dalle certificazioni ambientali nuova forza al made in italy

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dalle certificazioni ambientali nuova forza al made in italy
CERTIFICARE
PER COMPETERE
DALLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI NUOVA FORZA AL MADE IN ITALY
I quaderni di Symbola
COORDINAMENTO
AUTOMAZIONE:
Marco Frey Presidente comitato scientifico Fondazione
Enrico Annacondia UCIMU;
Symbola, Nando Pagnoncelli Amministratore delegato Ipsos
ABBIGLIAMENTO-TESSILE:
Italia, Riccardo Caliari CEO Cloros, Domenico Sturabotti
Paolo Foglia Icea, Aurora Magni Blumine.
Direttore Fondazione Symbola, Fabio Renzi Segretario
generale Fondazione Symbola, Filippo Trifiletti Direttore
PROGETTO GRAFICO
generale Accredia, Piero Bonato Direttore generale CSQA.
Bianco Tangerine s.n.c.
GRUPPO DI LAVORO
SI RINGRAZIANO
Elena Battellino Accredia, Tiberio Daddi Scuola Su-
Pierdomenico Baldazzi CSI S.p.A., Giusy Bettoni C.l.a.s.s.,
periore Sant’Anna di Pisa, Lisa D’Emidio Fondazione
Elisa Boscherini Anfia, Sergio Botta Studio Botta & Associati,
Symbola, Maria Rosa De Giacomo Scuola Superiore
Massimiliano Bottaro Ispra, Renato Brocchetta Rubinette-
Sant’Anna di Pisa, Daniele Di Stefano Fondazione Sym-
rie Bresciane Bonomi, Marco Cappellini CEO Matrec, Giusep-
bola, Monia Fresiello Cloros, Elisa Mizzoni Fondazio-
pe Caruso Zordan, Umberto Chiminazzo Certiquality, Ales-
ne Symbola, Alessandro Seno Accredia.
sio Cuccu Lago, Fulvio D’Alvia RetImpresa, Angela De Pinto
CSI S.p.A., Barbara De Rui Centrocot, Gianluca Di Giulio Ac-
FOCUS SETTORIALI
credia, Simona Faccioli ReMade in Italy, Matteo Favero FSC®
AGROALIMENTARE:
Italia, Diego Florian FSC® Italia, Marco Fossi FederlegnoAr-
Maria Chiara Ferrarese CSQA, Irene Grigoletto CSQA,
redo, Teresa Gargiulo FederlegnoArredo, Raoul Gatti Csi
Marco Tonni Studio Agronomico Sata, Michele Zema CSQA;
S.p.A., Giovanni Manzotti CCIAA Macerata, Michela Possa-
ARREDO-CASA:
gno Arper, Emanuele Riva Accredia, Armando Romaniello
Omar Degoli FederlegnoArredo, Marco Clementi CSI
Certiquality, Carla Sanz Accredia, Andrea Serri Confindustria
S.p.A., Teresa Gargiulo FederlegnoArredo;
Ceramica, Fabrizio Tironi Flos, Giovanni Tribbiani PEFC.
La riproduzione e/o diffusione parziale o totale delle informazioni contenute nel presente volume è consentita esclusivamente
con la citazione completa della fonte: “Certificare per competere. Dalle certificazioni ambientali nuova forza al Made in Italy”
Le emissioni di CO2 legate alla stampa di questo volume sono state compensate tramite l’acquisto di crediti provenienti
dal progetto Improved Cook Stoves in Chamanculo C, Maputo (Mozambique) - GS1247 vpa 23
PARTNER
CON IL PATROCINIO DI
CERTIFICARE PER
COMPETERE
DALLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI
NUOVA FORZA AL
MADE IN ITALY
0. PREMESSA
INDICE
01 2 3 /
0
PREMESSA
1
CERTIFICAZIONI E
MARCHI AMBIENTALI
1.1. Dalle origini ai nostri giorni
1.2. Orientarsi tra le certificazioni
ambientali
1.3. Certificazioni ambientali in numeri:
diffusione e trend
1.4. Cinque vantaggi offerti
dai marchi ambientali
1.4.1. Miglioramento
dei profili ambientali
1.4.2. Vantaggi burocratici
1.4.3. Apertura di nuovi mercati
e acquisti verdi
1.4.4. Reputazione
1.4.5. Maggiore propensione
all’innovazione
1.5. Prototipi di futuro:
le tendenze in atto
1.6. Fattori di successo di marchi
e certificazioni ambientali
4
16
23
38
41
42
42
46
2
CERTIFICAZIONI
AMBIENTALI
E COMPETITIVITÀ
DAL MADE IN ITALY
2.1. Agroalimentare
2.2. Arredo-casa
2.3. Automazione
2.4. Abbigliamento-Tessile
2.5. Marchi ambientali e performance
economiche d’impresa
2.6. Un potenziale inespresso:
conoscenza e attenzione
degli italiani per le certificazioni
ambientali
3
CASI STUDIO
67
78
87
90
99
3.1. Asdomar
3.2. Caprai
3.3. Gruppo Casillo
3.4. Flainox
3.5. Florim
3.6. Miroglio Textile
3.7. Radici Group
3.8. Saviola Holding
3.9. Valcucine
3.10. Oleificio Zucchi
/
128
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136
140
143
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154
158
162
/ Appendice
/ Appendice 1. Le principali
certificazioni ambientali
/ Appendice 2. Vantaggi burocratici
/ Appendice 3. Nota informativa
al paragr. 2.6.
/ Bibliografia generale
/ Bibliografia specifica
/ Sitografia
/ Tabella: Orientarsi tra le certificazioni
ambientali
/ Note
168
170
183
186
188
190
201
202
210
115
43
51
56
5
0. I MARCHI AMBIENTALI
PREMESSA
6
7
0. PREMESSA
M
ISURA CIÒ CHE È MISURABILE,
E RENDI MISURABILE CIÒ CHE NON LO È
“
“
Galileo Galilei
1,5 punti percentuali. Ancora meglio nell’occupazione, dove
Miroglio Textile, Radici Group, Saviola Holding, Valcuci-
lo spread arriva a 3,8 punti percentuali: le certificate han-
ne, Oleificio Zucchi – il presente rapporto, il primo nel suo
no visto crescere gli addetti del 4%, le altre dello 0,2%. Con
genere, può avere un valore importante per il mondo delle
vantaggi particolarmente spiccati nel tessile abbigliamento
certificazioni anche perché è condotto in un Paese, l’Italia,
Oltre 450 in tutto il mondo, con una media di 12 new entry
to delle performance – ambientali, certamente, ma anche
(spread nel fatturato +3,6) e nell’automazione (spread per
che è un laboratorio d’eccezione. Con una tensione im-
ogni anno. Quello delle certificazioni e dei marchi ambien-
economiche – delle imprese. Un elemento determinante
gli addetti +3,9). Questi dati medi ci dicono che le certifica-
portante del settore produttivo verso la green economy: il
tali è un mare magnum fatto di strumenti rigorosissimi che
nel cammino delle aziende, e del Paese, verso la qualità.
zioni giovano alle imprese di ogni dimensione. Se però zoo-
24,5% delle nostre imprese (una su quattro) dall’inizio della
convivono con operazioni di puro greenwashing. Fatto di
Ancora una volta non solo ambientale: perché, come segna-
miamo sui risultati nelle diverse dimensioni aziendali (pic-
crisi ha fatto investimenti green. Conquistando al Paese una
marchi semplici ed efficaci ma anche sigle e simboli poco
liamo nel rapporto, una certificazione ambientale porta con
cole, medie e grandi), ci accorgiamo che sono soprattutto le
leadership green in Europa: siamo primi tra i grandi paesi
comprensibili che non aiutano il consumatore a capire i
sé vantaggi nei dei bilanci, migliori rapporti con le imprese,
imprese più piccole ad ottenere maggiori vantaggi: le PMI
europei per eco-efficienza del sistema produttivo, all’avan-
prodotti che sta comprando, né le imprese a far conoscere
i consumatori, il territorio, la società e la Pubblica ammi-
(fino a 50 addetti) con certificazione ambientale registrano
guardia per quota di energia rinnovabile nella produzione
i propri comportamenti virtuosi. Di certificazioni percepite
nistrazione; acuisce l’attenzione alle richieste dei clienti,
uno spread di +4 punti nel fatturato (contro un +1,1 delle
elettrica (43,3%), siamo leader europei nel riciclo industria-
spesso dalle aziende esclusivamente come il biglietto da pa-
migliora la reputazione, rafforza quella tensione innovativa
medie, fino a 250 addetti, e un +0,6 punti delle grandi) e di
le (a fronte di un avvio a recupero industriale di oltre 163
gare per sperare di entrare nel mercato degli acquisti verdi
che è il cuore della sostenibilità e della green economy.
1,2 punti negli occupati (contro lo 0,6 o 0,7 delle altri classi).
milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili, nel nostro Paese
o tra i fornitori di alcune grandi imprese.
Partendo dalla costituzione del primo parziale database
Al Sud, poi, mentre fatturato e addetti vanno sotto zero per
sono stati recuperati 25 milioni di tonnellate, il valore asso-
Certificare per competere di Fondazione Symbola e Cloros
delle imprese del made in Italy (le 4A: Automazione, Abbi-
le imprese non certificate, quelle certificate (con uno spread
luto più elevato tra tutti i paesi del continente).
nasce proprio per dare – ai consumatori, alle aziende, ai
gliamento, Arredocasa, Alimentari) dotate di certificazioni
rispettivamente di +1,7 e +3,2) possono vantare mediamen-
In Italia cresce l’attenzione alla sostenibilità tra i consu-
tecnici – strumenti utili per mettere ordine nel composito
ambientali, e confrontandone le performance con quelle
te risultati positivi.
matori. Ed è evidente anche una spiccata propensione alle
mondo delle certificazioni ambientali. Che abbiamo passato
delle imprese non certificate di un corrispondente con-
L’export, come segnaliamo nel rapporto, è una delle moti-
certificazioni ambientali. Con oltre 24mila certificazioni,
ai raggi x, evidenziandone punti di forza e deficit (che pure
tro-campione, risulta quello che in tanti sostenevamo, e che
vazioni per quali le imprese scelgono di certificarsi: a ragio-
siamo il secondo paese al mondo per numero di certifica-
non mancano), e portando alla luce un aspetto sottovaluta-
molti invece negavano.
ne, visto che le imprese delle 4A con certificazione ambien-
ti ISO 14001, dopo la Cina (105mila). Il primo per numero
to, e spesso messo in discussione: una correlazione solida
In piena crisi, tra il 2009 e il 2013, le imprese delle 4A con
tale esportano nell’86% dei casi, mentre le non certificate
di certificazioni di prodotto EPD, il terzo per Ecolabel ed
tra certificazione e competitività delle aziende.
certificazione ambientale hanno visto i loro fatturati aumen-
nel 57%.
EMAS. Ancora: siamo il quinto paese del G20 per certifica-
Le certificazioni ambientali, infatti, possono essere un acce-
tare, mediamente, del 3,5%, quelle non certificate del 2%: le
Al di là di questi risultati – esemplificati anche dai 10 casi
zioni forestali di catena di custodia FSC®.
leratore di competitiva, un trampolino per il miglioramen-
certificazioni portano in dote, cioè, uno spread positivo di
studio: Asdomar, Caprai, Gruppo Casillo, Flainox, Florim,
Una vitalità che traspare anche da iniziative nazionali sulla
8
9
0. PREMESSA
tracciabilità di filiera agroalimentare, divenute poi la base
sta anche nel fatto che dichiarano (come appurato grazie
Resta molto ancora da fare, quindi, su diversi fronti: alfa-
quelli legati allo scandalo Volkswagen sulle emissioni, che
di schemi ISO (lo standard 22005). O nel legno-arredo: è
al sondaggio Ipsos curato per questo studio) di avere una
betizzazione dei consumatori finali e delle aziende, poten-
minaccia di intaccare la fiducia riposta in questi strumenti.
italiana, ad esempio, la prima sedia certificata EPD e nasce
buona conoscenza delle certificazioni ambientali: solo il
ziamento degli skills delle agenzie di certificazione, raffor-
Lungo questo cammino, Fondazione Symbola, nella mis-
anche da istanze italiane l’ampliamento della certificazione
19% afferma di non averle mai sentite nominare. A livello
zamento delle iniziative pubbliche, miglioramento degli
sione di leggere e promuovere le qualità italiane come chia-
FSC anche ai prodotti da legno riciclato.
di percezione emerge quindi una familiarità con le certi-
standard di certificazione ambientale esistenti e creazione
ve per affrontare le sfide che attendono il Paese, e Cloros,
L’Italia, insomma, rappresenta uno dei fronti più avanzati
ficazioni ambientali e il contesto green in cui si collocano.
di standard dedicati a settori che oggi ne sono orfani. Solo
uno dei protagonisti più attivi della filiera nazionale delle
in tema di certificazioni ambientali. Un dato che va letto in
Familiarità che, però, viene fortemente ridimensionata se
così le certificazioni ambientali possono ambire ad una
certificazioni, ritengono che Certificare per competere pos-
un quadro complessivo di riposizionamento competitivo
misuriamo l’effettiva conoscenza del tema. Se chiediamo di
maggiore diffusione, diventando un fattore strutturale nel-
sa dare un contributo utile: ai consumatori come ai decisori
delle nostre imprese nel segno della qualità e della green
indicare spontaneamente le certificazioni conosciute, solo
la crescita qualitativa del sistema produttivo italiano. Solo
pubblici e, soprattutto, al ricco e vitale tessuto delle imprese
economy; e della società verso una maggiore sobrietà.
il 39% è in grado dare una risposta. Ma di questo 39%, solo
così potranno arginare rischi ‘esterni’ come, ad esempio,
del made in Italy.
Ma che va anche contestualizzato. Nonostante questi pri-
un terzo (che significa circa il 15% degli italiani) dà una ri-
mati, e nonostante gli indubbi vantaggi che abbiamo ‘certifi-
sposta corretta. Il restante 85% no: indicando, invece, sigle
Riccardo Caliari
cato’ e misurato, la diffusione delle certificazioni ambientali
che appartengono solo genericamente alla sfera delle certi-
CEO Cloros
in Italia è tutt’altro che capillare. Qual è il problema? Cosa
ficazioni ambientali (UNI, ISO), enti di certificazione o isti-
ostacola una penetrazione all’altezza delle performance?
tuzioni come Arpa e Ispra, o fornendo risposte non coerenti
Diversi sono i fattori che abbiamo riscontrato sondando
col tema (DOP, ISO9001).
esperti, imprese e associazioni di categoria. In primis una
Oltre a questi limiti, vanno segnalati anche i deficit dell’a-
scarsa e inadeguata conoscenza delle certificazioni ambien-
zione pubblica di sostegno a questi strumenti, nonostante
tali – soprattutto dei benefici conseguiti – da parte delle
offrano evidenti vantaggi per la collettività: il green public
imprese che potrebbero, con grande vantaggio, certificarsi.
procurement e le semplificazioni burocratiche offerte ai
Scarsa conoscenza che ha tante cause, e che le società di cer-
soggetti certificati non sono ancora una motivazione suffi-
tificazioni non sempre riescono a superare trasmettendo la
ciente ad aumentare in tutti i settori produttivi le adesioni.
reale portata delle certificazioni.
Per non tacere, infine, i limiti insiti in alcuni standard, che
Scarsa alfabetizzazione anche dei consumatori finali. Tra
rendono l’adesione, soprattutto per alcuni settori, di fatto
cui è presente un discreto interesse green, che si manife-
impraticabile.
10
Ermete Realacci
Presidente Fondazione Symbola
11
1. I MARCHI AMBIENTALI
12
CERTIFICAZIONI E
MARCHI AMBIENTALI
13
1. I MARCHI AMBIENTALI
A
QUASI 40 ANNI DALLA NASCITA DELLA PRIMA ETICHETTA ECOLOGICA, (LA TEDESCA DER BLAUE ENGEL
È DEL 1978) E A CIRCA 20 ANNI DALL’ARRIVO DELLE CERTIFICAZIONI ‘MAGGIORI’ (ECOLABEL, EMAS, ISO
14001), IL PANORAMA DEGLI SCHEMI DI CERTIFICAZIONE AMBIENTALE È LETTERALMENTE ESPLOSO:
o di imprese assumono rilievo globale, grazie all’autorevo-
Partendo dall’assunto (dimostrato nei capitoli dedicati
lezza di chi li elabora e detiene il marchio o per l’adesione
ai casi studio e alla competitività) che la certificazione
di aziende mondiali molto note. E riescono a portare un
ambientale è uno strumento utile ai consumatori e, in
contributo ambientale anche rivoluzionario. Perciò, per
misura altrettanto rilevante, alle aziende (come dimo-
secondo Ecolabel index, la directory globale dei marchi
Friend, o gli standard forestali FSC® e PEFC), o a quel-
non lasciare fuori esperienze come queste, abbiamo deciso
strano i dati sulle performance economiche delle aziende
ecologici di prodotto, oggi sarebbero ben 459. Una vera
li che nascono dalla collaborazione tra imprese, Ong e
di utilizzare, per definire questo mondo nel suo comples-
certificate), scopo del presente capitolo, senza pretesa
e propria proliferazione. Segno di una sensibilità am-
cittadini (RSPO - Roundtable on Sustainable Palm Oil).
so, la dicitura ‘marchi’ ambientali.
di esaustività, è cercare di fornire una bussola all’inter-
bientale ormai ampiamente diffusa tra i consumatori e
Certificazioni di prodotto (che guardano agli impatti
Nel complesso c’è da perdersi. Ancora di più a causa di
no di questo quadro complesso, semplificandolo per
le aziende di ogni settore produttivo, dall’agroalimenta-
lungo tutto il ciclo di vita oppure per un solo momento)
schemi di difficile comprensione (a partire dal nome); o
renderlo accessibile. A partire da una breve storia delle
re al legno-arredo al tessile. Segno anche (parliamo di
accanto a certificazioni di sistema. Ci sono quelle che nel
di diversi schemi concorrenti che hanno per oggetto lo
certificazioni dalla loro comparsa ad oggi; offrendo un
una crescita misurabile in 12 nuovi marchi all’anno, in
campo si definiscono “etichette di tipo II”, di fatto delle
stesso ambito (il contenimento delle emissioni di for-
quadro quanto più possibile sistematico che – come una
media) che il mondo delle certificazioni ambientali , sia
autocertificazioni che si trovano su tanti prodotti (come
maldeide, ad esempio) con approcci diversi e addirittura
guida – organizza le certificazioni e i marchi in diverse
per i consumatori che per le imprese, è sempre meno un
il marchio adottato per i materiali riciclabili, il cosiddet-
non confrontabili. Partono da qui le richieste di alcune
classi, segnalandone i deficit e rilevando i fattori neces-
mondo fatto di certezze: studi, questionari, sondaggi, di-
to Anello di Möbius) e ci sono schemi stilati da board
federazioni industriali per un approccio che sia almeno
sari all’affermazione di una certificazione: una domanda
mostrano che la confusione è un sentimento largamente
internazionali di esperti che prevedono la certificazione
paneuropeo e scientificamente fondato. Così come la
alfabetizzata, sia da parte del consumatore che da parte
diffuso.
di un ente terzo accreditato.
raccomandazione della Commissione Europea (9 aprile
delle aziende candidate a certificarsi; un’offerta adegua-
in cui –
Per di più, il quadro negli ultimi anni sta divenendo anco-
2013) sull’uso di metodologie comuni per misurare le
ta, aperta ai diversi settori produttivi, non penalizzante; e
complice una informazione non ancora adeguata – è
ra più complesso con il diffondersi e l’imporsi di nuovi ap-
prestazioni ambientali per l’intero ciclo di vita dei pro-
poi regole efficaci nella promozione e controlli funzionali
difficile districarsi. In cui strumenti riconosciuti a livello
procci. Come la campagna Detox di Greenpeace, che, lungi
dotti (LCA - Life Cycle Assessment): raccomandazioni
al rispetto di quelle regole. Per arrivare, infine, a cogliere
globale (la ISO 14001, ad esempio) convivono con mar-
dall’essere una certificazione, garantisce però sulla ridu-
che sfoceranno a breve nell’emanazione di un nuovo
le principali motivazioni che spingono alla certificazione
chi applicati in singoli Paesi (come l’austriaco Umwel-
zione di prodotti chimici pericolosi nel mondo della moda,
standard, la PEF - Product Environmental Footprint.
ambientale.
tzeichen Bäume); in cui marchi nati e gestiti da enti
e sta smuovendo il settore alle radici: il ‘visto’ dell’associa-
pubblici (Ecolabel, ad esempio) si affiancano agli schemi
zione ambientalista è, di fatto, un marchio di cui fregiarsi
di enti di standardizzazione internazionale (ISO 50001,
agli occhi del consumatore. Accordi formali, come questo,
14067, ecc.), a quelli di singole Ong (come Biodiversity
tra imprese e soggetti come Ong, associazioni di cittadini
[1]
Siamo di fronte, infatti, ad un mare magno
14
[2]
15
1. I MARCHI AMBIENTALI
1.1.
DALLE ORIGINI
AI NOSTRI
GIORNI
salto di qualità e di scala: l’ambiente diventa una que-
Ecolabel nel 1992, seguito dal Regolamento EMAS nel
stione globale. Lo spartiacque è la Conferenza delle
1993 (che si ispira all’omologo britannico British Stan-
Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo di Rio
dard 7750). L’organizzazione mondiale per la standardiz-
de Janeiro del 1992, nella quale furono approvati la
zazione (ISO) si allinea, pubblicando nel 1996 – su pres-
Convenzione quadro sul cambiamento climatico, la Con-
sione dei paesi extra-europei come USA e Canada che
venzione sulla biodiversità, la Dichiarazione sulle foreste,
intravedevano nell’EMAS una possibile barriera com-
l’Agenda 21: le pietre miliari del “cambiamento di rotta”
merciale - la norma ISO 14001 sui sistemi di gestione
verso la sostenibilità ambientale dello sviluppo. Sempre
ambientale. Nel frattempo, nel 1993, è arrivato anche il
nel ’92 la sostenibilità ambientale entra, con il Trattato
primo certificato sulla gestione responsabile delle foreste,
di Maastricht, nei trattati dell’Unione Europea, tra i temi
FSC®. Sempre negli anni ’90 le notizie relative alla peri-
a responsabilità condivisa, e su cui si delibera a maggio-
colosità per la salute delle sostanze chimiche impiegate
ranza qualificata. È ancora il ’92 quando viene prodotto il
nelle lavorazioni tessili stimola la domanda di prodotti di
V Programma d’azione ambientale della UE, dedicato ap-
abbigliamento che non presentassero alcun rischio per la
punto allo sviluppo sostenibile, che segna una soluzione
salute: nasce L’OEKO-TEX® Standard 100.
Dobbiamo parlare di Marlene Dietrich per parlare del-
provati programmi statali e regionali, leggi in materia di
di continuità rispetto a quelli precedenti. Di qualche anno
Le aziende che si avvicinano alla sostenibilità indivi-
la prima certificazione ambientale: il film che nel
tutela dell’aria e dell’acqua dall’inquinamento, smalti-
successivo è il Protocollo di Kyoto (1997, entrato in vigore
duano un nuovo modo per differenziarsi dalla concor-
1930 l’ha consacrata nell’empireo delle dive del cinema,
mento dei rifiuti, difesa della natura. Arriva una norma-
nel 2005) sulla riduzione delle emissioni di gas serra.
renza: l’ambiente si avvia a diventare così negli anni ’90
Der Blaue Engel (L’angelo azzurro), ha anche dato il
tiva organica sulle aree naturali protette in Gran Breta-
Questo orientamento della politica internazionale ha
un fattore di posizionamento, di valorizzazione e di
nome al primo marchio ambientale al mondo. Nato in
gna (1972), e Germania (1976). Anche in Italia leggiamo
sicuramente raccolto una sensibilità crescente sui temi
comunicazione in grado di intercettare una nicchia cre-
Germania nel 1978, paese dalla spiccata sensibilità a ri-
i segni di questa crescita di sensibilità: nel 1975 viene per
della sostenibilità ambientale, ma ha anche avuto un
scente di consumatori e di clienti, anche pubblici. In un
guardo, oggi copre più di 4000 prodotti e viene ricono-
la prima volta costituito il Ministero per i Beni Culturali
ruolo di stimolo, un forte impatto nella creazione di una
mercato ancora poco informato su questi temi, gli sche-
sciuto in gran parte dei paesi del Nord Europa.
e Ambientali; nel 1976 viene varata la legge Merli sulla
nuova domanda di beni e servizi più attenti all’ambiente.
mi citati rappresentano una garanzia di trasparenza nei
Il Blaue Engel giunge in un periodo, la metà degli anni
regolamentazione degli scarichi idrici, nel 1979 costituito
Ed è proprio in questo contesto che si afferma una vera
confronti del cliente/consumatore, e una guida per le
Settanta, che ha visto nascere i primi provvedimenti
il Comitato interministeriale per l’ambiente (CIPA).
generazione di certificazioni ambientali. A livello euro-
imprese, un cruscotto di indicazioni per la gestione delle
pubblici in difesa dell’ambiente. In Europa vengono ap-
Ma è negli anni ’90 che la sensibilità ambientale fa un
peo, la Commissione pubblica il primo Regolamento
questioni ambientali.
16
17
1. I MARCHI AMBIENTALI
Questi schemi hanno in comune la portata internazio-
organizzazioni europee, una “concorrenza” con EMAS
riferimento per costruire il sistema di gestione aziendale
cazione di sistema più diffusa al mondo, oggi ha superato
nale e il progressivo affinamento, attraverso periodici
(entrambe disciplinano l’implementazione di un sistema
di EMAS. Oggi l’ultima versione dell’EMAS è la EMAS III
i 300mila certificati, con paesi come Cina e India che, in-
aggiornamenti, che si traducono nella pubblicazione di
di gestione ambientale), questo aspetto viene superato
del 2009, l’ultima della ISO 14001 è di quest’anno, con
sieme all’Italia, occupano il podio per numero di soggetti
versioni successive degli standard. Se, ad esempio, con
con la seconda revisione del Regolamento EMAS (2001)
molte novità interessanti.
certificati (anche se il trend di crescita globale, che nel
l’introduzione della ISO 14001 si viene a creare, nelle
quando la norma ISO viene riconosciuta come schema di
Progressiva è anche la diffusione. La 14001, la certifi-
decennio scorso era costantemente a due cifre, si è fisio-
EVENTI
Conferenza ONU
(Rio de Janeiro)
Programma d’azione ambientale della UE
(“Per uno sviluppo durevole e sostenibile”)
1978
1992 1993
Protocollo
di Kyoto
1996 1997
1998
2002
2004 2005 2006
2008 2009 2010 2011
14064
Der Blaue Engel
CERTIFICAZIONI
18
Ecolabel
EurepGAP
UTZ
RSPO
11233
UNI 11233
ISO 14064
2014
50001
140406
ISO 50001
ISO 14046
2016
OEF
PEF
R
140001
EMAS
FSC
ISO 14001
LEED
GOTS
FOS
EPD
Biodiversity
Global
Recycle Standard Friend
19
1. I MARCHI AMBIENTALI
logicamente ridotto a pochi punti percentuali). Per alcu-
mette di misurare il consumo di risorse naturali, compa-
Per questo la stessa Commissione, tramite il Joint Rese-
ne sostenibile della palma impiegata per ricavarne olio.
ne certificazioni, tuttavia (è il caso dell’Ecolabel europeo:
randolo alla capacità della natura di rinnovarle. L’altro
arch Centre, ha deciso di avviare un percorso di sempli-
Una lista, quest’ultima, che dimostra una volta di più
studi recenti ne dimostrano l’insufficiente riconoscimen-
è il Life Cycle Assessment (LCA, codificato dall’ISO
ficazione, ancora in corso (siamo in chiusura della fase
quale sia stato negli ultimi anni, e qual è oggi, il cammino
to da parte del mercato) la diffusione, o la penetrazione
nella norma 14040) che indica, per la valutazione degli
pilota), e che si concluderà nel 2016: dando vita a due
delle certificazioni ambientali: fioriscono e si diffondono
in alcuni specifici settori, è stata inferiore alle attese.
impatti, la copertura di tutto il ciclo di vita di un pro-
standard che troveranno applicazione in tutti gli stati
nuovi ‘schemi’, o protocolli, accordi ambientali
Ma è con il nuovo millennio che si imprime una for-
dotto. Un approccio, dunque, che analizza gli aspetti
membri, di cui uno relativo all’impronta ambientale del-
(complessivamente, appunto, parliamo di ‘marchi e cer-
te accelerazione nella proliferazione di standard
ambientali sia prima della fase produttiva, sia nel “post
le organizzazioni (Organization Environmental Fo-
tificazioni ambientali’) che assumono rilievo per l’auto-
di certificazione ambientale, e non solo. L’International
consumo”, visto che beni e servizi hanno un impatto
otprint - OEF) e l’altro relativo all’impronta ambienta-
revolezza di chi li elabora e detiene, o per l’adesione di
Standards Organization, cui si devono gli schemi a più
ambientale che può essere anche molto lontano dal sito
le dei prodotti (Product Environmental Footprint
aziende mondiali molto note. Marchi che descrivono un
rapida e diffusa penetrazione sui mercati, arricchisce il
produttivo e molto differito nel tempo.
- PEF), entrambi basati sulla metodologia LCA. Due
fenomeno molto variegato, e ricco di sfumature, che in-
portafoglio di prodotti (alcuni veri e propri schemi di cer-
Approcci, questi, che portano con sé un valore aggiun-
metodi che dovrebbero portare chiarezza, contribuire a
veste tutti i settori: dal tessile alla cosmetica, dall’arreda-
tificazione, altri linee guida che la vivacità del mercato
to comunicativo (pensiamo a quanto siano trasparenti
superare alcuni limiti degli attuali schemi e a dare una
mento al cibo.
porta comunque ad impiegare come fossero schemi): la
e di facile comprensione – la funzione è contenuta nel
nuova spinta al settore delle certificazioni.
Da Patagonia, che vende capi Fair Trade Certified™,
gestione dei sistemi energetici ISO 50001 (2011), e poi,
nome – la Carbon footprint o la Water footprint) che
L’accelerazione delle certificazioni ambientali avvenuta
all’ampia adesione alla certificazione Cradle to Cradle
sempre nella serie 14000, la Carbon footprint (di siste-
ne ha decretato la fortuna sul mercato. Questo però ha
col nuovo millennio, oltre che dai metodi e dagli stan-
– dedicata all’up-cycling (il riciclo senza perdita di va-
ma ISO 14064 e di prodotto ISO 14067: norme tecni-
comportato anche (nonostante le indicazioni dell’ISO) la
dard ambientali citati, è misurabile anche nella progres-
lore) dei materiali – che vede tra i suoi aderenti marchi
che approvate nel 2006 e nel 2013) o la Water footprint
diffusione di metodi di calcolo tanto difformi che hanno
siva inclusione di indicatori ambientali in schemi di
globali quali Nike, Gap Inc., Habitat, Heinz ed IBM. Il co-
14046 (2014). Oltre all’International Standards Orga-
spinto la Commissione europea (con la Comunicazione
natura non (esclusivamente) ambientale. Come
tone impiegato da Timberland è certificato 100% Orga-
nization, altri protagonisti arricchiscono il panorama. È
196) a stigmatizzare i numerosi e differenti strumenti
Fairtrade, marchio di prodotto internazionale che indi-
nic Cotton secondo lo USDA National Organic Program.
il caso dell’EPD: standard svedese con validità interna-
per la valutazione dell’impatto ambientale dei prodotti a
ca obiettivi sociali, economici e, appunto, ambientali; o le
Quello di H&M – rappresenta il maggiore utilizzatore di
zionale, fondato nel 2008 e oggi impiegato in 27 paesi.
livello internazione: così difformi da rendere difficilmen-
certificazioni dedicate al mondo del tessile come STEP e
cotone biologico al mondo – è certificato invece secondo
Queste ultime certificazioni sono il fronte più avanzato
te confrontabili due risultati che si riferiscono entrambi
GOTS, che colgono il legame fra aspetti ecologici e socia-
le direttive della Better Cotton Initiative, organizza-
di due nuovi approcci alla misurazione dei carichi am-
allo stesso impatto ambientale (le emissioni di CO2 ad
li. Discorso che vale anche per UTZ, standard dedicato a
zione no profit che vede tra i soci fondatori WWF e Ikea.
bientali. Uno è quello dell’impronta ecologica. Nato
esempio). Un proliferare che crea confusione e che può
caffè e cioccolato, Friend of the Sea, sostenibilità am-
La stessa H&M è stata tra le prime aziende a collaborare
alla fine degli anni ’90, è un indicatore sintetico che per-
portare alla diffidenza.
bientale e sociale della pesca, o RSPO, per la coltivazio-
con Greenpeace per Detox, la campagna per eliminare le
20
21
1. I MARCHI AMBIENTALI
sostanze chimiche tossiche dalla filiera della moda. E con
Lavazza che, con Nespresso, ha certificato Rainforest
H&M, tra i Detox leaders indicati da Greenpeace, com-
Alliance alcuni prodotti.
paiono anche Adidas, Valentino, Benetton, G-Star Raw,
Se di questi marchi ambientali è evidente la portata co-
Burberry, Levi Strauss &Co, Mango, Puma.
municativa, meno scontato è cogliere la capacità di porta-
Nell’agroalimentare troviamo un’altra miriade di inizia-
re miglioramenti ambientali: capacità evidente, ad esem-
tive. La Commissione dei viticoltori di Sonoma County,
pio, per FSC® e PEFC, Friend of the Sea, Detox, Cradle to
regione della costa nord della California, ha avviato un
Cradle, Rainforest Alliance, per citare alcuni casi.
processo per fregiarsi della denominazione di vino al
Proprio per fornire strumenti utili a trovare la bussola in
100% sostenibile, facendo riferimento al California
questo brulicante universo di marchi ambientali, il capi-
Sustainable Winegrowing Alliance’s Code of Su-
tolo che segue fornisce alcune indicazioni che potranno
stainability. Mentre il caffè venduto e servito da Ikea
essere utili a cogliere le differenze tra uno schema e l’altro.
è certificato UTZ, come alcune specialità della Lavazza.
22
1.2.
ORIENTARSI
TRA LE
CERTIFICAZIONI
AMBIENTALI
Come abbiamo mostrato, il mondo delle certificazioni
classificazione degli standard ambientali quello relativo
ambientali (certificazioni, validazioni, protocolli ambien-
ai diversi livelli di garanzia offerti, legati, in particolar
tali) mostra una notevole varietà, con differenze anche
modo, al coinvolgimento nel processo di certificazione
sostanziali tra le quali è bene cercare di orientarsi. Perciò
di un numero progressivo di soggetti diversi[3]. Possia-
proponiamo di distinguere diverse classi (una sintesi nel-
mo identificare 6 diversi livelli di garanzia:
la tabella in coda al volume).
- Livello 1: Autocertificazione. A questo livello solo
Per fare subito chiarezza e sgombrare il campo dalle
un soggetto partecipa al processo per l’apposizione del
maggiori ambiguità va indicato come primo criterio di
marchio ecologico: è l’azienda che lo applica. Il con-
23
1. I MARCHI AMBIENTALI
sumatore, dunque, deve fidarsi del rigore dell’impresa
al proprietario dello standard, ma che non hanno otte-
Questo, con un ulteriore coinvolgimento del pubblico,
fica di certificazione. In questo modo possono aggredire
e dei parametri che impiega, non essendoci uno stan-
nuto alcun accreditamento per quello standard.
è il livello massimo di garanzia tra le certificazioni.
il mercato con verifiche a basso costo e, probabilmente,
dard codificato di riferimento. È il caso delle cosid-
- Livello 4: Adesione ad uno schema verificata
Quando lo standard oggetto di certificazione è EMAS,
superficiali. Quindi una certificazione ISO 14001 presso
dette Etichette di tipo II (come il marchio del riciclo,
da ente terzo accreditato dal proprietario dello
ad esempio, alle verifiche del certificatore si aggiunge
un ente terzo non accreditato offre un livello di garanzia
l’Anello di Möbius). Si tratta, come abbiamo già detto,
standard. In questo caso il proprietario dello stan-
un passaggio ulteriore nella Pubblica Amministrazio-
in meno rispetto a quella rilasciata da uno accreditato.
di una sorta di autocertificazione.
dard accredita, in base a competenze e strumentazio-
ne. Se il verificatore, dopo sopralluogo in situ, conva-
Ultimamente anche gli enti pubblici si sono accorti di
ni, gli enti deputati alla verifica del rispetto dello stan-
lida la Dichiarazione Ambientale, il Comitato EMAS,
[4]
queste modalità “scorrette” di rilascio della certificazio-
dard e quindi alla certificazione.
con il supporto tecnico di ISPRA, la esamina e chiede
ne e nei bandi di finanziamento per l’ottenimento delle
- Livello 2: Adesione ad uno schema di certificazione (senza ente terzo). Un gradino più su, c’è
l’adesione ad uno standard. Ovviamente la credibilità
- Livello 5: Adesione ad uno schema verificata da
un parere alle ARPA regionali (o APPA provinciali,
certificazioni ambientali o per l’attribuzione di appalti
dell’organismo che produce lo standard e la validità
un ente terzo accreditato dall’ente di accredi-
nel caso di Trento e Bolzano) relativamente al rispetto
sempre più spesso compare la frase “rilasciata da ente di
delle procedure adottate per stilarlo sono determinan-
tamento nazionale. In questo caso l’adesione allo
della pertinente legislazione ambientale. Se l’esito è
certificazione accreditato” accanto al requisito del pos-
ti. L’adesione viene certificata dal proprietario dello
standard avviene grazie alle verifiche di un organismo
positivo, segue l’iscrizione nell’Elenco Nazionale delle
sesso di una certificazione ambientale.
standard, mentre non è prevista la validazione di un
terzo accreditato da un ente di accreditamento nazio-
Organizzazioni Registrate EMAS. L’esito della proce-
Altro discrimine per orientarsi nel labirito dei marchi
ente terzo. Un esempio è quello del marchio Pannello
nale: l’ente di accreditamento ne verifica e garantisce
dura è subordinato quindi ai risultati di verifiche pub-
ambientali è quello territoriale, in riferimento al numero
Ecologico (relativo alla provenienza della materia pri-
competenze e imparzialità. Accredia è l’ente di accre-
bliche, tra cui le autorità di controllo ambientali.
di paesi nei quali un determinato marchio è riconosciuto.
ma); in questi casi potremmo parlare di marchi com-
ditamento italiano. E la stessa Accredia è ‘riconosciu-
La verifica da parte di un ente terzo accreditato e uno non
Da una parte, quindi, ci sono certificazioni che possia-
merciali.
ta’: dall’EA (European co-operation for Accre-
accreditato può sembrare un dettaglio, ma non lo è. Ci
mo definire globali: come la ISO 14001, il cui standard
- Livello 3: Adesione ad uno schema verificata da
ditation) e dallo IAF (International Accreditation
sono in Italia, anche se sempre più rare, società che ri-
è adottato da oltre 170 Paesi. Il principale vantaggio per
un ente terzo non accreditato. A questo livello di
Forum) che garantiscono (anche attraverso controlli)
lasciano certificazioni quali ISO 14001 o ISO 50001 (per
un’azienda certificata con questa tipologia di standard è
garanzia, le certificazioni secondo i criteri dei diversi
competenze e imparzialità degli enti nazionali (36 in
EMAS non è possibile) senza un accreditamento, e quin-
quello di vedere la certificazione – e le proprie perfor-
standard vengono rilasciate non dal proprietario dello
Europa, 67 nel mondo).
di senza il relativo controllo da parte di Accredia. Ope-
mance qualitative – riconosciute in tutto il mondo. Come
standard (l’International Standards Organization nel
- Livello 6: Adesione ad uno schema di certifi-
rando fuori accreditamento non sono tenute a seguire le
la ISO 14001, anche le altre certificazioni ISO hanno va-
caso della 14001 o il Forest Stewardship Council® per
cazione verificata da un ente terzo accreditato
norme tecniche di riferimento per i processi di verifica:
lore globale. Lo stesso vale per gli schemi forestali FSC® e
l’FSC®, ad esempio) ma da enti terzi: imprese specia-
dall’ente di accreditamento nazionale segui-
norme che regolano le competenze necessarie, ma an-
PEFC, riconosciuti in oltre 80 Paesi. O ancora l’EPD (27
lizzate nella certificazione, terze rispetto all’azienda e
ta da ulteriore verifica (in genere pubblica).
che il numero minimo di giornate da dedicare alla veri-
paesi). L’EMAS, come abbiamo visto, nasce come sche-
24
25
Autocertificazione
Proprietario standard
Proprietario standard
Proprietario standard
Ente di accreditamento nazionale
(ACCREDIA)
Arpa regionali
Proprietario standard
Produttore
Ente terzo non accreditato
Produttore
Ente terzo accreditato dal proprietario dello standard
Proprietario standard
Produttore
Produttore
Ente terzo accreditato
Produttore
1°
2°
3°
4°
5°
6°
1° LIVELLO
AUTOCERTIFICAZIONE
2° LIVELLO
ADESIONE AD UNO SCHEMA
DI CERTIFICAZIONE
(SENZA ENTE TERZO)
3° LIVELLO
ADESIONE AD UNO SCHEMA
VERIFICATO DA UN ENTE TERZO
NON ACCREDITATO
4° LIVELLO
ADESIONE AD UNO SCHEMA
VERIFICATO DA UN ENTE TERZO
ACCREDITATO DAL PROPRIETARIO DELLO STANDARD
5° LIVELLO
ADESIONE AD UNO SCHEMA
VERIFICATO DA UN ENTE TERZO
ACCREDITATO DALL’ENTE DI
ACCREDITAMENTO NAZIONALE
6° LIVELLO
ADESIONE AD UNO SCHEMA
DI CERTIFICAZIONE VERIFICATO
DA UN ENTE TERZO ACCREDITATO DALL’ENTE DI
ACCREDITAMENTO NAZIONALE SEGUITO DA ULTERIORE
VERIFICA (IN GENERE PUBBLICA: QUI ES. EMAS)
Ente terzo accreditato
Comitato EMAS
ISPRA
Produttore
1. I MARCHI AMBIENTALI
ma europeo. Dal 2010 ha tuttavia una valenza interna-
nia tra i propri obiettivi commerciali sono spinte a far
e amministrazioni pubbliche. Tra le certificazioni di si-
volezza dei limiti insiti nelle norme ambientali calate
zionale, potendosi applicare anche nel resto del mondo.
certificare i propri prodotti. Come il Blaue Engel pos-
stema di tipo ambientale annoveriamo la ISO 14001 ed
dall’alto: la strada ‘command & control’ può condurre
Per quanto riguarda le certificazioni di prodotto, il mar-
siamo ricordare le certificazioni di prodotto Green Seal
EMAS, ma anche la ISO 50001 sui sistemi di gestione
a vincoli troppo stretti, a gabbie normative che scorag-
chio Ecolabel, come accennato nel precedente paragrafo,
(Stati Uniti), Nordic Swan (Danimarca, Islanda, Fin-
dell’energia o il più recente schema ISO 20121 sui siste-
giano l’imprenditoria e pesano sull’amministrazione. E
contraddistingue i prodotti ecologici europei, basandosi
landia, Svezia, Norvegia), NF Environment (Francia),
mi di gestione sostenibile degli eventi, applicato anche
fanno propria, invece, una logica che potremmo definire
infatti su un Regolamento Europeo. Tra i marchi interna-
Milieukeur (Paesi Bassi), Umweltzeichen (Austria). Una
da Expo 2015 .
sussidiaria: le aziende, non più viste come inquinatori
zionali vi sono schemi applicabili a tutti i settori: il tessi-
certificazione di peso nazionale, per l’Italia, è ad esem-
Le certificazioni di prodotto sono relative a un bene
da tenere a bada, vengono cooptate, con strumenti vo-
le, come ad esempio la certificazione GOTS (Global Orga-
pio lo schema UNI 11233 - Sistemi di produzione inte-
(o servizio), e ne considerano l’intero ciclo di vita. Pro-
lontari, per il raggiungimento degli obiettivi delle po-
nic Textile Standard) e OCS (Organic Content Standard),
grata nelle filiere agroalimentari. Quello che appare un
prio l’approccio del ciclo di vita, definito nello standard
litiche ambientali. È il caso di Ecolabel e EMAS: nate
Fairtrade; l’agroalimentare, come Global Gap (oltre 120
obbligo – certificarsi per entrare nella Gdo tedesca – a
ISO 14040, accomuna la maggior parte delle certifica-
e regolate entrambe grazie a norme della Commissio-
paesi), Friend of the Sea (50 paesi), UTZ (oltre 100), il
volte (come nel caso della certificazione LEED per la
zioni di prodotto. Una delle certificazioni di prodotto
ne Europea (Regolamento CEE n. 880/1992 la prima,
legno-arredo che oltre agli standard forestali contempla
ceramica Made in Italy) può rappresentare uno stimo-
più diffuse e conosciute a livello europeo è il marchio
Regolamento CE n. 1936/1993 la seconda). Queste due
anche il LEED (140 paesi), la certificazione relativa agli
lo alla qualificazione, con importanti vantaggi non solo
Ecolabel. Sono certificazioni di prodotto le EPD, molte
certificazioni impiegano, per la gestione dei certificati e
edifici e ai prodotti impiegati.
in termini di nuovi mercati, ma anche di innovazione e
certificazioni nazionali, come Der Blaue Engel, Nordica
le verifiche delle performance, enti pubblici (il Comitato
Di contro ci sono certificazioni ‘nazionali’, riconosciu-
competitività.
Swan. Per quanto riguarda la carta e i prodotti legnosi,
Ecolabel Ecoaudit, presso il Ministero dell’Ambiente, e
te, cioè, solo in un paese (o in un piccolo gruppo di Pa-
Un’ulteriore distinzione riguarda il campo di applica-
si ricordano gli schemi di prodotto PEFC e FSC . Altri
ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricer-
esi). Queste certificazioni, nonostante una dimensione
zione degli standard che può essere relativo al sistema
esempi di certificazioni di prodotto riguardano i mar-
ca Ambientale nonché le ARPA/APPA - Agenzie Regio-
territoriale ridotta rispetto alle globali, hanno un valore
di gestione o al prodotto. Le certificazioni di siste-
chi sui prodotti tessili, come Global Organic Textile
nali/Provinciali per la Protezione/Prevenzione/Tutela
legato al peso del loro mercato interno. Avendo un forte
ma[5] sono relative alle organizzazioni, alla loro modali-
Standard (GOTS), Organic Content Standard (OCS), o
ambientale). Prevedono, a differenza dello standard pri-
impatto nel proprio territorio, sono, quindi, di forte in-
tà di gestione dei carichi ambientali derivanti dalle loro
Global Recycle Standard. O molti marchi come ReMa-
vato ISO 14001, oltre alle procedure di verifica e accre-
teresse per tutte quelle imprese che intendono entrare
attività e dai loro processi produttivi. Il campo di ap-
de in Italy, Fairtrade, LEED. Ancora, possiamo definire
ditamento, anche la comunicazione dei risultati e degli
in quel mercato. Der Blaue Engel è una certificazione
plicazione delle certificazioni di sistema è molto ampio
una certificazione in base all’origine dello schema:
obiettivi al pubblico: serve a questo la dichiarazione am-
ambientale il cui valore è riconosciuto solo in Germania:
e riguarda società, aziende, enti e istituzioni, di forma
se è pubblica o privata. Le pubblicistiche, ovve-
bientale dell’EMAS. Dichiarazione che diventa un’arma
essendo, però, per la grande distribuzione teutonica un
pubblica o privata. Esse riguardano quindi non solo
ro le certificazioni che nascono nell’alveo di istituzioni
a doppio taglio per la reputazione, se gli obiettivi dichia-
prerequisito, di fatto le imprese che abbiano la Germa-
imprese di tipo industriale, ma anche aziende di servizi
pubbliche, nascono quando i Paesi assumono consape-
rati non vengono raggiunti e la certificazione decade. Tra
28
[6]
®
29
1. I MARCHI AMBIENTALI
i vantaggi di questo tipo di certificazioni, sicuramente il
core business la definizione di standard tecnici, come
sto modo, l’affidabilità delle procedure.
EMAS, solitamente in occasione della prima registra-
fatto che lo Stato gli riconosce di solito (non sempre) un
l’International Organization for Standardization; op-
Le certificazioni pubblicistiche sono, di solito, più la-
zione, le ARPA/APPA competenti possono provvedere
valore maggiore di quello di una certificazione privata.
pure associazioni di imprese, come GlobalGap; o Ong,
boriose e complesse, quanto ai processi per ottenerle,
a fare un sopralluogo in azienda, funzionale all’emissio-
Nelle semplificazioni concesse, ad esempio: la durata
come il Marine Stewardship Council, che vanta tra i
di quelle privatistiche. Facciamo l’esempio di EMAS:
ne del loro parere, verificando in modo approfondito la
dell’autorizzazione integrata ambientale per le impre-
suoi promotori anche il WWF, e che nel 1999 ha dato
dopo la richiesta di certificazione, il verificatore si reca
conformità normativa come se fosse una loro normale
se che ricadono nella Direttiva Europea sulle emissio-
vita all’omonima certificazione sulla pesca sostenibile; o
in azienda per convalidare la Dichiarazione Ambienta-
ispezione. Questo procedimento di intervento dell’ente di
ni industriali passa da 10 a 12 anni per le imprese ISO
l’associazione World Biodiversity Association onlus cui
le (il documento che deve essere messo a disposizione
controllo pubblico, se da un lato porta lo strumento ad
14001, per le imprese EMAS invece a 16 anni. La durata
si deve la certificazione Biodiversity Friend. O ancora
del pubblico), valutando anche l’efficacia del sistema di
essere molto attendibile anche agli occhi della Pubblica
dell’autorizzazione per le operazioni di trattamento per i
soggetti compositi come FSC , la Ong di cui fanno parte
gestione ambientale attuato dall’azienda. Se la dichia-
Amministrazione, dall’altro rende più titubanti le aziende
veicoli fuori uso e per le discariche di rifiuti è prolungata
associazioni ambientaliste (WWF, Greenpeace), sociali
razione è ok (che significa che è ok anche il sistema di
che decidendo di richiedere la certificazione EMAS volon-
per le imprese EMAS da 5 a 8 anni, mentre nessuna age-
(National Aboriginal Forestry Association of Canada),
gestione), l’azienda invia il documento convalidato al
tariamente si “chiamano in casa” gli ispettori di ARPA.
volazione è prevista per le ISO. Quindi un’azienda prefe-
proprietari forestali, industrie che commerciano e lavo-
Comitato EMAS (entro 60 giorni dalla convalida) che
Proseguendo nei criteri per distinguere i diversi stan-
rirà una certificazione pubblica, rispetto ad una privata
rano il legno e la carta (Tetra Pak, Mondi), gruppi della
lo esamina col supporto di ISPRA. Come previsto dallo
dard, interessante è la disponibilità o meno di uno speci-
come ISO 14001, quando il destinatario su cui fare presa
Gdo, ricercatori e tecnici, che ha dato vita all’omonimo
stesso Regolamento Europeo, (Art. 13, comma 2 lett. c),
fico marchio da apporre in etichetta sul prodotto, e
è lo Stato o un suo ente. Un’indagine condotta nell’am-
standard forestale. O Roundtable on Sustainable Palm
viene anche richiesto un parere dell’ARPA/APPA locale.
le regole che ne governano l’uso.
bito di un progetto Life+ ha evidenziato come più di 200
Oil (RSPO), l’associazione no profit dell’omonimo stan-
Nel migliore dei casi queste danno il loro ok: il docu-
Diciamo subito che il tema dell’utilizzo dei loghi delle
imprese EMAS intervistate abbiano individuato proprio
dard, che rappresenta le parti interessate di sette settori
mento, a questo punto, viene analizzato nel dettaglio e
certificazioni di prodotto e di sistema ha rappresentato, e
i soggetti pubblici come gli stakeholder che esercitano le
industriali dell’olio di palma: produttori, commercian-
il Comitato EMAS, se tutto è ok anche da questo punto
rappresenta tuttora, un argomento di discussione.
maggiori pressioni sulla prima decisione di certificarsi.
ti, consumatori, dettaglianti, banche e investitori, Ong.
di vista, registra l’impresa. Questi passaggi dopo la ve-
Un primo elemento è riconducibile alla necessità di non
Tra gli schemi di tipo pubblico anche la certificazione di
Questi soggetti avviano dal basso iniziative che, grazie
rifica positiva del verificatore, non sono previsti per la
confondere il consumatore su cosa realmente sia certifi-
prodotto biologica (nata nel 1991, Regolamento CEE n.
alle loro credibilità e capacità di penetrazione nell’opi-
certificazione di sistema privatistica, ISO 14001, per la
cato dell’azienda che fa uso dei loghi. Quindi, ad esempio,
2092/1991) e le nasciture PEF e OEF.
nione pubblica si impongono come schemi anche inter-
quale una verifica positiva comporta, entro pochi giorni,
le aziende con una certificazione di sistema come ISO
Vi sono poi, e sono la gran parte, le certificazioni pri-
nazionali. Le verifiche e la registrazione di questi schemi
l’emissione del certificato con la sola determinazione del
14001 o EMAS devono utilizzare il logo in modo che esso
vatistiche, nate dall’iniziativa di soggetti non pub-
è affidata a enti terzi (rispetto all’impresa da certificare e
verificatore (Organismo di Certificazione).
non possa essere interpretato come una certificazione
blici. Possono essere organizzazioni che hanno come
al proprietario dello standard) che garantiscono, in que-
Nell’ambito di questa procedura per la registrazione
ambientale dei loro prodotti. È quindi possibile utilizzare
30
®
31
1. I MARCHI AMBIENTALI
il marchio all’interno del sito web o nella carta intestata,
tificazioni di sistema (es. EMAS) può essere utilizzato
esterna da parte di un ente terzo indipendente. Sono
volontaria, mettendosi al sicuro anche dal rischio even-
ma non sugli imballaggi dei prodotti. Allo stesso modo,
sugli imballaggi secondari (l’imballaggio che rappresen-
esempi di etichetta ambientale di tipo I il marchio euro-
tuale di incorrere nelle sanzioni della normativa sulla
le aziende certificate Ecolabel devono utilizzare il logo in
ta ad esempio nel punto di vendita, il raggruppamento
peo Ecolabel, le certificazioni FSC® e PEFC;
pubblicità ingannevole (D.Lgs. 145/2007, attuazione
modo da non indurre il consumatore a pensare che tutto
di un certo numero di prodotti), ma non sul prodotto e
- Etichette di tipo II: sono auto-dichiarazioni ambien-
il processo di produzione sia in possesso di una certifica-
sugli imballaggi primari (i contenitori del prodotto che
tali fornite principalmente da produttori. Non sono
- Etichette ecologiche di tipo III: sono dei documen-
zione. Infatti, vi sono anche casi in cui un’azienda ha una
rivestono direttamente l’articolo per la vendita).
sottoposte a certificazione da parte di un ente indipen-
ti, delle dichiarazioni che contengono informazioni og-
certificazione su un prodotto del suo campionario ma
Per quanto riguarda nello specifico gli schemi di prodot-
dente. Il fatto che non vi sia una certificazione ufficiale
gettive e verificabili relative alle prestazioni ambientali
tale prodotto rappresenta solo una piccola percentuale
to, si possono poi distinguere varie tipologie di eti-
da una parte terza, non significa che queste etichette
dell’intero ciclo vita di prodotti e servizi. Informazioni
della produzione complessiva dello stabilimento.
chette. Le informazioni fornite dalle varie etichette sono
non debbano avere dei requisiti di attendibilità e se-
che sono sottoposte a verifica da parte di un ente in-
Altro elemento determinante è la necessità di garantire la
di fondamentale aiuto per l’utente. Ma il valore da dare
rietà nei riguardi del consumatore e dell’utenza in ge-
dipendente. L’obiettivo di questo tipo di etichette è
visibilità dei loghi, per raggiungere il cliente/consumato-
alle informazioni dipende, in prima battuta, dal tipo di
nere; infatti, secondo lo standard ISO 14021, devono
fornire ai consumatori le basi per poter confrontare,
re. Spesso rigide regole di uso hanno indotto le aziende
marchio ecologico col quale abbiamo a che fare.
contenere dichiarazioni non solo non ingannevoli, ma
dal punto di vista ambientale, beni e servizi equivalen-
a non utilizzare (o ad utilizzare al minimo) i loghi delle
Alcuni sistemi di etichettatura sono obbligatori e riguar-
verificabili (ad esempio la documentazione relativa alle
ti. Non certificano la sostenibilità di un prodotto, ma
certificazioni per non indurre in errori relativi alle regole
dano principalmente gli elettrodomestici (etichetta ener-
qualità ambientali dichiarate deve essere resa disponi-
forniscono delle informazioni sulla base di determinati
appena richiamate. Questo ha portato a una minore vi-
getica), i prodotti pericolosi e tossici, e gli imballaggi. Gli
bile a richiesta), specifiche e chiare, non ambigue (non
parametri. Tra di esse rientrano le Dichiarazioni Am-
sibilità dei loghi delle certificazioni e quindi a un minor
altri, quelli ad adesione volontaria, sono caratterizzati da
devono essere utilizzate, quindi, asserzioni ambientali
bientali di Prodotto (es. EPD).
riconoscimento degli stessi da parte del mercato. Negli
differenti gradi di attendibilità. Seguendo la classifica-
vaghe come “sicuro per l’ambiente”, “non inquinante”,
Un ulteriore fattore di classificazione è relativo al numero
ultimi anni, con recenti revisioni dei regolamenti di uti-
zione della norma ISO 14020, le eco-etichette di natura
“amico della natura”). In ogni caso, l’assenza di una
degli aspetti ambientali considerati. Ci sono certificazioni
lizzo dei loghi, si è cercato di superare queste difficoltà
volontaria si possono classificare in tre tipologie:
qualche forma di controllo esterno rende questo tipo
che riguardano più aspetti ambientali. Appartengono
concedendo maggiore flessibilità.
- Etichette di tipo I: sono i marchi ambientali volonta-
di etichettatura relativamente meno credibile agli occhi
a questa famiglia sicuramente le certificazioni di sistema
Come accennato sopra, tra le certificazioni di sistema e
ri che valutano l’intero ciclo di vita del prodotto e certi-
del consumatore o di altre parti interessate. Lo stan-
(ISO 14001 e EMAS), o le dichiarazioni ambientali EPD
quelle di prodotto vi sono alcune differenze sulle regole
ficano l’applicazione di criteri o il superamento di valori
dard, in questo caso, e un ente terzo che garantisce la
(Environmental Product Declaration) basate sulla valuta-
di utilizzo del logo. Il marchio di prodotto (es. Ecolabel)
soglia (entrambi, criteri e valori soglia, sono la garan-
reale adesione ai suoi dettami, costituiscono le regole
zione del ciclo di vita dei prodotti (Life Cycle Assessment).
può essere utilizzato sul prodotto stesso e sul relativo
zia di qualità ambientale come definita dallo standard
(e i controlli) con i quali l’azienda stessa si assicura che
Così è anche la PEF, come abbiamo visto in corso di incu-
materiale promozionale, mentre il logo relativo alle cer-
di riferimento). I marchi sono soggetti a certificazione
le sue asserzioni siano attendibili, anche se in forma
bazione presso la Commissione europea, che valuta tutti
32
della direttiva 2005/29/CE).
33
li
5
2° livello
° livello Adesione st
andard
ente terzo
accreditato
ente nazion
ale
6°
accredlivello Adesio
n
itato e
nte na e standard en
zional
e più u te terzo
lterior
e verif
ica
4° livello Adesione standard
ente terzo accreditato proprietario standard
ente terzo
tandard
Adesione s
2° livello
dard
o Adesione stan
3° livellnon
accreditato
iona
ambie
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iva
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DETOX - GREENPEACE
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TEMA: salute, ambiente
Di sistema
SETTORE DI APPLICAZIONE: Tessile
ANNO DI NASCITA: 2011
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Prevede migliora
SETTORE DI APPLICAZIONE (prodotti in legno, materiali riciclati,...)
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TEMA: Aspetti ambientali e biodiversità
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SETTORE DI APPLICAZIONE: Tutti
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CERTIFICAZIONE
FILIERA: Sì
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ANNO DI NASCITA: 1993
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CERTIFICAZIONE
Di sistema
1. I MARCHI AMBIENTALI
gli aspetti dell’impronta ambientale dei prodotti, dall’ac-
mediante apposite analisi di laboratorio: come ad esem-
se imprese – anche se EMAS non indica performance
entrambi con il marchio Ecolabel riescano ad andare
qua, alla CO2, ai rifiuti (15 in tutto quelli verificati). Discor-
pio il Regolamento Ecolabel o altri standard di prodotto
minime né obiettivi che non siano il miglioramento –
sotto la soglia stabilita). Consentono invece questo
so analogo per Biodiversity Friend per la biodiversità in
come il Blaue Engel. Altri che impongono divieti, come
consente di farsi un’idea sugli impatti sull’ecosistema.
confronto le etichette energetiche.
agricoltura, o il Global Organic Textile Standard (GOTS),
l’agricoltura biologica. Ci sono poi certificazioni di siste-
Non permette il confronto, ad esempio, Ecolabel che
Infine, per completare la panoramica tra i green stan-
che prevede il rispetto di criteri che riguardano le emissio-
ma che non impongono performance minime ambien-
prevede che per il suo rilascio siano rispettati deter-
dard, possiamo ancora distinguerle in base al fatto che
ni o la gestione di sostanze dannose, fino a toccare temi
tali da rispettare (a parte il rispetto della legislazione
minati requisiti – quali ad esempio l’assenza di una
siano cogenti (obbligatori per legge: come il marchio dei
non ambientali, come il divieto di lavoro forzato.
ambientale) ma chiedono di effettuare, e dimostrare, il
determinata sostanza nel prodotto finale, oppure il
prodotti agricoli-biologici o l’asseverazione della quanti-
Accanto a queste ci sono quelle che, invece, investono un
miglioramento delle prestazioni nel tempo: requi-
rispetto di determinati valori soglia (ad esempio una
tà di CO2 emessa prevista per le imprese sottoposte alla
singolo aspetto (acqua, carbonio), calcolato sempre
sito per il mantenimento della certificazione. Ne sono un
concentrazione di sostanza nel prodotto) – ma non
direttiva 2003/87/CE - Emission Trading System Euro-
‘dalla culla alla tomba’. È il caso, citato, delle Carbon e
esempio le certificazioni EMAS, ISO 14001, ISO 50001.
indica le performance raggiunte (quanto due prodotti
peo) o volontarie (tutti gli altri).
Water footprint, o ancora il marchio Pannello Ecologico,
Infine esistono etichette ecologiche – come ad esempio
che certifica che tutto il legno che compone un pannello
l’EPD, oppure schemi per la misurazione dell’impronta
provenga dal riciclo di legno post uso e post produzione.
ambientale come la citata ISO 14064 oppure la PEF –
A questo proposito, forse partendo da impieghi distorti
che non prevedono né limiti da superare né migliora-
di alcune certificazioni, la Commissione Europea (Comu-
mento delle prestazioni, ma semplicemente attestano
nicazione 196) ha preso posizione sulla parzialità degli
che i valori comunicati all’esterno sono veritieri
impatti ambientali considerati da alcuni metodi: troppo
e calcolati con metodi che rispettano lo standard.
focalizzati su limitati aspetti ambientali (ad esempio la
Da queste caratteristiche discendono altre ulteriori ca-
Carbon footprint sulle emissioni di CO2, la Water fo-
tegorie nelle quali possiamo dividere le certificazioni:
otprint sui consumi idrici) senza considerare tutti gli im-
certificazioni che permettono (al pubblico) il
patti ambientali del prodotto.
confronto delle performance certificate versus
Altro fattore di classificazione è relativo alle richieste che
certificazioni che non lo permettono. Permet-
lo standard fa all’azienda. Ci sono standard che richiedo-
tono il confronto certificazioni come EMAS, fondata
no il rispetto di determinati livelli minimi di perfor-
sulla pubblicazione della Dichiarazione Ambientale:
mance o di determinate prescrizioni da dimostrare
mettere una davanti all’altra le dichiarazioni di diver-
36
37
1. I MARCHI AMBIENTALI
1.3.
CERTIFICAZIONI
AMBIENTALI
IN
NUMERI:
DIFFUSIONE E TREND
cati, +150% sul 2005) e Germania (7708, +40% sul 2005,
sono 1229 i soggetti certificati in Germania (primo paese
ma in calo rispetto al 2013). Al tasso di crescita elevato,
per diffusione: ma erano 1619 nel 2005), 1072 in Spagna,
tuttavia, non ha fatto seguito una larga penetrazione di
1017 in Italia (siamo, quindi, il terzo paese per numero di
questo standard nei sistemi produttivi. In alcuni Paesi,
registrazioni), solo 48 in Gran Bretagna e 19 in Francia
come il Giappone (23.753 certificazioni nel 2013, un esi-
(nel 2005 erano 20).
guo +5% rispetto al 2005) questa certificazione sembra
Con una crescita del 116% nel periodo 2011-2013 e una
aver raggiunto una stabilità, legata ai livelli di diffusione
del 40% tra 2013 e 2014, la certificazione dei sistemi di
raggiunti e alle diverse caratteristiche dell’economia del-
gestione dell’energia ISO 50001 rappresenta, invece,
le nazioni. È questo, probabilmente, il destino che dob-
uno degli schemi di maggior successo degli ultimi anni
biamo aspettarci in Italia. Non sfonda, invece, negli Usa:
(anche per l’ingresso più recente nei mercati). Sono
6071 certificati al 2013, il 9% in più delle 5585 del 2015.
6778 le certificazioni rilasciate in oltre 80 paesi. L’80%
A livello globale, il trend di crescita annuale della 14001,
riguarda soggetti europei; oltre la metà del totale delle
dopo che nel decennio scorso è stato costantemente a due
ISO 50001 sono tedesche: 3402 (anno 2014), un dato
cifre, si è stabilizzato negli ultimi anni su livelli più mode-
legato, probabilmente, alla legislazione nazionale in ma-
sti: +7%, ad esempio nel 2014 sul 2015, guidato soprattut-
teria di efficienza energetica. Seguono, con numeri molto
to dai mercati nordamericano (+14%) e asiatico (+10%).
più bassi, il Regno Unito (376), la Spagna (310) e l’Italia
Ricostruire un quadro quantitativo della diffusione delle
Con ben 324.148 certificati (dati 2014), la ISO 14001 è
Passando alle altre certificazioni di sistema, lo standard
(294). La ISO 50001 mostra un grande slancio anche
certificazioni ambientali a livello internazionale rappre-
il sistema di gestione ambientale più diffuso al mondo.
EMAS, diretto concorrente dell’ISO 14001 ma limitato
perché le prestazioni di miglioramento dell’efficienza
senta un’impresa non semplicissima: per la molteplicità
Diffusa soprattutto in Cina, oggi il Paese col più alto nu-
praticamente all’Europa (anche se è prevista la registra-
energetica si traducono immediatamente in risparmi
dei soggetti in campo, per la disponibilità di dati fram-
mero di certificati (117.758, oltre il 700% in più rispetto
zione di soggetti anche esterni ai suoi confini) ha avuto
economici. I risultati complessivi, anche per i pochi anni
mentaria, per l’eterogeneità e la credibilità delle fonti.
al 2005) e Italia (27.178, +280% sul 2005): Paesi in cui
decisamente minor fortuna, con una diffusione chiara-
dall’emissione, restano comunque molto limitati. Fuori
Nel presente paragrafo abbiamo cercato di raccogliere
(insieme all’India, 6.446 certificati, +216%) la diffusione
mente più modesta. Probabilmente per la complessità
dall’Europa le uniche nazioni con valori da segnalare,
le principali informazioni disponibili al fine di restituire
procede a ritmi sostenuti. Meno sostenuto ma importan-
dello standard e delle procedure di certificazione, proba-
anche se ancora molto bassi, sono l’India, con 271 certifi-
almeno una dimensione del fenomeno e le sue principali
te il tasso di crescita in Paesi come Regno Unito (16.685,
bilmente – soprattutto con l’avvio della globalizzazione
cati, e la Corea, 102.
linee di tendenza.
+ 175%), Spagna (13.869, +60%), Francia (8306 certifi-
– per la mancata apertura al resto del mondo. Nel 2014
Passando dalle certificazioni di sistema a quelle di
38
39
1. I MARCHI AMBIENTALI
prodotto, forse la più diffusa (per numero di paesi e
l’Italia sembra essere uno dei pochi mercati dell’EPD,
per numero di certificati) e caratterizzata da un tasso
e questo, ovviamente, incide sulla portata del marchio:
di crescita importante è sicuramente la FSC®: conta
sono, infatti, solo 14 i prodotti certificati in Germania,
29.412 certificati a livello mondiale (giugno 2014), di-
42 in Spagna e altrettanti nel Regno Unito, 2 in Francia,
stribuiti in 112 paesi. L’Europa registra il 51% del totale
4 negli USA, 9 in Turchia.
delle certificazioni. Quanto ai prodotti certificati Cate-
Meno fortunato lo schema europeo Ecolabel, in cir-
na di Custodia FSC , sono 3715 in Cina (primo paese,
colazione ben prima dell’EPD (ma meno conosciuto):
dati novembre 2014, +206% rispetto al 2010), 3048
771 certificati in Germania (2015), 557 in Francia, 344
negli Usa (ma erano 3738 nel 2010), 2311 in Gran Bre-
in Italia e 181 in Spagna. Alcune ricerche ci forniscono
tagna (+11%), 2140 in Germania (+61%), 1877 in Italia
una spiegazione: il marchio, forse non adeguatamente
(+160%), 1098 in Giappone (+7%) e 1038 in Brasile
sostenuto, è scarsamente noto al pubblico, sebbene sia
(+141% sul 2010).
applicabile a prodotti di ampia diffusione verso il grande
Lo schema svedese EPD vede l’Italia primeggiare (con
pubblico (come carta igienica, tessuto, carta da cucina,
191 certificati, anno 2015) per numero di prodotti. Anzi,
computer portatili).
®
40
1.4.
5 VANTAGGI
OFFERTI
DAI MARCHI
AMBIENTALI
Tra i vantaggi offerti dalle certificazioni ambientali – e
con gli stakeholder; va segnalata la possibilità, grazie
quindi tra le motivazioni che possono spingere un’im-
ad alcune certificazioni, di accedere a mercati altri-
presa verso le certificazioni ambientali – sarebbe su-
menti preclusi (inclusi quelli degli acquisti verdi del-
perficiale, oltre che non esatto, indicare i soli vantaggi
la Pubblica Amministrazione); e poi le semplificazioni
relativi all’ambiente. Oltre a questi, va sicuramente
burocratiche connesse con alcune certificazioni; infine,
segnalato il miglioramento della reputazione, e, a ca-
il decisivo, ma sicuramente meno noto, portato delle
scata, i benefici su diversi altri fattori, dal posiziona-
certificazioni che è lo stimolo all’innovazione.
mento competitivo al miglioramento delle relazioni
Vediamoli nel dettaglio.
41
1. I MARCHI AMBIENTALI
1.4.1. MIGLIORAMENTO
DEI PROFILI AMBIENTALI
getiche, attraverso la riduzione dei consumi. Riduzione
Le semplificazioni dei processi autorizzativi in mate-
scariche di rifiuti. In questi due casi, la durata dell’auto-
che di solito porta con sé, come abbiamo detto, anche
ria ambientale possono, ad esempio, consistere in una
rizzazione per le operazioni di trattamento per i veicoli
un taglio delle emissioni in atmosfera. Le certificazioni
estensione della durata degli atti autorizzativi, nella ridu-
fuori uso e per le discariche di rifiuti è prolungata da 5 a
forestali, come FSC®, producono sulle foreste certifica-
zione dei tempi di istruttoria, nella possibilità di adottare
8 anni per le imprese EMAS (nessuna semplificazione in
te effetti ambientali positivi, riducendo il degrado e mi-
autocertificazioni per ottenere il rinnovo di atti autoriz-
tal senso è prevista per la certificazione ISO 14001).
Le certificazioni e i marchi ambientali, siano essi di siste-
gliorando la conservazione della biodiversità. Altrettanto
zativi, ma anche nella riduzione della frequenza dei con-
In merito al rinnovo dell’autorizzazione integrata am-
ma o di prodotto, multicriterio o dedicati ad un singolo
evidente, visto che si tratta di uno schema fondato sul
trolli, nel taglio di tasse e imposte, nella riduzione delle
bientale, il D. Lgs. 152/2006 introduce alcune novità
aspetto, forniscono un framework in grado di guidare le
rispetto di criteri e soglie minime di prestazione ambien-
garanzie finanziarie.
importanti. Il decreto stabilisce che le imprese certificate
imprese nel miglioramento delle loro performance am-
tale, il contributo dell’Ecolabel al miglioramento degli
Le semplificazioni oggi esistenti riguardano principal-
ISO 14001 o EMAS possono ottenere il rinnovo dell’au-
bientali. Miglioramento che si traduce anche in migliori
impatti sull’ecosistema dei prodotti certificati.
mente le certificazioni di sistema: EMAS e ISO 14001.
torizzazione all’esercizio di un impianto o il rinnovo
performance gestionali e in risparmi in termini di ener-
Considerando il quadro normativo nazionale, una del-
dell’iscrizione all’albo nazionale dei gestori ambientali
gia, di materia, di gestione dei rifiuti e quindi di costi di
le principali semplificazioni introdotte per le impre-
attraverso un’autocertificazione (art. 209). Nel caso
produzione.
se certificate ISO 14001 o EMAS riguarda la durata
di un’impresa relativa al settore dei rifiuti (es. discarica)
dell’autorizzazione integrata ambientale per le imprese
registrata EMAS la durata dell’autocertificazione sarà
che ricadono nella Direttiva Europea sulle Emissioni
di 8 anni (invece che di 5), periodo dopo il quale l’im-
Industriali (2010/75/CE). L’art. 29-octies del D. Lgs.
presa può ottenere il rinnovo per altri 8 anni attraverso
152/2006 estende il periodo autorizzativo da 10 a
l’autocertificazione. La procedura semplificata per l’otte-
Le certificazioni di sistema, ISO 14001 ed EMAS, incidono
in maniera significativa, come dimostrano anche molti degli studi, sull’efficienza energetica delle organizzazioni, generando miglioramenti anche nelle emissioni di CO2, come
1.4.2. VANTAGGI
BUROCRATICI
[7]
sull’efficienza nell’uso dei materiali (es. sostanze chimiche
Nel quadro legislativo nazionale ed europeo, ma anche
12 anni per le imprese ISO 14001 e a 16 anni per
nimento dell’autorizzazione offre anche la possibilità
e materie prime), sul consumo idrico, sul quantitativo di
regionale, sono previste semplificazioni amministrative
le imprese EMAS (caso evidente del maggiore rilie-
di utilizzare, nelle procedure amministrative, la
rifiuti prodotti. E producono effetti positivi anche sulla pre-
a favore delle imprese certificate: queste semplificazioni
vo dato dallo Stato alle certificazioni di cui, in qualche
documentazione prodotta per il sistema di ge-
venzione dei rischi di incidenti o di incorrere in sanzioni per
da una parte alleggeriscono la macchina pubblica di una
modo, è egli stesso garante). Anche l’art. 6 del D. Lgs.
stione ambientale (art. 29 ter D. Lgs. 152/2006).
il mancato rispetto della legislazione ambientale.
serie di controlli (il cui esito è garantito dalle certifica-
209/2003 e l’art. 10 del D. Lgs. 36/2003 prevedono delle
Investono invece anche la ISO 50001 le agevolazioni
Evidente, se guardiamo alla norma ISO 50001, come l’a-
zioni), dall’altra dovrebbero incoraggiare e promuovere
semplificazioni. Il primo decreto attua la Direttiva Euro-
previste per la diagnosi energetica dal decreto legi-
dozione dei sistemi di gestione dell’energia aiuti effetti-
la diffusione e l’adozione delle certificazioni da parte
pea 2000/53/EC relativa ai veicoli fuori uso; il secondo
slativo 4 luglio 2014, n. 102. Nel quale, mentre si impone
vamente le imprese a migliorare le loro prestazioni ener-
delle imprese.
decreto attua la Direttiva Europea 1999/31/EC sulle di-
la diagnosi energetica alle grandi imprese e alle imprese
42
43
1. I MARCHI AMBIENTALI
energivore, si esentano dall’obbligo le imprese che hanno
requisito si considera rispettato. Analogamente l’art. 12
ra nella Comunità (Direttiva 2009/29/CE che modifica la
la certificazione ISO 14001 le spese di istruttoria per
adottato sistemi di gestione conformi EMAS e alle norme
prevede che i prodotti certificati Ecolabel possano
Direttiva 2003/87/CE). L’allegato III invita i responsabili
la valutazione dell’impatto ambientale sono ridot-
ISO 50001 o EN ISO 14001, a condizione che il sistema di
essere considerati rispondenti ai requisiti di proget-
delle verifiche ambientali per la validazione delle quote
te del 50%. Inoltre, l’art. 4 ter della L.R. 99/1999 indica
gestione includa un audit energetico conforme ai detta-
tazione ecocompatibile previsti dal decreto.
annuali di CO2 emesse a tener conto del fatto che l’impian-
che le soglie dimensionali per richiedere la valutazione
mi del decreto. Inoltre, il decreto legislativo prevede che
Oltre alle semplificazioni relative agli atti autorizzativi,
to abbia eventualmente aderito ad EMAS.
d’impatto ambientale per i progetti di trasformazione
i risparmi di energia riscontrabili da imprese certificate
sono anche previste delle semplificazioni in tema di
Oltre a normative nazionali, anche alcune leggi regionali
o ampliamento possono essere aumentate del 30% per
secondo la norma ISO 50001 concorrano al raggiungi-
controlli. A tale proposito occorre specificare che in Ita-
hanno previsto semplificazioni relative alle certificazioni.
le imprese registrate EMAS o ISO 14001. Anche la L.R.
mento degli obiettivi relativi al regime obbligatorio di
lia le Province, insieme alle autorità di controllo, adot-
La Regione Toscana con la L.R. 86/2014 (Legge Re-
3/2012 della Regione Marche prevede un incremento del
efficienza energetica.
tano un metodo di valutazione del rischio per valutare
gionale Finanziaria) prevede la riduzione dell’IRAP
30% delle soglie dimensionali per alcune attività soggette
Un’altra agevolazione è quella che prevede che, in caso di
la rilevanza ambientale delle imprese industriali. La fre-
per il periodo di imposta 2015, 2016, 2017 per i soggetti
alla valutazione d’impatto ambientale (art. 3).
più domande concorrenti relative all’autorizzazione
quenza dei controlli sarà maggiore per le imprese ad alta
che hanno ottenuto o rinnovato la certificazione EMAS
La Regione Emilia Romagna ha inoltre deciso di suppor-
sulle derivazioni di acqua pubblica, è preferita quella di
rilevanza ambientale. Le autorità competenti, a tale pro-
nel periodo d’imposta 2014.
tare le imprese certificate riducendo il tempo previ-
imprese certificate EMAS o ISO 14001 (art. 96 del D.
posito, dovebbero utilizzare la certificazione EMAS come
Inoltre, secondo la L.R. 79/2013 della Regione Toscana alle
sto per il rilascio dell’autorizzazione integrata
Lgs. 152/2006).
criterio per ridurre la rilevanza ambientale delle imprese,
micro e piccole imprese che realizzano sistemi di gestio-
ambientale da 150 a 120 giorni.
In tema di prodotti, il D. Lgs. 15/2011 recepisce la Di-
diminuendo così la frequenza dei controlli, come indica-
ne integrata, ed ottengono almeno 2 certificazioni – delle
Anche la normativa comunitaria prevede alcune
rettiva 2009/124/CE relativa all’istituzione di un qua-
to dall’art. 197 del D. Lgs. 152/2006.
quali almeno una sia tra le seguenti: ISO 14001, SA8000,
semplificazioni per le certificazioni ambientali. La Com-
dro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione
Anche in tema di autorizzazione integrata ambienta-
BS OHSAS 18001, registrazione EMAS è riconosciuto un
missione Europea infatti ha richiesto agli Stati Membri
ecocompatibile di prodotti connessi all’energia. Il D.Lgs
le l’art. 29 decies del D. Lgs. 152/2006 (introdotto dal
credito di imposta IRAP per un importo non superio-
di considerare la certificazione EMAS nella pianificazio-
15/2011 recepisce la direttiva 125/2009 e prevede una
D. Lgs. 46/2014) prevede che la frequenza delle attività
re a € 15.000. Questa importante e innovativa forma di
ne delle ispezioni fin dal 2001, nella Raccomandazione
serie di requisiti per la progettazione ecocompatibile dei
ispettive sul sito debbano tener conto della valutazione
detassazione a vantaggio delle imprese certificate vige in
2001/331/EC sui criteri minimi per le ispezioni ambien-
prodotti connessi all’energia. Tale decreto all’allegato IV
sui rischi ambientali degli impianti. La valutazione deve
Toscana dal 2004, ed è stata periodicamente rinnovata.
tali negli Stati Membri. Ciò è stato anche confermato nel-
impone che il fabbricante di tali prodotti attui una pro-
considerare la partecipazione del gestore ad EMAS.
La Regione Emilia Romagna all’art. 28 della L.R.
la Direttiva Europea 75/2010 sulle emissioni industriali,
cedura interna per il controllo della progettazione ai fini
Un altro riferimento alle ispezioni ambientali è previsto
99/1999 (sostituito dall’art. 30 della L.R. 3/2012) indi-
la quale dà indicazioni su come pianificare le ispezioni
di renderla compatibile con i requisiti del decreto stesso.
dal D. Lgs. 30/2013 in attuazione della Direttiva Europea
ca che per i progetti di trasformazione o ampliamento di
ambientali nelle imprese soggette alla precedente Diret-
Ai sensi dell’art. 11, se l’impresa è registrata EMAS tale
sullo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto ser-
impianti che abbiano ottenuto la certificazione EMAS o
tiva IPPC sulla prevenzione integrata dell’inquinamento.
44
45
1. I MARCHI AMBIENTALI
1.4.3. APERTURA
DI NUOVI MERCATI
E ACQUISTI VERDI
riconosce crediti a tutti i materiali e oggetti (inclusi i
ti basati sul mercato necessari alla realizzazione dei suoi
le occasioni di confronto, la pratica degli acquisti verdi
mobili) che possono concorrervi.
obiettivi”. Sul tema specifico del GPP la UE è più volte
pubblici che implica un salto culturale nelle prassi di ac-
In breve, l’ampia diffusione internazionale di una cer-
intervenuta sin dagli anni ’90 fino ad invitare (Comu-
quisto (tradizionalmente molto orientate alla legittimità
tificazione (dalle serie ISO a FSC e PEFC, ad esempio)
nicazione del 2013) gli stati membri ad adottare piani
ed al prezzo) sembra essere un’occasione colta ancora
è garanzia del fatto che la stessa certificazione contri-
nazionali per il GPP.
solo parzialmente dal nostro paese.
buisca ad aprire strade verso quei mercati in cui è af-
Per quanto riguarda l’Italia, la riforma del Codice dei
Anche in Europa l’inclusione dei criteri ambientali nei
fermata.
contratti pubblici (D. Lgs 163/2006) ha introdotto la
bandi pubblici presenta delle differenze tra i vari stati,
Le certificazioni – anche le certificazioni ambientali –
Oltre ai mercati esteri, altro mercato molto ambito è
possibilità per tutte le amministrazioni e gli enti locali
anche in termini di rilevanza rispetto al totale dei bandi.
vengono scelte dalle imprese perché possono essere,
quello della Pubblica Amministrazione. Il Green Pu-
di effettuare scelte ambientalmente e socialmente pre-
Differenze che complicano il quadro e non aiutano certo
non disgiunte dalla qualità delle imprese e dei prodotti,
blic Procurement (GPP) si riferisce all’integrazione, da
feribili: all’art. 2 comma 2 si indica che “Il principio di
la diffusione delle certificazioni. Un’indagine recente sul-
dei lasciapassare verso mercati stranieri.
parte delle pubbliche amministrazioni, appunto, dei cri-
economicità può essere subordinato […] ai criteri previsti
la certificazione FSC®, ad esempio, ha individuato come
Alcune certificazioni, da questo punto di vista, sono
teri ambientali nei processi di acquisto. L’inserimento di
dal bando ispirati ad esigenze sociali nonché alla tutela
la richiesta del marchio da parte delle Pubbliche Ammi-
paradigmatiche. Abbiamo ripetutamente citato il
criteri ambientali nei bandi implica naturalmente la ne-
della salute e dell’ambiente ed alla promozione dello svi-
nistrazioni sia una delle ragioni per il mantenimento del-
Blaue Engel tedesco: l’azienda che vuole entrare nel-
cessità di dover far riferimento a qualità e prassi ambien-
luppo sostenibile”.
la certificazione da parte dei soggetti certificati.
la Gdo tedesca non può esimersi dall’ottenere questa
tali che siano attestabili e/o certificabili dai fornitori: da
La Centrale Acquisti Nazionale pubblica, Consip SpA, ha
certificazione per i suoi prodotti. Stesso discorso per
questo punto di vista il GPP può rappresentare un consi-
attivato dal 2008 e gestisce oggi il più vasto program-
i prodotti agricoli e la certificazione GlobalGap nella
stente incentivo alla diffusione dei marchi ambienta-
ma di GPP in Italia. Altri rilevanti programmi di GPP
grande distribuzione nordeuropea, o il Nordic Swan e
li. E particolare rilevanza assume – soprattutto in paesi
sono attuati dalle Centrali Acquisti Territoriali pubbliche
i Paesi Baltici. O, ancora, GECA (Good Environmental
come il nostro in cui la spesa pubblica per l’acquisizione
ARCA della Regione Lombardia e IntercentER della Re-
Choice Australia), il marchio di prodotto più diffuso
di beni e servizi rappresenta poco meno del 8% del PIL –
gione Emilia-Romagna. A partire dal 2010, la Regione
Certificare il proprio impegno ambientale – non limitan-
in Australia, e la certificazione CCC (China Compul-
la possibilità di accedere al mercato pubblico.
Sardegna ha attivato gli Ecosportelli GPP, sportelli di in-
dosi agli slogan o alle semplici autodichiarazioni – mi-
sory Certification) per entrare nel mercato cinese, o
Si tratta di una leva strategica formidabile, tanto che
formazione e supporto sui territori provinciali della Sar-
gliora la reputazione, non solo ambientale, e l’immagine
il GOST russo. Possiamo ancora citare la certificazione
l’Unione Europea considera gli appalti pubblici come
degna, mirati alla promozione e diffusione delle politiche
di un’impresa. L’attenzione ai temi ambientali conquista
LEED: dedicata alla sostenibilità degli edifici e utilizza-
uno strumento essenziale nell’ambito della Strategia
e delle pratiche di acquisti verdi nella PA.
fasce crescenti di consumatori (che influenzano le impre-
ta soprattutto, ma non solo, nel mondo angolosassone,
Europa 2020 “giacché costituiscono uno degli strumen-
Anche se si moltiplicano le esperienze, le best practice e
se B2C e anche le loro richieste B2B) e settori sempre più
46
1.4.4. REPUTAZIONE
47
1. I MARCHI AMBIENTALI
1.4.5. MAGGIORE
PROPENSIONE
ALL’INNOVAZIONE
se relativi ai vari aspetti ambientali.
sistemica.
Nonostante sia un fattore decisamente poco noto re-
cienza delle imprese, e, di conseguenza, come indica-
tazionale, presuppongono un passo in più rispetto
Da questo punto di vista va fatta una sommaria di-
lativo alle certificazioni, sottoporsi alle procedure per
tore dei processi da implementare.
all’ottenimento della certificazione: hanno bisogno di
stinzione.
ottenere una certificazione ambientale porta con sé
L’innovazione di prodotto è una prerogativa delle
una strategia di comunicazione, di iniziative finalizza-
Le certificazioni di sistema (una ricerca recente lo con-
un cambio di paradigma (nei processi aziendali, nella
certificazioni di prodotto: l’Ecolabel, ad esempio,
te alla valorizzazione delle certificazioni presso i pro-
ferma per l’EMAS) sembrano mostrare effetti reputazio-
progettazione dei prodotti, nel marketing) foriero di
impone livelli di performance ambientali che spesso
pri interlocutori chiave, che siano i clienti, il territorio,
nali positivi non tanto sulla clientela, quanto su altri
una maggiore propensione innovativa (come dimo-
vengono raggiunti proprio introducendo innovazio-
le istituzioni, i fornitori: si tratta di rispondere alla
stakeholder: sia esterni (comunità locali, enti pub-
strano anche i casi studio illustrati di seguito).
ni (almeno incrementali) di prodotto. Idem per mar-
logica dello slogan “non basta fare, bisogna comuni-
blici) che interni (dipendenti). Meno influenti, invece,
La certificazione EMAS, ad esempio, come illustra
chi come il Nordic Ecolabel, etichetta di prodotto dei
care”, dotandosi di opportuni strumenti di rendicon-
risultano sul riconoscimento da parte del mercato. Di-
una recente indagine su un campione di organizza-
Paesi Scandinavi
tazione e costruendo e consolidando relazioni con tutti
verso il discorso per le certificazioni di prodotti, di so-
zioni, stimola l’innovazione, soprattutto di tipo
Prerogativa, ma non esclusiva: non è raro, infatti, che
i portatori di interesse da cui l’impegno nei confronti
lito di maggiore e più immediata comprensibilità per il
organizzativo: incidendo, ad esempio, su nuovi
per migliorare i sistemi di gestione ambientale (ISO
dell’ambiente è riconosciuto come un fattore impor-
consumatore: i maggiori benefici arrivano proprio sulla
modelli di comunicazione interna (con i dipenden-
14001, EMAS) si innovi anche l’ultimo anello della ca-
tante di azione dell’impresa. La conferma di questo ap-
reputazione presso il consumatore. Lo confermano, ad
ti) ed esterna all’impresa (con i vari stakeholder).
tena, i prodotti, appunto. L’ultima edizione della nor-
proccio viene anche dallo stesso mondo della normazio-
esempio, le aziende con prodotti certificati FSC®, che,
Nel campo dell’innovazione di carattere organizza-
ma ISO 14001 (pubblicata il 15 settembre 2015), pone
ne internazionale: la norma ISO 14063 (alla sua seconda
in un’indagine recente, si dicono soddisfatte dell’incre-
tivo possiamo far rientrare un altro beneficio delle
peraltro particolare accento sul life cycle thinking,
edizione del 2010) è una linea guida per gestire, tramite
mento della “credibilità ambientale” dei propri prodotti
certificazioni ambientali, che hanno cioè anche un
pensare al ciclo di vita, come approccio generale alla
informazioni in ingresso alle e in uscita dalle organizza-
nei confronti dei propri clienti.
impatto sulla registrazione di brevetti, soprattutto
gestione ambientale delle organizzazioni.
ampi della Pubblica Amministrazione.
zioni, il dialogo con le parti interessate sugli aspetti e sul-
A ben guardare, la dimensione reputazionale può appari-
le prestazioni ambientali[8].
re una sorta di meta-obiettivo, da cui ne possono discen-
È evidente, come segnalato, che in questa prospettiva
dere una serie di altri: la differenziazione dai competitor,
è decisivo non tanto l’ottenimento delle certificazioni
il conseguente posizionamento competitivo, il migliora-
in sé, quanto il modo con cui queste fanno parte di
mento delle relazioni con gli stakeholder.
una strategia di gestione e valorizzazione della so-
A differenza dei precedenti vantaggi dovuti alle cer-
stenibilità dell’impresa, in una logica di innovazione
tificazioni, questi benefici, legati alla sfera repu-
48
Oltre alle innovazioni di tipo organizzativo, anche le
innovazioni di processo (inclusa l’introduzione
di nuove tecnologie green) caratterizzano le certificazioni ambientali, soprattutto quelle di sistema (come
EMAS), ma non solo: basti pensare alle Carbon footprint impiegate come indicatore dei fattori di ineffi-
49
1. I MARCHI AMBIENTALI
MIGLIORAMENTO
PROFILI AMBIENTALI
1°
MAGGIORE PROPENSIONE
ALL’INNOVAZIONE 5°
5
VANTAGGI
VANTAGGI
BUROCRATICI
2°
IMPRESA
CERTIFICATA
REPUTAZIONE
50
4°
3°
APERTURA DI NUOVI MERCATI
E ACQUISTI VERDI
1.5.
PROTOTIPI
DI FUTURO:
LE TENDENZE
IN ATTO
Se quello descritto fin qui è il presente delle certificazio-
ibridi che superano le rigidezze (e i problemi) degli sche-
ni ambientali, da questo presente arrivano già segnali sul
mi tradizionali; e poi schemi che raccolgono le richieste
loro futuro. Già oggi si possono cogliere tendenze di rin-
del mercato affrontando e disciplinando aspetti nuovi,
novamento, marchi più “innovativi” e promettenti degli
finora non presi in considerazione.
altri. Ci sono schemi classici di certificazione che conti-
Provando a cogliere le tendenze in atto sembra imporsi,
nuano a registrare un elevato numero di adesioni e che
da una parte, un orientamento verso la completez-
promettono nei prossimi anni di mantenere tassi di cre-
za e l’unità, intesa come ampiezza dei fattori ambien-
scita importanti; emergono, parallelamente, strumenti
tali considerati, non più parcellizzati, e univocità degli
51
1. I MARCHI AMBIENTALI
strumenti impiegati nelle valutazioni. Unità che prende
tenuto dal processo di frantumazione di PFU della filiera
applicazione, rilevando il flusso delle materie prime dal-
zie alla ISO 20121, norma che definisce i requisiti di un
corpo nell’impiego dei due strumenti cui abbiamo ac-
Ecopneus. Anche certificazioni nate per singole imprese,
la fonte fino al prodotto finale, attraverso un sistema di
sistema di gestione sostenibile degli eventi.
cennato, dell’LCA e della Footprint, e nella riduzione
come EMAS, si sono aperti alla dimensione della filie-
verifica del materiale biologico contenuto nei prodotti.
Altra tendenza molto evidente è la nascita e l’affermazio-
delle metodologie di calcolo degli impatti. Nasce per
ra. Oltre alla dimensione di filiera, anche quella di di-
Oppure possiamo citare le certificazioni a garanzia
ne – come dimostra la casistica internazionale già accen-
questo (vedi la Comunicazione 196 della Commissione
stretto entra nelle certificazioni maggiori (EMAS, ISO
delle compensazioni delle emissioni di carbonio.
nata (cap 1.1.) – di nuove realtà: nuovi marchi ecologici
europea), e ha sulla carta un alto potenziale di penetra-
14001), che superano così uno dei loro limiti: essere nate
Le compensazioni del carbonio emesso da un’attività (da
(para-certificazioni, accordi, protocolli, campa-
zione, la citata PEF - Product Environmental Footprint
e pensate per la grande industria.
quelle industriali ai festival), negli anni successivi all’en-
gne di opinione) che affiancano le certificazioni ‘tra-
(impronta ambientale dei prodotti). Nuovo standard
Parallelamente a questa tendenza verso la completezza,
trata in vigore del Protocollo di Kyoto, sono cresciute in
dizionali’ (uno standard, spesso molto articolato, cui
previsto dalla Raccomandazione n. 179/2013 della Com-
va comunque segnalata quella opposta: cioè la grande
numero, in ampiezza e in tipologia. Un mercato non sem-
fanno riferimento le aziende e gli enti terzi accreditati
missione Europea, a breve sul mercato, è indicato come
fortuna di certificazioni dedicate ad un singolo aspetto,
pre trasparente: dal calcolo – che dall’uso delle linee gui-
per la verifica e la certificazione). E lo fanno (alcuni, non
lo strumento che gli Stati membri dovrebbero utilizzare
dalle emissioni di carbonio (la Carbon footprint) all’ac-
da ISO può arrivare giù fino ai calcolatori approssimativi
tutti) sia dal punto di vista degli effetti ambientali, sia da
per la misurazione e comunicazione delle prestazioni
qua (Water footprint). Fortuna legata probabilmente
che si trovano sul web – alle compensazioni, che vedono
quello della credibilità e delle garanzie e, persino, della
ambientali dei prodotti.
alla immediata comprensione della certificazione per il
da una parte solidi progetti internazionali, dall’altra ap-
capacità di incrementare l’innovazione. Esempio illumi-
Sulla stessa linea d’onda – tendere all’unità – il fenome-
pubblico, alla versatilità (è utilizzabile, con le differenze
prossimative piantumazioni nei parchi pubblici. Per far
nante e paradigmatico è la campagna Detox di Greenpeace,
no delle certificazioni di filiera: come quelle, molto
del caso, in tutti i settori) e ai costi decisamente ridotti
fronte alla confusione del settore, nascono marchi inter-
che sta cambiando la moda fin dalle fondamenta della filie-
fortunate, sulla Chain of Custody nella filiera del legno
rispetto ad una certificazione di sistema, ad esempio.
nazionali dedicati proprio ai progetti per la compensa-
ra. Smuovendo addirittura le imprese chimiche, che (come
(FSC e PEFC), oppure come Global Gap, UTZ, Friend
E va segnata anche l’estensione dell’offerta di certifi-
zione: come CDM, Gold Standard, VCS, Social Carbon,
dimostrano alcuni convegni dell’Associazione di Chimica
of the Sea. Oppure la UNI 11233 - produzione integrata
cazioni a nicchie prima non ancora coperte dai
Plan Vivo (schemi ai quali, per esempio, rimandano tutti
Tessile e Coloristica, e soprattutto un recente studio di Blu-
o, ancora, l’italiana DTP 112 sui “Cereali e semi oleosi
diversi standard. Si può sicuramente menzionare
i progetti di Fair Carbon, piattaforma online – di Carbon
mine/Sustainability-Lab) già oggi offrono ai clienti del tes-
sostenibili” offerta da CSQA per la filiera della soia e del
lo schema Organic Content Standard (OCS), che
Sink, unica azienda italiana membro dell’International
sile delle vere e proprie green lists di formulati coerenti con
mais bianco. Oppure, passando ad altro settore, la cer-
si applica a qualsiasi prodotto (escluso il settore food)
Emission Trading Association, partner scientifici Fair-
le richieste della campagna. La credibilità dello standard e
tificazione voluta in Italia da Ecopneus (la maggiore
contenente tra il 5-100% di materiale biologico. Lo stan-
Trade Italia e Università degli Studi di Firenze – per la
dell’ente terzo certificatore viene riassorbita, come funzio-
società italiana per rintracciamento, raccolta e tratta-
dard ha sostituito gli schemi OE 100 e OE Blended che
vendita di crediti di carbonio da progetti certificati).
ne, dalla credibilità di Greenpeace. Che, d’altra parte, offre
mento degli pneumatici fuori uso) con Certiquality e Re-
riguardavano esclusivamente i prodotti con cotone bio-
Altro ambito coperto solo di recente da un nuovo schema
alle imprese un vantaggio comunicativo non paragonabile
Made in Italy per il granulato e il polverino di gomma ot-
logico. Lo standard OCS ha quindi ampliato il campo di
è quello dell’organizzazione di eventi sostenibili, gra-
a quello di una certificazione tradizionale.
®
52
53
1. I MARCHI AMBIENTALI
Chiaramente, questa dinamica rende ancora più com-
Se questo è ciò che accade accanto alle certificazioni
che alcune aziende facciano calcolare la Carbon footprint
fusione è certamente un vantaggio (anche per l’effetto
plesso il quadro, ma evidenzia anche un limite di molte
tradizionali, qualcosa sta accadendo anche dentro le
secondo standard internazionali, senza poi arrivare alla
emulazione) dall’altro comprime, in termini competitivi,
certificazioni sicuramente più solide dal punto di vista
certificazioni.
certificazione. Non solo per una questione economica
il valore degli stessi standard: in un mercato in cui mol-
tecnico o delle garanzie: operare in un mercato scarsa-
Ci sono certificazioni che, sui mercati globali, hanno ini-
– come spiega lo studio agronomico Sata, specializzato
tissime sono le aziende certificate EMAS, questa certifi-
mente alfabetizzato. È soprattutto questo deficit infor-
ziato a subire una sorta di ‘mutazione’: un’azienda che
anche nel calcolo della Carbon footprint, il calcolo costa,
cazione non è un di più, ma potrebbe ridursi quasi ad un
mativo che, spesso, i grandi brand internazionali riem-
grazie alle certificazioni accede al novero dei fornitori di
mediamente, più della certificazione – ma perché valuta-
prerequisito per avere riconoscimento sui mercati.
piono con un valore reputazionale.
una multinazionale (un big della moda, ad esempio) vie-
no che gestire in proprio la comunicazione dei dati sulla
È questo un fenomeno tutto sommato naturale, già ravvisa-
Oltre al deficit comunicativo, ci sono altri deficit che i
ne sottoposta ai controlli (seguendo le linee guida della
CO2 è la strada più conveniente.
to nell’ambito della certificazione di qualità, dove nel tempo
movimenti in atto mirano a colmare. Nascono, per que-
certificazione) anche dai verificatori inviati dal brand, un
A fronte di tutti questi movimenti, più o meno tellurici,
il valore della ISO 9001 è andato riducendosi a favore di
sto, certificazioni promosse da settori privi di
vero e proprio audit effettuato, talvolta, da organismi di
nel breve e medio periodo continuerà la diffusione de-
forme di certificazione più settoriali (come quelle per l’au-
certificazioni di riferimento. E non bastano più, ad
ispezione accreditati. Agli audit previsti dalla certifica-
gli schemi internazionali più ‘maturi’ e conosciuti, come
tomobile o l’aeronautica) o più specifiche. Rimanendo però
esempio, le necessarie Product Category Rules (PCR), le
zione, quindi, si aggiungono quelli previsti dal brand. E
EMAS, ISO 14001. Se da una parte questa ulteriore dif-
nel campo ambientale, non siamo ancora a questo punto.
regole di calcolo relative ai singoli specifici prodotti per
non è raro – un caso è la multinazionale italiana Fimatex
rendere una EPD adeguata ad ogni genere di prodotto:
– che le aziende, pur restando in linea con gli standard
perché – complice anche l’incapacità di schemi ‘classici’
di una certificazione, rinuncino all’onere (economico e
come EMAS e ISO 14001 di cogliere i bisogni delle azien-
organizzativo) della certificazione. I cui requisiti, però,
de di settori specifici – fioriscono le certificazioni sarto-
continuano a rispettare e a far verificare da auditor ac-
riali per i diversi settori. Come la Green Label di Acimit,
creditati (inviati dal cliente). La certificazione perde
l’Associazione dei Costruttori Italiani di Macchinario
il corpo (il certificato), insomma, ma non l’anima
per l’Industria Tessile, che coglie e rende facilmente
(gli standard e le procedure di verifica).
comprensibili le performance energetiche e ambientali
Fenomeno analogo ma ancora più spinto è quello di al-
dei macchinari per l’industria tessile. O il tentativo non
cune aziende che fanno a meno della certificazione pur
andato a buon fine di Federlegno-Arredo, l’associazione
sfruttando i vantaggi (come l’efficientamento dei proces-
delle industrie della filiera del mobile, di arrivare ad uno
si e dei consumi) concessi dal know how che le alimen-
schema nazionale proprio.
ta. Nel mondo del vino, ad esempio, non è infrequente
54
55
1.6.
FATTORI
DI SUCCESSO
DI MARCHI E
CERTIFICAZIONI
AMBIENTALI
Le certificazioni e più in generale i marchi ambientali
culturale maturo e in molti casi l’esistenza di regole chia-
sono prodotti: come tali per raggiungere una diffusione
re e controlli efficaci.
nel mercato hanno bisogno di condizioni favorevoli al
Recenti studi[9] evidenziano come per migliorare la qua-
loro sviluppo. Una offerta convincente, una domanda in-
lità e accrescere la diffusione di prodotti e servizi sia ne-
formata in grado di apprezzare la proposta, un contesto
cessario innescare tra domanda e offerta un ‘processo
P.A.
CONTROLLI
C
E
R
T
I
F
I
C
A
Z
I
O
N
I
REGOLE
OFFERTA
DOMANDA
CONSUMATORI
BIG PLAYER
57
1. I MARCHI AMBIENTALI
autocatalitico’. In parole semplici, si è osservato come
relazione prodotto/ambiente, e quello della chimica –
siva complessità di gestione o all’eccessivo costo a fronte
a considerare la dimensione organizzativa come inutile
in assenza di una graduale ma altrettanto inesorabile cre-
pur avendo vantaggi nell’evidenziare pubblicamente un
di uno scarso riconoscimento da parte del mercato finale.
complicazione, burocrazia, perdita di tempo, spreco.
scita di conoscenza e competenza della domanda, non si
controllo delle criticità ambientali del settore, non cono-
Sono pochi i marchi conosciuti (FSC®, ad esempio) gli
Si rilevano però delle eccezioni di successo. Possia-
opera nel mercato una corretta selezione dell’offerta. Da
sce adeguatamente il mondo delle certificazioni. Non ne
altri (il logo di Ecolabel, ad esempio) sono pressoché sco-
mo citare la Water e la Carbon footprint: la capacità di
qui una prima indicazione per il mercato delle certifica-
conosce le caratteristiche e soprattutto non ne conosce i
nosciuti. Colpa anche di limiti intrinseci: le certificazioni
semplificare e sintetizzare (anche nel nome) gli impat-
zioni, e più in generale dei marchi ambientali, in cui que-
reali vantaggi (li abbiamo visti nei paragrafi precedenti).
di prodotto sono, intrinsecamente, più comunicabili di
ti ambientali – se da una parte è un limite (vedi anche
sta dinamica non si è ancora innescata. Come anticipato
Le imprese che arrivano alla certificazione spesso lo fan-
quelle di sistema, grazie alla minore complessità degli
la Comunicazione 196 della Commissione Europea) – è
precedentemente e approfondito nei capitoli a seguire,
no per rispondere alla (giusta) sollecitazione di un cliente
schemi. Alcuni presentano regole di uso dei loghi rigide,
indubbiamente un grande vantaggio per la penetrazio-
la scarsa conoscenza del valore e del potenziale di questi
(sia pure lo Stato), o per accedere ad un bando pubblico.
che inducono le aziende a non impiegarli (o a ridurne
ne nel pubblico. Oppure possiamo ricordare il marchio
strumenti non sta operando una selezione dei prodotti su
Senza cogliere i reali benefici (economici) che un modello
l’impiego al minimo) per non indurre in errori. Questo
statunitense per il risparmio di energia Energy Star; o,
base qualitativa. Negli ultimi anni un ruolo importante
di gestione ambientale può portare all’impresa. Il reale
porta, ovviamente, ad una minore visibilità dei loghi del-
ancora, l’etichetta europea per l’efficienza energetica:
è stato svolto da alcune istituzioni, che hanno cercato di
valore delle certificazioni, dunque, non arriva alle impre-
le certificazioni, e quindi, ad un minor riconoscimento
coi diversi livelli di performance previsti, e grazie ad una
incentivare o creare condizioni di vantaggio per gli stru-
se. Colpa della mancanza di un adeguato sostegno istitu-
da parte del mercato. Poi ci sono ambiti in cui si rileva
grafica semplice e molto intuitiva, è decisamente effica-
menti più solidi dal punto di vista delle garanzie e presta-
zionale all’informazione ma anche di coloro che svilup-
una ridotta offerta di strumenti sector specific, come il
ce e piuttosto conosciuta. La sensazione è che manchi
zioni, ma anche qui c’è ancora molto da fare.
pano lo standard, siano realtà pubbliche o private, che in
legno-arredo italiano, che tenta, per il momento senza
ancora sul mercato il prodotto giusto in grado di fornire
Ma facciamo un passo indietro. Quello delle certificazio-
molti casi non riescono a trasmettere ai loro potenziali
successo, di costruire una propria certificazione; o come
sicuramente un framework di gestione ambientale ma
ni è un mercato prevalentemente btob, mentre quello dei
clienti i punti di forza dei loro strumenti. Se da un lato
la meccanica, che in Italia è corsa ai ripari con il marchio
anche di comunicare ai consumatori finali in maniera
marchi pur essendo un mercato btob, viene fortemente
però le imprese conoscono poco gli strumenti in campo,
UCIMU. Si rileva inoltre una eccessiva rigidezza degli
semplice ed efficace il valore costruito dall’impresa nella
condizionato dal consumatore finale rendendolo nelle
è comunque forte la domanda di marchi e certificazioni
strumenti che li rendono scarsamente adattabili alle di-
dimensione ambientale.
dinamiche un mercato btoc. È un mercato i cui limiti e
ambientali, il che lascia intendere che forse il problema
verse taglie di imprese, sia dal punto di vista dei processi
Un aspetto centrale nell’analisi del mercato delle certi-
potenziali vanno analizzati tenendo conto di tutte le di-
risiede anche nell’offerta, che non riesce ancora a rispon-
che delle capacità di spesa. Le certificazioni di sistema,
ficazioni è legato alle regole e alle forme di incentiva-
mensioni precedentemente descritte.
dere a questa esigenza con servizi convincenti.
ad esempio, nascono per le grandi aziende, e sono vi-
zione pubblica. Le agevolazioni amministrative concesse
Iniziamo dalla domanda. Un primo dato che va sottoli-
Passando all’offerta, l’analisi è più articolata. Un primo
ste anche oggi, nonostante le correzioni di rotta, come
in ragione delle certificazioni possono rappresentare per
neato è che il mondo delle imprese – con qualche ecce-
dato è relativo alla eccessiva varietà di standard, apparen-
di difficile adozione da parte di una PMI. D’altra parte si
esempio una leva per accrescere la diffusione di que-
zione: per il settore agroalimentare, molto sensibile alla
temente molto simili. Un secondo dato è legato alla ecces-
sottolinea anche una propensione da parte delle imprese
sti strumenti. Si segnala l’azione a livello italiano delle
58
59
1. I MARCHI AMBIENTALI
Camere di Commercio per incentivare le certificazioni
negli acquisti e possono rafforzare il mercato delle certi-
svolgere un ruolo fondamentale in questa evoluzione in
le semplificazioni burocratiche e gli acquisti verdi, non
come leva per stimolare innovazione, e più in generale la
ficazioni o arricchirle. O come nel caso di Emirates: per
corso.
sono adeguati, non sono chiari, non sono diffusi. Nei
competitività delle imprese. Oppure le norme che regolano gli
accrescere il livello qualitativo dei servizi offerti ai propri
L’offerta sconta dal lato suo ancora una eccessiva varietà
capitoli che seguono analizzeremo il mercato delle cer-
acquisti verdi della Pubblica Amministrazione possono fa-
clienti, tra i criteri di selezione dei prodotti wine & food
e complessità dei prodotti. La conseguenza è un merca-
tificazioni nel comparto del Made in Italy evidenziando
vorire realtà certificate. Al contrario norme non omoge-
il criterio ambientale, se certificato in particolare, è un
to che, nel complesso, è scarsamente sviluppato. Infine
potenziali barriere di accesso e livelli di penetrazione di
nee, differenti tra i vari stati europei contribuiscono alla
discrimine. Infine la Pubblica Amministrazione nel
gli stimoli che dovrebbero sostenere questo mercato,
questi strumenti.
confusione, e possono portare persino alla sfiducia nello
suo ruolo di attore di mercato – all’estero questo
strumento certificazioni. Queste regole perdono valore se
ruolo è molto forte – che può sollecitare il mercato
non sono puntellate da controlli che ne verificano l’at-
stesso con un impatto molto maggiore di quello attuale.
tuazione. Negli acquisti verdi, oggi gli obiettivi indicati
Il panorama, dunque, è abbastanza chiaro: il mercato
dallo Stato per le amministrazioni possono anche essere
delle certificazioni ambientali ha un grande potenzia-
ambiziosi, ma non vedono controlli che ne sanzionino la
le, visti i benefici che il prodotto certificazione offre alle
mancata applicazione. E sono quindi armi spuntate che
imprese. Benefici legati alla reputazione e alle semplifi-
non aiutano il sistema a crescere alimentando sfiducia
cazioni, ma anche ai risparmi in termini di materia ed
sul mercato delle certificazioni, con effetti dannosi sulla
energia, e, nel complesso, alle efficienze ambientali che
domanda.
generano anche efficienze economiche; legati alla capaci-
Per completare il quadro è necessario evidenziare le for-
tà di spingere all’innovazione. Questi vantaggi, tuttavia,
ze gravitazionali che stimolano il mercato delle certifica-
non sono sufficientemente noti ai primi destinatari del
zioni rappresentate dalla domanda indiretta. In primis i
prodotto: le aziende. Vi è poi il mondo dei consumatori/
consumatori, destinatari dei prodotti certificati: anche
cittadini che è chiamato a svolgere un ruolo crescente,
la loro domanda deve essere informata e consapevole,
come dimostrano gli studi di Eurobarometro che in-
per stimolare il sottostante mercato degli standard.
dicano come i cittadini (almeno in Europa) ritengano
Cresce negli ultimi anni il ruolo di big player privati e
che il comportamento responsabile delle imprese sia da
delle grandi catene distributive – dalla Gdo ad Ikea – che
stimolare in primo luogo attraverso scelte consapevoli
non solo ascoltano il consumatore ma lo accompagnano
di acquisto. Sistemi chiari di certificazione potrebbero
60
61
FSC (CoC)
®
3.048
2.311 2.140
FONTI.
ISO 14001: Survey ISO 2013
815
EPD
191
Italia
Spagna
Germania
45965
ISO 50001: ISO Survey 50001, 2013;
26598
EMAS: EMAS Helpdesk Europeo, aprile 2014;
USA
Polonia
Turchia
2
Spagna
Corea del Sud
3
Italia
Cina
9
Francia
India
Regno Unito
Germania
Produttori biologici: Eurostat,Organic farming statistics, 2014.
14
Giappone
22
Turchia
42
Germania
111
42
Regno Unito
150
Spagna
172
Italia
196
Spagna
FSC: FSC.org, novembre 2014;
42
258
Italia
330
48
19
PRODUTTORI
BIOLOGICI
30502
(http://www.iso.org/iso/iso-survey);
EPD: http://www.environdec.com/, 2015;
EMAS
676
Spagna
Francia
Brasile
Giappone
Germania
Regno Unito
USA
Cina
Turchia
India
USA
Francia
Germania
ISO 50001
2477
1.017
7.983 7.940 6.071 5.872
1.733
Spagna
16.879 16.051
1.072
1.877
1.098 1.038
Regno Unito
Giappone
Italia
Cina
24.662 23.723
1.229
Francia
3.715
Regno Unito
ISO 14001
104.735
Italia
LE CERTIFICAZIONI
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
CERTIFICAZIONI
AMBIENTALI E
COMPETITIVITÀ
DEL MADE IN ITALY
64
65
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
L’
ITALIA, CON OLTRE 24MILA CERTIFICAZIONI, È IL SECONDO PAESE AL MONDO PER NUMERO DI CERTIFICATI ISO
14001, DOPO LA CINA (CIRCA 105MILA). IL PRIMO PER NUMERO DI CERTIFICAZIONI DI PRODOTTO EPD (191, TRAINATI DA QUELLE DI PRODOTTI AGROALIMENTARI, CONTRO LE 42 DI SPAGNA E GRAN BRETAGNA, E LE 14 TEDESCHE).
2.1.
AGROALIMENTARE
Il terzo per Ecolabel ed EMAS. Ancora: è il quinto
va letto in un quadro complessivo di riposizionamento
paese del G20 per certificazioni forestali di catena di
competitivo delle nostre imprese nel segno della qualità
custodia FSC .
e della green economy. Ma che va affiancato ad un altro
Primati ancora più rilevanti se teniamo conto dei ri-
dato: una penetrazione non certo capillare dei diversi
tardi nazionali: il Comitato Ecolabel e Ecoaudit è stato
standard, con numerosi problemi legati alle inefficienze
istituito solo agli inizi del 1997, due anni dopo la sca-
nel sistema di domanda-offerta di certificazioni.
denza prevista dal Regolamento EMAS, che è del 1993;
Il Made in Italy, con le sue potenzialità, la vocazio-
nell’Ecolabel la prima azienda certificata è giunta qua-
ne competitiva e le tante articolazioni e peculiarità, è,
L’Expo 2015 che ci lasciamo alle spalle sancisce defini-
chimici (0,2% contro una media Ue dell’1,9%); e la quota
si dieci anni dopo l’emanazione del Regolamento.
dunque, un banco di prova intessante per compren-
tivamente la leadership italiana nella qualità agroali-
di emissioni di gas climalteranti più bassa (il 35% di gas
Questa vitalità traspare anche da iniziative nazionali sulla
dere i vantaggi per le imprese che aderiscono a una o
mentare. Siamo il Paese più forte al mondo per prodotti
serra in meno della Francia e della media Ue). Non è un
tracciabilità di filiera agroalimentare, divenute la base di
più certificazioni ambientali, ma anche i limiti degli
‘distintivi’ (quindi certificati: con una certificazione re-
caso se il settore agroalimentare italiano può vantare una
schemi ISO (lo standard 22005). O nel legno-arredo: è ita-
strumenti attualmente disponibili sul mercato.
golamentata dallo Stato e dall’Europa), con 264 prodot-
vera e propria leadership anche in tema di certificazioni
liana la prima sedia certificata EPD e nasce anche da istan-
Il capitolo che segue indaga il grado di penetrazione
ti Dop e Igp (a cui si aggiungono 4698 specialità tradi-
ambientali: dal primato europeo nelle certificazioni bio-
ze italiane l’ampliamento della certificazione FSC anche ai
delle certificazioni ambientali nelle principali filiere
zionali regionali), seguiti a distanza da Francia, 207, e
logiche (quasi 46mila produttori), a quello nel numero di
prodotti da legno ricilato. O anche dalla nascita nel nostro
del Made in Italy (arredo-casa, automazione, agroa-
Spagna, 162. In ben 77 prodotti, sul totale dei 704 in cui
EPD, oltre 100, per prodotti agroalimentari.
Paese di certificazioni, oggi globali, come Friend of the Sea o
limentare e abbigliamento-tessile), misura lo spread
viene disaggregato il commercio agroalimentare mon-
Ma facciamo un passo indietro. Nel 1986 il laboratorio
Biodiversity Friend.
competitivo delle imprese che hanno scelto di adottar-
diale, il nostro Paese detiene il primo, secondo o terzo
centrale di veterinaria di Weybridge identifica in un al-
L’Italia, insomma rappresenta uno dei fronti più avan-
ne uno e analizza la percezione di questi strumenti nel
posto per quote di mercato. Un primato nella qualità che
levamento nella regione dell’Hempshire il primo caso
zati in tema di certificazioni ambientali. Un dato che
mercato di sbocco finale dei prodotti.
si nutre di passione, innovazione e attenzione per il ter-
di encefalopatia spongiforme bovina, il morbo divenuto
ritorio. Lo dimostra il record europeo (e probabilmente
noto all’opinione pubblica con il nome di morbo della
mondiale) per il minor numero di prodotti con residui
mucca pazza. Questo come altri scandali, dal vino al
®
®
66
67
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
metanolo alle mozzarelle alla diossina in Italia, hanno
voratori e dell’ambiente (imponendo, ad esempio, anche
tanti gruppi – Delfanti Trade a Monticelli D’Ongina
fitofarmaci e altre sostanze nocive come i metalli pesanti.
posto con forza l’attenzione pubblica sulla qualità dei
una drastica riduzione della chimica nei campi). Nasce,
(PC), Eredi Didonna in Puglia, AGRILEPIDIO a Ci-
Il caso Plasmon è stato antesignano di una tendenza,
prodotti della filiera agricola e sul rapporto che il pro-
nel 1997, la certificazione EurepGAP (Gap sta per Good
sterna di Latina – o tanti singoli produttori.
quella che vede privilegiare le certificazioni di pro-
dotto instaura con l’ambiente nel quale viene coltivato o
Agricultural Practices, incluso l’allevamento), oggi – col
Questa certificazione, che partendo dai supermarket eu-
dotto (più apprezzate dai consumatori: basti pensare ai
trasformato. Questi eventi hanno spinto, a differenza di
salto di scala, dall’Europa al mondo intero: 100 i paesi
ropei porta le buone pratiche agricole sui campi di tutto il
marchi citati Dop-Igp, al biologico, alle Doc) rispetto a
quanto avvenuto in altri settori, il mercato finale ad una
interessati – GlobalGAP.
mondo, serve alla grande distribuzione a garantire la qua-
quelle di sistema, che ancora oggi caratterizza il siste-
maggiore informazione e alfabetizzazione sui prodotti
Cosa abbia significato questa scelta lo dimostra una mis-
lità anche ambientale del prodotto, appunto, ma anche a
ma agroalimentare italiano.
agroalimentari, con un conseguente effetto di stimolo
siva che, nel 1999, la catena Safeway invia ai propri for-
ridurre al minimo le responsabilità per le politiche di si-
Le certificazioni di sistema, come si è rilevato nelle altre
per il miglioramento della offerta di prodotti. Per garan-
nitori: chi desidera continuare ad intrattenere rapporti
curezza, vista la garanzia da parte di un ente terzo; e a tra-
filiere del Made in Italy analizzate in questo studio, non
tire un consumatore evoluto, a loro volta, i produttori
commerciali con la grande catena di supermercati deve
sferire sui fornitori i costi della sicurezza e della qualità.
hanno avuto molta fortuna nell’agroalimentare italiano,
hanno sviluppato una domanda di marchi e certificazioni
certificarsi EurepGAP.
Sul fronte italiano un’esperienza pionieristica è sicura-
se si escludono grandi imprese di trasformazione alla ri-
a garanzia della qualità anche ambientale della filiera a
Oggi, l’Italia è il secondo paese al mondo per numero di
mente quella delle Oasi Ecologiche Plasmon, create
cerca di contratti internazionali o legati a bandi pubbli-
monte del prodotto.
produttori certificati GlobalGAP: poco meno di 19mila
a metà degli anni ’90 anche qui in risposta a scandali. In
ci. Solo lo 0,6% delle imprese del settore sono certificate
Il fenomeno delle certificazioni ambientali in agricoltura
(che significa un produttore su tre), dopo la Spagna (qua-
particolare, allo scandalo del vitello agli estrogeni e poi al
ISO 14001, solo lo 0,1% EMAS. In entrambi i casi sono le
– nel settore, ovviamente, le certificazioni più richieste
si 30mila) e davanti alla Grecia (10mila circa, dati 2012).
disastro di Chernobyl che sottrasse ai mercati le verdure
imprese più grandi a certificarsi: oltre il 70% dei certifi-
sono quelle relative alla sicurezza del prodotto – esplo-
Questo standard parrebbe (mancando dati sistematici
a foglia larga, Plasmon coglie una opportunità di mer-
cati ISO 14001 riguardano aziende sopra i 20 addetti. E
de in Europa negli anni ’90. In quegli anni, anche per i
sulle altre certificazioni) il secondo per diffusione tra i
cato legata ad una esplosiva domanda di prodotti sani e
discorso analogo vale per EMAS. Una distribuzione che,
motivi che abbiamo detto, la grande distribuzione euro-
produttori agricoli, dopo quello per i produttori biologici.
decide di selezionare 2700 aziende agricole e 450 alleva-
evidentemente, non rispetta le caratteristiche del siste-
pea riunita nello Euro-Retailer Produce Working Group
Hanno fatto ricorso a questo certificato grandi marchi
menti in tutto il mondo (dall’Italia, ovviamente, al Perù)
ma produttivo italiano.
(con big come Dutch Albert Heijn, Safeway, Tesco, Royal
della qualità italiana da Melinda, la società consortile
in cui si praticava la lotta integrata, una gestione oculata
Sicuramente gli standard di sistema non hanno incon-
Ahold, Marks & Spencer, Sainsbury’s) decide di impor-
La Preferita OP Pugliese, ECOFRUIT a Bagheria,
della chimica, senza trascurare altre possibili fonti di in-
trato una domanda spontanea delle imprese italiane,
re un solo documento normativo valido a livello conti-
la cooperativa siciliana S.I.A.L. SICILIANA AGRU-
quinamento, come il traffico automobilistico, gli impianti
piuttosto la leva è stata una domanda indotta: dai grandi
nentale per garantire, e garantirsi, forniture di prodotti
MI LAVORATI, la cooperativa ORTI DEI BERICI in
industriali o le discariche. Un protocollo elaborato con
gruppi della Gdo nazionali o internazionali, o da incenti-
agroalimentari rispettose delle buone pratiche agricole:
provincia di Vicenza, PATFRUT in provincia di Ferrara,
veterinari ed agronomi validato da un ente terzo, per ras-
vazioni pubbliche. A dare, qualche anno fa, alle imprese
con standard di sicurezza, tracciabilità, rispetto dei la-
LAGNASCO GROUP appunto a Lagnasco (CN). Come
sicurare le mamme garantendo omogeneizzati privi di
una ragione valida per cercare una certificazione di si-
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69
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
stema, in Italia, è stato più che il bisogno di migliorare
Tuttavia si inizia a rilevare l’adozione di ISO 14001 o di
dei produttori e trasformatori italiani, come dimostrano
Accanto alle certificazioni da agricoltura biologica, si
le performance ambientali delle imprese o raccogliere le
EMAS in risposta alla necessità, soprattutto tra impre-
appunto i dati GlobalGAP, è attento alle certificazioni.
possono citare casi esemplari di grandi nomi del Made
richieste dei consumatori, una legge che apriva le porte
se di grandi dimensioni, di tenere sotto controllo i costi
La limitata diffusione di ISO 14001 e EMAS sta proba-
in Italy agroalimentare che hanno puntato sulle certifi-
ai finanziamenti pubblici, nello specifico relativi ai Piani
ambientali (acqua, materie prime). Non è un caso se tra
bilmente nei limiti intrinseci dello standard, pensato per
cazioni di prodotto. Granarolo, ad esempio, è la prima
di sviluppo rurale (PSR).
le imprese certificate ISO 14001 abbiamo i grandi nomi
altre tipologie di imprese e per altri settori: limiti che evi-
azienda produttrice di latte al mondo a ricevere la certi-
La legge è la 488 del 1992, che fissava nuovi criteri per
dell’agroalimentare italiano come Sanpellegrino, Bono-
dentemente tengono lontana la gran parte delle aziende
ficazione EPD, così come l’acqua Cerelia ha il primato
la concessione delle agevolazioni alle attività produttive
melli, Bauli, Galbani, Carapelli, Illycaffè (ISO 14001 +
agroalimentari italiane.
mondiale per l’acquisizione dello stesso certificato tra le
nelle aree sottoutilizzate. Tra i criteri, viene riconosciuta
EMAS), Lavazza (ISO 14001 + EMAS), Saclà, Italcar-
Decisamente diversa la diffusione delle certificazioni di
acque. Restando sull’EPD, a questi antesignani si uni-
una premialità per le aziende dotate di certificazioni ISO
ni, Parmareggio, Principe di San Daniele (ISO 14001 +
prodotto. Soprattutto se guardiamo agli ultimi anelli della
scono oggi altri importanti marchi italiani: quelli della
14001 ed EMAS. Molte aziende, con questo obiettivo,
EMAS); grandi imprese dei surgelati come Soavegel (ISO
filiera, quelli che hanno come riferimento i consumatori.
pasta, come Barilla (e Mulino Bianco), De Cecco e
hanno adeguato i loro processi e sono arrivate alla certi-
14001 + EMAS); aziende vinicole come la Cantina Terre
I prodotti biologici, innanzitutto. L’Italia è l’ottavo pa-
Sgambaro; o delle acque, Ferrarelle, Lete, San Be-
ficazione: nel corso degli anni ’90, infatti, si assiste ad un
del Barolo (ISO 14001 + EMAS) e poi Fattoria Scaldasole,
ese al mondo per numero di produttori biologici
nedetto; e poi quello delle birre, con Poretti (Carlsberg
boom della 14001 tra le aziende del settore. Boom segui-
Pastificio Lucio Garofalo, Ferrero, Barilla, la Distilleria
(dopo India, Uganda, Messico, Tanzania, Etiopia, Tur-
Italia), e del vino, coi Feudi San Gregorio; i prodotti
to da un decremento negli anni Duemila, dovuto, proba-
Fratelli Branca (ISO 14001 + EMAS); oppure le centrali
chia e Perù), il primo in Europa davanti alla Spagna.
Valfrutta (Conserve Italia), Assomela, quelli del Mo-
bilmente al fatto che, avuto il finanziamento, la certifica-
del latte di Torino, Vicenza e diverse altre.
Oggi sono poco meno di 46mila i produttori italiani con
lino Grassi e le carni Coop Italia. Con oltre 100 pro-
zione non veniva rinnovata. Nonostante ciò, l’adesione a
A queste si affiancano realtà più piccole, in cui l’esigen-
certificazioni biologiche. Per produrre e vendere pro-
dotti certificati l’Italia ha il primato assoluto nei certifica-
queste certificazioni ha impresso alle aziende un’accele-
za, come abbiamo visto, è quella di entrare nelle catene
dotti frutto di metodi biologici è necessaria la certifica-
ti EPD per prodotti agroalimentari.
razione nella direzione della qualità e dell’adeguamento
di fornitura dei grandi gruppi della Gdo, che vedono in
zione di un ente terzo secondo la disciplina comunitaria
Mentre Ecolabel non contempla un’applicazione ai pro-
normativo e tecnologico: molte aziende si sono trovate a
questa certificazione una garanzia: la calabrese Amarelli,
e nazionale (Regolamento CE 834/2007). Si parla di
dotti agroalimentari, tra le certificazioni di prodotto di
dover adeguare alle regole comportamenti e impianti (ad
la Salviani che con 8 addetti produce olive in provincia di
certificazione regolamentata: certificazione volontaria
nuova generazione anche in questa filiera ha fatto la sua
esempio scarichi, pozzi per il prelievo dell’acqua, ecc.),
Roma, le Cantine degli Astoni nei Campi Flegrei (6 ad-
per cui un ente pubblico ha redatto standard tecnici ai
comparsa da qualche anno la Carbon footprint (UNI
a sostituire macchinari attivi magari da anni ma privi
detti), Sapori Mediterranei di Giovanni Ciliberti, (2 ad-
quali le imprese devono attenersi per ottenere l’attesta-
ISO 14064 o UNI ISO 14067, che sia di sistema o di pro-
di autorizzazione e conformità alle leggi. Col risultato,
detti) che produce salumi a Cirigliano (MT) in Basilicata. to. Vista la grande vocazione nazionale, la certificazione
dotto), adottata per alcuni prodotti di largo consumo da
tutt’altro che trascurabile, di evitare che lo Stato finisse
Detto questo colpisce la distanza che separa la diffusione
di agricoltura biologica è la certificazione ambientale
grandi aziende come Valfrutta, Curtiriso di Pavia (sia
per finanziare l’elusione delle normative ambientali.
di certificazioni come GlobalGAP e ISO 14001. Il mercato
più diffusa nel settore agroalimentare.
14064 che 14067) o il Pastificio Afeltra di Gragnano,
70
71
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
ma anche nel mondo del vino da big come Donnafuga-
to. Ma ci sono altri casi in cui, ad esempio, una footprint
se presa come indicatore ambientale complessivo, con-
non si certificano. Non solo per una questione economi-
ta, Ricci Curbastro, Caprai, Salcheto.
più leggera non corrisponde a migliori comportamenti
trasta con la qualità delle produzioni.
ca. Lo spiega lo studio agronomico Sata, specializzato
Proprio la cantina vinicola Salcheto, prima azienda al
ambientali ma riflette, piuttosto, specifiche situazioni
La sfida, dunque, per questa certificazione, è tenere in-
anche nel calcolo della Carbon footprint: il calcolo costa
mondo ad aver certificato la Carbon footprint di una botti-
produttive, a volte persino paradossalmente slegate dalla
sieme standardizzazione e credibilità con i necessari
infatti, mediamente, più della certificazione. Non certi-
glia di vino (nel 2011, secondo lo standard ISO 14064), im-
ricerca di qualità.
adattamenti ai diversi territori e alle diverse produzioni.
ficano perché, al netto del ragionamento sull’efficienza,
piega la misurazione delle emissioni di carbonio come in-
Nel caso, ad esempio, delle aziende del latte, segnalato da
Manca in Italia, ma anche in Europa, uno strumento in
valutano che gestire in proprio la comunicazione dei dati
dicatore per controllare energia e materia direttamente ed
una ricerca dell’Inea, quella che produce latte alimentare
grado di cogliere adeguatamente la diversa importanza
sulla CO2 sia la strada più efficace. Stando all’esperienza
indirettamente consumate lungo il processo e poi ridurre
fa registrare mediamente una minore impronta carboni-
degli impatti del mondo agricolo. Sul modello, ad esem-
dello studio agronomico citato (cui fanno riferimento per
le emissioni. Impiego che rientra in un più ampio progetto
ca rispetto a quella che produce il Parmigiano-Reggiano.
pio, degli standard californiani per la coltivazione della
il calcolo il 60/70% delle aziende Italiane che poi hanno
ambientale che va dal calcolo della Water footprint al cal-
La ragione va imputata principalmente alla resa produt-
vite da vino (il California Sustainable Winegrowing Al-
deciso di certificarsi) solo la metà circa delle aziende che
colo dell’Indice di biodiversità, in fase di sperimentazione
tiva delle vacche per Parmigiano-Reggiano, di solito in-
liance’s Code of Sustainability).
fa effettuare loro il calcolo procede poi alla certificazione.
applicata, per monitorare la qualità biologica del suolo e
feriore, anche a causa dei vincoli imposti dai disciplinari
Interessante, allora, la norma tecnica – sviluppata
Il ragionamento svolto per la Carbon footprint potreb-
dell’ecosistema aziendale; dalle cantine off-grid, all’auto-
di produzione (ad esempio il divieto di impiegare fieni in
dal consorzio CCPB e LandLab della Scuola Superiore
be essere replicato per la Water Footprint: ottimale
produzione dei concimi (dal compostaggio), all’impiego
quota inferiore al 50% della sostanza secca dei foraggi, o
Sant’Anna di Pisa – specifica per la stima della Carbon
per valutare i miglioramenti di una stessa azienda da un
esclusivo di materiali certificati FSC e PEFC.
il rapporto obbligato foraggi/mangimi non inferiore a 1).
footprint dei prodotti del settore agroalimentare.
anno all’altro, non è un indicatore attendibile se viene
La Carbon footprint, che sta avendo grande fortuna sul
Ancora più evidente, a presunta parità di performance
Sicuramente molto efficace, invece, la Carbon footprint
impiegato per il confronto fra aziende diverse, anche se
mercato anche in virtù della sua immediatezza e comuni-
ambientali, il caso delle aziende da uova. Nel caso delle
come indicatore dell’efficienza di un’azienda: maggio-
dello stesso settore.
cabilità, ha però dei limiti se, a differenza di quanto fatto
ovaiole a terra si riscontra una footprint carbonica leg-
ri emissioni in un settore della produzione indicano un
In genere, ad esempio, le imprese vitivinicole a pre-
appunto da Salcheto, viene utilizzata tout court (magari
germente maggiore: conseguenza della minore produtti-
segmento produttivo su cui intervenire per renderlo più
valente produzione di spumanti tendono a consumare
per confrontare aziende diverse) come indicatore di sin-
vità attribuibile a questa modalità di stabulazione. O an-
efficiente. Questo impiego come strumento di misurazio-
nel complesso più acqua rispetto a quelle che produ-
tesi delle performance ambientali. Due cantine vinicole,
cora: l’agricoltura biologica rischia, nella gran parte dei
ne dell’efficienza porta con sé una conseguenza: alcuni
cono principalmente vini fermi. Osservazione valida
ad esempio, con performance ambientali paragonabili
casi, di avere un’impronta carbonica più alta dell’agricol-
soggetti che misurano l’impronta delle proprie attività,
per produzioni elevate, che va però invertita nel caso
ma una del Sud e una del Nord Italia (o una vicino al
tura intensiva. Non solo, dunque, la Carbon footprint, in
poi non procedono alla certificazione. Cosa non infre-
di produzioni ridotte.
mare e l’altra in territorio montuoso) avranno, evidente-
casi come quelli segnalati da Inea (oggi Crea), non riflette
quente nel mondo del vino: le aziende fanno calcolare
Come nei consumi (non solo alimentari) l’attenzione
mente, footprint diverse, legate in primis al riscaldamen-
performance ambientali complessivamente migliori, ma,
la Carbon footprint secondo standard internazionali ma
all’origine dei prodotti e al loro territorio sta diventando
®
72
73
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
patrimonio comune (a dimostrarlo basterebbe ricordare
uno schema dedicato (DTP 112 “Cereali e semi oleosi
servazione della biodiversità Biodiversity Friend: di
catene distributive italiane e internazionali, come Coop
i prodotti private label della Gdo qualificati proprio per
sostenibili”) per produzioni qualificate di soia e mais
proprietà di WBA onlus (World Biodiversity Association
Italia, Conad, Despar, Esselunga.
la propria origine regionale o territoriale): questa ten-
bianco. Un percorso di filiera decisamente innovativo,
onlus), nasce appunto in Italia nel 2010 per stimolare
Per restare alla grande distribuzione organizzata,
denza si è affermata, a cascata, anche tra le certificazioni
che parla di qualità e sostenibilità in un settore spesso
il mondo agricolo ad una presa di coscienza verso una
è evidente il ruolo che riveste nell’orientare i consumi e,
a carattere (anche) ambientale.
trascurato, che investe gran parte delle imprese agricole
produzione più attenta alla conservazione delle risorse
quindi, come abbiamo visto per GlobalGAP, tutta la filie-
Un’altra tendenza rilevabile nella filiera agroalimentare
e di trasformazione del Nord Italia (con oltre 100 impre-
biologiche, con un approccio a dimensione territoriale
ra. Da moltissimi anni la Gdo italiana si è attivata per as-
italiana è il crescente interesse verso sistemi di certifi-
se e 20mila agricoltori coinvolti) tracciato e certificato.
misurando la qualità della vita nell’acqua, nell’aria e nel
sicurare l’applicazione di tecniche di coltivazione a basso
cazione che, coinvolgendo più attori, garantiscano la so-
Che dà al consumatore garanzie sulla sostenibilità am-
suolo. Hanno aderito allo schema produttori vinicoli di
impatto ambientale. Tecniche volte a ridurre numero e
stenibilità di tutto il percorso di produzione, e non solo
bientale e sociale, e nasce per rispondere alla richiesta
primo piano, come il Consorzio del Chianti Classico.
residualità di pesticidi. Coop Italia ad esempio fin dagli
della singola azienda. Tra le certificazioni di questo tipo
dei principali operatori del settore della distribuzione
Come pure alcune aziende venete del radicchio (Baga-
anni ‘80 ha definito rigorosi capitolati di fornitura in
menzioniamo la norma ISO 22005
che garantisce la
internazionale e del settore mangimistico di avere pro-
ri di Callegaro, Mion Gian Paolo, Santin Paolo e
tal senso: con effetti affini a quelli prodotti dall’adozione
rintracciabilità del prodotto alimentare in tutti i passag-
dotti sostenibili di origine nazionale. Lo standard, che
l’azienda agricola Nonno Andrea) o le baresi Società
di uno standard di certificazione. Un pezzo importante
gi del processo produttivo – dal campo alla tavola, from
dimostra evidentemente un ruolo attivo del mondo
agricola Lama Cerasae o Cinquepalmi Vito che
della Gdo, ad esempio, chiede ai propri fornitori l’appli-
farm to fork. E investe principalmente le filiere ortofrut-
agroalimentare italiano sul fronte delle certificazioni, è
producono uva da tavola.
cazione di disciplinari di difesa integrata più restrittivi
ticole (dalle sementi al confezionamento), della carne
nato da un processo di condivisione fra i vari stakeholder
Altro standard nato in Italia è Friend of the Sea. Sche-
rispetto alle norme cogenti.
bovina e suina (dall’acquisto o nascita dell’animale al
con l’obiettivo di definire delle tecniche di coltivazione
ma di certificazione internazionale fondato dall’omoni-
In Italia, al riguardo, è stata pubblicata una norma de-
punto di distribuzione inclusa la mangimistica), del latte
e trasformazione volte a produrre cereali e semi oleosi
ma associazione no profit per prodotti provenienti sia
dicata: la UNI 11233 “Sistemi di produzione integrata
(dall’allevamento al punto di distribuzione). È il caso, ad
(e loro derivati) al meglio delle pratiche conosciute. Uno
da attività di pesca che da acquacoltura, che di fatto ha
nelle filiere agroalimentari” che traduce in uno standard
esempio, di Brazzale e del Gran Moravia, la cui filiera
strumento che valorizza prodotti fino ad oggi indistinti,
segnato uno spartiacque nel settore della pesca. Questa
un sistema di produzione agricola che privilegia l’utilizzo
(80 fattorie, con quasi 19.000 mucche in lattazione) è
e, insieme, avvia processi di innovazione, organizzazione
certificazione, nata nel 2008, oltre che essere adottata da
delle risorse e dei meccanismi di regolazione naturale in
stata certificata da DNV.
delle filiere agroalimentari, gestione sostenibile delle ri-
numerosi produttori e trasformatori (180 i certificati ri-
parziale sostituzione delle sostanze chimiche. Per stilare
Oppure, in parallelo, l’ente di certificazione CSQA, che
sorse naturali in linea con la nuova PAC.
lasciati ad imprese italiane, tra cui alcuni nomi della Gdo
lo standard, al tavolo di lavoro presso UNI, hanno parte-
con le industrie di trasformazione Ital Green Oil,
Lo stesso protagonismo del nostro Paese si riscontra in
come Conad, Coop, Despar, Esselunga), richiede
cipato tutte le catene italiane della Gdo. Pioniere in que-
azienda del Gruppo Marseglia leader nella produzione di
schemi che mostrano un approccio alla sostenibilità se-
l’adesione anche della filiera a monte, e sta diventando
sta certificazione l’azienda vinicola Ferrari e Lunelli,
energia da biomasse, e Cereal Docks, ha messo a punto
condo un’ottica più ampia. Come il protocollo sulla con-
il passaporto per essere fornitori di prodotti ittici delle
confermando, ancora una volta, che quello del vino ita-
74
[10]
75
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
liano è un settore decisamente attento alle novità in tema
meccanismo, dunque, è analogo a quello indicato per la
di denominazioni trasparenti come Friend of the Sea.
La diffusione delle certificazioni ambientali nel mondo
di certificazioni ambientali. L’azienda certifica così l’uva
Legge 488: ci si certifica per arrivare ai finanziamenti, e
Decisamente poco efficaci per la filiera, invece gli stan-
dell’agroalimentare ha visto, infine, grazie ad un consu-
proveniente da 263 aziende agricole coinvolte in un pro-
oltre ai finanziamenti si accede ai vantaggi prodotti dalla
dard relativi ai sistemi di gestione ambientale: perché
matore più attento e ad una domanda più matura, una
getto di viticoltura sostenibile.
certificazione. Parliamo di marchi come Agriqualità della
troppo complessi, non tarati sulle specificità del settore
diffusione maggiore che nel resto del Made in Italy. Mag-
Altra certificazione internazionale che ha avuto ampia
Regione Toscana, Qualità verificata (QV) della regione
né adatti alla dimensione e alle capacità di spesa e orga-
giore ma con ancora enormi potenzialità di crescita e di
diffusione in Italia è UTZ: programma di certificazione
Veneto, QM della Regione Marche, QC – Qualità Con-
nizzative delle aziende.
sviluppo per il settore.
su scala mondiale per una produzione e una fornitura
trollata della Regione Emilia Romagna, Prodotti di qua-
agricola responsabile, fornisce assicurazione sulla soste-
lità Puglia, Marchio Qualità Trentino (MQT), il marchio
nibilità sociale e ambientale del caffè, del cacao e del tè,
Agricoltura Ambiente Qualità (A.Qu.A.) del Friuli Vene-
lungo tutta la filiera. Tra le imprese italiane, Lavazza, ad
zia Giulia. Marchi che, recentemente, sono stati affiancati
esempio, ha deciso di certificare UTZ uno stabilimento,
dal Sistema di Qualità Nazionale per la produzione
quello di Torino, e alcune linee di prodotti. Come la pa-
integrata approvato dal Ministero delle Politiche Agri-
dovana Elledì, uno dei leader europei nel settore dolcia-
cole. Il rispetto di questi standard viene verificato da un
rio con export in 80 paesi, o la H.D.I (Holding Dolciaria
ente terzo che, accreditato come certificatore da Accre-
Italiana, Spa) gruppo che produce e commercializza cioc-
dia, riceve dal Ministero l’autorizzazione al controllo.
colato (60 mln fatturato, di cui il 40% export). Proprio
Possiamo concludere ricordando la forte attenzione
l’export, la presenza in mercati stranieri, sembra essere
– sia da parte del consumatore finale che delle azien-
una delle ragioni che spingono a questa certificazione.
de – alla qualità, nei diversi aspetti anche ambientali
Significativo per l’Italia è anche il fenomeno, molto più
dei prodotti e delle produzioni. Attenzione alla qua-
diffuso che in altri Paesi, della nascita di Sistemi di
le è corrisposta un’offerta di schemi di certificazione
Qualità Regionale per la produzione integrata.
piuttosto efficace: perché alla portata delle aziende,
Nascono in ambito regionale dalla spinta dell’Unio-
come dimostra la diffusione di marchi come quello
ne Europea, che con il Reg. CE 1974/2006 e il Reg. CE
dell’agricoltura biologica o di certificazioni come Glo-
1698/2005 ha legato la concessione di finanziamen-
balGAP; perché comprensibili ed efficaci anche dal
ti all’applicazione di sistemi di qualità riconosciuti. Il
lato del consumatore finale, anche grazie alla scelta
76
77
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
2.2.
ARREDO-CASA
ambientali e di fornitori di marchi, e i consumatori.
de oltre all’attestato EMAS hanno anche la ISO 14001.
Come abbiamo avuto modo di approfondire la scarsa
Le imprese della filiera con un certificato ISO 14001
cultura di un mercato è un freno allo sviluppo di un pro-
non superano le 300: l’1% del totale. Sono certificate ISO
dotto, si rileva infatti in questa fase il successo di marchi
14001 imprese Made in Italy come Scavolini, Snaide-
e certificazioni ambientali che hanno un diretto impatto
ro, Valcucine, Molteni. Lo sono l’azienda di divani
sulla comunicazione e non sulla organizzazione comples-
Moroso, gli Arredamenti Cesar, Dalla Velentina
siva dell’impresa garantita da certificazioni più struttura-
che produce mobili di design per ufficio, la affine Las
te come Ecolabel, ISO 14001 o EMAS.
Mobili a Tortoreto (TE), Presotto Industrie Mobi-
Quello del legno-arredo-casa è un comparto composito
garantito al settore primati a livello mondiale. A questo
Nella filiera del legno-arredo infatti risultano ad oggi solo
li a Brugnera (PN), Ares Line che in provincia di Vicen-
e variegato. C’è la filiera del mobile, che spinta dalla cre-
punto entriamo dentro questi macro-settori, per capire
due realtà certificate Ecolabel, il produttore di arredi
za realizza sedute distribuite in tutto il mondo. Oppure
scente sensibilità verso la conservazione delle foreste e
meglio le dinamiche e soprattutto cogliere il ruolo e la
scolastici Mobilferro, 40 addetti a Trecenta (RO) e Li-
Imab Group, 500 addetti a Fermignano (PU), e le citate
dagli studi sull’inquinamento indoor che hanno rilevato
diffusione dei marchi ambientali in questo processo di
gnum Venetia, azienda di Pordenone i cui tavolati a tre
Vastarredo, Lasa Idea, Nicoline Salotti. Oltre ai mobilifi-
la pericolosità di alcune sostanze, in primis la formaldei-
riposizionamento competitivo in chiave ambientale.
strati incrociati in rovere sono gli unici in Europa a po-
ci, ci sono (per dare garanzie al cliente) anche gli inter-
de, per la salute delle persone, ha sviluppato una doman-
Cuore di questo sistema è la filiera del mobile. Chi fre-
tersi fregiare del marchio. Anche EMAS ha goduto, tra
medi: come Media Profili, 500 addetti nei semilavorati
da di strumenti in grado di tracciare la provenienza della
quenta il Salone del mobile di Milano, principale termo-
le aziende del legno-arredo, di scarsissima fortuna. Oggi
a Mansuè (TV), o Mobilclan che produce ante e com-
materia prima e di certificare il basso impiego di sostan-
metro delle tendenze del settore a livello mondiale, avrà
le imprese della filiera che si fregiano di questo certifi-
ponenti in legno, sempre in provincia di Treviso. Uno
ze pericolose. C’è la filiera della ceramica, che sceglie la
notato negli ultimi anni una crescita esponenziale da
cato EMAS sono meno di 50, lo 0,007% del totale. Una
dei vantaggi della 14001 (quei vantaggi che il Pubblico
leva ambientale per riposizionarsi sui mercati, avviando
parte delle imprese di prodotti che incorporano a diversi
certificazione come EMAS interessa soprattutto imprese
non ha saputo valorizzare) sta nel fatto che le imprese
un ripensamento radicale dei propri processi produttivi,
livelli la sfida ambientale. Avrà notato anche che le atte-
di grandi dimensioni, che ambiscono a clienti industria-
con molti fornitori, se questi aderiscono allo standard,
e che nella LEED ha trovato un passaporto importante
stazioni di questo impegno sono molte, si contano oltre
li o pubblici, e interessa fornitori dei grandi gruppi del
possono evitare di fare controlli diretti, affidandosi alle
per entrare nel mercato americano. C’è il settore della
100 etichette ecologiche, che se da un lato sono prova di
mobile. Tra le pochissime aziende certificate EMAS pos-
verifiche dei certificatori.
rubinetteria, che cogliendo l’opportunità di normative
grande vitalità, dall’altro sono l’evidenza di un percorso
siamo ricordare ad esempio Vastarredo, che a Vasto
La limitata fortuna di ISO ed EMAS si deve anche alla
stringenti sulla potabilità dell’acqua che hanno messo al
appena avviato in cui nel mercato di riferimento c’è an-
(CH) produce arredi per la scuola, ma anche Lasa Idea
scarsa aderenza di questi standard alle caratteristiche
bando sostanze tossiche come il piombo, ha sviluppato
cora scarsa cultura sul tema da parte di tutti gli attori:
di Monteriggioni (SI) specializzata in mobili da bagno, e
delle imprese del settore, di rado ascoltate con attenzio-
tecnologie e standard ambientali innovativi che hanno
le imprese nelle due dimensioni di acquirenti di marchi
Nicoline Salotti di Altamura (BA). Tutte queste azien-
ne e senza pregiudizi. Per esempio Ecolabel nel legno/
78
79
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
arredo prevede due declinazioni, a seconda che si tratti di
In realtà ci sono marchi ai quali il settore riconosce una
consumatori, è la certificazione di prodotto più diffusa in
compiuto dall’associazione nordamericana dei produtto-
pavimenti in legno (2010/18/EC) o mobili (2009/894/
efficacia in termini di competitività soprattutto per il loro
Australia. Oppure la certificazione CCC (China Compul-
ri di mobili per ufficio e collettività (BIFMA/Level).
EC): in quest’ultimo caso il marchio si applica esclusiva-
potere di accreditamento verso mercati esteri. Tra questi
sory Certification): introdotta con l’adesione della Cina
Ovviamente, visto il ruolo del LEED nel mercato, uno de-
mente ai prodotti realizzati almeno per il 90% da legno
c’è il sistema LEED® [11]. Lo standard, pur certificando
all’Organizzazione Mondiale del Commercio è necessa-
gli obiettivi prioritari della FEMB è ottenere un ricono-
massiccio, e nei quali il peso totale dei materiali diversi
gli edifici, riconosce crediti a tutti i prodotti che possono
ria, per numerose categorie di prodotti (le lampade, ad
scimento del proprio schema di valutazione come paral-
dal legno non superi il 10% del prodotto finito, imponen-
concorrere alla loro sostenibilità, anche i mobili. Interes-
esempio) per entrare nel mercato cinese. Da segnalare
lelo al BIFMA/Level per l’ottenimento di crediti LEED.
do limiti all’uso di sostanze inquinanti e test di durata.
sante osservare che i crediti vengono riconosciuti anche a
che molte aziende incontrano ostacoli considerevoli du-
Anche a livello nazionale si lavora alla costruzione di un
Queste caratteristiche, soprattutto quelle sulla composi-
prodotti dotati di alcune specifiche certificazioni ricono-
rante il processo di certificazione, dovuti in particolare
marchio idoneo per il settore. Qualche anno fa la Fede-
zione delle materie prime, tagliano fuori, di fatto, il gros-
sciute dallo schema. Come Cradle to Cradle (dedicata
alla complessità dello standard e agli alti costi da soste-
razione Italiana delle Industrie del Legno, del Sughero,
so della produzione. Ed è per questo che, in un settore
alla provenienza delle materie e al loro destino), FSC ,
nere per ottenerlo (alcune verifiche, ad esempio, vanno
del Mobile e dell’Arredamento (Federlegnoarredo)
sensibile alle questioni ambientali e alle certificazioni,
Greenguard; oppure ci sono i pilot credit riconosciuti
fatte direttamente in laboratori cinesi). Di fatto siamo di
si è associata all’iniziativa promossa dalla rete CARTE-
Ecolabel non è riuscita ad imporsi. Recentemente sono
ai mobili certificati BIFMA/Level: certificazione sta-
fronte ad una barriera doganale implicita.
SIO[12] in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo
stati approntati nuovi criteri, meno restrittivi degli attua-
tunitense che valuta il grado di sostenibilità ambientale
Anche a livello europeo si sta lavorando ad un marchio
Economico e con il Ministero dell’Ambiente, finalizzata
li, ma comunque di difficile applicazione.
e sociale dei mobili da ufficio, al momento l’unico rico-
specificamente dedicato all’arredo da ufficio, che pro-
a dare vita ad un marchio ambientale Made green in
È evidente, in questo caso, un grande deficit nella di-
nosciuto da LEED per questa mobilia. Se consideriamo
durrà le prime certificazioni entro la metà del 2016. La
Italy utilizzabile per tutti settori. Nella sperimentazio-
scussione internazionale inerente alle caratteristiche
che questa certificazione rappresenta un necessario pas-
FEMB (Federazione europea produttori di arredo per
ne di questo standard sono state coinvolte numerose
dell’Ecolabel. Anche a fronte di una domanda italiana
saporto per entrare nel mercato statunitense che i prin-
ufficio) ha praticamente concluso la definizione di un
aziende: purtroppo il progetto naufragato si è fermato a
interessata e informata, questi schemi non hanno sapu-
cipali studi di progettazione internazionali fanno riferi-
sistema di valutazione e di certificazione del grado di
pochi passi dalla conclusione. Oggi il progetto è tornato
to cogliere le esigenze del settore in queste condizioni di
mento a questo standard, e che già oggi la certificazione
sostenibilità dei prodotti. L’obiettivo dell’iniziativa, in
in campo grazie alle “Disposizioni in materia ambientale
mercato. Relativamente alla scarsa diffusione vero è an-
LEED muove oltre 3 miliardi di euro di cantieri solo in
sintesi, è quello di definire un marchio di sostenibilità di
per promuovere misure di green economy e per il conte-
che che, a differenza di altri settori, il legno-arredo non
Italia, è spiegato il successo di questo standard.
prodotto, promosso dall’industria e non dalle istituzioni:
nimento dell’uso eccesivo di risorse naturali” (legge 28
ha potuto beneficiare di leve come le misure semplifica-
Se il LEED favorisce il mercato USA, per le imprese che
basato su un’ampia gamma di criteri e riconosciuto nei
dicembre 2015, n. 221, Gu 18 gennaio 2016 n. 13).
tive degli iter burocratici, ad esempio l’allungamento dei
guardano ai mercati australiano e cinese si rileva una dif-
principali mercati del mondo, tale da ridurre alle aziende
Ci sono poi, ovviamente, le certificazioni principe dedicate
tempi di validità delle autorizzazioni pubbliche legate
fusione in Italia di GECA (Good Environmental Choice
l’onere legato alle diverse certificazioni nazionali. Il pun-
alla materia prima, che vuol dire legno da foreste gestite in
ad EMAS e a ISO 14001.
Australia): Ecolabel multi settore, molto noto anche tra i
to di partenza per i lavori FEMB è stato il lavoro parallelo
modo responsabile e sostenibile: FSC® e PEFC, sempre
80
®
81
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
più richieste dai mercati internazionali. La deforestazio-
ai divani Moroso, includendo tutti gli anelli della filiera:
ai diversi metodi impiegati per valutare le emissioni: me-
che, fra l’altro, è stata la prima azienda ad attivarsi per
ne e l’utilizzo indiscriminato delle risorse hanno destato
dalle imprese del taglio e della piallatura (Segheria 3B,
todo della camera, di piccole dimensioni o meno, metodo
sviluppare le linee guida per la categoria di prodotto rela-
nell’opinione pubblica l’attenzione verso prodotti che
Mattellone, Segheria Fabbro, per fare solo alcuni
della gas analisi, metodo del perforatore. Peraltro sia per
tive ai tavoli (Product Category Rules, PCR) per le relative
garantiscano la tutela delle foreste e delle specie animali
esempi) alla produzione di fogli per le impiallacciature
la F*** giapponese che per CARB, i valori devono essere
Dichiarazioni Ambientali di Prodotto.
che le abitano. E le aziende hanno risposto: le certifica-
(Zorzenone, Curvarredo, Italcurvati, Curwood),
certificati da un ente terzo riconosciuto dalle autorità nel
Una dinamica interessante che potrebbe sempre più in
zioni PEFC e FSC sono diffuse nel settore, anche se non
agli elementi per sedie, tavoli e mobili (Petruzzi-2,
primo caso, dal California Air Resource Board nel secon-
futuro stimolare nella filiera italiana una domanda di
ancora in modo capillare. Sono, infatti, circa 200 le im-
Faggiani, Torneria Friulana Piani).
do. In questa complessità potrebbe mettere ordine il co-
marchi ambientali è legata al ruolo dei grandi player del
prese del mobile che in Italia hanno ottenuto la certifica-
Oltre alla materia prima, altro tema sotto i riflettori (so-
mitato tecnico ISO/TC 89, che, al momento, ha adottato
mercato sia pubblici che privati. Le certificazioni posso-
zione della Catena di Custodia FSC o PEFC.
prattutto dei legislatori, meno dei consumatori e dei pro-
solo una serie di norme sui metodi di prova.
no essere un lasciapassare per entrare nel mercato degli
In Italia le grandi aziende del settore, quelle che scom-
duttori), è quello delle emissioni di formaldeide .
I limiti insiti negli schemi più autorevoli hanno portato
acquisti verdi nella Pubblica Amministrazione. Il GPP
mettono sulla qualità a 360 gradi (dalla materia prima
Composto cancerogeno caratterizzato da grande volati-
alcune aziende a dare vita a iniziative spontanee o a speri-
- Green Public Procurement, regolato da linee guida a
al design) hanno puntato anche sul legno certificato:
lità, è presente nelle colle impiegate nei compensati, nei
mentare percorsi di applicazione di standard internazio-
livello nazionale ed europeo (linee guida che finiscono
Foppapedretti, ad esempio, lo ha scelto per la sua
pannelli, nell’MDF. I limiti imposti alle emissioni di for-
nali.
con l’orientare non solo gli acquirenti pubblici ma anche
collezione Trax (standard FSC ), Riva 1920 selezio-
maldeide per questi prodotti variano da paese a paese:
Saviola Holding, ‘inventore’ del marchio Pannello Eco-
altre centrali d’acquisto) costituisce un discreto driver
na solo fornitori di legno massello certificati alla Forest
quelli europei sono diversi (più restrittivi per alcuni pro-
logico (fatto interamente da legno riciclato) e di Pannello
per le certificazioni: prevedono infatti riferimenti (impli-
Stewardship Council (FSC ). Non solo singolarmente.
dotti, meno per altri) da quelli degli Stati Uniti, comples-
Ecologico Leb, pannello di legno riciclato con emissioni
citi) alle certificazioni come FSC®, PEFC, Ecolabel, ma
ASDI, il Distretto della Sedia del Friuli Venezia
sivamente allineati alla California, dove viene adottato
di formaldeide inferiori anche alla severa normativa giap-
anche Nordic Swan. Stimolano, dunque, le aziende ad
Giulia, dopo aver spinto le singole aziende a certificar-
il regolamento ACTM-Airborne Toxics Control Measure
ponese. Marchio impiegato, ad esempio, dall’azienda ita-
aderire a tali standard per poter avere la Pubblica Ammi-
si, ha anche avviato un progetto – Green District – per
emanato da CARB - California Air Resource Board; e
liana di arredamento per ufficio Faram, dalle cucine Er-
nistrazione tra i propri clienti. Col limite non irrilevante
certificare la filiera del distretto. Un’esperienza inedita in
sono diversi da quelli della Cina e da quelli del Giappone,
nesto Meda, dalle camere da letto Moretti Compact e
(che abbiamo già segnalato) che alle regole fissate non
Italia, e forse nel mondo: in genere le certificazioni sono
che nella classe più restrittiva indica valori più bassi di
dal citato Arredamenti Cesar. Saviola, inoltre, è anche
fanno seguito i controlli: se un’amministrazione non ri-
singole, quella multisito avviata con successo dall’ASDI
tutti gli altri paesi. Questo quadro frammentato compor-
l’artefice dell’applicazione della certificazione FSC® ai
spetta le indicazioni in materia di forniture green non
è un’esperienza pioneristica. E di successo: 58 le aziende
ta, evidentemente, delle difficoltà per i produttori. Legate
pannelli 100% recycled. Fino alla prima sedia certificata
viene sanzionata e costretta a tornare sui propri passi.
della filiera certificate FSC® e (27 casi) anche PEFC. Dai
non solo alla differenza delle soglie richieste, ma anche
EPD made in Treviso, che porta la firma di Arper, azien-
Mancanza che pesa su produttori certificati e sulla stessa
brand Domitalia, Livoni, Tonon, Riccardo Rivoli,
alla mancanza di correlazioni ufficiali tra l’una e l’altra; e
da pluripremiata che oggi ha 5 sedute certificate EPD. E
diffusione delle certificazioni.
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82
[13]
83
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
Se nell’agroalimentare la Gdo orienta i mercati e i for-
ca un terzo delle imprese dichiara di avere almeno una
Caesar offre oggi in catalogo 30 collezioni certificate; e
tutela della salute e anche per il risparmio idrico. A fissa-
nitori, quello stesso ruolo, nel legno-arredo, può es-
certificazione ambientale di prodotto e più della metà di
poi Keope Contract, Ceramiche Castelvetro, Collini
re le regole in Europa sono la Direttiva 98/83/CE DWD
sere attribuito ai big player privati. Come le grandi
produrre linee di prodotti che contribuiscono al punteg-
Valentino e Mario di Osoppo (UD), Marazzi Group,
(Drinking Water Directive), e in Italia il DM 174/2004.
catene alberghiere. O come Ikea, che ha realizzato un
gio LEED. In particolare sono 29 i marchi commerciali
Ceramiche Rondine, Ceramiche Gardenia Orchi-
Proprio in Europa nasce un marchio dedicato alla rubi-
proprio schema (che include criteri anche ambientali)
che si fregiano della certificazione Ecolabel e 38 le azien-
dea, Casalgrande Padana, Panariagroup, Marca
netteria: European Water Label. Sistema volontario
di cui chiede il rispetto a tutti i suoi fornitori (e l’I-
de che possiedono prodotti LEED compliant.
Corona. E EMAS: come Casalgrande Padana, Coem,
di etichettatura nato in Europa ma impiegato anche in
talia è il terzo Paese tra quelli fornitori dell’azienda
Come per il legno, anche nel ceramico la certificazione
Cooperativa Ceramica d’Imola, Ceramiche Gardenia Or-
Israele, Russia, Svizzera, Turchia, Norvegia e Ucraina,
svedese). Per la formaldeide, ad esempio, lo standard
LEED, con i prodotti che danno punteggio per ottenere
chidea, Panariagroup, Rondine. Questa diffusione rispet-
ha lo scopo di informare i consumatori sul consumo
IOS-MAT Ikea ha assunto i limiti della legislazione
il marchio (LEED compliant), è fattore determinante per
to ad altre filiere va legata alla dimensione delle imprese,
di acqua di rubinetti, valvole e docce. Ideata dal CEIR
californiana, in particolare anticipando l’applicazione
l’export e quindi molto diffusa. Non a caso Confindu-
tutte molto grandi; alla complessità dei processi produt-
(Associazione europea produttori valvole e rubinetti),
del regolamento CARB 2, con un effetto traino anche
stria Ceramica è membro di GBC Italia, il Green Building
tivi, anche dal punto di vista della gestione ambientale,
in collaborazione con FECS (Federazione europea che
sul mercato europeo.
Council che rilascia le certificazioni degli edifici LEED.
che rende quindi molto utile l’adesione a standard di si-
promuove gli interessi dell’industria delle ceramiche sa-
Dal mobile alla ceramica: un settore che sulla sosteni-
Le ceramiche in gres Caesar, quelle Marca Corona, i
stema; a produttori che non disdegnano le grandi com-
nitarie), EDRA (Associazione europea dei distributori e
bilità ambientale ha ricostruito la propria leadership in-
prodotti Refin Ceramiche, e poi Iris Ceramica, Ca-
messe, anche pubbliche.
dei retailer) e FEST (Federazione europea dei distributo-
ternazionale. L’impegno è a tutto campo: dal riciclo quasi
salgrande Padana, Keope Contract, Ceramiche
Dalle piastrelle ai rubinetti: anche in questo campo le
ri idrotermosanitari), questa etichetta mostra il volume
totale dei reflui, al recupero di scarti di altre produzioni,
Rondine, Cooperativa Ceramica d’Imola, Emil-
norme hanno spesso avuto effetti catalitici sull’innova-
d’acqua che consumerà il prodotto se installato corret-
alle caratteristiche green in fase di consumo (la durabili-
ceramica, Ceramiche Gardenia Orchidea: tutte
zione e la competitività delle imprese. Parliamo di leggi
tamente. Le performance del prodotto vengono espresse
tà delle piastrelle, la riciclabilità, resistenza, l’igiene), ai
imprese (e sono solo esempi tra i tanti) che offrono cera-
non propriamente ambientali, come quelle sulla salute,
in litri al minuto attraverso un’etichetta molto chiara,
processi di dematerializzazione (le piastrelle di 3mm, ad
miche conformi alla certificazione LEED.
che hanno però anche effetti ambientali nei diversi set-
con bande colorate progressivamente dal rosso al verde
esempio). In questo quadro, le certificazioni ambientali
Ma quello della ceramica è un settore in cui hanno at-
tori produttivi coinvolti. Parliamo, in particolare, della
(in tutto simile a quella energetica, molto efficace, per
hanno avuto un ruolo chiave. Non è un caso, quindi, che,
tecchito meglio anche schemi meno fortunati in altri set-
legge californiana che nel 2010 ha imposto l’utilizzo di
gli elettrodomestici). I dati sono auto-dichiarati dai pro-
se ci limitiamo ai distretti emiliano-romagnoli (che rea-
tori. Non solo la ISO 14001, che è prassi per le imprese
rubinetterie con limitato contenuto di piombo. Poiché la
duttori e monitorati da verifiche indipendenti. Tra i pro-
lizzano il 90% della produzione nazionale, e dove accanto
ceramiche, ma anche marchi come Ecolabel: possono
California fa da traino sul resto di paesi della federazione,
dotti Made in Italy certificati European Water Label
ai produttori di piastrelle è rappresentata l’intera filiera
vantarlo alcuni prodotti Concorde, primo gruppo cera-
e siccome gli Usa sono un mercato ambito, anche l’Euro-
possiamo ricordare una serie di rubinetti Idral, e quelli
dei fornitori di materie prime, tecnologie e servizi), cir-
mico italiano certificato Ecolabel, che con Ceramiche
pa si è mossa in questo senso cercando soluzioni per la
della Rubinetteria Roca. Marchio molto efficace, non
84
85
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
2.3.
AUTOMAZI0NE
ha avuto tuttavia la meritata diffusione tra i consumatori
plessi, anche perché non tarati rispetto alla specificità e
(anche per la scarsa attenzione concessa, soprattutto in
alla dimensione medio piccola delle imprese del settore,
Italia, ai consumi di acqua).
con qualche eccezione (es: ceramica). Sono mancate nel
In conclusione il settore esprime una domanda (da parte
settore leve, come incentivi o alleggerimenti burocratici,
delle imprese), anche se non ancora evoluta, di marchi
che in altri ambiti hanno favorito la diffusione di questi
ambientali in grado di accrescere il valore delle proprie
strumenti. Infine il mercato finale non attribuisce ancora
produzioni. A fronte di questa domanda l’offerta è an-
un premium price ad un prodotto certificato non ricono-
cora troppo frammentata, ricca di prodotti che rispon-
scendone ancora un valore. All’orizzonte ci sono inizia-
dono ad esigenze specifiche soprattutto in termini di
tive interessanti (da quelle di singole associazioni, come
Quello dell’automazione è un settore produttivo molto am-
se dove gli spazi edificabili hanno costi molto elevati.
accreditamento rispetto ai mercati di interesse, siano
la FEMB, alle nuove certificazioni in arrivo, PEF e OEF)
pio e notevolmente diversificato al suo interno: si va dalle
Il carico ambientale della produzione di macchine utensili è
acquisti verdi o mercati esteri. Relativamente ai sistemi
ma molto resta da fare perché le certificazioni ambientali
macchine per lavorare il legno ai veicoli delle metropolitane.
piuttosto limitato. Se escludiamo la gestione di oli idraulici e
di gestione ambientale, i più noti risultano troppo com-
possano diventare driver diffusi dello sviluppo.
Ogni settore dell’automazione ha caratteristiche specifiche e
lubro-refrigeranti, regolata da norme di legge; se consideria-
specifiche performance ambientali. In particolare, è dall’im-
mo che la materia prima, soprattutto acciaio e alluminio, è
piego del prodotto (che si tratti di un’automobile o di una ca-
spesso riciclata; che la durata in uso dei macchinari è elevata
tena per imballaggi) e dal settore in cui viene impiegato che
(in media 12 anni); che il materiale che compone la macchi-
discendono le performance ambientali ambite o richieste.
na è riciclabile a fine vita, allora proprio l’utilizzo di energia
L’industria mondiale delle macchine utensili, di cui ci
rappresenta il maggiore carico ambientale della produzione
occupiamo, inizia a prendere coscienza della proble-
di macchine utensili. Nonostante ciò, quelle meccaniche di
matica ambientale nei primi anni Duemila quando, in
solito non sono imprese energivore: si stima che, in media,
occasione della fiera JIMTOF tenuta in Giappone,
i costi relativi a questa componente oscillino tra il 5 e il 20%
per la prima volta vengono alla ribalta macchine più
del costo totale di produzione, a seconda del segmento della
piccole e meno energivore. La riduzione dei volumi
meccanica che si considera. Per questo nel database Accre-
delle macchine, in particolare, era giustificata dalla ne-
dia delle aziende con sistema di gestione certificato, nella
cessità di ridurre lo spazio utilizzato dall’industria, in
categoria Macchine ed apparecchiature, non troviamo im-
particolar modo in un contesto come quello giappone-
prese certificate ISO 50001. Le esigenze di risparmio ener-
86
87
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
getico investono, quindi, soprattutto la fase di impiego della
certificazione d’eccellenza rispetto ai competitor.
questo settore, bisogna tener presente anche che la mecca-
con Barilla e Vattenfall, azienda svedese produttrice di ener-
macchina, non tanto la sua produzione.
Si certificano per EMAS grandi imprese come la Ansaldo,
nica, in particolare quella di precisione fornitrice del settore
gia elettrica, le uniche tre imprese al mondo a far certificare
Il Technical Committee 39 dell’International Standards Orga-
la SCM di Rimini, (1700 addetti) che producono macchi-
automotive, esporta molto, soprattutto verso grandi azien-
gli interi processi con questo schema.
nization, la Commissione ISO che si occupa degli aspetti con-
nari per il legno; la Fabio Perini di Lucca, multinazionale
de. E le grandi aziende selezionano i fornitori anche su base
A fronte della mancanza di uno schema dedicato al settore, in
nessi alle macchine utensili, ha di recente lavorato sull’analisi
Made in Italy leader nella fornitura di macchinari e servizi
ambientale, servendosi, come discrimine, tipicamente della
Italia UCIMU (Associazione dei costruttori italiani di mac-
dell’efficienza delle macchine, creando un background per le
di trasformazione e confezionamento del tissue; Mondial
ISO 14001. Un sistema di gestione ambientale, infatti, vie-
chine utensili) si è fatta promotrice di un progetto, Blue Phi-
successive norme della serie ISO 14955. Ma questo lavoro
Group nel campo della refrigerazione commerciale; e poi
ne considerato anche come strumento di assicurazione del
losophy, che promuove affidabilità commerciale, massima
riguarda proprio la fase dell’utilizzo (“during the use stage”).
Meccanotecnica Umbra, che realizza tenute meccaniche
business: limita fortemente il rischio di sospensione dell’at-
attenzione alla sicurezza, cura del cliente e sostenibilità am-
Molte aziende, invece, hanno una certificazione ISO 14001.
ed è specializzata nei settori automotive ed elettrodomesti-
tività (e quindi delle forniture) legato a procedure ammini-
bientale. Le aziende associate UCIMU che rispettano i princi-
Le macchine utensili sono, infatti, il primo settore del Made
ci; ancora Ponzio Sud, 220 addetti, è uno dei leader nella
strative o a incidenti.
pi di questa filosofia e lo dimostrano anche sottoponendosi a
in Italy per numero di ISO 14001. Fatto da legare, probabil-
progettazione, produzione e innovazione dei sistemi in allu-
Poche, ma nella meccanica appaiono anche alcune certifi-
ispezioni plurime, possono impiegare il marchio UCIMU.
mente, non solo ai vantaggi offerti alle grandi imprese da
minio per l’architettura; oppure Fosber, multinazionale del
cazioni EPD. Come quella dall’AnsaldoBreda che, nel
Oggi sono un centinaio le aziende che se ne fregiano.
un sistema di gestione ambientale efficiente, ma anche, e
packaging; Zincol, che con 400 operatori si occupa di trat-
2010, è stata la prima azienda nel settore della produzione
Nella meccanica, dunque, possiamo osservare due fenome-
può essere un fattore determinante, ai vantaggi garantiti in
tamenti protettivi delle superfici metalliche. Ma si certifi-
di materiale rotabile ad ottenere il marchio, per la metro-
ni. Il primo è l’efficacia, per la diffusione delle certificazio-
termini amministrativi. Molte imprese del settore, infatti,
cano EMAS anche imprese più piccole come Metalzinco,
politana leggera MetroBus Brescia. Marchio poi ottenuto
ni, della leva dei vantaggi amministrativi. Il secondo, come
impiegano impianti (come quelli galvanici) che richiedo-
zincatura a caldo e sabbiatura, (42 addetti); Stafer, che pro-
anche per la Metro Roma C nel 2011 e per l’ETR1000 nel
osserviamo dalla nascita del marchio UCIMU, è la presenza
no un’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).
duce componenti per la movimentazione di ogni tipo di av-
2013. Altra EPD è quella ottenuta dalla Nordic Zinc di San
della domanda di una certificazione che possa andare oltre
Una delle principali semplificazioni introdotte per le im-
volgibile (77 addetti); Com Società cooperativa officine
Gervasio Bresciano per i sistemi di zincatura a caldo e verni-
i termini, forse generici, dei sistemi di gestione ambientale,
prese certificate ISO 14001 o EMAS riguarda proprio la
meccaniche, che fornisce componenti destinati al mercato
ciatura a polvere. E, infine, quella dei prodotti Sapi: azienda
che vada oltre gli aspetti genericamente reputazionali: uno
durata dell’autorizzazione integrata ambientale. Il periodo
dell’automotive; Galvanica Nobili, 22 addetti alla croma-
di Nerviano (MI) che dopo aver fatto condurre ad uno spin
standard più calato nella realtà delle imprese del settore,
autorizzativo passa dai 5 anni standard ai 12 previsti per
tura a Marano sul Panaro (MO). E imprese piccole come la
off ENEA e all’Università di Modena e Reggio Emilia una
che colga e valorizzi le sue specificità e le sue qualità. Anche
le imprese ISO 14001 e ai 16 per le imprese EMAS. Nono-
Galv AR che con 13 addetti svolge attività di zincatura, cata-
ricerca LCA su una cartuccia rigenerata Calligraphy – dalla
in questa filiera, una delle più innovative e competitive del
stante ciò, solo l’1% circa delle imprese della meccanica è
foresi, verniciatura a polvere; o la Calder che con 7 addetti
quale è emerso che il toner rigenerato da Sapi ha un impatto
Made in Italy, è dunque auspicabile un cammino ulteriore
dotato di questa certificazione. E ancora meno dell’EMAS:
realizza articoli casalinghi in acciaio inox.
ambientale molto inferiore rispetto al corrispettivo originale
che le certificazioni sul mercato non hanno ancora saputo
richieste dalle imprese che vogliono offrire ai clienti una
Nella fortuna maggiore che la certificazione ISO 14001 ha in
– ha deciso di certificare EPD l’intero processo produttivo;
intraprendere.
88
89
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
2.4.
ABBIGLIAMENTO
TESSILE
nel comparto dovuta alla specificità settoriale degli stru-
BG), Tessiture Pietro Radici SpA (Gandino, BG), Radicifil
menti ed una complessità di gestione in un settore com-
SpA (Casnigo, BG), SC Yarnea Srl (Savinesti, Romania),
posto prevalentemente da piccole imprese (l’80% delle
Logit Sro (Hlubany, Repubblica Ceca).
imprese tessili certificate ISO 14001 hanno più di 20
Le altre sono relative a certificazioni di sistema EMAS
addetti). Le imprese della filiera tessile che hanno chie-
a livello distrettuale, interessanti perché hanno per-
sto e ottenuto una certificazione ISO 14001 sono circa lo
messo di superare una barriera di scala insita in questo
0,3% del totale. Mentre quelle che possono fregiarsi di
strumento: sicuramente il progetto IMAGINE (Innova-
un EMAS lo 0,03%. Pur tenendo conto della natura del-
tions for a Made Green in Europe: l’Agenzia per lo Svi-
le imprese italiane – quasi tutte PMI – e di quella dello
luppo dell’Empolese-Valdelsa - ASEV capofila, con la
standard – di sistema, quindi più consono ad aziende di
collaborazione della Scuola Superiore S. Anna di Pisa).
una certa taglia – va sottolineato che rispetto al totale
Il progetto, cofinanziato dall’Unione Europea all’inter-
Il tessile-abbigliamento rappresenta in termini di valo-
del settore e dare garanzie su questi aspetti critici è ormai
delle imprese del settore (diverse decine di migliaia) la
no del Programma Quadro per l’Innovazione e la
re aggiunto e addetti il terzo settore manifatturiero na-
un punto strategico per i produttori, i distributori e per
diffusione è estremamente limitata.
Competitività, ha promosso le certificazioni ambien-
zionale. Negli ultimi anni il settore, misurandosi su una
tutte le aziende della filiera, chiamate a rendere conto del
Tra le esperienze di particolare interesse vale però la pena
tali EMAS ed Ecolabel tra le aziende del sistema moda
dimensione mondiale dei mercati, ha dovuto affrontare
proprio operato in termini di efficienza energetica, ridu-
menzionare alcune case histories: la prima rappresentata
toscano. Ma la portata innovativa del progetto risiede
il confronto con requisiti di sicurezza e qualità dei pro-
zione delle emissioni di CO2, consumi di acqua ed ener-
da Radici Group. Multinazionale italiana che ha pra-
nell’aver promosso e ottenuto l’attestazione ambien-
dotti spesso fra loro incoerenti. Il velocizzarsi dei cicli
gia, sicurezza per il consumatore, monitoraggio della
ticato una integrazione verticale della filiera per il pieno
tale EMAS di distretto quale veicolo per agevolare le
produttivi, gli scenari normativi in continua evoluzione e
catena di fornitura. Le produzioni tessili sono infatti par-
controllo della catena produttiva (in particolar modo nel
Piccole e Medie Imprese interessate all’ottenimento della
le politiche di abbassamento dei prezzi hanno trasforma-
ticolarmente impattanti sia in termini di consumo delle
poliammide) dagli intermedi chimici fino ai tecnopolime-
registrazione EMAS o Ecolabel come singola organizza-
to in una vera sfida il perseguimento di standard elevati.
risorse (in primis acqua) consumo di energia e utilizzo di
ri plastici e ai filati sintetici. Radici Group ha certificato
zione. L’iniziativa conclusasi nel 2012 ha infatti portato al
Parallelamente le richieste sempre più esigenti del con-
prodotti chimici.
ISO 14001 tutti i tasselli della filiera: lato chimica, con Ra-
riconoscimento EMAS il distretto dell’abbigliamen-
sumatore e, in alcuni casi, la diffidenza dei portatori di
In linea con l’andamento delle altre filiere analizzate si ri-
dici Chimica SpA (Novara) e Radici Chimica Deutschland
to di Empoli, quello del tessile di Prato, del concia-
interesse spingono le aziende a rimarcare la propria affi-
scontra una bassa diffusione delle certificazioni più strut-
GmbH (Tröglitz, Germania), settore plastica Radici No-
rio di Santa Croce sull’Arno e del calzaturiero di
dabilità investendo su pratiche di eccellenza. Investire in
turate quali ISO 14001 e EMAS, che pur avendo una larga
vacips SpA e Radici Plastics GmbH (Lüneburg, Germa-
Capannori. Inoltre durante i tre anni di progetto, sono
tecnologie e strumenti per ridurre l’impatto ambientale
diffusione sul mercato scontano una scarsa penetrazione
nia), e settore filati fibre Radici Yarn SpA (Villa d’Ogna,
state oltre 70 le imprese coinvolte in attività di for-
90
91
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
mazione e di supporto sulle certificazioni ambientali,
queste sostanze) è stata la prima conceria al mondo ad
agricoltura biologica e la tracciabilità lungo l’intera filiera.
della moda: leader nel settore dei tessuti a maglia da più
12 le aziende che hanno raggiunto o stanno conseguen-
ottenere la certificazione ISO/TS 14067 sulla Carbon fo-
Da questo punto di vista, come spiega ICEA[14] il merca-
di 40 anni, ha introdotto una gamma di indumenti in jer-
do la registrazione EMAS e l’Ecolabel europeo, 7
otprint di prodotto, con una misurazione che comprende
to italiano è abbastanza vivace. Sono tricolori 95 delle
sey, interlock e felpa, da filiera certificata GOTS. Oppure
le analisi sul “ciclo di vita” dei prodotti tipici dei distret-
l’intera filiera, a partire dall’agricoltura fino al prodotto fi-
imprese certificate GOTS: l’Italia si posiziona seconda
il Cotonificio Albini, che ha certificato GOTS la pro-
ti toscani della moda, valutandone l’impatto sull’ambien-
nito. Le emissioni misurate (10 Kg/mq di pelle la quantità
in Europa, dopo la Germania, e settima al mondo, dopo
duzione di tessuti per camicie; il Lanificio Zignone, in
te, 4 gli studi sui profili ambientali di prodotto,
di CO2 a carico dell’attività conciaria) si sono tradotte poi
paesi che occupano ruoli di primo piano nel settore tes-
attività dal 1968 a Strona, nel biellese, ha un’intera linea
analizzando le caratteristiche di ciascun prodotto rispet-
in attività di ricerca e innovazione per abbattere questo
sile mondiale, come India, Turchia, Germania, appunto,
di prodotti in lana biologica. Ci sono poi aziende piccole
to alla loro sostenibilità ed all’impatto sull’ambiente.
carico. E in diversi progetti di compensazione.
Cina, Bangladesh e Pakistan. Le imprese certificate era-
e giovani come la calabrese Cangiari: filiera totalmen-
Per completezza segnaliamo anche le attestazioni rila-
Più diffuse, anche se non possiamo certo parlare di una
no 12 nel 2005: un tasso di crescita interessante, ma una
te Made in Italy – gestita dalle cooperative sociali del
sciate dal Comitato EMAS (italiano) del distretto cal-
penetrazione capillare, appaiono invece le certificazio-
diffusione ancora molto esigua, limitata ad una nicchia
Gruppo Cooperativo GOEL – e prodotti di fascia alta, re-
zaturiero di Lucca e di quelli conciari vicentino,
ni di prodotto: spinte da una crescente domanda di
molto ristretta di aziende. A queste 95 se ne aggiungo-
alizzati al telaio a mano secondo l’antica tradizione della
toscano e di Solofra.
mercato sempre più attenta a ciò che si indossa, e legate
no altre 24 produttrici di coloranti ed ausiliari tessili che
tessitura calabrese.
Sempre sul fronte della gestione integrata dell’ambiente
soprattutto alle materie prime e alle principali sostanze
hanno ottenuto l’approvazione GOTS di alcune linee di
Accanto ai prodotti biologici, sempre per restare nel
segnaliamo il Progetto Giada nel distretto conciario della
inquinanti o tossiche.
prodotti chimici.
campo delle materie prime, ci sono i filati e tessuti se-
Valle del Chiampo. L’Agenzia Giada, che gestisce il pro-
Nelle materie prime la tendenza più evidente è quella
Nel panorama delle imprese che hanno adottato lo stan-
cond life, frutto di recupero e ritessitura. A livello in-
getto, ha dato un contributo determinante alla stesura
verso un sempre maggiore impiego di prodotti biologi-
dard GOTS per i tessuti biologici ci sono aziende storiche
ternazionale questa possibilità ha registrato una recente
dei Protocolli operativi (PCR) di un EPD per la produzio-
ci. Oggi queste materie prime forniscono un contributo
e di punta come TESEO - Tessitura serica di Olme-
attenzione da parte di importanti brand e retailer (quali
ne della pelle, poi riconosciuto a tre aziende del distret-
non molto superiore all’1% del complesso del mercato
da (nata nel 1926) che produce quattro diverse gamme di
ad esempio Puma, Patagonia, H&M, Mark & Spencer). In
to: Rino Mastrotto Group, Montebello e Gruppo
delle fibre naturali. A riguardo esistono diversi schemi
prodotti bio (organza, satin, crêpe de Chine, georgette).
Italia un’esperienza interessante è il marchio Cardato
Dani.
internazionali di certificazione. I più diffusi sono il Global
E anche nella tintura impiega sostanze e coloranti appro-
Regenerated Co₂ neutral, nato nel 2008 grazie alla
Proprio il Gruppo Dani, uno dei protagonisti dell’innova-
Organic Textile Standard (GOTS), il più impiegato (in
vati dallo standard. Proprio a proposito di bachicoltura,
Camera di Commercio di Prato, garantisce l’origine da
zione italiana nel mondo della pelle con la realizzazione
64 paesi, con 3663 certificati nel 2014) e Organic Con-
ICEA ha da poco pubblicato il disciplinare per la gelsicol-
lana rigenerata, la lavorazione pratese, e la compensa-
di pelli conciate senza cromo ed esenti da metalli pesanti
tent Standard (OCS), che sostituisce gli standard Organic
tura e bachicoltura biologica, approvato dal Mipaaf.
zione delle emissioni in fase di produzione. Esperienza
(secondo le indicazioni della normativa ISO 15987, che
Exchange Blended e Organic Exchange 100. Entrambi ri-
C’è poi il Gruppo Dondi, azienda modenese che serve
interessante soprattutto per i contenuti – ha consentito
fissa sotto allo 0,1% la somma massima consentita di
guardano la validazione del contenuto di fibre naturali da
un mercato mondiale e rifornisce diversi grandi brand
una nuova valorizzazione della lana cardata di Prato, tec-
92
93
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
nica che ha visto i suoi albori nell’’800 – e per essere nata
se che hanno scelto, per valorizzare i prodotti tessili otte-
all’impiego di prodotti chimici pericolosi per la salute
primo produttore di chiusure lampo Made in Italy (OE-
in un distretto, quello pratese, fortemente colpito dai
nuti da materie riciclate, garantendone la tracciabilità in
umana e per l’ambiente. Per capire la criticità del tema
KO-TEX® Standard 100).
cambiamenti imposti dalla globalizzazione. Da questo
tutti i passaggi della filiera produttiva, lo standard Glo-
basti pensare che, a fronte di una produzione mondiale
A questi schemi, a livello globale se ne aggiungono altri,
marchio si arriva, nel 2014, al Cardato Recycled. Non
bal Recycling Standard (GRS). Tra le prime imprese
di fibre tessili pari a 60 milioni di tonnellate, vengono
come bluesign®: marchio indipendente nato in Sviz-
più solo riciclo e compensazioni di carbonio, come pri-
italiane certificate in base al GRS c’è chi produce tessuti
consumati 6 milioni di tonnellate di prodotti chimici. Un
zera nel 2000 con lo scopo di creare una certificazione
ma: nel nuovo standard (realizzato con la Scuola Supe-
con cardati di lana riciclata, come il citato Lanificio Fia-
quarto di questi serve per i processi di finissaggio, il resto
di sostenibilità socio-ambientale che coinvolgesse tutta
riore Sant’Anna di Pisa, fondato su criteri conformi alla
schi. C’è chi realizza tessuti denim in cotone riciclato,
per la tintura e il pre-trattamento della fibra.
l’industria tessile, dalla chimica applicata alle materie
metodologia PEF - Product Environmental Footprint, e
come la milanese Candiani SpA, che fornisce le marche
®
Con 150 mila certificati in tutto il mondo, l’OEKO-TEX
prime, alla tecnologia di produzione. Questa certifica-
garantito dall’ente di certificazione internazionale SGS) i
più prestigiose; come pure un’altra impresa lombarda, la
Standard 100 è un sistema di controllo e certificazione
zione si è diffusa soprattutto tra le aziende produttrici di
tessuti e i filati devono essere prodotti all’interno del di-
ItalDenim SpA. Ma c’è anche chi presidia il settore più
indipendente per tutto il mondo tessile (dalle materie
capi di abbigliamento sportivi: a livello globale marchi
stretto pratese, realizzati con almeno il 65% di materiale
a monte, come il Cascamificio Viganò, che recupera
prime, ai semilavorati e ai prodotti finiti in tutte le fasi di
come Patagonia, Nike, Puma e molti altri; e brand della
riciclato e garantire performance sull’impatto ambienta-
gli scarti di lavorazione del cotone (cascami) per rein-
lavorazione) con focus appunto sulle sostanze dannose
chimica come Bayer e BASF. In Italia La Sportiva, ad
le dell’intero ciclo di produzione, incluso il consumo di
trodurli nel ciclo di filatura. Dalle fibre naturali a quelle
presenti nei tessuti. Nato per superare la frammentazio-
esempio, azienda che da ottanta anni in val di Fiemme
acqua a quello di energia.
man made: tra le prime imprese italiane certificate GRS
ne della filiera globale e le differenze tra le legislazioni dei
produce abbigliamento sportivo (certificata anche ISO
Ad oggi possiamo citare tra le aziende che hanno otte-
troviamo Saluzzo Yarns-Sinterama, con la linea di fi-
diversi Paesi, è poi evoluto negli standard Sustainable
14001); Pontetorto, società pratese certificata anche
nuto il primo marchio i produttori di lana Roberto
lati Newlife™, prodotti a partire da una filiera di raccolta
Textile Production (STeP) (di sistema) e Made in
OEKO-TEX® standard 100 che esporta filati (un terzo del
Morganti SrL, Nuova Fratelli Boretti SrL, Gori-
e recupero locale; c’è Sinterama, uno dei leader europei
Green (di prodotto) sempre della famiglia OEKO-TEX®.
totale della produzione) in tutto il mondo è che è appun-
tex Commerciale Snc; i produttori di filati 3C, Fil-
nella produzione di fili e filati di poliestere, che ha certi-
Tra le imprese italiane certificate da OEKO-TEX ricor-
to, specializzata in filati tecnici per lo sport; la bergama-
3, New Mill; i produttori di tessuti Lanificio Nel-
ficato i processi produttivi e il suo filo realizzato al 100%
diamo, ad esempio, le citate Besani e ZIP GDF, poi
sca SITIP, tessuti per l’abbigliamento, anche sportivo,
lo Gori, Lanificio Fiaschi, Lanificio Balli. Invece
in poliestere da riciclo post-consumo; e ci sono i filati in
Rivolta Carmignani, che a Macherio, vicino Milano,
ma anche per i settori più diversi, dai tessuti indutriali a
le aziende che hanno aderito al nuovo marchio
poliammide da riciclo prodotti da Fulgar SpA, leader a
produce da quasi 150 anni biancheria per gli hotel più
quelli velcrabili a strappo per i pannolini (certificata an-
sono la IN.TES.PRA per i tessuti (certificata anche OE-
livello internazionale nella produzione di poliammide e
lussuosi del pianeta (OEKO-TEX® Standard 100 e STeP);
che OEKO-TEX®), la biellese SAFIL, filatura di laniera
KO-TEX) e TREG, specializzata proprio nella lana e nei
di elastomeri ricoperti per tutti i settori tessili.
la comasca Gabel, altro gruppo d’eccellenza della bian-
pettinata e tintura.
filati rigenerati.
Il secondo filone di sviluppo delle certificazioni dedicate
cheria, interamente italiana; la Ditta Giovanni Lan-
Standard di processo, di prodotto, dedicati a diversi
Per completezza si segnalano nella filiera italiana impre-
al mondo del tessile, come anticipato, è quello relativo
franchi, nata nel 1887 come fabbrica di bottoni, oggi
aspetti oppure olistici: orientarsi nel mondo dei prodotti
94
®
95
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
tessili e coglierne i reali impatti ambientali (e sulla sa-
sito al proprio impegno fornendo adeguata documenta-
glia alle imprese che forniscono i prodotti chimici per
definitiva chi acquista (il brand) chiede garanzie scritte
lute) non è cosa scontata, anche se cerchiamo di farlo
zione (tempistica, test di laboratorio, report specifici).
il settore. Proprio da queste imprese sembrano arrivare
sul prodotto, incluse certificazioni o rispetto di requisiti
seguendo le certificazioni. Per questo, ad esempio, Su-
A cascata la richiesta è trasferita dall’azienda ai propri
segnali incoraggianti, come dimostrano alcuni conve-
come quelli indicati da Greenpeace.
stainability-Lab ha elaborato un modello di sintesi,
fornitori al momento di acquisto di filati, tessuti o ac-
gni dell’Associazione di Chimica Tessile e Coloristica,
Accanto ai brand globali, 9 imprese italiane della fi-
che utilizza per valutare e descrivere le imprese della
cessori mediante capitolati tecnici. Il ruolo del commit-
e soprattutto un recente studio di Blumine/Sustainabi-
liera – dalla tessitura serica a quella della produzio-
filiera tessile che vengono poi presentate nel Catalogo
tente diventa quindi quello di selezionare i fornitori ma
lity-Lab: se non sono ancora giunti i risultati auspicati
ne del denim, a quella di bottoni e zippers, dall’ab-
dei Tessuti e degli Accessori Sostenibili, diffuso al Salone
anche di supportarli nello sforzo di adeguare le proprie
(non per tutti i prodotti, come alcuni metalli pesanti e
bigliamento alla stampa di tessuti – e un distretto
internazionale Milano Unica. Una guida, accessibile, per
lavorazioni alle nuove logiche ambientali, in un impegno
i PFC cioè i composti polifluorati e perflorurati nell’im-
hanno aderito alla Campagna Detox, rappresentando
i consumatori e per favorire l’incontro tra i buyer e im-
collettivo di miglioramento continuo. Non sorprendono
permeabilizzazione e nei trattamenti antimacchia dei
l’eccellenza italiana in grado di tenere insieme valori
prese espositrici green.
l’interesse – ma anche la preoccupazione – suscitati da
tessuti) oggi molte imprese garantiscono da una parte
estetici, innovazione e sostenibilità. Iniziamo con la
Oltre ai marchi e alle certificazioni vere e proprie,
questa iniziativa nel settore tessile. Occorre ricordare che
una green list di prodotti che soppianta quelli incrimina-
prima in ordine di tempo, la comasca Canepa, uno
sull’impiego di prodotti chimici pericolosi per la salute
i produttori di semilavorati sono già impegnati al rispet-
ti, dall’altra un intenso lavoro di ricerca per arrivare alla
dei leader mondiali nella tessitura serica; poi Besa-
e l’ambiente un effetto piuttosto rilevante lo ha avuto la
to del Regolamento Reach e godono spesso di proprie
soluzione e guadagnare il primato sui mercati. Accanto
ni, piccola impresa varesina (30 dipendenti, col 40%
recente (nasce nel 2011) Campagna Detox di Green-
certificazioni con le verifiche e le procedure che questo
a più di 50 brand globali (tra cui Nike, Puma, Adidas,
del fatturato in Cina e Usa) specializzata nella pro-
peace: l’associazione ambientalista chiede alle imprese
comporta. Superato un primo disorientamento i produt-
Levi’s, C&A, G-star, H&M e Mango, solo per elencare
duzione di tessuti in maglia in fibre naturali di pre-
della moda di eliminare 11 classi di sostanze chimiche
tori tessili hanno preso in considerazione la possibilità di
i più noti), due grandi firme italiane hanno aderito al
gio, con prodotti già certificati OEKO-TEX® Step. E
utilizzate nelle produzioni (dunque in tutta la filiera),
sottoscrivere loro stessi l’impegno. Per quanto il numero
protocollo di Greenpeace: si tratta di Valentino, Mi-
ancora: Tessitura Attilio Imperiali, nata nell’’800
come coloranti, funzionalizzati o agenti chimici. La
dei sottoscrittori sia ancora irrilevante l’interesse susci-
roglio e Benetton. Proprio i grandi marchi si stanno
nel distretto serico comasco, produce tessuti pregia-
Campagna Detox ha introdotto una modalità del tutto
tato è elevato, anche per il citato effetto sulla filiera dei
dimostrando la chiave di volta di un’azione complessi-
ti per l’alta moda; Miroglio, impresa piemontese di
nuova di certificazione della sicurezza del prodotto e del
fornitori.
va sul sistema tessile: hanno la capacità e la possibilità
grandi dimensioni che si occupa di tessitura, stampa
processo di lavorazione. Non vi sono enti terzi che atte-
Quella di aderire a Detox è una decisione non sempli-
di spingere le aziende produttrici della filiera verso un
e confezionamento; Italdenim, che produce tessu-
stano la correttezza delle affermazioni aziendali median-
ce per le aziende, non essendo ancora disponibili sul
percorso di responsabilizzazione. Possono farlo grazie
ti per jeanseria; Berbrand, impresa lombarda che
te un apposito certificato ma in qualche misura è il si-
mercato soluzioni alternative per tutte le classi consi-
al ruolo che ricoprono nei confronti del consumatore
produce bottoni in madreperla, grazie ad una filiera
stema a controllare se stesso. L’azienda che aderisce alla
derate. Una scommessa, dunque, quella di Greenpeace
finale, e attraverso i capitolati: è lì che oggi si svolge il
internazionale tracciata, dalla raccolta della materia
campagna si impegna infatti a dare visibilità sul proprio
e delle aziende che la sottoscrivono, per dare la sve-
vero patto tra produttori e clienti business, è qui che in
prima (in Asia) alla commercializzazione; e la citata
96
97
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
Zip GFD, seguita dalla bresciana Ditta Giovanni
di parte terza. Dall’altra, indubbiamente, ridimensiona-
Lanfranchi e Gritti Group, altra produttrice di bot-
no il ruolo delle certificazioni ‘classiche’. Certificazioni
toni. Mentre scriviamo altre imprese stanno avviando la
già poco diffuse nel settore: a causa, come abbiamo già
procedura per la sottoscrizione. E recentemente, all’ini-
visto, degli eccessivi carichi organizzativi ed economici;
zio del 2016, Greenpeace e Confindustria Toscana Nord
della mancanza di incentivi che possono arrivare dalle
hanno annunciato l’adesione a Detox di alcune aziende
norme pubbliche; e, in fin dei conti, perché non rispon-
del distretto industriale di Prato, il più importante di-
dono ai bisogni pratici delle imprese. In conclusione,
stretto tessile europeo.
quello dei prodotti d’abbigliamento è un campo fin trop-
Le conseguenze di iniziative come quella di Greenpeace
po ricco di marchi ecologici. L’attenzione del pubblico
stanno ridefinendo il ruolo e la portata delle certificazio-
dei consumatori di prodotti è certamente allertata, ma
ni nel settore tessile. Da una parte queste campagne mo-
ancora troppo poco propensa a fare delle certificazioni
strano una notevole capacità di catalizzare l’attenzione
la leva negli acquisti. Questa è la chiave di volta. E, in
dell’opinione pubblica e sensibilizzarla ai temi ambien-
parallelo, l’offerta di standard di certificazione dovrebbe
tali e alla delicata questione delle garanzie che le imprese
muovere verso una maggiore semplificazione: che signi-
offrono in questo campo. E lo fanno in un modo nuovo,
fica anche maggiore chiarezza e certezza. Solo con queste
gestito dall’interno del sistema produttore-consumatore,
premesse i marchi ambientali potranno diventare un re-
non dall’esterno come le certificazioni e le loro garanzie
ale fattore di sviluppo per il settore.
98
2.5.
MARCHI AMBIENTALI
E PERFORMANCE
ECONOMICHE
D’IMPRESA
L’IDENTIFICAZIONE DELLE IMPRESE
CERTIFICATE E L’APPROCCIO SEGUITO
Valutare la possibilità di effetti delle certificazioni am-
Ciò che è possibile, ed è stato l’approccio seguito in
bientali sui risultati delle imprese è una operazione
questo lavoro, è partire dall’archivio delle imprese cer-
complessa, che si scontra con la difficoltà di creare reali
tificate (non ottenibile direttamente ma, come si dirà,
condizioni sperimentali in cui una stessa impresa pos-
mediante alcune elaborazioni articolate), verificarne le
sa verificare contemporaneamente le due condizioni di
performance, e porle a confronto con raggruppamenti
“trattamento” (essere certificata dal punto di vista am-
similari di aziende non certificate. Ciò nell’ipotesi che
bientale) e “non trattamento” (non essere certificata dal
lo status di impresa certificata dal punto di vista am-
punto di vista ambientale)
bientale, anche in virtù del processo stesso della certi-
[15]
.
99
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
ficazione riconosciuta, si caratterizzi in modo distintivo
approntata varie certificazioni, tra cui quelle relative
la presente ricerca) di certificazioni e non su archivi di
nere i codici fiscali ad esse associati, non direttamente
rispetto a un’azienda simile ma priva di certificazione
all’agricoltura biologica: aspetto che influisce in parti-
imprese, necessari, questi ultimi, per effettuare analisi
disponibili e necessari quali chiavi di accoppiamento
ambientale.
colare sulla completezza delle analisi per il settore agro-
sulle performance economiche. In altre parole, una stes-
per il successivo record linkage con registri esterni a
Le certificazioni ambientali prese in considerazione, ca-
alimentare, uno di quelli appartenenti alle “Quattro A”
sa impresa può presentare più di una certificazione tra
quelli delle certificazioni.
ratterizzate da un livello di diffusione molto diversifica-
del Made in Italy.
quelle presenti in elenco. Altro problema da segnalare
Tramite l’incrocio del database delle certificazioni con
to, sono quelle indicate nell’elenco seguente.
Un problema dei dati utilizzati è che questi si basano su
riguarda la copertura dei dati relativi agli standard ana-
registri statistici extra-agricoli di fonte ISTAT è stato
Si tenga presente che, per ragioni che attengono alla la-
archivi (quelli che ci sono stati messi a disposizione e
lizzati. La copertura è integrale per ISO 14001, EMAS,
possibile associare tutta una serie di caratteristiche di
boriosa raccolta dei dati, non sono presenti nella lista
chi siamo riusciti a ricostruire in tempi compatibili con
Ecolabel, FSC , GOTS, STEP, Global Recycle Standad,
impresa alle certificazioni ambientali di partenza.
Organic Content Standard. Parziale per PEFC (di alcu-
C’è un’altra motivazione alla base dell’accoppiamento
ne aziende non è stato possibile reperire dati essenziali
dell’archivio certificazioni con registri esterni, collegata
per agganciare il database delle imprese certificate agli
in modo ancor più rilevante rispetto alle finalità della
altri database) e per gli altri standard (come ad esempio
ricerca: l’associazione alle certificazioni del settore di
l’OEKO-TEX ).
attività economica, operazione che consente di arriva-
L’acquisizione dei dati sulle certificazioni ambientali,
re alle certificazioni associabili a imprese appartenenti
infatti, non è ottenibile direttamente, poiché non esi-
alle “Quattro A” del Made in Italy, obiettivo di analisi di
LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI
PRESE IN CONSIDERAZIONE AI FINI DELL’ANALISI
CERTIFICAZIONI AMBIENTALI
®
®
BIODIVERSITY FRIEND
RE-MADE IN ITALY - RICICLO MATERIA IN ITALIA
DTP 112 – CEREALI SOSTENIBILI
DM 23/01/2012 - SOSTENIBILITÀ BIOCARBURANTIRANTI
ECOLABEL
ISO 50001
ste un’unica lista di riferimento per le stesse (o me-
questo lavoro.
EMAS - SISTEMA GESTIONE AMBIENTALE
LEAF MARQUE - LINKING ENVIRONMENT AND FARMING
glio, un’unica fonte che le comprenda tutte). Per la
Il perimetro delle “Quattro A” del Made in Italy è stato
EPD - ENVIRONMENTAL PRODUCT DECLARATION
OCS - ORGANIC CONTENT STANDARD
realizzazione della ricerca è stato pertanto necessario
individuato operativamente in base a una selezione di
FOS - FRIEND OF THE SEA
STEP
effettuare una attività di collazione, verifica, corre-
codici manifatturieri a due cifre della ATECO 2007 (la
FSC® - GESTIONE FORESTALE RESPONSABILE
UNI 11233: PRODUZIONE INTEGRATA FILIERE AGROALIMENTARI
zione e integrazione di basi dati di diversa origine,
classificazione delle attività economiche attualmente
GLOBAL GAP - GOOD AGRICULTURAL PRACTICE
UTZ CERTIFIED - CERTIFICAZIONE CAFFÈ
per arrivare a un totale di 23.592 certificati ambien-
adottata in Italia, raccordata con la classificazione eu-
GOTS - GLOBAL ORGANIC TEXTILE STANDARD
MQT - MARCHI QUALITÀ TERRITORIALE
tali, la base di partenza per le elaborazioni descritte
ropea NACE rev.2) come illustrato nello schema a se-
successivamente.
guire. I codici hanno consentito di isolare le imprese dei
ISO 14001
PAS2050 - IMPRONTA DI CARBONIO
Per mettere in relazione le certificazioni ambientali ri-
settori cercati, e ne hanno consentito l’associazione alle
costruite con archivi di imprese, è stato necessario otte-
certificazioni ambientali precedentemente indicate.
PEFC - GESTIONE FORESTALE SOSTENIBILE
100
[16]
101
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
LE ATTIVITÀ ECONOMICHE RICOMPRESE NEI SETTORI DELLE “QUATTRO A”
IN BASE AI CODICI ATECO 2007
CODICE ATECO 2007
DECLARATORIA
DISTRIBUZIONE DELLE IMPRESE DELLE “QUATTRO A”
PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA – ANNO 2013
SETTORI QUATTRO A
SETTORI “QUATTRO A”
NORD OVEST
NORD EST
CENTRO
MEZZOGIORNO
TOTALE
10
INDUSTRIE ALIMENTARI
1. ALIMENTARE
1. ALIMENTARE
12.636
10.407
9.523
26.526
59.092
11
INDUSTRIA DELLE BEVANDE
1. ALIMENTARE
2. ABBIGLIAMENTO
14.374
14.554
24.256
12.416
65.600
13
INDUSTRIE TESSILI
2. ABBIGLIAMENTO
3. ARREDO
9.736
11.677
8.685
11.189
41.287
14
CONFEZIONE DI ARTICOLI DI ABBIGLIAMENTO; CONFEZIONE DI ARTICOLI
IN PELLE E PELLICCIA
2. ABBIGLIAMENTO
4. AUTOMAZIONE
40.295
29.919
15.643
20.469
106.326
TOTALE
77.041
66.557
58.107
70.600
272.305
15
FABBRICAZIONE DI ARTICOLI IN PELLE E SIMILI
2. ABBIGLIAMENTO
23
FABBRICAZIONE DI ALTRI PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DI MINERALI NON METALLIFERI
3. ARREDO
25
FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN METALLO (ESCLUSI MACCHINARI E ATTREZZATURE)
4. AUTOMAZIONE
27
FABBRICAZIONE DI APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED APPARECCHIATURE
PER USO DOMESTICO NON ELETTRICHE
4. AUTOMAZIONE
28
FABBRICAZIONE DI MACCHINARI ED APPARECCHIATURE NCA
30
31
PERCENTUALI DI COLONNA
1. ALIMENTARE
16,4
15,6
16,4
37,6
21,7
2. ABBIGLIAMENTO
18,7
21,9
41,7
17,6
24,1
3. ARREDO
12,6
17,5
14,9
15,8
15,2
4. AUTOMAZIONE
4. AUTOMAZIONE
52,3
45,0
26,9
29,0
39,0
FABBRICAZIONE DI ALTRI MEZZI DI TRASPORTO
4. AUTOMAZIONE
TOTALE
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
FABBRICAZIONE DI MOBILI
3. ARREDO
PERCENTUALI DI RIGA
1. ALIMENTARE
21,4
17,6
16,1
44,9
100,0
2. ABBIGLIAMENTO
21,9
22,2
37,0
18,9
100,0
3. ARREDO
23,6
28,3
21,0
27,1
100,0
dell’Arredo nel Nord Est (28,3%), e dell’Automazione nel
4. AUTOMAZIONE
37,9
28,1
14,7
19,3
100,0
imprese si distribuiscono in modo piuttosto uniforme
Nord Ovest (37,9%).
TOTALE
28,3
24,4
21,3
25,9
100,0
tra le ripartizioni geografiche (si va dal 28,3% del Nord
Per arrivare a verificare le performance delle aziende con
L’universo delle imprese delle “Quattro A” si distribuisce
Ovest al 21,3% del Centro Italia). Si rilevano quote più
complessivamente in un 39% concentrato nell’Automa-
rilevanti dell’Alimentare nel Mezzogiorno (44,9% del to-
zione, 24,1% nell’Abbigliamento, 21,7% nell’Alimentare e
tale nazionale), dell’Abbigliamento nel Centro (37,0%),
15,2% nell’Arredo. Dal punto di vista territoriale queste
102
Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere
103
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
IL PROCESSO DI SELEZIONE DEL COLLETTIVO DI ANALISI
1.600 imprese
Aziende “Quattro A”
con bilanci 2009 - 2013
certificate
44.623 imprese
Aziende “Quattro A”
con bilanci 2009 - 2013
certificazione ambientale sono stati utilizzati i dati di bi-
Il primo risultato ottenuto grazie alle operazioni di
lancio riferiti agli anni 2009 e 2013, ottenendo così nu-
analisi e record linkage è la distribuzione delle 2.349
merosità di riferimento consistenti e avendo quindi una
certificazioni ambientali identificate appartenenti alle
possibilità di confronto temporale dei dati per il periodo
1.600 imprese collocate all’interno del perimetro delle
che intercorre tra l’inizio della crisi economica e finanzia-
“Quattro A[18]”.
ria e i giorni nostri.
A livello complessivo[19] l’ISO 14001 concentra tre quarti
Come chiarito nello schema, dalle 272.305 aziende italia-
delle certificazioni delle imprese delle “Quattro A” (nei
ne appartenenti alle “Quattro A” si è passati a 44.623 so-
settori “Non Quattro A” la percentuale è più bassa e pari
per le quali si disponeva di dati di bilancio di con-
a 64,0%), seguita con valori significativi da FSC® - Certi-
fronto tra i due anni considerati. Il passaggio successivo
ficazione di protezione forestale (8,3%) ed EMAS - Siste-
ha riguardato la verifica, all’interno di questo collettivo
ma gestione ambientale (6,9%). Su valori più contenuti si
di imprese extra-agricole, di almeno una certificazione
collocano altre certificazioni quali la PEFC - Gestione fo-
ambientale tra quelle precedentemente elencate. Questa
restale sostenibile (2,4%), la GOTS - Global Organic Tex-
analisi ha portato all’ottenimento del raggruppamen-
tile Standard (2,4%), la EDP - Environmental Product
to-obiettivo di 1.600 aziende.
Declaration (1,1%), l’Ecolabel (1,0%) e la FOS - Friend Of
cietà
[17]
the Sea (0,6%).
Essendo alcune certificazioni di specifico interesse per
i settori, può essere interessante guardare la classifica
272.305 imprese
delle certificazioni rilevate all’interno dei settori delle
“Quattro A”, limitando l’analisi alle prime tre in graduatoria.
Nell’Alimentare (si ricordi l’assenza delle certificazioni
Aziende “Quattro A”
dell’agricoltura biologica), l’ISO 14001 rappresenta il
71,2%, seguita dall’EMAS - Sistema gestione ambientale
(13,5%) e a distanza dall’EDP - Environmental Product
104
105
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
DISTRIBUZIONE DELLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI*
ALL’INTERNO DEL PERIMETRO DELLE “QUATTRO A”
*Rispetto all’elenco precedentemente presentato, non sono state rilevate certificazioni riguardanti Biodiversity,
RE-MADE IN ITALY - Riciclo materia in Italia, MQT-02 MQT-03. - Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su varie fonti
106
44
51
certificazioni
ALTRE
ABBIGLIAMENTO
244
8,2%
certificazioni
EMAS
AUTOMAZIONE
1.116
certificazioni
5 0,8 %
18%
20
%
certificazioni
9 2,4 %
55
16
certificazioni
EPD
3,4%
63
56
certificazioni
GOTS
1.031
certificazioni
ISO 14001
42
certificazioni
ALTRE
49
8%
certificazioni
%
PEFC
11,9%
ALIMENTARE
465
certificazioni
7
331
certificazioni
ISO 14001
159
ARREDO
524
certificazioni
5 2,3 %
certificazioni
EMAS
certificazioni
ALTRE
124
certificazioni
ISO 14001
9,4
74,9
8,3
6,9
2,4
2,4
1,1
1,0
0,6
0,3
0,3
0,3
0,3
0,2
0,2
0,2
0,1
0,1
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
100,0
certificazioni certificazioni
FSC 2,2% ALTRE
0,8%
certificazioni
EMAS
4,6%
Fonte: elaborazioni
Fondazione Symbola su
varie fonti
%
30,3
1.760
196
163
57
56
26
23
15
8
8
7
6
5
5
4
3
2
1
1
1
1
1
2.349
10
1,2 %
%
13,5%
ISO 14001
FSC® - GESTIONE FORESTALE RESPONSABILE
EMAS - SISTEMA GESTIONE AMBIENTALE
PEFC - GESTIONE FORESTALE SOSTENIBILE
GOTS - GLOBAL ORGANIC TEXTILE STANDARD
EPD - ENVIRONMENTAL PRODUCT DECLARATION
ECOLABEL
FOS - FRIEND OF THE SEA
GLOBAL GAP - GOOD AGRICULTURAL PRACTICE
DM 23/01/2012 - CERTIFICAZIONE SOSTENIBILITÀ BIOCARBURANTI
UTZ CERTIFIED - CERTIFICAZIONE CAFFÈ
GRSC
ETS/GHG - CERTIFICAZIONE EMISSIONI
ISO 50001
SQR
DTP AGROALIMENTARE
OCS - ORGANIC CONTENT STANDARD
GREEN CLAIM - CERTIFICAZIONE COMUNICAZIONE AMBIENTALE
LEAF MARQUE - LINKING ENVIRONMENT AND FARMING
STEP
UNI 11233: PRODUZIONE INTEGRATA FILIERE AGROALIMENTARI
PAS2050 - IMPRONTA DI CARBONIO
TOTALE
TOTALE 4 A
24
23
CERTIFICAZIONI
PRIME 3 CERTIFICAZIONI AMBIENTALI RILEVATE PER CIASCUNA DELLE “QUATTRO A”
274
certificazioni
ISO 14001
certificazioni
FSC
107
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
Declaration (3,4%).
Per l’Abbigliamento l’ISO 14001 incide meno rispetto
alle altre “A”, ma è sempre in testa (50,8%), seguita dalla
GOTS - Global Organic Textile Standard (certificazione
specifica di settore, 23,0%) e dall’EMAS (8,2%).
Anche nel settore dell’Arredo emerge la certificazione
ISO 14001 (52,3%), seguita dalla FSC® - Certificazione di
VARIAZIONE % MEDIA ANNUA* 2009-2013
VARIAZIONE % MEDIA ANNUA* 2009-2013
NOMINALE DEL FATTURATO E DELL’OCCUPAZIONE PER LE AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A” CERTIFICATE** E NON CERTIFICATE DAL
PUNTO DI VISTA AMBIENTALE – VALORI COMPLESSIVI
NOMINALE DEL FATTURATO PER AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A” CERTIFICATE**
E NON CERTIFICATE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE – SETTORI DELLE “QUATTRO A”
* Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti
** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali
precedentemente elencate
Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere
protezione forestale (30,3%) e quindi dalla PEFC - Gestione forestale sostenibile (9,4%).
Per l’Automazione il peso dell’ISO 14001 diventa quasi
totalmente preponderante (92,4%), talché seguono con
Spread
+1,5
Spread
+3,8
4,0
Spread
+3,6
Spread
+0,8
Spread
+2,9
5,5
3,4
3,5
Spread
+4,0
Spread
+3,9
Spread
+4,2
3,1
2,4
2,2
1,7
1,4
-0,2
-2,6
4,5
Spread
+3,3
3,3
1,9
2,0
4,6
Spread
+0,9
4,2
valori molto più bassi l’EMAS (4,6%) e la FSC® (2,2%).
I RISULTATI DELLA
ANALISI STATISTICHE
* Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti
** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali precedentemente elencate
Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere
-2,0
.2,0
0,6
Come anticipato, per misurare il differenziale di perfor-
0,2
mance tra imprese appartenenti ai settori delle “Quattro
A” certificate e non certificate dal punto di vista ambien-
certificate
non certificate
tale ci si è basati su rielaborazioni di dati di bilancio di
fonte Infocamere.
certificate
certificate
Premesso che l’utilizzo di queste informazioni ha richie-
non certificate
non certificate
sto una laboriosa attività di caricamento, analisi e verifica dei dati di base, il confronto tra imprese certificate e
108
FATTURATO
ADDETTI
alimentare abbigliamento arredo automazione
alimentare abbigliamento arredo automazione
FATTURATO
ADDETTI
109
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
di imprese che esportano è prevalente in una misura su-
non certificate dal punto di vista ambientale fa emergere
a ben +4 punti (derivante peraltro da un segno diverso,
uno spread positivo a favore delle prime, sia in termini di
positivo per le certificate, negativo per le non), e +4,2 per
variazione del fatturato sia di occupazione, nell’intervallo
l’occupazione. Nell’arredamento le imprese certificate
temporale 2009-2013.
dal punto di vista ambientale sembrano dunque contrad-
In particolare, confrontando i due collettivi presi nel loro
distinguersi in modo peculiare rispetto alle performance
complesso emerge una crescita media annua nominale
registrate tra 2009 e 2013.
per le aziende con certificazione del 3,5% tra il 2009 e
Anche l’Abbigliamento si dimostra un settore in cui l’es-
il 2013, a fronte di un dato più basso di 1,5 punti per le
sere certificati in materia ambientale “distingue” rispetto
aziende non certificate (2,0%).
alle dinamiche economiche e occupazionali: i differen-
Passando al dato dell’occupazione, lo spread aumenta
ziali nelle dinamiche 2009-2013 sono infatti pari a +3,6
arrivando a +3,8 punti (differenza tra dato di crescita
punti per il fatturato e +3,3 punti per gli addetti.
delle certificate, pari a 4,0% e quello delle non certificate,
I settori dell’Alimentare e dell’Automazione, pur presen-
Nell’Abbigliamento, sebbene il rapporto tra quota certi-
0,2%), evidenziando effetti occupazionali nell’intervallo
tando sempre differenze positive, sono accomunati da
ficate e quota non certificate sia più basso e pari a 1,47
ancor più elevati rispetto a effetti valutabili invece in ter-
risultati più incisivi dal punto di vista degli “effetti” occu-
(quindi 47% in più), la percentuale di aziende che espor-
mini di risultati economici.
pazionali, con un delta di +2,9 punti nel primo caso e di
tano nel raggruppamento delle certificate arriva a 93,8%.
La certificazione ambientale sembra dunque associar-
+3,9 nel secondo. Per il fatturato gli spread sono invece
Per l’Automazione la quota di imprese esportatrici è
si anzitutto a positivi risultati occupazionali e quindi a
di +0,8 per l’Alimentare e +0,9 per l’Automazione.
dell’85,9% nelle imprese con almeno una delle certifi-
performance di carattere economico. Ciò potrebbe spie-
Come già anticipato, una conferma di questi risultati di
garsi in una maggior propensione alla espansione per le
performance viene da un altro dato: quello relativo alla
imprese con certificazione, aspetto che verrà conferma-
presenza di imprese esportatrici.
to anche dai risultati relativi alla presenza su mercati
In termini complessivi, la quota di imprese che vendono
stranieri.
su mercati stranieri è pari a 86,2% nelle imprese con al-
*Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti
per classi di dimensione d’impresa evidenziano effet-
Si coglie dunque un differenziale positivo per le azien-
meno una certificazione ambientale, mentre è del 57,1%
** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali
ti particolarmente positivi per le società più piccole tra
de certificate, che si presenta particolarmente elevato
nelle imprese appartenenti alle “Quattro A” non certifi-
precedentemente elencate
quelle considerate (fino a 49 addetti), in cui gli spread
per l’Arredo, dove lo spread relativo al fatturato arriva
cate. Il rapporto tra i due collettivi è di 1,51: la presenza
Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere
soprattutto di risultati economici (+4,0), ma anche oc-
110
INCIDENZA % DELLE IMPRESE ESPORTATRICI 2013
SUL TOTALE PER AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A”
CERTIFICATE* E NON CERTIFICATE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE
– SETTORI DELLE “QUATTRO A”
87,4
81,6
do nuovamente un valore migliore per l’Arredo, in cui
85,9
86,2
47,2% delle non certificate, corrispondente a una presenza superiore del 73%.
Anche nell’Alimentare la vocazione all’export è significa-
63,9
alimentare abbigliamento
Tra i settori il fenomeno appare distribuito, confermanla quota dell’81,6% delle certificate si confronta con un
93,8
51,0
periore del 50%.
58,8
47,2
arredo
automazione
certificate
non certificate
57,1
tivamente diversa, superiore del 71% e corrispondente a
un 87,4% delle aziende certificate contro un 51,0% delle
non certificate.
totale
cazioni ambientali precedentemente elencate rispetto a
58,8% delle imprese non certificate, con un rapporto di
1,46 tra il primo e il secondo valore.
Tornando ai risultati di performance 2009-2013, i dati
111
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
VARIAZIONE % MEDIA ANNUA* 2009-2013
VARIAZIONE % MEDIA ANNUA* 2009-2013
NOMINALE DEL FATTURATO PER AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A” CERTIFICATE**
E NON CERTIFICATE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE – CLASSI DI DIMENSIONE D’IMPRESA
NOMINALE DEL FATTURATO PER AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A” CERTIFICATE**
E NON CERTIFICATE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE – AREE GEOGRAFICHE
Spread
+0,7
12,1
11,4
Spread
+1,5
3,6
Spread
+4,0
Spread
+1,1
5,1
4,0
1,1
Spread
+0,6
Spread
+0,6
Spread
+1,2
2,9 2,9 2,3
Spread
+1,1
4,0
Spread
+4,3
Spread
+2,8
certificate
4,1
4,7
Spread
+4,0
3,8
non certificate
2,9
Spread
+3,2
2,1
3,8 3,2
1,3
1,5
Spread
+1,7
0,6
-1,5
-0,3-1,5
fino a
da 50 a 250 addetti
49 addetti 249 addetti e oltre
4,7
Spread
+3,8
-1,1
0,4
0,9
0,2
-1,7
fino a
da 50 a 250 addetti
49 addetti 249 addetti e oltre
certificate
non certificate
FATTURATO
Nord Ovest Nord Est
ADDETTI
Centro Mezzogiorno
Nord Ovest Nord Est
FATTURATO
Centro Mezzogiorno
ADDETTI
*Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti
precedentemente elencate
*Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti
precedentemente elencate
** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali
Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere
** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali
Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere
112
113
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
cupazionali (+1,2), sono superiori rispetto a quelli veri-
vi per il Centro Italia per il fatturato (spread di perfor-
ficati per le classi più grandi. Le imprese minori trovano
mance 2009-2013 pari a +2,8), e un po’ più contenuti nel
dunque nel certificarsi un’azione che va nella direzione di
Nord Est (+1,1).
una maggiore capacità di ottenere risultati, ovvero di es-
Per l’occupazione è il Nord Ovest a presentare lo spread
sere più competitivi oltre che resilienti, come dimostrano
più elevato (+4,3), seguito dal Centro Italia (+4,0).
i risultati relativi agli addetti.
Una considerazione specifica merita infine il Mezzogior-
I differenziali positivi proseguono decrescendo nelle im-
no, in cui emerge una capacità di ribaltamento di dati
prese tra 50 e 249 addetti (in cui nuovamente è maggiore
negativi in positivi per le imprese certificate, sia per il
lo spread relativo al fatturato rispetto a quello dell’oc-
fatturato (spread +1,8), sia (verrebbe da dire soprattut-
cupazione: rispettivamente +1,1 e +0,6) per arrivare alle
to) per l’occupazione (+3,1), a testimonianza del fatto che
aziende con 250 addetti e oltre, in cui il delta di perfor-
anche in un’area svantaggiata le imprese che decidono di
mance di fatturato e occupazione appare lo stesso (+0,6).
“alzare l’asticella” certificandosi ottengono risultati po-
La lettura dei risultati territoriali fa emergere effetti in
sitivi per sé e per il proprio territorio, viste le probabili
tutte le aree del Paese, con dati leggermente più positi-
ricadute occupazionali.
114
2.6.
UN POTENZIALE
INESPRESSO:
CONOSCENZA E ATTENZIONE
DEGLI ITALIANI PER
LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI
[20]
Completiamo il quadro – dopo aver illustrato cosa si
le: il 15% degli intervistati ritiene di conoscerle molto
muove nel Made in Italy e le performance competitive
bene, il 38% di sapere di cosa si tratta e il 25% di aver-
delle imprese che aderiscono alle diverse certificazioni
le sentite nominare. Solo il 19% del campione dichiara
ambientali – investigando il tema dell’effettiva conoscen-
di non averle mai sentite nominare. Si registra una più
za e del profilo d’immagine di questi strumenti, precon-
alta concentrazione di quanti dichiarano di conoscere
dizione necessaria per la loro diffusione tra le imprese.
le certificazioni ambientali tra le persone più mature,
Gli italiani dichiarano di avere una buona cono-
i laureati, i lavoratori e, in generale, tra le persone di
scenza del concetto di certificazione ambienta-
classe sociale elevata; i giovani, sovente ritenuti più at-
115
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
EMAS 8%
PARLIAMO DI CERTIFICAZIONI AMBIENTALI.
LEI NE HA MAI SENTITO PARLARE?
almeno una certificazione
esistente
tenti, denotano minore familiarità.
A livello di percezione emerge quindi una discreta noto-
15%
rietà delle certificazioni ambientali, che vengono sentite
come un concetto vicino e familiare. Tale familiarità
viene fortemente ridimensionata quando si misura l’effettivo livello di conoscenza del tema.
Particolarmente indicative al riguardo sono le restituzio-
3% non indica
19% non le ho mai sentite nominare
ni spontanee circa i marchi di certificazione conosciuti:
almeno una risposta
39%
solo il 39% degli intervistati è in grado di ipotizzare una
78% le conosce
risposta, e di essi circa un terzo (il 15% degli italiani) indica nomi di certificazioni ambientali esistenti. Il resto
25% le ho solo sentite nominare
delle citazioni si suddivide tra sigle che appartengono
risposta generica
sulle certificazionir
solo genericamente alla sfera delle certificazioni ambien-
14%
tali, come ad esempio enti di certificazione, e risposte
non coerenti col tema, come ad esempio certificazioni di
38% sì, so di cosa si tratta
qualità o di origine. Tra chi dichiara di conoscere molto
25% del totale: la conoscenza risulta quindi estremamen-
15% sì, le conosco molto bene
te superficiale, ed indica più una familiarità generale con
il tema piuttosto che un’abitudine alle sigle.
Le certificazioni ambientali più conosciute spontanea-
ISO14001 4%
EPD 0,7%
FSC 0,7%
LEED 0,5%
PEFC 0,4%
AGRICOLTURA BIOLOGICA 0,3%
Prodotti Riciclati (ICEA) 0,3%
Oeko-Tex Standard 100 0,3%
RSPO 0,3%
UNI/EN/ISO generico 8%
Certificazione ambientale generica 4%
Enti&agenzie di certificazione (Arpa, Ispra,...) 2%
Certificazioni di origine (CE, DOP,IGP,...) 6%
bene le certificazioni ambientali, la percentuale di quanti indicano correttamente un marchio esistente arriva al
ECOLABEL 4%
61%
nessuna risposta
risposta
non coerente
14%
Certificazioni di qualità (ISO 9001,...) 5%
Certificazione generica/altro 2%
Altre aziende/società/enti 1%
Altro 1%
mente risultano essere EMAS, ECOLABEL e ISO 14001,
Base:
totale campione
116
che sono le stesse indicate da chi dichiara un elevato livello di conoscenza delle certificazioni ambientali. Tra
QUALI CERTIFICAZIONI AMBIENTALI CONOSCE? INDICHI TUTTE LE CERTIFICAZIONI
AMBIENTALI DI CUI HA SENTITO PARLARE. (RISPOSTA SPONTANEA)
117
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
38
34
ISO 14001
14001
26
ISO 50001
50001
22
10
10
10
Certificazione LEED
EMAS
Casa Clima
7
FSC
6
Global Recycle Standard
5
Global Organic Textile Standard
Pannello Ecologico
Remade in Italy
RSPO
4
4
4
Nessuna
Nota: mostrate solo certificazioni con almeno il 4% di citazioni
118
si registra un incremento di conoscenza simile, essendo
L’effettiva familiarità con i marchi appare molto im-
indicata dal 7% del campione in oggetto.
portante per il profilo reputazionale del sistema di cer-
Sebbene si registri una certa difficoltà ad indicare spon-
tificazione, oltre che per i benefici che quest’ultimo può
taneamente il nome delle certificazioni ambientali cono-
apportare al posizionamento dei prodotti. È possibile
sciute, somministrando agli intervistati una lista conte-
prendere ad esempio la misurazione del livello di fi-
nente i marchi più diffusi emerge come alcune sigle, se
ducia riposto nelle certificazioni e negli enti emittenti.
sollecitate, risultino discretamente note. In particolare i
Appare evidente come il livello di fiducia degli italiani
marchi Agricoltura Biologica e ISO 14001 sono conosciu-
non sia particolarmente elevato, soprattutto nel caso
ti da oltre un terzo degli intervistati, seguiti dalle norme
degli organismi di certificazione: il 44% degli intervi-
di standardizzazione ISO 50001 e dal marchio ECOLA-
stati si fida poco o per nulla di questi ultimi. Appare
BEL, che vengono indicati rispettivamente dal 26% e dal
migliore la percezione di affidabilità delle certificazioni,
22% del campione. Il marchio EMAS, che pure risulta il
sebbene anche queste ultime raccolgano una percen-
più noto spontaneamente, raccoglie solo il 10% di cita-
tuale importante di persone che, di esse, si fidano poco
zioni complessive: evidentemente è noto solo ad una nic-
o per nulla (31%). Per entrambe le componenti viene
chia di popolazione, per la quale è assai rilevante il tema
però registrato un incremento rilevante della percezio-
della sostenibilità.
ne di affidabilità tra coloro che denotano una maggio-
simili a quelli di EMAS, essendo entrambe indicate da
Agricoltura biologica
ECOLABEL
circa il 12-13% del segmento, mentre per ECOLABEL non
LA FIDUCIA NEL SISTEMA DELLE
CERTIFICAZIONI AMBIENTALI
di essi, però, ISO 14001 raggiunge livelli di conoscenza
QUALI TRA QUESTE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI CONOSCE?
INDICHI TUTTE LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI DI CUI HA SENTITO PARLARE.
re conoscenza dei marchi, a conferma del fatto che la
familiarità con le sigle sostiene il profilo reputazionale
dell’intero sistema.
29
Da rilevare he la fiducia nelle certificazioni ambientali può risentire molto anche di fattori esogeni. Lo
scandalo Volkswagen, ad esempio, ha intaccato il loro
119
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
LEI SI FIDA DEGLI ORGANISMI DI CERTIFICAZIONE?
INDICHI QUALE LIVELLO DI FIDUCIA RIPONE
IN QUESTI ORGANISMI.
CONSIDERANDO NELL’INSIEME TUTTE
LE CERTIFICAZIONI DI CUI È A CONOSCENZA,
IN GENERALE QUANTO LE RITIENE AFFIDABILI?
3% non sa
6% per nulla
2% non sa
5% per nulla
4% non sa
4% per nulla
38% poco
29% poco
27% poco
2% non sa
1% per nulla
17% poco
+ 15 punti
percentuali
100
55% abbastanza
57% abbastanza
negativamente
49% risponde
negativamente
+14 punti
percentuali
71% abbastanza
80
8% molto
55% abbastanza
positivamente
53% abbastanza
51% risponde
positivamente
28% molto
9% molto
19% molto
60
9% molto
28% altro
+11 punti
percentuali
65% risponde
7% molto
LA PRESENZA DI UNA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE
AUMENTA LA SUA PROPENSIONE AD ACQUISTARE
UN PRODOTTO?
17% altro
35% risponde
+ 11 punti
percentuali
46% abbastanza
IL VALORE AGGIUNTO DERIVANTE DALL’ADESIONE
A UNA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE GIUSTIFICA
UN PREZZO PIÙ ALTO (PREMIUM PRICE)?
120
Base: coloro
Base: coloro
che dichiarano
che citano
di conoscere
spontaneamente
almeno
almeno
una certificazione una certificazione vera
Base: coloro
che citano
almeno una
certificazione esistente
Base: totale
degli intervistati
Base: coloro
che citano
almeno una
certificazione esistente
Base: totale degli
intervistati
40
Base: coloro
Base: coloro
che dichiarano
che citano
di conoscere
spontaneamente
almeno
almeno
una certificazione una certificazione vera
121
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
SECONDO LEI, L’ADESIONE
A UNA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE
MIGLIORA LA PERCEZIONE DEL ‘MADE IN ITALY’?
INDICAZIONI
PER IL FUTURO
adempimenti burocratici a cui le aziende devono sot-
Le evidenze emerse delineano un quadro chiaro di quali
mondo delle certificazioni. La difficoltà nel veicolare il
Altre componenti, legate ai benefici che l’adesione a una
siano gli effetti di cui un prodotto potrebbe beneficiare
messaggio di adesione ad una certificazione ambienta-
certificazione ambientale possono apportare al posizio-
in Italia aderendo ad una o più certificazioni ambientali:
le fa sì che l’associazione tra essa e il marchio non sia
namento di un prodotto, mostrano la stessa dinamica:
una maggiore propensione all’acquisto e la disponibilità
immediata.
rispetto al totale degli intervistati, tra chi meglio cono-
al pagamento di un premium price da parte dei consu-
Risulta quindi importante intraprendere azioni di comu-
sce i marchi di certificazione si registra una maggiore di-
matori, oltre che un miglioramento generale della perce-
nicazione legate all’adesione ad una o più certificazioni
sponibilità a pagare un premium price (65%) legato alla
zione del ‘Made in Italy’. Certificarsi può quindi portare
ambientali, non focalizzandosi sul lato dell’offerta, ossia
certificazione, una maggiore propensione all’acquisto di
ad un miglior posizionamento del prodotto nel mercato,
sottolineando la componente burocratica del tema, ma
prodotti certificati e la percezione di una spinta maggior-
contando sulla fiducia di cui godono gli enti di certifica-
orientandole al consumatore, in modo da renderlo con-
mente positiva all’immagine del “Made in Italy”.
zione e il processo di certificazione stesso.
sapevole degli effetti positivi associati al processo di cer-
Tali effetti, che porterebbero a un miglior posizionamen-
Tale potenziale, in Italia, è largamente inespresso a
tificazione: non il meccanismo, bensì i benefici dovranno
to del prodotto sul mercato, sarebbero particolarmente
causa di una generalizzata confusione sul tema presso
essere comunicati in modo credibile.
benefici nel settore agroalimentare, nel chimico/farma-
il pubblico. I consumatori sono convinti di avere una
La comunicazione non dovrà essere centrata sugli adem-
ceutico e nel settore dell’energia. Sono questi i mercati,
discreta familiarità con l’argomento, ma le restituzioni
pimenti a cui un’azienda che intenda certificarsi dovrà
secondo gli intervistati, in cui sarebbe importante l’a-
spontanee di marchi di certificazioni ambientali indi-
sottostare, ma indicare come questi indirizzino il loro
desione a una o più certificazioni ambientali, evidenza
cano l’opposto: tra i pochi intervistati che ipotizzano
operato e, di conseguenza, gli effetti sul loro impianto di
che esce ulteriormente rafforzata tra coloro che indicano
una risposta, la maggioranza cita sigle legate generica-
responsabilità sociale. Siffatta comunicazione permette-
spontaneamente almeno un marchio esistente.
mente all’universo delle certificazioni, come ad esem-
rebbe al cittadino di collocare sulla sua curva di utilità
pio organismi emittenti o certificazioni d’origine. La
il reale valore aggiunto che potrebbe trarre dalla scel-
supposta conoscenza dell’ambito testimonia l’attenzio-
ta di prodotti certificati, permettendo alle aziende ade-
ne e l’interesse all’argomento da parte del consumatore,
renti ad una certificazione ambientale di sprigionare il
ma sembra anche essere legata a non meglio identificati
potenziale positivo ad esse associato. È infatti evidente
patrimonio di credibilità: su un campione di 900 intervistati, il 57% di chi conosce la vicenda afferma che
la sua fiducia nelle certificazioni ambientali ne è stata
diminuita
25% risponde
32% risponde
negativamente
+7 punti
percentuali
75% risponde
positivamente
Base: coloro
che citano
almeno una
certificazione esistente
122
negativamente
68%
risponde
positivamente
Base: totale
degli intervistati
.
[21]
tostare per certificare se stesse o un loro prodotto, delineando problemi di distintività rispetto al variegato
123
2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY
56
Agroalimentare
52
Prodotti chimici/farmaceutici
33
Energia
22
Costruzioni, edilizia e beni immobili
20
Automobilistico
Non sa
124
45
ne e, soprattutto, rendendo evidente al consumatore i
tramite una ancora maggiore propensione all’acquisto e
vantaggi che lui stesso potrebbe avere acquistando pro-
una maggiore disponibilità a pagare un premium price
dotti certificati, è possibile dare una spinta positiva al
per prodotti certificati rispetto al consumatore medio.
posizionamento dei prodotti nel mercato, in particolare
Lavorando in direzione di un incremento di conoscenza
nel comparto agroalimentare, chimico-farmaceutico ed
e di distintività rispetto ad altre tipologie di certificazio-
energetico.
11
7
7
27
Totale
Indicano una certificazione
esistente spontaneamente
25
13
9
Legno e arredo
Meccanica/Macchine utensili
60
come chi conosce le certificazioni ambientali le apprezzi,
26
26
Tessile e abbigliamento
Elettronica
69
15
Base:
totale campione
10
SECONDO LEI PER QUALE TIPOLOGIA DI PRODOTTO
È PIÙ IMPORTANTE L’ADESIONE
A UNA O PIÙ CERTIFICAZIONI AMBIENTALI?
125
3. CASI STUDIO
CASI STUDIO
126
127
3. CASI STUDIO
3.1.
ASDOMAR
[22]
la cui acquisizione definitiva è dello stesso anno. Negli ul-
barbarie. Il progetto Dolphin Safe dell’Earth Island In-
timi anni l’azienda ha inglobato anche i marchi Manzotin
stitute avviato alla fine degli anni ’80 riuscì a fermare la
e De Rica, altri importanti pezzi dell’industria conserviera
mattanza dei delfini. Con l’invenzione dei FAD (Fish Ag-
italiana, con cui sta tra l’altro intraprendendo degli inte-
gregating Devices – Sistemi di aggregazione per pesci) si
ressanti percorsi di sostenibilità.
ovviò al problema della cattura dei delfini sostituendo loro
Per quanto riguarda il pescato, essere 100% sostenibili
oggetti galleggianti sotto i quali i piccoli tonni cercano ri-
vuol dire per Asdomar lavorare soltanto tonni pinna gial-
paro dai grandi predatori. Di fatto però rimase aperto – e
la adulti, che superino il metro di lunghezza e i 20 kg di
lo è tuttora – il problema dei tonni immaturi che vengono
Un vero e proprio “rompiscatole” il tonno Asdomar! Po-
Asdomar ha fatto della sostenibilità la propria bandiera.
peso, pescati su banchi liberi con reti a circuizione; ton-
pescati utilizzando questo metodo. Sotto i FAD infatti si
sizionandosi prima nella speciale classifica di Greenpea-
L’azienda nasce alla fine degli anni ’80 come società di
netti striati solo se pescati a canna, sgombro proveniente
aggregano sia i tonnetti striati che raggiungono i 40-50 cm
ce sulla sostenibilità del tonno, l’azienda può vantare un
distribuzione, ma nell’ultimo decennio è cresciuta in ma-
da zone non sovrasfruttate, e salmone proveniente da un
da adulti, sia tonni pinna gialla immaturi che, se pescati
curriculum di sostenibilità di tutto rispetto. Il primato
niera esponenziale aumentando il fatturato dai 20 milioni
sistema di acquacoltura certificato in Cile. Chi garantisce
prima dell’età adulta – quando si spostano in banchi liberi
nella green list di Greenpeace fa il paio con quello otte-
di euro del 2001 ai 175 attuali. 500 addetti tra contratti
che la materia prima risponda a questi criteri? La certi-
– e della riproduzione, creano un grave danno alla stabili-
nuto nella classifica curata dalla stessa associazione, che
a tempo indeterminato e stagionali tra Italia e Portogal-
ficazione Friend of the Sea (FOS). Nata in Italia un de-
tà dell’ecosistema. La politica di Asdomar è esplicitamente
riguarda la trasparenza in etichetta. La qualità e il rispet-
lo, seconda azienda del mercato italiano tra i produttori
cennio fa, questa certificazione garantisce l’uso sosteni-
contraria all’utilizzo di FAD, come ad altri sistemi che dan-
to che sentiamo ripetere in ogni loro spot pubblicitario
di conserve ittiche, e prima per produzione di tonno da
bile delle risorse ittiche, regolamentando tutta la filiera,
neggino l’ambiente marino e i suoi abitanti, per questo è
non sono slogan di puro marketing, bensì una scelta di
intero (con una quota di mercato del 14% sul totale del
dai metodi di pesca all’etichettatura. Il pesce lavorato in
stata la prima azienda delle conserve ittiche a chiedere che
campo, una dichiarazione d’intenti e insieme una sinte-
mercato delle conserve di tonno), Asdomar deve molto
azienda viene acquistato da fornitori che pescano sol-
un ente terzo verificasse il rispetto del disciplinare FOS.
si dell’operato aziendale. Non è questione di buonismo
al suo attuale presidente che proprio nel 2001 prende le
tanto in zone indicate come idonee dalla FAO, e secondo
Questa certificazione richiede la partecipazione dell’intera
ma di interesse. Lo spiega a chiare lettere il presidente
redini dell’impresa e la trasforma in azienda di produ-
metodi che consentono la tutela del mare e la preserva-
filiera coinvolgendo pescatori, trasformatori e distributori,
Vito Gulli: «La sostenibilità della pesca per noi non è una
zione. Nel 2010, decisamente in controtendenza rispet-
zione delle specie.
obbligati ad assumersi impegni concreti: a partire dall’uti-
tendenza, è una necessità. È nostro primario interesse
to agli sconquassi della crisi globale, decide di costruire
Uno dei problemi maggiori venuto a galla qualche decen-
lizzo di zone non sovrasfruttate, o dalla drastica riduzione
quello di preservare il mare in buona salute attraverso
un nuovo stabilimento ad Olbia investendo 25 milioni di
nio fa riguardava la cattura dei delfini durante la pesca dei
di prese accidentali (ovvero la cattura di esemplari non de-
la pesca sostenibile, per poter preservare il nostro lavoro
euro e dando lavoro a più di duecento persone. A questo
tonni, rivelazione che provocò indignazione nell’opinione
stinati alla produzione). E poi la tracciabilità: Asdomar è
anche in futuro».
si aggiunge lo stabilimento di Vila do Conde in Portogallo
pubblica per l’uccisione di questi animali considerata una
tenuta a garantire che i suoi prodotti – tutti certificati FOS
128
129
3. CASI STUDIO
– siano tracciabili. E che i suoi fornitori si dotino della stes-
percorso per l’acquisizione di ISO 14001 e sta iniziando
del mio prezzo è sostenuto dalla qualità, dalla certificazio-
Una politica di sostenibilità a 360° dunque, che coinvolge
sa certificazione: «Ambiente è una parola larga ma giusta»
quello per la OHSAS 18001. «Forse in futuro si metterà in
ne, dalla pubblicità, è un insieme che deve essere in sin-
anche le altre aziende del gruppo. De Rica ha avviato un
ci dice Gulli «la sostenibilità della pesca ne fa parte. Tutto
cantiere anche la ISO 50001», sottolinea Gulli. Pubblica
tonia». La certificazione ha costituito piuttosto una leva
progetto per il recupero di un seme di pomodoro in grado
ciò che si fa, si fa per l’ambiente e per l’uomo. Non può es-
annualmente il proprio bilancio di sostenibilità e proprio
in più che, unita alla qualità e al marketing, ha consentito
di autorigenerarsi, abbandonato decenni fa perché gene-
serci un ambiente con cui l’uomo non sia in sintonia». La
in relazione alla stesura di questo documento, redatto
all’azienda di arrivare ai vertici, migliorando performance
ra pomodori dalla buccia molto delicata, non in grado
certificazione è stata quasi una strada naturale per l’azien-
secondo le linee guida pubblicate dal Global Reporting
e consapevolezza interna. Proprio al fine di comprendere
di sostenere i lunghi tragitti del trasporto dai campi agli
da, un percorso che non può non essere intrapreso nella
Initiative, l’azienda, assumendo anche su questo fronte
il livello di informazione e di conoscenza, qualche anno fa
stabilimenti di trasformazione. Investendo in impianti
situazione attuale: «Non servirebbero le certificazioni, se
un ruolo di leadership, ha rilevato l’anomalia dei punteggi
l’azienda ha condotto una ricerca interna che ha svelato
di proprietà vicino ai campi di coltivazione, De Rica ha
usassimo solo tonni maturi. L’industria della pesca ha fatto
numerici e non ponderati. La correzione di questa ano-
come, soprattutto tra gli operai, il tema ambientale fosse
eliminato il problema del trasporto, rendendo di nuovo
correre un rischio serio al mare pescando esemplari piccoli
malia è entrata nella stesura delle nuove linee guida GRI,
molto avvertito.
produttiva la piantagione di questi semi. La sostenibilità
e immaturi. Con FOS garantiamo che il tonno non è pesca-
che l’azienda ha già iniziato ad adottare per la stesura del
Al di là delle certificazioni, la scommessa di Asdomar nel
non è qui uno slogan, ma la declinazione di un modo di
to con i FAD». Si tratta di una garanzia per il futuro, per la
proprio bilancio di sostenibilità.
green si gioca anche a livello energetico, ambito nel quale
fare impresa che mette insieme saper fare, rispetto, vi-
continuità della specie. E del business.
Se il consumatore sceglie questa azienda anche per il bolli-
ha avviato un progetto per la cogenerazione a cui ha dovuto
sione del futuro. Saper fare bene oggi per poter lavorare
Già nel 2003 l’azienda aveva abbracciato questa filosofia,
no FOS – che ovviamente non prescinde dalla necessità che
tuttavia rinunciare a causa dell’assenza di metano in Sar-
anche domani. Sempre rispettando le regole, come ga-
applicando la certificazione soltanto ad alcuni prodotti;
il prodotto sia di qualità – i distributori fanno della certifi-
degna, ed ora è impegnata a riprendere le fila del percorso,
rantisce la certificazione SA 8000 che pure l’azienda ha
oggi tutto il pesce lavorato da Asdomar è certificato. E
cazione un valore aggiunto importante. «Senza la certifica-
interrotto qualche anno fa, sul fotovoltaico. Nel frattempo
ottenuto. Un organico per lo più in rosa, con una percen-
poiché spesso anche tra gli addetti ai lavori scarseggiano
zione non sarei diventato quello che sono, cioè la seconda
il 100% dell’energia utilizzata in azienda è certificata verde,
tuale di lavoratrici che supera il 70%, che agisce da attore
competenze specifiche, l’azienda ha condotto degli studi
azienda di lavorazione del tonno. Per noi è stato un elemen-
così come è certificato il laboratorio interno che svolge an-
nella scena aziendale, contribuendo alla buona riuscita
per comprendere quale fosse la dimensione giusta del ton-
to importante, abbiamo condizionato il mercato nella dire-
che analisi per terzi e rappresenta un punto d’orgoglio con
di un marchio ormai diventato familiare ai consumato-
no da pescare. «FOS rappresenta uno snodo importante
zione della qualità, della sostenibilità e della italianità del
centinaia di analisi svolte quotidianamente sui prodotti in
ri. Sono proprio i consumatori, secondo Gulli, i miglio-
in termini di chiarezza, e il fatto che anche i distributori la
prodotto, lavorato completamente in Sardegna».
entrata. «Dovendolo fare bene – confessa il titolare – tanto
ri trainer del cambiamento delle aziende: condizionano
richiedano è segno che si tratta di uno strumento che fun-
Sebbene sia impossibile quantificare il vantaggio diretto
vale farlo benissimo. Per i distributori il nostro laborato-
dal basso, premiando le aziende che ritengono migliori:
ziona, a differenza di altre certificazioni intorno alle quali
derivante da una certificazione, è però significativo segna-
rio è una garanzia, è costoso in termini di macchinari e di
«Se il consumatore finale spinge le aziende che lavorano
si creano business fini a se stessi».
lare che Asdomar, a valle della certificazione, non ha sen-
personale, ma è una garanzia per tutti i nostri clienti, dal
bene, tutto il mercato si adatterà al loro esempio, andan-
Ma Asdomar non si è fermata a FOS. Sta completando il
tito la necessità di innalzare il prezzo dei prodotti: «Parte
supermercato al semplice consumatore».
do nella giusta direzione».
130
131
3. CASI STUDIO
3.2.
CAPRAI
[23]
nomiche innovative e sostenibili, che siano utili all’a-
accedere nei mercati. Se in altri Paesi sono riusciti a cre-
zienda e, di nuovo, anche al territorio. Primo obiettivo:
are dei disciplinari per la sostenibilità del vino, in Italia
la riduzione dei fitofarmaci in vigna, il cui utilizzo, in-
siamo ancora molto indietro perché ad oggi non esiste
dispensabile non sempre è evitabile. Farne un uso in-
una certificazione per il vino che ne garantisca la sosteni-
telligente e combattere gli eccessi sono i punti chiave
bilità a 360 gradi» sostiene il titolare.
che hanno spinto l’azienda già nel 2006 a dotarsi di una
Nei primi anni di esplosione del metodo di coltura bio-
macchina irroratrice a recupero, in grado di non disper-
logica, si è creato molto interesse nei confronti di que-
dere sul terreno (e nei polmoni dei contadini) sostanze
sto mondo, come pure verso il biodinamico. Oggi, però
Quando si parla di Sagrantino, inevitabilmente si parla
ro di recupero ha permesso di scovare alcune vecchie
in eccesso rispetto al quantitativo strettamente neces-
l’attenzione all’ambiente è più articolata, spiega Marco
di Marco Caprai. Perché del Sagrantino è stato il rein-
piante di Sagrantino ancora coltivate a livello familiare;
sario alle viti. Proprio dall’esperienza di Caprai, coltiva-
Caprai: non basta non usare pesticidi, se poi, ad esempio,
ventore e l’archeologo, il valorizzatore e il tutore. Il suo
da queste piante è stato prelevato il materiale genetico
tore di collina, nasce un brevetto per il miglioramento
ci si serve di grandi quantità di rame e zolfo, che sono
ingresso nell’azienda paterna è del 1988 ma l’avventu-
necessario per la realizzazione di cloni, selezionati poi
di queste macchine e il loro adattamento ai terreni in
pur sempre metalli che si depositano nei terreni. Oggi,
ra di Caprai inizia più di un decennio prima. Nel 1971
sulla base delle migliori caratteristiche. Un recupero
declivio: il 70% del prodotto irrorato viene recuperato,
soprattutto all’estero, l’idea di sostenibilità ambientale è
l’imprenditore tessile Arnaldo Caprai acquista quaran-
in piena regola che in breve ha dato i frutti sperati con
permettendo un risparmio di tipo economico, una ridu-
diventata più matura, più attenta, senza ignorare la so-
tacinque ettari di terreno a Montefalco, a cui nel tempo
vini apprezzati in Italia e all’estero. Oggi il Sagrantino di
zione dell’inquinamento e il mantenimento della ferti-
stenibilità economica e sociale. E così, oltre al biologico,
aggiunge altri terreni. L’idea di ridare vita a quel vino
Montefalco Caprai è annoverato tra i migliori vini con
lità dei suoli.
si impongono certificazioni di stampo diverso.
che da sempre caratterizza la vita e le tradizioni di que-
riconoscimenti che vanno dai tre bicchieri nella Guida ai
Nella possibilità di fare viticoltura sostenibile Caprai ci
Caprai racconta come nei Paesi del Nord Europa, come
ste zone c’era già, ma sarà poi Marco a concretizzarla
Vini d’Italia del Gambero Rosso all’Oscar del Vino come
crede veramente, per questo da più di un decennio la
anche in Canada, la distribuzione di alcolici sia di fatto
attraverso la collaborazione con istituti di ricerca e pro-
Miglior Produttore assegnato dall’Associazione Italiana
cantina è certificata ISO 14001, ISO 50001, e per lo stes-
monopolizzata da grandi buyer che guidano il mercato
fessionisti agronomi ed enologi. All’inizio degli anni ’90
Sommelier. Questa avventura, però, non si limita alla
so motivo ha intrapreso un percorso per la creazione di
nazionale interpretandone i gusti e le richieste. A queste
l’azienda investe notevoli risorse per acquistare nuovi
produzione di vini eccellenti: Caprai ha aperto una via
uno standard territoriale dedicato, scritto su misura per
richieste i produttori devono adeguarsi, al fine di soddi-
terreni e rinnovare la cantina. Nel frattempo parte la
che in tanti hanno seguito, con benefici enormi per il ter-
il settore e le sue specificità. «Quando andiamo a propor-
sfarle e di entrare in quei mercati da protagonisti. Può
sperimentazione per il recupero del vitigno Sagrantino
ritorio di Montefalco.
re il nostro vino ai buyer e alle grandi catene di distribu-
sembrare paradossale ma l’America in fatto di sostenibi-
che la selezione massale svolta negli anni aveva quasi
E la sua ricerca non si è fermata venti anni fa, continua
zione all’estero, cominciano a chiedere le certificazioni:
lità è diventata una prima della classe: i produttori del-
del tutto cancellato dal paesaggio umbro. Il lungo lavo-
ancora oggi con la sperimentazione di tecniche agro-
ISO 14001 è ormai diventata quasi un prerequisito per
la California hanno dato vita ad un’associazione per la
132
133
3. CASI STUDIO
sostenibilità della viticoltura – la California Sustainable
limentare dell’Umbria, Centro di formazione Cratia e
la veridicità delle proprie affermazioni» conferma Ca-
fornisce ammendante organico. L’uso di questo prodotto
Winegrowing Alliance (CSWA) – che ha creato un siste-
Studio tecnico Anima Mundi. Si tratta di un decalogo
prai «Per andare all’estero occorre una garanzia di ter-
permette di evitare l’utilizzo di sostanze chimiche per fer-
ma di certificazione legato al California Sustainable Wi-
di prescrizioni che le aziende si impegnano a rispetta-
zi, dunque una certificazione». Ma la certificazione non
tilizzare i suoli.
negrowing Program (SWP), inaugurando di fatto degli
re e a far verificare da un ente terzo, che oggi è CSQA:
è soltanto la via maestra per l’export, è uno strumento
La politica ambientale portata avanti dall’azienda, oltre
standard che ora si tenta di replicare anche tra i nostri
dalla corretta conduzione del vigneto alla riduzione nel
per migliorare: utile a ridurre gli sprechi, aumentare
ad essere premiata con la Menzione Speciale Expo 2015
vigneti. Al di là della ISO 14001, che è ormai considerata
consumo di risorse, dalla tracciabilità dei prodotti alla
l’efficienza e risparmiare, aiutando la sostenibilità an-
nell’ambito del Premio Nazionale per l’Innovazione di
una base di partenza per poter intraprendere qualsiasi
tutela del paesaggio, senza trascurare aspetti meno am-
che economica: «Attraverso la certificazione abbiamo
Confindustria, è stata apprezzata anche da grandi azien-
tipo di percorso che riguardi il rispetto dell’ambiente,
bientali come il contatto con i clienti e l’impegno nella
eliminato ciò che era inutile, facendo le scelte giuste
de internazionali: come la compagnia di volo Emirates,
Caprai ha sottoposto la propria produzione nel com-
comunità locale. Rispetto a certificazioni simili presenti
siamo riusciti a risparmiare, lavorando ad esempio sui
che, oltre ad apprezzare la qualità del vino Caprai, si è
plesso e il proprio prodotto principe, una bottiglia di
in altri Paesi, New Green Revolution tiene dentro anche
consumi elettrici che abbiamo abbattuto in modo piut-
interessata al suo calcolo delle emissioni di CO2: porta-
Sagrantino di Montefalco DOCG del 2010, al calcolo
riferimenti al lavoro, obbligando le aziende a dichiarare
tosto drastico, come pure sull’utilizzo del vetro per le
re a bordo vino realizzato emettendo in atmosfera poca
dell’impronta di carbonio, servendosi di un metodo e un
in che modo vengono gestiti i lavoratori.
bottiglie, di cui utilizziamo una quantità minore rispet-
anidride carbonica è il loro modo per compensare le
software – ITACA il calcolatore delle emissioni di gas a
Il progetto di questo standard muove i primi passi: le
to a prima».
emissioni dei propri velivoli. Un’operazione che premia
effetto serra per il settore vitivinicolo italiano, nato dal
aziende oggi certificate secondo questo standard sono
L’interesse dell’ambiente e del territorio incontra l’inte-
l’impegno dell’azienda italiana, promotrice in qualche
confronto tra lo Studio Agronomico Sata e WFA (Wi-
sette, ma altre si sono interessate al progetto, che am-
resse dell’imprenditore, generando un sistema virtuoso.
modo di un progetto che fa da apripista per il mondo del
nemakers’ Federation of Australia) che hanno adattato
bisce a diventare il protocollo italiano sulla sostenibi-
Al contrario, non potrebbe esserci sostenibilità, come
vino tricolore.
l’International Wine Carbon Calculator (IWCC)* alla
lità del vino, applicabile in tutti i territori di produzio-
conferma lo stesso titolare: «Noi guardiamo la soste-
Lo standard di Caprai, che potrebbe costituire la carta
realtà produttiva italiana – certificandola ISO 14064.
ne. Con possibilità di ingresso graduale da parte delle
nibilità anche dal punto di vista economico. Se non dà
d’identità del vino sostenibile, da solo non basta: «È la
Sulla stessa scia ha aderito al progetto nazionale per
aziende, che possono decidere il livello di adesione sul-
competitività, non ha senso farlo. Il risparmio e i miglio-
qualità dell’azienda – conclude Marco Caprai – a fare la
la misura della performance di sostenibilità della filie-
la base delle proprie possibilità. È un sistema che in-
ramenti in termini di efficienza che si generano a valle
differenza, ciò che fa l’azienda per il proprio territorio la
ra vite-vino V.I.V.A. Il progetto di cui l’azienda va più
centiva il miglioramento in un’ottica territoriale, i pa-
della certificazione sono ottimi motivi per certificarsi».
differenzia dai competitor. La certificazione è una parte
fiera però è New Green Revolution, un protocollo nato
rametri comprendono tutti i campi della sostenibilità e
Lo stesso principio ispira tutte le scelte green delle can-
importante ma deve essere accompagnata da altri ele-
su ispirazione di Marco Caprai per iniziativa dell’asso-
contemplano la filiera nel suo complesso, non esclusa
tine Caprai. Sul fronte dei rifiuti, Caprai è entrata a far
menti, soltanto in questo modo l’azienda potrà trovare
ciazione Grandi Cru di Montefalco, in collaborazione
la parte che riguarda il packaging. «La certificazione è
parte di una rete di aziende impegnata nel conferimen-
un equilibrio tra produzione e sostenibilità generando
con Università di Milano, Parco Tecnologico Agroa-
necessaria per garantire, soprattutto ai mercati esteri,
to delle vinacce ad un impianto a biogas che in cambio
valore».
134
135
3. CASI STUDIO
3.3.
GRUPPO
CASILLO
[24]
tezza “Molino Casillo” e lo affida al figlio Vincenzo di
trading company italiana nel commercio del grano duro
soli 19 anni. Tra le prime in Italia meridionale, l’azienda
e una delle maggiori società di trading del Mediterraneo.
avvia la movimentazione delle materie prime sfuse. Nel
Silos Granari della Sicilia e Armonie Italiane completano
tempo la compagine industriale si ingrandisce acqui-
la compagine del Gruppo, coprendo la parte finale della
sendo nuove aziende e aprendo nuove possibilità an-
filiera: la prima si occupa infatti dello stoccaggio di cere-
che logistiche. Nel 1990 l’ingresso in azienda dei figli di
ali con sette impianti dislocati tra Puglia, Sicilia e Mar-
Vincenzo determina l’affermazione di Casillo anche sui
che, mentre la seconda è responsabile della commercia-
mercati internazionali. Oggi, con un fatturato che supe-
lizzazione dei prodotti attraverso il marchio Agricola del
ra il miliardo di euro, ha raggiunto una capacità produt-
Sole e Masseria Faraona.
tiva annua di oltre due milioni di tonnellate di grano e
Un’azienda dal sapore antico ma con lo sguardo al futu-
una capacità di movimentazione superiore ai 3 milioni,
ro: la sua collaborazione con l’Università di Foggia sta
In uno dei templi mondiali del Made in Italy, Eataly,
consumatore, grazie all’accordo con circa 200 agricolto-
puntando ad affermarsi ulteriormente anche all’estero.
conducendo ad un metodo per modificare le proteine
campeggiano i suoi prodotti: dalla semola di grano duro
ri, della provenienza tutta italiana dei prodotti. «Il Made
L’azienda a fine 2014 occupa 234 persone e l’attività
del glutine, per non scatenare intolleranza nei celiaci. In
per pizze e focacce, a quella per il pane o per i dolci,
in Italy – spiega Mimmo Casillo, nel Cda del gruppo di
molitoria viene svolta in 11 impianti tra Puglia, Sicilia,
questa partnership Casillo è l’unica azienda coinvolta nel
per arrivare alla semola biologica fino a quella per pa-
famiglia – è percepito come un valore aggiunto rispetto
Abruzzo, Toscana, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia.
progetto e nello sviluppo del brevetto.
sta fatta di “grano 100% italiano”. E non è un modo di
alla qualità, per questo proponiamo una filiera del grano
Quello di Casillo è un mondo complesso, fatto di realtà
La sostenibilità ambientale pesa nelle scelte del gruppo.
dire, perché dietro questa affermazione c’è il lavoro del
completamente italiana».
che – in diversi segmenti – presidiano tutta la filiera. Se-
Sostenibilità è, per Casillo, in primis gestione energetica.
leader italiano, tra i colossi mondiali, del grano, il Grup-
Il Gruppo Casillo è costituito da una costellazione di
lezione Casillo è una piattaforma logistica e commerciale
Dal 2008 avvia investimenti in soluzioni per la produzio-
po Casillo, che ha coniugato due mission: l’attenzione
aziende che ruotano intorno al grano, da quando esce
di circa 12.000 metri quadrati nata nel 2008 con l’obiet-
ne di energia elettrica da sistemi rinnovabili, come quello
all’italianità della fornitura, e quella alle richieste dei
dalle aziende produttrici a quando viene inviato in for-
tivo di creare prodotti ad hoc per pasticcerie, panetterie,
da 24 megawatt installato in Puglia, abbattendo i costi di
mercati. Servendosi, come strumento di garanzia per il
ma di semola alle aziende, pastarie e non, o al retail. La
laboratori di pasta fresca, pizzerie, andando oltre le fari-
energia elettrica. Questa scelta nel 2014 porta alla costi-
consumatore, di una certificazione.
pasta italiana – nomi come Barilla, Granoro, Garofalo,
ne standardizzate e guardando alle necessità del settore
tuzione di una società ad hoc, finalizzata alla generazione
Quello del grano “100% italiano”, infatti, è un discipli-
Zara – si rifornisce dal Gruppo. Nel 1958 ha inizio l’av-
specifico di utilizzo che più recentemente si sta indiriz-
e gestione delle energie rinnovabili. Gli attuali 15 impian-
nare di tracciabilità che Casillo ha approntato insieme
ventura aziendale con Francesco Casillo che rileva un
zando anche al mercato consumer. Con la società Casillo
ti fotovoltaici hanno finora consentito un risparmio sulle
alla società di certificazione CSQA, per dare certezza al
molino a Corato (siamo in provincia di Bari), lo ribat-
Commodities Italia, l’azienda si colloca come la prima
emissioni di 4433 tonnellate di CO2 equivalenti. Un team
136
137
3. CASI STUDIO
di ingegneri lavora nelle aziende molitorie dal 2012 per
cato. Che si tratti di consumatori o di clienti business.
per i consumatori di fede ebraica e musulmana. Con
aziende che aderiscono allo standard. Al contrario, nel
la messa a punto di un piano di gestione energetica che,
Acquisire una certificazione, quindi, porta a un migliora-
la ISO 22005, Sistema di rintracciabilità nella
caso della ISO 14001, il vantaggio competitivo è ormai
attraverso il miglioramento graduale, consenta di svilup-
mento della propria reputazione: le aziende nostre clien-
filiera alimentare e mangimistica, garantisce la
superato: molte aziende sono certificate, per cui ormai è
pare processi di gestione efficienti e sempre più sosteni-
ti ci scelgono perché facciamo qualità, ma anche perché
tracciabilità della propria produzione. L’adozione dei
un prerequisito per chi punta alla qualità».
bili, avendo come obiettivo e come riferimento le indica-
siamo certificati, perché riconoscono in questi strumenti
certificati BS OHSAS 18001:2007 per il sistema di ge-
Se gli aspetti negativi non mancano – come il peso
zioni dello standard ISO 50001.
una garanzia di attenzione al processo, una garanzia, in
stione della salute e della sicurezza sul lavoro e SA 8000
degli adempimenti burocratici «Le procedure sono
Nel frattempo gli stabilimenti di Corato e Pozzallo ot-
definitiva, per le loro forniture». Per questo, aggiunge «a
per l’etica dimostra che l’impegno assunto dall’azienda
troppo lunghe» ci dice – i benefici sono evidenti: «È
tengono la certificazione ISO 14001, grazie alla quale
nostra volta, per le certificazioni di filiera pretendiamo
a 360 gradi si rivolge all’esterno come al suo interno,
molto difficile mettere in relazione l’adozione di una
l’azienda si è dotata di un sistema di gestione ambien-
che i nostri fornitori siano certificati».
nei confronti dei propri dipendenti. Per le analisi sulle
certificazione con l’aumento del fatturato, tuttavia –
tale che le consente, tra le altre cose, di monitorare e ot-
Oltre alla 14001, Casillo punta anche su uno degli stan-
materie prime in entrata negli stabilimenti si avvale di
conferma – il miglioramento di quest’ultimo è forse
timizzare la produzione di rifiuti e il loro smaltimento,
dard più recenti: la Carbon footprint. Il Gruppo nel
un laboratorio esterno certificato secondo lo standard
in parte ascrivibile proprio agli standard cui abbiamo
favorendone la differenziazione e il recupero. Scarti di la-
2014 ha deciso di calcolare la propria impronta di car-
ISO 17025. «Per noi le certificazioni sono importanti
aderito». Sicuramente c’è il fattore innovazione che le
vorazione, sfridi dei processi di confezionamento, rifiuti
bonio ed ha conseguito la certificazione ISO 14064 Car-
– sottolinea Mimmo Casillo – leve strategiche nei con-
certificazioni portano con sé: «Alcune certificazioni han-
derivanti dalla manutenzione degli impianti vengono per
bon footprint di processo. Un tool al servizio dell’inno-
fronti dei consumatori che riconoscono in queste un
no portato innovazioni tecnologiche nelle nostre azien-
il 75% destinati al recupero. Come molte aziende fami-
vazione: poiché, come misurato dal calcolo, il trasporto
valore aggiunto. Sono fattori che aiutano la competiti-
de, in altri casi le innovazioni sono state propedeutiche
liari, come una parte considerevole del Made in Italy, il
costituisce per il Gruppo una delle fonti più importanti
vità. Questo vale soprattutto quando non sono molte le
all’acquisizione della certificazione».
Gruppo, come spiega ancora Mimmo Casillo «ha molto
di impatto sull’ambiente (e di consumi energetici), sce-
a cuore il territorio in cui opera. Quella di certificarsi è
gliere il treno come modalità alternativa al trasporto
stata una scelta naturale per migliorare i processi e l’im-
su gomma ha consentito di abbattere decisamente le
patto sull’ambiente. Le certificazioni ci hanno aiutato a
emissioni di CO2 e di apportare risparmi importanti in
capire quali fossero i nostri margini di miglioramento in
termini di spesa.
tema di sostenibilità, e di efficienza». Fanno bene al ter-
Nel Gruppo il cantiere delle certificazioni è sempre
ritorio e all’ambiente, ma anche ai processi aziendali: «E
aperto. Sul fronte ambientale, il logo delle Produzioni
costituiscono anche un biglietto da visita importante per
Biologiche campeggia sui suoi prodotti, ma non solo. Le
soddisfare la crescente richiesta green che viene dal mer-
farine Casillo vantano anche i marchi Kosher e Halal,
138
139
3. CASI STUDIO
3.4.
FLAINOX
[25]
e dell’ambiente. «All’inizio – sottolinea Bozzo, eviden-
macchina più efficiente e rispettosa dell’ambiente.
ziando uno dei meccanismi tipici delle certificazioni, e
Proprio da questo assunto, dall’analisi estesa al ciclo di
dell’innovazione in generale – essendo tra le prime ad
vita, nasce NRG Universal: la macchina rotativa centrifu-
aver aderito, ha costituito un vantaggio competitivo ri-
gante Flainox per capi confezionati che consente un note-
spetto ad altre imprese che ne erano prive, un segno di-
vole risparmio di acqua, vapore, additivi chimici, coloranti
stintivo dell’impegno profuso dall’azienda per dare vita
e che taglia i residui inquinanti. La misurazione dell’im-
a macchinari più sostenibili. Ora molte aziende si sono
pronta di carbonio, verificata da una società terza che ne
adeguate e la spinta iniziale si è molto ridotta».
garantisce la veridicità, ha permesso di quantificare una
Nata nel 1968 nella provincia biellese, tra le industrie
nel 2010 è stata tra le prime ad appoggiare il progetto
Ma misurare le emissioni non basta: per puntare alla so-
riduzione delle emissioni di CO2: «Abbiamo deciso di op-
del distretto tessile, Flainox produce macchinari per la
promosso da Acimit (Associazione Costruttori Italiani
stenibilità, occorre guardare non solo alla fase di utilizzo
tare per la Carbon footprint perché – spiega ancora Bozzo
tintoria e il finissaggio. Nel suo dna c’è la ricerca e lo svi-
di Macchinario per l’Industria Tessile) chiamato “Su-
ma all’intero arco della vita di un prodotto, che va dalla
– tra le certificazioni, è la più semplice da recepire per il
luppo di soluzioni evolute a basso impatto ambientale, e
stainable technologies”, nato per individuare le aziende
culla alla tomba, che non si esaurisce nel momento in cui
nostro mercato, fatto di altre aziende, dove di ambiente si
che fanno risparmiare.
meccano-tessili in grado di produrre tecnologie a minore
esso lascia la fabbrica ma si allunga alla fase di utilizzo e
comincia a discutere da qualche anno e dove molti fanno
Conta una trentina di addetti e 5 milioni di fatturato,
impatto ambientale. Il progetto prevedeva la misurazio-
quindi allo smaltimento.
dichiarazioni che poi non possono dimostrare. All’estero
il 90% realizzato all’estero. È leader mondiale nella
ne dell’impatto ambientale di una macchina determinan-
Flainox è stata la prima azienda nel settore ad aver in-
legislazioni più restrittive fanno sì che dichiarazioni come
produzione di macchine rotative per la tintura e il finis-
do le emissioni equivalenti di anidride carbonica genera-
trodotto l’analisi del ciclo di vita del prodotto, studian-
la Carbon siano ben viste, quasi necessarie, per esportare
saggio di capi confezionati, calzetteria e seamless alle
te durante il suo funzionamento. Un organismo terzo, a
do l’impatto ambientale degli impianti. Il problema
il proprio prodotto. Non è affatto secondario il fatto che i
quali si affiancano macchine per la tintura filati, calze
campione, verifica la veridicità di quanto dichiarato dal
della sostenibilità ambientale, per questa azienda, si
clienti siano più soddisfatti di un prodotto che fa rispar-
e macchine per il finissaggio speciale ad aria di tessuti
produttore, garantendo la trasparenza. «La scelta di ini-
pone soprattutto in riferimento ai macchinari in opera:
miare in termini di energia e di acqua». Comprensibilità
ortogonali e in maglia.
ziare questo percorso con Acimit – spiega l’amministra-
sono questi, infatti, molto più che la fase di produzio-
dello standard e soddisfazione della clientela: è questo il
Da qualche anno si è data la missione di creare macchine
tore Giovanni Bozzo – è stata incoraggiata dal desiderio
ne della macchina, a generare impatto sull’ambiente. I
connubio vincente per una certificazione.
in grado di gestire oculatamente i consumi. Investendo il
di fare meglio e di dimostrare la nostra capacità di creare
macchinari in opera generano una serie di problemati-
Al momento, comunque, Flainox – che ha misurato la
10% circa dei ricavi in ricerca, per sviluppare strumenti
un prodotto migliore di altri». Non un semplice bollino,
che ambientali che vanno affrontate nella loro totalità:
Carbon footprint sia di uno dei macchinari prodotti sia
sempre più performanti. In questo percorso all’insegna
ma il riconoscimento di un impegno a lungo termine
consumo di acqua e di energia, scarichi inquinanti sono
sull’intero processo produttivo dell’azienda e che, pro-
del miglioramento dell’efficienza e della sostenibilità,
che l’azienda ha assunto nei confronti dei propri clienti
i punti chiave su cui Flainox ha operato per creare una
mette il titolare, verrà estesa a tutte le famiglie di macchi-
140
141
3. CASI STUDIO
3.5.
FLORIM
nari – si è fermata alla quantificazione, il passo successivo
Certamente non manca il rovescio della medaglia. An-
sarà la certificazione: «Dal 2013 dalla Carbon footprint
dando a considerare i limiti e le difficoltà incontrate, Boz-
abbiamo allargato lo studio alla Water footprint, Resour-
zo segnala i costi del calcolo come l’ostacolo maggiore.
ce depletion, Ozone depletion e altri indicatori».
Ma la quantificazione delle emissioni costituisce soltan-
Già a questo stadio, i risultati sono decisamente interes-
to una parte dell’esperienza green di Flainox. Nel 2011
santi. Lo studio LCA, oltre all’innovazione del prodotto,
l’azienda ha infatti sviluppato un sistema di tintura natu-
ha consentito di apportare notevoli migliorie all’interno
rale che permette il recupero del colorante, riutilizzabile
dell’azienda, soprattutto di rinnovare strutture e impian-
per processi di tintura successivi. Insieme al Politecnico
ti, e di riorganizzare in modo più efficiente la produzione.
di Torino e ad Enea, ha collaborato al progetto “Intexu-
«Già prima della nascita dello standard LEED per la so-
vanguardia – per stare un passo avanti agli altri ha puntato
Acquisire una certificazione, o anche solo avviare l’iter
sa”, con l’obiettivo di mettere a punto processi di tintu-
stenibilità degli edifici, la nostra azienda offriva prodotti
anche sulle certificazioni. Prima azienda ceramica al mon-
certificativo comporta infatti l’adeguamento di struttu-
ra basati su tecnologie a ultrasuoni e controllo online,
con caratteristiche conformi, ma ora ciò che è cambiato
do ad adottare la certificazione energetica ISO 50001, ha
re interne e di sistemi, il cui rinnovamento si traduce in
che sono già alla fase prototipale. L’iniziativa mirava a
è la mentalità del mercato nell’accogliere i prodotti con
ottenuto anche la 14001, oltre che diverse certificazioni
maggiore efficienza e migliore qualità.
ridurre il consumo di acqua nella tintura e nel lavaggio
contenuto riciclato. Se fino a qualche anno fa si pensa-
ambientali di prodotto come Ecolabel e Greenguard.
«A livello di competitività è migliorato il rapporto con
di almeno il 30% rispetto ai valori attuali, a diminuire di
va che il prodotto ottenuto da “scarti” fosse un materiale
Con 1300 dipendenti e 330 milioni di euro di fattura-
i fornitori e con i clienti che riconoscono la Carbon fo-
almeno il 5% le emissioni di CO₂ e del 20-40% l’uso di
povero, oggi lo stesso prodotto è addirittura più ricercato
to, oltre alla casa madre di Fiorano Modenese (MO) nel
otprint come uno strumento per valutare l’efficienza dei
sostanze organiche, nonché a ridurre il consumo di ener-
di quello “tradizionale” in un’ottica di architettura soste-
distretto ceramico, Florim vanta uno stabilimento pro-
prodotti che acquistano» spiega l’amministratore.
gia di almeno il 10-15%.
nibile. Essere in linea con questi principi, e dare garanzie
duttivo a Mordano (BO) e un Flagship store a Milano.
che rispondono ai parametri della certificazione LEED,
A livello internazionale l’azienda possiede uno stabili-
può essere un fattore decisivo in un mercato come quello
mento produttivo negli USA, un flagship store nel cuore
statunitense» spiega Stefano Torrenti, Amministratore
di Mosca ed uno (di imminente apertura) a New York,
Delegato dell’azienda.
un centro logistico in Brasile e diverse sedi commerciali.
Se la sostenibilità ambientale è, oggi, quasi un passaggio
Nasce nel 1962 quando l’Ing. Giovanni Lucchese dà vita
obbligato per il mondo della ceramica, Florim – azienda at-
nel distretto di Sassuolo alla Floor Gres che diventa una
tiva da mezzo secolo nella produzione di superfici cerami-
tra le prime aziende al mondo a produrre gres porcellana-
che per l’edilizia, che in questo campo è decisamente all’a-
to, la prima in Italia nella monocottura in pasta bianca,
142
[26]
143
3. CASI STUDIO
prodotto dalla spiccata versatilità. Dalla fusione con Ce-
tono una riduzione nell’uso di carta. Nel 2013, allo scopo
50001 per Florim è frutto «di un’attenta politica di ge-
zionale, nella comunicazione con gli stakeholder coinvolti,
rim Ceramiche – acquisita nel 1990 – nasce Florim, che
di aderire alla Direttiva 2003/87/CE (Emission Trading
stione energetica a cui si uniscono i recenti investimenti
nella gestione interna e nei vari processi aziendali».
nel 2000 fa il grande salto nel mercato americano e un-
Scheme), Florim ha iniziato a calcolare e certificare la CO2
effettuati in ambito produttivo rivolti all’efficientamento
L’acquisizione delle certificazioni, come accade spesso, ha
dici anni più tardi inaugura un centro logistico in Brasile.
prodotta. Nello stesso anno, nello stabilimento di Fiora-
energetico», come spiega Stefano Torrenti.
delle ricadute che superano i cancelli dell’impresa, che si
La sostenibilità è un asset strategico per l’impresa: ne-
no, sono stati installati dei nuovi impianti ad alta efficien-
A questi standard, si affiancano le certificazioni di pro-
estendono alla filiera e, con essa, al territorio. «Ecolabel –
gli ultimi cinque anni l’azienda ha investito 200 milioni
za che prevedono un notevole risparmio di metano e una
dotto come Ecolabel. I prodotti Florim, come detto, con-
spiega ancora l’AD – ci ha spinto a chiedere ai nostri forni-
di euro, destinandone più di 30 a tecnologie impiegate
maggiore efficienza produttiva. In questo processo di ri-
tribuiscono all’ottenimento dei crediti LEED, la certifica-
tori di esplicitare la propria politica di recupero delle cave
nel miglioramento degli impatti ambientali. Dal 2010 al
sparmio ed efficientamento rientra la dematerializzazione
zione ambientale per l’edilizia forse più diffusa.
per il ripristino ambientale. D’altra parte i nostri clienti e
2014 ha ridotto la quantità di rifiuti prodotti e di acqua
dei documenti di trasporto e delle bollette, l’introduzione
Florim ha ottenuto la Greenguard Gold Certification, che
partner architetti e progettisti hanno dimostrato di apprez-
consumata (le acque reflue sono riciclate al 100%), au-
di corpi illuminanti a LED, la riduzione della carta stam-
certifica le bassissime emissioni di composti organici vo-
zare le certificazioni ambientali che abbiamo acquisito».
mentando nel contempo la percentuale di energia auto-
pata, l’utilizzo di veicoli elettrici (il 45% del totale), nonché
latili nei prodotti per interno. Questa particolare versione
Nonostante ciò, non mancano le difficoltà. Legate soprat-
prodotta: 16.000 metri quadrati di pannelli fotovoltaici
l’introduzione di un dispositivo per il riciclo incentivante,
dello standard Greenguard garantisce che le emissioni si-
tutto, secondo Stefano Torrenti, ai costi connessi all’otteni-
coprono le superfici aziendali – grazie ai quali ha evitato
un macchinario che favorisce la raccolta differenziata dei
ano adeguate anche per ambienti ‘sensibili’, come scuole
mento delle singole certificazioni – incluse anche le spese
l’emissione di quasi 5 milioni di chilogrammi di CO2 in
rifiuti attraverso l’erogazione di scontrini-bonus utilizza-
e strutture sanitarie. La scelta di acquisire questo tipo di
relative alle ore lavorative del personale coinvolto. Nonché
atmosfera – e due impianti di cogenerazione contribui-
bili dai dipendenti in vari negozi del territorio.
certificazioni, che raccoglie i frutti del lavoro fatto in prece-
al carico burocratico che grava sugli standard di prodot-
scono al fabbisogno energetico dell’impresa che produce
Nel 2014 il suo impegno ambientale è stato riconosciuto
denza dall’azienda, è legata soprattutto a motivi commer-
to e alle difficoltà di riorganizzazione interna per quelli
da sé il 62% dell’energia elettrica consumata totale.
dal Premio Economia Verde di Legambiente Emilia Ro-
ciali e all’export, come afferma l’AD Florim: «Negli ultimi
di processo. Non si deve poi sottovalutare – aggiunge chi
All’interno dell’azienda ha sede un laboratorio che si oc-
magna per la tutela del territorio.
anni, in Italia e all’estero, esiste una richiesta crescente di
ha seguito i processi per la certificazione – il rischio lega-
cupa dello sviluppo di prodotti dal design contemporaneo
Varie ragioni hanno guidato l’impresa sulla strada delle
prodotti green per l’edilizia sostenibile e i materiali che
to al grande numero di disciplinari tra i quali le aziende
con uno sguardo molto attento al contenuto “green” dei
certificazioni. Per quelle di sistema la spinta decisiva l’ha
sono dotati di certificazioni ambientali vengono privilegiati
si trovano a compiere una scelta: «Le certificazioni sono
materiali. Recentemente l’azienda ha messo a punto una
fornita il miglioramento e l’ottimizzazione delle procedu-
rispetto agli altri». Le certificazioni costituiscono dunque
sicuramente uno strumento efficace, da qui la decisione
linea di prodotti auto-posanti per esterni realizzati per il
re gestionali interne in materia di ambiente, energia e si-
delle chiavi importanti per rimanere sul mercato e per con-
aziendale di adottarne più d’una: si deve tuttavia segnala-
70% con materiale riciclato. Dai nuovi forni si recupera
curezza. La certificazione ISO 14001 nasce dalla volontà
quistare nuovi spazi. Ma costituiscono anche strumenti
re un aumento spropositato delle certificazioni offerte sul
aria calda, poi riutilizzata all’interno del ciclo produttivo,
di conciliare la qualità con l’efficienza e la produttività.
che facilitano i rapporti con gli stakeholder: «Sicuramente
mercato, con il conseguente rischio di sminuirne ruolo e
mentre i nuovi impianti per il confezionamento consen-
Per quanto riguarda l’energia, la scelta di certificarsi ISO
ci sono stati anche dei vantaggi dal punto di vista reputa-
autorevolezza. A discapito, purtroppo, delle più serie».
144
145
3. CASI STUDIO
3.6.
MIROGLIO
TEXTILE
[27]
ta: l’azienda varca i confini nazionali – oggi per Miroglio
ISO 9001, poi l’ambiente, con ISO 14001, e, in arrivo, la
Textile l’80% del fatturato deriva dalle esportazioni - e
ISO 18001 per la gestione integrata di ambiente e sicu-
quelli del proprio core business, con l’ingresso nel settore
rezza sui luoghi di lavoro. «Non ci siamo certificati per-
della carta transfer. Nel corso di questo secolo di vita, la
ché qualcuno ce lo ha chiesto», dice Stefano Carniccio,
produzione si concentra prioritariamente sul territorio
responsabile della Qualità in Miroglio Textile: «Abbiamo
albese e negli stabilimenti di Govone e Guarene.
vissuto la 14001 come fosse uno strumento per l’efficien-
La propensione all’innovazione fa parte della carta d’i-
za: una certificazione di sistema ci fornisce la possibilità
dentità di questo Gruppo, a partire dalla comunicazione
di avere sotto controllo i nostri processi e di avviare un
– a suo tempo, siamo agli inizi del secolo, all’avanguar-
miglioramento continuo su ambiente e sicurezza». Una
dia – svolta in tutta Italia con furgoncini pubblicitari,
scelta guidata da ragioni interne, dunque, che non esclu-
per giungere nel 2005 ad essere la prima azienda con
dono benefici ulteriori, in particolare nel rapporto con gli
Grande realtà della moda italiana, il Gruppo Miroglio da
durante il quale si imbatte nei guerrieri di Greenpeace e
un brand (Elena Mirò) per taglie morbide ammesso alla
altri attori della filiera. «Le certificazioni – continua Car-
oltre un secolo veste le donne e scrive la storia del fa-
nel loro ultimo obiettivo: salvare la moda, e il pianeta, dai
kermesse Milano Moda Donna. Come spesso accade nel
niccio – ci semplificano le relazioni con i nostri clienti.
shion mondiale. Con 49 società operative, 3 unità pro-
pericoli della chimica.
Made in Italy, eccellenza e green economy vanno a brac-
Praticamente tutti ci inviano degli auditor, che possono
duttive e 1300 negozi monomarca, il Gruppo può vantare
La storia del Gruppo inizia sul finire dell’’800 quando
cetto. Nel 1976 nasce Sublitex, l’azienda oggi leader nella
essere interni alla loro azienda o appartenere a un isti-
la propria presenza in 34 Paesi. Si compone di due so-
Carlo e Angela Miroglio aprono ad Alba il loro negozio
stampa non solo sui tessuti, ma anche su materiali come
tuto di certificazione accreditato. Inditex, ad esempio –
cietà, ognuna delle quali controlla una particolare area di
di tessuti per la vendita al dettaglio e all’ingrosso. È un
pelle, PVC, alluminio e acciaio. Con più di 30 milioni di
proprietaria del marchio Zara – invia ispettori aziendali
business: Miroglio Fashion, che crea e commercializza 11
percorso familiare quello dell’azienda che, nonostante
metri di carta e film prodotti in un anno ad Alba, Subli-
che controllano i nostri processi produttivi. Tutti, per as-
marchi di moda femminile tra i quali Elena Mirò, Motivi
la crescita, non abbandonerà mai la cittadina piemon-
tex è la prima e unica piattaforma digitale al mondo per
sicurarsi continuità nell’approvvigionamento, vengono a
e Caractère e Miroglio Textile, che si occupa di tessuti,
tese capitale del tartufo, facendone il quartier generale
la stampa di carta transfer ad alta velocità, che consente
verificare quantomeno che le nostre procedure rispettino
filati e carta transfer, e detiene la leadership europea nel
di un’impresa internazionale. Nel 1947 nasce la società
di stampare fino a 150 metri quadrati di carta al minuto
le norme di legge». Le certificazioni costituiscono, dun-
settore dei tessuti stampati. È proprio quest’ultima, alle
tessile e nel 1955 viene varato il progetto che porta alla
ma soprattutto di ridurre l’uso dei solventi e di azzerare
que, anche un supporto per l’adeguamento normativo.
prese con processi produttivi particolarmente rilevanti
nascita della divisione Vestebene, uno stabilimento per
l’utilizzo di acqua.
E per l’innovazione: «Il processo, ancora in corso, che
sotto il profilo ambientale, ad aver intrapreso un percor-
la produzione di confezioni in serie sul modello ameri-
Dagli anni ’90, il cammino di Miroglio Textile incontra
porta alla certificazione 14001 di uno degli impianti ha
so virtuoso per la riduzione dei propri impatti. Percorso
cano. Quella degli anni successivi è una storia di cresci-
le certificazioni. Che investono prima la qualità, con la
prodotto già innovazioni importanti in azienda, a co-
146
147
3. CASI STUDIO
minciare dalla stampa digitale, passando per l’impianto
della Nutella. È prima di tutto nostro interesse fare bene.
stenibilità nell’industria della moda e del design – confi-
schema non è facile. Il problema infatti è la presenza di
che serve a filtrare il cromo dagli scarichi nell’impianto
Certificarci è il nostro modo per dare garanzie al terri-
da Carniccio – Avendo già una certificazione Oeko-Tex®,
metalli pesanti nella colorazione: «Allo stato dell’arte,
galvanico, per arrivare all’impianto post-combustore per
torio. Le certificazioni sono strumenti di comunicazione,
non ci sembrava una missione impossibile». Infatti non
considerando le tecnologie disponibili oggi, non esiste
abbattere i solventi e recuperare calore dalle emissioni
di controllo degli output e di miglioramento interno, per
lo è stata, e Miroglio Textile è stata l’ottava azienda tes-
una tecnica che consenta di eliminare del tutto i metalli
in atmosfera».
questo le abbiamo acquisite».
sile italiana a sottoscrivere il protocollo. «Non abbiamo
pesanti dal processo. È un problema relativo proprio alla
Cogliere i propri punti deboli e migliorare: sono questi
Seguendo questa “inclinazione naturale” e le esigenze del
ancora misurato i vantaggi in termini di competitività.
natura delle tecnologie. Anche Greenpeace ne è consa-
obiettivi a muovere l’azienda, anche quando alla certi-
mercato, l’azienda ha deciso di adottare, oltre alle certi-
Ma essere tra i primi gruppi in Italia è sicuramente signi-
pevole e la sua azione è finalizzata a creare consensi per
ficazione non si arriva, come nel caso del progetto E.
ficazioni di sistema, anche marchi di prodotto come Oe-
ficativo. Abbiamo avuto, comunque, una grande risonan-
generare una richiesta di nuove tecnologie: se la maggior
volution, una piattaforma innovativa di soluzioni per
ko-Tex , l’etichetta che garantisce l’assenza di sostanze
za in termini di comunicazione». L’azienda garantisce
parte dei produttori e, in generale, gran parte del settore
fornire ai retailer europei prodotti ecocompatibili. Gli
nocive nei tessuti. «Adottare questa certificazione è stato
del rispetto delle prescrizioni di Greenpeace: «Pubbli-
tessile, richiede prodotti privi di metalli pesanti, anche
impatti misurati da Icea (Istituto di certificazione eti-
il frutto di una scelta mirata a battere la concorrenza. An-
chiamo sul nostro sito i certificati delle analisi effettua-
la ricerca sarà spronata a trovare soluzioni adeguate. Per
ca e ambientale) in base al metodo del LCA sono stati
che alcuni clienti oggi la chiedono esplicitamente, ma il
te sulle acque in ingresso ai depuratori, quindi quelle in
un brand che si rivolge direttamente al pubblico ma non
utili «per misurare i progressi che le nostre innovazioni
vantaggio sul mercato è dato dal fatto che molti competi-
uscita dagli impianti produttivi, per mostrare che i nostri
ha la parte produttiva non si pongono grandi problemi
portano nella catena produttiva. Queste analisi hanno
tor non l’hanno acquisita».
processi non fanno uso di sostanze comprese nella black
nel firmare Detox. Per chi fa manifattura come noi il pro-
infatti dimostrato che la piattaforma di stampa digitale
E arriviamo a Greenpeace. Da poco più di un anno il
list di Detox». Questo impegno, assunto da Miroglio, si
blema invece c’è, ed è di grande rilevanza. Ma siamo otti-
permette un risparmio di acqua di circa il 50%» sotto-
Gruppo Miroglio ha sottoscritto Detox, il protocollo
ripercuote sull’intera filiera, come ci spiega Carniccio:
misti e determinati».
linea Carniccio.
promosso da Greenpeace per l’eliminazione progressiva
«Anche i nostri fornitori sono tenuti a rispettare Detox.
«Detox è un’azione forte, dirompente, soprattutto se riu-
Senza dimenticare il territorio in cui l’impresa opera,
dalla produzione dei composti chimici più dannosi. Al
Una parte dei nostri concorrenti ha sottoscritto il proto-
scirà a coinvolgere le imprese che producono in India e in
decisamente unico: «Il territorio ci ha fornito una bella
momento della sottoscrizione Greenpeace pretende che
collo e anche alcuni grandi clienti come Inditex hanno
Cina e quelle della chimica mondiale. Se tutti chiedessero
spinta per scegliere di certificarci: non c’è stata una ri-
siano assenti dal ciclo produttivo 8 delle 12 famiglie di
deciso di assumere questo impegno con il mondo».
queste garanzie – conclude Carniccio – avremmo cam-
chiesta esplicita, piuttosto, potremmo dire, c’è una voca-
sostanze tossiche di cui si chiede l’eliminazione, le altre
Come lamentano molti nel settore, aderire a questo
biato il mondo del tessile».
zione di base. La nostra azienda – continua – vive dove
vanno abolite entro il 2020. «Abbiamo deciso di aderire
viviamo anche noi, in un sito Unesco (Langhe-Roero e
a Detox dopo essere stati contattati da Blumine, società
Monferrato), nelle terre del Barolo, dei tartufi di Alba e
che si occupa di produzione e comunicazione per la so-
148
®
149
3. CASI STUDIO
3.7.
RADICI
GROUP
[28]
plastici. Radici, in un’ottica di economia circolare, si fa
mino ha fatto delle certificazioni uno snodo decisivo, un
promotore del cosiddetto Recycle Down: un ciclo di riu-
punto di forza per efficientare i sistemi produttivi e dimo-
tilizzo che prevede il riciclo di un materiale per crearne
strare il suo impegno a favore della sostenibilità. Dalla
uno diverso, per un diverso uso, senza attingere alla ma-
ISO 14001, sui sistemi di gestione ambientale, alla ISO
teria vergine comunque necessaria e – dice Radici – con-
50001, per la gestione energetica, passando per la cer-
sumando anche meno energia.
tificazione dell’energia da fonte rinnovabile. Oltre agli
Nel 2010 il Gruppo ha lanciato un proprio progetto di
standard ambientali, l’azienda è certificata ISO 9001 per
sostenibilità con lo scopo di raggiungere quattro obietti-
la qualità e BS OHSAS 18000 per la sicurezza dei luoghi
vi: essere in linea con le richieste del protocollo di Kyoto
di lavoro, nonché Oeko Tex®, garanzia dell’assenza, nei
sulle emissioni di CO2, ridurre il consumo di energia, uti-
prodotti tessili, di sostanze nocive, EPD nei filati e nei po-
lizzare fonti rinnovabili certificate, aumentare la quota di
limeri: tutte garanzie di un buon operato che può essere
Tessile, materie plastiche, chimica: Radici è tutto questo,
mi da bagno e articoli sportivi. Ma essi trovano appli-
materie riciclate. Oggi tre dei quattro obiettivi sono stati
comunicato agli stakeholder.
e anche qualcosa in più. Nasce negli anni Quaranta nella
cazione anche nell’arredamento, nell’automotive, nelle
ampiamente raggiunti grazie alla riduzione del 60% delle
Le certificazioni, infatti, oltre a spingere il processo pro-
bergamasca, come impresa che produce coperte e tappeti.
pavimentazioni, nei tessili tecnici e nelle applicazioni
emissioni di CO2, alla notevole riduzione del consumo di
duttivo verso l’efficienza, sono un’ottima leva di marke-
Da subito fa dell’innovazione una delle leve per crescere, e
industriali ed elettriche. E fruttano 1 miliardo di euro di
energia, all’utilizzo del 45% di energia da fonti rinnovabi-
ting, e questo Radici lo ha compreso bene. Al contrario di
a partire dagli anni Cinquanta, inizia a diversificare la pro-
fatturato, dando impiego a circa 3000 addetti nelle varie
li certificate. Sull’ultimo obiettivo si continua a lavorare:
altre aziende le cui dichiarazioni in materia ambientale
duzione passando dai tappeti, ai tessuti per la casa, alla mo-
aziende del gruppo. Che, tra i suoi principi fondanti, ha
«Perché non è facile, ad esempio, convincere il mondo
risultano indimostrabili, la multinazionale bergamasca
quette, fino ai tappetini per auto. Su questa strada, tra gli
scelto l’innovazione e la sostenibilità ambientale.
tessile a non riciclare le proprie materie per farne altra
ha scelto di rendere trasparenti i propri dati, attraverso
anni Sessanta e Settanta, inizia la produzione di polimeri
Ogni anno circa 40 milioni di euro vanno ad alimentare
materia tessile: opzione che può non essere efficiente –
il vaglio di un ente terzo che ne garantisca la veridicità:
e fibre sintetiche, fino a specializzarsi, negli anni Ottanta,
innovazioni di processo. Di questi circa 2 milioni vengono
dal punto di vista del consumo di energia, delle emissioni
«Essere un’azienda chimica – spiega il presidente, An-
anche nella chimica industriale e nelle materie plastiche.
investiti nel green. Macchinari e impianti vengono miglio-
e di materia vergine – quanto indirizzare quelle materie
gelo Radici – significa, quasi a priori, essere messi in
Oggi Radici è una multinazionale Made in Italy, con sedi
rati, o sostituiti con altri più performanti e più efficienti.
verso il riciclo in settori diversi».
discussione. Per questo, avendo la coscienza a posto,
in Europa, America e Asia. I suoi filati e i suoi polimeri
Migliorano le performance produttive e ambientali.
Con questa direzione di marcia, Radici Group presidia
abbiamo deciso di certificarci: per dimostrare che al di
coprono impieghi che da tende e tappeti arrivano fino a
Vengono impiegati poliammide (nylon) e PET riciclato
dunque, dalla materia prima al filo di nylon, al compound
là delle parole, ci sono dati verificati che dimostrano il
moquette e rivestimenti, abiti, intimo, calzetteria, costu-
o biopolimeri per creare le fibre sintetiche e i compound
plastico, un pezzo rilevante della filiera. E in questo cam-
nostro reale impegno».
150
151
3. CASI STUDIO
Da cinque anni Radici Group è impegnata nella realiz-
dustria delle fibre tessili e delle materie plastiche fanno
fermento per la spinta data dall’opinione pubblica e, a se-
Al di là dei singoli vantaggi, dei miglioramenti nei sin-
zazione di percorsi di valutazione del Life Cycle Asses-
riferimento, appunto, all’esperienza di Radici.
guire, dai brand «spinge al miglioramento continuo, ma
goli snodi produttivi «acquisire le certificazioni – tira le
sment, LCA, gli impatti ambientali calcolati lungo tutto
A questo proposito Angelo Radici riflette sulle tendenze
non di rado le richieste provenienti dalla parte finale del-
somme il titolare del gruppo – ci ha portato a guarda-
l’arco di vita di un oggetto, dall’estrazione o produzione
in atto nel settore tessile e delle materie plastiche e nel
la filiera, la moda, non sono sempre coerenti e pienamen-
re la nostra produzione in un’ottica di miglioramento
delle materie prime fino alla dismissione, che si trat-
mondo delle certificazioni: «Sebbene siano sempre più
te informate. I brand si stanno attivando per inserire al
progressivo e continuo: nelle materie plastiche siamo
ti di finire in discarica o di essere riciclato. Stime LCA
richieste le etichette di prodotto – racconta – l’azienda
proprio interno figure competenti in materia ambientale,
stati portati ad avviare un ricalcolo nell’impiego di al-
che oggi coprono il 90% dei suoi prodotti: svolta ini-
punta a proseguire il percorso iniziato con la misurazio-
ma spesso le richieste che arrivano a chi sta a monte della
cune sostanze, nella chimica è stato evidenziato un pro-
zialmente su tre indicatori, avendo come riferimento
ne OEF, perché è necessario che il settore accetti un ap-
filiera non possono essere soddisfatte». Anche le certifi-
blema di emissioni che poi è stato possibile ridurre». E
la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD), oggi
proccio che guarda al sistema, e non soltanto al singolo
cazioni a volte complicano le cose: «Le certificazioni do-
c’è anche il coinvolgimento personale, l’attitudine dei
l’analisi del ciclo di vita comprende 15 indicatori tra
prodotto». E poi aggiunge: «attendiamo che l’Europa
vrebbero trovare una loro strada verso l’omogeneità, che
singoli: «Per quanto riguarda il coinvolgimento interno
cui l’acqua, l’energia, e vari elementi di tossicità. È
stabilisca degli indicatori che tengano insieme fattori
faccia chiarezza sui prodotti e semplifichi un insieme di
al Gruppo, non è stato facile far entrare nella mentalità
la prima azienda chimica in Europa ad aver ottenuto
ambientali e fattori sociali, inscindibili in un’ottica di
regole che oggi appaiono ancora confuse e troppo nume-
delle nostre aziende la necessità di cambiare per essere
i certificati di conformità alla Organisation Environ-
best practice».
rose». L’LCA può essere, secondo l’esperienza di Radici
sostenibili, ma adesso tutti condividono l’obiettivo. E
mental Footprint (OEF) e alla Product Environmental
Su questo fronte una sveglia ad un mondo per troppo
Group «la strada da intraprendere per giungere a questa
tutti oggi partecipano alla redazione del bilancio di so-
Footprint (PEF), la valutazione e certificazione dell’im-
tempo rimasto assopito è arrivata, recentemente, dal pro-
auspicata semplificazione».
stenibilità».
patto ambientale dei processi e dei prodotti misura-
tocollo Detox di Greenpeace. Tuttavia – racconta ancora
to mediante l’approccio del ciclo di vita e secondo lo
Radici – nell’esperienza del suo Gruppo «Detox presenta
standard sviluppato dalla Commissione Europea. Un
delle criticità, dovute in particolare a sostanze che, pre-
approccio tanto pionieristico da meritare l’attenzione
senti nella lista nera di Greenpeace, in una produzione
degli ispettori del Ministero dell’Ambiente, che hanno
ambientalmente ma anche economicamente sostenibile,
usato l’esperienza aziendale come un test. Alcune rego-
oggi difficilmente possono essere eliminate». Per questo,
le di prodotto – le cosiddette Product Environmental
pur essendo in linea con circa il 90% delle prescrizioni
Footprint Category Rules (PEFCR) il metodo secondo
«resta un 10% di inattuabilità che non consente al grup-
cui uno standard generico viene calato nei diversi set-
po di sottoscrivere l’accordo con Greenpeace».
tori produttivi, e ‘tarato’ sui diversi prodotti – per l’in-
Il mondo tessile in particolare – aggiunge ancora – in
152
153
3. CASI STUDIO
3.8.
SAVIOLA
HOLDING
[29]
Il legno recuperato viene accuratamente selezionato, per
utilizzando esclusivamente legno di riciclo. E che preve-
eliminare tutti i materiali estranei (inviati ad aziende che
de anche una versione – il pannello ecologico LEB, fiore
ne curano il riciclo) e quelle parti che non possono essere
all’occhiello dell’azienda – con la più bassa emissione di
riciclate (che diventano biomassa per produrre energia
formaldeide al mondo – rispondente ai più severi stan-
elettrica e termica da usare in azienda). Oggi sono 22 i
dard mondiali in materia. Da questa esperienza innova-
centri di raccolta dedicati in Italia e in Europa e più di 1
tiva nasce il Consorzio Pannello Ecologico «che – come
milione le tonnellate di legno di post-consumo che ven-
spiega Alessandro Saviola – si rivolge a produttori, con-
gono ri-lavorate ogni anno.
sumatori e amministrazioni locali rendendosi portavoce
Seguendo questa ispirazione la Saviola Holding, negli
della necessità di contribuire alla salvaguardia ambienta-
anni, ha diversificato le sue attività per coprire l’intera
le dando al legno una nuova vita».
filiera del pannello, dalla chimica al mobile in kit. Un
Salvaguardia che, lungo il suo cammino, trova spesso un
Ogni giorno salva dal taglio qualcosa come 10mila alberi.
non era affatto scontato. In quegli anni il fondatore del
esempio è la Sadepan Chimica, il ramo del gruppo che,
ostacolo nella combustione delle biomasse, infatti: «ven-
E non parliamo di un’associazione ambientalista. Parlia-
Gruppo, Mauro, (che oggi ha lasciato le redini al primo-
dal 1973, si occupa delle resine e delle colle necessarie
gono bruciati anche rifiuti in legno che potrebbero invece
mo della Saviola Holding, “the Eco-Ethical Company”.
genito Alessandro) con grande lungimiranza iniziò a re-
per la fabbricazione del pannello, e che oggi è all’avan-
essere recuperati. Con un duplice impatto negativo: non
Questo il pay-off delle aziende del gruppo: 9 società, 1360
cuperare il legno di scarto. Recuperare per riutilizzare:
guardia nella riduzione delle emissioni di formaldeide. A
si evitano gli impatti ambientali legati all’uso del legno
dipendenti che lavorano in 13 stabilimenti, tra Italia, Bel-
una filosofia che negli anni è diventata il cuore di un nuo-
chiudere la filiera Composad, l’azienda che produce mo-
vergine e si limitano le possibilità occupazionali legate al
gio e Argentina, i cui risultati, alberi a parte, superano i
vo paradigma produttivo – l’economia circolare – che
bili in kit, venduti soprattutto all’estero, in cui l’ecososte-
reimpiego della materia prima riciclata».
500 milioni di euro di bilancio consolidato. E che, sulla
ancora oggi guida l’azione dell’azienda.
nibilità sposa il design italiano.
Il marchio Pannello Ecologico oggi è un vero e proprio
strada della sostenibilità ambientale (e della competitivi-
La realtà di Viadana attraverso la Business Unit Legno
Il cuore della produzione, l’anello che tiene insieme le
brand: «Da dieci anni a questa parte – spiega l’ammi-
tà economica), ha fatto propria anche la ‘missione’ delle
(Gruppo Mauro Saviola), infatti, è stata la prima a pro-
aziende del Gruppo, è il “pannello ecologico”, commer-
nistratore – è cambiata la sensibilità sia da parte di chi
certificazioni, tanto da affiancare il Forest Stewardship
porre la creazione di una rete nazionale di raccolta diffe-
cializzato a partire dal 1995, il primo al mondo ad essere
produce mobili, sia da parte di chi li acquista. Pannello
Council nell’adattamento dello standard sulla catena di
renziata del legno: quello di scarto è trasformato in nuovi
certificato FSC® 100% legno riciclato: standard che, come
Ecologico oggi è un marchio ben riconosciuto e apprez-
custodia anche ai prodotti da legno riciclato.
prodotti grazie ad una rete che alimenta il ritiro presso i
detto, ha visto proprio Saviola e le sue aziende non solo
zato, i mobilifici stessi lo pubblicizzano come valore ag-
La vocazione ambientale del Gruppo ha radici lontane, in
centri di raccolta e grazie alla collaborazione con le azien-
tra i sostenitori, ma anche tra i protagonisti della codifi-
giunto per i loro prodotti». Qualche anno fa – spiega – «i
un periodo – gli anni ’60 – in cui parlare di questi temi
de municipalizzate per la gestione delle isole ecologiche.
ca. Si tratta di un pannello truciolare che viene realizzato
prodotti riciclati erano apprezzati da pochi; oggi invece
154
155
3. CASI STUDIO
c’è una percezione molto positiva dei prodotti nati da
ciso – spiega Saviola – di rispettarli tutti: CARB2 per
gli effetti sulla filiera, è una conseguenza naturale: una
casi siamo noi a proporre la certificazione come valore
riciclo, la tecnologia ci consente di ottenere materiali di
gli Stati Uniti, F**** per il Giappone, E1 per l’Europa.
volta certificati, anche i fornitori sono condizionati ad
aggiunto al nostro prodotto».
alta qualità con costi contenuti e accessibili». Cresce la
L’assenza di uno standard unico non è un fatto positivo
acquisire le certificazioni per continuare a lavorare con
Le certificazioni, dunque, sono un valore che consente di
qualità dei prodotti e in parallelo la consapevolezza dei
ma oggi la certificazione per il contenuto di formaldeide
l’azienda. «Per FSC®, tutta la nostra filiera si deve dotare
stare sui mercati, alcuni in particolare. E sono anche un
consumatori che «sono più informati di quanto si pensi,
è necessaria, soprattutto all’estero. In California è come
della certificazione, altrimenti anche noi la perdiamo. I
aiuto per il rispetto delle regole. È il caso della ISO 14001
per questo i produttori di mobili sono molto attenti nel
un passaporto: non averla equivale a rimanere fuori dal
nostri fornitori sono legati a noi come noi lo siamo nei
acquisita dall’azienda del Gruppo che fa riferimento alla
presentare i loro prodotti: devono dire la verità su ciò che
mercato. Certificarsi è anche uno stimolo all’innovazio-
confronti dei clienti che richiedono il rispetto di deter-
B.U. Chimica, che con la certificazione ha avuto a dispo-
vendono e la sostenibilità ambientale è uno dei requisiti
ne poiché consente a tutti i competitor di misurarsi con
minati disciplinari». È il caso di Ikea. Un caso paradig-
sizione un mezzo per seguire la legge in modo trasparen-
che il cliente finale oggi richiede».
gli stessi strumenti, stimolando così la competizione,
matico di quello che avviene sui mercati globali, con top
te e lineare. Insomma per la Saviola Holding non esiste
Far bene non basta, serve una garanzia: «Tutti possono
che alimenta una tendenza al miglioramento interno. La
player che dettano le regole anche in termini di certifi-
altro modo per fare bene le cose: certificare ciò che si fa,
affermare che la propria azienda sia buona – sostiene
certificazione porta ad una naturale innovazione».
cazioni: «Ikea ha dato vita ad un proprio ‘standard’, e ci
segnando sempre un punto a favore dell’innovazione e
Alessandro Saviola – noi lo dimostriamo in modo og-
«Siamo noi imprenditori – continua – i primi controllo-
chiede il rispetto di limiti e procedure. Mentre in altri
della competitività.
gettivo anche attraverso le certificazioni di prodotto e di
ri, siamo noi a dettare le direttive aziendali e a definirne i
qualità. Gli standard di certificazione, di qualsiasi tipo,
processi, è nostra responsabilità calare le procedure negli
forniscono al consumatore una garanzia, perché si basa-
standard in modo che la certificazione costituisca un va-
no su parametri oggettivi e su controlli esterni che veri-
lore reale, che attesta ciò che già si fa bene in azienda. La
ficano la veridicità delle proprie dichiarazioni. Per noi la
volontarietà delle certificazioni, se usata in modo intelli-
certificazione è un controllo dei target che ci siamo po-
gente, è propedeutica a far bene le cose».
sti». Questo Gruppo, evidentemente, nelle certificazioni
Ogni impresa – aggiunge – «deve saper scegliere le cer-
ci crede, tanto da averne acquisite diverse, da FSC® alla
tificazioni da acquisire sulla base della propria specifi-
recentissima ReMade in Italy, che certifica i prodotti del
cità e comunicarle al meglio. A livello burocratico sono
riciclo Made in Italy, passando per una serie di standard
complesse e costose ma se vengono utilizzate bene anche
relativi alla formaldeide. Proprio per la formaldeide,
nella comunicazione al cliente, si ripagano da sole. La
non esistendo uno standard unico ma standard diversi
certificazione deve essere come un abito che l’imprendi-
«che utilizzano sistemi di misura diversi, abbiamo de-
tore deve adattare alla propria attività». Il resto, come
156
157
3. CASI STUDIO
3.9.
VALCUCINE
[30]
pannelli fotovoltaici e all’impiego di lampadine a led.
la ISO 14001. «Una scelta naturale» – come ci spiega il
Utilizzare meno risorse significa anche tagliare gli scarti,
Presidente Onorario – «per un’azienda come la nostra
produrre meno rifiuti: infatti il sistema creato da Valcu-
che della qualità ambientale ha sempre fatto una ragione
cine si compone di materiali completamente scomponi-
d’essere. Quando si rispettano le regole certificarsi non
bili e riciclabili a fine vita. A conclusione del loro utilizzo,
costa nulla, perché già si fa quello che la certificazione
già due modelli vengono ritirati dall’azienda (gratuita-
richiede. Per questo abbiamo anche certificazioni che ri-
mente) per essere riutilizzati e rimessi in produzione. In
guardano la qualità e la sicurezza dei luoghi di lavoro»
questo modo nulla finisce in discarica e tutto continua a
(OHSAS 18001). Un cammino che si costruisce da solo
Cosa hanno in comune una fabbrica e un albero? A prima
materie prime saranno sempre più scarse e la partita del-
vivere, in un ciclo che non si interrompe. Questa atten-
dunque, nel momento in cui si intraprende la direzio-
vista nulla. Eppure per Gabriele Centazzo, co-fondatore di
la competitività si giocherà su efficienza e innovazione.
zione estrema all’economia circolare, al tema del riciclo
ne giusta, sebbene – evidenzia – non manchino limiti
Valcucine, uno dei campioni del mobile Made in Italy, l’u-
Per questo ha abbracciato la filosofia della de-materializ-
– o meglio ancora del riutilizzo – al fine vita del prodotto,
importanti e difficoltà: la mancanza di comunicazio-
na dovrebbe essere specchio dell’altro. Una fabbrica come
zazione, che è la sintesi di un grande lavoro di ricerca sui
è quasi un assillo del titolare, un punto chiave, secondo la
ne sui marchi ambientali infatti, unita al loro numero
un albero, questo è il sogno di Centazzo: che non abbia
materiali e sull’efficienza delle loro performance. Da qui,
visione Valcucine, per raggiungere la piena eco-sosteni-
eccessivo, genera confusione nei consumatori. In que-
impatto sull’ambiente, che utilizzi solo energia pulita e
da un continuo approfondimento e dal confronto con al-
bilità. Produrre oggetti di per sé ecologici ma che poi, una
sta estrema confusione – come sostiene Centazzo – la
rinnovabile, che lavori materie prime naturali e riciclate,
tri settori produttivi, sono nati prodotti come l’anta mi-
volta utilizzati, finiscono in discarica, non genera alcuna
certificazione rischia di non essere un plus per la com-
senza scarti, che produca oggetti completamente disas-
cro stratificata e superleggera in cui un pannello di legno
sostenibilità, al contrario contribuisce a riempire il pia-
petitività, perché se non c’è chiarezza non può esserci
semblabili e riciclabili, anzi riutilizzabili. Di questa utopia,
di due millimetri viene applicato su un telaio in allumi-
neta di rifiuti e a depauperarlo di risorse.
consapevolezza né richiesta da parte del consumatore.
lui ha cercato di fare una realtà. Nel 1980 con tre soci deci-
nio, riducendo così la quantità di legno utilizzato senza
La soluzione? «Innovazione e bellezza: le due sole cose
Se negli Stati Uniti questa consapevolezza esiste ed è ben
de di rilevare un vecchio mobilificio in fallimento nel cuo-
andare a discapito delle prestazioni, che al contrario ri-
che il consumatore percepisce e apprezza, le vie attra-
radicata, in Europa siamo ancora molto indietro, lontani
re del distretto del mobile di Livenza, e da lì parte per fare
sultano migliori rispetto alle normali ante con pannelli di
verso le quali la sostenibilità ambientale conquista il
dal comprendere il reale valore e il significato di questi
della sua fabbrica una fucina di bellezza e sostenibilità.
20 millimetri. Stesso discorso per i piani di lavoro, dove
consumatore». Oltre a creare bellezza e praticare inno-
strumenti. Perché dunque certificarsi, se il mercato po-
Oggi l’azienda di Pordenone conta 170 addetti, 35 milioni
alluminio, legno, cristallite o marmo contribuiscono a ri-
vazione, Valcucine, che ha un ufficio tecnico che al suo
trebbe non accorgersene? Centazzo indica tra i punti di
di fatturato e il 60% di prodotti esportati in Europa, Stati
durre la materia prima impiegata.
interno si occupa di ambiente, ha deciso di percorrere
forza delle certificazioni, al di là del marketing e delle
Uniti, Russia, Cina e Corea. Produce mobili guardando
Dematerializzare vuol dire anche ridurre i consumi di
anche la via della certificazione ambientale: anzi è stata
vendite, la creazione di cultura aziendale e di coscien-
lontano, cogliendo già oggi i segni di un futuro in cui le
energia, cosa che Valcucine fa grazie all’installazione di
la prima azienda italiana nel proprio settore ad acquisire
za interna. «Quando tutti sono indirizzati verso l’obiet-
158
159
3. CASI STUDIO
tivo comune della sostenibilità ambientale si genera in
getto di innovazione che si è spinto fino al rinnovamen-
sensibile ai temi ambientali e in grado di recepire le rica-
parte l’eco-sostenibilità, dal creare un oggetto pensan-
azienda una cultura sul tema. Le certificazioni ambien-
to dei macchinari. Condividendo gli stessi obiettivi ha
dute positive delle certificazioni.
do già alla fine della sua vita, e alla possibilità di reim-
tali creano questi valori intorno ai quali orientare il per-
innovato la propria produzione, migliorato le condizioni
Anche il tema della riduzione delle emissioni di formal-
piegarne le parti dopo il suo utilizzo. Se questo è vero,
sonale facendo crescere la consapevolezza sui problemi
di lavoro dei propri addetti (non più costretti a respirare
deide – caro a Valcucine, che, utilizzando colle speciali,
oggi – sottolinea Centazzo rimarcando i limiti delle cer-
ambientali e sulle possibili soluzioni». E poi c’è la spinta
le sostanze nocive liberate dalle vernici convenzionali) e
ne ha drasticamente ridotto le emissioni – è ancora poco
tificazioni ambientali: la parcellizzazione forse eccessiva
all’innovazione che le certificazioni si portano dietro.
guadagnato in competitività.
sentito in Europa: «Pensavo ci fosse maggiore attenzio-
– la stessa ISO 14001 non prevede l’obbligo di pensare
Dall’attenzione ai rifiuti al risparmio energetico, con l’ef-
Con lo stesso fine, Valcucine, che ha scelto – in linea con
ne» confessa Centazzo «invece pochissimi sono interes-
al fine vita di un prodotto, tanto che non può garantire
ficienza e l’installazione di pannelli solari, passando per
la propria filosofia e il proprio operato – di sottoscrivere
sati al problema. Noi seguiamo lo standard più severo in
che il produttore lavori pensando anche al momento in
la sostituzione dei motori perché consumino meno: sono
gli impegni dello standard sulla gestione responsabile
assoluto, quello giapponese (F****) mentre in Italia ci
cui l’oggetto non servirà più. Proprio per questo auspica:
queste alcune delle innovazioni introdotte grazie all’ade-
delle foreste, ha di fatto portato anche i propri fornito-
sono norme che regolano l’emissione di formaldeide da
«la legislazione dovrebbe agire rendendo obbligatoria
sione alla certificazione. Anche quando la certificazione
ri a certificarsi FSC , giacché lo standard richiede che
mobili meno severe; e a livello internazionale i sistemi
la responsabilità, per chi produce, dello smaltimento e
non abbia grande peso verso l’esterno, dunque, trova co-
l’intero ciclo di produzione sia certificato. Anche a valle
di valutazione non sono comparabili tra di loro, fondati
riutilizzo del prodotto stesso. Bisogna poi lavorare per
munque la sua motivazione nella crescita del personale
della filiera molti fornitori, dietro la spinta del mobilifi-
su metodi di misurazione differenti». Il risultato è una
una semplificazione che aiuterebbe la chiarezza e la co-
e nella creazione di una cultura innovativa.
cio, hanno deciso di certificarsi, generando una catena
grande incertezza: «Per i consumatori rimane una certi-
noscenza da parte di chi acquista». Oggi, altrimenti, la
Oltre il profitto ci sono i valori, oltre l’azienda c’è il terri-
virtuosa che non è inusuale nella green economy e nel
ficazione quasi completamente sconosciuta».
certificazione può ridursi «ad un costo non compensato
torio, la filiera. Valcucine ha condiviso i propri valori e le
mondo delle certificazioni.
Con la garanzia a vita di responsabilità per cucine in cui
da un adeguato ritorno a livello di fatturato; ad un inve-
proprie scelte con altre aziende del settore. Coinvolgen-
Questo comune cammino positivo è, purtroppo, ancora
l’80% dei materiali è riutilizzabile, Valcucine può par-
stimento per le generazioni future, che forse saranno in
dole, ad esempio, nel progetto Bioforest, un’associazio-
poco compreso in Italia, e anche in Europa. Il terreno più
lare con un’autorevolezza che forse pochi altri possono
grado, meglio di quelle attuali, di apprezzarne il valore
ne ambientalista formata da industriali che si impegna-
fertile in questo momento – continua Centazzo – restano
permettersi: e ribadisce che è dalla progettazione che
e l’importanza».
no ad abbattere le proprie emissioni inquinanti. Le sue
ancora gli Stati Uniti, dove le certificazioni – ad esempio
scelte sono diventate le scelte di un’intera filiera che ha
la LEED per l’edilizia, che riconosce crediti per l’impiego
avuto l’esigenza di adeguarsi per restare al passo. Quan-
di legno certificato Forest Stewardship Council – sono
do Valcucine ha deciso, prima nel settore, di verniciare
conosciute e richieste in primis dagli addetti ai lavori, e
ad acqua le proprie cucine, l’azienda di verniciatura è
molto spesso inserite nei capitolati. Per Valcucine e i suoi
stata coinvolta in questo salto di paradigma, con un pro-
standard, gli USA costituiscono un mercato importante,
160
®
161
3. CASI STUDIO
3.10.
OLEIFICIO
ZUCCHI
[31]
ambientale dei processi produttivi, dedicando a questo
una serie di miglioramenti e di innovazioni, se questi si
scopo quasi mezzo milione di euro: per noi sostenibilità
fermano prima, la certificazione rimane lettera morta».
è anche business» aggiunge. Per questo – forte dell’e-
Non è così, ci tiene a sottolineare, per la sua azienda, che
sperienza maturata negli anni ’90 con la certificazione
nel corso del tempo ha puntato anche su certificazioni di
di qualità ISO 9001 – dal 2000 l’azienda ha imbocca-
sicurezza alimentare e di eticità. Oggi questo cammino
to con convinzione la strada delle certificazioni am-
giunge al calcolo della Carbon footprint, avviato nel 2013
bientali, con l’acquisizione della ISO 14001. «All’inizio
nell’ambito del Programma nazionale per la valutazione
fummo invitati a certificarci – ricorda Zucchi – allora
dell’impronta ambientale nel ciclo di vita dei prodotti di
non era così comune avere questa certificazione: fu la
largo consumo, promosso dal Ministero dell’Ambiente, e
grande distribuzione organizzata italiana a richiedere
condotto su una gamma completa di oli di semi. L’anno
questo adeguamento come condizione preferenziale per
scorso, per essere certificato secondo la norma ISO/TS
I primi in Italia ad aver calcolato e certificato la Carbon
un’attività artigianale che dai primi anni dell’’800 era
continuare il rapporto di fornitura. Così è stato avviato
14067 (Carbon footprint di prodotto) l’intero processo di
footprint di una intera gamma di olio di semi, sono cer-
impegnata nella produzione di oli di semi. Nel 1955 avvia
un percorso virtuoso sul quale abbiamo investito, co-
produzione è stato messo da Zucchi sotto la lente d’in-
tificati per l’assenza di Ogm sia nell’olio di semi di mais
la distribuzione di olio in bottiglie di vetro con il marchio
struendo un vero e proprio strumento di verifica e con-
grandimento del calcolo, a partire dalla fase di coltivazio-
che in quello di soia ed hanno sottoscritto un protocollo
Zeta ed entra nei canali della grande distribuzione.
trollo delle emissioni e dei consumi che nel giro di qual-
ne fino allo smaltimento del prodotto utilizzato: «Farlo
con Legambiente che garantisce al consumatore la soste-
Il resto è storia recente, fatta di investimenti volti al miglio-
che anno ha consentito la pubblicazione del Bilancio di
sugli oli da olive probabilmente avrebbe consentito un
nibilità e la tracciabilità dell’olio d’oliva e di semi.
ramento produttivo, della reintroduzione dell’olio di oliva
sostenibilità». Oggi – continua – le cose sono cambiate:
ritorno di immagine maggiore – confessa Zucchi – ma
Ma partiamo dall’inizio. Con 132 addetti e un fatturato
tra le attività core, anche in prospettiva export: oggi il 12%
la certificazione è diventata quasi un prerequisito «ma
ci premeva creare qualcosa che non c’era e mettere a
di 157 milioni di euro annui, Oleificio Zucchi si presen-
del fatturato deriva dall’esportazione, che raggiunge 43 Pa-
spesso sembra che esibire un attestato sia più impor-
disposizione della comunità un database sugli oli di semi
ta come una realtà di peso nel panorama dell’industria
esi, in Europa, ovviamente, ma anche in Estremo Oriente.
tante del contenuto reale». Zucchi segnala, con garbo,
che ancora mancava. È un percorso che faremo anche
agroalimentare italiana. Si occupa di lavorazione e com-
«Ambiente, etica, qualità, sicurezza: su questi quattro
quello che evidentemente – la voce è abbastanza diffusa
con l’olio di oliva, ma per il momento nel mondo degli oli
mercializzazione dell’olio sfuso, sia di semi che di oliva,
pilastri Zucchi fonda la propria azione produttiva,
– appare come un passo falso di alcuni settori del mon-
di semi siamo gli unici».
per l’industria alimentare, e di olio confezionato, a mar-
attraverso di essi punta al miglioramento continuo»
do delle certificazioni e di alcune imprese: «da un lato
Nello stesso anno l’azienda ha conseguito la certificazione
chio proprio o conto terzi.
spiega l’Amministratore Delegato, Giovanni Zucchi
entra in ballo la serietà degli enti certificatori, dall’altro
DTP 030 (protocollo elaborato dall’ente di certificazione
L’Oleificio nasce negli anni ’40, sulle fondamenta di
«Da oltre dieci anni l’azienda investe nella sostenibilità
l’impegno dell’azienda; la certificazione porta con sé
CSQA) per l’olio di semi di mais e l’olio di semi di soia non
162
163
3. CASI STUDIO
contenente e non derivante da Ogm, impegnandosi a col-
dare conto al consumatore di tutto il processo e restituir-
aziende certificate, soprattutto per i fornitori di materia
acqua sono figli delle misure di efficientamento messe in
laborare con fornitori che aderiscano allo stesso standard.
ne la tracciabilità completa, ogni confezione sarà dotata
prima. Per quanto riguarda l’olio di palma, tanto discusso,
atto, in grado di ridurre l’impatto ambientale della pro-
Per rispondere sempre meglio ai bisogni dei consuma-
di un QrCode per accedere online a tutte le informazioni
Zucchi ha scelto di certificarsi RSPO, nonostante questo
duzione in tutto il suo svolgimento, compreso il trasporto
tori, dalla collaborazione con Legambiente è nato, nel
sul prodotto dal campo alla tavola.
prodotto costituisca per l’azienda un prodotto marginale.
e gli spostamenti dei dipendenti. Da qualche anno Olei-
corso dell’ultimo anno, un progetto triennale per la so-
«La partnership con Legambiente rappresenta per noi
Sul fronte dell’energia, l’azienda sta procedendo in questi
ficio Zucchi si serve del treno – con uno scalo ferroviario
stenibilità e la tracciabilità – altro aspetto chiave per le
un grande valore perché evidenzia il comune approccio
mesi alla diagnosi energetica, che rappresenta il primo
interno realizzato a spese dell’azienda – per ricevere l’o-
produzioni Made in Italy – dell’olio extravergine di oli-
alla qualità e alla sostenibilità dei prodotti alimentari e
passo per avviare la certificazione ISO 50001, la prossima
lio grezzo, pratica che ha consentito di evitare l’utilizzo di
va e dell’olio di semi. Zucchi aderisce a un disciplinare
dei relativi processi agricoli e produttivi» dice Zucchi.
ad arrivare in casa Zucchi. L’impianto di cogenerazione
oltre duemila autocisterne, riducendo le emissioni di CO2
volontario, stilato dall’associazione ambientalista per
Questo progetto rappresenta anche una risposta alla dif-
realizzato dall’azienda è nato pensando al risparmio ener-
del 35%. La decisione di sostituire le vetture aziendali con
definire la sostenibilità nella filiera dell’olio e calarla in
ficoltà di rapportarsi con fornitori di dimensioni diverse,
getico – per la produzione in proprio di energia elettrica,
auto a propulsore ibrido ha inoltre dato vita a un nuovo
azienda. Il protocollo chiama in causa tutti gli attori della
molto grandi nel caso dei semi, molto piccoli quelli di oli-
acqua calda e vapore – e agli impatti sull’ambiente in ter-
parco macchine improntato alla sostenibilità. Nel 2015
filiera: «I fornitori di materia prima, come Cereal Docks
ve: «Nel primo caso ci consente di lavorare con aziende
mini di emissioni, per questo a esso è stato affiancato un
è stata completata la conversione: management e forza
– importante realtà dell’industria alimentare italiana – e
medie che non presentano le complessità delle multina-
impianto di trattamento dei fumi più restrittivo di quello
vendita sono stati dotati di auto ecologiche e in azienda è
come le aziende olivicole, sono chiamati a ridurre i re-
zionali, nel secondo di favorire l’aggregazione di piccole
previsto dalla legge. «Tutti gli investimenti in Oleificio
comparsa la prima centralina elettrica di ricarica.
sidui chimici e gli inquinanti». Ai produttori virtuosi è
aziende olivicole per avere una fornitura costante e dar
Zucchi sono pianificati guardando non solo al ritorno
Le certificazioni sono per Zucchi non un punto d’arrivo,
garantita una migliore remunerazione e un legame più
loro la possibilità di migliorarsi». L’impegno da parte
economico, ma anche alla valutazione degli impatti am-
ma uno stimolo a fare meglio, uno strumento in grado di
stabile con il trasformatore. Per Oleificio Zucchi, lo stan-
dell’azienda parte dunque dalla sensibilizzazione della
bientali complessivi» precisa l’Amministratore Delegato.
far emergere i punti critici, per affrontarli con l’innova-
dard prevede un miglioramento della lavorazione che
filiera a monte, perché anche nel settore agroalimentare
La certificazione, in azienda, ha portato cambiamenti che
zione. «Noi – chiarisce ancora Giovanni Zucchi – siamo
riduca al minimo i residui presenti nel prodotto finale.
il tema ambientale si affermi compiutamente. «Soltanto
coinvolgono oggi vari aspetti della produzione. Il proces-
senza dubbio cresciuti (il fatturato è passato da 63 milio-
Già dal primo anno di adozione, l’azienda si è imposta
con la collaborazione della filiera si può affrontare il tema
so di costante verifica e rinnovamento ha previsto vari
ni di euro nel 2000 a 157 milioni di euro l’anno scorso),
sui prodotti finali limiti inferiori a quelli di legge, e si
ambientale nella sua complessità – dice Zucchi – ci au-
interventi come l’introduzione di impianti frigo, caldaie
ma senza un chiaro posizionamento non è certo una cer-
propone di ridurli ulteriormente nel prossimo triennio.
guriamo che diventi presto una prassi di mercato anche
e motori ad alta efficienza, inverter, luci a led, regolatori
tificazione che può far pendere la decisione di un cliente
Attenzione green anche nel packaging, con l’adozione
in altri settori merceologici».
di flusso luminoso e sistemi di recupero di energia termi-
verso un’azienda. Essa deve, per un’azienda di marca, ob-
di etichette certificate FSC®, inchiostri eco-compatibili
Tutti i fornitori dell’azienda sono valutati sulla base di
ca. Il risparmio di 66.500 KW di energia elettrica, pari al
bligatoriamente legarsi alla qualità del risultato. Deve far
e materiali realizzati con materie prime riciclate. E, per
parametri qualitativi e di servizio, preferendo in genere
35% dell’energia elettrica complessiva, e il risparmio di
parte di un processo aziendale di valorizzazione comples-
164
165
3. CASI STUDIO
siva dei propri prodotti, rivolta in primis al consumato-
certificatori qualificati sono vissuti in Oleificio Zucchi
re». Se però le persone riconoscono il valore aggiunto de-
come momenti di stimolo e di condivisione importante.
rivante da questo sistema virtuoso, la certificazione può
Il nuovo depuratore, ad esempio, è nato da un confronto
essere una leva di marketing in più: «I consumatori han-
esterno/interno che ha portato a una completa riproget-
no una certa disponibilità a considerare le certificazioni
tazione sia del processo di depurazione sia dei processi a
come un valore aggiunto. In genere ciò corrisponde a una
monte». Da questo rinnovamento non è esclusa alcuna
maggiore disponibilità di spesa che, però, non supera il
componente aziendale perché «controllare, monitorare,
5%. Considerando quanto sono strutturalmente numero-
progettare e rinnovare sono elementi che promuovono
si i passaggi di filiera, questo è un valore insufficiente, da
la consapevolezza del personale. La cultura ambientale
solo, a stimolarne l’applicazione». La dote di una certi-
in azienda nasce e prende forza dall’attenta selezione dei
ficazione, dunque, risiede anche altrove: «Gli audit con
nuovi ingressi, che condividono i nostri valori».
166
167
/ APPENDICE
APPENDICE
168
169
/ APPENDICE
APPENDICE 1
LE PRINCIPALI
CERTIFICAZIONI
AMBIENTALI
chiarazione Ambientale convalidata. Il riconoscimento
della certificazione. In particolare si pone attenzione alle
(registrazione) è rilasciato da un ente governativo, a
prestazioni dell’organizzazione e alla promozione dell’ef-
seguito di una verifica svolta da un ente terzo indipen-
ficienza energetica.
dente e accreditato.
STEP
ISO 14001
STEP è una certificazione internazionale di tipo privato
La certificazione, nata nel 1996, è disciplinata dallo
nata nel 2013. Essa certifica i processi produttivi relativi
standard privato ISO 14001. Come nel caso di EMAS,
al settore tessile che rispettano certi limiti e che non uti-
anche la ISO 14001 si applica alla gestione delle attività
lizzano alcune sostanze. Gli aspetti considerati sono re-
e dei processi produttivi di qualsiasi organizzazione. È
lativi all’ambiente, alla salute e sicurezza dei lavoratori,
uno strumento internazionale di carattere volontario,
all’etica e alla sicurezza chimica dei prodotti. Essa viene
la cui conformità è certificata da un organismo indi-
rilasciata da un ente terzo.
pendente e accreditato verso le organizzazioni che si
impegnano a valutare e migliorare le proprie prestazio-
Carbon footprint 14064
Di seguito si descrivono le principali certificazioni am-
applicazione riguarda i vari Stati Membri dell’Unione
ni ambientali. ISO 14001 è lo standard relativo all’im-
La Carbon footprint 14064 è uno standard internazio-
bientali considerate o anche sfiorate nello studio. Il
Europea, anche se, dal 2010, la registrazione EMAS è
plementazione di un sistema di gestione ambientale
nale che nasce nel 2006. Essa riguarda i requisiti per
paragrafo comprende certificazioni di processo e di
divenuta internazionale. Gli aspetti ambientali rappre-
più diffuso al mondo.
la quantificazione, il monitoraggio e la rendicontazione
prodotto, schemi pubblici e privati, standard esclusiva-
sentano il tema centrale della certificazione: EMAS è
mente ambientali e certificazioni che considerano anche
inteso a promuovere il miglioramento continuo delle
ISO 50001 – Sistemi di gestione dell’energia
sioni ottenute da un’organizzazione (di qualsiasi set-
altri aspetti oltre all’ambiente.
prestazioni ambientali delle organizzazioni di tutti i set-
La norma privata ISO 50001 prevede la certificazione dei
tore) nell’ambito delle proprie attività. Lo standard fa
tori produttivi.
sistemi di gestione dell’energia. Lo standard internazio-
riferimento a uno strumento specifico, l’inventario dei
EMAS – Eco Management and Audit Scheme
EMAS è una certificazione di sistema, ovvero relativa
nale nasce nel 2011 e si applica a tutti i settori produttivi.
gas serra. Quest’ultimo descrive le emissioni generate
EMAS è uno schema di certificazione pubblico e vo-
alla gestione delle attività e dei processi produttivi del-
Essa è rilasciata da un ente terzo indipendente e accre-
da ognuna delle fonti di emissione riferite all’attività
lontario nato nel 1993 e attualmente disciplinato dal
le organizzazioni, che prevede anche la comunicazione
ditato secondo un sistema di rilevanza nazionale e in-
dell’organizzazione.
Regolamento Europeo n. 1221/2009. Il suo campo di
delle performance, tramite la predispozione di una Di-
ternazionale. Gli aspetti energetici costituiscono il cuore
In base a tale standard è possibile svolgere un percorso
170
delle emissioni di gas serra e delle riduzioni delle emis-
171
/ APPENDICE
di verifica e certificazione da parte di un ente terzo indi-
di prodotti (es. carta, detersivi, vernici, etc.). Il marchio
tenzialmente anche negli altri stati membri per alcune
do un sistema di rilevanza internazionale. Faitrade è il
pendente, al termine del quale viene rilasciato un report
è rilasciato da un organismo indipendente accreditato.
categorie di prodotto (es. carta, cancelleria, stampanti,
marchio di certificazione etica più riconosciuto al mondo.
imballaggi a uso alimentare, etc.) da un ente terzo indi-
con le evidenze di conformità a specifici requisiti.
EPD – Dichiarazione ambientale di prodotto
pendente ed accreditato secondo un sistema di rilevanza
FSC® – Forest Stewardship Council
Agricoltura biologica
La dichiarazione ambientale EPD (Environmental Pro-
nazionale o internazionale.
La certificazione internazionale di prodotto FSC® (Forest
La certificazione biologica di prodotto nasce con un Re-
duct Declaration) si basa sull’approccio del ciclo di vita
golamento europeo nel 1991. Essa si applica ai prodotti
dei prodotti. È una dichiarazione basata su parametri
ReMade in Italy
definito dall’omonima Ong internazionale, attraverso la
agricoli, ai mangimi e ai sementi per la coltivazione. Il
stabiliti che contengono una quantificazione degli im-
ReMade in Italy è il marchio ambientale di prodotto pri-
partecipazione e il consenso delle parti interessate.
regolamento attuale (n. 834/2007) disciplina gli aspetti
patti ambientali del prodotto. Tali dichiarazioni sono
vato che nasce in Italia nel 2013. Esso riguarda i mate-
Essa disciplina i principi e criteri della gestione forestale
ambientali e la biodiversità, ma vi è anche attenzione per
sottoposte a un controllo indipendente da parte di orga-
riali riciclati, i semilavorati e i prodotti finiti che con-
responsabile, considerando aspetti sociali, economici e
la tutela del benessere degli animali e la salute dei vege-
nismo accreditato e sono valide per alcune categorie di
tengono materiali riciclati. Lo standard si applica anche
di sostenibilità ambientale. Si applica principalmente ai
tali, ponendo anche alcuni divieti sull’uso di specifiche
prodotto. L’EPD si rivolge principalmente ai consuma-
nel resto d’Europa, con la condizione che i richiedenti
prodotti in legno e carta, così come a qualsiasi prodotto
sostanze. La certificazione viene rilasciata da un ente
tori poiché la sua finalità principale è di evidenziare le
devono svolgere il processo produttivo prevalente in Ita-
di origine forestale.
terzo accreditato.
performance ambientali di un prodotto o servizio, au-
lia. Il certificato, rilasciato da un ente terzo indipendente
Anche per questo schema, è un ente indipendente accre-
mentandone la visibilità. L’EPD è però anche utilizzata
e accreditato, prevede la dichiarazione della quantità di
ditato che rilascia il certificato, dopo aver effettuato una
Ecolabel- Marchio ambientale di prodotto
come strumento di comunicazione delle informazioni di
riciclato presente nel prodotto, ma anche il rispetto di
verifica di terza parte.
L’etichetta di prodotto Ecolabel è attualmente disciplina-
tipo business to business.
requisiti e limiti.
Stewardship Council) nasce nel 1993. Lo standard è stato
PEFC – Programme for Endorsement of Forest
ta dal Regolamento CE n. 66/2010. Lo standard volontario nasce nel 1992 con l’obiettivo di creare un marchio
Nordic Swan
Fairtrade
Certification schemes
unificato comunitario di qualità ambientale. Esso premia
Nordic Swan è il marchio ambientale di prodotto dei Pa-
Fairtrade è il marchio di prodotto internazionale nato nel
Lo standard internazionale di prodotto PEFC (Programme
i prodotti e servizi con elevati standard prestazionali dal
esi Scandinavi. Il marchio è stato definito dal Consiglio
1997 e rilasciato per i prodotti tessili, di artigianato e su
for Endorsement of Forest Certification schemes) nasce nel
punto di vista ambientale. Il marchio Ecolabel garantisce
dei Ministri e si basa sull’etichetta ISO 14024. Esso indi-
cioccolato, thè, caffè. Il marchio privato disciplina aspet-
1998 dall’associazione omonima senza fini di lucro. Esso
al consumatore che un prodotto o servizio è stato realiz-
ca alcuni livelli prestazionali a cui conformarsi e pone il
ti sociali, etici, economici ed ambientali: riguardo questi
certifica che le foreste, i prodotti in legno, la carta, i deriva-
zato ponendo attenzione ai vari aspetti ambientali in tut-
divieto di utilizzare specifiche sostanze.
ultimi esso pone il divieto di utilizzare alcune sostanze o
ti dalla cellulosa e i prodotti forestali non legnosi rispettino
to il suo ciclo di vita. Esso si applica ad alcune categorie
Il marchio viene rilasciato nei Paesi Scandinavi e po-
prodotti. È rilasciato da un ente terzo accreditato secon-
specifici parametri, criteri e indicatori relativi ad aspetti am-
172
173
/ APPENDICE
bientali, sociali e relativi ai diritti e alla salute dei lavoratori.
nata nel 2014. L’ambito di applicazione è internaziona-
te gestita da Textile Exchange. Essa riguarda principal-
con l’ambiente. Esso considera tutto il ciclo di vita di
La certificazione della gestione forestale si basa su una pro-
le; essa riguarda i prodotti tessili. La certificazione viene
mente i prodotti tessili. Si applica a livello mondiale alle
un prodotto, includendo anche la fase di estrazione e
cedura di verifica da parte di un organismo indipendente e
rilasciata da un ente terzo indipendente e accreditato a
imprese che commercializzano e/o producono prodotti
trasporto delle materie prime, la produzione, la distri-
accreditato.
livello internazionale. I prodotti certificati sono conformi
finiti o semilavorati contenenti materiali riciclati. Lo
buzione, l’uso, il riuso, fino al riciclaggio e allo smalti-
La certificazione può offrire vantaggi di mercato, soddisfa-
a prescrizioni obbligatorie riguardanti aspetti ambienta-
standard include vari criteri che disciplinano aspetti am-
mento finale. Lo studio del ciclo di vita analizza flussi
cendo le richieste di consumatori che chiedono prodotti cer-
li, sociali e relativi alla qualità.
bientali, sociali, relativi alla salute e sicurezza. La certifi-
in entrata e in uscita di materiali, energia, emissioni, in
cazione è rilasciata da un ente terzo indipendente.
tutte le fasi del prodotto.
tificati e migliorando la comunicazione e la promozione nei
confronti del cliente riguardo ai prodotti con il marchio.
LEED – Leadership in Energy and Environment
La metodologia LCA coinvolgendo tutto il ciclo di vita
Design
Carbon footprint 14067
del prodotto coinvolge l’intera filiera: produttori, forni-
GOTS – Global Organic Textile Standard
La certificazione internazionale LEED nasce nel 1998 e
Lo standard internazionale ISO in materia di Carbon fo-
tori, consumatori, etc. L’approccio LCA, definito a livello
Lo standard privato GOTS (Global Organic Textile Stan-
riguarda le prestazioni energetiche degli edifici.
otprint di prodotto nasce nel 2013. Esso regola i requisiti
internazionale dalla norma ISO 14040, è anche definito
dard) certifica che i prodotti tessili rispettino determinati
Essa definisce specifiche soglie e prestazioni energetiche.
per le fasi di valutazione e quantificazione delle emissioni
“from cradle to grave”, “dalla culla alla tomba”.
criteri ambientali, sociali e relativi alla qualità. L’obiettivo
Gli aspetti su cui si focalizza riguardano l’ambiente, ma
di gas serra e i requisiti per la comunicazione.
è quello di fornire al consumatore una garanzia sul prodot-
anche l’energia, i materiali e l’innovazione. La certifica-
Come nel caso dello schema ISO 14064, in base a tale
Water footprint 14046
to. Lo standard GOTS è anche orientato agli interlocutori
zione è rilasciata da enti terzi indipendenti e accreditati.
standard è possibile svolgere un percorso di verifica e
Lo standard internazionale Water footprint 14046 è stato
certificazione da parte di un ente terzo indipendente. Si
pubblicato dall’International Organization for Standar-
commerciali della filiera (business to business) dato che
copre i processi, l’imballaggio, l’etichettatura, il commer-
Marchio Internazionale Pannello Ecologico
applica a vari prodotti. Lo standard CFP è uno strumento
dization (ISO) nel 2014. Per “water footprint” si intende
cio e la distribuzione relativi ai prodotti tessili realizzati
Il marchio internazionale Pannello Ecologico è un’eti-
pensato per il mercato, poiché è stato sviluppato per faci-
un metodo di misura che quantifica l’impatto ambientale
con almeno il 70% di fibre naturali biologiche certificate.
chetta ambientale basata su un’auto-dichiarazione, per
litare l’offerta di prodotti a basso contenuto di emissioni
potenziale sull’acqua di un prodotto, processo o di un’or-
La certificazione internazionale, nata nel 2005, è rila-
cui non è una certificazione vera e propria. Il marchio
di gas a effetto serra e per soddisfare le richieste dei con-
ganizzazione.
sciata da certificatori indipendenti approvati dal siste-
attesta che il prodotto relativo ai pannelli è realizzato al
sumatori più attenti alle dinamiche ambientali.
Come nel caso della Carbon footprint 14067 e 14064, lo
ma GOTS.
100% in legno riciclato.
standard è verificabile da un ente terzo ma non certificabile.
LCA – Life Cycle Assessment
Esso si basa sulla metodologia LCA (Life Cycle Asses-
OCS – Organic Content Standard
Global Recycle Standard
Il metodo LCA (Life Cycle Assessment) permette di
sment) e pertanto, considera tutti gli impatti ambientali
Lo standard OCS è una certificazione di prodotto privata
È una certificazione privata nata nel 2008 e attualmen-
valutare tutte le interazioni di un prodotto o servizio
di un prodotto.
174
175
/ APPENDICE
UNI 11233 – Sistemi di produzione integrata nel-
vamenti di bestiame e lo standard per la catena di custo-
risorse ittiche e include principi, considerazioni generali,
liera e un dialogo tra i principali stakeholder. I principali
le filiere agroalimentari
dia. La certificazione è rilasciata da organismi di certifi-
criteri e requisiti sull’etichettatura dei prodotti ittici. La
requisiti della certificazione riguardano aspetti ambien-
UNI 11233 è una certificazione di prodotto nata in Italia
cazione di terza parte approvati da Global Gap, per i quali
certificazione è rilasciata da un ente terzo indipendente.
tali, sociali ed economici. La certificazione è rilasciata da
nel 2009. Essa si applica alle filiere agroalimentari vege-
può esssere previsto l’accreditamento.
enti terzi accreditati dall’associazione RTRS.
MSC – Marine Stewardship Council
tali per prodotti destinati all’alimentazione umana e animale. L’obiettivo dello standard è quello di dimostrare
UTZ Certified
La certificazione internazionale MSC è stata adottata nel
RSPO – Roundtable on Sustainable Palm Oil
l’utilizzo di tecniche di produzione integrata nella gestio-
UTZ è una certificazione privata di prodotto internazio-
1999 dall’omonima organizzazione no profit. L’obiettivo
La certificazione internazionale sull’olio di palma nasce
ne delle produzioni agricole, così come favorire il man-
nale nata nel 2002. L’obiettivo principale del programma
dello standard è di salvaguardare l’ambiente marino at-
nel 2004 attraverso l’associazione Roundtable on Sustai-
tenimento della biodiversità e il rispetto dell’ambiente.
UTZ è di promuovere aziende agricole sostenibili. La cer-
traverso uno sfruttamento sostenibile delle risorse itti-
nable Palm Oil. Lo standard si è sviluppato per la pre-
Gli elementi più importanti della norma, ai quali occorre
tificazione include criteri economici, sociali e ambientali
che.
occupazione dell’impatto creato dall’olio di palma sulla
uniformarsi, sono il disciplinare tecnico di produzione
che sono specificati in un codice di condotta. UTZ si ap-
Il campo di applicazione della certificazione MSC è la pe-
deforestazione e la perdita di biodiversità in Asia.
integrata, il sistema di gestione della qualità, il sistema di
plica ai seguenti prodotti: tè, caffè, cacao e promuove un
sca di organismi selvatici e alcune attività di pesca parti-
Esso disciplina alcuni aspetti ambientali, sociali ed eco-
rintracciabilità della filiera e il piano di controlli.
modello basato sul miglioramento continuo. Grazie alla
colare ed è esteso a tutta la filiera.
nomici. La certificazione è rilasciata da un organismo in-
La certificazione di conformità allo standard è rilasciata
certificazione i produttori hanno l’opportunità di confor-
I requisiti che permettono di assegnare un marchio blu
dipendente accreditato secondo un sistema di rilevanza
da un organismo di parte terza riconosciuto e accreditato.
marsi a uno standard che permette di proteggere l’am-
MSC Ecolabel riguardano la sostenibilità del patrimonio
internazionale.
biente e di promuovere buone pratiche sociali. Ciò deter-
ittico, l’impatto ambientale minimo e la gestione efficace.
Global Gap
mina una produzione agricola responsabile dal punto di
Lo standard è impostato su alcuni codici internazionali
Biodiversity Friend
Global Gap nasce nel 2000 da un’organizzazione priva-
vista sociale e ambientale, garantendo a imprese e consu-
di sostenibilità ambientale accreditati ed è rilasciato da
Biodiversity Friend è uno schema di certificazione pro-
ta. L’obiettivo della certificazione volontaria è quello di
matori prodotti sostenibili.
organismi di certificazione indipendenti.
mosso nel 2010 dall’associazione World Biodiversity
garantire un’agricoltura sostenibile. Lo standard inter-
Lo standard è rilasciato da un ente terzo indipendente.
nazionale riguarda alcuni aspetti come la sicurezza e la
Association onlus. Esso si applica ai prodotti del settore
RTRS – Roundtable on Responsible Soy
food e, in particolare, ai prodotti orto-frutticoli. La certi-
tracciabilità del settore food, la sostenibilità ambientale,
FOS – Friend of the Sea
Lo standard internazionale è stato creato dall’omonima
ficazione ha l’obiettivo principale di tutelare la biodiver-
il benessere, la salute e sicurezza dei lavoratori, il benes-
Friend of the Sea, standard adottato nel 2005 a Roma dal
associazione nel 2010. L’obiettivo principale della certi-
sità e di dimostrare l’impegno nell’ambito della respon-
sere degli animali.
Commitee on Fisheries, riguarda la certificazione dei pro-
ficazione è quello di promuovere la crescita e l’uso soste-
sabilità ambientale delle aziende. La procedura relativa
La certificazione riguarda anche l’acquacoltura, gli alle-
dotti ittici. Lo standard disciplina l’uso sostenibile delle
nibile della soia attraverso la cooperazione con l’intera fi-
allo standard considera gli impatti ambientali delle at-
176
177
/ APPENDICE
tività e dei processi di trasformazione in agricoltura nei
nitense ha poi stabilito un accordo formale con l’Unione
plica in Italia e in alcuni paesi europei. La certificazione
l’efficienza energetica, il comfort e la sostenibilità degli
confronti della riduzione della biodiversità. Il marchio
Europea per implementare il programma Energy Star
è rilasciata dall’omonima agenzia, in qualità di ente ter-
edifici in legno. Prevede livelli prestazionali e requisiti
Biodiversity Friend garantisce al consumatore un pro-
anche nel mercato Europeo. Dal 2011 il sistema Ener-
zo indipendente.
obbligatori ai quali conformarsi.
dotto ottenuto attraverso impatti minimi sull’ambiente.
gy Star prevede una certificazione rilasciata da un ente
La certificazione ARCA è rilasciata da organismi indipen-
terzo indipendente accreditato. Essa si applica alle ap-
Protocollo ITACA
DTP 112 sulla soia e i cereali sostenibili
parecchiature elettroniche, ma anche agli edifici e agli
Il Protocollo è uno strumento di valutazione della soste-
Standard creato nel 2013 da CSQA (società italiana di
elettrodomestici.
nibilità ambientale ed energetica degli edifici che nasce
Blaue Engel
in Italia nel 2004. Esso è stato approvato dalla Conferen-
Blaue Engel è il marchio di prodotto tedesco, nato nel
certificazione). Il DTP 112 è uno standard di certificazio-
denti di rilevanza internazionale.
ne della sostenibilità ambientale, sociale ed economica
BREEAM – Building Research Establishment
za delle Regioni e delle Province autonome.
1978. Esso si applica a più categorie di prodotto e può
che si applica ai cereali e semi oleosi. Nasce per rispon-
Environmental Assessment Methodology
Il protocollo, che si basa su uno strumento di valutazione
anche essere utilizzato in Italia.
dere alle richieste dei principali stakeholder della distri-
BREEAM è una metodologia qualitativa di valutazio-
internazionale realizzato all’interno del processo di ricer-
Il marchio disciplina alcuni aspetti ambientali e sociali
buzione internazionale che chiedono prodotti nazionali
ne ambientale nata nel 1990. È un protocollo di va-
ca Green Building Challenge, include alcuni criteri di va-
e pone dei limiti per alcuni criteri e il divieto di utiliz-
sostenibili. Lo standard si compone di alcuni indicatori
lutazione ambientale che rappresenta la performance
lutazione con comprovata valenza scientifica. Per ciascun
zare alcune sostanze. I criteri del marchio sono svilup-
di sostenibilità (es. rintracciabilità, sicurezza sul lavoro,
ambientale degli edifici. Esso considera vari aspetti
criterio l’edificio riceve un punteggio che permette di de-
pati dal Federal Environment Agency e dall’Independent
Carbon footprint, Water footprint, produzione integrata,
ambientali, legati alla salute, all’innovazione, al mana-
finirne la prestazione energetica. In Italia la certificazio-
Environmental Label Jury. Il marchio garantisce che un
etc.). Lo standard ha ricadute su tutta la filiera poiché
gement, ai trasporti, etc., garantendo il basso impatto
ne del livello di sosteniblità raggiunto (rappresentato da
prodotto o servizio è conforme ad elevati standard am-
esso nasce attraverso il contributo dei vari operatori che
ambientale degli edifici e l’implementazione di principi
un punteggio) è rilasciata dall’Associazione ITACA, sulla
bientali e di performance.
ne fanno parte, tenendo in considerazione varie esigenze,
di bioedilizia.
base di ispezioni (anche in cantiere) effettuate da organi-
Il marchio è rilasciato dall’ente RAL gGmbH.
smi di ispezione accreditati.
così come le opportunità offerte dal mercato.
Green Seal
CasaClima
Energy Star
CasaClima è una certificazione energetica che nasce nel
ARCA – Architettura Comfort Ambiente
Green Seal è il marchio di prodotto statunitense appro-
Il programma volontario Energy Star è promosso nel
2002 attraverso l’Agenzia CasaClima di Bolzano, una
ARCA certifica gli edifici con struttura in legno e singoli
vato nel 1989 dall’omonima organizzazione no profit.
1992 dall’Environmental Protection Agency per pro-
struttura pubblica.
componenti in legno. Il progetto ARCA nasce in Trenti-
Esso si applica a più categorie di prodotto, principal-
muovere la conservazione dell’energia attraverso il mi-
Essa classifica gli edifici rispetto all’efficienza energetica
no nel 2011, per iniziativa della Provincia Autonoma di
mente negli Stati Uniti. Il marchio pone alcuni limiti e
glioramento dell’efficienza energetica. Il governo statu-
e richiede la conformità ad alcuni requisiti tecnici. Si ap-
Trento. Esso riguarda alcuni aspetti come la sicurezza,
il divieto di utilizzare alcune sostanze. Esso garantisce
178
179
/ APPENDICE
al consumatore che un prodotto o servizio è stato rea-
Umweltzeichen
Sistema di certificazione nazionale della soste-
punto di partenza per l’adozione da parte delle aziende
lizzato rispettando l’ambiente e la salute. Il marchio è
Umweltzeichen è il marchio di prodotto austriaco nato
nibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi – DM
di un sistema di Due Diligence che garantisca la pro-
rilasciato dall’associazione Green Seal.
nel 1990 su iniziativa del Ministero dell’Ambiente. Il
23/01/2012
venienza legale dei prodotti certificati e delle relative
marchio ha l’obiettivo di informare il pubblico sugli im-
Lo standard, previsto attraverso un Decreto Ministe-
forniture.
NF Environment
patti ambientali di prodotti e servizi. Esso prevede il ri-
riale del 2012, si riferisce alla certificazione di prodot-
È il marchio di prodotto francese, nato nel 1991 e rilascia-
spetto di criteri di sostenibilità (ambientale, economica e
to dei biocarburanti e bioliquidi. Lo standard include
V.I.V.A. Sustainable Wine
to da AFNOR (Association Française de Normalisation).
sociale). I criteri si dividono in due categorie: requisiti di
limiti e richiede la documentazione che deve essere
V.I.V.A. Sustainable Wine è un progetto per la misu-
Si applica, come la maggior parte delle etichette, a varie
base e requisiti specifici.
messa a disposizione dell’organismo di valutazione di
razione delle performance di sostenibilità della filiera
conformità e dell’autorità competente.
vite-vino. Esso nasce per iniziativa della Direzione ge-
categorie di prodotto che rispettano specifici requisiti di
performance e, in alcuni casi, limiti definiti relativi ad
ISO 14955
La certificazione è di tipo ambientale, sociale ed economi-
nerale per lo sviluppo sostenibile, il clima e l’energia
aspetti ambientali (ma anche etici e sociali). Il marchio
Lo standard ISO 14955 nasce nel 2014. Esso si riferisce
ca ed è rilasciata da organismi di terza parte accreditati.
del Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio
può essere rilasciato in tutta Europa.
all’applicazione degli standard di eco-design ai macchi-
e del mare. Sono previsti dei disciplinari tecnici per
nari, principalmente per l’industria metallurgica. Il tema
Due Diligence
l’applicazione di alcuni indicatori (aria, acqua, terri-
Milieukeur
principale dello standard è l’efficienza energetica delle
Il Regolamento Europeo n. 995/2010, noto come EU
torio e vigneto) da parte delle aziende, oltre a un di-
Milieukeur è il marchio di prodotto olandese nato nel
macchine utensili durante la fase di uso.
Timber Regulation (EUTR), riguarda il legno e i prodotti
sciplinare sulla verifica da parte di un ente terzo per la
1992. Esso include la conformità ad aspetti ambien-
Lo standard internazionale non è certificabile.
da esso derivati.
certificazione.
Il Regolamento vieta, per le aziende che in Europa
L’azienda che intende partecipare al progetto deve
tali (energia, consumo idrico, rifiuti, etc.), relativi al
benessere degli animali, al packaging e al rispetto di
Leaf Marque – Linking Environment and Far-
immettono prodotti a base di legno, l’immissione ed
eseguire un’analisi di valutazione ambientale in
specifiche condizione lavorative. Stabilisce dei cri-
ming
il commercio di prodotti di origine illegale. La norma-
modo autonomo ed indipendente, in conformità ai
teri in base ad alcuni standard europei (es. ISO/IEC
È uno standard privato di prodotto applicabile ai pro-
tiva impone anche l’adozione di un sistema interno di
disciplinari tecnici. I risultati ottenuti sono verifi-
17065:2012). Il marchio è attualmente adottato nei
dotti dell’agricoltura, come verdure, insalata, frutta, olio,
“dovuta diligenza” (due diligence). Due Diligence non
cati da un ente terzo indipendente. Il Ministero ri-
Paesi Bassi, in Belgio, Germania, Spagna, Italia e Sud
etc. Nasce nel 2008 e si applica a livello internazionale.
è quindi una certificazione, ma riconosce gli schemi
lascia poi l’etichetta V.I.V.A. L’etichetta comunica
Africa. Organismi indipendenti di certificazione accre-
Richiede la conformità ad una serie di aspetti ambientali,
di certificazione forestale come prova di rispondenza
al consumatore l’esistenza di uno strumento traspa-
ditati dal Dutch Accreditation Council verificano il ri-
sociali, economici.
ai requisiti del Regolamento EUTR. In altre parole,
rente sulla performance ambientale dell’azienda vi-
spetto dei requisiti.
La certificazione è rilasciata da un ente terzo accreditato.
le certificazioni di parte terza sono riconosciute come
tivinicola.
180
181
/ APPENDICE
ISO 20121
Lo standard, rilasciato da un organismo indipendente,
Lo standard internazionale ISO 20121 riguarda la gestio-
genera benefici a tutta la filiera: agricoltori e produttori,
ne sostenibile degli eventi. Lo standard si applica a ogni
supermercati, consumatori.
tipo di organizzazione che vuole attuare un sistema di
gestione sostenibile per tutti i tipi di eventi. Lo standard
Emissions trading
è certificabile secondo la norma ISO 20121 da ente terzo
Il mercato delle emissioni (emissions trading) è uno stru-
indipendente e accreditato. La certificazione permette di
mento finalizzato al controllo delle emissioni di inquinanti
migliorare la gestione sostenibile aziendale, l’immagine,
e gas serra a livello internazionale. Esso prevede la quota-
la reputazione e le relazioni con gli stakeholder, pro-
zione monetaria delle emissioni stesse e il commercio del-
muovendo la sostenibilità e l’innovazione della catena di
le quote di emissioni tra vari stati per il rispetto di ogni sta-
fornitura.
to dei vincoli ambientali previsti dal Protocollo di Kyoto.
L’Emissions trading quindi non è classificabile come cer-
Red Tractor
tificazione di processo o di prodotto, ma piuttosto come
Lo standard privato Red Tractor nasce nel Regno Uni-
uno strumento di politica ambientale. Tuttavia, in Eu-
to negli anni ‘90. Esso certifica che i prodotti del settore
APPENDICE 2
VANTAGGI
BUROCRATICI
[PAR. 1.4.2.]
TABELLA A: PRINCIPALI SEMPLIFICAZIONI RELATIVE ALLE PROCEDURE AUTORIZZATIVE
MISURA DI SEMPLIFICAZIONE
RIFERIMENTO
AMBITO DI APPLICAZIONE
ropa la quantità di emissioni di CO2 emessa dai grandi
DURATA ESTESA DELL’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE
ART. 29 OCTIES D. LGS. 152/06
EMAS, ISO 14001
food e drink rispettino regole di sicurezza e igiene ali-
impianti soggetti alla Direttiva 2003/87/CE e al Rego-
EMAS
lamento 2012/601/UE, deve essere convalidata da un
ESTENSIONE DELLA DURATA DELL’AUTORIZZAZIONE
PER LE OPERAZIONI DI TRATTAMENTO PER I VEICOLI FUORI USO
ART. 6 D. LGS. 209/2003
mentare, che siano stati realizzati rispettando il benessere degli animali e l’ambiente.
organismo terzo accreditato.
DURATA ESTESA DELL’AUTORIZZAZIONE PER LE DISCARICHE CHE
NON RICADONO NELLA DIRETTIVA SULLE EMISSIONI INDUSTRIALI
ART. 10 D. LGS. 36/2003
EMAS
RIDUZIONE DEI TEMPI PREVISTI PER IL RILASCIO
DELL’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE
L.R. EMILIA ROMAGNA 21/2004
EMAS
RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE PER GLI IMPIANTI DI
TRATTAMENTO DEI RIFIUTI ATTRAVERSO AUTOCERTIFICAZIONE
ART. 209 D. LGS. 152/06
EMAS, ISO 14001
UTILIZZO DEI DOCUMENTI DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE
PER OTTENERE L’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE
ART. 29 TER D. LGS. 152/06
EMAS, ISO 14001
ECO-DESIGN DI PRODOTTI CONNESSI ALL’ENERGIA
ART. 11 D. LGS. 15/2011
EMAS
182
183
/ APPENDICE
TABELLA C. ALTRE MISURE DI SEMPLIFICAZIONE
TABELLA B: SEMPLIFICAZIONI RELATIVE ALLA RIDUZIONE
DEI COSTI AMMINISTRATIVI, DELLE GARANZIE FINANZIARIE E DELLE TASSE
MISURA DI SEMPLIFICAZIONE
RIFERIMENTO
AMBITO DI APPLICAZIONE
FREQUENZA DEI CONTROLLI IN TEMA DI AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE
ART. 212 D. LGS. 152/06
EMAS, ISO 14001
AUMENTO DELLA SOGLIA DIMENSIONALE PER RICHIEDERE LA
VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE
L’ART. 29 DECIES DEL D. LGS.
152/2006
L.R. EMILIA ROMAGNA 9/1999
EMAS
EMAS, ISO 14001
EMAS, ISO 14001
L.R. REGIONE TOSCANA 86/2014
EMAS
AUMENTO DELLA SOGLIA DIMENSIONALE PER RICHIEDERE LA
VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE
L.R. MARCHE 3/2012
RIDUZIONE ALIQUOTA IRAP
CREDITO D’IMPOSTA
L.R. REGIONE TOSCANA 79/2013
EMAS, ISO 14001
ART. 96 D. LGS. 152/06
EMAS, ISO 14001
RIDUZIONE IRAP
L.R. REGIONE MARCHE 24/2005
EMAS, ISO 14001
PRIORITÀ PER OTTENIMENTO DELL’AUTORIZZAZIONE SULLE DERIVAZIONI DI ACQUA PUBBLICA
RIDUZIONE TARIFFE PER LE IMPRESE IN AIA
D.M. 24 APRILE 2008
EMAS, ISO 14001
PIANIFICAZIONE DELLE ATTIVITÀ DI CONTROLLO AMBIENTALE
ART. 96 D. LGS. 152/06
EMAS
INCENTIVI PER PROMUOVERE LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA
D. LGS. 102/2014
ISO 50001
CONTROLLI SU IMPRESE CHE RIENTRANO IN DIRETTIVA ETS
D. LGS. 30/2013
EMAS
CONFORMITÀ ALLE SPECIFICHE PER LA PROGETTAZIONE ECOCOMPATIBILE DEI PRODOTTI
D. LGS. 15/2011
ECOLABEL
RUOLO DEL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ENERGIA NEL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI DI EFFICIENZA ENERGETICA
D. LGS. 102/2014
ISO 50001
MISURA DI SEMPLIFICAZIONE
RIFERIMENTO
AMBITO DI APPLICAZIONE
RIDUZIONE DELLE GARANZIE FINANZIARIE PER LE SPEDIZIONI
TRANSFRONTALIERE DEI RIFIUTI
ART. 194 D. LGS. 152/06
RIDUZIONE DELLE GARANZIE FINANZIARIE PER L’ISCRIZIONE ALL’ALBO NAZIONALE GESTORI AMBIENTALI
184
EMAS
185
/ APPENDICE
APPENDICE 3
NOTA INFORMATIVA
AL PARAGR. 2.6.
[IN OTTEMPERANZA ALL’ART. 5 DEL REGOLAMENTO IN MATERIA
DI PUBBLICAZIONE E DIFFUSIONE DEI SONDAGGI SUI MEZZI
DI COMUNICAZIONE DI MASSA APPROVATO DALL’AUTORITÀ PER
LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI CON DELIBERA N. 256/10/CSP,
PUBBLICATA SU GU N. 301 DEL 27/12/2010]
SULL’EMITTENTE RADIOFONICA, TELEVISIVA O SUL SITO WEB)
ampiezza del centro, sesso, età. Al campione in rientro
diffuso durante un convegno organizzato da Cloros e
è stata applicata una ponderazione (con metodo RIM
Fondazione Symbola, e, successivamente, dai rispettivi
weighting).
siti web.
7. DATA DI PUBBLICAZIONE O DIFFUSIONE
12. RAPPRESENTATIVITÀ DEL CAMPIONE E MARGINE DI ERRORE
26 febbraio 2016
il livello di rappresentatività del campione e del 95% e
il margine di errore relativo ai risultati del sondaggio è
8. TEMI/FENOMENI OGGETTO DEL SONDAGGIO (ECONOMIA, SOCIETÀ, ATTUALITÀ, COSTUME, MARKETING, SALUTE, ETICA, AMBIENTE ETC.)
ambiente, certificazioni ambientali
9. POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO
popolazione italiana residente 15-64enne (fonte: annua-
1. TITOLO DEL SONDAGGIO:
4. SOGGETTO ACQUIRENTE
“Il percepito delle certificazioni ambientali”
Fondazione Symbola
2. SOGGETTO CHE HA REALIZZATO IL SONDAGGIO
5. DATA O PERIODO IN CUI È STATO REALIZZATO IL SONDAGGIO
IPSOS S.r.l.
25-31 Maggio 2015
3. SOGGETTO COMMITTENTE
Fondazione Symbola
186
6. MEZZO/MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA SUL/SUI QUALE/
QUALI È PUBBLICATO O DIFFUSO IL SONDAGGIO (PUBBLICATO SUL
QUOTIDIANO/PERIODICO CARTACEO E/O ELETTRONICO, DIFFUSO
rio ISTAT 2014)
10. ESTENSIONE TERRITORIALE DEL SONDAGGIO
estensione nazionale
11. METODO DI CAMPIONAMENTO (INCLUSA L’INDICAZIONE SE
TRATTASI DI CAMPIONAMENTO PROBABILISTICO O NON PROBABILISTICO, DEL PANEL E DELL’EVENTUALE CAMPIONAMENTO)
compreso fra +/- 0.6% e +/- 3.3% per i valori percentuali relativi al totale degli intervistati (907 casi).
13. METODO DI RACCOLTA ALLE INFORMAZIONI
sondaggio di opinione tramite metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interviews)
14. CONSISTENZA NUMERICA DEL CAMPIONE DI INTERVISTATI,
NUMERO DEI NON RISPONDENTI E DELLE SOSTITUZIONI EFFETTUATE
- interviste complete: 907 (30%)
- rifiuti 1.827 (61%)
- sostituzioni: 266 (9%)
- totale contatti effettuati: 3.000 (100%)
campione casuale rappresentativo dell’universo di rife-
Indirizzo del sito dove sarà disponibile la documentazio-
rimento; campionamento per quote di area geografica e
ne completa in caso di diffusione: WWW.AGCOM.IT
187
/ BIBLIOGRAFIA
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re, rifiuti, etc.); Testa, F., Rizzi, F., Daddi, T., Gusmerotti, N.M., Iraldo, F.
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tificate tendono a ridurre le emission inquinanti rispetto alla imprese che
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ce from Italian companies, Environment Development Sustainability,
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certification with the ISO 14001 management standard. Academy of
Production, 19 (9-10), pp. 1091-1095, studio che considera sia imprese
pp. 845-862, lo studio analizza I trend delle prestazioni ambientali di un
Sulla certificazione FSC® si citano gli studi: Clark, M. R., and J. S. Ko-
Management Journal 48, pp. 1091-1106; studio basato su un campione
certificate che non, e individua che la certificazione ISO 14001 non gene-
campione di 64 imprese italiane di 6 diversi settori industriali; Petrosil-
zar, (2011), Comparing sustainable forest management certifications
ra incentivi adeguati per il miglioramento delle prestazioni ambientali;
lo, I.; De Marco, A., Bottab, S. and C. Comoglio, (2012), EMAS in local
standards: a meta-analysis. Ecology and Society 16 (1): 3; meta-analisi di
Performance ambientali
di circa 8000 imprese manifatturiere statunitensi che indica che la cer-
190
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studi di letteratura che individua la certificazione FSC® come la migliore
Ecolabel, Fact sheet. European Commission Green Public Procurement
so un dataset sui siti registrati EMAS; Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M.,
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vironment, doi: 10.1002/bse.1878, uno studio effettuato tra il 2010 e il
concessions compared in Gabon: changes in stand structure, tree spe-
Gli studi su certificazioni e competitività delle organizzazioni considerati
tion of EMAS and Eco-Label for their Revision. Research Findings. Final
2011 su un campione di oltre 40 imprese forestali di grandi dimensioni
cies, and biomass, Environmental Management 51 (3), pp. 524-540, doi:
in questa sezione sono: Delmas, M., Pekovic, S., (2012), Environmental
report by IEFE, Bocconi, adelphi consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to
con certificazione FSC®, PEFC, o entrambe, localizzate in Europa, Nord
10.1007/s00267-012-0006-4; Van Kuijk, M, Putz, F.E. and Zagt, R.J.
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the European Commission, Part I-II. Brussels: European Commission.
America, America Latina, Asia, Africa; Cashore, B., van Kooten, G. C.,
(2009), Effects of forest certification on biodiversity. Tropenbos Inter-
sustain sustainability, Journal of Organisational Behaviour. Special is-
national, studio che afferma che le prastiche di gestione delle foreste as-
sue: Greening Organisational Behaviour 34 (2), pp. 230-252, indagine
Motivazioni che spingono alla certificazione,
tion? A comparative study of forest certification choices in Canada, the
sociate alla certificazione, sembrano generare benefici sulla biodiversità.
su 4.929 dipendenti di imprese certificate e non in Francia; Goh Eng,
principali barriere incontrate, benefici ottenuti
United States and Germany, Forest policy and economics 7 (1), pp. 53-69,
A., Suhaiza, Z., Nabsiah, A.W., (2006). A study on the impact of envi-
Gli studi, relativi a motivazioni, benefici e barriere, che sono alla base del
basato su un’indagine su imprese canadesi, statunitensi e tedesche volta
ronmental management system certification towards firms performance
relativo capitolo, riguardano le certificazioni EMAS, ISO 14001, Eco-
a individuare i fattori che guidano le imprese a preferire o scegliere uno
Semplificazioni burocratiche
Daddi, T., Testa, F., Iraldo, F., Frey, M., 2014. Removing and simplifying
in Malaysia, Management of Environmental Quality 17, 73-93, studio
Vertinsky, I., Auld, G., Affolderbach, J., (2005), Private or self-regula-
®
label, FSC .
schema di certificazione piuttosto che un altro.
®
administrative costs and burdens for EMAS and ISO 14001 certified
sull’impatto dei sistemi di gestione ambientale sul alcune variabili di
Per quanto riguarda le motivazioni che spingono alla certificazione FSC gli
Per quanto riguarda invece le motivazioni che spingono alla certifica-
organizations: evidence from Italy. Environmental Engineering and Ma-
performance di imprese in Malesia; Chiappetta Jabbour, C.J.; da Silva,
studi sono i seguenti: Forest Stewardship Council, (2014), Global Market
zione ISO 14001 gli studi di riferimento sono Fryxell, G.E., Lo, C.W.,
nagement Journal, Vol. 13, No. 3, 689-698.
E.M., Laureano Paiva, E., Almada Santos, F.C., (2012), Environmental
Survey Report (su 2623 risposte di operatori che, in vari paesi, possiedo-
Chung, S.S., (2004), Influence of motivations for seeking ISO 14001 cer-
GPP e competitività
®
management in Brazil: is it a completely competitive priority?, Journal
no la certificazione FSC da più di un anno). In particolare secondo lo
tification on perception of EMS effectiveness in China, Environmental
of Cleaner Production 21 (1), pp. 11-22, studio su imprese manifatturiere
studio del Forest Stewardship Council, il 52,5% di nuovi operatori cer-
Management 33 (2), pp. 239-251, studio del 2002 relativo a 128 imprese
®
Gli studi considerati per la sezione sul legame tra certificazioni ambienta-
brasiliane con certificazione ISO 14001; Iraldo, F.; Testa, F.; Frey, M.,
tificati FSC afferma che le richieste dei clienti costituiscono la ragione
cinesi; ISO, (2014), ISO 14001 Continual Improvement Survey 2013, stu-
li e GPP sono: Forest Stewardship Council, (2014), Global Market Survey
(2009), Is an environmental management system able to influence envi-
per la quale essi si certificano; Halisan, A.F., Marinchescu, M., Popa, B.,
dio che ha riguardato un campione di circa 5000 partecipanti in 110 pa-
Report, indagine condotta nel 2014 sui possessori del certificato FSC® in
ronmental and competitive? The case of the eco-management and audit
Abrudan, I.V., (2013), Chain of custody certification in Romania: profi-
esi; Boiral, O., (2007), Corporate greening through ISO 14001 a rational
®
95 paesi che ha analizzato vari aspetti connessi alla certificazione.
scheme EMAS: in the European union, Journal of Cleaner Production 17
le and perceptions of FSC certified companies, International Forestry
myth?, Organisation Science 18 (1), pp. 127-146, articolo riferito a nove
Altri studi considerati in questa sezione sono: Centre for European Policy
(16), pp. 1444-1452; Rennings, K.; Ziegler A., Ankeleb, K., Hoffmann, E.,
Review 15 (3), pp. 305-314 (10), studio su 70 imprese con certificazione
casi studio su imprese canadesi; Nishitani, K., (2010), Demand for ISO
Studies (CEPS), (2012), The uptake of green public procurement in the
(2006), The influence of different characteristics of the EU environmen-
FSC® in Romania; Sargent, M.A., (2014), Global drivers of forest certifi-
14001 adoption in the global supply chain: an empirical analysis focusing
EU27, indagine effettuata su 856 pubbliche amministrazioni in Europa
tal management and auditing scheme on technical environmental inno-
cation. Master project submitted in partial fulfillment of the requiremen-
on environmentally conscious markets, Resource and Energy Economi-
avente come obiettivo la raccolta dati sui comportamenti delle pubbli-
vations and economic performance, Ecological Economics 57, pp.45- 59,
ts for the Master for environmental management degree in the Nicholas
cs 32 (3), pp. 395-407, altro studio che considera 155 paesi e analizza le
che amministrazioni in tema di acquisti; ICLEI- Local Governments for
studio che analizza l’impatto di varie caratteristiche di EMAS sulle inno-
School of the environment of Duke University, studio su un campione di
pressioni ambientali dei consumatori sul mercato e come esse influenza-
Sustainability, (2008). Green Public Procurement and the European
vazioni ambientali e sulla performance economica in Germania, attraver-
paesi con più di 100.000 ha di foreste; Tuppura, A., Toppinen, A., Puu-
no l’adozione dello standard ISO 14001.
192
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Sugli studi che individuano le motivazioni che spingono le organizza-
ciety (CBS), IESE Business School, Barcelona; Horne R.E., (2009), Li-
Market Survey Report, indagine effettuata nel 2014 dal Forest Steward-
industry, Journal of Cleaner Production 70 (1), pp. 220-230, studio su
zioni all’adozione di EMAS si citano Adelphi e Scuola Superiore Sant’An-
mits to labels: The role of eco-labels in the assessment of product sustai-
ship Council su un campione di 3656 operatori certificati relativi a 95
228 imprese spagnole del settore automobilistico.
na, (2015), EMAS Evaluation Study, realizzato nel 2014 su un campione
nability and routes to sustainable consumption, International Journal of
paesi. In particolare, secondo il 2014 Global Market Survey Report del
Tra gli studi riguardanti i benefici di EMAS si citano ancora: Milieu
di 467 organizzazioni europee registrate EMAS; Milieu and RPA, (2009),
Consumer Studies Volume 33 (2), pp. 175–182, studio che si basa su una
Forest Stewardship Council, l’81,5% de rispondenti (su un totale di 3364
and RPA, (2009), Study on the Costs and Benefits of EMAS to Registered
Study on the Costs and Benefits of EMAS to Registered Organisations.
review e valutazione di vari schemi di eco-etichette; Golden J. S., Dooley
risposte) indica, tra i benefici, l’aggiunta di valore sui prodotti ottenuta
Organisations. Final Report for DG Environment of the European Com-
Final Report for DG Environment of the European Commission under
K. J.; Anderies J. M., Thompson, Barton H.; Gereffi G.; Pratson L., (2010),
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ts_of_emas.pdf, indagine su oltre 400 organizzazioni EMAS in Europa
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fits_of_emas.pdf; Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M., Kahlenborn, W.,
e sugli organismi competenti; EMAS implementation in the EU: level of
for eco-labelling: are consumers insignificant? International Journal of
le, Forest policy and economics 12 (7), pp. 497-504, basato su interviste
Freier, I., Rubik, F., Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott,
adoption, benefits, barriers and regulatory relief, B.R.A.V.E. Project –
Consumer Studies 30 (5), pp. 477-489, studio riferito ad un campione di
a 10 imprese certificate FSC® o secondo un altro standard nazionale di
A., Nielsen, B., Petersen, A., (2006), EVER: Evaluation of EMAS and
Survey on European EMAS organizations (Scuola Superiore Sant’Anna),
22 interviste realizzate tra il 2000 e il 2005 in Svezia e Norvegia a soggetti
certificazione forestale.
Eco-Label for their Revision. Research Findings. Final report by IEFE,
November 2013, studio su 224 organizzazioni del settore privato registra-
operanti nel settore forestale, oltre a 3 interviste realizzate a Londra con
Sugli studi relativi ai benefici della ISO 14001 ci sono: ISO, (2014),
Bocconi, adelphi consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European
te EMAS; Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M., Kahlenborn, W., Freier, I., Ru-
rappresentanti del Marine Stewardship Council.
ISO 14001 Continual Improvement Survey 2013; Granly, B.M. e Welo,
Commission, Part I-II. Brussels: European Commission; Adelphi e Scuo-
bik, F., Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott, A., Nielsen,
Sulle motivazioni della ISO 50001 si cita Frank, T., (2013), Basics: Energy
T., (2014), EMS and sustainability: experiences with ISO 14001 and
la Superiore Sant’Anna, 2015. EMAS Evaluation Study; UBA [Umwel-
B. and A. Petersen, (2006), EVER: Evaluation of EMAS and Eco-Label for
management systems according to ISO 50001, Envidatec GmbH, https://
Eco-Lighthouse in Norwegian metal processing SMEs, Journal of Cleaner
tbundesamt] and BMU [Bundesministerium für Umwelt, Naturschutz
their Revision. Research Findings. Final report by IEFE, Bocconi, adel-
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nagement systems experience among Latvian construction companies,
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traverso un’indagine questionaria su un campione di 70 organizzazioni
an empirical study, in Sustainable Operations Management – Advances
Technological and Economic Development of Economy 17 (4), pp. 595-
ad un’indagine realizzata in Germania nel 2012 su un campione di 573
registrate EMAS.
in Strategy and Methodology, Springer, pp. 183-202, indagine del 2014
610, basato su un’ indagine effettuata in Lettonia tra il 2007 e il 2008
organizzazioni registrate EMAS.
Sulle motivazioni che spingono all’adozione del marchio Ecolabel ci
effettuata in Spagna su 57 imprese certificate ISO 50001; Tutterow, V.,
su imprese del settore delle costruzioni; De Oliveira, O.J.; Serra, J.R.
I seguenti studi si riferiscono ai benefici dell’Ecolabel: Rubik F., Scheer
sono vari studi, come IEFE Bocconi and Ricardo-AEA, (2015), Evalua-
(2014), ISO 50001 – Case studies and lessons learned so far, Energy Sy-
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indagine effettuata su un campione di Piccole e Medie imprese registrate
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mento ambientale è il seguente: EMAS implementation in the EU: level
campione di 467 organizzazioni europee registrate EMAS, che ha analiz-
their Revision. Research Findings. Final report by IEFE, Bocconi, adelphi
zato, tra l’altro, gli effetti della certificazione sui vari tipi di innovazione;
consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European Commission, Part
Reputazione delle certificazioni
Survey on European EMAS organizations (Scuola Superiore Sant’Anna),
Rennings, K., Ziegler A., Ankeleb, K., Hoffmann, E., (2006), The influen-
I-II. Brussels: European Commission, studio che individua le innovazio-
Gli studi relativi alla reputazione delle certificazioni considerati per la ste-
November 2013, studio su 224 organizzazioni del settore privato regi-
ce of different characteristics of the EU environmental management and
ni di prodotto come il beneficio meno importante ottenuto attraverso il
sura del presente capitolo sono i seguenti.
strate EMAS. Secondo lo studio, le amministrazioni pubbliche stimolano
auditing scheme on technical environmental innovations and economic
marchio; Kjeldsen U.B., Wied M., Lange P., Tofteng M., Lindgaard K. ,
Per quanto riguarda la reputazione verso la certificazione FSC® si cita
l’adozione di azioni di miglioramento ambientale nelle aziende, soprat-
performance, Ecological Economics 57, pp.45-59, studio che analiz-
The Nordic Swan and Companies. It is worthwhile to acquire the Swan
lo studio Forest Stewardship Council, (2014), Global Market Survey Re-
tutto in Italia, Portogallo; mentre il ruolo dei consumatori in tal senso è
za l’impatto di EMAS sulle innovazioni ambientali tecnologiche e sulla
Label? Nordic Council of Ministers. 2014
port, https://ic.fsc.org/fsc-global-market-survey-report.585.htm, (il 90%
più rilevante nelle imprese certificate EMAS in Austria e Danimarca, ma
of adoption, benefits, barriers and regulatory relief, B.R.A.V.E. Project –
®
performance economica su 1277 imprese registrate EMAS in Germania;
Altri studi consultati per questa sezione sono Ziegler, A., Seijas Nogare-
degli operatori rispondenti crede che la certificazione FSC rende un’or-
anche in Regno Unito; lo studio realizzato nel 2014 da Adelphi e Scuola
EMAS implementation in the EU: level of adoption, benefits, barriers and
da, J., (2009), Environmental Management Systems and Technological
ganizzazione credibile). L’indagine misura anche la percentuale di prodot-
Superiore Sant’Anna, (2015), EMAS Evaluation Study, su un campione di
regulatory relief, B.R.A.V.E. Project – Survey on European EMAS orga-
Environmental Innovations: Exploring the Causal Relationship, Resear-
ti FSC® venduti (su un totale di 3507 risposte) e acquistati (3448 risposte).
467 organizzazioni europee registrate EMAS individua tra i principali be-
®
nizations (Scuola Superiore Sant’Anna), November 2013, studio su 224
ch Policy 38 (5), pp. 885-893, studio su un campione di 2.399 imprese
Sulla conoscenza del logo FSC , si cita lo studio FSC/GfK Global Consu-
nefici ottenuti dalle organizzazioni grazie ad EMAS il miglioramento delle
organizzazioni del settore privato registrate EMAS che individua che il
con sistema di gestione EMAS o ISO 14001; Frondel, M.; Horbach J.,
mer Brand Positioning, (September 2013). L’indagine ha riguardato oltre
relazioni con gli stakeholders e l’aumento della soddisfazione del consu-
40% delle imprese registrate EMAS ha aumentato gli investimenti green.
Rennings, K., (2008), What triggers environmental management and
9000 partecipanti in 11 mercati; FSC®, Market info pack: an overview of
matore; European Commission, (2012), 3 X 3. Good reasons for EMAS.
Per quanto riguarda gli studi su ISO 14001 e innovazione, si cita Kara-
innovation? Empirical evidence for Germany, Ecological Economics 66
recent trends and current status of FSC® certification, (July 2014).
Improve your environmental performance with the premium standard in
petrovica, S., Casadesús, M., (2009), Implementing environmental with
(1), pp.153-160, indagine relativa a imprese manifatturiere tedesche che
Sul marchio ECOLABEL, le fonti considerate sono: Commissione Euro-
environmental management
other standardized management systems: Scope, sequence, time and in-
analizza la relazione tra attività di innovazione e adozione di un sistema
pea, (2011),Il fiore. Il marchio Europeo di qualità ecologica, notiziario n.
http://www.emas.de/fileadmin/user_upload/06_service/PDF-Da-
tegration, Journal of Cleaner Production 17 (5), pp. 533-540, studio su
di gestione ambientale.
02/2011, http://ec.europa.eu/environment/ecolabel/news/newsletter_
teien/3x3_good_reasons_for_EMAS.pdf;
176 organizzazioni certificate secondo lo standard ISO 14001 e ISO 9001;
Altri documenti consultati: Commissione Europea, (2013). Raccomanda-
en.htm; European Commission, (2009), Europeans’ attitudes towards
Merli, R., Preziosi, M., Massa, I., (2014), EMAS regulation in Italian clu-
Lim, S., Prakash, A., (2014), Voluntary Regulations and Innovation: The
zione della Commissione del 9 aprile 2013 relativa all’uso di metodologie
the issue of sustainable consumption and production, Analytical report,
sters: investigating the involvement of local stakeholders, Sustainability
Case of ISO 14001, Public Administration Review 74, pp. 233-244, studio
comuni per misurare e comunicare le prestazioni ambientali nel corso del
Survey coordinated by the Directorate-General for Communication, The
6, pp. 4537-4557, che ha misurato il livello di efficacia di EMAS percepito
che ha riguardato l’analisi dei dati di 79 paesi nel periodo 1996-2009, e
ciclo di vita dei prodotti e delle organizzazioni, 2013/179/UE; ISO Central
Gallup Organisation, Hungary, at the request of the Directorate-General
da vari stakeholder locali.
198
199
/ BIBLIOGRAFIA
Sulla reputazione e il comportamento dei consumatori verso
Flash Eurobarometer 367, indagine effettuata nel 2012 nei 27 Stati
i prodotti green, si cita: European Commission, (2014), Attitudes of
Membri dell’Unione Europea e in Croazia su oltre 26000 rispondenti;
European citizens towards the environnment. Report,Survey coordina-
European Commission, (2009), Europeans’ attitudes towards the issue
ted by the Directorate-General for Communication, Special Eurobaro-
of sustainable consumption and production, Analytical report, Survey
meter 416, ISBN: 978-92-79-39763-9; DOI: 10.2779/25662, indagine
coordinated by the Directorate-General for Communication, The Gal-
effettuata nel 2014 nei 28 Stati Membri dell’Unione Europea a oltre
lup Organisation, Hungary, at the request of the Directorate-General
27000 rispondenti; European Commission, (2013). Attitudes of Euro-
for the Environment, Flash Eurobarometer 256, indagine effettuata nel
peans towards building the single market for green products . Report,
2009 su 26500 cittadini nei 27 Stati Membri dell’Unione Europea e in
Survey coordinated by the Directorate-General for Communication,
Croazia.
SITOGRAFIA
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www.iso.org
www.arcacert.com
www.iso.org/iso/iso14046_briefing_note.pdf
www.blauer-engel.de
www.isprambiente.gov
www.breeam.org
www.itaca.org/valutazione_sostenibilita.asp
www.bsigroup.com/en-GB/ISO-14046-Water-footprint--Principles-re-
www.leafuk.org
quirements-and-guidelines/
www.marque-nf.com/en/
www.certificazioneleed.com/edifici/
www.msc.org
www.csqa.it
www.nordic-ecolabel.org
www.csqa.it/CSQA/Comunicati-Stampa/Cereali-e-semi-oleosi-sostenibili
www.oekotex.com/it/manufacturers/concept/sustainable_textile_pro-
www.ec.europa.eu/environment/ecolabel/index_en.htm
duction_step/step.xhtml
www.ec.europa.eu/environment/emas/index_en.htm
www.pannelloecologico.com
www.ec.europa.eu/agriculture/organic/index_it.htm
www.pefc.it
www.ecolabels.fr/fr/la-marque-nf-environnement-qu-est-ce-que-c-est
www.redtractor.org.uk
www.energystar.gov
www.remadeinitaly.it
www.environdec.com
www.responsiblesoy.org
www.fairtrade.net
www.rina.org/it/Lists/PageAttachments/brochure_MSC_Marine_Coun-
www.friendofthesea.org
200
www.milieukeur-international.com/275/home.html
www.ccpb.it/blog/2012/05/08/produzione-integrata/
cil_IT.pdf
www.fsc.org
www.rspo.org
www.globalgap.org
www.textileexchange.org
www.global-standard.org/the-standard.html
www.umweltzeichen.at
www.greenseal.org/
www.utzcertified.org
www.iso20121.org/
www.viticolturasostenibile.org
201
/ NOTE
TABELLA:
CERTIFICAZIONE
ORIENTARSI TRA LE
CERTIFICAZIONI AMBIENTALI
CERTIFICAZIONE
AGRICOLTURA
BIOLOGICA
ARCA
(ARCHITETTURA
COMFORT
AMBIENTE)
BIODIVERSITY
FRIEND
202
LIVELLI
NAZIONALE/
DI SISTEMA/
DI GARANZIA [32] EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO
LIVELLO 6
LIVELLO 5
LIVELLO 4
EXTRANAZIONALE
NAZIONALE
A PREVALENZA
NAZIONALE
PRODOTTO
PRODOTTO
PRODOTTO
PRIVATA/
PUBBLICA
PRESENZA
DI MARCHIO PER
MERCATO FINALE
ASPETTI
PRINCIPALI
REQUISITI
RICHIESTI
SETTORI
DI
APPLICAZIONE
ESTENSIONE
ALLA
FILIERA
ANNO DI
NASCITA
COMPONENTE
AMBIENTALE
ESCLUSIVA
PUBBLICA
SÌ
RISORSE NATURALI, BIODIVERSITÀ, ACQUA,
ARIA, SUOLO,
BENESSERE
ANIMALI, SALUTE
DEI VEGETALI
DIVIETI
PRODOTTI AGRICOLI, MANGIMI,
SEMENTI PER LA
COLTIVAZIONE
SÌ
1991
NO
SOSTENIBILITÀ, PRESTAZIONI/ EDIFICI CON
SICUREZZA, PRESCRIZIONI STRUTTURA
EFFICIENZA
PORTANTE
ENERGETICA,
E SINGOLI
COMFORT
COMPONENTI IN
DEGLI EDIFICI IN
LEGNO
LEGNO
NO
PRIVATA
PRIVATA
SÌ
SI
BIODIVERSITÀ
PRESTAZIONI/
PRESCRIZIONI
FOOD (IN
PARTICOLARE
ORTOFRUTTA)
NO
2011
2010
LIVELLI
NAZIONALE/
DI SISTEMA/
DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO
PRIVATA/
PUBBLICA
PRESENZA
DI MARCHIO PER
MERCATO FINALE
ASPETTI
PRINCIPALI
REQUISITI
RICHIESTI
SETTORI
DI
APPLICAZIONE
ESTENSIONE
ALLA
FILIERA
ANNO DI
NASCITA
COMPONENTE
AMBIENTALE
ESCLUSIVA
BLAUE ENGEL
(GERMANIA)
LIVELLO 3
A PREVALENZA
NAZIONALE
PRODOTTO
PUBBLICA
SI
EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PIÙ CATEGORIE
ATMOSFERA, PRESCRIZIONI DI PRODOTTO
ACQUA,
RIFIUTI, SUOLO,
BIODIVERSITÀ,
RISORSE NATURALI, ENERGIA,
RUMORE, ODORI,
SICUREZZA
NO
1978
NO
BREEAM
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SI
ENERGIA, ASPET- PRESTAZIONI/
TI RELATIVI ALLA PRESCRIZIONI
SALUTE
EDIFICI
NO
1990
NO
CASACLIMA
LIVELLO 2
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PUBBLICA
SI
ENERGIA
PRESTAZIONI/
PRESCRIZIONI
EDIFICI
NO
2002
NO
DETOX
GREENPEACE
LIVELLO 2
EXTRANAZIONALE
SISTEMA
PRIVATA
NO
SCARICHI NELLE
ACQUE, SALUTE
DIVIETI
TESSILE
SÌ
2011
NO
DM 23/01/2012
LIVELLO 5
NAZIONALE
PRODOTTO
PUBBLICA
SÌ
EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ BIOCARBURANTI,
ATMOSFERA, PRESCRIZIONI
BIOLIQUIDI
ENERGIA,
RISORSE
IDRICHE, RIFIUTI,
SUOLO, ASPETTI
SOCIALI
NO
2012
NO
DTP 112 (SOIA
E CEREALI
SOSTENIBILI)
LIVELLO 3
A PREVALENZA
NAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SÌ
SOSTENIBILITÀ PRESTAZIONI/ FOOD (CEREALI E
AMBIENTALE E PRESCRIZIONI SEMI OLEOSI)
SOCIALE
SÌ
2013
NO
ECOLABEL
LIVELLO 6
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PUBBLICA
SÌ
EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ ALCUNE CATEGOATMOSFERA, PRESCRIZIONI/ RIE DI PRODOTTI
SCARICHI MIGLIORAMENTO (ES. CARTA,
NELLE ACQUE,
DETERSIVI E SARIFIUTI, SUOLO,
PONI, PRODOTTI
BIODIVERSITÀ,
TESSILI)
RISORSE NATURALI, ENERGIA,
RUMORE, ODORI
NO
1992
SÌ
NO
SÌ
203
203
/ TABELLA: ORIENTARSI TRA LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI
CERTIFICAZIONE
LIVELLI
NAZIONALE/
DI SISTEMA/
DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO
PRIVATA/
PUBBLICA
PRESENZA
DI MARCHIO PER
MERCATO FINALE
EMAS
LIVELLO 6
EXTRANAZIONALE
SISTEMA
PUBBLICA
NO
ENERGY STAR
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PUBBLICA
SI
FAIRTRADE
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SI
ASPETTI
PRINCIPALI
REQUISITI
RICHIESTI
SETTORI
DI
APPLICAZIONE
ESTENSIONE
ALLA
FILIERA
ANNO DI
NASCITA
COMPONENTE
AMBIENTALE
ESCLUSIVA
CERTIFICAZIONE
TUTTI
NO
1993
SÌ
GLOBAL G.A.P.
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
PRESTAZIONI/ APPARECCHIAPRESCRIZIONI TURE ELETTRONICHE, EDIFICI,
ELETTRODOMESTICI
NO
1992
NO
GLOBAL
RECYCLE
STANDARD
LIVELLO 5
EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PRODOTTI TESSIATMOSFERA, PRESCRIZIONI/ LI, ARTIGIANATO,
ACQUA,
DIVIETI
CIOCCOLATO, TÈ,
RIFIUTI, SUOLO,
CAFFÈ
BIODIVERSITÀ,
RISORSE NATURALI, ENERGIA,
RUMORE,
ODORI, STANDARD SOCIALI,
ECONOMICI
SÌ
GOTS (GLOBAL
ORGANIC
TEXTILE
STANDARD)
EMISSIONI IN MIGLIORAMENTO
ATMOSFERA,
SCARICHI
NELLE ACQUE,
RIFIUTI, SUOLO,
BIODIVERSITÀ,
RISORSE NATURALI, ENERGIA,
RUMORE, ODORI
ENERGIA
1997
PRIVATA/
PUBBLICA
PRESENZA
DI MARCHIO PER
MERCATO FINALE
ESTENSIONE
ALLA
FILIERA
ANNO DI
NASCITA
COMPONENTE
AMBIENTALE
ESCLUSIVA
PRODOTTO
PRIVATA
SI
FOOD SAFETY, PRESTAZIONI/ FOOD (PRODURINTRACCIABILI- PRESCRIZIONI ZIONE PRIMARIA
TÀ E GESTIONE,
- AGRICOLTURA,
EMISSIONI IN
ALLEVAMENTO,
ATMOSFERA,
ACQUACOLTUSCARICHI
RA) E PIANTE
NELLE ACQUE,
ORNAMENTALI
RIFIUTI, SUOLO,
BIODIVERSITÀ,
RISORSE NATURALI, ENERGIA,
RUMORE, ODORI,
ASPETTI SOCIALI
SÌ
2000
NO
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SI
RIFIUTI, RIRICLO, PRESTAZIONI/
ENERGIA, ACQUA, PRESCRIZIONI
ASPETTI SOCIALI,
SICUREZZA,
SALUTE
PRODOTTI
TESSILI
SÌ
2008
NO
LIVELLO 3
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SI
RISORSE, RI- PRESTAZIONI/
FIUTI, ENERGIA, PRESCRIZIONI/
SUOLO, RUMORE,
DIVIETI
SCARICHI IDRICI,
EMISSIONI IN
ATMOSFERA,
ASPETTI SOCIALI
PRODOTTI
TESSILI
SÌ
2005
NO
GREEN SEAL
(STATI UNITI)
LIVELLO 4
NAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SI
EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PIÙ CATEGORIE
ATMOSFERA, PRESCRIZIONI/ DI PRODOTTO
ACQUA,
DIVIETI
RIFIUTI, SUOLO,
BIODIVERSITÀ,
RISORSE NATURALI, ENERGIA,
RUMORE, ODORI,
SICUREZZA
NO
1989
NO
ISO 14001
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
SISTEMA
PRIVATA
NO
EMISSIONI IN MIGLIORAMENTO
ATMOSFERA,
SCARICHI
NELLE ACQUE,
RIFIUTI, SUOLO,
BIODIVERSITÀ,
RISORSE NATURALI, ENERGIA,
RUMORE, ODORI
NO
1996
SÌ
NO
FOS
(FRIENDS OF
THE SEA)
LIVELLO 5
NAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SI
BIODIVERSITÀ, PRESTAZIONI/ FOOD (SETTORE
ACQUA, ASPETTI PRESCRIZIONI
ITTICO)
SOCIALI
SÌ
2005
NO
FSC
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SI
BIODIVERSITÀ, PRESTAZIONI/ FORESTE, PROACQUA, RIFIUTI, PRESCRIZIONI DOTTI IN LEGNO,
SUOLO, RISORSE,
CARTA, DERIVATI
STANDARD
DALLA CELLUSOCIALI
LOSA, PRODOTTI
FORESTALI NON
LEGNOSI
SÌ
1993
NO
204
LIVELLI
NAZIONALE/
DI SISTEMA/
DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO
ASPETTI
PRINCIPALI
REQUISITI
RICHIESTI
SETTORI
DI
APPLICAZIONE
TUTTI
205
/ TABELLA: ORIENTARSI TRA LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI
CERTIFICAZIONE
LIVELLI
NAZIONALE/
DI SISTEMA/
DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO
PRIVATA/
PUBBLICA
PRESENZA
DI MARCHIO PER
MERCATO FINALE
ASPETTI
PRINCIPALI
REQUISITI
RICHIESTI
SETTORI
DI
APPLICAZIONE
ESTENSIONE
ALLA
FILIERA
ANNO DI
NASCITA
COMPONENTE
AMBIENTALE
ESCLUSIVA
CERTIFICAZIONE
ACQUA
MISURAZIONE
TUTTI
SÌ
2014
SÌ
MSC (MARINE
STEWARDSHIP
COUNCIL)
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
NF ENVIRONNEMENT (FRANCIA)
LIVELLO 4
NORDIC SWAN
ISO 14046
WATER
FOOTPRIN
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE PRODOTTO/
SISTEMA
PRIVATA
NO
ISO 14064
CARBON
FOOTPRINT
DI SISTEMA
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
SISTEMA
PRIVATA
NO
EMISSIONI GAS MISURAZIONE
SERRA
TUTTI
SÌ
2006
SÌ
ISO 14067 CARBON FOOTPRINT
DI PRODOTTO
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SÌ
EMISSIONI GAS MISURAZIONE
SERRA
TUTTI
SÌ
2013
SÌ
ISO 20121
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
SISTEMA
PRIVATA
NO
RISORSE,
PRESTAZIONI/
RIFIUTI, ACQUA, PRESCRIZIONI
EMISSIONI IN
ATMOSFERA,
RUMORE,
ENERGIA, SUOLO,
ASPETTI SOCIALI,
ECONOMICI
EVENTI
NO
2012
NO
ISO 50001
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
SISTEMA
PRIVATA
NO
TUTTI
NO
2011
SÌ
LEAF MARQUE
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SÌ
AGRICOLTURA
NO
2008
NO
LEED
MILIEUKEUR
(PAESI BASSI)
206
LIVELLO 4
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
A PREVALENZA
NAZIONALE
PRODOTTO
PRODOTTO
PRIVATA
PRIVATA
SÌ
SI
ENERGIA
MIGLIORAMENTO
ENERGIA,
PRESTAZIONI/
ACQUA, SUOLO, PRESCRIZIONI
EMISSIONI IN
ATMOSFERA, RIFIUTI, RISORSE,
ASPETTI SOCIALI,
ECONOMICI
ENERGIA,
MATERIALI,
EFFICIENZA
PRESTAZIONI /
PRESCRIZIONI
EDIFICI
EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PIÙ CATEGORIE
ATMOSFERA, PRESCRIZIONI/ DI PRODOTTO
ACQUA, RIFIUTI,
DIVIETI
SUOLO, BIODIVERSITÀ, ENERGIA, RUMORE E
ODORI, ASPETTI
SOCIALI
NO
NO
1998
1992
LIVELLI
NAZIONALE/
DI SISTEMA/
DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO
PRIVATA/
PUBBLICA
PRESENZA
DI MARCHIO PER
MERCATO FINALE
PRODOTTO
PRIVATA
SI
A PREVALENZA
NAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
LIVELLO 5
A PREVALENZA
NAZIONALE
PRODOTTO
ORGANIC
CONTENT
STANDARD
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
PANNELLO
ECOLOGICO
LIVELLO 2
ESTENSIONE
ALLA
FILIERA
ANNO DI
NASCITA
COMPONENTE
AMBIENTALE
ESCLUSIVA
BIODIVERSITÀ, PRESTAZIONI/ FOOD (PRODOTTI
ACQUA, ASPETTI PRESCRIZIONI
ITTICI)
SOCIALI
SÌ
1999
NO
SI
EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PIÙ CATEGORIE
ATMOSFERA, PRESCRIZIONI DI PRODOTTO
ACQUA,
RIFIUTI, SUOLO,
BIODIVERSITÀ,
ENERGIA,
RUMORE, ODORI,
ASPETTI SOCIALI
NO
1991
NO
PUBBLICA
SI
EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ ALCUNE CATEGOATMOSFERA, PRESCRIZIONI/ RIE DI PRODOTTI
ACQUA,
DIVIETI
(ES. CARTA,
RIFIUTI, SUOLO,
CANCELLERIA,
BIODIVERSITÀ,
STAMPANTI, IMRISORSE NATUBALLAGGI A USO
RALI E ENERGIA,
ALIMENTARE)
RUMORE E
ODORI
NO
1989
SÌ
PRODOTTO
PRIVATA
SI
RISORSE, RI- PRESTAZIONI/
FIUTI, ENERGIA, PRESCRIZIONI
SUOLO, RUMORE,
SCARICHI IDRICI,
EMISSIONI IN
ATMOSFERA,
ASPETTI SOCIALI
PRODOTTI
TESSILI
SÌ
2014
NO
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SI
PANNELLO
REALIZZATO AL
100% IN LEGNO
RICICLATO
NO
1995
SÌ
PEFC
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SI
BIODIVERSITÀ, PRESTAZIONI/ FORESTE, PROACQUA, RIFIUTI, PRESCRIZIONI DOTTI IN LEGNO,
SUOLO, RISORSE,
CARTA, DERIVATI
STANDARD
DALLA CELLUSOCIALI
LOSA, PRODOTTI
FORESTALI NON
LEGNOSI
SÌ
1998
NO
NO
NO
ASPETTI
RICICLO, RIUSO
PRINCIPALI
REQUISITI
RICHIESTI
DIVIETI
SETTORI
DI
APPLICAZIONE
207
/ TABELLA: ORIENTARSI TRA LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI
CERTIFICAZIONE
LIVELLI
NAZIONALE/
DI SISTEMA/
DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO
PRIVATA/
PUBBLICA
PRESENZA
DI MARCHIO PER
MERCATO FINALE
ASPETTI
PRINCIPALI
REQUISITI
RICHIESTI
SETTORI
DI
APPLICAZIONE
ESTENSIONE
ALLA
FILIERA
ANNO DI
NASCITA
COMPONENTE
AMBIENTALE
ESCLUSIVA
PROTOCOLLO
ITACA
LIVELLO 6
NAZIONALE
PRODOTTO
PUBBLICA
SÌ
ENERGIA
PRESTAZIONI /
PRESCRIZIONI
EDIFICI
NO
2004
NO
REMADE IN ITALY
LIVELLO 5
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SI
RICICLO
PRESTAZIONI/
PRESCRIZIONI
MATERIALI
RICICLATI,SEMILAVORATI E
PRODOTTI FINITI
CHE CONTENGONO MATERIALI
RICICLATI
SÌ
2013
SÌ
RSPO – OLIO
DI PALMA
SOSTENIBILE
LIVELLO 4
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SI
SUOLO,
PRESTAZIONI/ FOOD (OLIO DI
BUIODIVERSITÀ, PRESCRIZIONI/
PALMA)
TRACCIABILITÀ, MIGLIORAMENTO
ASPETTI SOCIALI
NO
2004
NO
RTRS – ROUND
TABLE FOR
SUSTAINABLE
SOY
LIVELLO 4
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SI
SUOLO,
MIGLIORAMENTO FOOD (SOIA)
BUIODIVERSITÀ,
TRACCIABILITÀ,
ASPETTI SOCIALI,
ECONOMICI
SÌ
2010
NO
STEP
LIVELLO 3
EXTRANAZIONALE
SISTEMA
PRIVATA
NO
RISORSE,
PRESTAZIONI/
RIFIUTI,
PRESCRIZIONI/
SCARICHI IDRICI,
DIVIETI
EMISSIONI IN
ATMOSFERA,
STANDARD
SOCIALI E
SICUREZZA
DEI PRODOTTI
(CHIMICA)
NO
2013
NO
UMWELTZEICHEN (AUSTRIA)
LIVELLO 4
NAZIONALE
PRODOTTO
PUBBLICA
SÌ
EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PIÙ CATEGORIE
ATMOSFERA, PRESCRIZIONI DI PRODOTTO,
ACQUA, RIFIUTI,
TURISMO
SUOLO, BIODIVERSITÀ, ENERGIA, RUMORE E
ODORI, ASPETTI
SOCIALI
NO
1990
NO
UNI 11233 –
PRODUZIONE
INTEGRATA
LIVELLO 5
NAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SÌ
BUONE PRATI- PRESCRIZIONI FOOD (ORTOCHE AGRICOLE
FRUTTA, FRESCA
E TRASFORMATA)
SÌ
2009
NO
208
PRODOTTI
TESSILI
CERTIFICAZIONE
LIVELLI
NAZIONALE/
DI SISTEMA/
DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO
PRIVATA/
PUBBLICA
PRESENZA
DI MARCHIO PER
MERCATO FINALE
UTZ
LIVELLO 4
EXTRANAZIONALE
PRODOTTO
PRIVATA
SÌ
V.I.V.A.
SUSTAINABLE
WINE
LIVELLO 4
NAZIONALE
PRODOTTO
PUBBLICA
SÌ
ASPETTI
PRINCIPALI
REQUISITI
RICHIESTI
SETTORI
DI
APPLICAZIONE
SOSTENIBILITÀ MIGLIORAMENTO FOOD (CAFFÈ,
SOCIALE, ACQUA,
CACAO, NOCCIOENERGIA,
LE E TÈ)
RIFIUTI, BIODIVERSITÀ, SUOLO,
CAMBIAMENTI
CLIMATICI
EMISSIONI IN PRESTAZIONI/
ATMOSFERA, PRESCRIZIONI
ACQUA, SUOLO
FILIERA
VITE-VINO
ESTENSIONE
ALLA
FILIERA
ANNO DI
NASCITA
COMPONENTE
AMBIENTALE
ESCLUSIVA
SÌ
2002
NO
SÌ
2011
NO
209
/ NOTE
NOTE
[1]
D’ora in avanti, nel presente lavoro, si farà riferimento a marchi,
[8]
Per approfondimenti sul tema si veda http://saponetteverdi.
no di Categoria 1B/2, mentre era stata classificata come un cancerogeno
maniera significativa lo stato iniziale dell’impresa).
certificazioni e standard ambientali indicandoli, nel complesso, come
com/2012/01/10/iso-14063-linee-guida-per-la-comunicazione-ambienta-
di Categoria 2/3 (dal Regolamento (CE) n. 1272/2008.
[17]
‘certificazioni ambientali’, ‘marchi ambientali’, ‘marchi ecologici’.
le/5 Ved. anche appendice 2.
[14]
posito del proprio Bilancio al Registro delle Imprese. Una condizione
[2]
Per una descrizione dei pricipali green standard si veda l’appendice 1
[9]
in Europa, accreditato dall’ IOAS-International Organic Accreditation Service.
dell’approccio adottato riguarda l’implicita esistenza al 2013 delle azien-
[3]
Un numero maggiore di soggetti terzi coinvolti nel processo di certifi-
[10]
[15]
de esistenti al 2009. In altre parole sono state necessariamente escluse
Si veda la bibliografia in appendice
La norma ISO 22005 sulla rintracciabilità di filiera nasce sulla scorta
Organismo di certificazione italiano di prodotti biologici e uno dei maggiori
Si può parlare in tal caso del “Problema fondamentale dell’inferenza cau-
I dati di bilancio sono ottenibili per società di capitali tenute al de-
cazione porta con sé evidentemente maggiori garanzie. Non è necessa-
delle norme UNI 10939, dal lavoro di un ente italiano (CSQA), riconosciuto
sale” (si veda P.W. Holland, Statistical and Causal Inference, Journal of the
dall’analisi società la cui attività si è conclusa nell’intervallo 2009-2013.
riamente vero il contrario, come dimostra il caso di Detox (Greenpeace):
prima a livello europeo e poi internazionalmente recepito nelle norme ISO.
American Statistical Association, Vol. 81, No. 396 (Dec. 1986), 945-960.
[18]
nonostante si collochi in questa classificazione solo al secondo livello,
[11]
[16]
Andrebbe considerato che questa “certificazione” costituisce una “as-
imprese extra-agricole, attraverso la procedure di accoppiamento di archivi
grazie a meccanismi che garantiscono la trasparenza (anche col coin-
Paesi, è flessibile (prevede formulazioni differenziate tra nuove costruzioni,
severazione” della sostenibilità (in termini di CO2 NON emessa) dei bioli-
si è registrata una diminuzione del collettivo di partenza di circa il 14%,
volgimento indiretto del pubblico dei consumatori) offre livelli molto alti di
edifici esistenti, piccole abitazioni) articolato e molto rigoroso.
quidi o biocarburanti immessi in commercio ai fini e ai sensi della direttiva
riguardante imprese agricole, associazioni e altre forme specifiche escluse
sicurezza riguardo alle affermazioni delle imprese.
[12]
La Rete CARTESIO (Cluster, Aree Territoriali e Sistemi di Impresa
2009/28/CE. Chi vuole commercializzare bioliquidi e/o biocarburanti cui
dalla operazione di record linkage e pertanto dalle analisi successive.
[4]
Omogenei, www.retecartesio.it) è una rete coordinata dalle Regioni Emilia
sono riconosciuti gli incentivi previsti dalla UE, è tenuto “ope legis” ad ot-
[19]
dell’Ambiente.
Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Sardegna e Toscana per sviluppare
tenere questa certificazione (tipicamente di prodotto). Ai fini della ricerca,
studio, vista soprattutto la mancanza delle aziende agricole con certifi-
[5]
approcci sostenibili alla gestione del territorio. La Rete ricerca e promuove
pur trattandosi di una certificazione volontaria (è sempre possibile rinun-
cazione biologica, e la non esaustività delle imprese certificate censite.
ciare agli incentivi e agevolazioni suddette), il dato di crescita risultante
[20]
Per la nota informativa sul sondaggio ved. Appendice 3.
Ipsos, “REPUTAZIONE E CRISIS MENAGEMENT”, rilevazione 20-27
Ogni Paese ne ha uno: quello italiano è istituito presso il Ministero
Il sistema di gestione ambientale rappresenta uno strumento che per-
mette ad un’organizzazione di rispettare le normative vigenti e di svilup-
Leadership in Energy and Environmental Design. Applicato in oltre 140
soluzioni collettive fondate sulla collaborazione tra soggetti pubblici e pri-
Si tenga conto che nel passaggio da unità in possesso di certificazioni a
I risultati sono relativi esclusivamente all’universo di riferimento dello
pare un sistema di autocontrollo che identifica e gestisce gli impatti che
vati attivi su Cluster o Aree Omogenee. Per Cluster ed Aree Omogenee si
potrebbe essere influenzato dal fatto che alcune (molte) imprese sono
[21]
essa ha o potrebbe avere sull’ambiente.
intendono aree industriali, aree urbane e altri ambiti territoriali con proble-
nate per effettuare questo business. Quindi, prima di certificarsi il loro fat-
ottobre, Indagini CAWI, 900 interviste, campione nazionale rappresenta-
[6]
matiche e sinergie simili.
turato potrebbe essere stato minimo, o addirittura zero, dopo la certifica-
tivo popolazione 18-74 anni.
tion-with-a-certification-for-event-sustainability--7166
[13]
La formaldeide è stata recentemente riclassificata, riconoscendone la
zione il business è stato avviato, e quindi la performance statisticamente
[22]
[7]
maggiore nocività, nel Regolamento (UE) n.605/2014 come un canceroge-
molto alta, seppure ottenuta in modo del tutto particolare (influenzando in
Vito Gulli.
https://www.dnvgl.com/news/milan-expo-2015-first-universal-exposi-
Ved. anche appendice 2.
210
Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito
211
/ NOTE
[23]
Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito
[29]
Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito
Marco Caprai.
Alessandro Saviola, Alberto Bottoli ed Enrico Canoro.
[24]
[30]
Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito
Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito
Mimmo Casillo e Rocco Modugno.
Gabriele Centazzo.
[25]
[31]
Per il presente capitolo si ringraziano per le informazioni e l’aiuto fornito
Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito
Giovanni Bozzo e Riccardo Mongiovetti.
Giovanni Zucchi e Anna Bonisoli Alquati.
[26]
[32]
Per il presente capitolo si ringraziano per le informazioni e l’aiuto
I livelli, secondo questo schema di classificazione, riflettono il nu-
fornito Stefano Torrenti e Sara Abbatecola.
mero di soggetti coinvolti nel processo di certificazione, secondo lo
[27]
schema illustrato nel cap.1.2.: un numero maggiore porta con sé, gene-
Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito
Giuseppe Pinzolo e Stefano Carniccio.
ralmente, maggiori garanzie. Non è necessariamente vero il contrario.
[28]
Vedi il relativo capitolo.
Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito
Angelo Radici e Filippo Servalli.
CERTIFICARE PER
COMPETERE
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212
213
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