OK libretto video the well:129,5

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OK libretto video the well:129,5
acqua
BENE COMUNE
STRUMENTO DI PACE
Il presente fascicolo, allegato al DVD THE WELL - Voci d’acqua dall’Etiopia,
è stato realizzato da
nell’ambito del progetto “Acqua bene comune, Acqua strumento di pace - attività di
sensibilizzazione per l'Anno Internazionale della cooperazione nel settore idrico”
in partenariato con Esplorare la Metropoli
con il contributo di
Premessa
L’iniziativa ACQUA BENE COMUNE.
ACQUA STRUMENTO DI PACE ha avuto
come punto di partenza delle attività sul
territorio di Torino e provincia THE WELL
– Voci d’acqua dall’Etiopia. Il film documentario ci porta nella Regione Oromia, al confine con il Kenya, dove la
troupe di Esplorare la Metropoli è stata
accompagnata dallo staff locale di LVIA
all’incontro con i Borana. Questa popolazione di pastori seminomadi, da secoli nella stagione secca sfrutta antichi
pozzi scavati a mano chiamati pozzi cantanti, in ragione degli interminabili canti
che accompagnano il lavoro dei giovani
pozzaioli. L’uso di questi pozzi permette il
superamento della stagione secca in attesa che tornino le piogge, sempre più
scarse in un mondo messo a dura prova
da cicli climatici sempre meno prevedibili, da incaute politiche di sviluppo e da
trasformazioni politiche che hanno visto
la voce stessa delle comunità pastorali sistematicamente emarginata. L’acqua rappresenta per i Borana un elemento
centrale ed il suo uso è regolato attraverso istituzioni sociali complesse e raffinate, collaudate e rinnovate nel corso del
tempo attraverso modalità di consenso,
che hanno portato alla definizione dei
Borana come di una società assembleare (Marco Bassi). Si tratta di regole
che normano l’uso dei pozzi – fonte della
vita di persone e mandrie – secondo
principi di gestione sostenibile delle risorse naturali, responsabilità comunitaria,
accoglienza nei riguardi dello straniero.
L’acqua è una risorsa essenziale, ma limitata. L'uso sconsiderato delle riserve
disponibili, gli elementi politici di squilibrio nelle condizioni di accesso, una
sempre maggiore pressione della popolazione mondiale, l'effetto dei cambiamenti climatici: questi sono alcuni
dei fattori che aumentano le tensioni e
la competizione attorno all'uso dell'acqua in molte aree del pianeta.
Nel linguaggio economico un bene con
le sue caratteristiche, viene definito a domanda rigida: la quantità domandata è
poco sensibile alle variazioni di prezzo,
per cui l’acqua suscita grande interesse
per il settore profit. E così si verifica sempre più spesso che la gestione del servizio idrico venga piegata a logiche di
mercato.
THE WELL ci presenta invece un’esperienza diversa: i Borana in una delle regioni più aride della terra, rappresentano
la comunità umana che persegue l'obiettivo di gestire al meglio la preziosa risorsa, affinché essa sia disponibile per
tutti. L’acqua non viene venduta o comprata: la contropartita del suo uso non è
il denaro ma la relazione, che rinforza la
comunità e rende possibile lo sfruttamento stesso di ogni pozzo.
Gestire una sorgente d'acqua non ne
determina la proprietà privata, perché
l’ACQUA è VITA!
Su questo tema, sulla scelta - che è innanzitutto culturale e sociale - fra una visione dell’acqua BENE COMUNE oppure
tout court BENE ECONOMICO, siamo invitati dai registi Paolo Barbieri e Riccardo
Russo di Esplorare la Metropoli a prendere una posizione, approfondendo e informandoci ulteriormente sul tema: il
nostro essere cittadini del mondo ci richiama al senso della responsabilità e
della scelta, per garantire la vita oggi e
per definire scenari di sostenibilità e di
giustizia per le generazioni future.
Approfondimento sul film al sito
www.thewell.it
La visione della comunità internazionale su ACQUA,
IGIENE e l’importanza della COOPERAZIONE
Nel 2010 una Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU* ha sancito il fodamentale diritto all’acqua e ai servizi
igienici, segnando una svolta epocale.
Per decenni siamo stati “costretti” a mediare il diritto all’acqua – mai esplicitato
– dal diritto alla vita e alla salute: come
a dire che fino al 2010 si è ritenuto che
fosse “evidentemente” da garantire a tutti
l’accesso all’acqua, come all’aria! Perché
come l’aria, l’acqua è alla base della vita.
Eppure si è giunti ad un punto in cui si è
reso necessario dichiarare, esplicitandolo,
il diritto all’acqua.
Per vari motivi: per il numero sempre
troppo elevato di persone che nel
mondo non hanno accesso all’acqua
(nonostante la conoscenza e le tecnologie renderebbero possibile l’accesso almeno per assicurare a tutti la quantità
minima indispensabile stabilita dall’OMS
in 25 litri procapite/giorno); per l’evidente e crescente mercificazione globale
dell’acqua, un fenomeno che tende a
spostare l’acqua dall’asse BENE/DIRITTO
a quello BISOGNO/MERCE.
*Risoluzione ONU GA/10967 del 28/7/2010
La Risoluzione dell’ONU afferma dunque
l’accesso all’acqua “diritto fondamentale e fondante per il pieno godimento
di altri diritti: alla vita, alla salute, all’istruzione”.
In un’ottica di sussidiarietà con le istituzioni e con le comunità locali, individua la
cooperazione internazionale come
strumento per ristabilire gli equilibri
mondiali nell’accesso all’acqua, per garantire strutture, costruire una governance locale dell’acqua e dei servizi
igienici.
Nel 2013 poi, a sostegno ulteriore dell’impegno assunto nel 2010, le Nazioni
Unite hanno deciso di proclamare l’Anno
Internazionale della Cooperazione nel
Settore Idrico: l’occasione per costruire
una piattaforma per far convergere gli
impegni presi sia dal Sistema Nazioni
Unite, sia da altre organizzazioni regionali
o internazionali, dai governi, dalla società
civile e dalle imprese, anche al fine di
sensibilizzare l’opinione pubblica sui
problemi legati alle risorse idriche e sulle
possibili soluzioni, in modo da sviluppare
un ambiente favorevole alla nascita di
nuove idee, per trovare il modo più efficace di raggiungere gli obiettivi concordati a livello internazionale sull’acqua,
garantire equità e pace.
acqua BENE COMUNE
Nel riflettere sulla definizione di BENI
COMUNI, facciamo riferimento al lavoro
svolto dalla Commissione Rodotà per la
modifica delle norme del Codice Civile in
materia di beni pubblici,* che al comma
3 dell’Articolo unico del disegno di legge
delega, prevede come criterio direttivo
generale: “c) Previsione della categoria
dei beni comuni, ossia delle cose che
esprimono utilità funzionali all’esercizio
dei diritti fondamentali nonché al libero
sviluppo della persona. I beni comuni
devono essere tutelati e salvaguardati
dall’ordinamento giuridico, anche a beneficio delle generazioni future.”
L’acqua, diritto umano fondamentale,
rientrerebbe quindi a pieno titolo nel novero dei BENI COMUNI. Il lavoro della
commissione resta oggi a nostra disposizione come traccia di ragionamento e riflessione sui beni pubblici, perché con il
cambio di Governo della primavera del
2008, dopo la sola presentazione al Senato, rimase lettera morta. Nella nostra
giurisprudenza non resta che far riferimento alla sentenza della Corte Costituzionale 210/’87 che annoverando l’acqua
tra i beni ambientali, consegna allo Stato
in via esclusiva la funzione di salvaguardia
sia per la tutela delle acque che per la
loro fruizione. Nel corso dell’ultimo decennio si è affermato, a sostegno delle
privatizzazioni, che l’acqua è un bene
pubblico mentre il servizio idrico può essere affidato in gara a privati per ottimizzarne la gestione. Ma è possibile
considerare l’acqua un bene comune,
pubblico e privatizzare la gestione del servizio idrico, pur con “l’obiettivo di favorire
la diffusione dei principi di concorrenza,
libertà di stabilimento e libera prestazione
dei servizi”?*
A parere di molti, fra cui LVIA, privatizzarne la gestione è privatizzare l’acqua.
Dalle esperienze in corso in molte parti
del mondo non è nemmeno dimostrata
la corrispondenza fra forma giuridica privata del gestore e la maggiore efficienza
nella gestione del servizio, con corrispondente il miglior servizio per l’utente finale!
Così Parigi per prima, Berlino, Madrid,
Grenoble - in Europa - e in Italia, Napoli
e Palermo, hanno ri-pubblicizzato il servizio idrico perché insoddisfatte della gestione privata e per assicurare la piena
applicazione del principio dell’accesso
all’acqua per tutti.
*Art. 23 bis DL 112/2008
*Istituita presso il Ministero della Giustizia
con Decreto del Ministro il 21 giugno 2007,
in vista della riforma del Titolo II, Libro III del
Codice Civile del 1942, nonché di altre parti
Sulle diverse posizioni:
www.worldwaterforum6.org/en/
www.acquabenecomune.org
www.eaudeparis.fr
acqua STRUMENTO DI PACE
Difendere l’acqua pubblica, gestire in
modo democratico e partecipato sui
territori la gestione del servizio idrico, gestire le acque transnazionali secondo
modalità definite da trattati che garantiscano le popolazioni locali, può costituire una buona base di partenza per la
costruzione di scenari futuri di pace.
Ismail Serageldin, vicepresidente della
Banca Mondiale, nel 1995 affermò: “Se
le guerre del XX secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del XXI
avranno come oggetto del contendere
l’acqua”. L’intera storia dell’umanità ha
visto questa risorsa scarsa - essenziale
per la vita di uomini, animali e per irrigare
i campi, fulcro di importanti civiltà – al
centro di dispute e conflitti per il suo controllo. Ma possiamo affermare che, come
nel XX secolo il petrolio ha disegnato la
mappa geopolitica del globo, in futuro –
in uno scenario caratterizzato da scarsità
d’acqua sempre più importante, unitamente ad una forte crescita demografica
- la vitale risorsa sarà sempre più al centro del sistema di potere e di controllo,
nonché motivo di conflitto. A meno che
la comunità umana, sulla spinta anche
della società civile che in modo costante
e importante preme per la piena attuazione del diritto fondamentale all’acqua,
non riuscirà a gestire l’acqua come bene
comune. Questa è la vera sfida per il futuro delle nuove generazioni.
Da Le guerre per l’acqua, di Mohammed
Mesbahi, 2006:
Nel 1979 Sadat disse: “L’unica questione
che può portare di nuovo l’Egitto in
guerra è l’acqua”. La sua minaccia era
diretta all’Etiopia. Re Hussein di Giordania disse la stessa cosa nello stesso
anno e la sua minaccia era diretta ad
Israele. Negli anni ’80 i servizi segreti del
governo statunitense valutarono dieci
luoghi in cui sarebbero potute scoppiare
guerre per l’acqua: Giordania, Israele,
Cipro, Malta, la penisola araba, Algeria,
Egitto, Marocco, Tunisia e lo Yemen. Più
di 200 sistemi fluviali attraversano i confini internazionali (sono le cosiddette
Acqua transnazionali). Nel 1999 Gheddafi ammonì che la “prossima guerra
nel Medio Oriente potrebbe riguardare
la diminuzione delle scorte d’acqua”.
Altri affermano che i conflitti passati e
presenti nel Medio Oriente hanno sempre riguardato l’acqua. La scarsità d’acqua in Medio Oriente è veramente
critica. Il 4,5% della popolazione mondiale vive nell’area che contiene metà
del petrolio mondiale, il 2% delle precipitazioni e lo 0,4 % delle scorte d’acqua
recuperabili del mondo. È una delle regioni del mondo più colpite dal problema della carenza idrica, con livelli
qualitativi che si vanno deteriorando e
scorte d’acqua che vanno scemando. Si
prevede che la scorta idrica pro capite in
Arabia, entro il 2030, si ridurrà della
metà.
Invitiamo a consultare la pagina in cui sono riportate guerre e dispute per l’acqua
in una mappa storico-geografica: www.worldwater.org/conflict/map/
Chi è la LVIA?
La LVIA – Associazione di Solidarietà e di
Cooperazione Internazionale, è un'organizzazione non governativa (ONG) presente in Africa da quasi 50 anni. Realizza
programmi di sviluppo per valorizzare
l’impegno, le capacità e le risorse delle
comunità locali nello sradicamento
della povertà e nel miglioramento
delle condizioni di vita.
Riconosciuta dall'Unione Europea e dal
Ministero degli Affari Esteri, la LVIA ha inviato, dopo un’adeguata formazione culturale e professionale, centinaia di
volontarie e volontari a lavorare al fianco
delle popolazioni dei paesi più poveri del
mondo.
Per LVIA l’acqua è il primo dei diritti
umani e fu in questo settore che iniziò
ad operare nel 1967 in Kenya. Con quel
primo intervento iniziò la Storia d’Acqua
scritta insieme a tanti partner africani:
alle comunità rurali e quelle urbane; alle
autorità locali competenti in materia di Risorse Idriche; ai Ministeri, che per l’esperienza maturata dall’associazione hanno
chiamato LVIA a collaborare.
Com’è successo anche in Etiopia, in territorio Borana, dove la LVIA ha collaborato
per trovare soluzioni alla grave carenza
idrica: nel film è documentato lo scavo
in profondità della rampa d’accesso al
pozzo tradizionale e la riabilitazione di
un sistema di pompaggio non funzionante e che oggi è della comunità che lo
autogestisce: infatti, nello stile LVIA, alle
comunità locali viene trasferito il knowhow per la gestione delle opere che, a
pieno diritto, saranno della Comunità.
Dal 2003 LVIA è attiva in Italia con Acqua
è Vita, la Campagna di sensibilizzazione
e raccolta fondi lanciata allo scopo di offrire opportunità di cittadinanza attiva
per l’acqua e per partecipare al cofinanziamento di progetti in Africa.
“Riteniamo che l’accesso all’acqua sia
un diritto inalienabile della persona e
ci impegniamo a far sì che venga riconosciuto come tale e applicato a
tutti i livelli, locale, nazionale e internazionale”
(Da “I principi di Acqua è Vita”).
Per info: www.lvia.it e www.acquaevita.it
L’importanza per LVIA di una gestione democratica
e responsabile della risorsa acqua
Promuovere il diritto all’acqua migliorando l’accesso all’acqua pulita e
l’igiene è, sin dalle origini, parte fondamentale della missione di LVIA. I richiami
importanti delle Nazioni Unite, l’Enciclica Caritas in Veritate - un riferimento
per l’associazione - che afferma la necessità di maturare “una coscienza solidale
che consideri l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali
di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni”, consapevole
che “la condivisione dei doveri reciproci mobilita assai più della sola rivendicazione dei diritti”, spronano LVIA
a continuare su questa strada condivisa
con molti: potenziando al Nord le attività
di advocacy e lobbing, in rete con altre
Ong*, e continuando le azioni della Campagna Acqua è Vita che dal 2003 ha raggiunto migliaia di cittadini in Italia
(www.acquaevita.it).
In Africa, nel settore idrico, dal 1967 LVIA
ha contribuito a garantire l’accesso all’acqua, promuovendo il rispetto dei sistemi
locali di gestione dell’acqua e delle risorse naturali che hanno un valore profondamente legato alle esistenze di modi
di vita e cultura, la gestione partecipata
e la responsabilità per l’implementazione e la governance della risorsa idrica,
con il riconoscimento delle istituzioni
sociali tradizionali nella gestione dell’acqua.
Le infrastrutture sono realizzate coinvolgendo la popolazione nella concezione,
realizzazione e gestione: vengono elaborate soluzioni appropriate al contesto
sociale, culturale ed economico del
luogo, per garantire la sostenibilità del*
ButterflyEffectNgoCoalition
l’opera e assicurare che la struttura sia
pienamente presa in carico dalla comunità. Così quando si realizza un acquedotto, la comunità del villaggio può
contribuire anche finanziariamente all’opera, si occupa dello scavo delle trincee,
della posa e copertura dei tubi e di reperire sabbia e ghiaia: se il villaggio lavorerà
alla realizzazione dell’opera, il punto d’acqua diventerà una responsabilità e un
impegno collettivo. Per l’aspetto gestionale, vengono formati dei Comitati i cui
componenti sono scelti dalle stesse comunità: hanno la responsabilità di supervisionare il prelievo dell’acqua e di gestire
le spese di manutenzione, decidere la tariffa, garantendo la piena trasparenza
grazie a monitoraggi e al controllo di gestione. All’interno del Comitato, vengono
formate persone che garantiranno il controllo dell’igiene del punto d’acqua e il
corretto utilizzo. Dal lato dell’empowerment, soprattutto di giovani, LVIA ha promosso la formazione di centinaia di
artigiani e tecnici locali e la costruzione
di laboratori, come è avvenuto ad esempio in Tanzania, Senegal, Kenya, Etiopia,
per la realizzazione e la manutenzione di
attrezzature idriche (principalmente impianti eolici, solari e acquedotti, e di numerose tipologie di schemi idrici come
cisterne, protezione di sorgenti, sistemi familiari di captazione e stoccaggio dell’acqua, ecc.). I progetti sono realizzati in
accordo e nell’ambito delle politiche e
delle strategie adottate nel paese, a rafforzamento della governance locale dell’acqua: spesso i progetti idrici prevedono
formazioni volte al rafforzamento delle
competenze degli Uffici tecnici locali.
ACQUA: non un problema, ma il problema
per lottare contro la povertà in modo efficace
Il problema dell’acqua è quanto mai al
centro di un dibattito locale e globale. I
dati ci dimostrano la gravità della situazione.
Ogni giorno, nel mondo:
• circa 884 milioni di persone non
hanno accesso all'acqua potabile (la
maggior parte vive nel Sahel);
• più di 2,6 miliardi di persone non
hanno accesso ai servizi sanitari di
base;
• circa 1,5 milioni di bambini sotto i 5
anni di età muoiono per cause legate
alla cattiva qualità dell’acqua;
• 443 milioni di giornate scolastiche
vengono perse ogni anno a seguito
delle malattie connesse alla mancanza
di acqua e di servizi igienico-sanitari.
Esiste una correlazione fra la mancanza
di acqua e di servizi igienico-sanitari e
la povertà estrema, condizione in cui un
individuo ha a disposizione un reddito inferiore a un dollaro al giorno.
Per questo, nel dichiarare l’acqua un diritto fondamentale, le Nazioni Unite
hanno aggiunto che esso è essenziale
“al pieno godimento della vita e di
tutti i diritti umani”. Infatti vivere in condizioni di privazione di servizi idrici e igie-
nici infatti mina la salute compromettendo la buona qualità della vita e le forze
necessarie per affrontare la quotidianità e
quindi anche il lavoro; strappa al diritto
allo studio i bambini, soprattutto le bambine, impegnate con le madri nel duro
lavoro quotidiano per l’acqua per l’approvvigionamento familiare; impedisce
alle donne di dedicarsi ad attività che
non siano meramente di sopravvivenza
per sé e le proprie famiglie, impoverendo
il loro ruolo sociale ed economico. E ancora, se non esiste possibilità di irrigare,
la produzione di cibo può risultare insufficiente, mentre può diventare impossibile riuscire a vendere delle eccedenze
per assicurarsi un reddito aggiuntivo; se
non c‘è accesso all’acqua, anche per gli
animali allevati, questi si ammalano e
muoiono compromettendo sia il diritto al
cibo che le opportunità di reddito. Possiamo dunque sostenere che creare i
presupposti per la garanzia del diritto
all’acqua e ai servizi igienico-sanitari,
costituisce il primo passo nella lotta
alla povertà estrema, obiettivo che dovrebbe essere primario per la politica, responsabilità dei Governi locali, delle
Organizzazioni internazionali e della Società civile, quindi di tutti.
Possibili interventi per garantire l’accesso all’acqua
POND (invasi scavati)
con sistemi di filtraggio
POZZI TRIVELLATI
(fino a 250 mt)
us o
POZZI SCAVATI A MANO
(fino a 30 mt)
u man o
PROTEZIONE
DI SORGENTI
eva
SISTEMA DI RACCOLTA
DI ACQUE PIOVANE
all
ACQUEDOTTI
men to
POZZI CON SISTEMI
DI POMPAGGIO
AD ENERGIA SOLARE
O EOLICA
(fino a 30 mt)
POZZI DI IRRIGAZIONE
(scavati a mano
senza protezione
superficiale)
Per maggiori informazioni sui sistemi: V. pag 28 e 29
del Catalogo Acqua è vita: www.lvia.it/materiali/pubblicazioni
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BARRAGE
PER LA RACCOLTA DELLE
ACQUE DI SUPERFICIE
(senza scavo)
i co ltur a
SISTEMI DI IRRIGAZIONE
GOCCIA A GOCCIA
IO e L’ACQUA:
in bilico fra diritto e consumo, fra uso e spreco
L’importanza di essere consumatori consapevoli e responsabili
Ogni persona sul pianeta ha bisogno di
CONSUMARE acqua: abbiamo il DIRITTO
ad averne a disposizione per poterla
bere, usarla per lavarci e pulire casa,
per cucinare.
Ogni persona sulla terra dovrebbe disporne di almeno 25 litri al giorno
(quantità minima indispensabile), come
stabilito dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità.
Ma dove l’accesso all’acqua è a chilometri da casa e ad ore di cammino, la
disponibilità di acqua (quasi mai adatta
ad uso umano) può crollare a 5 litri,
come si verifica in molte zone del Sahel.
Noi che viviamo nella società dei consumi (che sono anche fortemente “consumi d’acqua”), forse non abbiamo una
corretta percezione della quantità d’acqua che utilizziamo ogni giorno e, soprattutto, non siamo consapevoli che il
nostro consumo d’acqua deve comprendere anche l’acqua che viene impiegata nei processi produttivi di ogni
bene consumato.
Nel 2002 l’UNESCO (l’Organizzazione
delle Nazioni Unite per l’Educazione, la
Scienza e la Cultura), ha definito l’acqua
consumata nella produzione di beni e
servizi, ACQUA VIRTUALE.
Se facciamo attenzione a questo aspetto
scopriremo che siamo dei sorprendenti
consumatori d’acqua!
In Italia il consumo medio pro-capite
d’acqua è di 358 litri/giorno. Negli Stati
Uniti è di 556 litri, in Eritrea è di 5 litri.
L'Italia è anche il terzo consumatore
mondiale di acqua in bottiglia, con una
produzione di CO2 (che contribuisce a
creare l’effetto serra) di 1,2 tonnellate.
Possiamo affermare che tanto più i nostri consumi si fanno superflui (cioè non
indispensabili per vivere e godere appieno dei diritti fondamentali della persona come salute, istruzione, vivere
dignitoso, etc.), tanto più il nostro consumo d’acqua da utilizzo indispensabile, si fa voluttuario, ma anche spreco.
In termini scientifici moderni diremo che la
nostra IMPRONTA IDRICA è elevata ed è
in crescita: richiediamo acqua in quantità
sempre maggiore, soprattutto producendo
nei settori agricoltura, allevamento e industria, oltrepassando la capacità di autorinnovamento della risorsa.
Il problema fondamentale è che spesso
siamo consumatori non abbastanza
consapevoli, cioè non conosciamo bene
le conseguenze delle nostre scelte e
delle azioni che compiamo.
Suggeriamo l’approccio al tema fornito sul sito: www.waterfootprint.org
COSA POSSO FARE IO?
ABITUATI a pensare che i grandi problemi globali sono
anche tuoi…e che anche tu puoi concorrere alla loro soluzione!
CERCA di conoscere, sapere, assicurati un’informazione che
rappresenti le diverse posizioni sui temi.
ASSUMI
le tue responsabilità e realizza scelte consapevoli,
a partire da quelle quotidiane di consumo.
Per quanto riguarda l’ACQUA:
✔
TIRA l’acqua in bagno solo quando è necessario e dota
lo scarico di due pulsanti dosatori
✔
meglio fare la DOCCIA che il bagno:
e quando ti insaponi, chiudi l’acqua
✔
usa lavatrice e lavastoviglie (a risparmio idrico
e energetico) solo A PIENO CARICO
✔
✔
✔
CHIUDI il rubinetto quando lavi i denti
INSTALLA dei frangigetto ai rubinetti di casa
consuma FRUTTA E VERDURA DI STAGIONE,
provenienti dal tuo territorio: verranno consumate
meno risorse, fra cui acqua!
✔
consuma MENO CARNE: la dieta mediterranea è
amica della salute e dell’ambiente; ricorda che tra le
cose che mangiamo la carne di bovino ha la maggiore
impronta idrica: 15.600 litri/Kg prodotto
✔
per INNAFFIARE le piante, usa l’acqua del lavaggio
di frutta e verdura
✔
IN ESTATE innaffia orto, piante o giardino quando
il terreno non è più caldo, o tutta l’acqua evaporerà
✔
✔
per lavare l’AUTO usa un secchio e non l’acqua corrente
“
La cultura del benessere [...] porta alla globalizzazione dell’indifferenza.
[...] La globalizzazione dell’indifferenza ci rende innominati,
responsabili senza nome e senza volto”
SOSTIENI un progetto LVIA per garantire il diritto
all’acqua per tutti nel mondo.
(Papa Francesco, Lampedusa 8/7/2013)
La Risoluzione dell’ONU del 28 luglio del 2010,
ci porta a considerare l’acqua un bene comune
e non una merce, un bene economico di cui
assicurarsi il controllo. E ci invita ad agire per
garantire tale diritto a tutti nel mondo:
il diritto all'acqua potabile e sicura
“ed Dichiara
ai servizi igienici un diritto umano essenziale
al pieno godimento della vita e di tutti i diritti
umani; invita gli Stati e le organizzazioni
internazionali a fornire risorse finanziarie,
competenze e tecnologie, attraverso l’assistenza
e la cooperazione internazionale in particolare
verso i paesi in via di sviluppo, al fine di
incrementare gli sforzi per fornire acqua
potabile sicura, pulita, accessibile e disponibile
e servizi igienico-sanitari per tutti…”
1966 • 2006
Associazione
di solidarietà
e cooperazione
internazionale
www.lvia.it
Cuneo
Corso IV Novembre, 28
12100 Cuneo
tel. 0171.696975
Torino
Via Borgosesia, 30
10145 Torino
tel. 011.7412507
[email protected]
[email protected]