boogie mane

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boogie mane
Anno IV - Numero 210 - Domenica 6 settembre 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Economia
Napoli
Sanità Lazio
Trappola clausole
per i conti italiani
Omicidio Korol
I killer confessano
Cup: lavoratori infuriati
con la Regione
a pag. 3
a pag. 8
a pag. 10
L’EDITORIALE DELLA DOMENICA - MENTRE ROMA ESPLODE LUI, IL SINDACO, FA IL VAGO. RIDE, L’IRRESPONSABILE
di Roberto Buonasorte
Q
uello di Ignazio Marino,
ormai, è divenuto un problema di ordine pubblico.
I malumori in città si avvertivano già da tempo,
perfino per recarsi dal barbiere il
sindaco di Roma costretto a essere
scortato dai vigili urbani, tanto sono
inferociti i cittadini romani.
Marino è uno dei tanti guai prodotti
da quelle loro primarie farsa, come
denunciava Marco Di Stefano, deputato pd indagato per un giro di
mazzette milionarie, e che poi proprio grazie a Marino ha potuto fare
ingresso alla Camera incassando
indennità e immunità.
La Capitale d’Italia versa in una tale
condizione d’abbandono che persino
quel vasto mondo della cultura composto da attori, registi, cantanti, scrittori notoriamente vicini alla sinistra,
manifesta pubblicamente la sua rabbia che in taluni casi sfocia in azioni
simboliche come quella di mettersi
con tanto di ramazza in mano a ripulire i vicoli della Città Eterna.
Anche nella vicenda “Mafia capitale”,
in cui la solita sinistra imbrogliona
voleva far credere che il marcio era
solo nel centrodestra, la verità è venuta a galla in modo chiaro.
Si è scoperto il finanziamento di
Buzzi alla campagna elettorale del
chirurgo dem, c’è stato l’arresto del
presidente dell’Assemblea capitolina
del Pd, Coratti, dell’assessore Ozzimo
e le dimissioni del vicesindaco Luigi
Nieri di Sel.
Quelli cacciati perché ladri sono
stati sostituiti da quelli che offendono
Roma cantando “Roma m.....”.
Ma lui, Marino, fa il vago. Ride, l’irresponsabile, costretto a cambiare
costantemente itinerario per evitare
contestazioni quotidiane.
È stato prelevato in gran segreto
anche all’aeroporto al rientro dalle
vacanze americane per evitare fotografi e giornalisti, mentre alla pagliacciata organizzata da Orfini al
BYE BYE MARINO
Dopo il degrado e le contestazioni, pure le inchieste
quartiere Don Bosco dopo i funerali
di Vittorio Casamonica, è arrivato
scortato da un cordone di forze dell’ordine che non ha neppure Barak
Obama, tanto era il rischio di una
mega rissa; il popolo romano non
sopporta più l’allegro chirurgo.
C’è poi l’ultima inchiesta che sta
travolgendo Marino, dopo che la
Procura di Roma, insieme alla Guardia di Finanza, ha ipotizzato il reato
di truffa perché, da presidente di
MIGLIAIA IN GERMANIA: MA TORNANO I BLOCCHI
“Tregua” umanitaria
Vignola a pag. 2
una onlus, avrebbe sottoscritto falsi
contratti di collaborazione aggirando
la legge ed evadendo oneri fiscali
e contributivi. Domanda, dottor Marino: in casi simili che sarebbe successo a un politico americano?
Il massimo del disprezzo verso la
città, però, Marino lo ha mostrato
durante le famose vacanze.
Mentre da noi si vivevano ore drammatiche con i vertici delle istituzioni
impegnati in frenetiche riunioni tra
Prefettura, Palazzo Chigi e Viminale
per decidere le sorti di Roma, con
il Giubileo della Misericordia alle
porte; mentre il clima politico e sociale si faceva infuocato con la difficile decisione da prendere tra
commissariamento della città o scioglimento per mafia, lui, il chirurgo
prestato alla politica, se ne infischiava continuando le sue immersioni nei mari caraibici. Andrebbe
processato per alto tradimento, Ma-
ALLARME DEI RICERCATORI: SUICIDI IN AUMENTO
La strage muta
Moriconi a pag. 7
rino, altro che chiacchiere.
E visto che è un prestato alla politica,
dopo dieci anni fatti tra Senato e
Campidoglio, il prestito è finito.Torni
alla sua professione: riprendetevelo,
cari medici americani, verrebbe da
dire. A Roma si festeggerebbe, e se
ci autorizzassero a sorvolare i cieli
della Capitale con un ultraleggero,
non lanceremmo petali di rose rosse,
ma migliaia di volantini con su scritto
“bye bye Marino”.
MORTE PANTANI: LA PROCURA ARCHIVIA, LA FAMIGLIA NO
Giallo irrisolto
Fruch a pag. 9
2
Domenica 6 settembre 2015
ATTUALITA’
L’ESODO BIBLICO ATTRAVERSO I BALCANI: LA SITUAZIONE RESTA TESA
La Germania adesso frena
Migliaia arrivati a Monaco dopo una sospensione del trattato di Dublino per alleggerire Budapest, ma Berlino
fa sapere: è stata un’eccezione. Scontri sule isole greche. E l’accoglienza dei ricchi Paesi arabi tarda ad arrivare
di Robert Vignola
igrazioni in favore di
telecamera: ma si è
trattato di un’offerta
non ripetibile, di un
last minute. Il frutto di
un accordo tra i governi di Austria e
Ungheria, che hanno aperto una tregua allo scontro sotterraneo apertosi
nei giorni scorsi in materia di migranti. Nel reciproco interesse, questo
si capisce: perché a Budapest non
sapevano più come contenere la
rabbia dei clandestini giunti dalla
Siria attraverso la rotta balcanica.
Gente che aveva sentito delle porte
aperte dalla Germania e non capiva
perché la tenessero bloccata in terra
magiara. Né voleva fornire documenti
o identità, ben conoscendo evidentemente le pieghe del trattato di
Dublino: fornire le generalità avrebbe
fondato il matrimonio indesiderato
tra aspiranti rifugiati e Ungheria. Per
quanto il governo di Orbàn volesse
tener fede alle regole, alla fine ha
aperto un varco aggirandole con il
benestare dell’Austria, verso il cui
confine ormai arrivavano frotte di
persone a piedi. E così neanche
Vienna si è dovuta far carico dei
nuovi arrivati: dopo le foto e i filmati
di rito da parte della grande stampa
internazionale commossa, li ha caricati su treni e pullman e spediti in
Germania. Per nuovi scatti e nuovi
M
video, con i cittadini tedeschi che li
rifocillavano in stazione. Il fatto è
che ne sono passati circa 6500, forse
c’è spazio fino a 10mila.
Poi? Poi stop. Già il portavoce del
governo ungherese Zoltan Kovacs
aveva sottolineato che non sarebbero
partiti altri autobus o treni in direzione
Ovest: “La misura è stata unica ed
eccezionale, resa possibile da una
concertazione fra il premier Orbàn
e il cancelliere austriaco Faymann”,
ha detto. Da Berlino, l’ulteriore conferma a valle di un colloquio telefo-
nico tra il premier ungherese e la
Cancelliera Angel Merkel: i due
“hanno concordato sul fatto che il
passaggio dei migranti oltre i confini
ungheresi, dovuto alla situazione di
emergenza, è stata un’eccezione”
ha fatto sapere il portavoce del Governo tedesco, Georg Streiter. Il trattato di Dublino insomma è in piedi:
ce lo tiene la Germania, che dopo
le vaste aperture dei giorni scorsi
comincia a capire che non è il caso
di scherzare troppo con la capacità
d’accoglienza del suo pur ricco ter-
ritorio. Anche se l’Europa resta sotto
scacco e la situazione alla stazione
di Budapest potrebbe facilmente
salire di nuovo a soglie d’allarme
nelle prossime ore. D’altronde, anche
dall’Egeo sono rimbalzate notizie
di scontri con i “migranti”. Segno
che la fila è ancora lunga.
Intanto però è interessante anche
spingersi al di fuori d’Europa, per
vedere come il mondo arabo sta
seguendo le vicissitudini delle file
di siriani in marcia verso la Germania. Ancora, occorre passare dal pic-
IL PERICOLO JIHADISTA
Foreign fighters presi in Bulgaria:
nei cellulari immagini di esecuzioni
ualche mese fa erano lo spauracchio d’Europa. Oggi non se
ne sente più parlare. Eppure, non
occorre essere un esperto d’intelligence
per comprendere che in quella folla di
disperati in fuga dalla Siria potrebbe
nascondersi più di un “foreign fighter”,
di un immigrato in Europa di seconda o
terza generazione che dopo aver prestato
disonorevole servizio nei tagliagole che
hanno creato tutto questo trambusto,
Q
ora vuol tornare “a casa sua”, nei quartieri
dell’Europa.
Eppure alcuni giorni fa, anche se la
notizia è passata sotto totale silenzio
cinque uomini sono stati arrestati al
confine bulgaro-macedone. Sono in
odore di terrorismo internazionale: i loro
telefoni cellulari rano zeppi di immagini
di persone decapitate e simboli dello
Stato Islamico.
Secondo fonti russe, cinque uomini di
colo Aylan, il bambino il cui cadavere
s’è arenato sulla spiaggia della Turchia commovendo mezzo mondo.
Lo stesso mezzo mondo che l’ha
però seppellito in fretta, mollando
la presa mediatica sul padre. Che
invece, dopo il funerale, ha parlato
eccome: “Io voglio che i governi
Arabi, e non i paesi europei, vedano
cosa è successo ai miei figli – ha dichiarato – e, per questo, comincino
ad aiutare le persone. Non voglio
nient’altro. Tutta la mia famiglia è
morta. Ora loro sono dei martiri.
Spero che i paesi arabi – ha concluso
– comincino ad aiutare chi ha bisogno
e che contribuiscano a porre fine a
questa guerra, perché tutti noi ne
abbiamo abbastanza”.
Già, porre fine alla guerra, come
chiedeva un tredicenne siriano l’altro
giorno a Budapest. Quella guerra
che i ricchi Paesi del Golfo invece
hanno almeno in parte causato, gettando soldi sulle cosiddette “opposizioni siriane” quando c’era da rovesciare Assad. O altri Paesi, dove
si parla arabo, dove i siriani potrebbero integrarsi in maniera più semplice e trovare lavoro (da Abu Dhabi
al Kuwait, dall’Arabia Saudita al Qatar) in attesa di tornare alle proprie
case. Nazioni il cui reddito procapite
è ai vertici mondiali, assai più di
Grecia e Ungheria, per non parlare
dell’Italia. Alla loro porta, chissà perché, non bussa nessuno.
SBARCHI SENZA SOSTA - SOLDI E VIOLENZA
età compresa tra i 20 e i 24 anni sono
stati arrestati al confine. Per evitare controlli, avevano anche cercato di corrompere le guardie di frontiera, consegnando
loro una mazzetta di dollari. Ma la polizia
bulgara ne aveva seguito bene gli spostamenti: quattro di essi avevano varcato
il confine attraverso i boschi, confidando
che le forze di sicurezza fossero concentrare alla frontiera con la Bulgaria.
Poi erano saliti a bordo di un complice,
con targa kosovara. Una volta fermati,
sono stati perquisiti e negli smartphone
è comparsa una chiara traccia di legami
R.V.
con terroristi jihadisti.
Italia, paradiso
degli scafisti
ontinua il commercio di uomini da
una sponda all’altra del Mediterraneo. Immigrati che arrivano in Italia
sbandierando la richiesta dello status di
profugo, pur provenendo da zone in cui
non vi è la guerra. Sono 400 gli extracomunitari sbarcati ieri al porto di Catania:
si tratta solo degli ultimi soccorsi in
diverse operazioni di salvataggio. Sono
stati accolti dai volontari Caritas in collaborazione con Croce Rossa e Protezione
C
Civile, che hanno fornito loro vestiti e
scarpe. E mentre gli arrivi sembrano destinati a non fermarsi, continuano le operazioni delle forze dell’ordine per individuare
gli scafisti: oltre dieci fermati negli ultimi
due giorni, tre a Crotone, altri dieci tra
Pozzallo e Roccella Jonica. Anche qui
sono stati rintracciati grazie ai racconti
degli stranieri che hanno spiegato di aver
viaggiato per otto giorni dall’Egitto: “Ci
avevano detto che gli egiziani sono diversi
dai libici, che ci avrebbero trattato bene,
invece ci hanno picchiato non appena
cambiavamo posto e dato da mangiare
pane e acqua, anche ai bambini. I più
piccoli sono stati messi in stiva”. B.F.
LO ZOO DI SPIDERITA
La strana coppia: Zingasola e sottoMarino
proprio vero che chi trova
un amico trova un tesoro,
infatti Zingasola (ovvero
Zingaretti) in Marino più che un
amico ha trovato una spalla per
garantire il suo tesoro.
Con l’attenzione, per il momento,
focalizzata sull’incapacità del
poco stimato sindaco della capitale Zingasola fa sonni tranquilli,
facendo distogliere lo sguardo
da strane delibere e assegnazioni
di appalti a ditte compiacenti
mettendo sul lastrico intere famiglie della Regione Lazio, vedasi
agitazione di questi giorni dei
lavoratori del CUP per garantirsi
più o meno 1000 euro al mese,
che gli verrebbero sottratte da
nuove coop del giro degli amici
di Zingasola che si aggiudiche-
È
rebbero l’appalto. Per cui sono
costretti ad interrompere il servizio a scapito dei contribuenti.
Le sorprese del rientro sono
tante ma nessuno ne parla, dubbie determine firmate alla vigilia
di ferragosto da dubbi dirigenti,
in fretta, alla chetichella tanto
per ridare potere ad un generone
rosso che ha garantito l’ascesa
dell’attuale governatore del Lazio
e tutelare da nuove bordate giudiziarie Zingasola in modo da
tenersi ancorato al sostegno dei
compagni di partito.
In questi giorni è indaffarato,
corre da una conferenza stampa
all’altra, senza mai proferire parola né contro né pro la sua
spalla sottoMarino. Del resto
tanti erano gli affari che li vede-
vano marciare in coppia ed è
meglio non destare inutili pruriti,
non esprimere opinioni, defilarsi,
tanto ci pensano i media e i romani a caricare, Lui assiste muto,
non si sa mai se esce fuori qualche Zingarata delle sue quantomeno, visto l’atteggiamento assunto riguardo la decadenza della
capitale ad opera di suo compare,
il partito non potrà scaricarlo
per correttezza e per evitare ulteriori colpi di coda.
Intanto Zingasola, ovvero il trionfo
dell’ipocrisia, miete vittime comprese quelle che nel centro destra
si erano fidate di lui e ci sono
andate a gazzimme, per così
dire, e ora ne pagano dure conseguenze. Ma lui imperterrito
resta li', gioca a fare l’uomo solo
al comando, imperturbabile, inaffidabile decisamente una gran
sola alla romana. Sorride quasi
beatamente, del resto fino ad
ora gli è andata bene nonostante
le relazioni ambigue con il mondo
di mezzo e i suoi referenti, solo
che ora la sue decisioni incidono
amaramente sulla gente e se un
servizio non viene erogato perché
da un giorno all’altro più di 400
lavoratori, buona parte dei quali
disabili, rischiano il lavoro solo
perché Zingasola per favorirsi
gli appoggi di partito ha deciso
di mandarli a casa e mettere
altri al loro posto; cosa penseranno i suoi sostenitori....
Attento Zingasola, così potresti
catalizzare l’attenzione dei media
su di te e sottoMarino non ti
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fara' più da spalla nel consentirti
di inabissarti ancora dietro quel
mare di sporcizia che sta arrivando. Del resto chi la fa l’aspetti
e prima o poi te tocca, e non
sara' tutta una fiction ma un
vero romanzo criminal-poliziesco
e spera che il commissario Montalbano non ti veda se no saran
guai...
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Domenica 6 settembre 2015
ATTUALITA’
IL CENTRO STUDI DELLA CGIA DI MESTRE METTE A NUDO LE DIFFICOLTÀ DEL GOVERNO
La “bomba Letta” è ancora innescata
Le clausole di salvaguardia di due anni fa rischiano di esplodere sull’economia italiana con una ventata
di nuove tasse sotto forma di accise e imposte. Renzi deve trovare quasi 20 miliardi entro fine 2016
di Robert Vignola
a Cernobbio la fanfara
renziana strilla: l’Italia
riparte. Da Mestre le rispondono le trombe della Cgia: presto un nuovo
turbine di tasse, probabilmente
quello che stenderà definitivamente tante altre attività produttive già
da tempo con l’acqua alla gola
per colpa delle politiche economiche suicide dettate dall’Europa.
“I primi nodi stanno arrivando al
pettine. Entro la fine di questo
mese dovranno essere emanati
due provvedimenti legislativi per
sterilizzare altrettante clausole di
salvaguardia per un importo complessivo di 1,4 miliardi di euro”.
Diversamente, fa sapere l’Ufficio
studi della Cgia, dal primo ottobre
scatteranno gli aumenti delle accise sui carburanti e degli acconti
di novembre di Irap e Ires sulle
imprese. “Siamo certi - dice Paolo
Zabeo della Cgia - che il governo
Renzi non avrà problemi a reperire
questi 1,4 miliardi di euro. Molto
più difficile sarà recuperarne altri
16 per sterilizzare gli effetti economici delle clausole di salvaguardia per l’anno venturo. Risorse
che l’esecutivo dovrà individuare
entro la fine di quest’anno, probabilmente con la prossima legge
di Stabilità. Pertanto, va benissimo
togliere le tasse sulla prima casa.
Tuttavia, è necessario essere chiari
e dire dove si troveranno le co-
D
perture per scongiurare l’aumento
dell’Iva, delle accise e degli acconti
Irap/Ires, per abolire la Tasi ed
eventualmente anche l’Imu sull’abitazione principale e, infine,
per scongiurare la riduzione delle
detrazioni e deduzioni fiscali”.
La Cgia continua: “Se la prima
clausola che andrà in scadenza
entro il prossimo 30 settembre è
stata introdotta qualche mese fa a
seguito della mancata autorizzazione da parte dell’Unione europea
all’estensione del ''Reverse charge''
alla grande distribuzione (misura
prevista con la legge di Stabilità
2015), la seconda risale addirittura
all’agosto del 2013, quando a Palazzo Chigi c’era da quattro mesi
Enrico Letta”. In quell’occasione,
ricordano dalla Cgia, l’esecutivo
confermò l’abolizione della prima
rata dell’Imu del 2013. “Per reperire le risorse necessarie, si ridussero le previsioni di spesa e si
fece ricorso al gettito incassato
dalla sanatoria accordata ai concessionari dei giochi (definizione
agevolata dei giudizi di responsabilità amministrativa per i con-
cessionari dei giochi) e al maggior
gettito Iva generato dal pagamento
dei debiti pregressi della Pubblica
amministrazione. A fronte di 1,52
miliardi di euro attesi da queste
due misure, furono incassati solo
880 milioni di euro. Pertanto, per
reperire i rimanenti 640 milioni
di euro, fu introdotta una clausola
di salvaguardia che disponeva
l’aumento gli acconti Ires e Irap
di 1,5 punti percentuali”.
E se alla partita col videopoker
allo Stato non è andata molto bene,
peggio potrebbe andare ai suoi
cittadini tanto male amministrati.
“La clausola di salvaguardia prevedeva anche l’incremento delle
accise a partire dal 1 gennaio 2015,
per un importo complessivo di
671,1 milioni di euro. Aumento che
non si verificò poiché il Governo
Renzi, con il Dl 192/2014, recuperò
le risorse necessarie dalla ''Voluntary disclosure''. Tuttavia, se le
entrate derivanti da questa misura
non saranno sufficienti, entro il 30
settembre 2015 scatterà una nuova
clausola che aumenterà gli acconti
Ires e Irap per il periodo di imposta
2015 e, a partire dal 2016, anche
gli importi delle accise”. Con decreto, conclude, “si dovrà stabilire
l’aumento degli acconti Irap e Ires
2015 e aumento delle accise dal
2016, se dalla "Voluntary disclosure" non si reperiscono risorse
per la sterilizzazione definitiva della clausola di salvaguardia prevista
dal Dl 102/2013”.
IL GP D’ITALIA RISCHIA DI SPARIRE
Bernie Ecclestone contro la storia
Il Patron del Circus minaccia di escludere Monza dal calendario del Campionato del Mondo di Formula 1
n pezzo di storia del Campionato del Mondo di Formula 1 rischia di sparire.
Perché la storia, quando c’è di
mezzo il denaro, passa in secondo
piano. Soprattutto quando a gestire
il Circus ci sono persone come
Bernie Ecclestone: "Il fatto è che
noi abbiamo qualcosa da vendere,
devono decidere se sono interessati
a comprarlo", queste le parole del
patron della Formula1 che ha sintetizzato in questo modo la trattativa
sul futuro del Gp di Monza. "Al
momento siamo lontani dal rinnovo
- ha spiegato Ecclestone ad Autosport - sulla base del fatto che
non vogliono pagare. Il prezzo che
chiediamo è lo stesso che pagano
gli altri organizzatori europei, non
dovrebbe essere un dramma ma
non sono in grado di chiudere".
Quindi è concreto il rischio di
veder sparire dal calendario uno
dei classici: il Gran Premio d'Italia,
giunto all’86a edizione, 78 delle
quali si sono svolte all’Autodromo
Nazionale brianzolo. Solo in 5 occasioni il Gran Premio si è disputato
in altre città: Montichiari (1921),
Livorno (1937), Milano (1947),
Torino(1948) e Imola (1980).
A difesa della gara si è mosso anche Montezemolo: “Da sempre la
Ferrari è stata vicina a Monza,
U
come anche tutto il mondo dei tifosi. Non ci può essere una Formula
1 senza Monza. Detto questo,
Monza deve rendersi conto che
deve fare quello che è necessario.
Ma vedrete che non ci saranno
problemi".
Si è svegliato dal torpore anche il
premier Renzi che sull’argomento
ha dichiarato: “Giù le mani da
Monza, glielo diremo a Ecclestone:
la Formula Uno sta in piedi non
solo per i soldi ma anche per i
simboli". Le dichiarazioni di Renzi
sono state commentate dal presidente della Lombardia Maroni che
ha sottolineato, però, come lo
sforzo economico per mantenere
il Gp di Monza dov'è sia tutto
della Regione e non dell'Esecutivo.
"Se anche il Governo e Renzi co-
minciano a remare a favore del Gp, perché resti
a Monza - ha detto Maroni, a margine di una
conferenza stampa - io
sono felice. Comunque,
il governo non mette
un centesimo in questa
operazione, mentre la
Lombardia è pronta a
mettere 70 milioni in
10 anni, a condizione
che il Gp resti a Monza.
Domenica vedremo se
questa operazione si può fare".
Ballano una decina di milioni di
euro. Questo è quanto chiede in
più il patron del Circus. Un Ecclestone che ha dimostrato di non
amare particolarmente il nostro
Paese. Nel recente GP di Ungheria,
dove la Ferrari ha trionfato con
Sebastian Vettel, si è sparsa la
voce che la Fom (Formula One
management), diretta dallo stesso
Ecclestone, avrebbe dato ordine
alla regia di non inquadrare la
scuderia di Maranello per provocarne uno svantaggio economico
ai suoi sponsor. È stato stimato
che le Ferrari sono state inquadrate
solo per una ventina di secondi
su una gara da 1h46 , ma Ecclestone ha poi replicato: “Non mi
sono accorto di un boicottaggio.
Ci mancherebbe che da parte mia
ci fossero state disposizioni”.
Purtroppo, però, la parola fine
spetterà soltanto a questo piccolo
signore anglosassone con il caschetto bianco. Uomo da tutti conosciuto come senza scrupoli e
molto sensibile al denaro. Ecclestone possiede una notevole fortuna personale, valutata in più di
due miliardi di sterline dal giornale
inglese Sunday Times, che ne fa
uno degli uomini più ricchi del
Regno Unito. Spesso, però, si è
trovato coinvolto in scandali e polemiche. Come quando nel corso
del 1997 ha dato un contributo
per un milione di sterline al Partito
Laburista, subito prima delle elezioni che avrebbero portato al potere Tony Blair. Quando il governo
Blair legifera per cambiare alcune
leggi atte ad irrigidire le sponsorizzazioni da parte delle multinazionali del tabacco, risparmiando
la Formula 1; il caso esplode e rimane acceso fino a quando il
partito non decide di restituire tale
donazione. È lui il Patron della
Formula 1, come pochi mesi fa lo
era Blatter della Fifa e quindi del
calcio. Molti sperano che l’automobilismo si rinnovi, proprio come
è avvenuto nel mondo del pallone.
Daniele Belli
LE PROVE DI IERI
Pole di Hamilton, subito
dietro le due Ferrari
ietro il solito Hamilton, poleman per l’undicesima
volta su dodici in questa
stagione (49a della carriera), non
c’è Rosberg ma le due Ferrari. Il
secondo tempo di Kimi Raikkonen
a meno di 0”3 ed il terzo tempo
di Vettel autorizzano il numeroso
pubblico accorso all’autodromo
brianzolo a sperare in un colpaccio
per la gara che si correrà oggi
alle ore 14.00. 1’23”397 per Hamilton, 1’23”631 per Raikkonen
e 1’23”685 per Sebastian Vettel.
Quarto e decisamente in ombra,
Nico Rosberg, anche se il tedesco
ha una scusante: rispetto al compagno di squadra, che ha utilizzato
un propulsore nuovo di zecca,
ha montato lo stesso motore
usato a Spa.
La terza fila è appannaggio delle
Williams di Massa e Bottas, ed
anche in questo caso con distacchi minimi. Dalla seconda
posizione in griglia alla sesta il
D
distacco è di circa mezzo secondo,
molto poco se lo rapportiamo al
tempo sul giro di Monza che è di
poco superiore agli ottanta secondi. La gara può essere aperta
a più di un duello per le posizioni
di testa. Subito dopo, in settima
posizione, troviamo Perez (Force
India), davanti alla Lotus di Grosjean.
“Settima pole di fila? E’ stata
una buona giornata ma le Ferrari
sono state bravissime e sono
molto vicine“, così Hamilton in
conferenza stampa. Queste invece
le parole di Raikkonen che non
ha nascosto la sua soddisfazione:
“Credo che se guardiamo ora i
risultati siamo addirittura un po’
sorpresi noi stessi. Ci aspettavamo
un week-end molto competitivo
ma sapevamo che questo circuito
non sarebbe stato il nostro più
forte, ma nelle qualifiche non abbiamo mai fatto tanti giri buoni
D.B.
come oggi”.
4
Domenica 6 settembre 2015
ATTUALITA’
IL GOVERNO ALLE CORDE OVUNQUE, TRANNE CHE IN CASA DELLA LOBBY LBGT
Unioni civili, l’ultimo assalto della Boschi
Il ministro al Padova Pride Village alla ricerca di facili applausi: “Se non ci sarà ostruzionismo sulle nostre riforme,
i vostri diritti saranno riconosciuti entro metà ottobre”. Difesa a spada tratta anche delle teorie gender nelle scuole
MISSIONE DELLA SANTA SEDE AL VERTICE ONU DI NEW YORK
“La famiglia naturale non si tocca”
on si tocca l’identità sessuale
biologica fondata su maschio e
femmina, così come il ruolo dei
genitori nell’educazione dei figli e i
metodi di maternità e paternità responsabili di fronte a servizi di pianificazione
familiare che “non rispettano” la libertà
e la dignità umana. Tutti concetti ribaditi
dalla missione della Santa Sede al vertice
Onu tenutosi a New York sul tema
“Trasformare il nostro mondo: l’Agenda
2030 per lo sviluppo sostenibile”. La
delegazione della Santa Sede ha colto
in maniera positiva quanto contenuto
nel testo delle nazioni Unite sull’agenda
di sviluppo post 2015 riguardo la “centralità della persona umana” come soggetto responsabile per lo sviluppo e
l’impegno affinché nessuno venga “lasciato indietro”.
Diverse sono però le osservazioni sollevate, così come ampiamente ripreso
dall’Osservatore Romano, soprattutto
riguardo i termini “salute sessuale e riproduttiva” e “diritti riproduttivi” come
riferibili a un “concetto olistico”, globale,
di salute, che abbraccia l’essere umano
“nella totalità della sua personalità, mente
N
di Robert Vignola
ol Senato non le sta andando troppo bene. Così
Maria Elena Boschi, per
rafforzare la sua immagine
da laicissima madonna aretina del verbo renziano, è andata
sul sicuro: ha varcato i confini del
Padova Pride Village, prima volta
per un ministro ad una manifestazione gay del genere, per promettere
mari e monti alla piccola ma potentissima lobby Lgbt. In casa loro.
Non a caso ad accoglierla è stato
Alessandro Zan, un parlamentare
del Pd che evidentemente ha costruito parte della sua fortuna proprio
sul dialogo con la “minoranza senza
diritti”. Altrettanto ovvio che fosse lì
per sparare l’annuncio: “In Parlamento stiamo facendo un lavoro pre-
C
zioso - ha detto - nel Pd stiamo lavorando alla Camera e in Senato assieme, per avere un testo che sia
già condiviso dai nostri deputati ed
evitare troppi passaggi. Io credo
che non possiamo più permetterci
differenze fra cittadini che si basino
sulle loro scelte di vita o il loro progetto d'amore. Noi siamo un governo
che sta dimostrando, anche con i
dati economici e la disoccupazione,
che le riforme fanno bene al paese
- ha continuato la Boschi - vogliamo
un segno 'più' anche sui diritti civili,
e che questa sia una riforma con cui
il Paese sia in grado di dimostrare
che è più moderno, in linea con
l'Europa anche per questo. Ce la
possiamo fare davvero, il governo è
a fianco di questa battaglia in modo
particolare”.
Come se non ci fosse altro a cui
pensare. Invece per il governo Renzi
questa è proprio una priorità, qualcosa da chiudere al più presto, perché (chissà) il tempo stringe. E infatti
la Boschi non manca di citare direttamente il premier, di cui è considerata fedele emanazione, ricordando che “all'assemblea del Pd, si è
impegnato ad approvare al Senato
la legge sulle unioni civili prima del
15 ottobre. Si tratta di un impegno
che possiamo rispettare se non ci
sarà ostruzionismo sulle riforme noi
abbiamo previsto la possibilità per
le adozioni del figlio del partner:
questo c'è nel testo presentato e su
questo non si fa marcia indietro, è
un punto qualificante”. Insomma:
preparino le barricate lorsignori
lgbt, se sul Senato qualcuno fa ostruzionismo ci rimettono i “vostri diritti”.
Una lama a doppio taglio dedicata
alla schiena della dissidenza dem,
come ormai da qualche tempo tutte
le armi che sfoderano i più ostinati
nell’ortodossia renziana.
È evidente che su quest’altare si è
pronti a sacrificare tutto. Anche la
scuola, sempre più trincea delle famiglie che vorrebbero vedere i loro
figli, come sempre è stato nella storia
dell’umanità, messi al riparo da propaganda di tipo sessuale. Alle teorie
gender la strada va aperta, dice Maria Elena Boschi, senza se e senza
ma. “Penso ci sia stata una forte disinformazione sul tema dell’educa-
e corpo,” e che favorisce “il raggiungimento della maturità personale nella
sessualità e nell’amore reciproco” e il
processo decisionale “che caratterizza il
rapporto coniugale tra un uomo e una
donna in conformità con le norme morali”.
La Santa Sede, inoltre, “non considera
l'aborto o l'accesso all'aborto o gli abortivi” come dimensione di questi termini.
La Santa Sede ha quindi ribadito la propria posizione sia per quanto riguarda i
metodi relativi a maternità e paternità
responsabili (la Chiesa cattolica li considera moralmente accettabili) sia per
quei servizi di pianificazione familiare
che invece “non rispettano la libertà dei
coniugi, la dignità umana e i diritti umani
degli interessati”.
Per quanto concerne l’educazione, l’informazione e la sessualità, la Santa
Sede nel corso della missione americana
ha inteso ribadire la “responsabilità primaria” e i “diritti prioritari” dei genitori
per i figli, compreso il “diritto alla libertà
religiosa”. E quindi la “centralità della
famiglia”, quella imperniata su uomodonna, come “nucleo naturale e fondamentale della società”.
zione delle scuole - ha dichiarato il
ministro - soprattutto su quanto c'è
e non c'è nella riforma 'buona scuola'.
Lì c’è quello che credo essere un
punto di civiltà, cioè che nelle varie
scuole e con vari linguaggi non sia
ammissibile nessuna forma di violenza o di discriminazione nei confronti degli altri e che soprattutto
non possa avvenire sulla base di
genere o delle scelte fatte dalle persone”. Benvenuti sugli schermi di
rieducational channel…
LO SCENARIO CHE SI APRE È QUELLO DI UN RITORNO ALL’IMPERO OTTOMANO SOTTO LE BANDIERE DEL CALIFFO
Se la Russia scende in campo in Siria
Il coinvolgimento militare di Mosca a sostegno di Assad per arginare l’avanzata
dell’Isis verso Damasco, favorita dalle manovre militari congiunte di Turchia e Usa
olti potrebbero pensare
che l'Isis e la minaccia
islamica potrebbero
riavvicinare Usa e Russia e che
la Siria potrebbe essere il "campo di incontro".
Non è così. Anzi.
Damasco è un nuovo "campo
di battaglia" tra Mosca e l'occidente, dove vede contrapposti
da una parte l'asse Putin - Assad, dall'altra Usa e Turchia e
quindi Isis e Jihad.
Ora che truppe russe sarebbero state avvistate, naturalmente a sostegno dell'esercito
regolare, sempre più in difficoltà e messo alle corde dai
"taglia gole" dalle bandiere
nere, la situazione si complica
assai di più.
Certo, per ora Mosca ha smentito ogni presenza di forze militari russe in Siria, ma immagini
fotografiche scattate dimostre-
M
rebbero il contrario.
Sicuramente un coinvolgimento
militare di Mosca a sostegno
di Assad è più che ipotizzabile
per una serie di motivi.
Il primo l'ambigua presenza
americana sul posto che sembra di far finta di mirare l'Isis
per colpire l'obiettivo di sempre,
il legittimo governo siriano.
Molto interessante è l'articolo
scritto da Alessandra Benignetti
su Il Giornale, la quale afferma:
"La crescita del coinvolgimento
russo nella crisi siriana è legato
a diverse ragioni, spiega infatti
il Dott. Gumer Isaev, ricercatore
dell’Università di San Pietroburgo ed esperto di Medio Oriente, ed è prima di tutto una risposta alla crescita dell'attivismo
degli Stati Uniti e dei loro alleati,
in particolare la Turchia, nella
lotta allo Stato Islamico in Siria.
La Russia teme infatti che il
reale obbiettivo dei raid turcoamericani non sia combattere
l'Isis, ma rovesciare Assad. In
secondo luogo ci sono le informazioni che arrivano dal
campo di battaglia, che non
sono a favore dell'esercito si-
riano, costretto a cedere sempre
più terreno agli jihadisti. La
terza ragione, spiega il ricercatore, è infine legata all’accordo
sul nucleare iraniano, riconosciuto da molti esperti come
un punto di svolta nelle relazioni
tra Usa e Iran, che potrebbe
dunque influenzare molti scenari, incluso quello siriano".
Ha continuato la Benignetti: "La
Russia, continua il ricercatore,
vuole organizzare la sua coalizione anti-Isis per non concedere agli Stati Uniti il monopolio
nella lotta al Califfato nella regione e per proteggere Assad,
mentre al contrario gli Stati Uniti
cercano di indebolire Assad
con i raid anti-Isis: i veri obiettivi
si nascondono sotto l'idea di
combattere il terrorismo. In più,
secondo il ricercatore, la Russia
è sempre stata contraria a qualsiasi violazione dei confini siriani
e supporta la posizione di Damasco, che si oppone a qualunque tipo di intervento militare
straniero in Siria. In particolare
quindi, a spaventare Mosca potrebbero esserci sia i nuovi accordi militari operativi tra Stati
Uniti e Turchia per il contrasto
allo Stato Islamico in territorio
siriano e, non ultimo, il coinvolgimento dell'intelligence statunitense, con la campagna segreta di attacchi mirati contro
l'Isis condotti attraverso i droni,
lanciata dalla Cia e svelata ieri
dal Washington Post".
Inoltre crediamo che la Russia
abbia capito che dietro l'Isis e
l'alleanza turco-americana si
nasconda ben altro.
Dopo aver frantumato l'ex Jugoslavia ed aver creato tre stati
islamici nel cuore d'Europa, Bosnia, Kosovo e Macedonia, dopo
aver di fatto "europeizzato" la
Turchia, buttando giù Saddam,
Mubarak e Gheddafi, mancava
solo Assad per la ricreazione
del grande Califfato, che parte
da Tripoli ed arriva nel centro
del vecchio continente, facendo
ponte con Ankara.
Ma l'Egitto gli è saltato ed oggi
Al Sisi è un problema ed Assad,
grazie a Putin è ancora a Damasco.
Quindi i nemici d'Europa, che
sono a Washington e non a Mosca, stanno provando e trovando
nuove strategie per circondarla
con un nuovo Impero ottomano,
oltre che invaderla di profughi
di guerre create ad arte.
Tutto questo Mosca lo sa e
non può lasciare mezzo mondo sotto il pieno controllo
degli Stati Uniti.
Tatiana Ovidi
5
Domenica 6 settembre 2015
ESTERI
L’ESEMPIO DI UN GENERALE DONNA UCCISA IN COMBATTIMENTO
Reem Hassan, martire siriana
Arruolatasi volontaria, è morta sulla piana di Al Gahb alla guida della sua unità d’assalto
di Cristina Di Giorgi
na ragazza siriana in divisa militare, dal volto sorridente. La sua immagine,
diffusa forse con minore
intensità e partecipazione
di altre che in queste ore hanno
fatto il giro del web, è altamente
rappresentativa di un modo di affrontare quello che sta accadendo
in Siria che non ha nulla a che
vedere con quello un po’ superficiale
di tanti media occidentali.
Reem Hassan (questo il nome della
giovane) era un soldato: si era arruolata nell’esercito siriano per difendere la sua Patria e la sua gente
armi in pugno. Invece di fuggire
aveva preferito restare ed affrontare
il nemico. Aveva dunque chiuso in
un cassetto la sua laurea in letteratura, il suo master in inglese, i
suoi quadri e la sua esperienza
come presentatrice nella televisione siriana ed era andata a combattere. Dimostrando coraggio e
determinazione al punto di meritarsi diverse promozioni sul campo,
fino a diventare Generale. Un generale donna, rimasta uccisa nei
giorni scorsi mentre guidava in
battaglia la sua unità d’assalto a
Ziyrah, sulla piana di Al Gahb.
Cuore storico e strategico della
Siria – qui infatti sono state realizzate le riforme sociali e popolari
che hanno reso la Rivoluzione del
U
partito Ba’ath partecipata e condivisa dalla gente; e sempre qui, a
poca distanza dalla valle, c’è il
Monte Alawita, considerato il centro
del Paese – da questa zona provengono migliaia di giovani volontari dell’esercito che, dal 2011,
combatte una guerra senza quartiere con i terroristi islamici e con
chi li foraggia. Centro nevralgico
dunque, in cui “le formazioni terroristiche, agglomerato di sigle
islamiste riunite sotto il nome di
‘Esercito della Conquista’, hanno
lanciato in primavera una grane
offensiva. Sulla piana di Al Gahb –
scrive Giovanni Feola su Il primato
nazionale – si combatte quindi una
campagna di vitale importanza per
i siriani”.
Una guerra in cui impegnare al
massimo il potenziale di uomini e
mezzi dell’Esercito arabo siriano.
Nell’ambito del quale sono state
costituite e mandate in combattimento le unità femminili delle Forze
di Difesa Nazionale (NDF), corpo
volontario nato nell’estate 2012.
All’appello hanno risposto più di
mille donne siriane ed altre ancora
sono state inquadrate in contingenti
e corpi speciali (come le “Leonesse” della Guardia Repubblicana,
schierate a difesa di Damasco).
Tra loro anche Reem.
Il tributo di sangue del Generale
Reem Hassan e dei suoi commilitoni
donne nell’offensiva contro le formazioni terroriste è stato e continua
ad essere altissimo. Eppure l’opinione pubblica mondiale sa poco
o nulla di loro. Quasi che la Siria e
il ruolo qui raggiunto dalle donne
(non solo nella lotta contro il terrorismo islamico) non meriti le prime pagine dei giornali. Di fronte
a tale “noncuranza”, resta però comunque la consapevolezza del popolo siriano tutto riguardo “alla
sua storia, alle sue conquiste e al
suo enorme sacrificio, non solo in
questa guerra”. Un popolo convinto
del fatto che, come recita una massima conosciuta e apprezzata da
tutti i siriani, “è nelle tribolazioni
che è possibile riconoscere l‘essenza della propria Patria”. Nelle
tribolazioni e nel sacrificio dei propri giovani eroi. Come Reem.
IRLANDA: STORICA DECISIONE
STATI UNITI: LA SINGOLARE DECISIONE DI UNA STUDENTESSA
Derry scalza Londonderry
All’Università
sulla jeep di Barbie
Il consiglio locale approva il ritorno al nome originario
a storia dell’Irlanda è fatta di
Contee, di guerra, di giorni
di sangue, di tentativi più o
meno riusciti di riportare la pace
per le strade. Ma anche di nomi.
Reali o modificati, per dimostrare,
anche in un semplice cartello stradale, la volontà di sradicare l’appartenenza ad un popolo e la prevalenza di un altro. Impostazione
questa messa in atto soprattutto nel
Nord del Paese dove, ancora oggi,
la presenza inglese si manifesta
spesso e volentieri con plateale
teatralità.
In questo contesto un esempio, sotto
diversi aspetti paradigmatico, è quello della città di Derry. I nazionalisti
continuano a chiamare il secondo
centro più popoloso dell’Ulster con
il suo nome originario; per gli unionisti invece è Londonderry, indicazione adottata in seguito ad una
Royal Charter che sancì la nuova
denominazione della cittadina, scelta
in seguito ai piani di ricostruzione
urbana su imitazione della capitale
inglese. Il documento, entrato in vigore nel 1613, non è mai stato modificato e ufficialmente, nelle mappe
e nei cartelli stradali, il nome della
città risulta essere quello di impronta
britannica. E questo nonostante la
maggioranza dei suoi abitanti continui a chiamarla Derry.
Una situazione abbastanza caotica
dunque. Che, a quanto sembra, è
destinata ad essere chiarita a breve.
E’ infatti di questi giorni la notizia
L
La polizia le ha ritirato la patente per ubriachezza?
Lei guida un’auto giocattolo. E diventa famosa
a polizia l’ha fermata per sospetta
guida in stato di
ebbrezza e, dato il suo
rifiuto di sottoporsi all’alcol test, le ha ritirato
la licenza di guida. Questo “contrattempo” per
Tara Monroe, studentessa ventenne di ingegneria industriale alla
Texas State University,
si è trasformato in un
trampolino di lancio verso la celebrità.
La ragazza infatti, alla
quale il padre (interpretando il suo rifiuto
dell’etilometro come
ammissione di colpa) aveva tolto
l’auto regalandole una bicicletta, ha
deciso diversamente: ed ha comprato una jeep di Barbie, che può
guidare anche senza la patente.
Costata circa sessanta dollari e leggermente modificata per adattarla
alle esigenze della nuova proprietaria (che l’ha ribattezzata Charlene), l’auto rosa fiammante è alimentata da una batteria a 12 volt e
a detta di Tara ha l’unico neo della
scarsa velocità (8 km l’ora).
“E’ stata la decisione migliore che
abbia preso da quando sono al college” ha detto la studentessa. Che,
L
che il Derry City and Strabane District council (l’organo amministrativo locale di governo dell’area) ha
deciso di cambiare ufficialmente il
nome della città. “La votazione – si
legge in un articolo sul blog thefivedemands.org – ha avuto il pieno
appoggio dei partiti repubblicani
e dei consiglieri indipendenti” ed
ha avuto esito positivo “nonostante
l’opposizione del blocco unionista
di minoranza” che, per descrivere
la recente decisione, ha usato termini come “settaria” e “disgustosa”.
Il consiglio, una volta approvata la
delibera, ha quindi scritto al Ministro
dell’Ambiente Mark Durkan (proveniente proprio da Derry) per stabilire le tappe del percorso da seguire per un ritorno al passato che
sa di evento storico, per gli abitanti
CdG
della città e non solo.
grazie al curioso veicolo con cui
ora circola per le strade della sua
città e del campus universitario, è
diventata famosa in tutto il mondo.
Sono infatti tantissime, sui social
network, le fotografie dell’originale
quattro ruote rosa e i commenti divertiti dei suoi compagni di studio.
Forse, ha giustamente sottolineato
qualcuno, quello di Tara non è un
ottimo esempio da seguire quanto
al comportamento alla guida (quella
di una macchina “vera”), ma di
certo la sua fantasia le ha suggerito
una soluzione decisamente origiS.S.
nale.
6
Domenica 6 settembre 2015
STORIA
GRANDE GUERRA / 58
Padre Minozzi, ricordi dal fronte
La preziosa opera del sacerdote rivive nel suo memoriale: le Sale di lettura per i soldati italiani
di Emma Moriconi
ra partito come Cappellano del II Treno Ospedale
dell'Ordine di Malta, chiamato in servizio il 15 giugno 1915. Parliamo di Padre Giovanni Minozzi, bellissima figura di uomo e di sacerdote di cui
siamo riusciti a reperire l'intero memoriale.
Si tratta di scritti eccezionali, che
forniscono informazioni dirette e
preziose. Ringraziamo per questo
dono Don Savino D'Amelio, dell'Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'Italia, parroco di Amatrice, e
l'intera comunità parrocchiale della
cittadina laziale che in tutti questi
anni ha tenuto conservati questi
scritti con amore e con estrema
cura. Il sacerdote vive la sua missione con amore e dedizione, fugge,
quasi, appena può, dalle pratiche
burocratiche "a visitare sin gli Ospedaletti più lontani per rendermi
conto de' loro bisogni, per interessarmi a tutto quanto loro occorreva
e sovvenirli ne' limiti del possibile,
o m'aggiravo - racconta ancora con fraterna premura tra i gruppi
di soldati sparsi nella zona per conversare con essi e conoscerne le
necessità sì varie e complesse".
Sono queste le prime parole del
Diario di padre Minozzi. Quest'uomo
è colui al quale si devono, tra l'altro,
la creazione delle Case del Soldato
e l'Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'Italia. Ne parleremo. Occorre ora, però, cominciare dall'inizio e riferire la sua opera a cominciare proprio da quel giugno 1915,
E
cento anni fa, quando il sacerdote
diceva la Messa per strada, pur di
far ascoltare la Parola di Dio a tutti:
"Lontana assai la Chiesa parrocchiale - racconta -, l'unica del paese,
con un servizio religioso ridottissimo, nessuno de' soldati di transito,
nessuno de' tanti addetti agli uffici
vari o comandati per le diverse circostanze ne' dintorni dello scalo
ferroviario, sentiva mai la Messa".
Il sacerdote in questo periodo è a
Calalzo: è questa la stazione fissata
per il trasporto di feriti e malati.
Spiega il Vangelo, Padre Minozzi, a
quei soldati, porta una parola buona,
una preghiera, un po' di umana fratellanza "pe' fratelli combattenti,
per l'Italia diletta". E le canzoni sui
temi di Dio e della Patria: "Volavan
le strofe - riferisce - oltre le cime
del Tudaio e delle Marmarole, correvan gioconde per la valle sonora
del Piave".
Il lavoro di Padre Giovanni Minozzi
prende subito una certa piega: la
prima cosa che fa è creare una Sala
ritrovo, "per lettura e scrittura specialmente, al centro del paese, nella
vecchia Calalzo, dove s'addensavano
centinaia e migliaia di soldati, annoiati di se stessi e degli altri, inaspriti in un ozio acido e rissoso".
Così il buon sacerdote prende in
affitto uno stanzone. A spese sue.
Lo ripulisce, adorna le pareti con
immagini religiose, lo arreda con
scaffali di libri e un banco di prestito,
mette sedie, tavoli, riviste, giornali.
"E l'aprii solennemente". Il locale
ben presto diventa frequentatissimo,
i soldati si sentono un po' a casa.
Per le pulizie, padre Minozzi chiede
aiuto ad un soldato anziano e prosegue, giorno dopo giorno, nella
ricerca di nuovi libri e di materiale
di cancelleria da mettere a disposizione nella nuova biblioteca. "Il
successo - continua - m'animò a
tentare altrove la stessa cosa. Nacquero così, a breve distanza, le Sale
ritrovo di Auronzo, Pieve di Cadore,
Tre Croci, Cortina d'Ampezzo, Loz-
Mussolini chiamato in trincea
Ai suoi compagni del Popolo d’Italia lascia un motto: “Non disarmare!”
arissimi amici scrive Benito
Mussolini ai redattori del Popolo d'Italia
- Quando queste linee
usciranno sul nostro 'Popolo', io mi troverò a... oltre
i vecchi veramente scellerati confini che bisogna
cancellare perché sono un
pericolo e una infamia,
troppo a lungo subita. Non
ho bisogno di dirvi che io
sono lieto. Voi siete stati i
miei compagni nella dura
vigilia e restate, oggi, i tenaci e fedeli continuatori
dell'opera mia, voi sapete
quanto io abbia atteso
quest'ora. La mia gioia trova altri motivi nella constatazione dello stato d'animo - forte - che regna fra
i richiamati di una classe
anziana come l' '84. [...]
L'esercito italiano va verso
la vittoria. Certa, fatale".
Poi ammonisce gli amici
di vigilare sui "sabotatori
delle nostre energie, gli
speculatori sul nostro sangue", per fermare i "mistificatori della buona fede
delle masse operaie", i
"sordidi e sornioni zelatori
“C
della Germania", le "vecchie cariatidi nel socialismo e fuori", la "repellente
germinaia pluricolore".
Lascia un motto: "Per non
disarmare!". Il giornale
scrive: "A Benito Mussolini,
il direttore, l'amico e il
compagno del nostro lavoro, aspro, di rinnovazione e di preparazione, giunga il saluto più vivo e più
affettuoso di questo suo
estremo manipolo che rimane. [...] Noi - intanto pochi ma risoluti, ci piantiamo qui, con tutta la nostra passione giovane, con
tutta la nostra anima onesta
e violenta, con tutta la nostra forza; oggi e domani,
nella trista e lieta ventura,
qui, ci ritroveranno i nostri
nemici, e per passare dovranno passare su noi. Le
vostre spalle, amici volontari, sono sicure. Non disarmeremo".
Nelle prossime puntate del
nostro speciale domenicale
dedicato alla Grande Guerra seguiremo Benito Mussolini passo passo, grazie
al Diario di Guerra che ci
em
ha lasciato.
zo". Il 21 agosto 1915 il Comando
della Fortezza Cadore.Maè rilascia
il salvacondotto a Padre Minozzi
per recarsi nei luoghi indicati, "per
istituire Sale di lettura e scrittura
per soldati".
Girando per le zone di guerra il
sacerdote si rende conto che la situazione non è affatto facile per i
nostri soldati, rileva come, seppure
in estate, già cominciassero i congelamenti agli arti, deplora la disattenzione dei governanti in merito, si ingegna per trovare indumenti e coperte di lana da portare
ai soldati. E poi gli Ospedali e gli
Ospedaletti: "Mancavano delle cose
più indispensabili - dice Parevan
il limbo della malinconia senza
speranza, quasi l'anticamera del
cimitero". Le visite negli Ospedali
hanno un grande impatto sulle
emozioni di Minozzi: "Li vedevo, li
rivedevo di continuo, nella penata
fantasia, ansiosi di un libriccino,
d'una parola, d'un gesto, d'un sorriso
consolatore. Come sovvenir loro,
aiutarli in qualche maniera? Pensa
e ripensa mi venne in mente di far
arrivare a ogni Ospedaletto una
cassettina almeno di volumi scelti
con amorevole garbo per ristoro
e svago degli spiriti stanchi e depressi non di rado e inviliti penosamente, nell'isolamento lungo,
sino all'esasperazione. Balenata
l'idea, volli tradurla in realtà viva
subitamente".
Molte saranno le opere che padre
Giovanni Minozzi donerà ai soldati
d'Italia. La cui narrazione ci accompagnerà lungo il nostro cammino
nelle memorie di cento anni fa.
Lo scenario del conflitto
nel resto d’Europa
n questi giorni di cento
anni fa, il Re Vittorio Emanuele III incontra il comandante in capo dell'esercito
francese Joseph Joffre. Con
loro ci sono i generali Cadorna
e Porro e il Duca d'Aosta.
Joffe successivamente telegrafa a Cadorna: "L'esercito
italiano marcerà con passo
sicuro alla vittoria definitiva
che le nazioni alleate sapranno riportare insieme con lo
stesso slancio e con lo stesso
cuore per la libertà e per la
civiltà".
È il 4 settembre 1915. Nello
stesso periodi i nostri soldati
continuano a combattere, i
progressi sono minimi ma ci
sono. In Russia lo Zar assume
personalmente il comandi
dell'esercito, capo di stato
maggiore è il generale Alekseev.
Altro episodio importante di
questi giorni è la prima conferenza internazionale dei socialisti contro la guerra in
Svizzera, che si tiene tra il 5
e l'11 settembre a Zimmerwald. Tra i delegati c'è anche
Lenin. Il documento finale
chiede la pace immediata e
I
la guerra tra le classi, in tutta
Europa, per realizzare la rivoluzione.
Nel frattempo nei cieli la
guerra si fa più intensa: i tedeschi in un'incursione su
Luneville uccidono 48 civili
e fanno 50 feriti. Nella notte
del 7 settembre uno Zeppelin
provoca un incendio a Londra,
nella City: le vittime sono sei
uomini, sei donne e sei bambini. Trenta i feriti.
La sera successiva ancora
uno Zeppelin sgancia bombe
su Holborn e Bloomsbury centrando due autobus: 22 morti.
Il 6 settembre in Germania
si sigla un accordo militare
per l'entrata in guerra della
Bulgaria, con i suoi 517mila
uomini, al fianco degli Imperi
Centrali: quattro divisioni saranno mandate contro la Serbia e una contro la Macedonia
serba.
Il corrispettivo è la Macedonia, un porto nell'Adriatico e
un territorio turco.
Il 9 settembre i tedeschi lanciano una pesante offensiva
a est, mirando a Vilnius, capitale della Lituania.
[email protected]
7
Domenica 6 settembre 2015
ECONOMIA
SUICIDI: SCENARIECONOMICI.IT PUBBLICA LO STUDIO DEL PROFESSOR NICOLA FERRIGNI
Italia, ecco la crisi che uccide
I dati dipingono uno scenario da apocalisse: colpevole l’elevata pressione fiscale
di Emma Moriconi
dati che emergono dagli studi del professor Nicola Ferrigni relativi ai suicidi economici del 2015, riportati da
scenarieconomici.it sono da
brividi. Secondo quanto riferisce
lo studioso, nei primi sei mesi di
quest'anno ben 121 persone si sono
tolte la vita per questioni economiche. L'anno scorso erano state 115,
sempre tantissime, con un dato che
cresceva rispetto al 2013, che registrò 149 nei dodici mesi, ma il dato
è in ulteriore preoccupante crescita.
Nel 2012, in dodici mesi, erano stati
89. L'intero 2014 aveva registrato
addirittura 201 casi.
Il sito fornisce le tabelle in cui detti
casi sono suddivisi per anno (a sua
volta diviso in due semestri) e per
sesso. Emerge che si tratta quasi
sempre di uomini: nel 2015 sono
ben 111, dieci le donne. Un dato
che corrisponde alla tendenza degli
anni precedenti: anche nei precedenti periodi infatti la percentuale
maschile è nettamente superiore a
quella femminile.
Le tabelle sono il risultato delle ricerche condotte dal Laboratorio di
Ricerca Socio-Economica dell'Università degli Studi Link Campus
University. Come correttamente rileva scenarieconomici, la preoccupazione maggiore è relativa alle
previsioni: se infatti l'andamento
sarà confermato ci si troverà di
fronte, per questo 2015, all'anno
I
peggiore, cioè con il numero di suicidi legati alla crisi economica più
alto fino ad oggi.
Il dato previsionale si evince facilmente osservando i dati mese per
mese: 23 a gennaio, contro i 12 del
2012, i 3 del 2013, i 15 del 2014. 21
a febbraio, contro i 2 del 2012, i 13
del 2013, i 20 del 2014. E così via.
Altro dato che emerge è che il numero più alto di suicidi si è registrato
nel mese di maggio: 27.
In totale possiamo vedere che nei
primi sei mesi del 2012 si hanno 64
casi, in quelli del 2013 se ne hanno
76, 115 tra gennaio e giugno 2014,
121 nel primo semestre del 2015.
Ancora, a fare le spese della crisi
sono soprattutto gli imprenditori:
sono 53 - sempre nello stesso periodo - il numero dei titolari di
azienda che si sono tolti la vita,
contro i 46 dell'anno scorso. Scendono invece i suicidi di disoccupati.
Secondo l'analisi di
scenarieconomici, i
dati esposti dallo
studio dicono chiaramente che la situazione è gravissima, e che gli interventi legislativi in favore delle aziende
non sono stati affatto
utili a migliorare la
situazione delle
aziende italiane.
Il problema più grave, oltre alla diffusa
crisi, è la pressione
fiscale, giudicata
"elevata, inadeguata
e controproducente
per le imprese soprattutto in questo
momento storico".
Questo dato appare
evidente anche da
quanto dichiarato
dal presidente di
Confindustria Giorgio Squinzi: l'ostacolo maggiore alla ripresa economica
è il peso del fisco.
Altro caso che il sito rileva è quello
dei dipendenti: sono 19 i casi di
suicidio in questo settore, più che
triplicati rispetto al primo semestre
dello scorso anno. Spesso ha il suo
peso la paura di perdere il lavoro.
Tre i pensionati che non hanno saputo fronteggiare la tragedia.
Geograficamente parlando, la maggior parte delle vittime imprenditori
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
e titolari d'azienda appartiene al
Nordest del Paese, segue il Nordovest, poi il Sud, infine il Centro e le
Isole. Al Sud sono i disoccupati la
categoria più colpita.
Altro dato è l'età delle vittime, che
sono sempre più giovani: la percentuale maggiore riguarda la fascia
di età tra i 35 e i 44 anni, segue la
fascia 45.54, infine 55-64. Grave anche il dato che riguarda la fascia di
età che va dai 25 ai 34 anni: sono
ben il 9,1%. E il 3,3%, addirittura,
ha meno di 25 anni. E se prima i
giovani potevano rivolgersi alle rispettive famiglie d'origine per un
sostegno, oggi diventa sempre più
difficile perché abbiamo visto che
anche la fascia di età superiore ha
le sue grosse difficoltà.
Se andiamo a guardare il dato regione per regione, poi, il Veneto è
in cima alla triste classifica, Aumento
anche in Campania, Calabria, Lazio,
Puglia e Piemonte. I picchi maggiori
sono nelle province di Venezia, Padova e Napoli. In calo in Lombardia
e Liguria. Quanto ai metodi, il maggiormente usato è l0impiccagione,
che interessa il 42,7% dei casi. Seguono armi da fuoco e precipitazione. Poi la combustione, investimento ferroviario, intossicazione,
annegamento, avvelenamento, accoltellamento, taglio delle vene, soffocamento.
Una tragedia, insomma, che investe
la Penisola, e che non accenna a
migliorare, anzi, che precipita sempre più a fondo.
8
Domenica 6 settembre 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
SEMPRE PIÙ ALTA LA MOBILITAZIONE. IL 21 SETTEMBRE LA MANIFESTAZIONE UNITARIA
La Regione fa infuriare tutti
Il Comitato dei lavoratori Cup: “I risparmi di cui parlano si tradurranno in maggiori costi per inefficienza
e disorganizzazione”. E i sindacati rilanciano: “Gravi le anomalie del bando, l’amministrazione lo ritiri”
di Robert Vignola
L’INIZIATIVA
ropaganda regionale da un
lato, realtà dei fatti dall’altro.
È quanto denuncia il Comitato Lavoraori Cup Lazio,
che sta ingaggiando con
la Regione una battaglia sempre più
serrata sul discusso bando già finito
in odor di Mafia capitale. Il comitato
parla di “evidente distorsione dei fatti”
e spiega anche il perché. “Con un
taglio di circa il 20% delle ore - salvo
miracoli tipo moltiplicazione dei pani
e dei pesci o nozze di Cana (forse si
conta per questo sul Giubileo?) - non
si capisce come si possa migliorare
qualità e quantità dei servizi, come
afferma invece la Regione nella sua
nota, visto che già l’attuale organico è
in sofferenza rispetto alle esigenze
del servizio. L’ipotetico risparmio
grazie all’altrettanto ipotetica “efficientizzazione” dei servizi cui si accenna
nella nota della Regione rischia invece
di essere un costo ulteriore in termini
di inefficienza e disorganizzazione per
l’inserimento di personale non qualificato di imprese improvvisate favorite
dal bando nel subentrare alle attuali
che offrono invece personale formato
e con esperienza pluriennale: ammesso che questo sia legale, è difficile
ritenerlo equo ed in linea con le regole
della concorrenza”. D’altronde “le imprese che vincono non hanno vincoli
nell’assumere i lavoratori” oggi impiegati e la stessa clausola di solidarietà,
giurano dal Comitato, non esiste.
Di qui le conclusioni: “Annunceremo
presto nuove mobilitazioni, dopo la
decisione di revocare lo sciopero dell’8
settembre per aderire allo sciopero
generale unitario convocato per il 21
settembre dai sindacati. A Zingaretti e
Cantone chiediamo: da che parte stanno e quali interessi tutelano? Chiediamo
inoltre loro se non gli basta la degenerazione di mafia capitale che ha
lambito tutti i livelli di tutte le Istituzioni
locali e nazionali, il veder morire ogni
giorno che passa la nostra economia,
il degrado sociale, la disoccupazione
dilagante, la decadenza dei servizi al
cittadino cui assistiamo. La lotta è ap-
Abbruzzese “chiama” Zingaretti:
venga a riferire in Consiglio
P
resenterò presto un'interrogazione al presidente Zingaretti per chiedere dovuti chiarimenti sul Bando di Gara Cup Centralizza
che secondo anche le maggiori sigle
sindacali, prevede meno risorse stanziate
per il servizio, il taglio di molte ore di
lavoro, ma, soprattutto, non dà garanzie
ne sul riassorbimento di tutti i lavori attualmente impiegati, ne sulle eventuali
condizioni di tutela. Tagli che, oltretutto,
genereranno, nella fase di riorganizzazione, una riduzione drastica dei servizi
a danno di tutti i cittadini". Lo ha dichiarato
in una nota Mario Abbruzzese, vice presidente della Commissione Sviluppo
Economico, Lavoro e PMI a margine
del caso scoppiato in questi giorni e
che riguarda il servizio Cup della Regione
Lazio.
"Ci sono circa 400 i lavoratori che rischiano di perdere il posto. E questo,
in relazione alle problematiche del
mondo del lavoro riscontrare in questi
mesi nella Regione Lazio, può rappre-
“P
pena iniziata e non ci fermeremo! A
partire dal prossimo 21 settembre non
faremo sconti a nessuno”.
E proprio per quella data i confederali
si preparano, convinti questa volta di
dover duramente contestare l’operato
dell’amministrazione regionale. Perché
la reazione del comitato è la stessa di
quella del segretario generale della
Uil Fpl di Roma e Lazio Sandro Bernardini. “Rimaniamo stupiti del comunicato inviato dalla Regione Lazio che
ha prodotto il risultato di far infuriare
maggiormente tutti i lavoratori coinvolti
nei Cup di Roma e Lazio”. Ma almeno,
dice Bernardini, “finalmente questa
Regione esce dal silenzio e certifica
gli esuberi che noi stiamo denunciando
sin dall’uscita del bando; a nostro
avviso i numeri sono ben altri purtroppo e lo dimostreremo nel prossimo
tavolo tecnico. Parlano di migliorie nel
servizio ed un risparmio a seguito
delle nuove tecnologie, che ad oggi
non risultano esserci. A noi risulta solo
l’ingresso delle Farmacie private nel
sistema di prenotazione. Parlano di
deroghe, dicendo cose non propriamente corrette visto che negli ultimi 3
anni sono state effettuate gare Cup
nell’Asl Roma H, Asl Rieti, Ifo, Spallanzani, Asl Roma B, Asl Roma D, Asl Viterbo e Frosinone ed Ifo. Piuttosto –
prosegue Bernardini - non hanno ancora risposto come mai sia stata aggiudicata da circa un mese la gara
Cup nell’Asl Roma E, nonostante sia
uscita quella centralizzata; 220 lavoratori
saranno costretti, entro breve tempo,
a passare con la nuova società aggiudicatrice con tutte le difficoltà legate
ai nuovi contratti, orari, livelli e probabilmente sempre gli stessi lavoratori
saranno costretti a ripassare ad una
nuova società vincitrice del nuovo bando Cup Centralizzato, come se fossero
degli oggetti da spostare a proprio
piacimento”.
“Inoltre se avverrà la fusione tra l’Asl
Roma B e l’Asl Roma C, ci domandiamo
come mai in questo bando sono state
inserite in lotti differenti, col rischio di
trovarsi lavoratori con contratti collettivi
e aziende differenti. Queste sono solo
alcune anomalie di questo Bando, ma
nonostante ciò la Regione Lazio ha
pensato di fare un comunicato stampa
del genere. La Uil Fpl di Roma e Lazio
– conclude Bernardini – chiede la modifica di questo bando prevedendo la
salvaguardia di tutti i livelli occupazionali, con la stessa retribuzione, livelli
e scatti, altrimenti continueremo con
le azioni di protesta già annunciate insieme a Cgil e Cisl, a partire dallo
sciopero del 21 settembre”.
Mafia CUPitale
uando dopo aver partorito in
assoluta solitudine, abbandonata anche dalla mia famiglia,
non lavoravo. Dopo aver scoperto
la patologia di mia figlia ho dovuto
prendere il coraggio a due mani e
col sorriso di chi non ha problemi,
sotto la pioggia, il sole, il freddo
andavo a far controllare mia figlia
in ospedale e di corsa a fare le
pulizie per le case per poterle garantire il cibo e le medicine, guadagnando 20 euro al giorno quando
riuscivo, fortunatamente vivo in un
alloggio popolare e spesso non mangiavo io. Dopo sei mesi di questa
Q
sentare di certo un'ulteriore criticità
per questo territorio, un lusso che non
possiamo proprio permetterci. Inoltre,
il parere diffuso, è che la stessa gara
non contiene il costo del lavoro, tale da
non consentire un’omogenea applicazione contrattuale su tutto il territorio
del Lazio. Una situazione inammissibile
che decreta ancora una volta il fallimento
delle politiche messe in campo dalla
maggioranza che governa. L'ennesima
brutta figura per una Regione coinvolta
nello scandalo di Mafia Capitale e che
ancora oggi non riesce a garantire
servizi sanitari adeguati, efficaci ma,
soprattutto, efficienti a propri cittadini.
Sulla vicenda Cup è opportuno che
Zingaretti dia presto delle spiegazioni e
risolvere nel più breve tempo possibile
questa intrigata vicenda garantendo il
livelli occupazionali in questione. Voglio,
infine esprimere la mia solidarietà a
tutti i lavoratori coinvolti che, di certo,
non stanno vivendo momenti felici", ha
R.V.
concluso Abbruzzese.
vita un giorno durante i soliti controlli
in ospedale sono svenuta, per deperimento, prontamente soccorsa,
mi sono sfogata con le impiegate
dell'ospedale, che mi hanno spiegato
di essere una categoria protetta e
di aver diritto ad un posto di lavoro.
Contenta di ciò ho spedito il curriculum a questa cooperativa dove
anche loro lavorano oggi e sono
stata assunta, dopo l’iter di selezione.
Quel giorno mi sono sentita di nuovo
una persona con il diritto di vivere
la mia vita, per me e per mia figlia.
Mi chiamo Roberta, 36 anni, sono
una ragazza madre, con una figlia
affetta da Fibrosi Cistica e sono una
lavoratrice del Cup.
ESPOSTO DEL SINDACATO FIALS
Asl Frosinone: siamo su “Scherzi a parte”?
Sette mesi dopo l’interrogazione di Storace e le promesse della Giunta,
ancora nulla è stato fatto per la Trasparenza dell’Azienda ciociara
n consigliere regionale del
Lazio presenta un’interrogazione per chiedere chiarezza sugli atti deliberati da una
Asl ed il responsabile della Trasparenza della stessa Azienda lo
“minaccia”; una settimana dopo
l’atto ispettivo viene portato in Aula
alla Pisana e discusso nella question-time con un rappresentante
della Giunta che, scusandosi con
il sottoscrittore dell’interrogazione
per le minacce ricevute, dichiara
che entro pochi giorni tutti gli atti
della Asl sarebbero stati pubblicati
online sul sito della Azienda. Sono
passati sette mesi e tutto è rimasto
come prima: della trasparenza nes-
U
suna traccia e il “minaccioso” responsabile dell’ufficio è al suo
posto come se nulla fosse successo.
Non è uno sketch della trasmissione
“Scherzi a parte”, ma la triste realtà
andata in scena sull’asse Asl di
Frosinone – Giunta regionale del
Lazio. E gli attori protagonisti (in
negativo) sono: Nicola Zingaretti,
Concettina Ciminiello, Isabella Mastrobuono e Francesco Giorgi.
Nei primi giorni del mese di marzo
il capogruppo de La Destra, Francesco Storace, ha presentato una
interrogazione per chiedere “per
quale motivo sul sito della Azienda
Sanitaria di Frosinone sia impos-
sibile consultare documenti di primaria importanza come delibere e
determine dirigenziali”. Nello stesso
giorno non si è fatta attendere la
risposta del Responsabile alla Trasparenza della Asl ciociara che ha
“minacciato” Storace: “Facemmo
a pugni nel 1978…. E se dovessi
rispondergli, l’istinto sarebbe quello
di mettermi in macchina ed affrontare la questione faccia a faccia,
come si faceva in quegli anni”.
Il 4 marzo la questione è stata discussa nell’Aula della Pisana e non
si sono fatti attendere gli attestati
di solidarietà nei confronti del Capogruppo de La Destra. Su tutti il
Presidente del Consiglio regionale,
Daniele Leodori, che a fine dibattito
ha annunciato: “Credo che tutto il
Consiglio auspichi che la Mastrobuono questa volta intervenga per
censurare un comportamento di
questo genere e per prendere provvedimenti che tutto il Consiglio
credo richieda”.
Nella question-time del 4 marzo,
però, la Giunta regionale aveva
preso anche un altro impegno.
L’assessore Ciminiello, che rappresentava il Presidente Zingaretti
in quella occasione, ha dichiarato
che “la Direzione regionale del servizio sanitario ha invitato il Direttore
generale ad accelerare la procedura
di trasparenza sul sito della Asl
entro pochi giorni”. Quindi, il 4
marzo 2015, la Giunta regionale
si era impegnata a far sì che in
pochi giorni la Asl di Frosinone
avrebbe finalmente reso accessibili
tutti gli atti prodotti.
Dopo sette mesi nulla è avvenuto,
nonostante l'obbligo di legge che
imponeva già dal 1 febbraio 2011
la pubblicazione degli atti (delibere
e determine) e relativa accessibilità
e nonostante le promesse fatte
nella discussione alla Pisana sollecitata dall’interrogazione presentata da Storace. Ma si annunciano
tempi duri per la coppia Zingaretti-Mastrobuono. In una nota il sindacato Fials fa sapere di aver formulato, in questi giorni, un esposto
all'Autorità anticorruzione nazionale
(Anac): “E' palese ed indiscutibile
l'omissione aziendale e non si
comprende per quale ragione la
Regione Lazio non sia inter venuta
al riguardo, come inizialmente preannunciato. Si accerti il rispetto
degli obblighi di trasparenza e
l’eventuale sussistenza di dirette
e personali responsabilità, avviando, se del caso, il procedimento
sanzionatorio per le violazioni provvedendo all'accertamento, alle contestazioni e alle relative sanzioni”.
Ormai i silenzi di Zingaretti e della
sua maggioranza sulle criticità in
materia di sanità sono all’ordine
del giorno. Ne sanno qualcosa i
circa 2000 operatori CUP che in
questi giorni stanno lottando per
la conservazione del posto di lavoro e che venerdì 4 settembre
sono scesi in piazza per protestare
contro il bando di gara per l’acquisizione del servizio CUP presso
17 Asl della regione. Lavoratori
che hanno portato in piazza lo
slogan “il Bando ci manda allo
Sbando”. Anche di fronte al pericolo della perdita di centinaia di
posti di lavoro la maggioranza di
centrosinistra in regione resta
Daniele Belli
immobile.
9
Domenica 6 settembre 2015
DALL’ITALIA
IL PROCURATORE DI RIMINI VUOLE PORRE FINE ALLE NUOVE INDAGINI, APERTE LO SCORSO ANNO
Caso Pantani, il pm chiede l’archiviazione
Per Paolo Giovagnoli “non ci sono indizi che fanno pensare a un omicidio”. Il Pirata è morto per un mix
di farmaci e cocaina senza coinvolgimento di terzi. Dura la reazione della famiglia: “Inizia la guerra”
di Barbara Fruch
l Pirata non fu ucciso. Ne è
convinto il procuratore capo
di Rimini, Paolo Giovagnoli,
che venerdì ha chiesto al
gip competente di archiviare
l’inchiesta aperta un anno fa, per
omicidio volontario, sulla morte di
Marco Pantani, avvenuta il 14 febbraio 2004. Secondo la Procura,
come già anticipato nei mesi scorsi,
non ci sono infatti ombre sul decesso
del campione di ciclismo, vittima
di un mix di farmaci e cocaina senza
coinvolgimento di terzi. Era stata la
famiglia, con un esposto, a far riaprire le indagini.
Nelle conclusioni (20 pagine) della
nuova inchiesta che hanno portato
Giovagnoli a chiedere di porre fine
alle indagini si legge che “non sono
emersi elementi a sostegno dell’omicidio” e l’esposto presentato
dalla famiglia è “privo di un possibile sospetto o un plausibile movente”. Questioni sollevate quindi
per “accreditare l’immagine di una
persona vittima incolpevole di violenze e complotti”; “tantomeno
emergono elementi che facciano
ipotizzare condotte dolose della
polizia giudiziaria per alterare i risultati delle indagini”.
Pantani morì in una stanza del residence riminese ‘Le Rose’, chiusa
dall’interno, per l’azione prevalente
di psicofarmaci, soprattutto trimipramina, rispetto alla cocaina, così
da far pensare più al suicidio che
all’overdose, cioè al sovradosaggio
accidentale. Comunque “viene
esclusa l’ipotesi di un’assunzione
sotto costrizione”. “Né la notizia di
reato né gli esiti delle indagini -
I
scrive Giovagnoli - hanno fatto
emergere neppure il nome di un
possibile sospettato, diverso dalle
persone già processate, o di un
ipotetico movente. Nessun elemento
concreto è emerso neppure a carico
delle persone già processate”.
Una decisione, quella di chiedere
l’archiviazione, maturata dopo l’ulteriore approfondimento dell’inchiesta e dopo la relazione del professor Franco Tagliaro, come consulente della Procura riminese, secondo il quale il decesso non sarebbe stato causato dalla droga,
ma da una dose eccessiva di anti-
depressivi ingeriti dal Pirata con
intenzione (nel qual caso vi sarebbe
stato un suicidio) o per errore. “La
morte sarebbe avvenuta anche in
assenza di cocaina, questa però ha
avuto un ruolo devastante nel manifestarsi e svilupparsi della sindrome depressiva che ha portato
all’assunzione del farmaco” spiega
l’esperto sottolineando inoltre come
“le lesioni sono compatibili con
quelle riscontrate in casi di crisi
convulsive, mentre si può escludere
la possibilità che siano state inflitte
da terzi”.
Ed ancora, la porta della stanza del
residence fu forzata perché ostruita
dall’interno con mobili: nessuno
poteva collocare degli ostacoli e
poi uscire, quindi il Pirata era solo
al momento della morte.
Secondo Giovagnoli, le questioni
sollevate con l'esposto presentato
lo scorso anno dal legale della famiglia Pantani, Antonio De Rensis,
“più che a indicare indagini suppletive utili a scoprire elementi di
un delitto non indagato, tendevano
essenzialmente a far dubitare della
correttezza e adeguatezza delle indagini del 2004 e a far ritenere
falsi i suoi risultati, verosimilmente
MALTEMPO IN ITALIA
PARMA
Ecco Poppea: piogge, vento
e grandine al Centro-Nord
rriva Poppea: forti piogge,
vento e grandine. Nonostante
il permanere in molte regioni
di afa e temperature alte, l’estate ha
subito ieri una brusca interruzione,
con una forte ondata di maltempo,
che ha interessato varie regioni, in
prevalenza del Centro-Nord.
Nubifragi a Milano - Dalle 5 di ieri
mattina il capoluogo lombardo è
stato colpito da una pioggia fortissima,
dove sono stati necessari numerosi
interventi dei vigili del fuoco, soprattutto per gli allagamenti. Pozze d’acqua
si sono formate anche in alcune strade.
Maltempo anche a Roma - Pioggia anche
nella capitale, già colpita venerdì da un
violento nubifragio. Un centinaio gli intervento dei vigili del fuoco in diversi
quartieri della città, a causa di strade e
scantinati allagati, alberi e rami caduti. I
disagi hanno coinvolto anche i trasporti:
per tre ore, dalle 7 alle 10, il tratto della
metro C tra Torre Gaia ed Alessandrino
è stato interrotto.
Grandine a Napoli - Ieri mattina una
maxi grandinata ha colpito Napoli e in
provincia, provocando notevoli danni agli
automobilisti. Un ragazzo che viaggiava
A
in auto con i propri genitori tra Pozzuoli e
Quarto è rimasto ferito al volto da una
palla di ghiaccio che ha sfondato il parabrezza della vettura. È stato necessario
ricorrere alle cure dei sanitari del pronto
soccorso dell’ospedale civile di Pozzuoli.
Divieto di balneazione ad Ancona Dopo il violento nubifragio di venerdì pomeriggio ad Ancona il sindaco ha emesso
un’ordinanza che vieta la balneazione in
una dozzina di tratti del litorale nord: dal
confine con Falconara marittima alla spiaggia del Passetto. La pioggia ha provocato
alcuni sversamenti in mare e le analisi
dell’Arpam hanno consigliato di sospendere temporaneamente la possibilità di
per cercare di cancellare l’immagine del campione depresso vittima
della tossicodipendenza e dell'utilizzo di psicofarmaci”.
Immediata la reazione della madre
di Pantani, Tonina:“Aspettavo questo
dopo aver visto l’indifferenza del
Procuratore. Sentenza dura, ora inizia
la guerra”, ha commentato su Facebook.
Intanto il legale della famiglia, Antonio De Rensis, ha annunciato una
“durissima opposizione” davanti al
gip e un’istanza di avocazione alla
Procura generale di Bologna.“Questa richiesta non ci coglie di sorpresa né tantomeno impreparati commenta il legale a ‘Il Resto del
Carlino’ - riteniamo che vi siamo
degli elementi che possano in modo
chiaro fondare sia l’opposizione
che l’istanza di avocazione, che siamo determinati a presentare soprattutto dopo aver letto la richiesta
di archiviazione e gli atti di indagini
a essa collegati. Ho letto da qualche
parte che noi avremmo fatto allusioni - spiega l’avvocato - noi non
abbiamo fatto alcuna allusione al
lavoro di alcuno, quello che noi abbiamo scritto lo hanno detto altre
persone, noi cosa dovevamo fare,
non dirlo al pubblico ministero? Se
per qualcuno queste sono illazioni,
per me queste sono delle testimonianze, che è una cosa diversa. Vedremo come altri appartenenti alla
magistratura interpreteranno, se diranno che gli infermieri si sbagliano,
ricordano male, che l’albergatore
si ricorda male, vedremo. Sono testimonianze raccolte con indagini
difensive blindate, fonoregistrate
in presenza di un sacco di avvocati,
tra cui quelli dei testimoni”.
fare bagni. Il nubifragio ha provocato
diversi danni.
Tromba d’aria in Sardegna - Disagi
in Sardegna a causa di una tromba
d’aria che ha scoperchiato fienili e
stalle, distrutto mangimi e scorte
aziendali, divelto piante e danneggiato le coltivazioni di ortaggi e
mais. Molti gli animali dispersi. Un
black out elettrico ha inoltre lasciato
senza corrente un centinaio di aziende agricole con difficoltà anche
per la mungitura. Il primo monitoraggio sugli effetti del maltempo, fra l’Oristanese, il Medio Campidano e il Cagliaritano è stato effettuato dalla Coldiretti.
In Altro Adige la neve - Arriva la prima
nevicata della stagione sulle montagne
dell'Alto Adige. L’altra notte, sulle vette
della cresta di confine con l'Austria, sono
caduti diversi centimetri di neve fresca.
Primi fiocchi bianchi anche ai 2.700 metri
del passo dello Stelvio. A fondovalle precipitazioni piovose sparse e temperature
che non superano i 16 gradi.
Le previsioni - Da oggi il ciclone Poppea
si allontanerà verso i Balcani riportando il
sole, ma un clima decisamente fresco e
B.F.
piacevole, su tutta Italia.
Gli 11 anni di Tommy,
un ricordo “infangato”
roprio oggi avrebbe compiuto 11
anni il piccolo
Tommy. Non potrà spegnere le candeline perché la sua vita è stata
spezzata troppo presto.
Ad appena 18 mesi, nel
2006, era stato rapito
dalla sua abitazione a
Casalbaroncolo, alle porte di Parma, e ucciso.
E proprio in occasione
della sua festa arriva
l’ennesima denuncia della mamma, che su facebook segnala apertamente la situazione di degrado
in cui si trova il luogo dell’infanticidio di suo figlio, Tommaso
Onofri, al Traglione, Parma. Sacchi
di spazzatura, bottiglie vuote, una
sedia rotta, intorno a quel cippo
che ricorda dove fu sotterrato il
bimbo preso.
Più volte la donna ha denunciato
la situazione, più volte ha pulito
quel fazzoletto di terra e ora torna
a chiedersi se “gli incivili si comportano allo stesso modo anche
P
a casa loro”. Intanto, quel cestino
a pochi passi da quella pietra
resta vuoto.
Dopo la foto di denuncia del degrado, la mamma, Paola Pellinghelli, con l’aiuto di alcuni familiari,
annuncia di aver ripulito il luogo
della memoria per ricordare il figlio, oggi. “Se c'è il sole - scrive
su Facebook – ci troviamo tutti
al Traglione alle 16.30 per una
messa in tuo ricordo, amore
B.F.
grande”.
10
8
Domenica 6 settembre 2015
DALL’ITALIA
CASTELLO DI CISTERNA - A UNA SETTIMANA DALLA TRAGEDIA, LA SVOLTA
Omicidio Korol, i killer confessano
I due volevano rapinare un supermercato ma sono stati fermati dall’ucraino rimasto ucciso da colpi di arma da fuoco
di Barbara Fruch
una settimana dalla morte di Anatolij Korol, il muratore ucraino di 38 anni
ucciso mentre cercava
di sventare una rapina
in un supermercato di Castello di
Cisterna (Napoli), sono stati fermati
i due malviventi che hanno agito.
Si tratta di Marco Di Lorenzo, 32
anni, e Gianluca Ianuale, 20enne,
fratellastri, figli di un capoclan appartenente alla famiglia Ianuale
(egemone per anni nella zona Vesuviana), che sono stati condotti
nella caserma dei carabinieri di
Castello di Cisterna e hanno confessato.
Secondo quanto riporta il sito ‘Il
Mattino’ a uccidere sarebbe stato
Gianluca. I due fratelli si dicono
“amareggiati” e spiegano agli inquirenti di essersi resi conto solo
dopo di quanto era accaduto. Infine
avrebbero detto agli inquirenti di
non trovarsi in buone condizioni
economiche: “Siamo poveri, venite
a casa nostra, i nostri mobili sono
vuoti”.
I due formalmente indagati per
concorso in rapina aggravata e omicidio volontario, erano stati rintracciati l‘altra notte dai militari, diretti
dal maggiore Michele D'Agosto, a
A
Cosenza, dove si erano trasferiti da
alcuni giorni. La notte del delitto
non sono rientrati a casa ma hanno
dormito in un residence nel Napoletano.“I due fratellastri - ha spiegato
in conferenza stampa il procuratore
di Nola, Paolo Mancuso - sono stati
individuati a Scalea mentre persone
a loro vicine li aiutavano con vestiario e denaro e la confessione è
stata resa da entrambi i fratelli in
maniera spontanea, dettagliata e
coerente con gli avvenimenti”.
La voce del fermo si è sparsa velo-
cemente e al momento del passaggio dei carabinieri
con i due giovani sospetti sono scattati
gli applausi all’indirizzo dei militari. Nadiya Korol, la moglie
della vittima, ha
pianto e ha espresso
parole di gratitudine
nei confronti delle
forze dell’ordine.
L’avvocato della
donna ha sottolineato che Nadiya “non
ha mai avuto una parola di risentimento
e rancore nei confronti degli assassini
del marito”.“Questo
- ha concluso - a sottolineare la bontà
d’animo di Nadiya
così come di tutta la
famiglia Korol”.
Oggi, intanto, si svolgeranno in Ucraina
i funerali di Anatoliy e, in concomitanza, a Castello di Cisterna, ci sarà
il lutto cittadino per l’uomo che viene ricordato come un eroe.
Sabato 29 agosto, Korol, che era
nell’attività commerciale insieme
alla figlioletta, si era avventato contro
un rapinatore che stava minacciando
la cassiera con la pistola: da lì ne
nacque una colluttazione terminata
con l’esplosione di colpi d’arma
che raggiunsero il 38enne al petto
e ad una gamba. Inutili furono i tentativi di aiutare l’uomo da parte del
personale del market e di alcuni
clienti presenti, per l’ucraino non
ci fu nulla da fare. I banditi erano
poi riusciti a scappare.
Una fuga che è durata quasi una
settimana. Serrate e minuziose le
indagini che sono partite dalle registrazioni della telecamera di sorveglianza all’interno del supermercato per poi analizzare tabulati telefonici fino a studiare nei dettagli
il motorino ritrovato bruciato e abbandonato dai rapitori assassini. E
i due alla fine sono stati traditi da
telefonate e falsi movimenti.
“Anatolji (residente in Italia con
un regolare permesso di soggiorno
che era padre di tre bambini, ndr)
ha dimostrato un gesto di cittadinanza eccezionale ed è giusto ricordare lui e la famiglia per il
senso di cittadinanza e per la dignità – ha detto il comandante
provinciale dei carabinieri Antonio
De Vita – Avevamo il dovere dare
una risposta a questa famiglia proprio con la cattura dei responsabili
di questo delitto”.
LE INDAGINI
Caccia ai complici
dell’ivoriano Kamara
on ha agito da solo e i
suoi complici sarebbero
italiani. Continuano le indagini dopo l’arresto del 18enne
ivoriano Mamadou Kamara, accusato dell’omicidio dei coniugi
Solano a Palagonia e dello stupro
della moglie di Vincenzo Solano,
Mercedes Ibanez.
Potrebbero essere proprio degli
italiani ad aver indicato all’immigrato che era sopite del cara di
Mineo, le vittime. “L’assassino
può avere avuto contatti con persone di nazionalità italiana – ha
spiegato il Procuratore Giuseppe
Verzera – dai quali può aver ricevuto informazioni su un eventuale
tesoretto posseduto dalle due vittime”.
Nonostante lo straniero si sia
sempre dichiarato innocente, il
gip Maria Ivana Cardillo, che ha
emesso un'ordinanza di custodia
cautelare, ritiene che le prove raccolte dalla polizia “rendono pressoché certa la collocazione dell'indagato nella scena del crimine”.
A provarlo sono i filmati visionati
dalla squadra mobile della Questura
di Catania che lo riprendono mentre
esce dal Cara e mentre si avvicina
alla villa dei Solano. Ma soprattutto
una sua polo blu sporca di sangue
trovata nell'abitazione, dove sono
stati scoperti parte di un braccialetto dell'ivoriano che aveva nello
zainetto assieme alla refurtiva e ai
suoi pantaloni sporchi di sangue.
Altro indizio i vestiti indossati dallo
straniero quando è stato fermato
che appartenevano a Vincenzo
Solano, taglia 56, enormi per lui.
N
Inizialmente sospettato ‘solo’ del
duplice omicidio in seguito all’autopsia su Mercedes Ibanez era
emerso un altro particolare agghiacciante: la donna sarebbe stata
violentato oltre che picchiata e
gettata dal balcone forse quando
era già morta, o in fin di vita. Mamadou Kamara, scrive il Gip, ha
tenuto una “condotta violenta,
connotata da una disumana crudeltà” avendo “infierito contro vittime in età avanzata, e quindi più
indifese”. Il giudice parla di “personalità dell’indagato tendente a
efferati crimini” come emerge dalla
“grande freddezza” dopo l'omicidio
e dal “distacco dai fatti” e “dall'atteggiamento primordiale di avere indossato i vestiti e le scarpe di
un uomo appena ucciso”.
Ma l’immigrato non sarebbe stato
da solo. Secondo il Gip (e lo
stesso procuratore) Kamara
avrebbe avuto dei complici perché,
scrive, è “impossibile per un
unico giovane di corporatura media di ‘gestire’ contemporaneamente le diverse azioni criminose
compiute con una barbarie inaudita nei confronti” dei coniugi di
B.F.
Palagonia.
11
Domenica 6 settembre 2015
CULTURA
L’ULTIMO VOLUME DEL GIORNALISTA-SCRITTORE, PER LE EDIZIONI ECLETTICA
Marco Petrelli e il “Rock Around the Block”
Un diario che raccoglie impressioni, interviste, atmosfere del Summer Jamboree di Senigallia
di Emma Moriconi
n "diario" per raccontare
il rock. È quello che fa
Marco Petrelli nella sua
ultima pubblicazione dal
titolo Rock Around the
Block - Diario fra le stelle del Rock al
Summer Jamboree di Senigallia. Abbiamo già conosciuto Marco Petrelli
raccontando il suo volume dedicato
ai piloti della Repubblica Sociale
Italiana, e spesso è ospite del nostro
quotidiano, un personaggio dunque
di cui il lettore già conosce lo stile
accattivante ed appassionato che
ne caratterizza la penna.
Questo libro nasce da un'esperienza
vissuta, al termine del Summer Jamboree 2014: aveva raccolto impressioni, appunti, notizie, informazioni.
E cosa c'è di più bello ed appassionante, per uno scrittore, che raccogliere il proprio materiale e farne
un volume?
Ecco, così nasce quest'opera, dedicata alla storia del rock e alle atmosfere vintage di un evento importante. Un'opera che l'autore definisce
"un piccolo tesoro di carta e inchiostro che custodisce le impressioni
di un eterno viaggiatore, insieme
ad un piccolo repertorio fotografico
e sonoro".
Chi conosce Marco Petrelli non ha
difficoltà ad immaginarlo al lavoro:
camicia, macchina fotografica, blocco per appunti, penna, cellulare e
registratore. Per fissare tutto, impressioni, suoni, profumi, dettagli,
U
piccole e grandi cose da trasmettere
a chi leggerà. Un lavoro, quello di
Petrelli, in cui non bastano le parole,
servono le immagini, i suoni, tutto.
"Ho cominciato l'avventura - scrive
nella prefazione - con un cellulare
da 3 megapixel; adesso, mentre scrivo, tengo accanto a me una più 'dignitosa' reflex".
Sì, Petrelli è così: prima di farti entrare nel vivo dell'argomento deve
accompagnarti per mano nel suo
mondo, quello dello scrittore, dell'esaminatore, del giornalista. E poi
ci racconta tre edizioni del Summer
Jamboree, gli incontri, le interviste,
ma anche ciò che ha ascoltato dietro
le quinte, per caso, impressioni, sensazioni.
E comincia con il taccuino 2012:
Alan Stivell, Foggy Dew, "eseguita
tra le rovine d'età imperiale - racconta - del parco archeologico di
Carsulae. Foggy Dew... a chi di noi
non fa tornare in mente qualcosa?
La mente va a Nanni De Angelis, a
Piccolo Attila, e le note si fondono
con le parole che Gabriele Marconi
volle dedicare all'amico scomparso:
"Come un'aquila ora vola lui...".
Stivell è un mito di per sé, ma Foggy
Dew possiede qualcosa in più, che
va oltre persino. Almeno per molti
di noi.
"Adesso che ho gli appunti di fronte
a me, li riapro: ogni pagina è un
tuffo nel passato e una testimonianza
del mio cammino", scrive ancora
Petrelli. Rock Around the Block, sì
proprio "Block", blocco, "come quelli
di cemento che tengono bel saldi i
cavi del palco del Foro Annonario spiega - main stage del Summer e
attorno ai quali si è svolta buona
parte della mia attività di reporter:
mi ci appoggiavo per cambiare la
batteria della macchinetta, per pulire
l'obiettivo, per spulciare sullo smartphone ulteriori informazioni sulla
band che avrei dovuto incontrare
per un servizio".
Così eccoci lanciati nel viaggio: l'autore racconta i particolari, riporta
le interviste, percorre quelle giornate, ne definisce il clima, l'atmosfera. Anche lo stile grafico del volume sa di vintage, i caratteri, le
foto in bianco e nero, l'impostazione
grafica generale è in perfetta armonia con l'argomento. La prefazione
è di Claudio Brigliadori, la casa editrice Eclettica. "Le mie avventure
tra boogie woogie e brillantina scrive ancora Petrelli per salutare i
suoi lettori - non si fermano, però
all'estate: le amicizie nate nelle set-
timane del SJ continuo a coltivarle
anche durante l'inverno, dentro e
fuori gli Anni '50. Altra dimostrazione
di come le tre edizioni siano state
'professione' e, prima ancora occasione per tessere rapporti umani".
E questo è il messaggio più bello
che un giornalista-scrittore possa
lasciare ai suoi lettori. Ed è anche
il più vero. Perché questa professione è proprio così: non è mai
solo "lavoro", è sempre, prima di
tutto, "vita".
SCARPERIA (FIRENZE): LA STORIA DELLE SPADE GIAPPONESI
VERONA: MOSTRA MONOGRAFICA DELLA PITTRICE POLACCA
Le lame dei Samurai,
tra arte e tecnica
Tamara De Lempicka
e la sua Art Déco
antica arte giapponese della
forgiatura delle lame è il
cuore della mostra “Token
- Le Lame dei Samurai”, attualmente in corso a Scarperia (Firenze). Inaugurata il 1 agosto
all’interno della manifestazione
“XLII Mostra dei Ferri taglienti”
e aperta fino al prossimo 27 settembre, l’esposizione è stata realizzata in collaborazione con l’Associazione italiana per la Spada
giapponese (INKT), che ha il
compito di “diffondere lo studio
della Token e salvaguardarne il
millenario patrimonio artisticoculturale”.
Le sale nobili del Palazzo dei
Vicari di Scarperia dunque, ospitano un nucleo di preziosissime
lame di varie lunghezze: dai corti
pugnali (tantō), wakizashi (spade
tra i 30 e i 60 cm), tachi e katana
(superiori ai 60 cm). Tra le lame
esposte vi sono un umabari appartenuto ad Ōishi Yoshio, capo
dei 47 Ronin e una Tachi Bizen
Osafune attribuita a Nagamitsu
del periodo Kamakura, con ancora
ben evidenti dei kirikomi “tacche
da battaglia” a testimoniare che
è stata impiegata in diversi scontri. Quanto all’arco temporale
rappresentato, si va dai pezzi più
antichi, che sono del XIII e XIV
secolo, a spade contemporanee,
passando per esemplari del XVI
L’esposizione sarà inaugurata il 25 settembre
e rimarrà aperta fino al prossimo 31 gennaio
L’
n’importante mostra monografica dedicata alla pittrice polacca Tamara De
Lempicka aprirà le porte il prossimo 25 settembre a Verona, nelle
sale del Piano Nobile di Palazzo
Forti (via Massalongo). E proporrà
a visitatori e appassionati duecento
opere di una delle maggiori esponenti dell’Art déco esposte in una
sucessione cronologica che va
dagli anni Venti agli anni Cinquanta
del Novecento.
Nel percorso della mostra, come
è spiegato nel sito internet dedicato
all’evento, “sono analizzati i rapporti tra la sua arte e i linguaggi
della fotografia e della moda (a
cui è dedicata un’intera sezione)
ed è raccontata la sua capacità di
rappresentare la vita moderna attraverso dipinti che sono diventati
icone”. Ed è inoltre “evidenziato
l’aspetto di una donna – artista
che impone una figura femminile
nuova, emancipata, disinibita e
libera, del tutto rivoluzionaria per
il suo tempo”.
Quadri, fotografie, abiti, video e
acquerelli, che tratteggiano l’idea
portate dell’arte promossa dalla
celebre pittrice in tutta la sua
carriera: la modernità e l’auto-
U
e del XVII secolo. L’allestimento
delle opere in alcuni casi prevede
che le lame siano esposte senza
la loro montatura, in modo da
rendere visibile anche la firma
apposta sulla parte grezza, che
di solito viene poi coperta dall’impugnatura. Le altre incisioni
visibili sulle lame, sono invece i
ricchi “horimono”, disegni realizzati a bulino ai lati delle lame,
raffiguranti draghi o divinità shinto. Non mancano in mostra anche
i foderi, in legno laccato con applicazioni in metallo, le impugnature in pelle di razza ricoperte
da fasce di seta, cotone o pelle e
le guardie, la parte più decorata
delle spade, dove la maestria dei
decoratori poteva sfogarsi per
raffigurare paesaggi marini, fluviali
o raffinati intrecci di fiori.
A completare questo affascinate
percorso, sarà poi possibile assistere ad esibizioni che illustrano
le fasi del processo di fusione
dell’acciaio, ottenuto da speciali
sabbie ferrose fuse nella fornace
detta “tatara” e mostrano anche
una porzione del cosiddetto “acciaio gioiello”, nucleo di partenza
per la forgiatura delle lame. CdG
nomia della donna. Elementi
questi trasposti su tela e completati con le testimonianze della
passione di Tamara per moda,
viaggi e fotografia. Tra le opere
in mostra c’è anche il notissimo
“La ragazza in verde” (il dipinto
che consacrò l’autrice e la rese
celebre), acquistato dallo Stato
francese nel 1932 e oggi concesso in prestito dal Pompidou
di Parigi.
Infine, in anteprima mondiale,
l’opera della De Lempicka sarà
sottolineata da un accompagna-
mento musicale legato ai suoi
tempi: è il progetto “Seduzione
in musica”, un fil rouge che unisce
le note che riecheggeranno in
tutte le sale della mostra.
La mostra, curata da Gioia Mori
e promossa dalla Fondazione Area
di Verona, ha il sostegno della
Soprintendenza belle arti e paesaggio per le province di Verona,
Rovigo e Vicenza e il patrocinio
del Comune di Verona e sarà visitabile fino al prossimo 31 gennaio (tutte le informazioni sul sito
St.Sp.
www.mostratamara.it).
12
Domenica 6 settembre 2015
SOCIETA’
IL 19 E 20 SETTEMBRE SBARCA LA GRANDE ARTE CULINARIA NAZIONALE
Dolcezze delle regioni, vetrina d’Italia
Con “Sweety of Milano” a Palazzo delle Stelline la pasticceria d’autore alla conquista del pubblico
talian Gourmet, con la sua
rivista “Il Pasticcere” e il patrocinio di Accademia Maestri Pasticceri Italiani, Conpait, Apci e Viaggiatore
Gourmet organizza Sweety of Milano, la kermesse dedicata all’eccellenza della pasticceria artigianale italiana, aperta, per la prima
volta, al pubblico consumer
Sweety of Milano vedrà protagonisti
alcuni tra i più noti chef della Pasticceria Italiana che, in due giorni
a settembre, in concomitanza con
Expo, potranno esporre i loro capolavori dolciari in una location
storica nel cuore di Milano, il Palazzo
delle Stelline, in corso Magenta 61.
Si tratta del primo evento gourmet
che si connota per l’assoluta qualità
degli ingredienti, la genuinità, la
capacità tecnica realizzativa e la
correttezza nutrizionale dei prodotti
offerti, a perto non solo a sponsor
e aziende del settore, ma anche a
famiglie, bambini, golosi e curiosi.
Da nord a sud, oltre venti tra i più
autorevoli maestri pasticceri del
Bel Paese metteranno a disposizione
I
dei visitatori le loro creazioni e daranno vita a masterclass plenarie.
Fra gli artisti protagonisti, Luigi
Biasetto dell'omonima pasticceri
padovana e, sempre dal Veneto, saranno presenti Lucca Cantarin, Denis Dianin e Giancarlo Perbellini.
Dalla Lombardia, Denis Buosi, Davide Comaschi e Alessandro Servida. Non mancherà il celebre pastry star piemontese Luca Montersino, e Fabrizio Galla arriverà dal
capoluogo della regione. Da Aosta,
Mauro Morandin. Claudio Gatti
giungerà dall'Emilia Romagna, dalla
Toscana Paolo Sacchetti. I pasticceri
campani saranno Salvatore De Riso,
Pasquale Marigliano, Alfonso Pepe,
Carmen Vec chione e Stella Ricci.
Attilio Servi rappresenterà la Capitale, mentre Santi Palazzolo ci
parlerà della Sicilia.
Palazzo delle Stelline aprirà i battenti il 19 settembre dalle 10 alle
18 e il 20 settembre dalle 10 alle
17.
Grazie alla radio ufficiale RTL 102,5
Sweety of Milano sarà anche on
air.
IL PADIGLIONE CONQUISTA PIÙ DELLE STESSE PRINCIPALI ATTRAZIONI TURISTICHE DEL PAESE
Breathe meglio di Vienna: sorpresa all’Expo
n milione di visitatori e
buoni propositi da trasformare in offerta turistica di qualità.
Aver tagliato il traguardo tondo all’Expo, raggiunto in settimana, porta con sé per il
Padiglione Austria il significato
di dover pensare ai primi bilanci della spedizione milanese. Dove Breathe, il Padiglione che riproduce fedelmente un tipico bosco austriaco, si può definire un successo di pubblico, capace di
attirare tanta gente grazie all’esperienza sensoriale di respirare l’aria pura di montagna
e i profumi tipici della foresta.
L’affluenza al Padiglione in
questi primi quattro mesi ha
infatti superato quella delle
attrazioni turistiche austriache
al top come il Palazzo di
Schönbrunn, la Fortezza di
U
Salisburgo o il Schlossberg a
Graz. Meglio quell’angolo
d’Austria ricostruito a Rho
che le grandi attrazioni “dal
vero”? Obiettivo, per quanto
singolare, centrato.
Le statistiche ad oggi dicono
che un visitatore su dieci ha
goduto dell’aria fresca e non
climatizzata artificialmente del
Padiglione e numerosi sono
stati anche coloro che si sono
concessi una pausa rifocillante
al “Luftbar”, apprezzando in
particolar modo il “gelato del
bosco”, andato esaurito durante il caldo estivo milanese.
Ma il regalo più bello l’ha ricevuto una famiglia di Roma,
che come milionesimo visitatore ha vinto una vacanza a
Seefeld in Tirolo.
Anche l’area eventi posizionata al primo pianto del Padiglione ha riscosso un notevole successo: l’ospitalità austriaca ha infatti favorito la
rete di contatti commerciali
e incontri di business nazionali
e internazionali. Sono oltre
ottanta le aziende austriache
che si sono presentate all’interno dell’area Vip ad una
platea internazionale e cinquecento sono state le delegazioni austriache e non, che
hanno visitato il Padiglione
fino ad ora.
Parallelamente, la Camera
dell’Economia ha organizzato
eventi ed incontri in tutto il
Nord Italia, dove i settori dell’alimentare e delle tecnologie
ambientali risultano essere
leader.
La partecipazione austriaca
da Expo si è rivelata infatti
un’importante vetrina commerciale verso questi settori:
l’85% dell’Export Austriaco
avviene verso l’Italia settentrionale.
Anche l’industria del turismo
austriaco prevede effetti molto
positivi per il proprio comparto: l’Austria si presenta ad
Expo come meta turistica di
R.V.
alta qualità.
FAME NEL MONDO ALLO SPAZIO IRLANDESE
Oggi la passerella
con Bono e Renzi
n evento che passerà alla storia
quello che si terrà ad Expo
Milano 2015 oggi, domenica
6 settembre, dal titolo “It begins
with me. How the world can end
hunger in our lifetime”.
L’incontro, voluto e organizzato dai
ministeri dell’Agricoltura in Italia e
Irlanda a sostegno del World Food
Programme, vedrà la partecipazione
del Presidente del Consiglio Matteo
Renzi, dei ministri dell’Agricoltura
di Italia e Irlanda, Maurizio Martina
U
e Simon Coveney, e della direttrice
del World Food Programme, Ertharin
Cousin.
Bono, cantante degli U2 e co-fondatore di One, un artista noto per il
suo impegno umanitario, nonché
grande ambasciatore dell’Irlanda
nel mondo, sarà ospite d’onore dell’evento.
“Come Turismo Irlandese in Italia
siamo felici di poter assistere a un
prestigioso evento che unisce Irlanda
e Italia a Expo Milano 2015 e che
vede la partecipazione del nostro
famoso concittadino, sempre in primo piano non solo con la sua musica,
ma anche con la sua costante testimonianza per un mondo migliore.
Un vero figlio di Dublino, dove è
nato il suo gruppo che è divenuto
simbolo della musica nel mondo,
gli U2. L’Irlanda ha una fortissima
tradizione musicale ed è culla di
molti artisti di fama internazionale.
La verde Irlanda, Paese noto oggi
per la sua musica e la splendente
natura, ha conosciuto anch’essa un
periodo buio nella sua storia recente
con la Grande Carestia. Turismo Irlandese è onorato di sostenere il
World Food Programme in questo
importante evento di sensibilizzazione”, fanno sapere dal Padiglione
irlandese.