difesa nel jeet kune do - Tui

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difesa nel jeet kune do - Tui
DIFESA NEL JEET KUNE DO
Articolo di Tim Tackett - Budo International - Anno IX - N.96 - Maggio 2006
Preso da: http://www.umbertoburoni.it
Nel Jeet Kune Do la difesa è trattata in maniera diversa
rispetto alle altre Arti che ho studiato in passato.
Le Arti che studiai negli anni sessanta, dal Karate al Kung
Fu, si basavano soprattutto sul metodo di allenamento del
bloccare e colpire.
Ovvero, il vostro avversario vi sferra un pugno e voi lo
bloccate e contrattaccate con un altro pugno.
Quando iniziai a praticare JKD mi resi conto fin da subito
che Bruce Lee possedeva un'idea completamente
differente della difesa.
L'idea di Bruce si basava sul controllo della distanza e del
tempo. Molte delle sue idee sulla difesa provenivano dalla
Scherma Occidentale. Il nome stesso Jeet Kune Do deriva
dalla tecnica di difesa basilare del bloccare il colpo.
La teoria della Scherma Occidentale sostiene che il metodo
più efficace per affrontare l'attacco di un avversario è
quello di intercettarlo prima che si completi.
L'idea è quella di colpire p e r primi.
Tuttavia non è facile farlo, in quanto è necessario molto
allenamento e l'abilità di leggere la preparazione
dell'attacco da parte dell'avversario.
Gli spadaccini definiscono questo tipo di difesa "attacco
sulla preparazione", se sei sufficientemente rapido, o
"attacco su ricezione", se non sei in grado di percepire la preparazione dell'avversario.
Qualsiasi attacco di un avversario può essere suddiviso in fasi.
Per attaccarci l'avversario dovrà prima di tutto pensare a quale attacco utilizzerà.
Questa fase la denominiamo intenzione.
Inoltre può eseguire una qualche preparazione per sferrare il suo attacco. Ad esempio se ritira leggermente
la mano all'indietro prima di sferrare il suo pugno e noi lo colpiamo prima che lanci l'attacco, lo chiamiamo
"attacco sulla preparazione".
Quest'ultimo è molto difficile da realizzare, in quanto si ha bisogno di molta velocità e di riflessi.
La fase seguente si denomina "attacco su ricezione": quando il nostro avversario ha già sferrato un pugno e
noi siamo in grado di colpirlo prima che il pugno raggiunga tutta la sua estensione.
La fase seguente si denomina "attacco finale".
Questo significa che colpiamo l'avversario quando il suo arto attaccante è completamente esteso.
Gli spadaccini lo denominano "time hit" (colpo a tempo).
L'ultima fase è chiamata "attacco in recupero": quando colpiamo l'avversario giusto nel momento in cui sta
ritirando l'arto col quale ci ha attaccato.
Per eseguire qualsiasi attacco dobbiamo controllare la distanza tra noi e l'avversario.
Gli spadaccini parlano di mantenere "la misura della lotta". Quest'ultima viene anche chiamata "distanza
critica". Nella Scherma questo si verifica quando cerchiamo di stare leggermente fuori della portata della
spada del nostro avversario ed egli è costretto a fare un passo in avanti, se vuole raggiungerci con la sua
spada.
Se non manteniamo questa distanza e permettiamo all'avversario di attaccarci con la spada senza
avvicinarsi di un passo, con ogni probabilità ci raggiungerà, perché la nostra risposta avrà un ritardo.
Nel JKD cerchiamo di mantenerci leggermente fuori della portata del colpo del dito del nostro avversario,
la sua arma più lunga in un attacco con la mano. Mantenendo questa distanza staremo anche fuori della
portata del calcio della sua gamba arretrata, quindi potrà colpirci solo con le dita del piede, sempre che
non si sposti in avanti. Qualsiasi altro calcio richiede un passo in avanti o un giro.
Tutto ciò ci può dare il tempo per contrattaccare il suo calcio.
Quando qualcuno utilizza il metodo di difesa di bloccare e colpire, indipendentemente dalla rapidità di
esecuzione, si creerà un lasso di tempo tra il suo blocco ed il suo pugno. Questo permetterà ad un lottatore
intelligente di approfittare di questo periodo di tempo. Ed è qui che entrano in gioco le finte.
Una finta è un colpo simulato che invita ed attrae l'avversario a bloccare un attacco che non verrà mai
realizzato del tutto. Una finta può sembrare l'inizio di una tattica offensiva solida. Funziona in questo
modo: se sferriamo un colpo diretto a mo' di finta verso la testa del nostro avversario e lui comincia a
bloccarlo, aprirà contemporaneamente il suo asse centrale, permettendoci di colpirlo con un pugno
posteriore diretto prima che possa contrattaccare con il suo pugno. Si cercherà di controllare il tempo tra il
suo blocco ed il suo colpo.
Bruce Lee si rese conto che bloccare e schivare erano i metodi di difesa più inefficaci che potevano usarsi
contro un attacco, perché lasciano ad un avversario intelligente il tempo di colpirci.
Benché schivare sia meglio di bloccare, dato che se si esegue la schivata correttamente non si tende ad
aprire il proprio asse centrale, Bruce non voleva che i suoi allievi schivassero un attacco, a meno che non
avessero altri rimedi.
Egli definiva bloccare e schivare "movimenti passivi" e voleva che i suoi allievi li evitassero, sempre che
fosse possibile farlo. Voleva che i suoi allievi si mostrassero "attivi", non "passivi" e per questa ragione si
concentrò sullo schema della Scherma Occidentale, che tenta di attaccare all'interno dell'attacco
dell'avversario, invece di bloccare.
In un prossimo articolo entrerò con maggior dettaglio sui diversi metodi di difesa.