Uscite in tempo - Passione scherma

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Uscite in tempo - Passione scherma
Uscite in tempo
Vorrei affrontare l’argomento proponendo inizialmente una riflessione sulla comune
dicotomia attacco – difesa, considerandola in prospettiva di percorso spaziale.
Il primo, l’attacco, si propone innanzitutto di riuscire a sorpassare la barriera
costituita dal potenziale lavoro di difesa che può svolgere il braccio armato nemico: la
tecnica a questo proposito offre il noto ventaglio di azioni di offesa, semplici o composte.
In un secondo tempo, riusciti comunque a passare indenni la zona di azione del braccio
armato avversario, il problema diventa squisitamente spaziale: spostarsi ulteriormente in
avanti per annullare la residua distanza con l’avversario e per arrivare a toccare il
bersaglio prestabilito. Questa, in genere, è l’accezione di attacco.
Il secondo termine della dicotomia, la difesa, per contro evoca istintivamente
un’attesa, un arroccarsi sulla propria posizione per reggere l’urto dell’attacco avversario.
Ciò è perfettamente calzante nel caso della difesa col ferro, ovvero nel caso delle
parate: l’avversario ha profuso tutte le sue energie nel far esplodere l’affondo, è uscito
quindi dal suo rassicurante castello di difesa, mentre chi subisce l’attacco, stando in
guardia, è idealmente sugli spalti della sua magione, pronto a respingere l’attacco
colpendo poi con l’occasione di rimando l’aggressore.
In sintesi tale dinamica consiste in un’iniziativa che porta ad uno spostamento in
avanti e in una reazione che si propone di colpire di rimessa.
Nelle parti precedenti di questo lavoro abbiamo visto che il difensore, in risposta
all’avvicinamento dell’avversario, può optare, a seconda dei casi, tra diversi ambiti
spaziali: attenderlo sul posto, indietreggiare per sottrarsi alla traiettoria balistica
dell’attacco, oppure applicare una forma mista di difesa, cioè di misura e col ferro, per
smorzare l’impeto e la potenza del colpo.
Stare fermo, arretrare; spazialmente manca un’altra alternativa possibile: andare in
avanti, cioè , in un certo senso, attaccare.
Senza dubbio siamo in presenza di un certo ribaltamento concettuale rispetto ad un
normale pensare.
D’altra parte, mi viene in mente, che talvolta gli incendi vengono spenti col fuoco;
nel senso che per fermarne il fronte di avanzamento, vengono tagliate alcune strisce di
alberi e arbusti e poi viene dato artatamente fuoco a quelli che restano in direzione
dell’incendio per creare ulteriore spazio vuoto e bloccare quindi le fiamme.,
Ebbene questo concetto nella teoria schermistica sta alla base delle uscite in
tempo; lo stesso termine sottolinea che lo schermitore deve uscire dalla sua guardia nel
momento opportuno per andare incontro all’avversario e interrompere la sua azione
d’attacco.
Nient’altro che un gioco d’anticipo, come si può trovare in tante altre discipline
sportive: il tennista va incontro alla palla per colpirla prima, il calciatore spostandosi in
avanti intercetta il passaggio fatto al giocatore che marca e così via.
Nella scherma, come vedremo più appresso in dettaglio, ci si proietta in avanti: lo
farà solo il braccio armato, lo farà tutto il corpo, saranno presi accorgimenti importanti
come l’opposizione di pugno…ma il fondamento comune, l’elemento basilare del colpo,
sarà quello di sottrarre lo spazio vitale allo sviluppo totale dell’attacco avversario.
Ecco cosa può osservare un osservatore esterno alla pedana nel caso
dell’applicazione di un’uscita in tempo: la misura iniziale tra i contendenti non si restringe
solo per effetto dell’attacco, ma allo spostamento di quest’ultimo si somma anche quello di
chi esce in tempo. All’attacco manca lo spazio per svilupparsi e, tranne i colpi d’inquartata
e di passata sotto, se l’uscita in tempo è ben eseguita l’attacco non arriverà mai a
conclusione completa.
La tecnica del braccio armato s’incentrerà di conseguenza sul mantenere la punta
sull’avversario in questo procurato avvicinamento al corpo del nemico, mentre
quest’ultimo, sarà impossibilitato a portare il colpo proprio in quanto il suo ferro sarà stato
deviato al di fuori del bersaglio, che risulterà troppo vicino per essere colpito.
E’ anche opportuno sottolineare che in questo genere di stoccata difensiva c’è
anche il risparmio di un tempo tecnico: mentre nella difesa col ferro prima si para e poi si
risponde, scandendo quindi due battiti esecutivi, nell’uscita in tempo, invece, il colpo ha un
solo ed unico ambito realizzativo.
La stessa dizione in tempo, sottolinea tutta l’importanza della scelta del momento
opportuno per scatenare l’uscita in tempo: l’argomento sarà trattato nella seconda parte di
questo lavoro, quella appunto dedicata in modo specifico alla dimensione temporale
dell’assalto.
Qui è sufficiente evidenziare le ovvie negative conseguenze derivanti da una
erronea scelta dell’istante per uscire in tempo: se il gesto viene troppo anticipato,
l’avversario è ancora spazialmente in tempo per rendersi conto a cosa va incontro e può
facilmente o modificare la sua azione oppure interromperla; al contrario se il gesto viene
applicato in ritardo, progressivamente verrà meno la sua efficacia, sino a renderlo
completamente inutile.
Quindi nello sviluppo dell’attacco avversario, sia in relazione al tempo che allo
spazio, ci sarà solo un ristretto intervallo in cui poter proficuamente intervenire con l’uscita
in tempo.
Tanto è temuto questo colpo, almeno nella versione del colpo d’arresto, che la
Convenzione lo vincola alla precedenza di almeno un tempo schermistico nei confronti
dell’attacco, prescindendo quindi in modo assoluto da un concetto di precedenza
temporale del colpo. In altre parole su una botta dritta, in linea di principio, non esiste nel
fioretto e nella sciabola la possibilità di tirare un colpo d’arresto. Solo, se l’attacco
avversario è composto, ci sarà questa chance e i momenti d’intervento saranno dipendenti
dal numero di finte: su una finta un solo colpo d’arresto, su due finte due colpi (arresto in
primo tempo e arresto in secondo tempo ).
Questi sono i concetti spaziali che stanno alla base della categoria “uscite in
tempo”; ora, di seguito, passeremo in rassegna tutti i colpi teorizzati dai trattati e in
quest’occasione avremo la possibilità di capire altre cose importanti dello scontro sulla
pedana.
Innanzitutto che spesso sarà la stessa cattiva esecuzione dell’attacco avversario a
suggerire direttamente un’uscita in tempo: la poca precisione, la poca determinazione e la
poca velocità rendono vulnerabile qualsiasi tipo di attacco, che quindi può essere
facilmente stoppato, ribaltando fulmineamente le dinamiche originarie dell’azione.
In secondo luogo che alcune tipologie di uscita in tempo sono vincolate da
determinati atteggiamenti tecnici dell’avversario, confermando anche in questo settore il
valore della contraria come risposta idonea ad un certo tipo di specifica proposizione
dell’antagonista.
Infine, considerazione d’importantissima valenza tattica, che chi si difende lo può
fare anche attaccando l’attaccante: lo schermitore che entra nella determinazione di
sviluppare un’azione d’attacco si può aspettare dal proprio avversario come reazione,
proprio di tutto.
Questo si riallaccia anche ad uno dei postulati fondamentali della scherma: la
miglior difesa è quella di non dare mai all’avversario un riferimento preciso e costante sulle
proprie reazioni; il segreto (se poi è un segreto!) è quello di cercare di alternare il maggior
numero possibile di modalità difensive offerte dalla tecnica schermistica.
Tipologie delle uscite in tempo:
-
Colpo d’arresto
Elusioni in tempo: cavazione in tempo oppure circolata in tempo
Schivate: passata sotto oppure inquartata
Imbroccata
Appuntata
contrazione