La macchina che `centra` il cancro

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La macchina che `centra` il cancro
Corriere della Sera Venerdì 8 Aprile 2011
Cronache 31
La sentenza Limiti alle decisioni su norme antiprostituzione e antiaccattonaggio
La polemica
L’epilogo dei sindaci-sceriffi
La Consulta boccia le ordinanze
Firenze vieta
le pubblicità
«indecorose»
I giudici sul pacchetto sicurezza: troppi poteri. Il Pdl: picconata
ROMA — Pistole ad acqua
per i sindaci-sceriffi? Magari
non è il caso di esagerare, ma
di sicuro la sentenza 115 della
Corte Costituzionale ieri ha
posto un bel freno all’interventismo dei sindaci italiani
in materia di «incolumità pubblica» nei centri urbani, riducendo notevolmente i poteri
«straordinari» concessi agli
amministratori dal pacchetto-sicurezza del 2008, varato
dal ministro dell’Interno Roberto Maroni.
E bisogna riconoscere che
negli ultimi anni i primi cittadini, in fatto di sicurezza, si sono
sbizzarriti. Ordinanze antiaccattonaggio e antilucciole a Roma e a Milano; provvedimenti
contro i lavavetri e i vu’
cumprà a Firenze e a Trieste;
ordinanze antisbandati a Cittadella (Padova); eppoi le ronde
a Chiarano (Treviso); e i vigili
urbani muniti di spray al peperoncino (a Modena) e perfino
di cani pitbull (a Cava de’ Tirreni). Ma ora la Consulta ha detto stop, dichiarando «l’illegittimità costituzionale» della legge 125 nella parte in cui permette ai sindaci di adottare —
anche al di fuori dei casi di
«contingibilità e urgenza» —
provvedimenti «a contenuto
normativo ed efficacia a tempo
indeterminato».
Cosa succederà adesso?
Il ministro Maroni ieri
sera a Porta a Porta è stato chiarissimo: «Ritengo
che la bocciatura
del potere di ordinanza dei sindaci da
parte della Corte costituzionale sia stato un errore. Si tratta di un fatto
che i cittadini devono convivere con la prostituzione, i lavavetri e gli ubriachi in strada».
Sentenza «sbagliata» anche
per Flavio Tosi, sindaco di Verona. «Esterrefatto», il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri. Di diverso parere è Sergio Chiamparino, sindaco pd di Torino e presidente
dell’Associazione nazionale
dei Comuni italiani (Anci):
«Una sentenza che non ci lascia sorpresi. L’Anci evidenziò
subito la necessità che l’ampliamento degli strumenti e
dei poteri per fronteggiare la
crescente domanda di sicurezza fosse disciplinato dalla legge in un quadro organico».
formale: ci vuole una legge e
non un decreto amministrativo? E noi correggeremo per ripristinare questa norma importantissima. Il pacchetto sicurezza aveva tante norme. La
sentenza della Consulta non
lo smantella».
Ma Giorgio Ciardi, il delegato alla sicurezza del sindaco di
Roma Alemanno, va oltre: «Dopo un’attenta verifica con il
sindaco, posso affermare che
le nostre ordinanze restano in
vigore e in piena efficacia. Avvieremo una verifica con l’Avvocatura generale dello Stato:
fino a quel momento nessuna
marcia indietro. Ma la sentenza della Consulta è uno schiaffo. La Corte ha deciso, così,
Fabrizio Caccia
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Flavio Zanonato Il primo cittadino di Padova: uno strumento che comunque non risolveva i problemi
«Me l’aspettavo, c’è chi le ha usate contro i panini in strada»
ROMA — Flavio Zanonato (foto a sinistra), 60 anni, storico sindaco di Padova,
divenuto famoso, lui di centrosinistra, per
la costruzione del «muro» di via Anelli
contro gli spacciatori, adesso invece non
sembra per nulla stracciarsi le vesti per la
decisione della Consulta di bocciare i
poteri dei «sindaci-sceriffi». «Io me
l’aspettavo — confessa con voce serenissima —. Anzi più di una volta, in occasione di convegni, avevo sollevato il
problema di tenuta della legge Maroni.
Quei poteri d’ordinanza dati ai sindaci
erano costruiti sulla sabbia. E infatti ecco com’è finita».
«Ora, è chiaro — continua Zanonato
— specie nel centrodestra dove le leggi le
vogliono su misura e non eguali per tutti,
non mancheranno quelli che urleranno
contro la Consulta, quelli che diranno
che i giudici della Corte Costituzionale sono tutti giudici comunisti, ma la verità è
un’altra. La verità è che l’idea propagandistica di Maroni di attribuire ai sindaci poteri diretti e insindacabili d’intervento cozzava fortemente contro il diritto. Ricordo
che in Italia c’è chi ha proibito perfino di
mangiare panini per strada. O di girare in
città con gli zoccoli...».
Se è per questo, però, anche Zanonato
ha usufruito in passato di tali poteri. «È vero — ammette il sindaco di Padova —. Emisi un’ordinanza contro il degrado urbano
per fronteggiare il problema della prostituzione. E un’altra la emanai per vietare l’acquisto di droga in certe aree cittadine. Ora,
però, se le ordinanze decadranno, non c’è
problema. Vorrà dire che contro la prostituzione tirerò fuori la vecchia misura antitraffico che avevo preso prima: insomma, chi
vorrà andare con una prostituta dovrà andarci a piedi altrimenti rischia di creare problemi al traffico...». Poi il suo ragionamento si fa più «filosofico»: «Resto convinto —
dice Zanonato — che con le ordinanze non
si risolvono i problemi, i divieti spalmano i
fenomeni ma non li eliminano di certo. La
repressione non è la soluzione, ma solo un
tampone». Così che farà adesso? «Si tratterà di riscrivere quelle ordinanze, mettendo
per esempio dei limiti temporali e spaziali.
O di farle finire nei regolamenti comunali,
che provvederemo ad aggiornare. Di recente, un insigne giurista mi ha ripetuto bene
il concetto: per legge dev’essere un organo
collegiale a regolamentare certi ambiti, per
esempio il consiglio comunale. Non il sindaco. E io in fondo sono d’accordo».
L’inchiesta Le indagini di una mamma. Poi la denuncia anche al programma delle «Iene»
Fa.C.
FIRENZE — Il Comune
di Firenze dice stop alle
pubblicità choc: divieto dei
messaggi e delle immagini
contrarie al decoro, con
scene «di violenza fisica
o morale», o contro
le «convinzioni morali,
civili e/o religiose delle
appartenenze di genere,
culturali e nazionali della
persona». «Censori, ipocriti.
Così l’arte se ne va da
Firenze», dice il fotografo
Oliviero Toscani. «Ma quale
censura? Solo un po’ di
buonsenso», replica il
sindaco Matteo Renzi, «per
consentire ad una madre
di accompagnare il proprio
figlio a scuola senza trovarsi
davanti un manifesto che
ritrae una signorina senza
veli». Protesta pure
l’associazione consumatori
Aduc. Si chiede Toscani:
«Chi giudicherà? E secondo
quale morale?»
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Pisa
La macchina
che «centra»
il cancro
MILANO — Macchina per
la radioterapia con Tac
incorporata. Arriva a Pisa
quella che viene considerata
la più evoluta apparecchiatura
in Italia per vedere i tumori
durante le sedute di
radioterapia e centrarli al
millimetro (anche seguendo
il respiro e i movimenti del
paziente). La macchina, con un
collimatore di 2,5 millimetri,
è alla clinica San Rossore.
È previsto a breve un accordo
con l’azienda ospedaliera
universitaria pisana per offrire
le terapie anche con il servizio
sanitario. Il TrueBeam STx —
nome tecnico della macchina
— è utilizzato anche per una
sperimentazione con il
Memorial Sloan Kettering
Cancer Center di New York.
Carlo Greco, primario di
Radioterapia dell’Università
di Pisa: «Vogliamo dimostrare
che con il TrueBeam STx
può bastare una sola seduta
di radioterapia».
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Cosenza
Bimbe molestate, preso un carabiniere
MILANO — L’aveva scoperto
quasi per caso, una sera in cui
sua figlia, 11 anni, aveva lasciato aperta la sua pagina di Messenger e, proprio in quel momento, era comparsa una strana richiesta di collegamento.
Su quella chat, a mandare il
messaggio, era un nome che la
donna non riusciva a collegare
a nessuna delle amichette della
figlia. Diceva: «Cosa fai sveglia
a quest’ora?». E poi: «Sei sola?».
Così, d’istinto, con un po’ di
preoccupazione, la madre aveva risposto a quel primo approccio, per arrivare a scoprire
nel giro di qualche tempo che
la bambina subiva delle pesanti
molestie via Internet. Non da
uno sconosciuto, ma da un uomo che in qualche modo rientrava nella sua cerchia familiare. Un carabiniere. Il militare è
stato arrestato due giorni fa.
La storia risale all’estate scorsa ed è stata documentata in
due servizi delle Iene. La seconda «puntata» della vicenda è
Via web
I messaggi
La madre ha scoperto
che la figlia di 11 anni
subiva via chat richieste
a sfondo sessuale.
Per risalire all’identità
del molestatore, la
donna lo ha agganciato
fingendosi la figlia
La denuncia
Accettando
una conversazione
via webcam, la donna
ha riconosciuto nel
molestatore il cognato
di suo fratello,
un carabiniere.
Dopo averlo fotografato
con il telefonino,
lo ha denunciato
andata in onda nella trasmissione di Italia Uno il 16 marzo scorso. La madre della ragazzina si
era rivolta alle Iene già a settembre, perché si lamentava di
una presunta inerzia nelle indagini. In realtà l’inchiesta era già
stata aperta dopo la prima denuncia e gli accertamenti erano
in corso. Anche perché gli investigatori, lavorando sui contatti dell’uomo, hanno scoperto
che c’era una seconda vittima,
anche lei una ragazzina minorenne, che subiva molestie dello stesso genere. Per questo il
fatto che la vicenda sia stata resa pubblica dalla donna attraverso il suo appello in Tv ha
causato alcune difficoltà alle indagini. L’inchiesta è stata coordinata dal pubblico ministero
Stefania Carlucci, che lavora
nel pool «tutela soggetti deboli» della Procura, guidato dal
procuratore aggiunto Piero Forno. Il militare è stato arrestato
dagli stessi carabinieri di Milano, i suoi «colleghi».
La madre della ragazzina,
molto preoccupata, aveva prima chiesto chiarimenti alla figlia e poi iniziato a cercare di capire cosa stesse accadendo.
Qualche settimana dopo il primo contatto ha agganciato di
nuovo l’uomo (il cognato di
suo fratello) che cercava di entrare ancora in contatto con la
bambina. «Cattivona, che fine
hai fatto?», è stata la frese di
questo secondo approccio. Il
molestatore si faceva sempre
più pressante: chiedeva di accendere la webcam per poter vedere la ragazzina in diretta durante la conversazione che avveniva in chat; la pressava; fino
ad inviare spezzoni di filmati
In famiglia
L’uomo arrestato era un
conoscente dei genitori
dell’undicenne
contattata via Internet
pornografici e mostrarsi in atti
sessuali, sempre attraverso Internet. L’uomo conosceva la
bambina per nome e aveva
sfruttato la vicinanza familiare
per stabilire l’«amicizia».
La donna è riuscita ad ottenere la certezza sull’identità del
pedofilo fingendosi ancora sua
figlia e accettando uno degli inviti a una conversazione via Internet con la webcam: la madre,
dalla sua parte, ha oscurato
l’obiettivo, in modo da non poter essere vista. Una volta stabilita la connessione video è riuscita a scoprire chi c’era dall’altra parte, ha riconosciuto sul
monitor il volto del carabiniere
e ha poi assistito a un altro suo
approccio sessuale verso quella
che lui credeva essere la bambina. A quel punto ha fotografato
con un telefonino le immagini
che comparivano sul computer
ed è andata a denunciare.
Giuseppe Guastella
Gianni Santucci
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Il delitto del balcone
Ucciso anche il padre
da due sicari in moto
COSENZA — Gaetano De Marco (foto), l’uomo al quale furono
uccise la moglie e la figlia per vendetta, è stato assassinato ieri
nel Cosentino. Stava passeggiando quando due sicari in moto gli
hanno sparato. Moglie e figlia, Rosellina Indrieri, 45 anni, e Barbara,
26, vennero raggiunte a casa dai killer il 16 febbraio. La più giovane
cercò di scappare, fu raggiunta sul balcone (nella foto). Lui si salvò.
Il regolamento di conti avviene dopo l'uccisione del figlio del
latitante Franco Presta, Domenico, per una lite su un parcheggio.