Scarica - Rèclame Savigliano

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Scarica - Rèclame Savigliano
ANNO 3
NUMERO
36
dicembre
2014
d e l l a
P r o v i n c i a
G RAN D A
Qui è tutta
un’altra musica!
1
L’UNICO GIORNALE INVIATO A TUTTI GLI IMPRENDITORI AGRICOLI
2
3
Sommario
Seminativi
14
Greening, quando il loietto
è la coltura diversificante
Dicembre 2014
42
I prezzi della carne piemontese
sono quelli di venti anni fa
52
Il decalogo delle uova
fa grandi le galline
74
Utilizzo del digestato e direttiva
nitrati verso la revisione, forse
è la volta buona
Attualità
L’editoriale
6
Una stalla per ripartire
L’aria che tira
8
Qualche domanda
sul futuro del latte
32
L’abbattimento dei lupi
finisce in Parlamento
60
Le regole in Piemonte
per la pulizia degli alvei
62
Contributi per le calamità
naturali? Addio speranze
per le aziende agricole
Zootecnia
20
Vitelloni piemontesi, i segreti
per far vincere l’allevamento
Fisco e tributi
10
Ultima chiamata
per i capitali all’estero?
12
Complicazioni Imu
per i terreni agricoli
46
Sgravi previdenziali alle
aziende che assumono
giovani under 35
A.r.pro.m.a informa
58
4
Gianromolo Bignami,
l’angelo della motoaratura
26
Il latte dopo le quote
Ecco il piano del Ministero
28
Compral latte diventa OP
Premiata la filiera piemontese
29
Liberismo o protezionismo?
Latte, l’Europa deve scegliere
Notizie dalle aziende
16
18
30
Krone, sessant’anni di qualità
per il foraggio italiano
Musso dal 1922
Qualità e servizio
Gruppo Barale, a Fossano
L’esperienza fa la differenza
38
Mais, la genetica KWS
resiste all’aggressione
del fungo rosso
44
Un futuro verde per l’Italia:
centinaia di ettari di bambù
gigante già avviati
48
Non c’è il 2 senza il 3!!!
1991-1999-2014...La Thor
si ripete con straordinario
successo a Eima 2014
50
Fogliarino, cento anni
di successo nella raccolta
Seguici su: www.imprenditoreagricolo.com
59
3M Dalmasso, compleanno a
porte aperte: un successo!
78
Landini e Dieci, una garanzia
firmata Otama a Casalgrasso
Liberiamo il vino
dalla burocrazia
72
I fabbricati dell’agricoltura
nel labirinto del catasto
Direzione, redazione e amministrazione:
Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo
Tel. 0172.711279
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Radici
9
70
Enologia
della provincia Granda
Direttore responsabile: Osvaldo Bellino
Direttore editoriale: Valerio Maccagno
Diritto agrario
34
L’IMPRENDITORE AGRICOLO
Verrà l’aurora
dopo il crepuscolo
Natale in clausura a Boves
tra i fioretti delle clarisse
Agrimeccanica
64
Anteprima vendemmia 2014
Le pagelle dei vignaioli
40
L’agrimeccanica artigianale rilancia la stagione del
castagno
65
Concluso l’allineamento
delle superfici vitate
54
L’Eima di Bologna ha radici
nel futuro dell’agrimeccanica
66
Oltre il vino, conta il valore
del vigneto
69
La Regione apre il bando per
ristrutturare i vigneti
Osservatorio prezzi
76
Prezzi e mercati all’ingrosso
Scadenze fiscali
77
Dicembre:
occhio alle scadenze
Mercatino
79
Gli affari dell’imprenditore
Editore: Réclame S.r.l.
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e d i t o r i a l e
Una stalla
per ripartire
O svaldo
B ellino
6
Da un po’ di tempo, ma in particolare quest’anno, l’agricoltura sta facendo
notizia. In Italia, è praticamente l’unico comparto che dà ancora qualche segno
di vita.
Così come l’indotto dell’agrimeccanica, tra i più qualificati al mondo, anche se
funziona, in realtà, solo per chi esporta. I giovani si sono riversati negli istituti
agrari, rincorrendo il miraggio del lavoro, trasformando sapori in saperi, flessibilità in sostenibilità. I cuochi battono gli operai, il vino galoppa oltre frontiera.
Ed ora che il solco sembra a tutti tracciato, non resta che attendere i frutti della
semina. Ma chi può farlo? Dove? Quando?
L’Expo di Milano, per guardare al nuovo anno, certamente per qualcuno sarà
un’occasione. Certamente lo sarà per Eataly e Oscar Farinetti, che occuperanno
gli spazi migliori e saranno di fatto i veri testimonial del Belpaese (e di se stessi)
nel mondo. Lo sarà per Carlin Petrini, in odore di Nobel, e per la sua Università
delle Scienze gastronomiche di Pollenzo.
E fin qui, nulla di nuovo. Tuttavia il dato più importante riguarderà chi rimarrà
fuori dalla porta. Quell’agricoltura che ha fatto grande il Paese, ma che ora
non ce la fa più. Che non è più in grado di agganciare l’evento milanese, né di
cambiare marcia e di mettere in vetrina la poesia della propria essenza, fatta di
concretezza, ma anche di vocazione autentica, sostenibilità ante-litteram. Che
non ha nessuno in casa che parli inglese. Che si è ridotta alla soccida. Che,
nell’anno in cui verranno abolite le quote latte, invece di investire per far fronte
alla concorrenza, si porterà appresso per chissà quanto tempo, se prima non
chiuderà, il fardello delle multe arretrate, della burocrazia italiota e delle inefficienze strutturali, dai trasporti ai trasportati delle auto blu, ormai evidenti a tutti
i livelli.
Ce la farà questa agricoltura, che è dei più, e che alla vigilia del Natale non
sembra trovare più posto nell’albergo della storia, a rientrare dalla finestra, a
trovare una stalla da cui ripartire per nutrire il pianeta, energia per la vita?
Chi è abituato a lavorare sotto le stelle, sa guardare il cielo e riconoscere le
comete. Non per niente furono i pastori ad arrivare per primi alla capanna che,
duemila anni fa, rese all’umanità il cibo eterno del pane e del vino. Lo si prenda
come un augurio, il migliore.
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a r i a
c h e
t i r a
Qualche domanda
sul futuro del latte
M ichele
A ntonio
F ino
8
Il futuro del latte vaccino e il futuro della provincia zootecnica dedita a questo tipo di allevamento è argomento che vale la pena di affrontare adesso, prima che tra qualche mese se ne
accorgano anche quelli che oggi sonnecchiano.
Il primo aprile 2015 sarà finito il regime, ormai trentennale, delle quote. Fatto salvo che le autorità sono impegnate ad andare fino in fondo con gli splafonatori, diventerà valido per tutti
il regime che i contestatori delle quote predicavano come il loro obiettivo principale: produrre
quanto si vuole, o meglio: quanto si può, lasciando che il mercato decida chi ce la può fare e
chi no.
Si potrebbe speculare sul fatto che una cosa è predicare la produzione libera, mentre il sistema complessivo, con le quote, mantiene prezzi stabili, e altro è farlo quando davvero tutti (in
Italia e soprattutto altrove) potranno produrre a piacimento.
Tuttavia, mi appassiona maggiormente il modo in cui la provincia di Cuneo si presenterà
all’appuntamento.
Il mondo del latte è infatti molto interessante, sotto questo profilo: le associazioni di categoria in questo campo, da anni, sono scese al fianco degli associati, per lavorare materialmente
alla creazione di opportunità: il ruolo di Apa e Coldiretti nella nascita della torre del latte di
Moretta, dove si polverizza il prezioso latte fresco per poi usarlo nell’industria dolciaria, ce lo
ricordiamo tutti.
Ma sarebbe interessante sapere se quell’esperienza, che ormai ha quasi un lustro, abbia
raggiunto l’obiettivo di collegare efficacemente il prezzo del latte al costo di produzione; se il
prezzo pagato agli allevatori cuneesi è sempre migliore di quello che essi spuntano per vendere il loro latte magari fuori regione e se i costi di esercizio e trasporto (caricati sui produttori in
forma di prelievo alla fonte) sono sempre i più competitivi per gli imprenditori agricoli.
Una bella occasione pubblica di conoscenza dei trend di prezzo e di qualità ci starebbe proprio molto bene e l’Imprenditore Agricolo sarebbe lieto di dare il suo contributo: rivolgiamo
l’appello al presidente degli industriali cuneesi che è anche un grande imprenditore caseario.
Agli imprenditori e ai loro rappresentanti rivolgiamo invece una domanda differente: il sindacato che aiuta l’impresa di trasformazione a concludere contratti con gli allevatori fa certamente una parte importante del lavoro. Ma la parte della lobby, forte ed efficace, affinché
Bruxelles stabilisca finalmente il modo in cui deve essere comunicata l’origine del latte (non
proprio nell’interesse di almeno una parte del mondo industriale), nel frattempo, chi la interpreta?
Radici
del
Sac. Genesio Tarasco - direttore Scuole salesiane di Lombriasco
Verrà l’aurora
dopo il crepuscolo
Ancora una volta in occasione del Natale voglio farvi pervenire il mio saluto ed il mio augurio. Ringrazio di cuore la
Direzione che mi offre questo spazio e questa opportunità. Stiamo vivendo momenti difficili per tutti a livello economico, ma soprattutto a livello di valori. Un progressivo processo di scristianizzazione, di sfiducia nelle istituzione, di
una incapacità di profonda comunicazione vicendevole, la mancanza di una vera fraternità come ci ricorda spesso Papa Francesco, rischiano di intristire la nostra esistenza, quando tutto dovrebbe invitarci alla gioia, rinvigorire
l’entusiasmo, rafforzare la speranza. E’ certamente un crepuscolo che prelude alla notte, come passaggio obbligato
per giungere all’aurora ed al pieno meriggio. E’ la successione di un tempo che da sempre è parabola di un avvenimento che ha cambiato il corso della storia, quella che è incominciata appunto in una Notte Santa, nel silenzio delle
cose e nell’inconsapevolezza degli uomini.
La domanda che mi sorge spontanea e che faccio a me prima che agli altri, è questa: dove sono le sentinelle del
mattino che scorgono all’orizzonte il vero sole che sorge, che rischiara e che riscalda?
I cristiani veri dove sono, perché tacciono o non fanno sentire alta la loro voce, custodi di un bene che non appartiene solo a loro, ma che è destinato a tutta l’umanità?
Il Natale è la festa della fratellanza universale in cui tutti ci sentiamo più buoni, accoglienti, ma non può essere il
sentimento di un giorno, deve essere il modo di essere di tutta la vita.
E’ a questo punto però che guardando alla fragilità che è insita in me, che vedo negli altri, mi arrendo e mi affido
solamente a Lui, il Bambinello di Betlemme, che da duemila anni ha incominciato la sua conquista silenziosa del
mondo. Sono certo che la forza di quel piccolo Gesù, nato in una grotta e deposto in una mangiatoia, riuscirà
come sempre a superare tutte le situazioni negative e susciterà persone e circostanze tali da imprimere un corso
positivo alla Storia, che in definitiva è pur sempre la sua storia, la nostra storia, una storia sacra.
Questa sacralità investe ciascuno di noi, perché è con Lui che prima o poi ci incontreremo ed è da Lui che verrà
formulato il giudizio sul nostro operato, sulla nostra capacità di amare, sull’interesse che abbiamo prestato alla Sua
Parola. E siccome questo giudizio verterà sull’amore riservato ai più “piccoli” dei nostri fratelli, proprio Gesù ci ha
indicato la strada maestra: scopriamo i poveri, aiutiamo i poveri, amiamo i poveri. La povertà ha diversi volti e diversi
modi di insinuarsi nelle pieghe della vita.
Lancio quest’appello nel rispetto della libertà di ciascuno, memore della parabola che Gesù racconta circa la vedova
del tempio che getta nella cassetta dell’elemosina pochi spiccioli e che in questo gesto fu considerata la più grande
di tutti, perché non aveva attinto al superfluo, ma si era privata di parte del necessario. Facciamo di tutto perché il
bene che abbiamo ricevuto, lo sappiamo in qualche modo restituire e possa essere goduto dalle generazioni avvenire. Natale, al di là di come possiamo interpretarlo, è la festa di un incontro, della scoperta di un amore donato, che
ha la capacità di conquistare la persona e di renderla radicalmente nuova.
Così spero che lo viviamo tutti, ciascuno con i propri cari.
Questo è il mio augurio più sincero e cordiale, questa la mia preghiera, accompagnata dall’affetto e dalla stima di
sempre.
Buon Natale 2015
9
Fisco e Tributi
di
Alberto Tealdi,
commercialista,
[email protected]
Ultima chiamata per
i capitali all’estero?
Il Parlamento sta per varare un provvedimento che consentirà
di sanare le violazioni in materia di monitoraggio fiscale
e di omessa o infedele dichiarazione dei redditi
Il provvedimento in esame al Parlamento (e che a breve sarà licenziato) in materia di regolarizzazione
dei capitali irregolarmente detenuti
all’estero (liquidità, immobili, quote
societarie) consentirà a coloro i quali
vi aderiranno di sanare le violazioni
in materia di monitoraggio fiscale
(compilazione del quadro Rw del
modello Unico) ed altresì di sanare
le violazioni in materia di omessa od
infedele dichiarazione dei redditi.
Di fatto quindi è consentito di regolarizzare le predette disponibilità
che in passato sono state trasferite
e sono state detenute in altro stato
in violazione degli obblighi di cui
sopra.Questa ha l’aria di essere
l’ultima chiamata per poter regolarizzarsi in quanto difficilmente il nostro Legislatore approverà in futuro
norme in tal senso anche alla luce
del fatto che nei prossimi anni la
maggior parte degli Stati dove adesso sono detenuti tali capitali aderiranno ad un accordo sullo scambio
di informazioni e sarà quindi molto
più semplice per l’Amministrazione
10
Finanziaria italiana “scovare” depositi, immobili ecc.
SVIZZERA E MONACO
Tanto per citare due esempi, la
Svizzera ed il Principato di Monaco
hanno aderito da poco alla Convenzione sulla mutua assistenza amministrativa in ambito fiscale (MAAT)
ed a partire dal 2017 la Svizzera e
dal 2018 il Principato di Monaco
forniranno le informazioni richieste alla nostra Amministrazione
Finanziaria. Chi non si sia regolarizzato con la prossima procedura di
collaborazione volontaria, qualora
scovato, andrà incontro a pesanti
sanzioni tali da dissipare buona
parte dei patrimoni illecitamente detenuti all’estero oltre ad incappare
in reati penali.
VOLUNTARY DISCLOSURE
Senza addentrarsi nelle particolarità della procedura che sarà prevista per la Voluntary Disclosure,
è presumibile, dalla lettura della
proposta di Legge, che l’istanza
dovrà essere presentata entro il 30
settembre 2015 e saranno regolarizzabili le violazioni commesse fino
al 30 settembre 2014. Dal punto di
vista sanzionatorio sarà prevista una
sensibile riduzione delle sanzioni
(fino alla metà) in tema di monitoraggio fiscale oltre a quelle relative
all’omessa od infedele dichiarazione
dei redditi.
VANTAGGI
Proprio su quest’ultimo aspetto per
le richieste di regolarizzazione di
patrimoni non superiori a 2 milioni
di euro sarà prevista una determinazione a forfait della tassazione del
reddito omesso. Infine la collaborazione volontaria metterà al riparo
dai reati di carattere penale. In ogni
caso per poter indicare in modo preciso quanto di fatto verrà a costare
tale regolarizzazione a chi vorrà
aderire sarà necessario attendere il
provvedimento definitivo ma sarà
necessario già da ora ragionare sulla
possibilità di aderire a quest’ultima
chiamata.
11
Fisco e Tributi
di
Marianna Cugnasco,
commercialista,
[email protected]
Complicazioni Imu
per i terreni agricoli
Attesa a breve
la pubblicazione di un nuovo
elenco dei
terreni esentati
dal pagamento dell’imposta.
Rivisti i criteri
altimetrici
12
Per il saldo IMU in scadenza il prossimo 16 dicembre
sono in arrivo importanti
novità che penalizzano i
terreni agricoli.
Fino ad oggi i terreni
situati in aree di collina e
di montagna erano infatti
considerati esenti dal
pagamento dell’IMU (e,
prima ancora, dell’ICI) in
base alla circolare ministeriale n. 9 del 14 giugno
1993.
Tuttavia l’art. 22 del
decreto legge 16/2014
ha previsto l’emanazione
di un decreto ministeriale
contenente una nuova
definizione di terreni di
collina e di montagna
esentati dall’IMU.
A breve sarà pertanto
pubblicato un nuovo elenco destinato a sostituire
quello del 1993.
Dalla bozza di decreto
risulta che i terreni situati
in Comuni fino ad un’altitudine di 280 metri sul
livello del mare – così
come individuata dall’Istat
in base alla collocazione
del municipio – non sono
più esenti dall’imposta
municipale, essendo detti
terreni collocati in zone
definite “di pianura”.
ALTIMETRIA
L’altezza a partire dalla quale i terreni sono
considerati “di collina” e
“di montagna” – e perciò
esenti IMU – è fissata da
601 metri, al di sopra
della quale, quindi, nulla è
dovuto ai fini IMU.
I terreni che sono invece
collocati in Comuni situati
tra i 281 metri ed i 600
metri assumono natura
e trattamento diverso
a seconda del soggetto
proprietario e del soggetto
conduttore. Infatti se detti
terreni sono posseduti e
coltivati da coltivatori diretti
o imprenditori agricoli professionali (Iap) iscritti nella
gestione previdenziale,
ovvero da società agricole
di cui almeno un socio, per
le società semplici, ed un
amministratore, per le società di capitali, siano iscritti
nella gestione previdenziale
agricola, scatta l’esenzione
(che vale anche in caso di
terreni incolti ma posseduti
da tali soggetti).
COMODATO E SOCIETà
La bozza di decreto prevede
inoltre che l’esenzione per-
manga qualora un terreno
compreso tra i 281 ed i 600
metri di quota, posseduto
da un coltivatore diretto o
da uno Iap, sia concesso in
comodato o in affitto ad
altri coltivatori diretti o Iap
iscritti nella previdenza agricola, o (come già assodato
per le altre agevolazioni
legate all’IMU dei terreni
agricoli) sia coltivato da
società di persone di cui i
proprietari – coltivatori o
Iap – siano soci.
RICALCOLO IMU
In attesa di una conferma
delle disposizioni contenute nella bozza di decreto
occorre tenersi pronti ad effettuare il ricalcolo in sede
di saldo IMU in quanto
l’acconto versato il 16 giugno, assumendo le aliquote
vigenti nel 2013, dovrà
essere conguagliato in base
alle nuove disposizioni testè
citate, se definitive, ed alle
eventuali maggiori aliquote
deliberate dal Comune per
il 2014.
Pertanto per i terreni esenti
in base alla circolare del
1993, che vengono ora ad
essere tassati, i contribuenti
dovranno verosimilmente
versare tutta l’imposta
annua in base all’aliquota
deliberata dal Comune per
il 2014, in attesa di eventuali ulteriori agevolazioni,
che dovrebbero però essere
previste non prima del
2015.
13
Seminativi
Greening, quando
il loietto è la coltura
diversificante
Le modalità operative per la
diversificazione colturale richiesta
dalle nuove normative comunitarie
Il greening prevede, quale primo
impegno, la diversificazione
colturale, da applicare solo per
le superfici a seminativo.
Modalità operative:
a) Fino a 10 ettari di seminativo
l’obbligo non sussiste;
b) Tra i 10 ed i 30 ettari è necessaria la presenza di almeno
due colture di cui, nessuna delle
due, deve superare il 75% della
superficie a seminativo;
c) Oltre i 30 ettari sono obbligatorie almeno tra colture di
cui la principale deve coprire al
massimo il 75% della superficie
a seminativo ed insieme all’altra
coltura più rappresentativa non
può superare il 95%. La terza
coltura deve coprire almeno il
5%.
DIVERSIFICAZIONE
E ROTAZIONE
Diversificazione e rotazione non
14
sono la stessa cosa. Per diversificazione si intende la presenza
contemporanea di più colture
nella stessa azienda; la rotazione
consiste invece nel far succedere, sullo stesso corpo fondiario,
colture diverse.
Le colture si intendono diverse se
botanicamente appartengono a
generi diversi come, ad esempio, il grano (genere Triticum) e
l’orzo (genere Hordeum) fatta
tuttavia salve alcune eccezioni
appartenenti ai generi Cucurbitacee, Solanacee e Brassicacee.
Il terreno a riposo (set-aside) è
considerato una coltura.
COLTURA PRINCIPALE
Qualora sul medesimo terreno,
nello stesso anno di domanda,
vengano impiantate in successione più colture , si considera
principale e diversificante quella
che ha la parte più significati-
va del proprio ciclo nel periodo
compreso tra il 1° aprile ed il 9
giugno.
AGEA Coordinamento, in ossequio all’incarico affidatogli
dallo stato membro Italia, con la
Circolare ACIU2014-702 del 31
ottobre 2014, ha inoltre precisato che nel caso in cui sullo
stesso terreno, tra il 1° aprile ed
il 9 giugno, vengano coltivate
più colture, quella da prendere
in considerazione ai fini della
diversificazione è la coltura che
lo occupa per il periodo più
lungo.
Ne consegue che nel caso di successione colturale loietto/mais, la
coltura diversificante è il loietto
in quanto occupa il terreno per
un periodo più lungo, normalmente da ottobre a maggio,
mentre il mais lo occupa solo da
maggio ad ottobre.
MONOCOLTURA
Le aziende della nostra zona,
abituate a praticare la mono
coltura del mais, potranno tirare
un sospiro di sollievo!
Non saranno costrette a cambiare di molto il loro ordinamento
colturale; basterà seminare in
autunno, sul 20-25% della superficie, il loietto e poi ad aprile/
maggio sostituirlo con il solito
mais.
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Krone, sessant’anni di qualità
per il foraggio italiano
Falciatrici a dischi, arieggia-volta foraggio, andanatori, carri autocaricanti,
rotopresse e presse quadre giganti: le ultime innovazioni di un marchio storico
Krone compie in Italia i suoi primi 60 anni di attività. Numero,
questo, che la dice lunga sull’importanza del marchio Krone
nel panorama agricolo. Krone produce da oltre un secolo a
Spelle, nella regione Emsland in Germania, tecnologie moderne per la raccolta del foraggio, di elevata qualità e a prezzi
competitivi. La gamma Krone comprende falciatrici a dischi,
arieggia-volta foraggio, andanatori, carri autocaricanti, rotopresse e presse quadre giganti. Rientrano inoltre nella gamma
Krone le due macchine semoventi BiG M e BiG X.
Negli ultimi decenni Krone ha rivestito un ruolo guida nel
settore presentando sempre nuove e visionarie tecnologie per
la raccolta del foraggio, poichè attrezzature moderne sono la
base di ogni agricoltura redditizia. Le piu’ recenti innovazioni
sono costituite dalla nuova trincia BiG X, dalle rotopresse
fascianti Combi Pack e Ultima e dalle falciatrici Easy Cut. Particolarità della nuova trincia BiG X sono i motori MAN con tecnologia Common-Rail, che offrono maggiore potenza e minori
consumi grazie all’innovativo sistema di gestione della potenza
Krone: è possibile scegliere fra tre modalità di erogazione: EcoPower per tagli piu’ agevoli , X-Power per i tagli piu’ pesanti,
Three-Power per la gestione automatica della potenza. Questo
sistema dona a BiG X riserve di potenza finora sconosciute su
una trincia. Una macchina innovativa anche grazie alla testata
di raccolta Easy Collect che, indipendentemente dal numero di
file grazie all’introduzione longitudinale delle piante, permette
una sensibile riduzione delle lunghezze di taglio non conformi.
16
Krone poi è stato il primo produttore a proporre, con CombiPack, una rotopressa con fasciatore integrato che pressa e
fascia in un unico passaggio. Invece le falciatrici Easy Cut si
distinguono per l’innovativo sistema Combi Float, il primo di
questo tipo al mondo che annulla gli svantaggi della regolazione idropneumatica grazie alla totale integrazione con il sistema
idraulico della trattrice in quanto la regolazione automatica del
carico per pressione di appoggio costante dei gruppi falcianti
permette una lavorazione perfetta anche su terreni sconnessi,
su dossi e cunette, in caso di traslazione laterale o per diverse larghezze di taglio, il tutto ottenuto tramite la regolazione
della pressione direttamente dalla cabina della trattrice, anche
durante il lavoro. Tutte queste innovazioni, che si tramutano
in un minor costo di gestione per l’utilizzatore, fanno si che il
marchio Krone sia in forte crescita nel panorama mondiale,
ma sopprattutto in quello italiano. I 60 anni di attività dell’importatore Krone in Italia sono la garanzia di una profonda e
competente conoscenza del prodotto da parte dei dealers, che,
sfruttando la continuità dei reciproci rapporti tra fabbrica e
rivenditore, possono offrire al cliente prodotti che si avvicinano
il più possibile alle loro esigenze.
LA DITTA GRELLA DI VIGONE
PROMOTRICE DEL MARCHIO
Nel marchio Krone ha da subito creduto un’azienda familiare
sorta quarant’ anni fa, la ditta Grella di Vigone, nata dalla tenacia e dalla passione di Luigi Grella e dei figli Luca e Dario, attualmente alla guida dell’impresa, che da anni ricopre proprio
il ruolo di dealer Krone. Professionalità, garanzia e competenza
rendono questa azienda competitiva sul mercato. Oltre alle attività di vendita, il servizio di assistenza affiancato dalle officine
collaboratrici, ha permesso di rafforzare il legame con i clienti
garantendo al contempo, grazie alla preparazione tecnica del
personale ed al suo fornito magazzino ricambi, un servizio post
vendita rapido, efficiente e qualitativamente elevato.
L’azienda tratta tra gli altri anche telescopici agricoli Jcb, trattori Massey Ferguson, seminatrici Sola’, aratri Ovlac, spandiconcimi Agrex, erpici rotanti Alpego e Breviglieri.
17
Musso dal 1922
Qualità e servizio
DIVISIONE AGRICOLTURA
Con una vasta gamma di motocoltivatori, di trattori e di
relative attrezzature, le macchine agricole rappresentano il
primo settore con cui iniziò ad operare la Musso, fin dalla sua
fondazione.
Oltre alla vendita di macchine ed attrezzature nuove, dei più
prestigiosi marchi italiani, l’azienda dispone di una vasta gamma di macchine d’occasione con garanzia “usato sicuro”.
Nata nel 1922 dall’impegno del suo fondatore, Giuseppe
Musso, “carradore in Vezza d’Alba”, la Ditta Musso iniziò
la sua attività con la costruzione di carri ed attrezzi agricoli,
proseguendo fino all’inizio degli anni ’50, quando da azienda
prettamente artigianale cominciò ad assumere l’attuale connotazione tecnico-commerciale. La Ditta Musso è un azienda
a conduzione famigliare che, passata nel corso degli anni da
padre in figlio, ha saputo mantenere inalterate le sue origini e
le sue tradizioni per 4 generazioni.
Estesa su una superficie di 18.000 mq. di cui circa 5.000 mq.
coperti, l’azienda dispone di una vasta area per l’esposizione
delle macchine agricole e dei prodotti commercializzati, di un
reparto per l’assemblaggio delle macchine, di un vasto magazzino ricambi e di un attrezzata officina meccanica per l’assistenza tecnica. Oltre al personale dipendente la Ditta Musso
si avvale di rivenditori dislocati nelle provincie di Cuneo e Asti
per razionalizzare e migliorare il servizio alla clientela.
Una profonda conoscenza delle esigenze di mercato, unita
alla grande esperienza tecnico-commerciale maturata nel
corso degli anni, sono diventati i punti di forza dell’azienda, e
costituiscono quel binomio di qualità e servizio che da sempre
caratterizzano lo stile e l’immagine della Musso.
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DIVISIONE ECOLOGIA
Il settore Ecologia rappresenta il comparto più innovativo
dell’azienda. Vi sono rappresentate tutte le macchine che
rispettano e difendono il sistema ecoambientale. Un esempio è
dato da tutta una serie di macchine che permettono di trasformare gli scarti di lavorazione vegetale in concime organico o
in combustibile. Biotrituratori e cippatrici, tosaerba robotizzati
per piccole o grandi superfici; robot supertecnologici, alcuni
alimentati ad energia solare, che lavorano in perfetta autonomia e non inquinano.
Tutto studiato, quindi, per il più basso impatto ambientale possibile, che tende sì ad evitare il pesante lavoro della raccolta,
ma soprattutto a non creare cumuli di rifiuti da smaltire, passo
importante per la salvaguardia dell’ambiente.
DIVISIONE GIARDINAGGIO
Uno dei punti di forza in cui la Musso si è impegnata negli
ultimi anni, è la commercializzazione di macchine ed attrezzature per la manutenzione del verde, con una svariata gamme
di prodotti ed accessori per soddisfare le esigenze del cliente
privato, del manutentore e dell’ente pubblico.
SERVICE
La “Musso Service” , preposta al servizio di assistenza postvendita, si avvale di attrezzature tecnologicamente avanzate ,
di personale altamente qualificato e di un officina mobile per
poter intervenire, se necessario, direttamente presso il cliente.
La vendita rateale e i finanziamenti a tasso agevolato, fanno
parte dei sistemi di pagamento proposti alla clientela al momento dell’acquisto .
19
Zootecnia
Vitelloni piemontesi, i segreti
per far vincere
l’allevamento
E’ comune sentire gli
ingrassatori di vitelloni
piemontesi non soddisfatti dell’incremento
ponderale giornaliero dei loro animali.
Sicuramente i vitelloni
di razza piemontese
incrementano in minor
misura rispetto ad
alcune razze da carne
francesi come la Charrolaise e la Garronese.
Però questa caratteristica non deve
diventare la scusante
20
per accontentarsi di
performances deludenti, senza cercare di
capire in che modo è
possibile migliorare i
propri risultati.
BENESSERE E DIETA
I punti su cui poter
lavorare per innalzare
gli incrementi sono
principalmente due:
migliorare le condizioni di benessere degli
allevamenti ed ottimizzare il bilanciamento
della dieta giornaliera.
Molto sovente nelle
stalle da ingrasso ci
sono spazzi procapite troppo limitati e
carenza di ventilazione: queste condizioni
accentuano i fenomeni
di nervosismo degli
animali che muovendosi maggiormente
sprecano energia con
una conseguente
riduzione della crescita
muscolare.
In questa condizione
Zootecnia
aumenta inoltre l’incidenza dei problemi
traumatici con un danno economico tutt’altro
che trascurabile.
In questo articolo è
però mia intenzione
approfondire l’aspetto
legato alla alimentazione soprattutto perché
nella maggior parte dei
casi mediante piccoli
accorgimenti sul bilanciamento delle diete si
possono ottenere importanti risultati senza
nessun investimento
aggiuntivo.
CENTO GIORNI
Nella fase di svezzamento si formano le
papille ruminali, quindi
bisogna fare delle scelte
alimentari che stimolino
lo sviluppo del rumine
e predispongano l’animale ad un maggiore
assorbimento dei nutrienti. A questo riguardo è importante cessare
la somministrazione del
latte al raggiungimento
dei 100 giorni di vita,
oltre questo periodo di
tempo l’allattamento
non garantisce al vitello
Come battere le razze francesi
in termini di carne prodotta,
agendo su benessere animale
e dieta giornaliera
IMPARARE
DAGLI ERRORI
Con troppa frequenza
nell’alimentare i vitelloni piemontesi all’ingrasso si dimentica che
sono pur sempre dei
ruminanti, trascurando
che è solo attraverso
il mantenimento del
corretto funzionamento
del rumine che si riescono ad ottenere i risultati
desiderati in termini di
incremento ponderale,
di conversione dell’alimento e di qualità della
carne.
Quindi pur cercando di
realizzare delle razioni
più concentrate possibile dobbiamo in ogni
fase del ciclo di crescita preoccuparci che
vengano garantite le
condizioni alimentari
necessarie al corretto
funzionamento di questo pre-stomaco.
nessun vantaggio per
contro lo porta ad ingerire una minore quantità
di concentrato e rallenta lo sviluppo ruminale.
Se l’animale non viene
“allenato” ad assumere
mangime nella fase di
svezzamento avrà una
minore predisposizione
a sfruttare il mangime
quando si troverà nella
fase di ingrasso.
Per assicurare il corretto funzionamento del
rumine bisogna inoltre
somministrare all’animale una dieta che
abbia la concentrazione
energetica e proteica
corretta per la fase di
sviluppo in cui si trova
l’animale. Sovente si
somministra una razione
troppo ricca di energia
nel primo periodo di ingrasso, quello compreso
tra i 250 ed i 450 kg.
Il risultato è quello di
21
Zootecnia
avere un animale troppo
grasso a metà del ciclo
di crescita, metabolicamente appesantito dalla
eccessiva concentrazione alimentare, che non
riesce a mantenere lo
stesso livello di deposito
di grasso nella fase di
finissaggio ed arriva al
peso di macellazione
magro.
FINISSAGGIO
Bisogna inoltre ricordare di non esagerare
con la somministrazione
dei cereali nella fase
di finissaggio, il livello
eccessivo di amidi porta
il vitellone in acidosi. Questo problema
metabolico purtroppo
è ancora troppo diffuso e fa si che l’animale
tenda a perdere volume
ruminale e a ridurre
22
l’ingestione di concentrato non riuscendo così
ad ingrassare. Sovente
gli allevatori vedendo
questi animali magri
aumentano la concentrazione della dieta ma
questa scelta peggiora
ulteriormente la condizione metabolica del
vitellone che si ingrassa
ancora di meno.
Quindi è importante
quando ci si trova di
fronte a vitelloni in
finissaggio magri capire se per ingrassarli è
necessario aumentare la
concentrazione alimentare oppure diminuirla
per permettere agli
animali di uscire dalla
condizione di acidosi.
Tenete presente che
il 90% delle volte è
corretto percorrere la
seconda strada.
Zootecnia
L’ESPERIENZA
DELL’ANABORAPI
Siccome era mia intenzione non solo limitarmi a fare una analisi
generale del problema
alimentare, ma volevo
fornire dei dati concreti sulla base dei quali
gli allevatori potessero
migliorare le formule dei
loro mangimi ho chiesto
l’aiuto all’Anaborapi che
mi ha concesso di pubblicare e commentare
le formule utilizzate nel
centro genetico
In questa struttura da
tanti anni vengono
confrontate settimanalmente le performances
di crescita dei vitelloni
destinati a diventare tori
da monta, ogni mese
infatti entrano 15 vitelli
con 50 giorni di vita che
vengono allevati per 290
giorni fino al raggiungimento di un peso di
circa 500 kg.
Nel centro genetico gli
animali non sono all’ingrasso infatti il concentrato non viene fornito
a volontà ma razionato
in ragione di 1.5 kg per
quintale di peso vivo,
però le stesse formule
di mangime lasciate a
volontà possono tranquillamente portare gli
animali in finissaggio.
Riporto di seguito
le formule utilizzate
dall’Anaborapi ed i relativi parametri alimentari. Siccome condivido
pienamente la logica di
questi mangimi mi limito
a mettere in evidenza
le caratteristiche salenti
affinché ogni allevatore
possa trarne spunti di
riflessione.
COMPONENTI
DEI MANGIMI
SVEZZAMENTO ALLEVAMENTO
Mais macinato
20
50
Mais schiacciato
16
-
Soia F.E. 44% proteina
27
20
Polpe bietola
16
10
Cruschello tenero
10
6
Semola glutinata
6
6
Melasso (Canna)
2
2
Grassi protetti
1
2
Integratore
2
4
COMPOSIZIONE (% SUL TAL QUALE)
Umidità
13,7
13,7
Proteina greggia
17,5
14,8
Grassi greggi
3,0
4,0
Fibra grezza
8,5
6,8
Amido
25,9
33,7
Amido + zuccheri
31,1
38
23
Zootecnia
SVEZZAMENTO
Considerazioni:
• E’ importante inserire
degli alimenti capaci di
apportare fibra digeribile infatti nel mangime
Anaborapi è presente il
16% di polpe di barbabietola. Sono proprio
24
queste fibre non lignificate che stimolare lo
sviluppo delle papille
ruminali così importanti
per aumentare l’efficienza alimentare del
vitellone all’ingrasso.
Questo tipo di fibre può
essere apportato anche
con altri alimenti quali
bucette di soia e tutolo
di mais. Sicuramente se
queste fibre si apportano utilizzando più fonti
alimentari contemporaneamente migliora
l’effetto sul rumine.
• Il vitello giovane ha
un elevato fabbisogno
di proteina alimentare per la sintesi delle
cellule che costruiscono
la struttura muscolare,
quindi è importante
formulare dei mangimi
con un elevato livello
di proteina che
deve venire
apportata
da più fonti
proteiche.
La farina di
estrazione
di soia deve
essere il
principale
apportatore
di proteina ma è fondamentale differenziare
con altri alimenti proteici come semola glutinata, farina di estrazione
di colza o girasole.
• Limitare l’inclusione
dei cereali all’incirca
al 35% per non esagerare con il livello di
amido nel mangime ed
introdurre una quota di
melasso per apportare
zuccheri molto importanti per lo sviluppo
della flora ruminale.
• Garantire un livello
di grassi sufficienti a
soddisfare il fabbisogno
energetico del vitello.
ALLEVAMENTO
INGRASSO
Considerazioni:
• Quando il concentrato viene somministrato
a volontà si soddisfa il
fabbisogno di amidi del
vitellone includendo nel
mangime il 50-55% di
cereali. Se è possibile
inserire più tipi di cereali si riescono a sfruttare
meglio le potenzialità
del rumine, per cui un
ottimo rapporto potrebbe essere 47% di mais e
8% di orzo.
Livelli più alti di amido
mettono l’animale a
rischio acidosi.
• E’ importante anche in fase di ingrasso
mantenere nel mangime delle fibre digeribili
quali polpe di bietola,
buccette di soia o tutolo di mais che garantiscono l’efficienza del
rumine e difendono
l’animale dall’acidosi.
• Non esagerare con
la crusca, meglio non
superare l’8% perché
questo alimento apporta fosfati e quindi predispone la formazione di
calcoli renali.
• Anche nella fase di
ingrasso l’animale ha
bisogno di ingerire
della proteina per poter
esprimere tutte le sue
potenzialità genetiche,
per questo è importante
che il tenore di proteina
del mangime sia superiore al 14,5 %
CONCLUSIONI
Concludo con una frase
del dott. Quaglino,
direttore dell’Anaborapi: “la piemontese non
cresce se la alimenti in
modo inadeguato” e gli
incrementi registrati nel
centro genetico supportano questa sua affermazione.
Basti pensare che l’incremento medio ponderale di tutti gli animali
che entrano in sperimentazione è di 1,38 kg
al giorno e questo dato
ha una validità ancora
superiore se si considera che è un incremento
calcolato a partire da
50 giorni di vita, non è
un incremento in fase
di ingrasso come si è
soliti ragionare negli
allevamenti di vitelloni
francesi.
Per di più questo risultato viene ottenuto
razionando il mangime,
sicuramente lasciando
il mangime a volontà il
risultato migliorerebbe
ulteriormente.
Alimentando i vitelloni
piemontesi nel modo
corretto probabilmente
non riusciremo a superare gli incrementi di
alcune razze francesi, se
ragioniamo in termini
di peso vivo, ma sicuramente possiamo batterle in termini di carne
prodotta.
25
Zootecnia
Il latte dopo le quote
Ecco il piano del Ministero
Martedì 25 novembre si è tenuta,
presso la sede del Ministero delle
Politiche agricole, una riunione
sulla filiera del settore lattiero
caseario. All’incontro erano presenti il ministro Maurizio Martina,
l’assessore all’Agricoltura della
Regione Lombardia, Gianni Fava,
il presidente di Confagricoltura,
Mario Guidi, il vicepresidente
di Coldiretti, Ettore Prandini,
Giuseppe Cornacchia in rappresentanza CIA, il presidente di
Copagri, Franco Verrascina, e il
presidente di Assolatte, Giuseppe
Ambrosi.
CONSUMI E PREZZO
Nel corso della riunione sono
26
Cinque punti
cardine per
valorizzare il
prodotto italiano,
ma è necessario
che tutti i soggetti
della filiera
facciano la loro
parte
state affrontate le principali
questioni relative ai rapporti di
filiera, all’andamento dei consumi
e alla volatilità del prezzo, anche
in vista della fine del regime delle
quote latte nel 2015.
Il ministro Martina ha presentato
un piano finalizzato alla valorizzazione del latte italiano basato
sui 5 punti cardine:
1. Miglioramento della qualità del
latte;
2. Campagna di educazione
alimentare per invertire il calo dei
consumi del fresco;
3. Promozione su mercati esteri
dei grandi formaggi italiani;
4. Revisione della normativa sui
prodotti trasformati in modo da
Zootecnia
valorizzare la qualità dei prodotti
italiani;
5. Richiesta alla Commissione
europea di accelerare l’attuazione
del regolamento sull’etichettatura, in modo da indicare il luogo di
trasformazione e quello di mungitura del latte commercializzato.
ALTA QUALITà
«Abbiamo intenzione di tutelare
un settore strategico – ha dichiarato il ministro Martina – come
quello del latte italiano. La nostra
produzione è di altissima qualità,
basti pensare che la metà di questa viene trasformato in formaggi a denominazione d’origine.
Siamo pronti a mettere in campo
delle azioni concrete e pragmatiche, agendo in anticipo rispetto
alla fine del regime delle quote.
Vogliamo puntare su qualità, educazione alimentare, promozione
ed etichettatura come capisaldi
di una strategia a lungo termine, che in questo settore manca
da troppo tempo. Nel prossimo
Consiglio dei Ministri dell’agricoltura dell’Ue, come Presidenza,
metteremo all’ordine del giorno
il tema dell’etichettatura, perché
anche su questo aspetto vogliamo migliorare.
Il Governo c’è e farà la sua parte,
così come c’è la disponibilità delle
Regioni di intervenire ulteriormente.
Ora ci aspettiamo che tutti i soggetti della filiera lavorino fin da
subito per irrobustire i rapporti di
filiera, tutelando gli allevatori, e
per dare futuro a tante aziende e
per salvaguardare la qualità delle
nostre produzioni».
27
Zootecnia
Compral latte diventa OP
Premiata la filiera piemontese
La nuova Organizzazione di Produttori vale un fatturato di oltre
37 milioni di euro. Quattro anni fa la svolta con Inalpi e Ferrero
Importante traguardo per
la cooperativa Compral
Latte: diventa una Op,
vale a dire un’Organizzazione di Produttori
riconosciuta dall’Unione Europea per la sua
capacità di aggregare un
alto numero di soci e di
concentrare un’offerta
strategica di prodotto sul
mercato. Grande la soddisfazione negli ambienti
agricoli e allevatoriali
della provincia di Cuneo
per questo
passaggio finale che
corona l’azione svolta da
una squadra di 230 produttori che quattro anni
fa hanno dato vita alla
filiera del latte piemontese, con l’operazione
Compral-Inalpi-Ferrero.
MUTUALITà
La comunicazione ufficiale è giunta nei giorni
scorsi dalla direzione
Agricoltura della Regione
alla cooperativa che fa
capo all’Apa di Cuneo.
“L’Organizzazione di Produttori – recita la determina – è riconosciuta per
le produzioni lattiero-casearie e il prodotto latte”
che vale “un fatturato
di 37 milioni 560 mila
euro”.
Fondamentale anche il
requisito della mutualità:
il 97 per cento del latte
commercializzato – pari
a circa 3 mila quintali al
giorno - proviene dalle stalle degli allevatori
associati.
PREMIATE LE “TORRI”
«Siamo partiti per vincere
– dice Raffaele Tortalla,
presidente Compral latte
- e ci stiamo riuscendo:
oggi siamo il primo soggetto nella produzione di
latte del Piemonte.
Noi sapevamo che l’obiettivo era giusto, e rispettando tutti, ma senza
chiedere permesso a nessuno, abbiamo portato a
compimento l’operazione
Torri del Latte che ha se-
28
gnato un punto di svolta.
Il resto è venuto da sé,
perché il nostro modello
funziona e garantisce
tutti i produttori: piccoli,
medi e grandi».
ACCESSO AI FONDI UE
Nate per sostenere il mercato ortofrutticolo, le OP
si sono via via estese agli
altri comparti, sulla spinta
comunitaria finalizzata
a favorire ampie unioni
dei produttori capaci di
reggere la contrattazione
con l’industria e la Gdo.
«Il dato rilevante – sottolinea Bartolomeo Bovetti
direttore Compral e
Apa – è l’inserimento a
pieno titolo della nostra
cooperativa nei progetti
europei.
Prima era necessario bussare alle porte di Bruxelles per avere udienza, ora
l’accesso ai consistenti
fondi stanziati per l’agricoltura sarà decisamente
più agevole per la nuova
Op Compral latte».
Zootecnia
Liberismo o protezionismo?
Latte, l’Europa deve scegliere
La Commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha svolto un primo
dibattito orientativo sul futuro del
settore lattiero-caseario. La fine del
sistema delle quote il 31 marzo 2015
è ormai cosa nota, meno note sono
invece le intenzioni sulle contromisure
da attuare per garantire comunque
una posizione competitiva ai produttori di latte dell’Ue nell’inevitabile scenario di maggior liberalizzazione che
si disegnerà nella prossima primavera.
COSA FARE?
Le divisioni all’interno della Comagri
appaiono già evidenti: da chi segnala
la necessità di misure alternative per il
post-quote, a chi chiede un aumento
dei prezzi all’intervento, a chi invece
chiede misure immediate quali la
Attesa entro
gennaio la
relazione degli
eurodeputati
che dovrebbe fare
chiarezza sulla
strategia europea
del “dopo-quote”
diminuzione del superprelievo o la
reintroduzione delle restituzioni, fino
a chi guarda con nostalgia al sistema
delle quote.
SPINTE CONTRASTANTI
La relazione che gli eurodeputati
stanno preparando come reazione
alla comunicazione della Commissione europea del giugno scorso sarà
presentata ai membri della Comagri a
gennaio, con una possibile adozione
in seduta plenaria a marzo o ad aprile. Affinché questo esercizio sia proficuo e possa risolvere i problemi del
settore, ad avviso di Confagricoltura
sarebbe utile che Commissione di
Bruxelles e Parlamento di Strasburgo
si mettessero a tavolino per superare
i contrasti tra spinte “liberiste” da
una parte e “protezioniste” dall’altra.
Convergere sul punto di partenza
sarebbe già un buon… punto di
partenza.
29
Notizie dalle aziende
Gruppo Barale, a Fossano
L’esperienza fa la differenza
Folla di visitatori e tante novità alla terza edizione
delle “porte aperte”: protagonista l’agrimeccanica
Un grande successo, sia in termini di
visitatori presenti che di novità tecniche presentate, ha riscosso la terza
edizione del “Porte Aperte” organizzata
dal Gruppo Barale che si è svolta a
Fossano.
Il Gruppo Barale da oltre 30 anni
costruisce, vende e ripara macchine
per l’agricoltura. Attenta alle esigenze del piccolo agricoltore come del
grande contoterzista, il Gruppo Barale
offre non solo macchine di qualità, ma
soprattutto innovazione, esperienza,
impegno costante e servizi efficienti per
garantire ai propri clienti la sicurezza di
una buona riuscita del loro lavoro nei
campi.
Apprezzata tutta la gamma dei prodotti
Kuhn, da quelli per la lavorazione del
terreno a quelli per la fienagione, senza
dimenticare i dessilatori, le seminatrici,
gli aratri.
Degna di menzione la compattatrice Orkel, di ultima generazione, per
risolvere i problemi degli insilati, il che
permette agli agricoltori di avere sia un
30
prodotto finale migliore, sia di occupare
molto meno spazio.
I visitatori hanno potuto ammirare e
toccare con mano anche le rotopresse
Feraboli e l’intera gamma delle macchine per la lavorazione del terreno a
marchio Unia.
Tra le varie “chicche” presentate dal
Gruppo Barale, sicuramente ci sono le
macchine brasiliane per la raccolta dei
fagiolo, costruite dalla ditta Colombo il
cui titolare era anche presente durante
il “Porte Aperte”.
Senza dimenticare i tunnel in lamiera
con capacità di copertura sino a 40
metri di larghezza: possono essere usati
per la copertura di attrezzatura agricola,
fienili, ed anche depositi di ogni genere.
All’interno della manifestazione la ditta
Barale Giuseppe ha presentato le ultime
novità della Tecnozoo per una perfetta
mungitura a cui si unisce un’alimentazione corretta con gli integratori della
Zoofarma.
L’interesse dei visitatori si è anche
rivolto agli impianti di irrigazione della
Irrigazione Veneta. Vere e proprie
soluzioni all’avanguardia che permettono una corretta distribuzione, che si
traduce in risparmio di tempo, di acqua
e fa ottenere all’agricoltore il massimo
dal raccolto. Sono stati presentati anche
nuovi sistemi di irrigazioni Pivot, Lineari
e Rotoloni.
Un’area apposita era riservata a Barale
Stefano che ha portato l’intera gamma
trattori Fendt e le nuove macchine da
raccolto, trince e le nuovissime mietitrebbia Fendt full range che sono state
letteralmente ammirate, con molto
interesse e curiosità, da parte dei molti
contoterzisti.
Presenti alla manifestazione, infine, i
Telescopici Merlo: c’era tutta la gamma
al completo e le ultime novità presentate all’Eima di Bologna 2014.
Al termine dei due giorni espositivi, il
gruppo Barale ringrazia tutti coloro che
hanno preso parte alla manifestazione
e dà l’appuntamento al prossimo “Porte
Aperte”.
31
Attualità
L’abbattimento dei lupi
finisce in Parlamento
Interrogazione
del deputato
Mino Taricco,
che chiede
di valutare
l’opportunità
di “azioni
di contenimento”
Il deputato cuneese del Pd Mino
Taricco ha presentato, come primo
firmatario, un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Ambiente
e della tutela del territorio Galletti
e al Ministro delle politiche agricole
Martina, con la quale ha domandato al Governo quali iniziative
intenda assumere e se ritenga ci
siano i presupposti per adottare
provvedimenti ai sensi dell’articolo 9 della Convenzione di Berna,
anche eventualmente operando
un’azione di contenimento, mediante trasferimento o abbattimento selettivo controllato, di alcuni
capi della pericolosa specie protetta
del lupo, la cui crescente presenza
sui territori montani sta causando
32
danni all’agricoltura in Italia.
QUANTI SONO
A questo proposito, Taricco ha
chiesto ai ministri quali siano i dati
in possesso del Governo sulla consistenza e l’andamento demografico della specie protetta del lupo
sul suolo nazionale e sugli effettivi
danni causati da essa alle produzioni agricole e zootecniche.
DANNI ALLE AZIENDE
«Siamo di fronte a un problema di
grande attualità – osserva Taricco
- e che richiede analisi e risposte
concrete. Molti, infatti, sono i
danni causati dall’azione di alcune
specie di fauna selvatica, come i
lupi, all’agricoltura e all’allevamento: a risentirne sono in particolar
modo le medie e piccole imprese,
con rilevanti perdite nei bilanci
economici, e specifici settori di
qualità ed eccellenza, tra cui quello
viti-vinicolo. In questo senso, va
ricordato come la Convenzione di
Berna del 1979, all’interno di un
quadro complessivo di tutela delle
specie protette, consenta specifiche
deroghe in situazioni critiche, che
permettono azioni di contenimento
e di cattura: con questa interrogazione abbiamo dunque voluto
chiedere al Governo di valutare la
possibilità di mettere in atto queste
deroghe per quanto riguarda il
caso dei lupi in Italia».
33
Diritto agrario
di
Davide Galfrè, Geometra - [email protected]
I fabbricati
dell’agricoltura
nel labirinto
del catasto
Quando si ideò e creò il Catasto italiano,
a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento, la parte fondamentale del reddito
era rappresentata dal terreno agricolo,
del quale i fabbricati costituivano una
pertinenza, quasi fossero un fattore
secondario; proprio per questo motivo i
fabbricati annessi all’attività agricola erano censiti presso il Catasto Terreni con la
qualità “Fabbricato Rurale” e senza una
rendita catastale.
Ciò prevedeva pertanto che su tali
fabbricati, essendo senza rendita, non
fossero previste tasse ed imposte invece
34
previste per le altre tipologie di fabbricati
(civili abitazioni, industriali, artigianali
ecc…).
REQUISITO D RURALITà
Con il passare del tempo e con le evoluzioni si è arrivati ai giorni nostri in cui i
fabbricati per le loro caratteristiche rappresentano una parte centrale all’interno
dell’attività di agricoltura ed allevamento
e, pertanto, si è reso necessario modificare il sistema del Catasto: alla data
attuale, infatti, tutti i fabbricati (annessi
all’attività agricola e non) devono essere
Diritto agrario
censiti presso il Catasto Fabbricati;
per poter ottenere degli sgravi fiscali
è necessario ottenere il riconoscimento dei requisiti di ruralità.
Dunque anche i fabbricati rurali devono essere censiti al catasto fabbricati
con una qualità ordinaria (cioè non
“fabbricato rurale”), con normale
rendita catastale e con annotata in
visura la dicitura “richiesta ruralità”.
COSA OCCORRE
Per poter ottenere i requisiti di ruralità occorre, riassumendo in parole povere, che il fabbricato sia di proprietà
o affittato o ceduto in comodato
d’uso (o altri contratti tipici…) a:
- chi conduce l’attività agricola tramite il cui volume d’affari derivante da
tale attività sia superiore alla metà del
suo reddito complessivo;
- chi riceve trattamenti pensionistici
a seguito di attività svolta in agricoltura;
- chi è dipendente di azienda agricola
a tempo determinato o indeterminato per almeno cento giornate
lavorative annue.
COMPROPRIETARI E AFFITTUARI
Se il fabbricato è in capo a più
comproprietari o affittuari, basta che
anche solo uno di essi presenti le
caratteristiche di cui sopra.
I requisiti di ruralità spettano ai fabbricati abitativi (che non siano censiti
al Catasto Fabbricati con la qualità
A/1 o A/8) ed ai beni strumentali
all’attività agricola.
Da un punto di vista prettamente più
pratico si può dire che è necessario
che il fabbricato sia inserito nell’elenco degli immobili dell’Anagrafe
Agricola Unica del Piemonte di chi lo
utilizza e fornire al Catasto anche la
visura camerale di quest’ultimo (oltre
alle necessarie autocertificazioni e
moduli catastali opportunamente
compilati).
La normativa, molto contorta ed
evolutasi rapidamente nel tempo, ha
fissato all’ormai passato 30/11/2012
il termine ultimo per censire al
Catasto Fabbricati quelli che erano i
cosiddetti fabbricati rurali censiti al
Catasto Terreni.
A tal punto occorre valutare diverse
Anche gli edifici
rurali devono
essere censiti
al catasto
fabbricati, con
una qualità
ordinaria (cioè
non “fabbricato
rurale”), con
normale rendita
catastale e con
annotata in
visura la dicitura
“richiesta ruralità”
35
casistiche nel caso in cui non sia stato
rispettato il termine predetto.
FABBRICATI NON RURALI
Per l’accatastamento di tali fabbricati
è prevista una sanzione che varia a
seconda del periodo in cui si sono
persi i requisiti:
- persi 5 anni prima dell’accatastamento (alla data attuale novembre
2008): sanzione non dovuta poiché
prescritta;
- persi prima della data 01/07/2011
sanzione compresa fra euro 258,00
ed euro 2.066,00;
- persi dopo la data 01/07/2011 sanzione compresa fra euro 1.032,00 ed
euro 8.264,00.
FABBRICATI RURALI
Per l’accatastamento di tali fabbricati
è prevista una sanzione compresa fra
euro 1.032,00 ed euro 8.264,00.
FABBRICATI FOTOIDENTIFICATI
Tali fabbricati sono stati identificati
dal Catasto tramite fotografie aeree
36
ed i proprietari hanno ricevuto una
lettera in cui si comunica di procedere
col censimento al Catasto Fabbricati
del fabbricato fotografato.
Per l’accatastamento di tali fabbricati è prevista una sanzione pari
ad 1.032,00 euro; la sanzione sarà
ridotta ad 344,00 euro nel caso in
cui si proceda nell’accatastamento e
contestuale pagamento della sanzione entro sessanta giorni dalla data di
ricevimento dalla lettera.
FABBRICATI NON PIù ESISTENTI
Molti erano, e forse sono tutt’ora,
i fabbricati censiti al Catasto Terreni
come fabbricati rurali, ma in realtà
collabenti, fatiscenti o addirittura non
più esistenti; per tali fabbricati non è
prevista alcuna sanzione, ma occorre
comunque presentare una variazione
al Catasto Terreni con cui si elimina la
qualità “Fabbricato Rurale” facendo
diventare così la particella, a titolo
esplicativo, “Prato” o “Fabbricato
Collabente”.
SANZIONI E NOTIFICHE
Si fa notare che raramente l’Agenzia
delle Entrate – Sezione Territorio,
volgarmente detto Catasto, applica la
sanzione massima possibile. La sanzione è prevista per ogni unità immobiliare accatastata ed è per una prassi
corretta da corrispondere al momento
dell’accatastamento tramite carta prepagata; se il pagamento non avviene
contestualmente il Catasto provvederà a mandare notifica al proprietario.
Per i nuovi fabbricati che possiedono i
requisiti di ruralità a “ex novo” non è
logicamente prevista sanzione alcuna.
Si consiglia comunque, tecnici e
proprietari che si dovessero trovare
nei casi presi in esame, di contattare i
tecnici del Catasto per avere maggiore certezza su modalità di pagamento
ed ammontare delle sanzioni, data
la complessità dell’argomento, la
continua evoluzione della legislatura
e, non ultimo, il valore piuttosto cospicuo delle sanzioni eventualmente
dovute.
PSR - MISURA 111.1
Sottoazione B
IL PERICOLO DEOSSINIVALENOLO
NEI MANGIMI
Il deossinivalenolo (o DON o Vomitossina) è una micotossina
appartenente al gruppo dei tricoteceni prodotta nei vegetali
da parte di funghi appartenenti al genere Fusarium. L’esposizione ad esso degli animali determina una serie di disturbi
che ne compromettono lo stato di salute e la performance
produttiva. Il deossinivalenolo è fra le tossine più diffuse
negli alimenti e nei mangimi, soprattutto nei cereali quali
grano, mais, orzo ed avena e meno frequentemente nel
riso, sorgo e triticale. La presenza del deossinivalenolo è
quasi sempre associata a quella di altre fusario-tossine e la
contaminazione delle produzioni avviene prevalentemente
in campo, prima del raccolto. L’attacco è favorito da clima
fresco e umido e la malattia è più grave dove mais segue
a mais o frumento e se si lasciano stocchi in superficie. Lo
sviluppo dei funghi e la produzione di tossina durante la
fase di stoccaggio è invece meno frequente. La concentrazione della tossina nei prodotti destinati alla alimentazione
degli animali varia in relazione alle condizioni climatiche,
stagionali e geografiche. Anche la predisposizione genetica
delle colture gioca un ruolo nel grado di contaminazione dei
mangimi, che si è visto variare da alcuni microgrammi sino
a diversi milligrammi per Kg. Clinicamente l’intossicazione
è caratterizzata in generale da vomito, irritazioni cutanee
particolarmente evidenti nel suino, lesioni emorragiche, mo-
dificazione patologiche degli organi emopoietici, depressione
immunitaria. Nel suino, in particolare, si possono osservare:
rifiuto dell’alimento (imputabile alla modifica sapore), più
raramente vomito, perdita di peso corporeo, diarrea dei
lattonzoli. Di fronte al rifiuto dell’alimento, succede, non di
rado, che gli allevatori aggiungano aromatizzanti; in tal caso,
se l’alimento consumato contiene anche lo Zearalenone (ed
è piuttosto frequente), esso diventa responsabile di problemi alla sfera riproduttiva, anche perché la vomitossina, se
presente anche a dosi subcliniche senza effetti tossicologici
evidenti, potenzia l’azione dello zearalenone. Nel bovino, la
vomitossina crea normalmente pochi problemi. I suini sono
particolarmente esposti agli effetti negativi conseguenti l’ingestione di alimenti contaminati da micotossine, in quanto, a
differenza dei bovini, in essi manca l’azione protettiva tipica
della microflora ruminale. Si ritiene invece che ruminanti sani
siano in grado di tollerare contaminazione di diversi milligrammi da DON nei mangimi, così per le altre specie animali,
anch’esse meno sensibili del suino agli effetti del DON, anche se i dati disponibili per la valutazione sono scarsi. Dopo
l’ingestione del mangime contaminato, l’assorbimento del
deossinivalenolo e la successiva metabolizzazione si compiono rapidamente. L’escrezione, poi, avviene per via urinaria e
biliare, mentre solo tracce si rilevano in latte ed urina.
37
Notizie dalle aziende
Mais, la genetica KWS resiste
all’aggressione del fungo rosso
La Pianura Padana è una
delle zone con le maggiori
potenzialità produttive per
quanto riguarda la coltura
del mais, ma per contro,
presenta anche le migliori
condizioni per lo sviluppo
dei principali funghi tossigeni che si sviluppano su
tale pianta. Le temperature
medio-alte ed i livelli altissimi di umidità relativa che
persistono nei mesi estivi
nei nostri areali, favoriscono lo sviluppo del Fusarium
verticillioides (produttore di
Fumonisine).
Nel 2014 invece, le temperature medie sono state più
basse e quindi il Fusarium
verticillioides non ha trovato le condizioni ideali al
proprio sviluppo.
Al contrario invece, il Fusarium graminearum (produttore di DON) ha avuto
tutte le condizioni favorevoli. Infatti, soprattutto in
Piemonte e Friuli ma anche
nelle altre regioni di Veneto
e Lombardia, gli agricoltori
hanno dovuto fare i conti
con questo fungo “rosso”
dal colore caratteristico
della muffa che si sviluppa
sulla spiga.
Questo fungo porta 2
38
tipologie di danno all’agricoltore: in primo luogo
perdita di produzione per
ettaro, la granella colpita da
tale patogeno oltre a pesare
essiccatoio e viene analizzata, viene penalizzata se
eccede i limiti di legge per
l’utilizzo umano oppure i
limiti consigliati per l’ali-
meno di quella sana viene
anche scartata durante le
operazioni di trebbiatura in
campo. In secondo luogo,
quando la granella arriva in
mentazione animale.
Oggi gli agricoltori hanno la
possibilità di poter scegliere
gli ibridi di mais in base alla
tolleranza genetica nei con-
fronti di questi funghi. La
maggior parte degli operatori del settore si sono resi
conto che esistono genotipi
di mais particolarmente
sensibili a questi patogeni,
mentre altri risultano essere
particolarmente “puliti”.
Anche in un anno difficile
come il 2014, la genetica KWS si è dimostrata
resistente a queste problematiche permettendo alla
maggior parte degli agricoltori che hanno utilizzato
mais KWS, di consegnare
la granella senza problemi.
Questo grazie alla coltivazione d’ibridi mediotardivi tra i quali il Kerbanis, Korimbos, Kermess,
Kobras e Klaxon, ma anche
grazie ad un nuovo sistema di coltivare il mais che
prevede l’utilizzo di ibridi
precocissimi (Classe FAO
200) i quali hanno presentato valori, che ne hanno
permesso l’utilizzo per
l’alimentazione umana (Ronaldinio, Ricardinio e altri),
caratteristica apprezzata
dai molini in forte crisi con
l’approvvigionamento di
granella sana derivante da
ibridi tardivi che erano stati
seminati a tale scopo.
39
Agrimeccanica
L’agrimeccanica artigianale
rilancia la stagione
del castagno
L’innovazione dei macchinari di lavoro offre ai giovani nuove
ragioni di impegno verso un settore sempre più interessante
Nel territorio montano
l’emigrazione definitiva,
che lo ha caratterizzato
nell’ultimo cinquantennio,
ha colpito pesantemente
le forme di produzione
tradizionali, a cominciare
dalla castanicoltura. Di
conseguenza aree destinate alle coltivazioni agricole
ed edifici e altri manufatti
rurali, vie di comunicazione
40
hanno finito di lasciare il
posto alla ruderizzazione
delle strutture, al rimboschimento non come processo di rinaturalizzazione
bensì in quello negativo di
aumento del rischio idrogeologico.
IL RISVEGLIO
Negli ultimi tempi si è
comunque assistito ad
un significativo risveglio
dell’interesse per la castanicoltura stante l’evoluzione favorevole di alcune
vecchie e nuove patologie
della pianta, il rilancio del
mercato delle castagne, un
potenziale di interessanti
prospettive per un prodotto ecologico e naturale
e, non ultimo, la presa di
coscienza dell’ importan-
za del castagneto quale
elemento paesaggistico e
culturale.
Se la ragione principale dell’abbandono della
castanicoltura, è noto,
è stata individuata nella
constatazione di un’attività
agricola non più sufficientemente redditizia, o
percepita come tale, legata
a una commercializzazio-
Agrimeccanica
ne, nel recente passato,
scarsamente valorizzante
il prodotto, dobbiamo nel
contempo rilevare come
motivo di scarso appeal
per i giovani nel ritorno
alla castanicoltura la scarsa
innovazione nei modi del
lavoro agricolo in montagna.
Un’attività che è stata, ed
è, scarsamente supportata
dai processi di meccanizzazione che altrove hanno,
invece, sostenuto il settore
primario.
AGRIMECCANICA
MONTANA
Le macchine, concepite per
rispondere alle necessità
della dominante agricoltura di pianura e delle sue
strabilianti rese, risultano
infatti ben poco adatte a
spazi stretti e disomogenei
come quelli dei versanti,
spesso ripidi, delle aree
montane.
Un territorio, questo,
considerato non sufficientemente interessante (e
remunerativo) per giustificare gli investimenti
necessari alla produzione
di macchinari adeguati.
Ora, di fronte ad un constatato, recente, nuovo
interesse per il ritorno
dei giovani in montagna,
anche per la castanicoltura parrebbe logico veder
diffondersi anche da noi
macchine operatrici che
agevolino la raccolta, la
selezione del prodotto.
Il punto è che questa
meccanizzazione specifica
è costosa e, purtroppo non
abbiamo, per il momento almeno, informazioni
positive che nella nostra
Regione, nell’ambito del
nuovo PSR, ci sia traccia
di un eventuale contributo, determinante per la
convenienza dell’acquisto
e dell’utilizzo di queste
macchine.
SOLUZIONI
ARTIGIANE
Macchine che esistono,
anche se da poco tempo, prodotte da artigiani
sensibili alla problematica e
specificamente progettate
per soddisfare le condizioni
di lavoro dei castanicoltori,
macchine pratiche, utili ed
efficienti come abbiamo
potuto constatare di persona provandole in campo.
Un gruppo di castanicoltori
bovesani ha avuto, infatti,
in questi giorni un incontro
con il titolare dell’azienda
Chianchia di Cherasco,
produttrice di macchinari
specifici per la raccolta del
frutto, ed effettuato prove
pratiche che hanno fornito
risultati molto soddisfacenti. Si tratta di macchine di
Lo staff della ditta Chianchia al lavoro con i castanicoltori
dimensioni ridotte che ne
permettono l’utilizzo con
trattori di piccola e media
potenza per facilitare sia
la raccolta anche in zone
impervie e sia la successiva
selezione in azienda con
separazione delle castagne
in modo veloce e preciso
da terriccio, pietre, foglie e
pezzetti di legno.
Per questo rinnoviamo l’in-
vito alla Regione Piemonte
di non dimenticare nel
programma del nuovo PSR,
la concessione di contributi, ai proprietari o ai
conduttori dei castagneti,
a copertura parziale delle
spese per l’acquisto di
macchinari che agevolano
il loro pesante lavoro.
41
I prezzi della carne piemontese
sono quelli di venti anni fa
Con la crisi, calano anche le vendite. Si rischia di lavorare in
perdita, soprattutto in montagna. Resistono le imprese familiari
Trascorso il giorno di San
Martino, in agricoltura si
inizia a tirare le somme
dell’ultima annata
agraria. Tuttavia ci sono
comparti, come quello dei
bovini da carne, abituati
a tracciare bilanci ogni
giorno e dove il lavoro
non conosce soste.
In provincia di Cuneo,
patria della razza
Piemontese, gli allevatori
sono alle prese con
alcuni atavici problemi
che faticano a essere
risolti: prezzi fermi da
troppo tempo, consumi
in flessione e costi di
produzione sempre molto
elevati, nonostante il lieve
calo delle materie prime.
INDIETRO DI VENT’ANNI
«Diciamo che il comparto,
pur tra mille difficoltà,
42
tiene - conferma Alberto
Brugiafreddo, presidente
sezione Bovini da carne
di Confagricoltura Cuneo
-. Le quotazioni sono
quelle di vent’anni fa,
con poca marginalità, ma
complice il momentaneo
crollo del prezzo dei
cereali riusciamo a trovare
ancora collocazione sul
mercato, anche se il calo
dei consumi è persistente
per via del momento di
crisi. Per fortuna sono
presenti dei contributi Pac
che sopperiscono al calo
generale delle vendite
ma, soprattutto per chi
lavora in alta montagna,
il rischio è sempre più
quello di lavorare in
perdita».
DISTRIBUZIONE
Oggi la Piemontese
viene commercializzata
attraverso macellerie
tradizionali con vendita
diretta dall’allevatore
al macellaio, ma anche
tramite GDO e altre
strutture gestite dagli
allevatori o altri operatori
commerciali: «Alcuni
canali sono certamente
più remunerativi di altri
– continua Brugiafreddo –
ma gli sforzi da fare, sono
enormi anche perché le
spese, costo energetico su
tutte, sono più del doppio
rispetto al mantenimento
del capo. Chi poi conduce
gli animali in alpeggio,
infine, deve fare i conti
con l’aumento della
presenza dei lupi: le
vacche perlopiù riescono
a difendersi, ma i vitelli
in caso di attacco sono
spacciati, con un danno
considerevole per
l’allevatore».
IMPRESE FAMILIARI
Il comparto in provincia di
Cuneo, quindi, continua
a fare lo slalom tra
nuovi e vecchi problemi
ma, nonostante tutto,
regge il colpo del non
semplice momento
economico grazie anche
alla consistente presenza
di imprese a conduzione
familiare che ha permesso
di sopportare meglio
alcuni sacrifici.
La razza Piemontese
continua ad essere la
prima razza autoctona da
carne in Italia, con una
consistenza di oltre 262
mila capi iscritti all’albo
genealogico, di cui oltre
il 60% in provincia di
Cuneo.
43
Un futuro verde per l’Italia: centinaia
di ettari di bambù gigante già avviati
Siamo di fronte ad un avvenimento
storico: l’introduzione in Italia del bambù
come nuova coltivazione da reddito,
esattamente come avvenuto in precedenza con la Vite, il Pomodoro, il Kiwi e
gran parte delle produzioni agricole che
siamo abituati a coltivare nei nostri campi
e che oggi consideriamo erroneamente
autoctone. Si tratta di qualcosa di nuovo
per il nostro paese, abituato a considerare il bambù esclusivamente ornamentale,
al contrario di quanto avviene in gran
parte dei paesi del mondo dove questa
graminacea gigante viene coltivata per
produrre germogli alimentari e legname
pregiato dalle mille applicazioni. Il Consorzio Bambù Italia è l’autore di questo
promettente inizio, che sta coinvolgendo
ed entusiasmando numerosi imprenditori
italiani convinti che i prodotti derivanti
dalla piantagione di bambù (in partico-
44
lare i germogli ed il legname) siano in
linea con le esigenze del mercato e della
nostra società, in cerca di prodotti sani,
ecologici e rinnovabili. Dal 1° settembre
2014 ogni giorno migliaia di piante madri
di bambù gigante, necessarie a sviluppare
le piantagioni, partono dai vivai Onlymoso per raggiungere le tante aziende
agricole che già da parecchi mesi hanno
effettuato la loro prenotazione.Ci vorranno 4/5 anni per raccogliere i primi frutti
delle piantagioni, che resteranno poi
altamente produttive per decine di anni.
La particolarità di questa coltura è quella
di non richiedere l’utilizzo di trattamenti e
pesticidi, o altre particolari lavorazioni al
di fuori della raccolta dei germogli e dei
fusti che hanno dimensioni straordinarie
fino a 15 cm di diametro e oltre 20 metri
di altezza. Ogni anno un ettaro di bambuseto produrrà da 7,5 a 15 tonnellate di
germogli ed oltre 50 tonnellate di legname pregiato. Il Consorzio Bambù Italia,
oltre all’attività didattica, scientifica e di
promozione dei prodotti del bambù OnlyMoso in Italia e in Europa, rappresenta
il principale referente commerciale degli
agricoltori, garantendo a tempo illimitato
il ritiro delle produzioni derivanti dai
bambuseti certificati OnlyMoso al miglior
prezzo di mercato.Grazie al suo clima e
ai sui terreni l’Italia potrà diventare nei
prossimi anni la miniera verde d’Europa fornendo a industrie e consumatori
europei prodotti di straordinario valore
nutrizionale e strutturale.
Terreni incolti e poco redditizi potranno
diventare grandi risorse per i coltivatori
e gli imprenditori che oggi investono in
questa coltura dalle mille utilizzazioni.
Il futuro si rinnova sotto il verde del
bambù.
45
Fisco e tributi
Sgravi previdenziali alle aziende
che assumono giovani under 35
Pubblicata dall’Inps la circolare attuativa degli incentivi.
Ecco le condizioni richieste per i contratti
E’ stata pubblicata dall’Inps la circolare attuativa
delle misure relative agli
incentivi per l’assunzione di giovani under 35,
secondo quanto stabilito
dalla sezione “Campolibero” della legge Competitività.
La circolare riguarda, in
particolare, lo sgravio
di 1/3 della retribuzione lorda imponibile ai
fini previdenziali, per un
periodo complessivo di 18
mesi, per le aziende che
46
assumono ragazzi tra i 18
e i 35 anni.
REQUISITI
L’incentivo è rivolto
alle assunzioni a tempo
indeterminato e quelle a
tempo determinato con i
seguenti requisiti:
- Contratti di durata triennale;
- Garanzia per il lavoratore
di un periodo di occupazione minima di 102 giornate annue; ai fini della
fruizione dell’incentivo,
altro requisito richiesto è
quello, di carattere oggettivo, relativo alle assunzioni, affinché comportino
un incremento occupazionale netto del numero dei
dipendenti del datore di
lavoro interessato rispetto
alla media dei dodici mesi
precedenti.
PRIORITà ASSOLUTA
«È una misura fondamentale – ha commentato il
ministro Martina – che
abbiamo inserito in Cam-
polibero e che fa parte
del nostro ‘Piano giovani’.
Con questo intervento
promuoviamo la stabilizzazione dei contratti per
gli under 35 nel settore
agricolo e la creazione di
nuova occupazione. La
lotta alla disoccupazione
giovanile è una priorità
assoluta del Governo e
vogliamo mettere in condizione il settore agricolo
di giocare un ruolo da
protagonista in questa
partita».
47
Notizie dalle aziende
Non c’è il 2 senza il 3 !!!
1991 – 1999 – 2014… La Thor si ripete
con straordinario successo a Eima 2014
Nuovo prestigioso riconoscimento di valore internazionale per THOR
selezionato fra 1800 espositori provenienti da cinque continenti diversi.
Grazie a questo interesse e alle conferme di tanti anni di presenza attiva
sui mercati internazionali, la società
THOR ha fatto en plein con la cigliegina sulla torta!!
La nuova macchina MAGIKA UNIVERSAL (presentata all’EIMA) che
sega, spacca e carica in un unico ciclo
di lavoro con un unico operatore
viene prodotta in diverse versioni; con
attacco a 3 punti per trattore e PTO
a 540 giri, con motore elettrico trifase
Per la società RICCA ANDREA di Busca, proprietaria del marchio THOR,
le conferme non finiscono mai! A
partire dagli anni novanta in poi la sua
continua evoluzione è stata premiata in
più occasioni: a Bologna per tre volte
nell’arco di circa 20 anni, ad Hannover in Germania una volta, ed innumerevoli riconoscimenti in occasioni di
fiere nazionali e regionali sia in Italia
che in Europa.
La conferma del crescente successo
dei macchinari THOR in Italia ed in
Europa non è una novità, questa volta
la nuova Magika Universal ha però
stupito anche i visitatori più attenti ed i
critici della severa giuria del prestigioso
premio assegnato.
Sergio Pininfarina, Aproniano Tassinari, Massimo Goldoni sono le personalità di rilievo che hanno consegnato a
Ricca Andrea i prestigiosi riconoscimenti nell’arco di questo ventennio.
L’ultima edizione della manifestazione
Eima è stata positiva per tanti espositori e addetti ai lavori grazie all’enorme
partecipazione di pubblico ed operatori commerciali sia italiani che esteri.
Da molto tempo non si riscontrava un
simile interesse in tutti i settori merceologici.
48
5,5 kw, con motori a benzina o diesel,
oppure carrellata con assale e sospensioni elastiche e gancio traino omologata per circolazione stradale fino a 80
km/h.
Questa macchina nel suo genere per
ingombri, pesi, versatilità e semplicità
di utilizzo non ha eguali attualmente
sul mercato nazionale ed internazionale. Il taglio trasversale è operato con
una barra e catena da 16” lubrificata
in automatico ad ogni ciclo, si può
tagliare fino a 38 cm. Lo spaccalegna è
abbinato alla stessa in modo trasversale
sullo stesso piano di carico e di taglio,
questo facilita moltissimo l’operatore
nelle varie fasi di lavoro; la potenza è
12 ton.
Il banco di carico è posizionato ad una
altezza ideale, 70 cm da terra, ed è
completamente aperto verso l’esterno;
la movimentazione dei tronchi, anche
di grosso diametro, è molto agevole e
sicura. Tutti i comandi sono doppi e
manuali ed agiscono su un impianto
idraulico privo di sofisticazioni elettriche o elettroniche… Tutto manuale,
tutto semplice!!
Anche il trasporto e la movimentazione
per le versioni autonome con motori
elettrici o a scoppio sono molto pratici
e funzionali. Sono infatti presenti tre
ruote pneumatiche molto grandi, una
di queste è oscillante e sterzante per la
guida. Grazie a questi ricercati dettagli
la macchina è alla portata di tutti, anche per gli utilizzatori finali sprovvisti
di trattore. A fine lavoro la macchina e
i suoi accessori si richiudono in ingombri molto ridotti.
Si tratta quindi di una macchina ideale,
anche nel prezzo di vendita, che può
lavorare ovunque in qualsiasi ambiente
e in diversi continenti.
Non poteva essere diversa ma solo
UNIVERSAL e MAGIKA!
Il video THOR presente sul nostro
sito vi sarà di ulteriore aiuto, oppure
le prove dimostrative in azienda da
concordare con la società costruttrice
saranno senz’altro per voi una conferma dei vantaggi e delle garanzie che
THOR vi può offrire.
49
Fogliarino, cento anni
di successo nella raccolta
La presentazione in azienda, a Genola, delle ultime
novità Claas (e non solo)
50
Cento anni di successo nella raccolta.
Se ne sono potuti accorgere, venerdì 21
e sabato 22 novembre, i visitatori che
hanno affollato la sede genolese della
ditta Fogliarino per la presentazione
delle ultime novità dei trattori Claas e di
tutta la gamma per la raccolta, la fienagione e le macchine per la preparazione
e la lavorazione del terreno Lemken che
hanno fatto bella mostra di sè all’ultimo
Eima.
La ditta Fogliarino nasce nel 1960 a
Genola, grazie ai fratelli Giovanni e
Domenico, nati e cresciuti nel mondo
contadino e con unica grande passione:
le macchine agricole. Ciò che contraddistingue Fogliarino è aver mantenuta
inalterata la passione per queste macchine, il desiderio di accontentare sempre
il cliente, anche grazie ad una assistenza
capillare ed altamente professionale.
Trattori naturalmente a marchio Claas,
di cui Fogliarino è concessionario ufficiale. Prova di questo è stato un fantastico
colpo d’occhio offerto dalla centinaia
di macchine esposte sul piazzale della
stessa concessionaria. Il verde – colore
che contraddistingue Claas – la faceva
da padrone, rappresentando al contempo motivo di forte richiamo.
Trattori in bella mostra, dal più piccolo
al più grande.
Ed i moltissimi visitatori hanno potuto
apprezzare questi mezzi e ammirare
tutte le novità, i comfort, le nuove tecnologie e soprattutto le nuove motorizzazioni. In primo piano, i nuovi modelli
di trattori Arion 400 che hanno una
grande versatilità, sottolineata dalla vasta
scelta di motorizzazioni e dai numerosi
nuovi allestimenti disponibili a richiesta
allo scopo di offrire la giusta soluzione
ad ogni esigenza di meccanizzazione
agricola. Ed anche l’Atos 300, equipaggiato di fabbrica con un sollevatore
frontale completamente integrato con
una capacità di sollevamento di 1,9
tonnellate: le zavorre anteriori possono
essere montate e smontate velocemente
durante l’impiego. Infine l’Elios 200,
che grazie al baricentro ribassato e alla
ridotta altezza d’ingombro può lavorare in luoghi irraggiungibili per i trattori
convenzionali. Tutti punti di forza di una
gamma che parta dai 70 cavalli ed arriva
fino ai 400. Con una risposta ed un
impiego validi su ogni terreno e per ogni
impiego agricolo.
Molto interesse hanno anche suscitato
le nuove mietitrebbie Lexion, la nuova
Tucano e le trince della serie Jaguar, la
giusta soluzione ovunque sia richiesta
una qualità eccellente del trinciato. E
che dire del Terratrac, il porta-attrezzi
realizzato per l’agricoltura su forti pendenze. Grazie al loro baricentro basso
ed al peso estremamente limitato, tutti i
Terratrac sono in grado operare su forti
pendenze con il minimo impatto sull’ambiente circostante.
Fogliarino vuole ringraziare tutti coloro
che hanno partecipato alla manifestazione e lo ha fatto già in loco offrendo a
tutti i partecipanti un simpatico gadget.
51
Zootecnia
Il decalogo delle uova
fa grandi le galline
Ecco le dieci cose da sapere per apprezzare al meglio
un prodotto fondamentale dei nostri allevamenti
Francesca Romana
Barberini, conduttrice
e autrice televisiva,
volto di Gambero
Rosso Channel (Sky),
ha raccolto nel
decalogo pubblicato
su “d.blogautore.
repubblica.it”, le cose
fondamentali da sapere
sulle uova. Un
memorandum che
può essere utile
anche a chi,
52
in campagna, già
ben conosce le uova,
ma non sempre le sa
“valorizzare”.
Ecco, di seguito, le dieci
informazioni
indispensabili sulle uova.
1. L’uovo riporta un
codice direttamente
sul guscio, una sorta
di carta di identità che
tutela il consumatore.
Ecco come leggere
l’etichetta: il primo
numero indica il tipo
di allevamento,
0=biologico
1=all’aperto 2=a
terra 3=gabbie. Poi
viene indicata la
sigla della nazione
dell’allevamento, per
l’Italia IT.
Quindi seguono 3 cifre
che indicano il comune
di provenienza, le due
lettere seguenti indicano
la provincia, le ultime 3
cifre l’allevamento.
2. Il colore del guscio
non influisce sulle
caratteristiche dell’uovo:
possono essere bianchi,
rosati o bruni a seconda
della razza della gallina
ovaiola.
A seconda del tipo
di allevamento della
gallina, invece, cambia
il valore proteico
dell’uovo, la consistenza
e lo spessore del guscio.
3. E’ preferibile
conservare le uova
nei contenitori di
cartone in cui vengono
acquistate, perché
hanno il vantaggio di
assorbire l’umidità.
Vanno tenute in
frigorifero, su un ripiano
e non nello sportello
per evitare i continui
cambi di temperature e
i movimenti bruschi ad
ogni apertura.
4. Il guscio dell’uovo è
poroso e gli odori forti
del frigorifero rischiano
di essere assorbiti!
5. Le proteine dell’uovo
si trovano nell’albume
e vengono considerate
proteine ad alto
valore biologico (il
tipo più abbondante è
l’ovoalbumina), poiché
contengono tutti gli
amminoacidi essenziali:
Zootecnia
per questo l’uovo è
ritenuto l’alimento più
qualitativo dal punto di
vista proteico. 100 gr
di uovo apportano al
nostro organismo 13 gr
di proteine.
6. Le uova sono
ricche di lecitina,
una proteina che gli
conferisce la sua tipica
proprietà emulsionante
e che diminuisce
l’assorbimento
intestinale del
colesterolo.
7. Da studi scientifici
è dimostrato che
una persona sana
e che segue una
dieta equilibrata può
mangiare fino a 7
uova alla settimana.
Le persone affette da
ipercolesterolemia o
da qualunque altra
malattia cardiovascolare,
dovranno limitarsi a 2 o
3, oppure rinunciare al
tuorlo.
8. Per montare le uova
a neve è necessario
verificare che sia il
contenitore che le fruste
dello sbattitore elettrico
o la frusta a mano siano
perfettamente sgrassati.
Quando sono pronte?
Quando girando
il contenitore non
“scivolano”!
9. E’ più facile separare
il tuorlo dall’albume
quando l’uovo è freddo
di frigorifero.
10. Come eliminare
l’odore di uovo da piatti,
bicchieri e posate?
Si può usare dell’aceto
durante il lavaggio a
mano o in lavastoviglie.
Se persiste si può
aggiungere un cucchiaio
di candeggina e ogni
odore svanirà!
53
Agrimeccanica
di
Emanuel Bonetto
L’Eima di Bologna
ha radici nel futuro
dell’agrimeccanica
“We have it – Noi ce
l’abbiamo” … Questo
è stato il leitmotiv
dell’EIMA 2014, fiera
internazionale della
meccanizzazione
agricola svoltasi a
Bologna dal 12 al 16
novembre. Seconda
solo ad “Agritechnica”,
biennale di Hannover,
UNA FIERA MONDIALE
I dati statistici diffusi
da FederUnacoma,
la federazione dei
costruttori italiani
organizzatrice della
rassegna, indicano una
crescita considerevole
degli operatori
economici provenienti
dai Paesi esteri, che
Viaggio tra le novità della fiera internazionale
della meccanizzazione agricola di Bologna,
tra “connetted farm” e trazione funicolare
questa manifestazione
è stata sicuramente una
nota d’orgoglio per
tutto il mondo agricolo
italiano ed europeo.
Dati alla mano non ci si
può che complimentare
con organizzatori,
espositori e soprattutto
visitatori per il grande
successo riscontrato.
54
raggiungono le 38.773
unità, pari ad un
incremento del 21%
rispetto all’edizione
2012. I 235.614
visitatori provenienti
da 124 Paesi di tutto
il mondo sono il
dato più lampante
di come questa fiera
abbia assunto poco
Agrimeccanica
per volta negli anni
un’importanza di livello
mondiale.
La kermesse bolognese
ha dato ampio respiro
non solo ai grandi
marchi, conosciuti come
il “top” della gamma
in ambito meccanico,
bensì anche ad aziende
più ridotte, ma gravide
di idee “copernicane”,
ossia rivoluzionarie, ma
non stravolgenti poiché
partorite prendendo
spunto dalla tradizione
agricola dei nostri avi.
TRAZIONE
FUNICOLARE
Per esempio, a livello
generale, si è notato un
notevole miglioramento
della meccanizzazione
la quale ha raggiunto
livelli di tecnologia
estremamente elevati.
Basti pensare alle
nuove generazioni
dei macchinari per la
lavorazione dei terreni
a trazione funicolare
alimentati da fonti
energetiche rinnovabili;
un’invenzione con radici
antiche (1800) ripensata
per l’agricoltura del
domani.
Questi macchinari
permetteranno
di diminuire
l’inquinamento
ambientale e del suolo
andando altresì ad
annullare totalmente
la suola di lavorazione
poiché verrà eliminato il
passaggio delle trattrici
sul campo.
Inoltre saranno
macchinari totalmente
automatici e sicuri in
quanti controllati per
mezzo di tecnologia GPS
in remoto.
Alle due macchine
motrici posizionate
sulle testate del
55
Agrimeccanica
campo potranno
essere abbinati diversi
moduli (seminatrici,
barre irroratrici, ecc…)
i quali lavoreranno
bifrontalmente.
FATTORIE CONNESSE
Parlando di tecnologia
GPS applicata alla
meccanica agricola non
può essere trascurato il
concetto di “connected
farm”, progetto
che, al contrario del
56
ad ogni lavorazione
lo stato delle trattrici
(collegate tutte tra loro
nel caso si abbia una
flotta) e dei macchinari,
monitoraggio costante
delle precipitazioni ed
addirittura dei prezzi
delle colture.
Insomma un applicativo
alla ordinaria meccanica
Riprendendo il motto di
Eima International, noi,
Italia, abbiamo la forza
e soprattutto la capacità
di creare tecnologie
qualitativamente
superiori anno dopo
anno, secolo dopo
secolo.
Il sapersi innovare, ma
soprattutto rinnovare,
agricola, che agevola il
lavoro dell’imprenditore
agricolo in modo
significativo.
è segno che il settore
primario è vivo, pulsante
e non ci sta a cedere alla
crisi.
precedente, sta già
prendendo piede in
diverse aziende anche in
Piemonte.
La spina dorsale di
tale tecnologia è
composta da tre fasi
principali: raccolta
dei dati sul campo,
condivisione di questi
con l’ufficio grazie alla
connessione wireless
ed infine la gestione
di essi, ossia essere in
grado di controllare
57
Arproma
Associazione Revisori
Produttori Macchine Agricole
ed attrezzature agricole
informa
Gianromolo Bignami
l’angelo della
motoaratura
Storia della meccanizzazione agricola in provincia di Cuneo
La Camera di Commercio di Cuneo
è giunta alla decisione di dedicare
più attenzione ai gravi, urgenti e
molteplici problemi che affliggono le
nostre montagne.
La complessità di queste problematiche esige un attento esame sul piano della realtà economica e sociale,
e richiede un’indagine approfondita
sul piano della realtà economica e
sociale, da effettuarsi con il supporto di studiosi e tecnici, coloro che
vivono a costante, stretto contatto
con le popolazioni montane e le loro
necessità.
GIANROMOLO BIGNAMI
Gianromolo Bignami fu il generoso
animatore dell’ufficio per la montagna, ufficio che, nel 1952, si trasformerà nell’azienda autonoma studi e
assistenza alla montagna.
Fu proprio Bignami a diffondere,
in Valle Stura, la meccanizzazione
agricola. Egli propose di creare un
centro di motoaratura su terreni in
pendenza.
A questo scopo, l’azienda autonoma
studi e assistenza alla montagna aveva già contattato la Fiat e la Società
Moreni, raccogliendo una manifesta-
58
zione di interesse, da parte di queste
aziende, a portare trattori cingolati
sui nostri terreni montani.
Bignami si recava personalmente
nelle varie frazioni per provare, con
i valligiani, nuove attrezzature e
macchine che potessero accorciare i
tempi di lavoro degli agricoltori.
FALCIATRICI IN PRESTITO
«Il geometra Bignami aveva comprato una falciatrice e la prestava a noi
di Trinità», come ricordava Bernardo
Allietta, il quale fu il presidente di
una delle cooperative montane create dal signor Bignami, il Caseificio
Valle Stura.
«Ci diceva “la tenete due ore uno e
due ore l’altro, oppure mezza giornata ciascuno, a seconda del vostro
bisogno”.
Faceva tutto questo per invogliarci
a provarla, perché noi non avevamo
il coraggio di acquistare una falciatrice.
I vecchi ci dicevano “cosa andate
a prendere quelle porcherie lì, fate
come abbiamo sempre fatto, usate
la falce”. Ma noi, quando l’abbiamo
provata, abbiamo capito che funzionava bene e ci faceva risparmiare
un bel po’ di tempo nel taglio del
fieno».
CAMPAGNA PUBBLICITARIA
Il signor Bignami, per essere più
efficace nella sua “campagna pubblicitaria”, scriveva delle storie che
venivano pubblicate e fatte circolare
tra gli agricoltori montani.
L’azienda autonoma studi e assistenza alla montagna, nel suo decennale
lavoro per le vallate alpine, riuscì
ad ottenere, per quanto riguarda
la diffusione della meccanizzazione, ottimi risultati: nelle zone più
impervie, le motofalciatrici speciali
ed i motocoltivatori sono gli ultimi
rappresentanti della meccanica agraria “tra i monti”. Numerosissime in
Svizzera, Austria, Francia ed altrove,
queste macchine hanno faticato a
farsi conoscere nelle nostre aziende
di montagna.
Tuttavia, grazie all’organismo creato
dal signor Bignami, il numero dei
motocoltivatori, et similia, in Provincia è passato dai 665 esemplari al
31/12/1959 a 1319 in pochi anni.
La maggior parte di questi prodotti
è andata a finire in montagna ed in
collina.
Notizie dalle aziende
3M Dalmasso, compleanno
a porte aperte: un successo!
Presentate le attrezzature di produzione
propria e quelle in concessione
Festeggiati i primi cinque anni di
attività della ditta 3M Dalmasso
Franco di Morozzo, due giorni di
porte aperte per tutti gli imprenditori agricoli, un’occasione per
vedere da vicino le attrezzature
realizzate interamente dalla ditta
3 M, dagli spianatori ai ripuntatori, dai livellatori agli arginatori,
fino alle applicazioni per l’interramento dei liquami.
Ma, oltre alla produzione propria, la 3M Dalmasso ha esposto
anche le attrezzature agricole in
concessione: rimorchi Domper,
botti spandiletame della ditta
Crosetto, rotopresse Gallignani e
Mchale, fienagione Fella, trattori
New Holland, lavorazione legno
Balfor, seminatrici Sfoggia e via
via.«Grazie a tutti coloro che
hanno partecipato all’evento –
osserva il signor Franco della 3M
Dalmasso -, in particolare a tutti
i collaboratori che hanno contribuito alla realizzazione di questo
evento e al gruppo folcloristico
Virasolelh per la serata che ci
ha offerto». Cosi come anche i
pranzi offerti sono stati apprezzati da tutti. Arrivederci al prossimo appuntamento.
59
Attualità
Le regole in Piemonte
per la pulizia degli alvei
Indirizzi tecnici in materia di manutenzioni, sistemazioni
idrogeologiche e idraulico forestali
La gestione ambientale dei canali e
dei corsi d’acqua è considerata come
un sistema di interventi che integrano
l’aspetto ambientale e la sicurezza
per gli insediamenti e le popolazioni
contro il rischio di alluvioni.
Ci sono molte esperienze che
dimostrano come sia necessario
governare le situazioni di rischio
idraulico attraverso progetti integrati
di gestione ambientale che hanno
la finalità di rallentare l’impeto delle
acque negli eventi di piena.
VEGETAZIONE ARBOREA
Spesso i corsi d’acqua non
regolarmente percorsi da deflusso
60
idrico sono colonizzati da una densa
vegetazione arborea ed arbustiva
fino a diventare un vero e proprio
popolamento d’alto fusto.
In caso di piena questi popolamenti
tendono a creare sbarramenti
temporanei il cui cedimento
improvviso porta alla formazione di
pericolose ondate. Tale situazione non
è però correttamente risolta tramite
un taglio raso di pulizia complessiva
di tutta la vegetazione a intervalli
temporali non predefiniti, che
comporta un aumento nella velocità
del corso d’acqua in caso di piena.
Gli interventi della manutenzione
in alveo devono invece prevedere
una serie di operazioni che mirano a
mantenere o ripristinare l’originaria
funzionalità, qualità ed efficienza di
una pendice o di un corso d’acqua.
GUIDA ALLA MANUTENZIONE
La Regione Piemonte ha pubblicato
nel maggio 2008 gli “Indirizzi
tecnici in materia di manutenzioni
e sistemazioni idrogeologiche e
idraulico forestali”, nelle quali si
possono trovare nel dettaglio gli
interventi opportuni per una corretta
gestione.
In particolare è importante osservare
che i tagli di gestione devono
essere condotti secondo precise
regole selvicolturali, che non sono
riconducibili ad un semplice taglio
raso.
Si deve distinguere l’intervento
effettuato sulle sponde dell’alveo e
l’intervento in alveo inciso.
A) lungo le sponde: il taglio
raso comporta l’eliminazione
della funzione trofica svolta dalla
vegetazione, la scomparsa di vita per
una ricca fauna e l’aumento delle
radiazioni incidenti con conseguente
danno per i pesci, la mancata
funzionalità della vegetazione nel
frenare l’azione erosiva dell’acqua
e nel controllo dei regimi idrici; la
vegetazione concorre infatti alla
stabilizzazione dei terreni sciolti
attraverso l’azione delle radici e
rallenta la velocità di scorrimento a
condizione che la sezione d’alveo
sia sufficiente a smaltire la portata
di piena. In definitiva il taglio raso è
da evitare a favore di una evoluzione
verso popolamenti specializzati adatti
alle condizioni ed esigenze di alveo,
sponde e aree golenali.
B) entro l’alveo inciso: è necessario
garantire la sezione minima di
deflusso attraverso il taglio e
l’allontanamento di alberi ed arbusti
presenti nella fascia di alveo di magra,
taglio selettivo delle alberature con
eliminazione delle piante eccedenti
un diametro prefissato, periodiche
operazioni di ceduazione.
Sono ammesse in generale operazioni
che consentano il taglio della
vegetazione ostacolante il libero
deflusso delle acque con fasce di
discontinuità di almeno 1000 m.
La vegetazione deve presentare come
caratteristica principale la flessibilità,
decrescente con altezza e densità
delle piante, in quanto durante
il deflusso delle acque si piega e
riduce la sua altezza contribuendo al
diminuire alla velocità della corrente,
ma rimanendo ancorata al terreno
non crea sbarramenti.
In conclusione è bene essere al
corrente che la pulizia degli alvei e la
corretta gestione si attua attraverso
un attento e preparato percorso di
manutenzione, seguito da tecnici
specializzati in grado di scegliere con
oculatezza gli interventi necessari.
61
Attualità
Contributi
per le calamità
naturali?
Addio speranze
per le aziende
agricole
Che fine hanno fatto i
contributi per la ripresa
delle attività agricole
danneggiate dagli eventi calamitosi del 2013 in
Piemonte?
Lo ha domandato la presidente leghista Gianna
Gancia in un’interrogazione all’assessore
regionale all’agricoltura,
Giorgio Ferrero, che
ha tempestivamente
risposto in Consiglio
regionale sostenendo
come, al momento, non
sia possibile “prevedere alcun termine per la
concessione di eventuali
contributi e a quali categorie e a quali condizioni potranno essere
allocati”.
62
DOCCIA FREDDA
Ma c’è di più. A fronte di un ammontare
complessivo dei danni,
riconosciuto dal Ministero delle politiche
agricole, di 23 milioni
777 mila euro, il riparto
ministeriale proposto
nella Conferenza delle
Regioni il 18 novembre,
prevede lo stanziamento di appena 513.622
euro, pari al 2,16 per
cento del fabbisogno
regionale, “una percentuale così bassa di
contribuzione – rileva lo stesso Ferrero -,
che a fronte dei lavori
effettuati per 100, non
consentirebbe neppure
il recupero delle spese
Attualità
materiali”.
Una doccia fredda per
centinaia di aziende
agricole, che contavano sugli stanziamenti
ministeriali per il ripristino della loro piena
attività operativa, dopo
le piogge alluvionali e le
trombe d’aria dell’estate
2013 nelle province di
Asti, Alessandria, Cuneo, Torino e Biella.
SPECULAZIONI
POLITICHE
«Spiace rilevare – osserva Gianna Gancia
-, come in campagna
elettorale, questa primavera, ancora una volta
ci sia stato chi, come
onorevoli esponenti del
Pd, abbia speculato sulle
disgrazie altrui, non
esitando a promettere
contributi e risarcimenti
che in realtà non erano
per nulla certi, né tantomeno disponibili. Ringrazio l’assessore Ferrero
per aver fatto finalmente
chiarezza».
L’effettivo stanziamento
del Fondo di Solidarietà
Nazionale a favore della
Regione Piemonte e il
conseguente trasferimento di cassa, precisa
l’Assessorato regionale
all’Agricoltura, “avverrà presumibilmente a
fine marzo, inizio aprile
2015”, fermo restando
che l’esiguità delle somme lo renderà di fatto
Monferrato, Balzola,
Bergamasco, Casale
Monferrato, Castellazzo
L’interpellanza di Gianna
Gancia in Regione denuncia
speculazioni politiche.
L’assessore Giorgio Ferrero:
«Fondi troppo scarsi»
inutile, con buona pace
di chi ci aveva contato.
I COMUNI
INTERESSATI
(ordinati per Provincia)
Alessandria
Tromba d’aria del 29
luglio 2013 e 24 agosto
2013:
Alessandria, Altavilla
Bormida, Castelspina,
Frassineto Po, Lu, Masio, Morsasco, Oviglio,
Rosignano Monferrato,
San Salvatore Monferrato, Villanova Monferrato.
Asti
Piogge alluvionali dal
24 agosto 2013 al 26
agosto 2013:
Bruno, Bubbio, Calosso, Cassinasco, Castel
Boglione, Castel
Rocchero, Castelnuovo
Belbo, Cessole, Cortiglione, Fontanile,
Loazzolo, Mombaruzzo,
Monastero Bormida,
Montaldo Scarampi,
Nizza Monferrato, Olmo
Gentile, Roccaverano,
Rocchetta Palafea, San
Giorgio Scarampi, Sessame, Vesime.
Piogge alluvionali dal
24 agosto 2013 al 26
agosto 2013:
Antignano, Bruno, Cortiglione, Fontanile, Mombaruzzo.
Biella
Tromba d’aria del 29
luglio 2013:
Massazza, Verrone.
Cuneo
Piogge alluvionali dal 29
luglio 2013 al 25 agosto
2013:
Bergolo, Busca, Centallo, Cortemilia, Cossano
Belbo, Feisoglio,
Gorzegno, Levice, Montanera, Morozzo, Perletto, Prunetto.
Torino
Tromba d’aria del 29
luglio 2013 e 24 agosto
2013:
Caselle Torinese, Rivoli.
63
Enologia
Anteprima vendemmia 2014
Le pagelle dei vignaioli
Tradizionale presentazione a Torino delle risultanze quantitative
e qualitative della stagione enologica appena conclusa
Palazzo Barolo di Torino ha
ospitato lunedì 24 novembre
“Anteprima Vendemmia 2014”,
il tradizionale appuntamento
promosso da Regione Piemonte, Consorzio Piemonte Land of
Perfection e Vignaioli Piemontesi,
nel corso del quale sono stati
presentati i dati quantitativi e
qualitativi della vendemmia appena conclusa.
RICAMBIO GENERAZIONALE
Nella sua introduzione, l’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero ha sottolineato che,
nel 2013, su 4,56 miliardi di euro
dell’export agricolo e alimentare
piemontese, ben un miliardo è
derivato dal settore enologico,
mentre nel primo semestre 2014
si è registrato un aumento delle
esportazioni del 4,1% a fronte di
un +1,5% a livello nazionale.
«In Piemonte – ha evidenziato
Ferrero – il numero delle aziende vitivinicole è calato a 19 mila
unità, che operano su 43 mila
ettari, anche con realtà grandi e
strutturate, grazie agli accorpamenti, a nuovi investimenti e a
64
un forte ricambio generazionale
nella guida aziendale».
ANNATA COMPLICATA
I tecnici della Vignaioli Piemontesi hanno poi illustrato i dati
produttivi, influenzati da un’annata “complicata” e sfavorevole dal punto di vista climatico,
soprattutto per le abbondanti e
frequenti piogge estive e l’assenza di temperature elevate. La
vendemmia 2014 va considerata
complessivamente “avara” quantitativamente, anche se non tutti
i dati sono omogenei: mentre la
Regione Piemonte calcola una
diminuzione del 7% rispetto
allo scorso anno, con 2,4 milioni
di ettolitri, Assoenologi indica
la produzione in 2,2 milioni di
ettolitri, con un calo del 18%.
Un quadro più chiaro del dato
produttivo si avrà comunque a
conclusione delle operazioni di
denuncia delle produzioni. Dal
punto di vista qualitativo, il 2014
va considerato come annata “mediamente buona”, con
punte di “ottimo” per il Cortese
di Gavi, per le uve base di Alta
Langa, per le Barbere Asti e Alba,
per l’Arneis e i Nebbioli di Barolo
e Barbaresco. Un invito ad accentuare il percorso di aggregazione
del mondo vitivinicolo è stato
rivolto dai presidenti del Consorzio Piemonte Land of Perfection
Giorgio Bosticco e della Vignaioli
Piemontese Giulio Porzio.
Enologia
Concluso
l’allineamento
delle superfici
vitate
Con la determina della
Regione Piemonte del 5
novembre 2014, dopo
due anni di intenso
lavoro da parte dei CAA
delle Provincie e della
Regione, si è arrivati
Nel piano operativo, siglato tra le OPA e la Regione Piemonte, si era
previsto che nel caso in
cui, a seguito dei calcoli e delle tolleranze alle
aziende, fossero state
Sarà utilizzabile per tutti
i procedimenti tecnico
amministrativi. Le aziende
che hanno subito delle
variazioni vengono avvertite
alla conclusione dell’allineamento delle superfici vitate. Questo fa si
che ad oggi ci sia una
certezza delle superfici
vitate a disposizione
delle aziende, utilizzabili per tutti i procedimenti tecnico amministrativi.
tolte delle superfici,
queste sarebbero state
assegnate a fine del
piano. In questi giorni
le aziende che hanno
subito delle variazioni, a
seguito dell’allineamento, stanno ricevendo
una comunicazione via
PEC dalla Regione.
65
Enologia
Oltre il vino,
conta il valore
del vigneto
Vigneti sempre più attrattivi
per i turisti e sempre più
“premiati” per il loro valore
intrinseco: basti pensare al
riconoscimento dell’Unesco
che ha dichiarato i paesaggi
vitivinicoli delle Langhe,
Roero e Monferrato patrimonio dell’umanità.
INDOTTO PRESTIGIOSO
Dalle distese infinite di
vigneti secolari nelle Langhe
alle uve che nascono ai piedi delle Dolomiti o salgono
verso l’Etna, dalla viticoltura
eroica arroccata sui terrazzamenti della costa ligure a
quella dolce della Costiera
Amalfitana: il paesaggio
vitivinicolo italiano è un
patrimonio di ricchezza e di
varietà, di storia e di tradizioni. Ma soprattutto è una
risorsa economica spesso
trascurata e costantemente
a rischio, “attaccata” sia
dall’urbanizzazione selvaggia, soprattutto nelle aree
in pianura, sia dai fenomeni
di abbandono di vaste zone
collinari e montane, con
effetti sulla tenuta idrogeo-
66
logica del territorio. Eppure,
tra il turismo rurale e l’indotto legato all’enogastronomia tipica, i vigneti del
Belpaese “valgono” oltre 3
miliardi di euro l’anno.
E’ quanto emerso dalla
tavola rotonda “Il valore del
vigneto oltre il vino. Il ruolo
della vite nel paesaggio
agrario per la valorizzazione
del territorio”, organizzato
dalla Cia-Confederazione
italiana agricoltori il 7
novembre a Serralunga
d’Alba, in provincia di
Cuneo, presso la Tenuta di
Fontanafredda.
LA FORZA DEL VINO
Il vino è uno dei fiori all’occhiello del “made in Italy”
agroalimentare, con oltre
200 mila aziende coinvolte, 650 mila ettari di vigne
sparse sul territorio nazionale, 266 prodotti Dop e Igp,
332 vini Doc, 73 vini Docg
e 118 vini Igt e un fatturato
di quasi 10 miliardi l’anno,
di cui la metà sui mercati
stranieri. Ma, oltre al giro
d’affari del prodotto vino,
Enologia
i vigneti sono una fonte di
ricchezza in quanto offrono
scenari unici, plasmati nel
tempo dall’attività agricola, che attirano masse di
turisti. Negli ultimi vent’anni, purtroppo, cemento e
degrado hanno lentamente
“rosicchiato” questo capitale verde.
BORGOGNA D’ITALIA
Il convegno, moderato da
Maurizio Tropeano, giornalista de “La Stampa”, è
stato animato dall’avvicendarsi di diversi relatori.
Stefano Chiarlo, dell’azienda vitivinicola Michele
Chiarlo ha ripercorso la
storia del rapporto sulla viticoltura tra la Borgogna ed
il Piemonte, ed ha evidenziato come la Langa sia riuscita a fare del Piemonte la
“Borgogna” d’Italia, esempio di un territorio che, a
partire dal patrimonio vinicolo ed enogastronomico,
ha innescato un processo
ampio di rilancio dell’intera
regione, con un asso nella
manica in più rispetto ai
cugini francesi, quella dei
paesaggi di Langhe-Roero
e Monferrato ufficialmente
dichiarati patrimonio mondiale dell’umanità.
VITICOLTURA EROICA
Marzia Raggi, produttrice
di vino a Monterosso nelle
Cinque Terre ha raccontato
la “viticoltura eroica” svi-
luppatasi sui tipici terrazzamenti di quel territorio ligure, frutto di fatiche secolari,
in una fascia altimetrica tra
0 e 600 metri sul livello del
mare, realizzatasi costruendo innumerevoli muretti a
secco, disegnando sinuose
geometrie sull’aspra costa
e dando così vita ad un
paesaggio unico al mondo.
L’AVANZATA
DEL CEMENTO
Silvio Barbero, vicepresidente dell’Università di
Scienze gastronomiche
di Pollenzo, ha ricordato
che dal 1861 ad oggi in
Italia si sono consumati 10
milioni di ettari di terreno,
di cui un milione cementificato: «La responsabilità
della politica per questo
misfatto è enorme: mentre a parole sostiene che
il territorio è un valore,
in pratica consente un
consumo di territorio con
una estensione devastante. Pur in presenza di un
sensibile calo demografico
della popolazione italiana
negli ultimi vent’anni, il
nostro Paese ha cavalcato una urbanizzazione
ampia, rapida e violenta.
Questo consumo di suolo
sovente si è trasformato in
puro spreco, con decine di
migliaia di capannoni vuoti
e case sfitte: suolo sottratto
all’agricoltura, terreno che
ha cessato di produrre
67
Enologia
vera ricchezza. E’ necessaria una nuova forma di “responsabilità” da parte
di tutti a cominciare dagli indirizzi
politici e dalle normative urbanistiche
degli enti locali».
RIFORMA PAC
L’assessore regionale all’agricoltura
Giorgio Ferrero, dopo aver sottolineato lo stretto legame del paesaggio con la produzione di vini di
valore elevato e riconosciuto a livello
mondiale, ha posto l’accento sulla
riforma della Pac, rilevando tutta una
serie di difficoltà e problemi che nel
momento dell’applicazione dovranno
essere superati per consentire ai nostri
agricoltori di sfruttarne al meglio le
potenzialità, cominciando dalla semplificazione burocratica.
BUROCRAZIA
La questione della semplificazione
burocratica è stato al centro dell’intervento di Michele Fino, prorettore
dell’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo che ha fatto
anche delle proposte concrete. Ha
68
Tra turismo rurale
e indotto legato
all’enogastronomia
tipica, le vigne del
Belpaese “valgono”
oltre 3 miliardi di
euro l’anno
ricordato i diversi episodi di contestazione da parte di organi di controllo,
in particolare da parte dell’ICQ (ex
repressione frodi) in materia di etichettatura di vini italiani, che hanno
colpito soprattutto piccoli produttori,
e talvolta gli esercenti, con sequestri
e sanzioni che, se non ai sensi della
legge, almeno a quelli del buon senso
sono apparsi spesso sproporzionati
alla natura dei reati e soprattutto alle
dimensioni produttive delle cantine.
Da qui l’invito al Governo a predisporre disposizioni meno farraginose.
VALORE DEL PAESAGGIO
E’ seguito un ricco dibattito, con
interventi di esperti, produttori,
rappresentanze politiche concluso dal
presidente nazionale della Cia, Dino
Scanavino: «Il paesaggio rurale è una
componente essenziale dell’identità
del nostro Paese - ha spiegato Dino
Scanavino - e appare particolarmente
importante, perché pone l’accento
sul nesso tra l’azione necessaria per
superare i fattori di crisi e contrastare
i rischi di decadimento dell’attività
produttiva agricola (in particolare il
fenomeno dell’abbandono di vaste
aree collinari e montane dove l’azione
dell’agricoltore è fondamentale per
manutenere il territorio, conservare la
fertilità dei suoli e dare stabilità ai versanti per evitare casi di dissesto idrogeologico) e un rinnovato impegno a
puntare sulle potenzialità offerte dal
nostro patrimonio storico di civiltà e
bellezza per la crescita degli scambi
tra l’Italia e il resto del mondo e per
lo sviluppo diffuso di un turismo di
qualità altamente competitivo».
La Regione apre il bando
per ristrutturare i vigneti
Beneficiari imprenditori agricoli, cooperative e società.
Presentazione delle domande entro il 31 gennaio 2015
Con l’emanazione del
Bando del 7 novembre
2014, l’assessorato
all’agricoltura della
Regione Piemonte
ha comunicato che si
possono presentare le
domande di contributo
per la campagna
2014/2015: misura
di ristrutturazione
e riconversione dei
vigneti per il periodo di
programmazione 2015
-2018. Beneficiari:
imprenditori agricoli
singoli, cooperative
agricole, società di
persone e di capitali.
Iniziative ammissibili:
realizzazione di
interventi su superfici
vitate destinate alla
produzione di vini
a denominazione
di origine quali
riconversione varietale,
ristrutturazione di
vigneti, modifiche delle
forme di allevamento,
sostituzione di pali e fili.
Agevolazione: il
contributo ai costi
di ristrutturazione e
riconversione vigneti
viene erogato in modo
forfetario, sulla base
del prezzario regionale,
secondo la tipologia
di investimento e
dell’altimetria in
cui viene effettuato
l’intervento.
Il termine di
presentazione è il 31
gennaio 2015.
69
Radici
di
Aldo Ponso
Natale in clausura a Boves
tra i fioretti delle clarisse
Il misterioso aneddoto del Bambino e della tortorella
Nel bel monastero delle Figlie di
Santa Chiara, dette anche “Clarisse”
di Boves, si raccontano curiosi fatti
intonati al Natale. Entriamo nel lindo
parlatoio, lanciando uno sguardo
oltre quelle venerande grate, a quel
mondo così lontano dal nostro, eppur
così vicino. Ci accolgono la Madre e
le consorelle, sempre molto cortesemente. Qui si respira un’aria diversa.
Ma eccoci a sfogliare i due principali
documenti del Monastero, il Necrologio e la Cronaca.
I FIORETTI
Apriamo con trepidazione quelle
pagine soffuse di mistero, che ancora sembrano palpitare. Quanto vi
apprendiamo ha il sapore della fede
semplice e genuina vissuta nel cuore
più che nella mente. Sono “Fioretti”
tramandati a voce e di poche righe,
ma profondamente sentiti, sbocciati
sulla scia tradizionale dei “Fioretti” di
Francesco e di Chiara, loro fondatori.
Ma ecco un primo aneddoto, che ha
come protagonista la sorella Serafina,
di cui ricorre quest’anno il centenario
della morte, avvenuta nel 1914, pochi
mesi prima dello scoppio della prima
guerra mondiale. È ritenuta un po’ la
“santina” del convento. La ricordiamo volentieri anche perché proveniente da Valmala, dove nacque il 26
ottobre 1884. Ha appena trent’anni, ma già sta spegnendosi colpita
70
dall’inesorabile tubercolosi. Ecco il
fatto da noi sentito, alcuni anni or
sono, dall’amica suor Margherita
Giubergia.
IL BAMBINO BIONDO
Un giorno l’amica va a far visita a
sorella Serafina che da parecchio
tempo tiene il letto nella sua cella; e
resta ammirata nello scorgere il volto
della malata trasfigurato, raggiante
di gioia. Ne chiede il motivo. Suor
Serafina si schermisce, indugia, ma
poi alle insistenze dell’amica e con la
promessa del segreto più assoluto,
le rivela il fatto straordinario che l’è
accaduto. Ha scorto nella cella un
bimbetto biondo, bellissimo, ricciuto
che le ha sorriso, in silenzio. Era lì
seduto ai suoi piedi, vestito di bianco,
con i piedi nudi...Qualche giorno
dopo, suor Giubergia ritorna sullo
stesso argomento e suor Serafina le
confessa che il bambino è ritornato
ancora, sempre più bello...
E man a mano che Serafina si avvicina
a “sorella morte”, egli le si mostra
sempre più meraviglioso ed affascinante, come per farle pregustare un
piccolo raggio di quella bellezza che
forma la beatitudine degli eletti...
LA TORTORELLA
Ma eccoci all’ultimo giorno di vita
di Serafina. Ed ecco pure un ultimo
tratto di bontà divina. La sorella sta
lentamente spegnendosi nel suo letto
di dolore. Quando una tortora, mai
vista prima, vien scorta dalle consorelle aggirarsi in cortile, e soffermarsi
infine sul tetto antistante la stanzetta
di Serafina. Come venne poi notato,
l’uccello rimane in monastero dalle
otto del mattino fin verso le cinque
della sera. Di tratto in tratto si alza
in volo e viene a dar lievi beccate ai
vetri della sua cella, come se volesse
entrarvi; poi torna a riposarsi al solito
posto. Quando finalmente la finestra
viene aperta dalla sorella infermiera,
ecco la tortorella svelta prende il volo
ed entra nella cella della morente,
dirigendosi verso di lei e posandosi
sulle sbarrette di ferro che sorreggono le cortine del letto. Dopo qualche
attimo di sosta, se ne esce in volo
posandosi sul porticato antistante. Rimane così ad attendere che Serafina
spiri. Solo allora prende il suo ultimo
volo per non comparire più.
Ma il Natale compare in modo forte
anche nella vita della consorella da
Isasca, suor Benedetta Demaria, la cui
vocazione era sbocciata, come racconterà lei stessa, in seguito ad una
voce proveniente dal bambino Gesù,
dipinto nella chiesa del monastero. E
come ubbidiente era entrata in clausura, così ubbidiente era partita per
il Cielo alla voce dello Sposo Celeste,
la notte di Natale del 1972, dopo 56
anni di vita religiosa.
71
Enologia
Liberiamo il vino
dalla burocrazia
La norma dell’estate
scorsa sulla “diffida
ad adempiere”,
non sempre viene
recepita dalla
macchina
amministrativa
guenza “multare” che diffidare chi
ha errato dandogli un breve lasso di
tempo per mettere le cose a posto,
trascorso il quale ripassare e, nel
caso di inadempienza, solo allora
“sanzionare”.
Nel corso del recente convegno
sul vino organizzato a Serralunga
d’Alba, il vicepresidente vicario della
Cia di Cuneo, Claudio Conterno, ha
sollevato la questione in un intervento ampiamente condiviso da tutti
i partecipanti.
La “semplificazione” è un termine
enunciato da anni da tutti i Governi
ma, nella pratica, mai attuato.
Più facile per i controllori contestare
violazioni, omissioni burocratiche,
sovente solo formali, e di conse-
CAMPOLIBERO
Nella Legge n.116 dell’agosto 2014,
meglio nota come Campolibero,
è stato introdotto l’obbligo per
l’organo di controllo, nel caso di
accertamento per la prima volta di
72
violazioni amministrative, dell’applicazione della “diffida ad adempiere”
alle prescrizioni violate, nel termine
di 20 giorni dalla data del verbale
ma, nonostante la buona norma, la
macchina burocratico-amministrativa
non in tutti i casi si mette immediatamente nelle condizioni di applicare
con tempestività novità importanti e
da lungo tempo attese dalle imprese.
DUE EURO ALL’ORA
E’ davvero il caso di evidenziare che
è la burocrazia ad ubriacare, non il
vino. Una sottolineatura sostenuta
dai dati: la macchina amministrativa
ogni anno sottrae al mondo agricolo - e in particolare al comparto
vitivinicolo - oltre 4 miliardi di euro,
Enologia
il 30 per cento dei quali addebitabile
a ritardi, a disservizi e inefficienze
della Pubblica amministrazione.
Analisi recenti rivelano che ad ogni
azienda agricola, nel suo complesso, la burocrazia costa circa 2 euro
all’ora, 20 euro al giorno, 300 al
mese e ben 7.200 l’anno: laddove
possibile, il comparto vitivinicolo
paga ancor maggior dazio, essendo
più di altri soggetto a continue e costose verifiche da parte di organismi
pubblici di controllo.
VINO SOTTO TIRO
Quello del vino è un settore su cui
si concentrano controlli e soprattutto adempimenti di varia natura,
in misura superiore rispetto ad ogni
altro comparto del settore agroalimentare. Per arrivare a “tappare”
una bottiglia di vino doc, un viticoltore deve avviare un iter burocratico
oltremodo complesso che inizia con
la richiesta di poter piantare la vite,
con l’attesa della verifica e la successiva iscrizione della vigna all’albo.
Questo è solo l‘inizio: in totale sono
21 gli uffici amministrativi a cui il viticoltore deve rivolgersi per ottenere
le agognate certificazioni e avviare
infine la produzione e la vendita.
SELVA BUROCRATICA
Non esiste infatti un unico organo a cui fare riferimento: prima il
Comune, poi Provincia, Regione,
Camera di Commercio, Asl, Inps,
Inail, Cciaa, Agenzia delle entrate,
Vigili del fuoco, Guardia forestale,
Carabinieri, Consorzi di tutela e
ancora Polizia municipale, Guardia
di finanza, Ufficio repressione frodi.
Inoltre alcuni di questi organismi
interagiscono con uffici diversi che
spesso non comunicano fra loro.
Ciò rende praticamente impossibile
per un viticoltore districarsi da solo
in questa selva di uffici e di carte
bollate: nel 65 per cento dei casi è
difatti costretto ad assumere una
persona che svolga questa attività
per suo conto, mentre il restante 32
per cento si rivolge ad un professionista esterno. I costi aggiuntivi sono
facilmente immaginabili.
73
Zootecnia
Utilizzo del digestato e direttiva
nitrati verso la revisione,
forse è la volta buona
Approvato lo schema di decreto che apre nuove opportunità per
gli allevamenti. Pronto anche l’intervento sulle zone vulnerabili
In sede di Conferenza Stato
Regioni, è stato approvato lo
schema di decreto sulla revisione
delle norme relative alla gestione
degli effluenti di allevamento e
sull’utilizzazione agronomica del
digestato, prodotto dagli impianti
di digestione anaerobica. Il provvedimento in questione è frutto
di un’approfondita istruttoria, a
cui hanno preso parte le Regioni, i
Ministeri dell’Ambiente e della Salute e le Associazioni di categoria.
74
LO SCHEMA DEL DECRETO
Nel merito il provvedimento prevede:
a) bipartizione del digestato in
agrozootecnico ed agroindustriale;
b) condizioni di parificazione ai
concimi di origine chimica, attraverso un’esecuzione di analisi chimiche al digestato in uscita dagli
impianti ed il calcolo dell’azoto
tramite l’effettivo fabbisogno
delle colture, così da garantire il
rispetto dell’ambiente;
c) divieto di utilizzazione agronomica del digestato in caso
di immissione negli impianti di
colture che provengano dai siti di
bonifica;
d) flessibilità della collocazione
temporale del periodo obbligatorio di 60 giorni di divieto di
spandimento degli effluenti;
e) introduzione di una graduale
limitazione all’uso di colture no
food alternative all’utilizzazione
agricola dei terreni coltivati.
FONTI ALTERNATIVE
«Con il decreto – ha dichiarato il
ministro dell’Ambiente Gian Luca
Galletti – si individua la soluzione
giusta per rafforzare la sostenibilità ambientale delle produzioni
agricole, consentendo allo stesso tempo una diversificazione
delle attività che rappresenta una
novità positiva di crescita per le
imprese.
Le aziende potranno infatti
valorizzare gli scarti di produzione e produrre energia da fonti
alternative, operando in linea con
gli obiettivi energetici italiani ed
europei».
DIRETTIVA NITRATI
«Abbiamo risolto definitivamente
una questione aperta da troppo
tempo come quella sul digestato.
Ora siamo pronti – ha dichiarato
il ministro Maurizio Martina – per
un intervento sulle zone vulnerabili e ci impegniamo entro poche
settimane a presentare richiesta
alla Commissione europea.
Insieme al Ministero dell’Ambiente proseguiremo il lavoro di
concerto per una revisione della
Direttiva Nitrati, per adeguarla
ai più recenti studi scientifici,
che hanno dimostrato il limitato
contributo del settore agricolo a
questo tipo di inquinamento delle
acque».
75
CEREALI
Rilevazione del 01 dicembre 2014
Prezzo
MIN.
FRUMENTO
Prezzo
MAX.
IVA
Osservazioni
BOVINI -
Rilev. dal 29 novembre al 5 dicembre 2014 - Prezzi all’ingrosso
rilevati in sala contrattazioni da apposita commissione (Iva esclusa)
BOVINI DA MACELLO Razza Piemontese
Unità di
misura
Prezzo
minimo
Prezzo
massimo
Nazionale tenero panificabile
peso sp. 76/78
188,00 191,00
4%
Rinfusa
Nazionale tenero biscottiero
peso sp. 73/75
Vitello da latte o sanato
(tendente alla coscia)
177,00 182,00
4%
Rinfusa
Maschi
al kg
3,85
4,45
Nazionale tenero buono merc.
peso sp. 71/73
175,00 180,00
4%
Rinfusa
Femmine
al kg
3,85
4,45
Nazionale altri usi peso sp. 65/70
167,00 173,00
4%
Rinfusa
Vitello da latte o sanato (della coscia)
Estero francese 76/77 sano leale merc.
204,00 207,00
4%
Rinfusa reso
Maschi
al kg
5,30
5,85
Estero statunitense Northern Spring
297,00 300,00
4%
Rinfusa reso
Femmine
al kg
5,30
5,85
Western Red Spring n.2 c.e. 1% prot.
15% Utility c.e.2%
299,00 302,00
4%
Rinfusa reso
Vitello da latte o sanato (incrocio)
IVA
Osservazioni
1^ qualità
al kg
3,52
3,70
4%
Rinfusa
2^ qualità
al kg
2,40
2,55
4%
Rinfusa
Manza (da 4 a 6 denti)
al kg
2,30
2,80
4%
Rinfusa reso
IVA
Osservazioni
1^ qualità
al kg
2,05
2,65
4%
Rinfusa
2^ qualità
al kg
1,20
1,80
Uso industriale
al kg
0,60
0,95
Prezzo
MIN.
ORZO
Orzo nazionale pesante peso sp. 61/64
Orzo nazionale leggero peso sp. 55/60
Prezzo
MAX.
176,00 180,00
n.q.
Orzo estero peso sp. 64/65
n.q.
195,00 199,00
Prezzo
MIN.
GRANOTURCO
Nazionale, comune, ibrido
Prezzo
MAX.
134,00 136,00
Prezzo
MIN.
Prezzo
MAX.
IVA
Osservazioni
Fieno maggengo
90,00
120,00
10%
Reso in balloni
Fieno agostano
85,00
115,00
10%
Reso in balloni
Fieno terzuolo
90,00
120,00
10%
Reso in balloni
Fieno francese
n.q.
n.q.
10%
Reso in balloni
Paglia di grano
90,00
100,00
10%
Reso in balloni
FORAGGI
SUINI
Rilevazione dal 29 al 5 dicembre 2014 - Prezzi all’ingrosso rilevati
nella sala contrattazioni di Fossano da apposita commissione
Da allevamento
Prezzo marchiato
Da macello
Prezzo marchiato
Vacca (grassa)
Toro (della coscia)
al kg
1,75
2,55
Unità di
misura
Prezzo
minimo
Prezzo
massimo
Maschi (leggeri fino a 650 kg.)
al kg
2,90
3,00
Maschi (pesanti fino a 750 kg.)
al kg
2,75
2,85
Femmine (da 420 a 520 kg.)
al kg
3,00
3,30
Unità di
misura
Prezzo
minimo
Prezzo
massimo
RAZZA BLONDE D’AQUITAINE (Garonnese)
Bestiame da macello:
RAZZA FRISONA (Bestiame da macello)
kg. 8
n.q. (al kg)
kg. 115
1,330
Vitelloni (maschi)
al kg
1,45
1,65
kg.15
3,740(al kg)
kg.130
1,330
Vacche 1^ qualità (oltre 300 kg. peso morto)
al kg
1,05
1,15
kg. 25
2,380 (al kg)
kg. 144
1,345
2^ qualità (da 250 a 300 kg. peso morto)
al kg
0,90
1,00
kg. 30
2,070 (al kg)
kg. 156
1,410
3^ qualità (inferiore a 250 kg. peso morto)
al kg
0,50
0,85
kg. 40
1,660 (al kg)
kg. 176
1,410
kg. 50
1,570 (al kg)
kg. 180
n.q.
GASOLIO (2) agricolo max 0,001% di zolfo
kg. 65
1,490 (al kg)
kg. 185
n.q.
kg. 80
1,450 (al kg)
Oltre kg. 185
n.q.
kg. 100
1,400 (al kg)
76
ENERGETICI - Rilevazione dal 16 al 30 novembre 2014
Prezzi medi SIVA
ACCISA
IVA
Fino a litri 1000
0,83
0,1364
10%
Da litri 1001 a litri 3000
0,81
0,1364
10%
Oltre litri 3001
0,78
0,1364
10%
77
Landini e Dieci, una garanzia
firmata Otama a Casalgrasso
Porte aperte, domenica 30 novembre,
per festeggiare la grande “famiglia azzurra”
Domenica 30 novembre, presso la storica sede storica di Otama, a Casalgrasso,
si è tenuto un evento di “porte aperte”
ideale per toccare con mano la qualità e
la robustezza dei marchi Landini e Dieci
che, in numerosi anni di attività e produzione, hanno sempre saputo rinnovarsi
in ambiti tecnologici e meccanici, per
offrire all’utilizzatore finale il massimo
dall’esperienza d’uso con una spesa
contenuta, senza compromessi.
In tal occasione erano presenti tutti i
mezzi della Dieci, sia ad uso agricolo
che ad uso industriale, disponibili con
l’innovativo cambio di velocità vario abbinato alla consolidata robustezza della
macchina operatrice.
Ma come è possibile tutto ciò? Facile,
grazie alla perseveranza dei tecnici Dieci
nello sviluppo meccanico di tali macchine e anche con l’impiego di notevoli
risorse finanziarie. Il risultato? Una macchina unica, resistente, concorrenziale,
“cucita su misura per l’operatore”, chiunque esso sia.
78
Insieme ai telescopici Dieci erano presenti anche numerose trattrici Landini,
testimonianza di un passato vincente e di
un futuro radioso, in tutte le loro varianti, dal trattore ideale per il frutteto sino
alla grande trattrice per le lavorazioni più
pesanti, passando anche per le (ottime)
trattrici cingolate.
Unici e affidabili, le trattrici Landini
risultano essere ancora una volta il giusto
compromesso tra economia di esercizio
e potenza, limitando anche le emissioni,
come in particolare modo nella serie 6/7,
nata per celebrare i gloriosi 130 anni di
Landini e per soddisfare e attrarre nuovi
clienti nella già “grande famiglia azzurra”.
Nulla sono numeri, potenze e accessori
se prima di essi non viene la passione
per la costruzione delle trattrici, come
in Landini e in Dieci, dove si riesce a
produrre grandi mezzi italiani in grado
di dominare il mercato, anche in termini
di prestazioni. Qualunque operatore
agricolo alla guida di questi mezzi, o
anche semplicemente provandoli per
poche ore, riesce a capire quanto siano
efficienti e unici nel loro genere: grandi
mezzi, legati al passato, con solidità e potenza e rivolti al futuro, con innovazione
e scelta vincente.
Tutto è ergonomico, rifinito e progettato
con cura, durevole nel tempo: insomma,
una sinergia perfetta per l’agricoltura
moderna, simbolo dell’Italia vincente,
d’eccellenza.
La giornata ha visto migliaia di imprenditori agricoli interessati all’evento, molti
dei quali hanno preso parte al ricco
pranzo offerto dalla ditta Otama per le
“porte aperte”, e per i gradevoli omaggi
offerti per l’evento.
Molto sono stati i momenti di approfondimenti, rivolti ad entrambe le gamme,
per testimoniare e toccare con mano la
bontà dei prodotti.
La ditta Otama ringrazia sentitamente
tutti coloro che sono accorsi, veramente
numerosi, a conoscere le grandi “famiglie” Landini e Dieci.
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