, l’anello che tiene insieme le brand: «Da dieci anni a questa parte – spiega l’ammi- tà economica), ha fatto propria anche la ‘missione’ delle (Gruppo Mauro Saviola), infatti, è stata la prima a pro- aziende del Gruppo, è il “pannello ecologico”, commer- nistratore – è cambiata la sensibilità sia da parte di chi certificazioni, tanto da affiancare il Forest Stewardship porre la creazione di una rete nazionale di raccolta diffe- cializzato a partire dal 1995, il primo al mondo ad essere produce mobili, sia da parte di chi li acquista. Pannello Council nell’adattamento dello standard sulla catena di renziata del legno: quello di scarto è trasformato in nuovi certificato FSC® 100% legno riciclato: standard che, come Ecologico oggi è un marchio ben riconosciuto e apprez- custodia anche ai prodotti da legno riciclato. prodotti grazie ad una rete che alimenta il ritiro presso i detto, ha visto proprio Saviola e le sue aziende non solo zato, i mobilifici stessi lo pubblicizzano come valore ag- La vocazione ambientale del Gruppo ha radici lontane, in centri di raccolta e grazie alla collaborazione con le azien- tra i sostenitori, ma anche tra i protagonisti della codifi- giunto per i loro prodotti». Qualche anno fa – spiega – «i un periodo – gli anni ’60 – in cui parlare di questi temi de municipalizzate per la gestione delle isole ecologiche. ca. Si tratta di un pannello truciolare che viene realizzato prodotti riciclati erano apprezzati da pochi; oggi invece 154 155 3. CASI STUDIO c’è una percezione molto positiva dei prodotti nati da ciso – spiega Saviola – di rispettarli tutti: CARB2 per gli effetti sulla filiera, è una conseguenza naturale: una casi siamo noi a proporre la certificazione come valore riciclo, la tecnologia ci consente di ottenere materiali di gli Stati Uniti, F**** per il Giappone, E1 per l’Europa. volta certificati, anche i fornitori sono condizionati ad aggiunto al nostro prodotto». alta qualità con costi contenuti e accessibili». Cresce la L’assenza di uno standard unico non è un fatto positivo acquisire le certificazioni per continuare a lavorare con Le certificazioni, dunque, sono un valore che consente di qualità dei prodotti e in parallelo la consapevolezza dei ma oggi la certificazione per il contenuto di formaldeide l’azienda. «Per FSC®, tutta la nostra filiera si deve dotare stare sui mercati, alcuni in particolare. E sono anche un consumatori che «sono più informati di quanto si pensi, è necessaria, soprattutto all’estero. In California è come della certificazione, altrimenti anche noi la perdiamo. I aiuto per il rispetto delle regole. È il caso della ISO 14001 per questo i produttori di mobili sono molto attenti nel un passaporto: non averla equivale a rimanere fuori dal nostri fornitori sono legati a noi come noi lo siamo nei acquisita dall’azienda del Gruppo che fa riferimento alla presentare i loro prodotti: devono dire la verità su ciò che mercato. Certificarsi è anche uno stimolo all’innovazio- confronti dei clienti che richiedono il rispetto di deter- B.U. Chimica, che con la certificazione ha avuto a dispo- vendono e la sostenibilità ambientale è uno dei requisiti ne poiché consente a tutti i competitor di misurarsi con minati disciplinari». È il caso di Ikea. Un caso paradig- sizione un mezzo per seguire la legge in modo trasparen- che il cliente finale oggi richiede». gli stessi strumenti, stimolando così la competizione, matico di quello che avviene sui mercati globali, con top te e lineare. Insomma per la Saviola Holding non esiste Far bene non basta, serve una garanzia: «Tutti possono che alimenta una tendenza al miglioramento interno. La player che dettano le regole anche in termini di certifi- altro modo per fare bene le cose: certificare ciò che si fa, affermare che la propria azienda sia buona – sostiene certificazione porta ad una naturale innovazione». cazioni: «Ikea ha dato vita ad un proprio ‘standard’, e ci segnando sempre un punto a favore dell’innovazione e Alessandro Saviola – noi lo dimostriamo in modo og- «Siamo noi imprenditori – continua – i primi controllo- chiede il rispetto di limiti e procedure. Mentre in altri della competitività. gettivo anche attraverso le certificazioni di prodotto e di ri, siamo noi a dettare le direttive aziendali e a definirne i qualità. Gli standard di certificazione, di qualsiasi tipo, processi, è nostra responsabilità calare le procedure negli forniscono al consumatore una garanzia, perché si basa- standard in modo che la certificazione costituisca un va- no su parametri oggettivi e su controlli esterni che veri- lore reale, che attesta ciò che già si fa bene in azienda. La ficano la veridicità delle proprie dichiarazioni. Per noi la volontarietà delle certificazioni, se usata in modo intelli- certificazione è un controllo dei target che ci siamo po- gente, è propedeutica a far bene le cose». sti». Questo Gruppo, evidentemente, nelle certificazioni Ogni impresa – aggiunge – «deve saper scegliere le cer- ci crede, tanto da averne acquisite diverse, da FSC® alla tificazioni da acquisire sulla base della propria specifi- recentissima ReMade in Italy, che certifica i prodotti del cità e comunicarle al meglio. A livello burocratico sono riciclo Made in Italy, passando per una serie di standard complesse e costose ma se vengono utilizzate bene anche relativi alla formaldeide. Proprio per la formaldeide, nella comunicazione al cliente, si ripagano da sole. La non esistendo uno standard unico ma standard diversi certificazione deve essere come un abito che l’imprendi- «che utilizzano sistemi di misura diversi, abbiamo de- tore deve adattare alla propria attività». Il resto, come 156 157 3. CASI STUDIO 3.9. VALCUCINE [30] pannelli fotovoltaici e all’impiego di lampadine a led. la ISO 14001. «Una scelta naturale» – come ci spiega il Utilizzare meno risorse significa anche tagliare gli scarti, Presidente Onorario – «per un’azienda come la nostra produrre meno rifiuti: infatti il sistema creato da Valcu- che della qualità ambientale ha sempre fatto una ragione cine si compone di materiali completamente scomponi- d’essere. Quando si rispettano le regole certificarsi non bili e riciclabili a fine vita. A conclusione del loro utilizzo, costa nulla, perché già si fa quello che la certificazione già due modelli vengono ritirati dall’azienda (gratuita- richiede. Per questo abbiamo anche certificazioni che ri- mente) per essere riutilizzati e rimessi in produzione. In guardano la qualità e la sicurezza dei luoghi di lavoro» questo modo nulla finisce in discarica e tutto continua a (OHSAS 18001). Un cammino che si costruisce da solo Cosa hanno in comune una fabbrica e un albero? A prima materie prime saranno sempre più scarse e la partita del- vivere, in un ciclo che non si interrompe. Questa atten- dunque, nel momento in cui si intraprende la direzio- vista nulla. Eppure per Gabriele Centazzo, co-fondatore di la competitività si giocherà su efficienza e innovazione. zione estrema all’economia circolare, al tema del riciclo ne giusta, sebbene – evidenzia – non manchino limiti Valcucine, uno dei campioni del mobile Made in Italy, l’u- Per questo ha abbracciato la filosofia della de-materializ- – o meglio ancora del riutilizzo – al fine vita del prodotto, importanti e difficoltà: la mancanza di comunicazio- na dovrebbe essere specchio dell’altro. Una fabbrica come zazione, che è la sintesi di un grande lavoro di ricerca sui è quasi un assillo del titolare, un punto chiave, secondo la ne sui marchi ambientali infatti, unita al loro numero un albero, questo è il sogno di Centazzo: che non abbia materiali e sull’efficienza delle loro performance. Da qui, visione Valcucine, per raggiungere la piena eco-sosteni- eccessivo, genera confusione nei consumatori. In que- impatto sull’ambiente, che utilizzi solo energia pulita e da un continuo approfondimento e dal confronto con al- bilità. Produrre oggetti di per sé ecologici ma che poi, una sta estrema confusione – come sostiene Centazzo – la rinnovabile, che lavori materie prime naturali e riciclate, tri settori produttivi, sono nati prodotti come l’anta mi- volta utilizzati, finiscono in discarica, non genera alcuna certificazione rischia di non essere un plus per la com- senza scarti, che produca oggetti completamente disas- cro stratificata e superleggera in cui un pannello di legno sostenibilità, al contrario contribuisce a riempire il pia- petitività, perché se non c’è chiarezza non può esserci semblabili e riciclabili, anzi riutilizzabili. Di questa utopia, di due millimetri viene applicato su un telaio in allumi- neta di rifiuti e a depauperarlo di risorse. consapevolezza né richiesta da parte del consumatore. lui ha cercato di fare una realtà. Nel 1980 con tre soci deci- nio, riducendo così la quantità di legno utilizzato senza La soluzione? «Innovazione e bellezza: le due sole cose Se negli Stati Uniti questa consapevolezza esiste ed è ben de di rilevare un vecchio mobilificio in fallimento nel cuo- andare a discapito delle prestazioni, che al contrario ri- che il consumatore percepisce e apprezza, le vie attra- radicata, in Europa siamo ancora molto indietro, lontani re del distretto del mobile di Livenza, e da lì parte per fare sultano migliori rispetto alle normali ante con pannelli di verso le quali la sostenibilità ambientale conquista il dal comprendere il reale valore e il significato di questi della sua fabbrica una fucina di bellezza e sostenibilità. 20 millimetri. Stesso discorso per i piani di lavoro, dove consumatore». Oltre a creare bellezza e praticare inno- strumenti. Perché dunque certificarsi, se il mercato po- Oggi l’azienda di Pordenone conta 170 addetti, 35 milioni alluminio, legno, cristallite o marmo contribuiscono a ri- vazione, Valcucine, che ha un ufficio tecnico che al suo trebbe non accorgersene? Centazzo indica tra i punti di di fatturato e il 60% di prodotti esportati in Europa, Stati durre la materia prima impiegata. interno si occupa di ambiente, ha deciso di percorrere forza delle certificazioni, al di là del marketing e delle Uniti, Russia, Cina e Corea. Produce mobili guardando Dematerializzare vuol dire anche ridurre i consumi di anche la via della certificazione ambientale: anzi è stata vendite, la creazione di cultura aziendale e di coscien- lontano, cogliendo già oggi i segni di un futuro in cui le energia, cosa che Valcucine fa grazie all’installazione di la prima azienda italiana nel proprio settore ad acquisire za interna. «Quando tutti sono indirizzati verso l’obiet- 158 159 3. CASI STUDIO tivo comune della sostenibilità ambientale si genera in getto di innovazione che si è spinto fino al rinnovamen- sensibile ai temi ambientali e in grado di recepire le rica- parte l’eco-sostenibilità, dal creare un oggetto pensan- azienda una cultura sul tema. Le certificazioni ambien- to dei macchinari. Condividendo gli stessi obiettivi ha dute positive delle certificazioni. do già alla fine della sua vita, e alla possibilità di reim- tali creano questi valori intorno ai quali orientare il per- innovato la propria produzione, migliorato le condizioni Anche il tema della riduzione delle emissioni di formal- piegarne le parti dopo il suo utilizzo. Se questo è vero, sonale facendo crescere la consapevolezza sui problemi di lavoro dei propri addetti (non più costretti a respirare deide – caro a Valcucine, che, utilizzando colle speciali, oggi – sottolinea Centazzo rimarcando i limiti delle cer- ambientali e sulle possibili soluzioni». E poi c’è la spinta le sostanze nocive liberate dalle vernici convenzionali) e ne ha drasticamente ridotto le emissioni – è ancora poco tificazioni ambientali: la parcellizzazione forse eccessiva all’innovazione che le certificazioni si portano dietro. guadagnato in competitività. sentito in Europa: «Pensavo ci fosse maggiore attenzio- – la stessa ISO 14001 non prevede l’obbligo di pensare Dall’attenzione ai rifiuti al risparmio energetico, con l’ef- Con lo stesso fine, Valcucine, che ha scelto – in linea con ne» confessa Centazzo «invece pochissimi sono interes- al fine vita di un prodotto, tanto che non può garantire ficienza e l’installazione di pannelli solari, passando per la propria filosofia e il proprio operato – di sottoscrivere sati al problema. Noi seguiamo lo standard più severo in che il produttore lavori pensando anche al momento in la sostituzione dei motori perché consumino meno: sono gli impegni dello standard sulla gestione responsabile assoluto, quello giapponese (F****) mentre in Italia ci cui l’oggetto non servirà più. Proprio per questo auspica: queste alcune delle innovazioni introdotte grazie all’ade- delle foreste, ha di fatto portato anche i propri fornito- sono norme che regolano l’emissione di formaldeide da «la legislazione dovrebbe agire rendendo obbligatoria sione alla certificazione. Anche quando la certificazione ri a certificarsi FSC , giacché lo standard richiede che mobili meno severe; e a livello internazionale i sistemi la responsabilità, per chi produce, dello smaltimento e non abbia grande peso verso l’esterno, dunque, trova co- l’intero ciclo di produzione sia certificato. Anche a valle di valutazione non sono comparabili tra di loro, fondati riutilizzo del prodotto stesso. Bisogna poi lavorare per munque la sua motivazione nella crescita del personale della filiera molti fornitori, dietro la spinta del mobilifi- su metodi di misurazione differenti». Il risultato è una una semplificazione che aiuterebbe la chiarezza e la co- e nella creazione di una cultura innovativa. cio, hanno deciso di certificarsi, generando una catena grande incertezza: «Per i consumatori rimane una certi- noscenza da parte di chi acquista». Oggi, altrimenti, la Oltre il profitto ci sono i valori, oltre l’azienda c’è il terri- virtuosa che non è inusuale nella green economy e nel ficazione quasi completamente sconosciuta». certificazione può ridursi «ad un costo non compensato torio, la filiera. Valcucine ha condiviso i propri valori e le mondo delle certificazioni. Con la garanzia a vita di responsabilità per cucine in cui da un adeguato ritorno a livello di fatturato; ad un inve- proprie scelte con altre aziende del settore. Coinvolgen- Questo comune cammino positivo è, purtroppo, ancora l’80% dei materiali è riutilizzabile, Valcucine può par- stimento per le generazioni future, che forse saranno in dole, ad esempio, nel progetto Bioforest, un’associazio- poco compreso in Italia, e anche in Europa. Il terreno più lare con un’autorevolezza che forse pochi altri possono grado, meglio di quelle attuali, di apprezzarne il valore ne ambientalista formata da industriali che si impegna- fertile in questo momento – continua Centazzo – restano permettersi: e ribadisce che è dalla progettazione che e l’importanza». no ad abbattere le proprie emissioni inquinanti. Le sue ancora gli Stati Uniti, dove le certificazioni – ad esempio scelte sono diventate le scelte di un’intera filiera che ha la LEED per l’edilizia, che riconosce crediti per l’impiego avuto l’esigenza di adeguarsi per restare al passo. Quan- di legno certificato Forest Stewardship Council – sono do Valcucine ha deciso, prima nel settore, di verniciare conosciute e richieste in primis dagli addetti ai lavori, e ad acqua le proprie cucine, l’azienda di verniciatura è molto spesso inserite nei capitolati. Per Valcucine e i suoi stata coinvolta in questo salto di paradigma, con un pro- standard, gli USA costituiscono un mercato importante, 160 ® 161 3. CASI STUDIO 3.10. OLEIFICIO ZUCCHI [31] ambientale dei processi produttivi, dedicando a questo una serie di miglioramenti e di innovazioni, se questi si scopo quasi mezzo milione di euro: per noi sostenibilità fermano prima, la certificazione rimane lettera morta». è anche business» aggiunge. Per questo – forte dell’e- Non è così, ci tiene a sottolineare, per la sua azienda, che sperienza maturata negli anni ’90 con la certificazione nel corso del tempo ha puntato anche su certificazioni di di qualità ISO 9001 – dal 2000 l’azienda ha imbocca- sicurezza alimentare e di eticità. Oggi questo cammino to con convinzione la strada delle certificazioni am- giunge al calcolo della Carbon footprint, avviato nel 2013 bientali, con l’acquisizione della ISO 14001. «All’inizio nell’ambito del Programma nazionale per la valutazione fummo invitati a certificarci – ricorda Zucchi – allora dell’impronta ambientale nel ciclo di vita dei prodotti di non era così comune avere questa certificazione: fu la largo consumo, promosso dal Ministero dell’Ambiente, e grande distribuzione organizzata italiana a richiedere condotto su una gamma completa di oli di semi. L’anno questo adeguamento come condizione preferenziale per scorso, per essere certificato secondo la norma ISO/TS I primi in Italia ad aver calcolato e certificato la Carbon un’attività artigianale che dai primi anni dell’’800 era continuare il rapporto di fornitura. Così è stato avviato 14067 (Carbon footprint di prodotto) l’intero processo di footprint di una intera gamma di olio di semi, sono cer- impegnata nella produzione di oli di semi. Nel 1955 avvia un percorso virtuoso sul quale abbiamo investito, co- produzione è stato messo da Zucchi sotto la lente d’in- tificati per l’assenza di Ogm sia nell’olio di semi di mais la distribuzione di olio in bottiglie di vetro con il marchio struendo un vero e proprio strumento di verifica e con- grandimento del calcolo, a partire dalla fase di coltivazio- che in quello di soia ed hanno sottoscritto un protocollo Zeta ed entra nei canali della grande distribuzione. trollo delle emissioni e dei consumi che nel giro di qual- ne fino allo smaltimento del prodotto utilizzato: «Farlo con Legambiente che garantisce al consumatore la soste- Il resto è storia recente, fatta di investimenti volti al miglio- che anno ha consentito la pubblicazione del Bilancio di sugli oli da olive probabilmente avrebbe consentito un nibilità e la tracciabilità dell’olio d’oliva e di semi. ramento produttivo, della reintroduzione dell’olio di oliva sostenibilità». Oggi – continua – le cose sono cambiate: ritorno di immagine maggiore – confessa Zucchi – ma Ma partiamo dall’inizio. Con 132 addetti e un fatturato tra le attività core, anche in prospettiva export: oggi il 12% la certificazione è diventata quasi un prerequisito «ma ci premeva creare qualcosa che non c’era e mettere a di 157 milioni di euro annui, Oleificio Zucchi si presen- del fatturato deriva dall’esportazione, che raggiunge 43 Pa- spesso sembra che esibire un attestato sia più impor- disposizione della comunità un database sugli oli di semi ta come una realtà di peso nel panorama dell’industria esi, in Europa, ovviamente, ma anche in Estremo Oriente. tante del contenuto reale». Zucchi segnala, con garbo, che ancora mancava. È un percorso che faremo anche agroalimentare italiana. Si occupa di lavorazione e com- «Ambiente, etica, qualità, sicurezza: su questi quattro quello che evidentemente – la voce è abbastanza diffusa con l’olio di oliva, ma per il momento nel mondo degli oli mercializzazione dell’olio sfuso, sia di semi che di oliva, pilastri Zucchi fonda la propria azione produttiva, – appare come un passo falso di alcuni settori del mon- di semi siamo gli unici». per l’industria alimentare, e di olio confezionato, a mar- attraverso di essi punta al miglioramento continuo» do delle certificazioni e di alcune imprese: «da un lato Nello stesso anno l’azienda ha conseguito la certificazione chio proprio o conto terzi. spiega l’Amministratore Delegato, Giovanni Zucchi entra in ballo la serietà degli enti certificatori, dall’altro DTP 030 (protocollo elaborato dall’ente di certificazione L’Oleificio nasce negli anni ’40, sulle fondamenta di «Da oltre dieci anni l’azienda investe nella sostenibilità l’impegno dell’azienda; la certificazione porta con sé CSQA) per l’olio di semi di mais e l’olio di semi di soia non 162 163 3. CASI STUDIO contenente e non derivante da Ogm, impegnandosi a col- dare conto al consumatore di tutto il processo e restituir- aziende certificate, soprattutto per i fornitori di materia acqua sono figli delle misure di efficientamento messe in laborare con fornitori che aderiscano allo stesso standard. ne la tracciabilità completa, ogni confezione sarà dotata prima. Per quanto riguarda l’olio di palma, tanto discusso, atto, in grado di ridurre l’impatto ambientale della pro- Per rispondere sempre meglio ai bisogni dei consuma- di un QrCode per accedere online a tutte le informazioni Zucchi ha scelto di certificarsi RSPO, nonostante questo duzione in tutto il suo svolgimento, compreso il trasporto tori, dalla collaborazione con Legambiente è nato, nel sul prodotto dal campo alla tavola. prodotto costituisca per l’azienda un prodotto marginale. e gli spostamenti dei dipendenti. Da qualche anno Olei- corso dell’ultimo anno, un progetto triennale per la so- «La partnership con Legambiente rappresenta per noi Sul fronte dell’energia, l’azienda sta procedendo in questi ficio Zucchi si serve del treno – con uno scalo ferroviario stenibilità e la tracciabilità – altro aspetto chiave per le un grande valore perché evidenzia il comune approccio mesi alla diagnosi energetica, che rappresenta il primo interno realizzato a spese dell’azienda – per ricevere l’o- produzioni Made in Italy – dell’olio extravergine di oli- alla qualità e alla sostenibilità dei prodotti alimentari e passo per avviare la certificazione ISO 50001, la prossima lio grezzo, pratica che ha consentito di evitare l’utilizzo di va e dell’olio di semi. Zucchi aderisce a un disciplinare dei relativi processi agricoli e produttivi» dice Zucchi. ad arrivare in casa Zucchi. L’impianto di cogenerazione oltre duemila autocisterne, riducendo le emissioni di CO2 volontario, stilato dall’associazione ambientalista per Questo progetto rappresenta anche una risposta alla dif- realizzato dall’azienda è nato pensando al risparmio ener- del 35%. La decisione di sostituire le vetture aziendali con definire la sostenibilità nella filiera dell’olio e calarla in ficoltà di rapportarsi con fornitori di dimensioni diverse, getico – per la produzione in proprio di energia elettrica, auto a propulsore ibrido ha inoltre dato vita a un nuovo azienda. Il protocollo chiama in causa tutti gli attori della molto grandi nel caso dei semi, molto piccoli quelli di oli- acqua calda e vapore – e agli impatti sull’ambiente in ter- parco macchine improntato alla sostenibilità. Nel 2015 filiera: «I fornitori di materia prima, come Cereal Docks ve: «Nel primo caso ci consente di lavorare con aziende mini di emissioni, per questo a esso è stato affiancato un è stata completata la conversione: management e forza – importante realtà dell’industria alimentare italiana – e medie che non presentano le complessità delle multina- impianto di trattamento dei fumi più restrittivo di quello vendita sono stati dotati di auto ecologiche e in azienda è come le aziende olivicole, sono chiamati a ridurre i re- zionali, nel secondo di favorire l’aggregazione di piccole previsto dalla legge. «Tutti gli investimenti in Oleificio comparsa la prima centralina elettrica di ricarica. sidui chimici e gli inquinanti». Ai produttori virtuosi è aziende olivicole per avere una fornitura costante e dar Zucchi sono pianificati guardando non solo al ritorno Le certificazioni sono per Zucchi non un punto d’arrivo, garantita una migliore remunerazione e un legame più loro la possibilità di migliorarsi». L’impegno da parte economico, ma anche alla valutazione degli impatti am- ma uno stimolo a fare meglio, uno strumento in grado di stabile con il trasformatore. Per Oleificio Zucchi, lo stan- dell’azienda parte dunque dalla sensibilizzazione della bientali complessivi» precisa l’Amministratore Delegato. far emergere i punti critici, per affrontarli con l’innova- dard prevede un miglioramento della lavorazione che filiera a monte, perché anche nel settore agroalimentare La certificazione, in azienda, ha portato cambiamenti che zione. «Noi – chiarisce ancora Giovanni Zucchi – siamo riduca al minimo i residui presenti nel prodotto finale. il tema ambientale si affermi compiutamente. «Soltanto coinvolgono oggi vari aspetti della produzione. Il proces- senza dubbio cresciuti (il fatturato è passato da 63 milio- Già dal primo anno di adozione, l’azienda si è imposta con la collaborazione della filiera si può affrontare il tema so di costante verifica e rinnovamento ha previsto vari ni di euro nel 2000 a 157 milioni di euro l’anno scorso), sui prodotti finali limiti inferiori a quelli di legge, e si ambientale nella sua complessità – dice Zucchi – ci au- interventi come l’introduzione di impianti frigo, caldaie ma senza un chiaro posizionamento non è certo una cer- propone di ridurli ulteriormente nel prossimo triennio. guriamo che diventi presto una prassi di mercato anche e motori ad alta efficienza, inverter, luci a led, regolatori tificazione che può far pendere la decisione di un cliente Attenzione green anche nel packaging, con l’adozione in altri settori merceologici». di flusso luminoso e sistemi di recupero di energia termi- verso un’azienda. Essa deve, per un’azienda di marca, ob- di etichette certificate FSC®, inchiostri eco-compatibili Tutti i fornitori dell’azienda sono valutati sulla base di ca. Il risparmio di 66.500 KW di energia elettrica, pari al bligatoriamente legarsi alla qualità del risultato. Deve far e materiali realizzati con materie prime riciclate. E, per parametri qualitativi e di servizio, preferendo in genere 35% dell’energia elettrica complessiva, e il risparmio di parte di un processo aziendale di valorizzazione comples- 164 165 3. CASI STUDIO siva dei propri prodotti, rivolta in primis al consumato- certificatori qualificati sono vissuti in Oleificio Zucchi re». Se però le persone riconoscono il valore aggiunto de- come momenti di stimolo e di condivisione importante. rivante da questo sistema virtuoso, la certificazione può Il nuovo depuratore, ad esempio, è nato da un confronto essere una leva di marketing in più: «I consumatori han- esterno/interno che ha portato a una completa riproget- no una certa disponibilità a considerare le certificazioni tazione sia del processo di depurazione sia dei processi a come un valore aggiunto. In genere ciò corrisponde a una monte». Da questo rinnovamento non è esclusa alcuna maggiore disponibilità di spesa che, però, non supera il componente aziendale perché «controllare, monitorare, 5%. Considerando quanto sono strutturalmente numero- progettare e rinnovare sono elementi che promuovono si i passaggi di filiera, questo è un valore insufficiente, da la consapevolezza del personale. La cultura ambientale solo, a stimolarne l’applicazione». La dote di una certi- in azienda nasce e prende forza dall’attenta selezione dei ficazione, dunque, risiede anche altrove: «Gli audit con nuovi ingressi, che condividono i nostri valori». 166 167 / APPENDICE APPENDICE 168 169 / APPENDICE APPENDICE 1 LE PRINCIPALI CERTIFICAZIONI AMBIENTALI chiarazione Ambientale convalidata. Il riconoscimento della certificazione. In particolare si pone attenzione alle (registrazione) è rilasciato da un ente governativo, a prestazioni dell’organizzazione e alla promozione dell’ef- seguito di una verifica svolta da un ente terzo indipen- ficienza energetica. dente e accreditato. STEP ISO 14001 STEP è una certificazione internazionale di tipo privato La certificazione, nata nel 1996, è disciplinata dallo nata nel 2013. Essa certifica i processi produttivi relativi standard privato ISO 14001. Come nel caso di EMAS, al settore tessile che rispettano certi limiti e che non uti- anche la ISO 14001 si applica alla gestione delle attività lizzano alcune sostanze. Gli aspetti considerati sono re- e dei processi produttivi di qualsiasi organizzazione. È lativi all’ambiente, alla salute e sicurezza dei lavoratori, uno strumento internazionale di carattere volontario, all’etica e alla sicurezza chimica dei prodotti. Essa viene la cui conformità è certificata da un organismo indi- rilasciata da un ente terzo. pendente e accreditato verso le organizzazioni che si impegnano a valutare e migliorare le proprie prestazio- Carbon footprint 14064 Di seguito si descrivono le principali certificazioni am- applicazione riguarda i vari Stati Membri dell’Unione ni ambientali. ISO 14001 è lo standard relativo all’im- La Carbon footprint 14064 è uno standard internazio- bientali considerate o anche sfiorate nello studio. Il Europea, anche se, dal 2010, la registrazione EMAS è plementazione di un sistema di gestione ambientale nale che nasce nel 2006. Essa riguarda i requisiti per paragrafo comprende certificazioni di processo e di divenuta internazionale. Gli aspetti ambientali rappre- più diffuso al mondo. la quantificazione, il monitoraggio e la rendicontazione prodotto, schemi pubblici e privati, standard esclusiva- sentano il tema centrale della certificazione: EMAS è mente ambientali e certificazioni che considerano anche inteso a promuovere il miglioramento continuo delle ISO 50001 – Sistemi di gestione dell’energia sioni ottenute da un’organizzazione (di qualsiasi set- altri aspetti oltre all’ambiente. prestazioni ambientali delle organizzazioni di tutti i set- La norma privata ISO 50001 prevede la certificazione dei tore) nell’ambito delle proprie attività. Lo standard fa tori produttivi. sistemi di gestione dell’energia. Lo standard internazio- riferimento a uno strumento specifico, l’inventario dei EMAS – Eco Management and Audit Scheme EMAS è una certificazione di sistema, ovvero relativa nale nasce nel 2011 e si applica a tutti i settori produttivi. gas serra. Quest’ultimo descrive le emissioni generate EMAS è uno schema di certificazione pubblico e vo- alla gestione delle attività e dei processi produttivi del- Essa è rilasciata da un ente terzo indipendente e accre- da ognuna delle fonti di emissione riferite all’attività lontario nato nel 1993 e attualmente disciplinato dal le organizzazioni, che prevede anche la comunicazione ditato secondo un sistema di rilevanza nazionale e in- dell’organizzazione. Regolamento Europeo n. 1221/2009. Il suo campo di delle performance, tramite la predispozione di una Di- ternazionale. Gli aspetti energetici costituiscono il cuore In base a tale standard è possibile svolgere un percorso 170 delle emissioni di gas serra e delle riduzioni delle emis- 171 / APPENDICE di verifica e certificazione da parte di un ente terzo indi- di prodotti (es. carta, detersivi, vernici, etc.). Il marchio tenzialmente anche negli altri stati membri per alcune do un sistema di rilevanza internazionale. Faitrade è il pendente, al termine del quale viene rilasciato un report è rilasciato da un organismo indipendente accreditato. categorie di prodotto (es. carta, cancelleria, stampanti, marchio di certificazione etica più riconosciuto al mondo. imballaggi a uso alimentare, etc.) da un ente terzo indi- con le evidenze di conformità a specifici requisiti. EPD – Dichiarazione ambientale di prodotto pendente ed accreditato secondo un sistema di rilevanza FSC® – Forest Stewardship Council Agricoltura biologica La dichiarazione ambientale EPD (Environmental Pro- nazionale o internazionale. La certificazione internazionale di prodotto FSC® (Forest La certificazione biologica di prodotto nasce con un Re- duct Declaration) si basa sull’approccio del ciclo di vita golamento europeo nel 1991. Essa si applica ai prodotti dei prodotti. È una dichiarazione basata su parametri ReMade in Italy definito dall’omonima Ong internazionale, attraverso la agricoli, ai mangimi e ai sementi per la coltivazione. Il stabiliti che contengono una quantificazione degli im- ReMade in Italy è il marchio ambientale di prodotto pri- partecipazione e il consenso delle parti interessate. regolamento attuale (n. 834/2007) disciplina gli aspetti patti ambientali del prodotto. Tali dichiarazioni sono vato che nasce in Italia nel 2013. Esso riguarda i mate- Essa disciplina i principi e criteri della gestione forestale ambientali e la biodiversità, ma vi è anche attenzione per sottoposte a un controllo indipendente da parte di orga- riali riciclati, i semilavorati e i prodotti finiti che con- responsabile, considerando aspetti sociali, economici e la tutela del benessere degli animali e la salute dei vege- nismo accreditato e sono valide per alcune categorie di tengono materiali riciclati. Lo standard si applica anche di sostenibilità ambientale. Si applica principalmente ai tali, ponendo anche alcuni divieti sull’uso di specifiche prodotto. L’EPD si rivolge principalmente ai consuma- nel resto d’Europa, con la condizione che i richiedenti prodotti in legno e carta, così come a qualsiasi prodotto sostanze. La certificazione viene rilasciata da un ente tori poiché la sua finalità principale è di evidenziare le devono svolgere il processo produttivo prevalente in Ita- di origine forestale. terzo accreditato. performance ambientali di un prodotto o servizio, au- lia. Il certificato, rilasciato da un ente terzo indipendente Anche per questo schema, è un ente indipendente accre- mentandone la visibilità. L’EPD è però anche utilizzata e accreditato, prevede la dichiarazione della quantità di ditato che rilascia il certificato, dopo aver effettuato una Ecolabel- Marchio ambientale di prodotto come strumento di comunicazione delle informazioni di riciclato presente nel prodotto, ma anche il rispetto di verifica di terza parte. L’etichetta di prodotto Ecolabel è attualmente disciplina- tipo business to business. requisiti e limiti. Stewardship Council) nasce nel 1993. Lo standard è stato PEFC – Programme for Endorsement of Forest ta dal Regolamento CE n. 66/2010. Lo standard volontario nasce nel 1992 con l’obiettivo di creare un marchio Nordic Swan Fairtrade Certification schemes unificato comunitario di qualità ambientale. Esso premia Nordic Swan è il marchio ambientale di prodotto dei Pa- Fairtrade è il marchio di prodotto internazionale nato nel Lo standard internazionale di prodotto PEFC (Programme i prodotti e servizi con elevati standard prestazionali dal esi Scandinavi. Il marchio è stato definito dal Consiglio 1997 e rilasciato per i prodotti tessili, di artigianato e su for Endorsement of Forest Certification schemes) nasce nel punto di vista ambientale. Il marchio Ecolabel garantisce dei Ministri e si basa sull’etichetta ISO 14024. Esso indi- cioccolato, thè, caffè. Il marchio privato disciplina aspet- 1998 dall’associazione omonima senza fini di lucro. Esso al consumatore che un prodotto o servizio è stato realiz- ca alcuni livelli prestazionali a cui conformarsi e pone il ti sociali, etici, economici ed ambientali: riguardo questi certifica che le foreste, i prodotti in legno, la carta, i deriva- zato ponendo attenzione ai vari aspetti ambientali in tut- divieto di utilizzare specifiche sostanze. ultimi esso pone il divieto di utilizzare alcune sostanze o ti dalla cellulosa e i prodotti forestali non legnosi rispettino to il suo ciclo di vita. Esso si applica ad alcune categorie Il marchio viene rilasciato nei Paesi Scandinavi e po- prodotti. È rilasciato da un ente terzo accreditato secon- specifici parametri, criteri e indicatori relativi ad aspetti am- 172 173 / APPENDICE bientali, sociali e relativi ai diritti e alla salute dei lavoratori. nata nel 2014. L’ambito di applicazione è internaziona- te gestita da Textile Exchange. Essa riguarda principal- con l’ambiente. Esso considera tutto il ciclo di vita di La certificazione della gestione forestale si basa su una pro- le; essa riguarda i prodotti tessili. La certificazione viene mente i prodotti tessili. Si applica a livello mondiale alle un prodotto, includendo anche la fase di estrazione e cedura di verifica da parte di un organismo indipendente e rilasciata da un ente terzo indipendente e accreditato a imprese che commercializzano e/o producono prodotti trasporto delle materie prime, la produzione, la distri- accreditato. livello internazionale. I prodotti certificati sono conformi finiti o semilavorati contenenti materiali riciclati. Lo buzione, l’uso, il riuso, fino al riciclaggio e allo smalti- La certificazione può offrire vantaggi di mercato, soddisfa- a prescrizioni obbligatorie riguardanti aspetti ambienta- standard include vari criteri che disciplinano aspetti am- mento finale. Lo studio del ciclo di vita analizza flussi cendo le richieste di consumatori che chiedono prodotti cer- li, sociali e relativi alla qualità. bientali, sociali, relativi alla salute e sicurezza. La certifi- in entrata e in uscita di materiali, energia, emissioni, in cazione è rilasciata da un ente terzo indipendente. tutte le fasi del prodotto. tificati e migliorando la comunicazione e la promozione nei confronti del cliente riguardo ai prodotti con il marchio. LEED – Leadership in Energy and Environment La metodologia LCA coinvolgendo tutto il ciclo di vita Design Carbon footprint 14067 del prodotto coinvolge l’intera filiera: produttori, forni- GOTS – Global Organic Textile Standard La certificazione internazionale LEED nasce nel 1998 e Lo standard internazionale ISO in materia di Carbon fo- tori, consumatori, etc. L’approccio LCA, definito a livello Lo standard privato GOTS (Global Organic Textile Stan- riguarda le prestazioni energetiche degli edifici. otprint di prodotto nasce nel 2013. Esso regola i requisiti internazionale dalla norma ISO 14040, è anche definito dard) certifica che i prodotti tessili rispettino determinati Essa definisce specifiche soglie e prestazioni energetiche. per le fasi di valutazione e quantificazione delle emissioni “from cradle to grave”, “dalla culla alla tomba”. criteri ambientali, sociali e relativi alla qualità. L’obiettivo Gli aspetti su cui si focalizza riguardano l’ambiente, ma di gas serra e i requisiti per la comunicazione. è quello di fornire al consumatore una garanzia sul prodot- anche l’energia, i materiali e l’innovazione. La certifica- Come nel caso dello schema ISO 14064, in base a tale Water footprint 14046 to. Lo standard GOTS è anche orientato agli interlocutori zione è rilasciata da enti terzi indipendenti e accreditati. standard è possibile svolgere un percorso di verifica e Lo standard internazionale Water footprint 14046 è stato certificazione da parte di un ente terzo indipendente. Si pubblicato dall’International Organization for Standar- commerciali della filiera (business to business) dato che copre i processi, l’imballaggio, l’etichettatura, il commer- Marchio Internazionale Pannello Ecologico applica a vari prodotti. Lo standard CFP è uno strumento dization (ISO) nel 2014. Per “water footprint” si intende cio e la distribuzione relativi ai prodotti tessili realizzati Il marchio internazionale Pannello Ecologico è un’eti- pensato per il mercato, poiché è stato sviluppato per faci- un metodo di misura che quantifica l’impatto ambientale con almeno il 70% di fibre naturali biologiche certificate. chetta ambientale basata su un’auto-dichiarazione, per litare l’offerta di prodotti a basso contenuto di emissioni potenziale sull’acqua di un prodotto, processo o di un’or- La certificazione internazionale, nata nel 2005, è rila- cui non è una certificazione vera e propria. Il marchio di gas a effetto serra e per soddisfare le richieste dei con- ganizzazione. sciata da certificatori indipendenti approvati dal siste- attesta che il prodotto relativo ai pannelli è realizzato al sumatori più attenti alle dinamiche ambientali. Come nel caso della Carbon footprint 14067 e 14064, lo ma GOTS. 100% in legno riciclato. standard è verificabile da un ente terzo ma non certificabile. LCA – Life Cycle Assessment Esso si basa sulla metodologia LCA (Life Cycle Asses- OCS – Organic Content Standard Global Recycle Standard Il metodo LCA (Life Cycle Assessment) permette di sment) e pertanto, considera tutti gli impatti ambientali Lo standard OCS è una certificazione di prodotto privata È una certificazione privata nata nel 2008 e attualmen- valutare tutte le interazioni di un prodotto o servizio di un prodotto. 174 175 / APPENDICE UNI 11233 – Sistemi di produzione integrata nel- vamenti di bestiame e lo standard per la catena di custo- risorse ittiche e include principi, considerazioni generali, liera e un dialogo tra i principali stakeholder. I principali le filiere agroalimentari dia. La certificazione è rilasciata da organismi di certifi- criteri e requisiti sull’etichettatura dei prodotti ittici. La requisiti della certificazione riguardano aspetti ambien- UNI 11233 è una certificazione di prodotto nata in Italia cazione di terza parte approvati da Global Gap, per i quali certificazione è rilasciata da un ente terzo indipendente. tali, sociali ed economici. La certificazione è rilasciata da nel 2009. Essa si applica alle filiere agroalimentari vege- può esssere previsto l’accreditamento. enti terzi accreditati dall’associazione RTRS. MSC – Marine Stewardship Council tali per prodotti destinati all’alimentazione umana e animale. L’obiettivo dello standard è quello di dimostrare UTZ Certified La certificazione internazionale MSC è stata adottata nel RSPO – Roundtable on Sustainable Palm Oil l’utilizzo di tecniche di produzione integrata nella gestio- UTZ è una certificazione privata di prodotto internazio- 1999 dall’omonima organizzazione no profit. L’obiettivo La certificazione internazionale sull’olio di palma nasce ne delle produzioni agricole, così come favorire il man- nale nata nel 2002. L’obiettivo principale del programma dello standard è di salvaguardare l’ambiente marino at- nel 2004 attraverso l’associazione Roundtable on Sustai- tenimento della biodiversità e il rispetto dell’ambiente. UTZ è di promuovere aziende agricole sostenibili. La cer- traverso uno sfruttamento sostenibile delle risorse itti- nable Palm Oil. Lo standard si è sviluppato per la pre- Gli elementi più importanti della norma, ai quali occorre tificazione include criteri economici, sociali e ambientali che. occupazione dell’impatto creato dall’olio di palma sulla uniformarsi, sono il disciplinare tecnico di produzione che sono specificati in un codice di condotta. UTZ si ap- Il campo di applicazione della certificazione MSC è la pe- deforestazione e la perdita di biodiversità in Asia. integrata, il sistema di gestione della qualità, il sistema di plica ai seguenti prodotti: tè, caffè, cacao e promuove un sca di organismi selvatici e alcune attività di pesca parti- Esso disciplina alcuni aspetti ambientali, sociali ed eco- rintracciabilità della filiera e il piano di controlli. modello basato sul miglioramento continuo. Grazie alla colare ed è esteso a tutta la filiera. nomici. La certificazione è rilasciata da un organismo in- La certificazione di conformità allo standard è rilasciata certificazione i produttori hanno l’opportunità di confor- I requisiti che permettono di assegnare un marchio blu dipendente accreditato secondo un sistema di rilevanza da un organismo di parte terza riconosciuto e accreditato. marsi a uno standard che permette di proteggere l’am- MSC Ecolabel riguardano la sostenibilità del patrimonio internazionale. biente e di promuovere buone pratiche sociali. Ciò deter- ittico, l’impatto ambientale minimo e la gestione efficace. Global Gap mina una produzione agricola responsabile dal punto di Lo standard è impostato su alcuni codici internazionali Biodiversity Friend Global Gap nasce nel 2000 da un’organizzazione priva- vista sociale e ambientale, garantendo a imprese e consu- di sostenibilità ambientale accreditati ed è rilasciato da Biodiversity Friend è uno schema di certificazione pro- ta. L’obiettivo della certificazione volontaria è quello di matori prodotti sostenibili. organismi di certificazione indipendenti. mosso nel 2010 dall’associazione World Biodiversity garantire un’agricoltura sostenibile. Lo standard inter- Lo standard è rilasciato da un ente terzo indipendente. nazionale riguarda alcuni aspetti come la sicurezza e la Association onlus. Esso si applica ai prodotti del settore RTRS – Roundtable on Responsible Soy food e, in particolare, ai prodotti orto-frutticoli. La certi- tracciabilità del settore food, la sostenibilità ambientale, FOS – Friend of the Sea Lo standard internazionale è stato creato dall’omonima ficazione ha l’obiettivo principale di tutelare la biodiver- il benessere, la salute e sicurezza dei lavoratori, il benes- Friend of the Sea, standard adottato nel 2005 a Roma dal associazione nel 2010. L’obiettivo principale della certi- sità e di dimostrare l’impegno nell’ambito della respon- sere degli animali. Commitee on Fisheries, riguarda la certificazione dei pro- ficazione è quello di promuovere la crescita e l’uso soste- sabilità ambientale delle aziende. La procedura relativa La certificazione riguarda anche l’acquacoltura, gli alle- dotti ittici. Lo standard disciplina l’uso sostenibile delle nibile della soia attraverso la cooperazione con l’intera fi- allo standard considera gli impatti ambientali delle at- 176 177 / APPENDICE tività e dei processi di trasformazione in agricoltura nei nitense ha poi stabilito un accordo formale con l’Unione plica in Italia e in alcuni paesi europei. La certificazione l’efficienza energetica, il comfort e la sostenibilità degli confronti della riduzione della biodiversità. Il marchio Europea per implementare il programma Energy Star è rilasciata dall’omonima agenzia, in qualità di ente ter- edifici in legno. Prevede livelli prestazionali e requisiti Biodiversity Friend garantisce al consumatore un pro- anche nel mercato Europeo. Dal 2011 il sistema Ener- zo indipendente. obbligatori ai quali conformarsi. dotto ottenuto attraverso impatti minimi sull’ambiente. gy Star prevede una certificazione rilasciata da un ente La certificazione ARCA è rilasciata da organismi indipen- terzo indipendente accreditato. Essa si applica alle ap- Protocollo ITACA DTP 112 sulla soia e i cereali sostenibili parecchiature elettroniche, ma anche agli edifici e agli Il Protocollo è uno strumento di valutazione della soste- Standard creato nel 2013 da CSQA (società italiana di elettrodomestici. nibilità ambientale ed energetica degli edifici che nasce Blaue Engel in Italia nel 2004. Esso è stato approvato dalla Conferen- Blaue Engel è il marchio di prodotto tedesco, nato nel certificazione). Il DTP 112 è uno standard di certificazio- denti di rilevanza internazionale. ne della sostenibilità ambientale, sociale ed economica BREEAM – Building Research Establishment za delle Regioni e delle Province autonome. 1978. Esso si applica a più categorie di prodotto e può che si applica ai cereali e semi oleosi. Nasce per rispon- Environmental Assessment Methodology Il protocollo, che si basa su uno strumento di valutazione anche essere utilizzato in Italia. dere alle richieste dei principali stakeholder della distri- BREEAM è una metodologia qualitativa di valutazio- internazionale realizzato all’interno del processo di ricer- Il marchio disciplina alcuni aspetti ambientali e sociali buzione internazionale che chiedono prodotti nazionali ne ambientale nata nel 1990. È un protocollo di va- ca Green Building Challenge, include alcuni criteri di va- e pone dei limiti per alcuni criteri e il divieto di utiliz- sostenibili. Lo standard si compone di alcuni indicatori lutazione ambientale che rappresenta la performance lutazione con comprovata valenza scientifica. Per ciascun zare alcune sostanze. I criteri del marchio sono svilup- di sostenibilità (es. rintracciabilità, sicurezza sul lavoro, ambientale degli edifici. Esso considera vari aspetti criterio l’edificio riceve un punteggio che permette di de- pati dal Federal Environment Agency e dall’Independent Carbon footprint, Water footprint, produzione integrata, ambientali, legati alla salute, all’innovazione, al mana- finirne la prestazione energetica. In Italia la certificazio- Environmental Label Jury. Il marchio garantisce che un etc.). Lo standard ha ricadute su tutta la filiera poiché gement, ai trasporti, etc., garantendo il basso impatto ne del livello di sosteniblità raggiunto (rappresentato da prodotto o servizio è conforme ad elevati standard am- esso nasce attraverso il contributo dei vari operatori che ambientale degli edifici e l’implementazione di principi un punteggio) è rilasciata dall’Associazione ITACA, sulla bientali e di performance. ne fanno parte, tenendo in considerazione varie esigenze, di bioedilizia. base di ispezioni (anche in cantiere) effettuate da organi- Il marchio è rilasciato dall’ente RAL gGmbH. smi di ispezione accreditati. così come le opportunità offerte dal mercato. Green Seal CasaClima Energy Star CasaClima è una certificazione energetica che nasce nel ARCA – Architettura Comfort Ambiente Green Seal è il marchio di prodotto statunitense appro- Il programma volontario Energy Star è promosso nel 2002 attraverso l’Agenzia CasaClima di Bolzano, una ARCA certifica gli edifici con struttura in legno e singoli vato nel 1989 dall’omonima organizzazione no profit. 1992 dall’Environmental Protection Agency per pro- struttura pubblica. componenti in legno. Il progetto ARCA nasce in Trenti- Esso si applica a più categorie di prodotto, principal- muovere la conservazione dell’energia attraverso il mi- Essa classifica gli edifici rispetto all’efficienza energetica no nel 2011, per iniziativa della Provincia Autonoma di mente negli Stati Uniti. Il marchio pone alcuni limiti e glioramento dell’efficienza energetica. Il governo statu- e richiede la conformità ad alcuni requisiti tecnici. Si ap- Trento. Esso riguarda alcuni aspetti come la sicurezza, il divieto di utilizzare alcune sostanze. Esso garantisce 178 179 / APPENDICE al consumatore che un prodotto o servizio è stato rea- Umweltzeichen Sistema di certificazione nazionale della soste- punto di partenza per l’adozione da parte delle aziende lizzato rispettando l’ambiente e la salute. Il marchio è Umweltzeichen è il marchio di prodotto austriaco nato nibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi – DM di un sistema di Due Diligence che garantisca la pro- rilasciato dall’associazione Green Seal. nel 1990 su iniziativa del Ministero dell’Ambiente. Il 23/01/2012 venienza legale dei prodotti certificati e delle relative marchio ha l’obiettivo di informare il pubblico sugli im- Lo standard, previsto attraverso un Decreto Ministe- forniture. NF Environment patti ambientali di prodotti e servizi. Esso prevede il ri- riale del 2012, si riferisce alla certificazione di prodot- È il marchio di prodotto francese, nato nel 1991 e rilascia- spetto di criteri di sostenibilità (ambientale, economica e to dei biocarburanti e bioliquidi. Lo standard include V.I.V.A. Sustainable Wine to da AFNOR (Association Française de Normalisation). sociale). I criteri si dividono in due categorie: requisiti di limiti e richiede la documentazione che deve essere V.I.V.A. Sustainable Wine è un progetto per la misu- Si applica, come la maggior parte delle etichette, a varie base e requisiti specifici. messa a disposizione dell’organismo di valutazione di razione delle performance di sostenibilità della filiera conformità e dell’autorità competente. vite-vino. Esso nasce per iniziativa della Direzione ge- categorie di prodotto che rispettano specifici requisiti di performance e, in alcuni casi, limiti definiti relativi ad ISO 14955 La certificazione è di tipo ambientale, sociale ed economi- nerale per lo sviluppo sostenibile, il clima e l’energia aspetti ambientali (ma anche etici e sociali). Il marchio Lo standard ISO 14955 nasce nel 2014. Esso si riferisce ca ed è rilasciata da organismi di terza parte accreditati. del Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio può essere rilasciato in tutta Europa. all’applicazione degli standard di eco-design ai macchi- e del mare. Sono previsti dei disciplinari tecnici per nari, principalmente per l’industria metallurgica. Il tema Due Diligence l’applicazione di alcuni indicatori (aria, acqua, terri- Milieukeur principale dello standard è l’efficienza energetica delle Il Regolamento Europeo n. 995/2010, noto come EU torio e vigneto) da parte delle aziende, oltre a un di- Milieukeur è il marchio di prodotto olandese nato nel macchine utensili durante la fase di uso. Timber Regulation (EUTR), riguarda il legno e i prodotti sciplinare sulla verifica da parte di un ente terzo per la 1992. Esso include la conformità ad aspetti ambien- Lo standard internazionale non è certificabile. da esso derivati. certificazione. Il Regolamento vieta, per le aziende che in Europa L’azienda che intende partecipare al progetto deve tali (energia, consumo idrico, rifiuti, etc.), relativi al benessere degli animali, al packaging e al rispetto di Leaf Marque – Linking Environment and Far- immettono prodotti a base di legno, l’immissione ed eseguire un’analisi di valutazione ambientale in specifiche condizione lavorative. Stabilisce dei cri- ming il commercio di prodotti di origine illegale. La norma- modo autonomo ed indipendente, in conformità ai teri in base ad alcuni standard europei (es. ISO/IEC È uno standard privato di prodotto applicabile ai pro- tiva impone anche l’adozione di un sistema interno di disciplinari tecnici. I risultati ottenuti sono verifi- 17065:2012). Il marchio è attualmente adottato nei dotti dell’agricoltura, come verdure, insalata, frutta, olio, “dovuta diligenza” (due diligence). Due Diligence non cati da un ente terzo indipendente. Il Ministero ri- Paesi Bassi, in Belgio, Germania, Spagna, Italia e Sud etc. Nasce nel 2008 e si applica a livello internazionale. è quindi una certificazione, ma riconosce gli schemi lascia poi l’etichetta V.I.V.A. L’etichetta comunica Africa. Organismi indipendenti di certificazione accre- Richiede la conformità ad una serie di aspetti ambientali, di certificazione forestale come prova di rispondenza al consumatore l’esistenza di uno strumento traspa- ditati dal Dutch Accreditation Council verificano il ri- sociali, economici. ai requisiti del Regolamento EUTR. In altre parole, rente sulla performance ambientale dell’azienda vi- spetto dei requisiti. La certificazione è rilasciata da un ente terzo accreditato. le certificazioni di parte terza sono riconosciute come tivinicola. 180 181 / APPENDICE ISO 20121 Lo standard, rilasciato da un organismo indipendente, Lo standard internazionale ISO 20121 riguarda la gestio- genera benefici a tutta la filiera: agricoltori e produttori, ne sostenibile degli eventi. Lo standard si applica a ogni supermercati, consumatori. tipo di organizzazione che vuole attuare un sistema di gestione sostenibile per tutti i tipi di eventi. Lo standard Emissions trading è certificabile secondo la norma ISO 20121 da ente terzo Il mercato delle emissioni (emissions trading) è uno stru- indipendente e accreditato. La certificazione permette di mento finalizzato al controllo delle emissioni di inquinanti migliorare la gestione sostenibile aziendale, l’immagine, e gas serra a livello internazionale. Esso prevede la quota- la reputazione e le relazioni con gli stakeholder, pro- zione monetaria delle emissioni stesse e il commercio del- muovendo la sostenibilità e l’innovazione della catena di le quote di emissioni tra vari stati per il rispetto di ogni sta- fornitura. to dei vincoli ambientali previsti dal Protocollo di Kyoto. L’Emissions trading quindi non è classificabile come cer- Red Tractor tificazione di processo o di prodotto, ma piuttosto come Lo standard privato Red Tractor nasce nel Regno Uni- uno strumento di politica ambientale. Tuttavia, in Eu- to negli anni ‘90. Esso certifica che i prodotti del settore APPENDICE 2 VANTAGGI BUROCRATICI [PAR. 1.4.2.] TABELLA A: PRINCIPALI SEMPLIFICAZIONI RELATIVE ALLE PROCEDURE AUTORIZZATIVE MISURA DI SEMPLIFICAZIONE RIFERIMENTO AMBITO DI APPLICAZIONE ropa la quantità di emissioni di CO2 emessa dai grandi DURATA ESTESA DELL’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE ART. 29 OCTIES D. LGS. 152/06 EMAS, ISO 14001 food e drink rispettino regole di sicurezza e igiene ali- impianti soggetti alla Direttiva 2003/87/CE e al Rego- EMAS lamento 2012/601/UE, deve essere convalidata da un ESTENSIONE DELLA DURATA DELL’AUTORIZZAZIONE PER LE OPERAZIONI DI TRATTAMENTO PER I VEICOLI FUORI USO ART. 6 D. LGS. 209/2003 mentare, che siano stati realizzati rispettando il benessere degli animali e l’ambiente. organismo terzo accreditato. DURATA ESTESA DELL’AUTORIZZAZIONE PER LE DISCARICHE CHE NON RICADONO NELLA DIRETTIVA SULLE EMISSIONI INDUSTRIALI ART. 10 D. LGS. 36/2003 EMAS RIDUZIONE DEI TEMPI PREVISTI PER IL RILASCIO DELL’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE L.R. EMILIA ROMAGNA 21/2004 EMAS RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE PER GLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO DEI RIFIUTI ATTRAVERSO AUTOCERTIFICAZIONE ART. 209 D. LGS. 152/06 EMAS, ISO 14001 UTILIZZO DEI DOCUMENTI DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE PER OTTENERE L’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE ART. 29 TER D. LGS. 152/06 EMAS, ISO 14001 ECO-DESIGN DI PRODOTTI CONNESSI ALL’ENERGIA ART. 11 D. LGS. 15/2011 EMAS 182 183 / APPENDICE TABELLA C. ALTRE MISURE DI SEMPLIFICAZIONE TABELLA B: SEMPLIFICAZIONI RELATIVE ALLA RIDUZIONE DEI COSTI AMMINISTRATIVI, DELLE GARANZIE FINANZIARIE E DELLE TASSE MISURA DI SEMPLIFICAZIONE RIFERIMENTO AMBITO DI APPLICAZIONE FREQUENZA DEI CONTROLLI IN TEMA DI AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE ART. 212 D. LGS. 152/06 EMAS, ISO 14001 AUMENTO DELLA SOGLIA DIMENSIONALE PER RICHIEDERE LA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE L’ART. 29 DECIES DEL D. LGS. 152/2006 L.R. EMILIA ROMAGNA 9/1999 EMAS EMAS, ISO 14001 EMAS, ISO 14001 L.R. REGIONE TOSCANA 86/2014 EMAS AUMENTO DELLA SOGLIA DIMENSIONALE PER RICHIEDERE LA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE L.R. MARCHE 3/2012 RIDUZIONE ALIQUOTA IRAP CREDITO D’IMPOSTA L.R. REGIONE TOSCANA 79/2013 EMAS, ISO 14001 ART. 96 D. LGS. 152/06 EMAS, ISO 14001 RIDUZIONE IRAP L.R. REGIONE MARCHE 24/2005 EMAS, ISO 14001 PRIORITÀ PER OTTENIMENTO DELL’AUTORIZZAZIONE SULLE DERIVAZIONI DI ACQUA PUBBLICA RIDUZIONE TARIFFE PER LE IMPRESE IN AIA D.M. 24 APRILE 2008 EMAS, ISO 14001 PIANIFICAZIONE DELLE ATTIVITÀ DI CONTROLLO AMBIENTALE ART. 96 D. LGS. 152/06 EMAS INCENTIVI PER PROMUOVERE LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA D. LGS. 102/2014 ISO 50001 CONTROLLI SU IMPRESE CHE RIENTRANO IN DIRETTIVA ETS D. LGS. 30/2013 EMAS CONFORMITÀ ALLE SPECIFICHE PER LA PROGETTAZIONE ECOCOMPATIBILE DEI PRODOTTI D. LGS. 15/2011 ECOLABEL RUOLO DEL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ENERGIA NEL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI DI EFFICIENZA ENERGETICA D. LGS. 102/2014 ISO 50001 MISURA DI SEMPLIFICAZIONE RIFERIMENTO AMBITO DI APPLICAZIONE RIDUZIONE DELLE GARANZIE FINANZIARIE PER LE SPEDIZIONI TRANSFRONTALIERE DEI RIFIUTI ART. 194 D. LGS. 152/06 RIDUZIONE DELLE GARANZIE FINANZIARIE PER L’ISCRIZIONE ALL’ALBO NAZIONALE GESTORI AMBIENTALI 184 EMAS 185 / APPENDICE APPENDICE 3 NOTA INFORMATIVA AL PARAGR. 2.6. [IN OTTEMPERANZA ALL’ART. 5 DEL REGOLAMENTO IN MATERIA DI PUBBLICAZIONE E DIFFUSIONE DEI SONDAGGI SUI MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA APPROVATO DALL’AUTORITÀ PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI CON DELIBERA N. 256/10/CSP, PUBBLICATA SU GU N. 301 DEL 27/12/2010] SULL’EMITTENTE RADIOFONICA, TELEVISIVA O SUL SITO WEB) ampiezza del centro, sesso, età. Al campione in rientro diffuso durante un convegno organizzato da Cloros e è stata applicata una ponderazione (con metodo RIM Fondazione Symbola, e, successivamente, dai rispettivi weighting). siti web. 7. DATA DI PUBBLICAZIONE O DIFFUSIONE 12. RAPPRESENTATIVITÀ DEL CAMPIONE E MARGINE DI ERRORE 26 febbraio 2016 il livello di rappresentatività del campione e del 95% e il margine di errore relativo ai risultati del sondaggio è 8. TEMI/FENOMENI OGGETTO DEL SONDAGGIO (ECONOMIA, SOCIETÀ, ATTUALITÀ, COSTUME, MARKETING, SALUTE, ETICA, AMBIENTE ETC.) ambiente, certificazioni ambientali 9. POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO popolazione italiana residente 15-64enne (fonte: annua- 1. TITOLO DEL SONDAGGIO: 4. SOGGETTO ACQUIRENTE “Il percepito delle certificazioni ambientali” Fondazione Symbola 2. SOGGETTO CHE HA REALIZZATO IL SONDAGGIO 5. DATA O PERIODO IN CUI È STATO REALIZZATO IL SONDAGGIO IPSOS S.r.l. 25-31 Maggio 2015 3. SOGGETTO COMMITTENTE Fondazione Symbola 186 6. MEZZO/MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA SUL/SUI QUALE/ QUALI È PUBBLICATO O DIFFUSO IL SONDAGGIO (PUBBLICATO SUL QUOTIDIANO/PERIODICO CARTACEO E/O ELETTRONICO, DIFFUSO rio ISTAT 2014) 10. ESTENSIONE TERRITORIALE DEL SONDAGGIO estensione nazionale 11. METODO DI CAMPIONAMENTO (INCLUSA L’INDICAZIONE SE TRATTASI DI CAMPIONAMENTO PROBABILISTICO O NON PROBABILISTICO, DEL PANEL E DELL’EVENTUALE CAMPIONAMENTO) compreso fra +/- 0.6% e +/- 3.3% per i valori percentuali relativi al totale degli intervistati (907 casi). 13. METODO DI RACCOLTA ALLE INFORMAZIONI sondaggio di opinione tramite metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interviews) 14. CONSISTENZA NUMERICA DEL CAMPIONE DI INTERVISTATI, NUMERO DEI NON RISPONDENTI E DELLE SOSTITUZIONI EFFETTUATE - interviste complete: 907 (30%) - rifiuti 1.827 (61%) - sostituzioni: 266 (9%) - totale contatti effettuati: 3.000 (100%) campione casuale rappresentativo dell’universo di rife- Indirizzo del sito dove sarà disponibile la documentazio- rimento; campionamento per quote di area geografica e ne completa in caso di diffusione: WWW.AGCOM.IT 187 / BIBLIOGRAFIA BIBLIOGRAFIA GENERALE Accredia, (2015). 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Final report by IEFE, Per quanto riguarda gli effetti sulle performance ambientali di EMAS, Bocconi, adelphi consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European tificazione ISO 14001 crea un miglioramento delle prestazioni; Hertin, si cita lo studio Adelphi e Scuola Superiore Sant’Anna, (2015), EMAS Commission, Part I-II. Brussels: European Commission. Nel caso degli effetti della certificazione ISO 14001 sulla performance J.; Berkhout, F., Wagner, M.; Tyteca, D., (2008), Are EMS environmen- Evaluation Study, realizzato nel 2014 su un campione di 467 organizza- Studio relativo alle performance ambientali generate dalle certificazioni ambientale delle organizzazioni certificate, si citano: Nishitani, K., Ka- tally effective? The link between environmental management systems zioni europee registrate EMAS. Lo studio ha esplorato anche gli effetti di EMAS e ISO 14001: Testa, F., Rizzi, F., Daddi, T., Gusmerotti, N.M., neko, S., Fujii, H., Komatsu, S., (2012), Are firms’ voluntary environmen- and environmental performance in European companies, Journal of EMAS sulle performance ambientali delle organizzazioni certificate, esa- Iraldo, F. and M. Frey, (2014), EMAS and ISO 14001: the differences in tal management activities beneficial for the environment and business? Environmental Planning and Management 51 (2), pp. 259-283, studio minando i vari aspetti ambientali (emissioni in atmosfera, energia, rumo- effectively improving environmental performance, Journal of Cleaner An empirical study focusing on Japanese manufacturing firms. Journal che riguarda 265 imprese industriali e siti produttivi europei di 5 settori re, rifiuti, etc.); Testa, F., Rizzi, F., Daddi, T., Gusmerotti, N.M., Iraldo, F. Production 68 (1), pp. 165-173. of Environmental Managagement 105, pp. 121-130, studio relativo a 500 industriali con la certificazione ISO 14001 o EMAS. Lo studio individua and M. Frey, (2014), EMAS and ISO 14001: the differences in effectively Sulla certificazione ISO 50001 si cita lo studio: Böttcher, C., Müller, M., imprese manifatturiere in Giappone. Lo studio indica che le imprese cer- una relazione ambigua e debole tra I sistemi di gestione e le prestazioni improving environmental performance, Journal of Cleaner Production (in Press). Insights on the impact of the energy management systems on tificate tendono a ridurre le emission inquinanti rispetto alla imprese che ambientali; Yin, H., Schmeidler, P.J., (2007), Does ISO 14001 Certifi- 68 (1), pp. 165-173; studio relativo a 229 impianti ad alta intensità ener- carbon and corporate performance. An empirical analysis with data from non sono certificate; Iwata, K., Arimura, T., Hibiki, S., (2010), An empi- cation Enhance Environmental Performance? Conditions under which getica in Italia. Lo studio evidenzia che l’adozione di un Sistema di Ge- German automotive suppliers, Journal of cleaner production (2014), stu- rical analysis of determinants of ISO 14001 adoption and its influence Environmental Performance Improvement Occurs. Study prepared on stione Ambientale in questo tipo di impianti influenza chiaramente le dio su un campione di 108 imprese tedesche del settore automobilistico; on toluene emission reduction. JCER Econ. J. 62, pp. 16-38; studio che behalf of Risk Management and Decision Processes Center, The Whar- performance ambientali, sia nel breve che nel lungo periodo; Daddi, T.; Castelli, M., 2014. Case study: implementation of an energy management evidenzia gli effetti positivi della certificazione ISO 14001 sulle emissioni ton School of the University of Pennsylvania; Gomez, A. and M.A. Rodri- Magistrelli, M., Frey, M. and Iraldo, F. (2011), Do environmental mana- system in the tobacco industry, World energy engineering congress, in atmosfera di 216 imprese giapponesi; King, A.A., Lenox, M.J., Terla- guez, (2011), The effect of ISO 14001 certification on toxic emissions: an gement systems improve environmental performance? Empirical eviden- WEEC 2014, pp. 651-655, caso studio riferito ad un’impresa uruguaiana ak, A., (2005), The strategic use of decentralized institutions: exploring analysis of industrial facilities in the north of Spain, Journal of Cleaner ce from Italian companies, Environment Development Sustainability, del settore del tabacco. certification with the ISO 14001 management standard. 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Final 2011 su un campione di oltre 40 imprese forestali di grandi dimensioni cies, and biomass, Environmental Management 51 (3), pp. 524-540, doi: in questa sezione sono: Delmas, M., Pekovic, S., (2012), Environmental report by IEFE, Bocconi, adelphi consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to con certificazione FSC®, PEFC, o entrambe, localizzate in Europa, Nord 10.1007/s00267-012-0006-4; Van Kuijk, M, Putz, F.E. and Zagt, R.J. standards and labour productivity: understanding the mechanisms that the European Commission, Part I-II. Brussels: European Commission. America, America Latina, Asia, Africa; Cashore, B., van Kooten, G. C., (2009), Effects of forest certification on biodiversity. Tropenbos Inter- sustain sustainability, Journal of Organisational Behaviour. Special is- national, studio che afferma che le prastiche di gestione delle foreste as- sue: Greening Organisational Behaviour 34 (2), pp. 230-252, indagine Motivazioni che spingono alla certificazione, tion? 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Removing and simplifying in Malaysia, Management of Environmental Quality 17, 73-93, studio Vertinsky, I., Auld, G., Affolderbach, J., (2005), Private or self-regula- ® label, FSC . schema di certificazione piuttosto che un altro. ® administrative costs and burdens for EMAS and ISO 14001 certified sull’impatto dei sistemi di gestione ambientale sul alcune variabili di Per quanto riguarda le motivazioni che spingono alla certificazione FSC gli Per quanto riguarda invece le motivazioni che spingono alla certifica- organizations: evidence from Italy. Environmental Engineering and Ma- performance di imprese in Malesia; Chiappetta Jabbour, C.J.; da Silva, studi sono i seguenti: Forest Stewardship Council, (2014), Global Market zione ISO 14001 gli studi di riferimento sono Fryxell, G.E., Lo, C.W., nagement Journal, Vol. 13, No. 3, 689-698. 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In particolare secondo lo tification on perception of EMS effectiveness in China, Environmental of Cleaner Production 21 (1), pp. 11-22, studio su imprese manifatturiere studio del Forest Stewardship Council, il 52,5% di nuovi operatori cer- Management 33 (2), pp. 239-251, studio del 2002 relativo a 128 imprese ® Gli studi considerati per la sezione sul legame tra certificazioni ambienta- brasiliane con certificazione ISO 14001; Iraldo, F.; Testa, F.; Frey, M., tificati FSC afferma che le richieste dei clienti costituiscono la ragione cinesi; ISO, (2014), ISO 14001 Continual Improvement Survey 2013, stu- li e GPP sono: Forest Stewardship Council, (2014), Global Market Survey (2009), Is an environmental management system able to influence envi- per la quale essi si certificano; Halisan, A.F., Marinchescu, M., Popa, B., dio che ha riguardato un campione di circa 5000 partecipanti in 110 pa- Report, indagine condotta nel 2014 sui possessori del certificato FSC® in ronmental and competitive? The case of the eco-management and audit Abrudan, I.V., (2013), Chain of custody certification in Romania: profi- esi; Boiral, O., (2007), Corporate greening through ISO 14001 a rational ® 95 paesi che ha analizzato vari aspetti connessi alla certificazione. scheme EMAS: in the European union, Journal of Cleaner Production 17 le and perceptions of FSC certified companies, International Forestry myth?, Organisation Science 18 (1), pp. 127-146, articolo riferito a nove Altri studi considerati in questa sezione sono: Centre for European Policy (16), pp. 1444-1452; Rennings, K.; Ziegler A., Ankeleb, K., Hoffmann, E., Review 15 (3), pp. 305-314 (10), studio su 70 imprese con certificazione casi studio su imprese canadesi; Nishitani, K., (2010), Demand for ISO Studies (CEPS), (2012), The uptake of green public procurement in the (2006), The influence of different characteristics of the EU environmen- FSC® in Romania; Sargent, M.A., (2014), Global drivers of forest certifi- 14001 adoption in the global supply chain: an empirical analysis focusing EU27, indagine effettuata su 856 pubbliche amministrazioni in Europa tal management and auditing scheme on technical environmental inno- cation. Master project submitted in partial fulfillment of the requiremen- on environmentally conscious markets, Resource and Energy Economi- avente come obiettivo la raccolta dati sui comportamenti delle pubbli- vations and economic performance, Ecological Economics 57, pp.45- 59, ts for the Master for environmental management degree in the Nicholas cs 32 (3), pp. 395-407, altro studio che considera 155 paesi e analizza le che amministrazioni in tema di acquisti; ICLEI- Local Governments for studio che analizza l’impatto di varie caratteristiche di EMAS sulle inno- School of the environment of Duke University, studio su un campione di pressioni ambientali dei consumatori sul mercato e come esse influenza- Sustainability, (2008). Green Public Procurement and the European vazioni ambientali e sulla performance economica in Germania, attraver- paesi con più di 100.000 ha di foreste; Tuppura, A., Toppinen, A., Puu- no l’adozione dello standard ISO 14001. 192 193 / BIBLIOGRAFIA Sugli studi che individuano le motivazioni che spingono le organizza- ciety (CBS), IESE Business School, Barcelona; Horne R.E., (2009), Li- Market Survey Report, indagine effettuata nel 2014 dal Forest Steward- industry, Journal of Cleaner Production 70 (1), pp. 220-230, studio su zioni all’adozione di EMAS si citano Adelphi e Scuola Superiore Sant’An- mits to labels: The role of eco-labels in the assessment of product sustai- ship Council su un campione di 3656 operatori certificati relativi a 95 228 imprese spagnole del settore automobilistico. na, (2015), EMAS Evaluation Study, realizzato nel 2014 su un campione nability and routes to sustainable consumption, International Journal of paesi. In particolare, secondo il 2014 Global Market Survey Report del Tra gli studi riguardanti i benefici di EMAS si citano ancora: Milieu di 467 organizzazioni europee registrate EMAS; Milieu and RPA, (2009), Consumer Studies Volume 33 (2), pp. 175–182, studio che si basa su una Forest Stewardship Council, l’81,5% de rispondenti (su un totale di 3364 and RPA, (2009), Study on the Costs and Benefits of EMAS to Registered Study on the Costs and Benefits of EMAS to Registered Organisations. review e valutazione di vari schemi di eco-etichette; Golden J. S., Dooley risposte) indica, tra i benefici, l’aggiunta di valore sui prodotti ottenuta Organisations. Final Report for DG Environment of the European Com- Final Report for DG Environment of the European Commission under K. J.; Anderies J. M., Thompson, Barton H.; Gereffi G.; Pratson L., (2010), grazie al marchio; FSC_FACTSHEET_WhyGetCertified.pdf, documen- mission under Study Contract No. 07.0307/2008/517800/ETU/G.2. Study Contract No. 07.0307/2008/517800/ETU/G.2. Retrieved from: Sustainable Product Indexing: Navigating the Challenge of Ecolabeling, to del FSC® International Center “Why get certified? The benefits that Retrieved from: http://ec.europa.eu/environment/emas/pdf/news/costs_and_benefi- Ecology and Society Journal 15 (3): 8, URL: http://www.ecologyandso- certification can bring you”; Cubbage, F., Diaz, D., Yapura, P., Dube, F., http://ec.europa.eu/environment/emas/pdf/news/costs_and_bene- ts_of_emas.pdf, indagine su oltre 400 organizzazioni EMAS in Europa ciety.org/vol15/iss3/art8/; Gulbrandsen, L.H., (2006). Creating markets (2010), Impacts of forest management certification in Argentina and Chi- fits_of_emas.pdf; Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M., Kahlenborn, W., e sugli organismi competenti; EMAS implementation in the EU: level of for eco-labelling: are consumers insignificant? International Journal of le, Forest policy and economics 12 (7), pp. 497-504, basato su interviste Freier, I., Rubik, F., Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott, adoption, benefits, barriers and regulatory relief, B.R.A.V.E. Project – Consumer Studies 30 (5), pp. 477-489, studio riferito ad un campione di a 10 imprese certificate FSC® o secondo un altro standard nazionale di A., Nielsen, B., Petersen, A., (2006), EVER: Evaluation of EMAS and Survey on European EMAS organizations (Scuola Superiore Sant’Anna), 22 interviste realizzate tra il 2000 e il 2005 in Svezia e Norvegia a soggetti certificazione forestale. Eco-Label for their Revision. Research Findings. Final report by IEFE, November 2013, studio su 224 organizzazioni del settore privato registra- operanti nel settore forestale, oltre a 3 interviste realizzate a Londra con Sugli studi relativi ai benefici della ISO 14001 ci sono: ISO, (2014), Bocconi, adelphi consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European te EMAS; Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M., Kahlenborn, W., Freier, I., Ru- rappresentanti del Marine Stewardship Council. ISO 14001 Continual Improvement Survey 2013; Granly, B.M. e Welo, Commission, Part I-II. Brussels: European Commission; Adelphi e Scuo- bik, F., Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott, A., Nielsen, Sulle motivazioni della ISO 50001 si cita Frank, T., (2013), Basics: Energy T., (2014), EMS and sustainability: experiences with ISO 14001 and la Superiore Sant’Anna, 2015. EMAS Evaluation Study; UBA [Umwel- B. and A. Petersen, (2006), EVER: Evaluation of EMAS and Eco-Label for management systems according to ISO 50001, Envidatec GmbH, https:// Eco-Lighthouse in Norwegian metal processing SMEs, Journal of Cleaner tbundesamt] and BMU [Bundesministerium für Umwelt, Naturschutz their Revision. Research Findings. Final report by IEFE, Bocconi, adel- www.giz.de/fachexpertise/downloads/giz2013-en-pep-enms-ws-vn- Production 64, pp. 194-204, studio riferito a interviste a nove imprese und Reaktorsicherheit] - 2012: EMAS in Germany - Evaluation 2012. phi consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European Commission, enms-according-iso50001.pdf; Wulandari, M., Laskurain, I., Casadesùs norvegesi; Tambovceva, T. and Geipele, I., (2011), Environmental ma- Retrieved from: http://www.emas.de/fileadmin/user_upload/06_ser- Part I-II. Brussels: European Commission, studio realizzato nel 2005 at- F., Heras-Saizarbitoria, I., (2015), Early adoption of ISO 50001 standard: nagement systems experience among Latvian construction companies, vice/PDF-Dateien/EMAS_in_Germany_Evaluation_2012.pdf, traverso un’indagine questionaria su un campione di 70 organizzazioni an empirical study, in Sustainable Operations Management – Advances Technological and Economic Development of Economy 17 (4), pp. 595- ad un’indagine realizzata in Germania nel 2012 su un campione di 573 registrate EMAS. in Strategy and Methodology, Springer, pp. 183-202, indagine del 2014 610, basato su un’ indagine effettuata in Lettonia tra il 2007 e il 2008 organizzazioni registrate EMAS. Sulle motivazioni che spingono all’adozione del marchio Ecolabel ci effettuata in Spagna su 57 imprese certificate ISO 50001; Tutterow, V., su imprese del settore delle costruzioni; De Oliveira, O.J.; Serra, J.R. I seguenti studi si riferiscono ai benefici dell’Ecolabel: Rubik F., Scheer sono vari studi, come IEFE Bocconi and Ricardo-AEA, (2015), Evalua- (2014), ISO 50001 – Case studies and lessons learned so far, Energy Sy- and Salgado, M.H., (2010), Does ISO 14001 work in Brazil?, Journal of D., Iraldo F., (2008), Eco-labelling and product development: potentials tion of the Implementation of the EU Ecolabel Regulation (106 risposte stems Laboratory, http://hdl.handle.net/1969.1/152166, basato su casi Cleaner Production 18, pp. 1797-1806, indagine condotta nel 2008 su 68 and experiences, International Journal of Product Development, 6 (3/4), di operatori Ecolabel tramite indagine questionaria); Ayuso S., (2005), studio di imprese statunitensi con certificazione ISO 50001. imprese in Brasile; Martín-Peña; M.L., Díaz-Garrido, E., Sánchez-López, pp. 393-419, studio sui marchi ambientali che analizza, attraverso una vi- ® riferito Adoption of Voluntary Environmental Tools for Sustainable Tourism: Relativamente ai benefici della FSC che i soggetti certificati ricono- J.M., (2014), Analysis of benefits and difficulties associated with firms’ sione empirica, i successi e gli aspetti negativi di questi strumenti; Thidell, Analysing the Experience of Spanish Hotels Center for Business in So- scono alla certificazione: Forest Stewardship Council, (2014), Global environmental management systems: the case of the Spanish automotive A., (2009), Influences, Effects and Changes from Interventions by Eco-La- 194 195 / BIBLIOGRAFIA belling Schemes What a Swan Can Do?, Doctoral Dissertation, IIIEE, management in Indonesia: required improvements, costs, incentives, 144-156, indagine sui manager ambientali in 37 organizzazioni pubbli- Sulle barriere relative all’Ecolabel si citano: IEFE Bocconi e Ricar- Lund University; Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M., Kahlenborn, W., Freier, and barriers, in “Forest under pressure: local responses to global issues”, che; Lozano, M. Vallés, J., (2007), An analysis of the implementation of do-AEA, (2015), Evaluation of the Implementation of the EU Ecolabel I., Rubik, F., Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott, A., Niel- Part II – Chapter 15, pp. 255-273, caso studio basato sull’esperienza della an environmental management system in a local public administration, Regulation; Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M., Kahlenborn, W., Freier, I., sen, B., Petersen, A., (2006), EVER: Evaluation of EMAS and Eco-Label Tropical Forest Foundation in 5 aree certificate in Indonesia gestite dal- Journal of Environmental Management 82 (4), pp. 495-511; ISO/TC207/ Rubik, F., Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott, A., Niel- for their Revision. Research Findings. Final report by IEFE, Bocconi, adel- le 4 imprese forestali principali del paese; Chen, J., Innes, J.L., (2013), SC1 Strategic SME Group, (2005), The Global Use of Environmental sen, B., Petersen, A., (2006), EVER: Evaluation of EMAS and Eco-Label phi consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European Commission, The implications of new forest tenure reforms and forestry property mar- Management System by Small and Medium Enterprises. Executive Re- for their Revision. Research Findings. Final report by IEFE, Bocconi, Part I-II. Brussels: European Commission; IEFE Bocconi et al., 2015. Eva- kets for sustainable forest management and forest certification in China, port. Retrieved from http://www.ubq-rj.com.br/cbqp/ISO_Rep_EMS_ adelphi consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European Commis- luation of the Implementation of the EU Ecolabel Regulation. Journal of Environmental Management 129, pp. 206-215, riguarda due SME2005.pdf. sion, Part I-II. Brussels: European Commission; Kjeldsen U.B., Wied Gli studi sui benefici della ISO 50001 sono: Böttcher, C., Muller, M., casi studio in Cina basati su interviste; Hoang, H.T.N., Hoshino, S., Ha- Gli studi sulle barriere relative all’adozione di EMAS sono i seguenti: M., Lange P., Tofteng M., Lindgaard K., (2014), The Nordic Swan and (2014, in press), Insights on the impact of energy management systems shimoto, S., (2014), Forest stewardship council certificate for a group of Adelphi e Scuola Superiore Sant’Anna, (2015), EMAS Evaluation Study; Companies. It is worthwhile to acquire the Swan Label? Nordic Council on carbon and corporate performance. An empirical analysis with data planters in Vietnam: Swot analysis and implications, Journal of forest Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M., Kahlenborn, W., Freier, I., Rubik, F., of Ministers, casi studio relativi a 16 imprese -di diverse dimensioni e from German automotive suppliers, Journal of cleaner production, pp. research, 20 (1), pp. 35-42, basato su uno studio in Vietnam sulla cer- Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott, A., Nielsen, B. Pe- settori- localizzate in Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia. ® 1-9, studio tedesco su un campione di 108 fornitori di automobili; Yacout, tificazione FSC ; Zhao, J., Xie, D., Wang, D., Deng, H., (2011), Current tersen, A., (2006), EVER: Evaluation of EMAS and Eco-Label for their Sulle barriere della ISO 50001 si cita: Frank, T., (2013), Basi- D.M.M., El-Kawi, M.A.A., Hassouna, M.S., (2014), Applying energy ma- status and problems in certification of sustainable forest management in Revision. Research Findings. Final report by IEFE, Bocconi, adelphi cs: Energy management systems according to ISO 50001, Envidatec nagement in textile industry, case study: an Egyptian textile plant, Inter- China, Environmental Management 48 (6), pp. 1086-1094. consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European Commission, Part GmbH, https://www.giz.de/fachexpertise/downloads/giz2013-en-pep- national Energy Journal 2(1), pp. 87-94, caso studio su un’impresa tessile Gli studi sulle barriere relative all’adozione di ISO 14001 sono i se- I-II. Brussels: European Commission), studio del 2005 su un campione enms-ws-vn-enms-according-iso50001.pdf.; Wulandari, M., Lasku- in Egitto; Castelli, M., (2014), Case study: implementation of an energy guenti: Bist, M., (2007), ISO 14001 and EMAS in Small and Medium-Si- di 67 imprese registrate EMAS; Bist, M., (2007), ISO 14001 and EMAS rain, I., Casadesùs F., Heras-Saizarbitoria, I., (2015), Early adoption management system in the tobacco industry, World Energy Engineering zed Enterprises - Obstacles to Implement these Environmental Mana- in Small and Medium-Sized Enterprises - Obstacles to Implement these of ISO 50001 standard: an empirical study, in Sustainable Operations Congress, WEEC 2014, pp. 651-655, caso studio su un’industria del ta- gement Approaches in SMEs and How to Improve the Potential of these Environmental Management Approaches in SMEs and How to Impro- Management – Advances in Strategy and Methodology, Springer, pp. bacco in Uruguay; Chiu, T.-Y., Lo, S.-L., Tsai, Y.Y., (2012), Establishing Approaches for the Usage in SMEs, The IMRE Journal 1 (2), pp. 1-10, ve the Potential of these Approaches for the Usage in SMEs, The IMRE 183-202, indagine del 2014 effettuata in Spagna su 57 imprese certi- an integration-energy-practice model for imprving energy performance indagine effettuata su un campione di Piccole e Medie imprese registrate Journal 1 (2), pp. 1-10, indagine effettuata su un campione di Piccole e ficate ISO 50001; Tutterow, V., (2014), ISO 50001 – Case studies and indicators in ISO 50001 energy management systems, Energies 5 (12), EMAS o ISO 14001; Price, T., (2007), ISO 14001: transition to champion, Medie imprese registrate EMAS o ISO 14001; Milieu and RPA, (2009), lessons learned so far, Energy Systems Laboratory, http://hdl.handle. pp. 5324-5339, caso studio su imprese che hanno adottato la certifica- Environmental Quality Management 16 (3), pp. 11-23, relativo a uno stu- Study on the Costs and Benefits of EMAS to Registered Organisations. net/1969.1/152166, basato su casi studio di imprese statunitensi con zione ISO 50001. dio su un campione di imprese certificate ISO 14001 nel Regno Unito; Final Report for DG Environment of the European Commission under certificazione ISO 50001; S.B.R.G.K. Samarakoon and P.A.D. Rajini, Emilsson, S., Hjelm, O., (2005), Development of the use of standardized Study Contract No. 07.0307/2008/517800/ETU/G.2. Retrieved from: (2013), Enablers and barriers of implementating ISo 50001 – Energy certificazione FSC , si citano questi studi: Klassen, A., Romero, C., Putz, environmental management systems (EMS) in local authorities, Corpo- http://ec.europa.eu/environment/emas/pdf/news/costs_and_benefi- mananagement systems (EnMS) in Sri Lankan context, The second F.E., (2014), Forest Stewardship Council certification of natural forest rate Social Responsibility and Environmental Management 12 (3), pp. ts_of_emas.pdf. world construction symposium 2013: socio-economic sustainability in Infine, per quanto riguarda le barriere incontrate da chi ha adottato la ® 196 197 / BIBLIOGRAFIA construction, 14-15 June 2013, Colombo, Sri Lanka, studio sull’imple- che individua che l‘adesione a ISO 14001 è correlata con l’applicazione di Secretariat 2012: The ISO Survey of Management System Standard Cer- for the Environment, Flash Eurobarometer 256, Secondo quest’ultima in- mentazione della certificazione ISO 5001 in Sri Lanka. brevetti in tema ambientale a livello di paese. tifications – 2012, Executive summary; PEFC, (2014). PEFC Global Stati- dagine, relativa al 2009, la consapevolezza dell’Ecolabel è maggiore in Li- Sulla relazione tra le etichette di prodotto e l’innovazione si ci- stics: SFM & CoC Certification (data December 2014); Forest Stewardship tuania, Danimarca ed Estonia e minore nel Regno Unito, in Italia e Svezia. Certificazione e innovazione tano Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M., Kahlenborn, W., Freier, I., Rubik, Council, (2014), Global Market Survey Report; Textile Exchange Organic Sulla certificazione EMAS, lo studio che indaga il ruolo di vari stakehol- Nel caso di EMAS e innovazione, si cita Adelphi e Scuola Superiore F., Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott, A., Nielsen, B. Content Standard(2013)https://www.textileexchange.org/upload/Inte- ders nello stimolare le organizzazioni ad adottare azioni per il migliora- Sant’Anna, (2015), EMAS Evaluation Study, realizzato nel 2014 su un and A. Petersen, (2006), EVER: Evaluation of EMAS and Eco-Label for grity/Standards/OCS/Organic%20Content%20Standard%20v1.pdf mento ambientale è il seguente: EMAS implementation in the EU: level campione di 467 organizzazioni europee registrate EMAS, che ha analiz- their Revision. Research Findings. Final report by IEFE, Bocconi, adelphi zato, tra l’altro, gli effetti della certificazione sui vari tipi di innovazione; consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European Commission, Part Reputazione delle certificazioni Survey on European EMAS organizations (Scuola Superiore Sant’Anna), Rennings, K., Ziegler A., Ankeleb, K., Hoffmann, E., (2006), The influen- I-II. Brussels: European Commission, studio che individua le innovazio- Gli studi relativi alla reputazione delle certificazioni considerati per la ste- November 2013, studio su 224 organizzazioni del settore privato regi- ce of different characteristics of the EU environmental management and ni di prodotto come il beneficio meno importante ottenuto attraverso il sura del presente capitolo sono i seguenti. strate EMAS. Secondo lo studio, le amministrazioni pubbliche stimolano auditing scheme on technical environmental innovations and economic marchio; Kjeldsen U.B., Wied M., Lange P., Tofteng M., Lindgaard K. , Per quanto riguarda la reputazione verso la certificazione FSC® si cita l’adozione di azioni di miglioramento ambientale nelle aziende, soprat- performance, Ecological Economics 57, pp.45-59, studio che analiz- The Nordic Swan and Companies. It is worthwhile to acquire the Swan lo studio Forest Stewardship Council, (2014), Global Market Survey Re- tutto in Italia, Portogallo; mentre il ruolo dei consumatori in tal senso è za l’impatto di EMAS sulle innovazioni ambientali tecnologiche e sulla Label? Nordic Council of Ministers. 2014 port, https://ic.fsc.org/fsc-global-market-survey-report.585.htm, (il 90% più rilevante nelle imprese certificate EMAS in Austria e Danimarca, ma of adoption, benefits, barriers and regulatory relief, B.R.A.V.E. Project – ® performance economica su 1277 imprese registrate EMAS in Germania; Altri studi consultati per questa sezione sono Ziegler, A., Seijas Nogare- degli operatori rispondenti crede che la certificazione FSC rende un’or- anche in Regno Unito; lo studio realizzato nel 2014 da Adelphi e Scuola EMAS implementation in the EU: level of adoption, benefits, barriers and da, J., (2009), Environmental Management Systems and Technological ganizzazione credibile). L’indagine misura anche la percentuale di prodot- Superiore Sant’Anna, (2015), EMAS Evaluation Study, su un campione di regulatory relief, B.R.A.V.E. Project – Survey on European EMAS orga- Environmental Innovations: Exploring the Causal Relationship, Resear- ti FSC® venduti (su un totale di 3507 risposte) e acquistati (3448 risposte). 467 organizzazioni europee registrate EMAS individua tra i principali be- ® nizations (Scuola Superiore Sant’Anna), November 2013, studio su 224 ch Policy 38 (5), pp. 885-893, studio su un campione di 2.399 imprese Sulla conoscenza del logo FSC , si cita lo studio FSC/GfK Global Consu- nefici ottenuti dalle organizzazioni grazie ad EMAS il miglioramento delle organizzazioni del settore privato registrate EMAS che individua che il con sistema di gestione EMAS o ISO 14001; Frondel, M.; Horbach J., mer Brand Positioning, (September 2013). L’indagine ha riguardato oltre relazioni con gli stakeholders e l’aumento della soddisfazione del consu- 40% delle imprese registrate EMAS ha aumentato gli investimenti green. Rennings, K., (2008), What triggers environmental management and 9000 partecipanti in 11 mercati; FSC®, Market info pack: an overview of matore; European Commission, (2012), 3 X 3. Good reasons for EMAS. Per quanto riguarda gli studi su ISO 14001 e innovazione, si cita Kara- innovation? Empirical evidence for Germany, Ecological Economics 66 recent trends and current status of FSC® certification, (July 2014). Improve your environmental performance with the premium standard in petrovica, S., Casadesús, M., (2009), Implementing environmental with (1), pp.153-160, indagine relativa a imprese manifatturiere tedesche che Sul marchio ECOLABEL, le fonti considerate sono: Commissione Euro- environmental management other standardized management systems: Scope, sequence, time and in- analizza la relazione tra attività di innovazione e adozione di un sistema pea, (2011),Il fiore. Il marchio Europeo di qualità ecologica, notiziario n. http://www.emas.de/fileadmin/user_upload/06_service/PDF-Da- tegration, Journal of Cleaner Production 17 (5), pp. 533-540, studio su di gestione ambientale. 02/2011, http://ec.europa.eu/environment/ecolabel/news/newsletter_ teien/3x3_good_reasons_for_EMAS.pdf; 176 organizzazioni certificate secondo lo standard ISO 14001 e ISO 9001; Altri documenti consultati: Commissione Europea, (2013). 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Report,Survey coordina- European Commission, (2009), Europeans’ attitudes towards the issue ted by the Directorate-General for Communication, Special Eurobaro- of sustainable consumption and production, Analytical report, Survey meter 416, ISBN: 978-92-79-39763-9; DOI: 10.2779/25662, indagine coordinated by the Directorate-General for Communication, The Gal- effettuata nel 2014 nei 28 Stati Membri dell’Unione Europea a oltre lup Organisation, Hungary, at the request of the Directorate-General 27000 rispondenti; European Commission, (2013). Attitudes of Euro- for the Environment, Flash Eurobarometer 256, indagine effettuata nel peans towards building the single market for green products . Report, 2009 su 26500 cittadini nei 27 Stati Membri dell’Unione Europea e in Survey coordinated by the Directorate-General for Communication, Croazia. 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CARTA, NELLE ACQUE, DETERSIVI E SARIFIUTI, SUOLO, PONI, PRODOTTI BIODIVERSITÀ, TESSILI) RISORSE NATURALI, ENERGIA, RUMORE, ODORI NO 1992 SÌ NO SÌ 203 203 / TABELLA: ORIENTARSI TRA LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI CERTIFICAZIONE LIVELLI NAZIONALE/ DI SISTEMA/ DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO PRIVATA/ PUBBLICA PRESENZA DI MARCHIO PER MERCATO FINALE EMAS LIVELLO 6 EXTRANAZIONALE SISTEMA PUBBLICA NO ENERGY STAR LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE PRODOTTO PUBBLICA SI FAIRTRADE LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SI ASPETTI PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI SETTORI DI APPLICAZIONE ESTENSIONE ALLA FILIERA ANNO DI NASCITA COMPONENTE AMBIENTALE ESCLUSIVA CERTIFICAZIONE TUTTI NO 1993 SÌ GLOBAL G.A.P. LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE PRESTAZIONI/ APPARECCHIAPRESCRIZIONI TURE ELETTRONICHE, EDIFICI, ELETTRODOMESTICI NO 1992 NO GLOBAL RECYCLE STANDARD LIVELLO 5 EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PRODOTTI TESSIATMOSFERA, PRESCRIZIONI/ LI, ARTIGIANATO, ACQUA, DIVIETI CIOCCOLATO, TÈ, RIFIUTI, SUOLO, CAFFÈ BIODIVERSITÀ, RISORSE NATURALI, ENERGIA, RUMORE, ODORI, STANDARD SOCIALI, ECONOMICI SÌ GOTS (GLOBAL ORGANIC TEXTILE STANDARD) EMISSIONI IN MIGLIORAMENTO ATMOSFERA, SCARICHI NELLE ACQUE, RIFIUTI, SUOLO, BIODIVERSITÀ, RISORSE NATURALI, ENERGIA, RUMORE, ODORI ENERGIA 1997 PRIVATA/ PUBBLICA PRESENZA DI MARCHIO PER MERCATO FINALE ESTENSIONE ALLA FILIERA ANNO DI NASCITA COMPONENTE AMBIENTALE ESCLUSIVA PRODOTTO PRIVATA SI FOOD SAFETY, PRESTAZIONI/ FOOD (PRODURINTRACCIABILI- PRESCRIZIONI ZIONE PRIMARIA TÀ E GESTIONE, - AGRICOLTURA, EMISSIONI IN ALLEVAMENTO, ATMOSFERA, ACQUACOLTUSCARICHI RA) E PIANTE NELLE ACQUE, ORNAMENTALI RIFIUTI, SUOLO, BIODIVERSITÀ, RISORSE NATURALI, ENERGIA, RUMORE, ODORI, ASPETTI SOCIALI SÌ 2000 NO EXTRANAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SI RIFIUTI, RIRICLO, PRESTAZIONI/ ENERGIA, ACQUA, PRESCRIZIONI ASPETTI SOCIALI, SICUREZZA, SALUTE PRODOTTI TESSILI SÌ 2008 NO LIVELLO 3 EXTRANAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SI RISORSE, RI- PRESTAZIONI/ FIUTI, ENERGIA, PRESCRIZIONI/ SUOLO, RUMORE, DIVIETI SCARICHI IDRICI, EMISSIONI IN ATMOSFERA, ASPETTI SOCIALI PRODOTTI TESSILI SÌ 2005 NO GREEN SEAL (STATI UNITI) LIVELLO 4 NAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SI EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PIÙ CATEGORIE ATMOSFERA, PRESCRIZIONI/ DI PRODOTTO ACQUA, DIVIETI RIFIUTI, SUOLO, BIODIVERSITÀ, RISORSE NATURALI, ENERGIA, RUMORE, ODORI, SICUREZZA NO 1989 NO ISO 14001 LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE SISTEMA PRIVATA NO EMISSIONI IN MIGLIORAMENTO ATMOSFERA, SCARICHI NELLE ACQUE, RIFIUTI, SUOLO, BIODIVERSITÀ, RISORSE NATURALI, ENERGIA, RUMORE, ODORI NO 1996 SÌ NO FOS (FRIENDS OF THE SEA) LIVELLO 5 NAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SI BIODIVERSITÀ, PRESTAZIONI/ FOOD (SETTORE ACQUA, ASPETTI PRESCRIZIONI ITTICO) SOCIALI SÌ 2005 NO FSC LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SI BIODIVERSITÀ, PRESTAZIONI/ FORESTE, PROACQUA, RIFIUTI, PRESCRIZIONI DOTTI IN LEGNO, SUOLO, RISORSE, CARTA, DERIVATI STANDARD DALLA CELLUSOCIALI LOSA, PRODOTTI FORESTALI NON LEGNOSI SÌ 1993 NO 204 LIVELLI NAZIONALE/ DI SISTEMA/ DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO ASPETTI PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI SETTORI DI APPLICAZIONE TUTTI 205 / TABELLA: ORIENTARSI TRA LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI CERTIFICAZIONE LIVELLI NAZIONALE/ DI SISTEMA/ DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO PRIVATA/ PUBBLICA PRESENZA DI MARCHIO PER MERCATO FINALE ASPETTI PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI SETTORI DI APPLICAZIONE ESTENSIONE ALLA FILIERA ANNO DI NASCITA COMPONENTE AMBIENTALE ESCLUSIVA CERTIFICAZIONE ACQUA MISURAZIONE TUTTI SÌ 2014 SÌ MSC (MARINE STEWARDSHIP COUNCIL) LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE NF ENVIRONNEMENT (FRANCIA) LIVELLO 4 NORDIC SWAN ISO 14046 WATER FOOTPRIN LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE PRODOTTO/ SISTEMA PRIVATA NO ISO 14064 CARBON FOOTPRINT DI SISTEMA LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE SISTEMA PRIVATA NO EMISSIONI GAS MISURAZIONE SERRA TUTTI SÌ 2006 SÌ ISO 14067 CARBON FOOTPRINT DI PRODOTTO LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SÌ EMISSIONI GAS MISURAZIONE SERRA TUTTI SÌ 2013 SÌ ISO 20121 LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE SISTEMA PRIVATA NO RISORSE, PRESTAZIONI/ RIFIUTI, ACQUA, PRESCRIZIONI EMISSIONI IN ATMOSFERA, RUMORE, ENERGIA, SUOLO, ASPETTI SOCIALI, ECONOMICI EVENTI NO 2012 NO ISO 50001 LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE SISTEMA PRIVATA NO TUTTI NO 2011 SÌ LEAF MARQUE LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SÌ AGRICOLTURA NO 2008 NO LEED MILIEUKEUR (PAESI BASSI) 206 LIVELLO 4 LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE A PREVALENZA NAZIONALE PRODOTTO PRODOTTO PRIVATA PRIVATA SÌ SI ENERGIA MIGLIORAMENTO ENERGIA, PRESTAZIONI/ ACQUA, SUOLO, PRESCRIZIONI EMISSIONI IN ATMOSFERA, RIFIUTI, RISORSE, ASPETTI SOCIALI, ECONOMICI ENERGIA, MATERIALI, EFFICIENZA PRESTAZIONI / PRESCRIZIONI EDIFICI EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PIÙ CATEGORIE ATMOSFERA, PRESCRIZIONI/ DI PRODOTTO ACQUA, RIFIUTI, DIVIETI SUOLO, BIODIVERSITÀ, ENERGIA, RUMORE E ODORI, ASPETTI SOCIALI NO NO 1998 1992 LIVELLI NAZIONALE/ DI SISTEMA/ DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO PRIVATA/ PUBBLICA PRESENZA DI MARCHIO PER MERCATO FINALE PRODOTTO PRIVATA SI A PREVALENZA NAZIONALE PRODOTTO PRIVATA LIVELLO 5 A PREVALENZA NAZIONALE PRODOTTO ORGANIC CONTENT STANDARD LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE PANNELLO ECOLOGICO LIVELLO 2 ESTENSIONE ALLA FILIERA ANNO DI NASCITA COMPONENTE AMBIENTALE ESCLUSIVA BIODIVERSITÀ, PRESTAZIONI/ FOOD (PRODOTTI ACQUA, ASPETTI PRESCRIZIONI ITTICI) SOCIALI SÌ 1999 NO SI EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PIÙ CATEGORIE ATMOSFERA, PRESCRIZIONI DI PRODOTTO ACQUA, RIFIUTI, SUOLO, BIODIVERSITÀ, ENERGIA, RUMORE, ODORI, ASPETTI SOCIALI NO 1991 NO PUBBLICA SI EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ ALCUNE CATEGOATMOSFERA, PRESCRIZIONI/ RIE DI PRODOTTI ACQUA, DIVIETI (ES. CARTA, RIFIUTI, SUOLO, CANCELLERIA, BIODIVERSITÀ, STAMPANTI, IMRISORSE NATUBALLAGGI A USO RALI E ENERGIA, ALIMENTARE) RUMORE E ODORI NO 1989 SÌ PRODOTTO PRIVATA SI RISORSE, RI- PRESTAZIONI/ FIUTI, ENERGIA, PRESCRIZIONI SUOLO, RUMORE, SCARICHI IDRICI, EMISSIONI IN ATMOSFERA, ASPETTI SOCIALI PRODOTTI TESSILI SÌ 2014 NO EXTRANAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SI PANNELLO REALIZZATO AL 100% IN LEGNO RICICLATO NO 1995 SÌ PEFC LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SI BIODIVERSITÀ, PRESTAZIONI/ FORESTE, PROACQUA, RIFIUTI, PRESCRIZIONI DOTTI IN LEGNO, SUOLO, RISORSE, CARTA, DERIVATI STANDARD DALLA CELLUSOCIALI LOSA, PRODOTTI FORESTALI NON LEGNOSI SÌ 1998 NO NO NO ASPETTI RICICLO, RIUSO PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI DIVIETI SETTORI DI APPLICAZIONE 207 / TABELLA: ORIENTARSI TRA LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI CERTIFICAZIONE LIVELLI NAZIONALE/ DI SISTEMA/ DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO PRIVATA/ PUBBLICA PRESENZA DI MARCHIO PER MERCATO FINALE ASPETTI PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI SETTORI DI APPLICAZIONE ESTENSIONE ALLA FILIERA ANNO DI NASCITA COMPONENTE AMBIENTALE ESCLUSIVA PROTOCOLLO ITACA LIVELLO 6 NAZIONALE PRODOTTO PUBBLICA SÌ ENERGIA PRESTAZIONI / PRESCRIZIONI EDIFICI NO 2004 NO REMADE IN ITALY LIVELLO 5 EXTRANAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SI RICICLO PRESTAZIONI/ PRESCRIZIONI MATERIALI RICICLATI,SEMILAVORATI E PRODOTTI FINITI CHE CONTENGONO MATERIALI RICICLATI SÌ 2013 SÌ RSPO – OLIO DI PALMA SOSTENIBILE LIVELLO 4 EXTRANAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SI SUOLO, PRESTAZIONI/ FOOD (OLIO DI BUIODIVERSITÀ, PRESCRIZIONI/ PALMA) TRACCIABILITÀ, MIGLIORAMENTO ASPETTI SOCIALI NO 2004 NO RTRS – ROUND TABLE FOR SUSTAINABLE SOY LIVELLO 4 EXTRANAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SI SUOLO, MIGLIORAMENTO FOOD (SOIA) BUIODIVERSITÀ, TRACCIABILITÀ, ASPETTI SOCIALI, ECONOMICI SÌ 2010 NO STEP LIVELLO 3 EXTRANAZIONALE SISTEMA PRIVATA NO RISORSE, PRESTAZIONI/ RIFIUTI, PRESCRIZIONI/ SCARICHI IDRICI, DIVIETI EMISSIONI IN ATMOSFERA, STANDARD SOCIALI E SICUREZZA DEI PRODOTTI (CHIMICA) NO 2013 NO UMWELTZEICHEN (AUSTRIA) LIVELLO 4 NAZIONALE PRODOTTO PUBBLICA SÌ EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PIÙ CATEGORIE ATMOSFERA, PRESCRIZIONI DI PRODOTTO, ACQUA, RIFIUTI, TURISMO SUOLO, BIODIVERSITÀ, ENERGIA, RUMORE E ODORI, ASPETTI SOCIALI NO 1990 NO UNI 11233 – PRODUZIONE INTEGRATA LIVELLO 5 NAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SÌ BUONE PRATI- PRESCRIZIONI FOOD (ORTOCHE AGRICOLE FRUTTA, FRESCA E TRASFORMATA) SÌ 2009 NO 208 PRODOTTI TESSILI CERTIFICAZIONE LIVELLI NAZIONALE/ DI SISTEMA/ DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO PRIVATA/ PUBBLICA PRESENZA DI MARCHIO PER MERCATO FINALE UTZ LIVELLO 4 EXTRANAZIONALE PRODOTTO PRIVATA SÌ V.I.V.A. SUSTAINABLE WINE LIVELLO 4 NAZIONALE PRODOTTO PUBBLICA SÌ ASPETTI PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI SETTORI DI APPLICAZIONE SOSTENIBILITÀ MIGLIORAMENTO FOOD (CAFFÈ, SOCIALE, ACQUA, CACAO, NOCCIOENERGIA, LE E TÈ) RIFIUTI, BIODIVERSITÀ, SUOLO, CAMBIAMENTI CLIMATICI EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ ATMOSFERA, PRESCRIZIONI ACQUA, SUOLO FILIERA VITE-VINO ESTENSIONE ALLA FILIERA ANNO DI NASCITA COMPONENTE AMBIENTALE ESCLUSIVA SÌ 2002 NO SÌ 2011 NO 209 / NOTE NOTE [1] D’ora in avanti, nel presente lavoro, si farà riferimento a marchi, [8] Per approfondimenti sul tema si veda http://saponetteverdi. no di Categoria 1B/2, mentre era stata classificata come un cancerogeno maniera significativa lo stato iniziale dell’impresa). certificazioni e standard ambientali indicandoli, nel complesso, come com/2012/01/10/iso-14063-linee-guida-per-la-comunicazione-ambienta- di Categoria 2/3 (dal Regolamento (CE) n. 1272/2008. [17] ‘certificazioni ambientali’, ‘marchi ambientali’, ‘marchi ecologici’. le/5 Ved. anche appendice 2. [14] posito del proprio Bilancio al Registro delle Imprese. Una condizione [2] Per una descrizione dei pricipali green standard si veda l’appendice 1 [9] in Europa, accreditato dall’ IOAS-International Organic Accreditation Service. dell’approccio adottato riguarda l’implicita esistenza al 2013 delle azien- [3] Un numero maggiore di soggetti terzi coinvolti nel processo di certifi- [10] [15] de esistenti al 2009. In altre parole sono state necessariamente escluse Si veda la bibliografia in appendice La norma ISO 22005 sulla rintracciabilità di filiera nasce sulla scorta Organismo di certificazione italiano di prodotti biologici e uno dei maggiori Si può parlare in tal caso del “Problema fondamentale dell’inferenza cau- I dati di bilancio sono ottenibili per società di capitali tenute al de- cazione porta con sé evidentemente maggiori garanzie. Non è necessa- delle norme UNI 10939, dal lavoro di un ente italiano (CSQA), riconosciuto sale” (si veda P.W. Holland, Statistical and Causal Inference, Journal of the dall’analisi società la cui attività si è conclusa nell’intervallo 2009-2013. riamente vero il contrario, come dimostra il caso di Detox (Greenpeace): prima a livello europeo e poi internazionalmente recepito nelle norme ISO. American Statistical Association, Vol. 81, No. 396 (Dec. 1986), 945-960. [18] nonostante si collochi in questa classificazione solo al secondo livello, [11] [16] Andrebbe considerato che questa “certificazione” costituisce una “as- imprese extra-agricole, attraverso la procedure di accoppiamento di archivi grazie a meccanismi che garantiscono la trasparenza (anche col coin- Paesi, è flessibile (prevede formulazioni differenziate tra nuove costruzioni, severazione” della sostenibilità (in termini di CO2 NON emessa) dei bioli- si è registrata una diminuzione del collettivo di partenza di circa il 14%, volgimento indiretto del pubblico dei consumatori) offre livelli molto alti di edifici esistenti, piccole abitazioni) articolato e molto rigoroso. quidi o biocarburanti immessi in commercio ai fini e ai sensi della direttiva riguardante imprese agricole, associazioni e altre forme specifiche escluse sicurezza riguardo alle affermazioni delle imprese. [12] La Rete CARTESIO (Cluster, Aree Territoriali e Sistemi di Impresa 2009/28/CE. Chi vuole commercializzare bioliquidi e/o biocarburanti cui dalla operazione di record linkage e pertanto dalle analisi successive. [4] Omogenei, www.retecartesio.it) è una rete coordinata dalle Regioni Emilia sono riconosciuti gli incentivi previsti dalla UE, è tenuto “ope legis” ad ot- [19] dell’Ambiente. Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Sardegna e Toscana per sviluppare tenere questa certificazione (tipicamente di prodotto). Ai fini della ricerca, studio, vista soprattutto la mancanza delle aziende agricole con certifi- [5] approcci sostenibili alla gestione del territorio. La Rete ricerca e promuove pur trattandosi di una certificazione volontaria (è sempre possibile rinun- cazione biologica, e la non esaustività delle imprese certificate censite. ciare agli incentivi e agevolazioni suddette), il dato di crescita risultante [20] Per la nota informativa sul sondaggio ved. Appendice 3. Ipsos, “REPUTAZIONE E CRISIS MENAGEMENT”, rilevazione 20-27 Ogni Paese ne ha uno: quello italiano è istituito presso il Ministero Il sistema di gestione ambientale rappresenta uno strumento che per- mette ad un’organizzazione di rispettare le normative vigenti e di svilup- Leadership in Energy and Environmental Design. Applicato in oltre 140 soluzioni collettive fondate sulla collaborazione tra soggetti pubblici e pri- Si tenga conto che nel passaggio da unità in possesso di certificazioni a I risultati sono relativi esclusivamente all’universo di riferimento dello pare un sistema di autocontrollo che identifica e gestisce gli impatti che vati attivi su Cluster o Aree Omogenee. Per Cluster ed Aree Omogenee si potrebbe essere influenzato dal fatto che alcune (molte) imprese sono [21] essa ha o potrebbe avere sull’ambiente. intendono aree industriali, aree urbane e altri ambiti territoriali con proble- nate per effettuare questo business. Quindi, prima di certificarsi il loro fat- ottobre, Indagini CAWI, 900 interviste, campione nazionale rappresenta- [6] matiche e sinergie simili. turato potrebbe essere stato minimo, o addirittura zero, dopo la certifica- tivo popolazione 18-74 anni. tion-with-a-certification-for-event-sustainability--7166 [13] La formaldeide è stata recentemente riclassificata, riconoscendone la zione il business è stato avviato, e quindi la performance statisticamente [22] [7] maggiore nocività, nel Regolamento (UE) n.605/2014 come un canceroge- molto alta, seppure ottenuta in modo del tutto particolare (influenzando in Vito Gulli. https://www.dnvgl.com/news/milan-expo-2015-first-universal-exposi- Ved. anche appendice 2. 210 Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito 211 / NOTE [23] Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito [29] Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito Marco Caprai. Alessandro Saviola, Alberto Bottoli ed Enrico Canoro. [24] [30] Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito Mimmo Casillo e Rocco Modugno. Gabriele Centazzo. [25] [31] Per il presente capitolo si ringraziano per le informazioni e l’aiuto fornito Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito Giovanni Bozzo e Riccardo Mongiovetti. Giovanni Zucchi e Anna Bonisoli Alquati. [26] [32] Per il presente capitolo si ringraziano per le informazioni e l’aiuto I livelli, secondo questo schema di classificazione, riflettono il nu- fornito Stefano Torrenti e Sara Abbatecola. mero di soggetti coinvolti nel processo di certificazione, secondo lo [27] schema illustrato nel cap.1.2.: un numero maggiore porta con sé, gene- Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito Giuseppe Pinzolo e Stefano Carniccio. ralmente, maggiori garanzie. Non è necessariamente vero il contrario. [28] Vedi il relativo capitolo. Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito Angelo Radici e Filippo Servalli. CERTIFICARE PER COMPETERE DALLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI NUOVA FORZA AL MADE IN ITALY Finito di stampare nel mese di febbraio 2016 ISBN 9788899265038 212 213 CLOROS SRL Piazza Villafranchetta, 3 cap 37069 Villafranca di Verona (VR) tel. +39 045 2050162 fax. +39 045 2050173 www.cloros.it SYMBOLA FONDAZIONE PER LE QUALITÀ ITALIANE Via Maria Adelaide, 8 cap 00196 Roma (RM) tel. +39 06 45430941 fax. +39 06 45430944 www.symbola.net