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Anno IV - Numero 210 - Domenica 6 settembre 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Economia Napoli Sanità Lazio Trappola clausole per i conti italiani Omicidio Korol I killer confessano Cup: lavoratori infuriati con la Regione a pag. 3 a pag. 8 a pag. 10 L’EDITORIALE DELLA DOMENICA - MENTRE ROMA ESPLODE LUI, IL SINDACO, FA IL VAGO. RIDE, L’IRRESPONSABILE di Roberto Buonasorte Q uello di Ignazio Marino, ormai, è divenuto un problema di ordine pubblico. I malumori in città si avvertivano già da tempo, perfino per recarsi dal barbiere il sindaco di Roma costretto a essere scortato dai vigili urbani, tanto sono inferociti i cittadini romani. Marino è uno dei tanti guai prodotti da quelle loro primarie farsa, come denunciava Marco Di Stefano, deputato pd indagato per un giro di mazzette milionarie, e che poi proprio grazie a Marino ha potuto fare ingresso alla Camera incassando indennità e immunità. La Capitale d’Italia versa in una tale condizione d’abbandono che persino quel vasto mondo della cultura composto da attori, registi, cantanti, scrittori notoriamente vicini alla sinistra, manifesta pubblicamente la sua rabbia che in taluni casi sfocia in azioni simboliche come quella di mettersi con tanto di ramazza in mano a ripulire i vicoli della Città Eterna. Anche nella vicenda “Mafia capitale”, in cui la solita sinistra imbrogliona voleva far credere che il marcio era solo nel centrodestra, la verità è venuta a galla in modo chiaro. Si è scoperto il finanziamento di Buzzi alla campagna elettorale del chirurgo dem, c’è stato l’arresto del presidente dell’Assemblea capitolina del Pd, Coratti, dell’assessore Ozzimo e le dimissioni del vicesindaco Luigi Nieri di Sel. Quelli cacciati perché ladri sono stati sostituiti da quelli che offendono Roma cantando “Roma m.....”. Ma lui, Marino, fa il vago. Ride, l’irresponsabile, costretto a cambiare costantemente itinerario per evitare contestazioni quotidiane. È stato prelevato in gran segreto anche all’aeroporto al rientro dalle vacanze americane per evitare fotografi e giornalisti, mentre alla pagliacciata organizzata da Orfini al BYE BYE MARINO Dopo il degrado e le contestazioni, pure le inchieste quartiere Don Bosco dopo i funerali di Vittorio Casamonica, è arrivato scortato da un cordone di forze dell’ordine che non ha neppure Barak Obama, tanto era il rischio di una mega rissa; il popolo romano non sopporta più l’allegro chirurgo. C’è poi l’ultima inchiesta che sta travolgendo Marino, dopo che la Procura di Roma, insieme alla Guardia di Finanza, ha ipotizzato il reato di truffa perché, da presidente di MIGLIAIA IN GERMANIA: MA TORNANO I BLOCCHI “Tregua” umanitaria Vignola a pag. 2 una onlus, avrebbe sottoscritto falsi contratti di collaborazione aggirando la legge ed evadendo oneri fiscali e contributivi. Domanda, dottor Marino: in casi simili che sarebbe successo a un politico americano? Il massimo del disprezzo verso la città, però, Marino lo ha mostrato durante le famose vacanze. Mentre da noi si vivevano ore drammatiche con i vertici delle istituzioni impegnati in frenetiche riunioni tra Prefettura, Palazzo Chigi e Viminale per decidere le sorti di Roma, con il Giubileo della Misericordia alle porte; mentre il clima politico e sociale si faceva infuocato con la difficile decisione da prendere tra commissariamento della città o scioglimento per mafia, lui, il chirurgo prestato alla politica, se ne infischiava continuando le sue immersioni nei mari caraibici. Andrebbe processato per alto tradimento, Ma- ALLARME DEI RICERCATORI: SUICIDI IN AUMENTO La strage muta Moriconi a pag. 7 rino, altro che chiacchiere. E visto che è un prestato alla politica, dopo dieci anni fatti tra Senato e Campidoglio, il prestito è finito.Torni alla sua professione: riprendetevelo, cari medici americani, verrebbe da dire. A Roma si festeggerebbe, e se ci autorizzassero a sorvolare i cieli della Capitale con un ultraleggero, non lanceremmo petali di rose rosse, ma migliaia di volantini con su scritto “bye bye Marino”. MORTE PANTANI: LA PROCURA ARCHIVIA, LA FAMIGLIA NO Giallo irrisolto Fruch a pag. 9 2 Domenica 6 settembre 2015 ATTUALITA’ L’ESODO BIBLICO ATTRAVERSO I BALCANI: LA SITUAZIONE RESTA TESA La Germania adesso frena Migliaia arrivati a Monaco dopo una sospensione del trattato di Dublino per alleggerire Budapest, ma Berlino fa sapere: è stata un’eccezione. Scontri sule isole greche. E l’accoglienza dei ricchi Paesi arabi tarda ad arrivare di Robert Vignola igrazioni in favore di telecamera: ma si è trattato di un’offerta non ripetibile, di un last minute. Il frutto di un accordo tra i governi di Austria e Ungheria, che hanno aperto una tregua allo scontro sotterraneo apertosi nei giorni scorsi in materia di migranti. Nel reciproco interesse, questo si capisce: perché a Budapest non sapevano più come contenere la rabbia dei clandestini giunti dalla Siria attraverso la rotta balcanica. Gente che aveva sentito delle porte aperte dalla Germania e non capiva perché la tenessero bloccata in terra magiara. Né voleva fornire documenti o identità, ben conoscendo evidentemente le pieghe del trattato di Dublino: fornire le generalità avrebbe fondato il matrimonio indesiderato tra aspiranti rifugiati e Ungheria. Per quanto il governo di Orbàn volesse tener fede alle regole, alla fine ha aperto un varco aggirandole con il benestare dell’Austria, verso il cui confine ormai arrivavano frotte di persone a piedi. E così neanche Vienna si è dovuta far carico dei nuovi arrivati: dopo le foto e i filmati di rito da parte della grande stampa internazionale commossa, li ha caricati su treni e pullman e spediti in Germania. Per nuovi scatti e nuovi M video, con i cittadini tedeschi che li rifocillavano in stazione. Il fatto è che ne sono passati circa 6500, forse c’è spazio fino a 10mila. Poi? Poi stop. Già il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs aveva sottolineato che non sarebbero partiti altri autobus o treni in direzione Ovest: “La misura è stata unica ed eccezionale, resa possibile da una concertazione fra il premier Orbàn e il cancelliere austriaco Faymann”, ha detto. Da Berlino, l’ulteriore conferma a valle di un colloquio telefo- nico tra il premier ungherese e la Cancelliera Angel Merkel: i due “hanno concordato sul fatto che il passaggio dei migranti oltre i confini ungheresi, dovuto alla situazione di emergenza, è stata un’eccezione” ha fatto sapere il portavoce del Governo tedesco, Georg Streiter. Il trattato di Dublino insomma è in piedi: ce lo tiene la Germania, che dopo le vaste aperture dei giorni scorsi comincia a capire che non è il caso di scherzare troppo con la capacità d’accoglienza del suo pur ricco ter- ritorio. Anche se l’Europa resta sotto scacco e la situazione alla stazione di Budapest potrebbe facilmente salire di nuovo a soglie d’allarme nelle prossime ore. D’altronde, anche dall’Egeo sono rimbalzate notizie di scontri con i “migranti”. Segno che la fila è ancora lunga. Intanto però è interessante anche spingersi al di fuori d’Europa, per vedere come il mondo arabo sta seguendo le vicissitudini delle file di siriani in marcia verso la Germania. Ancora, occorre passare dal pic- IL PERICOLO JIHADISTA Foreign fighters presi in Bulgaria: nei cellulari immagini di esecuzioni ualche mese fa erano lo spauracchio d’Europa. Oggi non se ne sente più parlare. Eppure, non occorre essere un esperto d’intelligence per comprendere che in quella folla di disperati in fuga dalla Siria potrebbe nascondersi più di un “foreign fighter”, di un immigrato in Europa di seconda o terza generazione che dopo aver prestato disonorevole servizio nei tagliagole che hanno creato tutto questo trambusto, Q ora vuol tornare “a casa sua”, nei quartieri dell’Europa. Eppure alcuni giorni fa, anche se la notizia è passata sotto totale silenzio cinque uomini sono stati arrestati al confine bulgaro-macedone. Sono in odore di terrorismo internazionale: i loro telefoni cellulari rano zeppi di immagini di persone decapitate e simboli dello Stato Islamico. Secondo fonti russe, cinque uomini di colo Aylan, il bambino il cui cadavere s’è arenato sulla spiaggia della Turchia commovendo mezzo mondo. Lo stesso mezzo mondo che l’ha però seppellito in fretta, mollando la presa mediatica sul padre. Che invece, dopo il funerale, ha parlato eccome: “Io voglio che i governi Arabi, e non i paesi europei, vedano cosa è successo ai miei figli – ha dichiarato – e, per questo, comincino ad aiutare le persone. Non voglio nient’altro. Tutta la mia famiglia è morta. Ora loro sono dei martiri. Spero che i paesi arabi – ha concluso – comincino ad aiutare chi ha bisogno e che contribuiscano a porre fine a questa guerra, perché tutti noi ne abbiamo abbastanza”. Già, porre fine alla guerra, come chiedeva un tredicenne siriano l’altro giorno a Budapest. Quella guerra che i ricchi Paesi del Golfo invece hanno almeno in parte causato, gettando soldi sulle cosiddette “opposizioni siriane” quando c’era da rovesciare Assad. O altri Paesi, dove si parla arabo, dove i siriani potrebbero integrarsi in maniera più semplice e trovare lavoro (da Abu Dhabi al Kuwait, dall’Arabia Saudita al Qatar) in attesa di tornare alle proprie case. Nazioni il cui reddito procapite è ai vertici mondiali, assai più di Grecia e Ungheria, per non parlare dell’Italia. Alla loro porta, chissà perché, non bussa nessuno. SBARCHI SENZA SOSTA - SOLDI E VIOLENZA età compresa tra i 20 e i 24 anni sono stati arrestati al confine. Per evitare controlli, avevano anche cercato di corrompere le guardie di frontiera, consegnando loro una mazzetta di dollari. Ma la polizia bulgara ne aveva seguito bene gli spostamenti: quattro di essi avevano varcato il confine attraverso i boschi, confidando che le forze di sicurezza fossero concentrare alla frontiera con la Bulgaria. Poi erano saliti a bordo di un complice, con targa kosovara. Una volta fermati, sono stati perquisiti e negli smartphone è comparsa una chiara traccia di legami R.V. con terroristi jihadisti. Italia, paradiso degli scafisti ontinua il commercio di uomini da una sponda all’altra del Mediterraneo. Immigrati che arrivano in Italia sbandierando la richiesta dello status di profugo, pur provenendo da zone in cui non vi è la guerra. Sono 400 gli extracomunitari sbarcati ieri al porto di Catania: si tratta solo degli ultimi soccorsi in diverse operazioni di salvataggio. Sono stati accolti dai volontari Caritas in collaborazione con Croce Rossa e Protezione C Civile, che hanno fornito loro vestiti e scarpe. E mentre gli arrivi sembrano destinati a non fermarsi, continuano le operazioni delle forze dell’ordine per individuare gli scafisti: oltre dieci fermati negli ultimi due giorni, tre a Crotone, altri dieci tra Pozzallo e Roccella Jonica. Anche qui sono stati rintracciati grazie ai racconti degli stranieri che hanno spiegato di aver viaggiato per otto giorni dall’Egitto: “Ci avevano detto che gli egiziani sono diversi dai libici, che ci avrebbero trattato bene, invece ci hanno picchiato non appena cambiavamo posto e dato da mangiare pane e acqua, anche ai bambini. I più piccoli sono stati messi in stiva”. B.F. LO ZOO DI SPIDERITA La strana coppia: Zingasola e sottoMarino proprio vero che chi trova un amico trova un tesoro, infatti Zingasola (ovvero Zingaretti) in Marino più che un amico ha trovato una spalla per garantire il suo tesoro. Con l’attenzione, per il momento, focalizzata sull’incapacità del poco stimato sindaco della capitale Zingasola fa sonni tranquilli, facendo distogliere lo sguardo da strane delibere e assegnazioni di appalti a ditte compiacenti mettendo sul lastrico intere famiglie della Regione Lazio, vedasi agitazione di questi giorni dei lavoratori del CUP per garantirsi più o meno 1000 euro al mese, che gli verrebbero sottratte da nuove coop del giro degli amici di Zingasola che si aggiudiche- È rebbero l’appalto. Per cui sono costretti ad interrompere il servizio a scapito dei contribuenti. Le sorprese del rientro sono tante ma nessuno ne parla, dubbie determine firmate alla vigilia di ferragosto da dubbi dirigenti, in fretta, alla chetichella tanto per ridare potere ad un generone rosso che ha garantito l’ascesa dell’attuale governatore del Lazio e tutelare da nuove bordate giudiziarie Zingasola in modo da tenersi ancorato al sostegno dei compagni di partito. In questi giorni è indaffarato, corre da una conferenza stampa all’altra, senza mai proferire parola né contro né pro la sua spalla sottoMarino. Del resto tanti erano gli affari che li vede- vano marciare in coppia ed è meglio non destare inutili pruriti, non esprimere opinioni, defilarsi, tanto ci pensano i media e i romani a caricare, Lui assiste muto, non si sa mai se esce fuori qualche Zingarata delle sue quantomeno, visto l’atteggiamento assunto riguardo la decadenza della capitale ad opera di suo compare, il partito non potrà scaricarlo per correttezza e per evitare ulteriori colpi di coda. Intanto Zingasola, ovvero il trionfo dell’ipocrisia, miete vittime comprese quelle che nel centro destra si erano fidate di lui e ci sono andate a gazzimme, per così dire, e ora ne pagano dure conseguenze. Ma lui imperterrito resta li', gioca a fare l’uomo solo al comando, imperturbabile, inaffidabile decisamente una gran sola alla romana. Sorride quasi beatamente, del resto fino ad ora gli è andata bene nonostante le relazioni ambigue con il mondo di mezzo e i suoi referenti, solo che ora la sue decisioni incidono amaramente sulla gente e se un servizio non viene erogato perché da un giorno all’altro più di 400 lavoratori, buona parte dei quali disabili, rischiano il lavoro solo perché Zingasola per favorirsi gli appoggi di partito ha deciso di mandarli a casa e mettere altri al loro posto; cosa penseranno i suoi sostenitori.... Attento Zingasola, così potresti catalizzare l’attenzione dei media su di te e sottoMarino non ti Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio fara' più da spalla nel consentirti di inabissarti ancora dietro quel mare di sporcizia che sta arrivando. Del resto chi la fa l’aspetti e prima o poi te tocca, e non sara' tutta una fiction ma un vero romanzo criminal-poliziesco e spera che il commissario Montalbano non ti veda se no saran guai... Serena domenica. Rita di Rosa Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Domenica 6 settembre 2015 ATTUALITA’ IL CENTRO STUDI DELLA CGIA DI MESTRE METTE A NUDO LE DIFFICOLTÀ DEL GOVERNO La “bomba Letta” è ancora innescata Le clausole di salvaguardia di due anni fa rischiano di esplodere sull’economia italiana con una ventata di nuove tasse sotto forma di accise e imposte. Renzi deve trovare quasi 20 miliardi entro fine 2016 di Robert Vignola a Cernobbio la fanfara renziana strilla: l’Italia riparte. Da Mestre le rispondono le trombe della Cgia: presto un nuovo turbine di tasse, probabilmente quello che stenderà definitivamente tante altre attività produttive già da tempo con l’acqua alla gola per colpa delle politiche economiche suicide dettate dall’Europa. “I primi nodi stanno arrivando al pettine. Entro la fine di questo mese dovranno essere emanati due provvedimenti legislativi per sterilizzare altrettante clausole di salvaguardia per un importo complessivo di 1,4 miliardi di euro”. Diversamente, fa sapere l’Ufficio studi della Cgia, dal primo ottobre scatteranno gli aumenti delle accise sui carburanti e degli acconti di novembre di Irap e Ires sulle imprese. “Siamo certi - dice Paolo Zabeo della Cgia - che il governo Renzi non avrà problemi a reperire questi 1,4 miliardi di euro. Molto più difficile sarà recuperarne altri 16 per sterilizzare gli effetti economici delle clausole di salvaguardia per l’anno venturo. Risorse che l’esecutivo dovrà individuare entro la fine di quest’anno, probabilmente con la prossima legge di Stabilità. Pertanto, va benissimo togliere le tasse sulla prima casa. Tuttavia, è necessario essere chiari e dire dove si troveranno le co- D perture per scongiurare l’aumento dell’Iva, delle accise e degli acconti Irap/Ires, per abolire la Tasi ed eventualmente anche l’Imu sull’abitazione principale e, infine, per scongiurare la riduzione delle detrazioni e deduzioni fiscali”. La Cgia continua: “Se la prima clausola che andrà in scadenza entro il prossimo 30 settembre è stata introdotta qualche mese fa a seguito della mancata autorizzazione da parte dell’Unione europea all’estensione del ''Reverse charge'' alla grande distribuzione (misura prevista con la legge di Stabilità 2015), la seconda risale addirittura all’agosto del 2013, quando a Palazzo Chigi c’era da quattro mesi Enrico Letta”. In quell’occasione, ricordano dalla Cgia, l’esecutivo confermò l’abolizione della prima rata dell’Imu del 2013. “Per reperire le risorse necessarie, si ridussero le previsioni di spesa e si fece ricorso al gettito incassato dalla sanatoria accordata ai concessionari dei giochi (definizione agevolata dei giudizi di responsabilità amministrativa per i con- cessionari dei giochi) e al maggior gettito Iva generato dal pagamento dei debiti pregressi della Pubblica amministrazione. A fronte di 1,52 miliardi di euro attesi da queste due misure, furono incassati solo 880 milioni di euro. Pertanto, per reperire i rimanenti 640 milioni di euro, fu introdotta una clausola di salvaguardia che disponeva l’aumento gli acconti Ires e Irap di 1,5 punti percentuali”. E se alla partita col videopoker allo Stato non è andata molto bene, peggio potrebbe andare ai suoi cittadini tanto male amministrati. “La clausola di salvaguardia prevedeva anche l’incremento delle accise a partire dal 1 gennaio 2015, per un importo complessivo di 671,1 milioni di euro. Aumento che non si verificò poiché il Governo Renzi, con il Dl 192/2014, recuperò le risorse necessarie dalla ''Voluntary disclosure''. Tuttavia, se le entrate derivanti da questa misura non saranno sufficienti, entro il 30 settembre 2015 scatterà una nuova clausola che aumenterà gli acconti Ires e Irap per il periodo di imposta 2015 e, a partire dal 2016, anche gli importi delle accise”. Con decreto, conclude, “si dovrà stabilire l’aumento degli acconti Irap e Ires 2015 e aumento delle accise dal 2016, se dalla "Voluntary disclosure" non si reperiscono risorse per la sterilizzazione definitiva della clausola di salvaguardia prevista dal Dl 102/2013”. IL GP D’ITALIA RISCHIA DI SPARIRE Bernie Ecclestone contro la storia Il Patron del Circus minaccia di escludere Monza dal calendario del Campionato del Mondo di Formula 1 n pezzo di storia del Campionato del Mondo di Formula 1 rischia di sparire. Perché la storia, quando c’è di mezzo il denaro, passa in secondo piano. Soprattutto quando a gestire il Circus ci sono persone come Bernie Ecclestone: "Il fatto è che noi abbiamo qualcosa da vendere, devono decidere se sono interessati a comprarlo", queste le parole del patron della Formula1 che ha sintetizzato in questo modo la trattativa sul futuro del Gp di Monza. "Al momento siamo lontani dal rinnovo - ha spiegato Ecclestone ad Autosport - sulla base del fatto che non vogliono pagare. Il prezzo che chiediamo è lo stesso che pagano gli altri organizzatori europei, non dovrebbe essere un dramma ma non sono in grado di chiudere". Quindi è concreto il rischio di veder sparire dal calendario uno dei classici: il Gran Premio d'Italia, giunto all’86a edizione, 78 delle quali si sono svolte all’Autodromo Nazionale brianzolo. Solo in 5 occasioni il Gran Premio si è disputato in altre città: Montichiari (1921), Livorno (1937), Milano (1947), Torino(1948) e Imola (1980). A difesa della gara si è mosso anche Montezemolo: “Da sempre la Ferrari è stata vicina a Monza, U come anche tutto il mondo dei tifosi. Non ci può essere una Formula 1 senza Monza. Detto questo, Monza deve rendersi conto che deve fare quello che è necessario. Ma vedrete che non ci saranno problemi". Si è svegliato dal torpore anche il premier Renzi che sull’argomento ha dichiarato: “Giù le mani da Monza, glielo diremo a Ecclestone: la Formula Uno sta in piedi non solo per i soldi ma anche per i simboli". Le dichiarazioni di Renzi sono state commentate dal presidente della Lombardia Maroni che ha sottolineato, però, come lo sforzo economico per mantenere il Gp di Monza dov'è sia tutto della Regione e non dell'Esecutivo. "Se anche il Governo e Renzi co- minciano a remare a favore del Gp, perché resti a Monza - ha detto Maroni, a margine di una conferenza stampa - io sono felice. Comunque, il governo non mette un centesimo in questa operazione, mentre la Lombardia è pronta a mettere 70 milioni in 10 anni, a condizione che il Gp resti a Monza. Domenica vedremo se questa operazione si può fare". Ballano una decina di milioni di euro. Questo è quanto chiede in più il patron del Circus. Un Ecclestone che ha dimostrato di non amare particolarmente il nostro Paese. Nel recente GP di Ungheria, dove la Ferrari ha trionfato con Sebastian Vettel, si è sparsa la voce che la Fom (Formula One management), diretta dallo stesso Ecclestone, avrebbe dato ordine alla regia di non inquadrare la scuderia di Maranello per provocarne uno svantaggio economico ai suoi sponsor. È stato stimato che le Ferrari sono state inquadrate solo per una ventina di secondi su una gara da 1h46 , ma Ecclestone ha poi replicato: “Non mi sono accorto di un boicottaggio. Ci mancherebbe che da parte mia ci fossero state disposizioni”. Purtroppo, però, la parola fine spetterà soltanto a questo piccolo signore anglosassone con il caschetto bianco. Uomo da tutti conosciuto come senza scrupoli e molto sensibile al denaro. Ecclestone possiede una notevole fortuna personale, valutata in più di due miliardi di sterline dal giornale inglese Sunday Times, che ne fa uno degli uomini più ricchi del Regno Unito. Spesso, però, si è trovato coinvolto in scandali e polemiche. Come quando nel corso del 1997 ha dato un contributo per un milione di sterline al Partito Laburista, subito prima delle elezioni che avrebbero portato al potere Tony Blair. Quando il governo Blair legifera per cambiare alcune leggi atte ad irrigidire le sponsorizzazioni da parte delle multinazionali del tabacco, risparmiando la Formula 1; il caso esplode e rimane acceso fino a quando il partito non decide di restituire tale donazione. È lui il Patron della Formula 1, come pochi mesi fa lo era Blatter della Fifa e quindi del calcio. Molti sperano che l’automobilismo si rinnovi, proprio come è avvenuto nel mondo del pallone. Daniele Belli LE PROVE DI IERI Pole di Hamilton, subito dietro le due Ferrari ietro il solito Hamilton, poleman per l’undicesima volta su dodici in questa stagione (49a della carriera), non c’è Rosberg ma le due Ferrari. Il secondo tempo di Kimi Raikkonen a meno di 0”3 ed il terzo tempo di Vettel autorizzano il numeroso pubblico accorso all’autodromo brianzolo a sperare in un colpaccio per la gara che si correrà oggi alle ore 14.00. 1’23”397 per Hamilton, 1’23”631 per Raikkonen e 1’23”685 per Sebastian Vettel. Quarto e decisamente in ombra, Nico Rosberg, anche se il tedesco ha una scusante: rispetto al compagno di squadra, che ha utilizzato un propulsore nuovo di zecca, ha montato lo stesso motore usato a Spa. La terza fila è appannaggio delle Williams di Massa e Bottas, ed anche in questo caso con distacchi minimi. Dalla seconda posizione in griglia alla sesta il D distacco è di circa mezzo secondo, molto poco se lo rapportiamo al tempo sul giro di Monza che è di poco superiore agli ottanta secondi. La gara può essere aperta a più di un duello per le posizioni di testa. Subito dopo, in settima posizione, troviamo Perez (Force India), davanti alla Lotus di Grosjean. “Settima pole di fila? E’ stata una buona giornata ma le Ferrari sono state bravissime e sono molto vicine“, così Hamilton in conferenza stampa. Queste invece le parole di Raikkonen che non ha nascosto la sua soddisfazione: “Credo che se guardiamo ora i risultati siamo addirittura un po’ sorpresi noi stessi. Ci aspettavamo un week-end molto competitivo ma sapevamo che questo circuito non sarebbe stato il nostro più forte, ma nelle qualifiche non abbiamo mai fatto tanti giri buoni D.B. come oggi”. 4 Domenica 6 settembre 2015 ATTUALITA’ IL GOVERNO ALLE CORDE OVUNQUE, TRANNE CHE IN CASA DELLA LOBBY LBGT Unioni civili, l’ultimo assalto della Boschi Il ministro al Padova Pride Village alla ricerca di facili applausi: “Se non ci sarà ostruzionismo sulle nostre riforme, i vostri diritti saranno riconosciuti entro metà ottobre”. Difesa a spada tratta anche delle teorie gender nelle scuole MISSIONE DELLA SANTA SEDE AL VERTICE ONU DI NEW YORK “La famiglia naturale non si tocca” on si tocca l’identità sessuale biologica fondata su maschio e femmina, così come il ruolo dei genitori nell’educazione dei figli e i metodi di maternità e paternità responsabili di fronte a servizi di pianificazione familiare che “non rispettano” la libertà e la dignità umana. Tutti concetti ribaditi dalla missione della Santa Sede al vertice Onu tenutosi a New York sul tema “Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”. La delegazione della Santa Sede ha colto in maniera positiva quanto contenuto nel testo delle nazioni Unite sull’agenda di sviluppo post 2015 riguardo la “centralità della persona umana” come soggetto responsabile per lo sviluppo e l’impegno affinché nessuno venga “lasciato indietro”. Diverse sono però le osservazioni sollevate, così come ampiamente ripreso dall’Osservatore Romano, soprattutto riguardo i termini “salute sessuale e riproduttiva” e “diritti riproduttivi” come riferibili a un “concetto olistico”, globale, di salute, che abbraccia l’essere umano “nella totalità della sua personalità, mente N di Robert Vignola ol Senato non le sta andando troppo bene. Così Maria Elena Boschi, per rafforzare la sua immagine da laicissima madonna aretina del verbo renziano, è andata sul sicuro: ha varcato i confini del Padova Pride Village, prima volta per un ministro ad una manifestazione gay del genere, per promettere mari e monti alla piccola ma potentissima lobby Lgbt. In casa loro. Non a caso ad accoglierla è stato Alessandro Zan, un parlamentare del Pd che evidentemente ha costruito parte della sua fortuna proprio sul dialogo con la “minoranza senza diritti”. Altrettanto ovvio che fosse lì per sparare l’annuncio: “In Parlamento stiamo facendo un lavoro pre- C zioso - ha detto - nel Pd stiamo lavorando alla Camera e in Senato assieme, per avere un testo che sia già condiviso dai nostri deputati ed evitare troppi passaggi. Io credo che non possiamo più permetterci differenze fra cittadini che si basino sulle loro scelte di vita o il loro progetto d'amore. Noi siamo un governo che sta dimostrando, anche con i dati economici e la disoccupazione, che le riforme fanno bene al paese - ha continuato la Boschi - vogliamo un segno 'più' anche sui diritti civili, e che questa sia una riforma con cui il Paese sia in grado di dimostrare che è più moderno, in linea con l'Europa anche per questo. Ce la possiamo fare davvero, il governo è a fianco di questa battaglia in modo particolare”. Come se non ci fosse altro a cui pensare. Invece per il governo Renzi questa è proprio una priorità, qualcosa da chiudere al più presto, perché (chissà) il tempo stringe. E infatti la Boschi non manca di citare direttamente il premier, di cui è considerata fedele emanazione, ricordando che “all'assemblea del Pd, si è impegnato ad approvare al Senato la legge sulle unioni civili prima del 15 ottobre. Si tratta di un impegno che possiamo rispettare se non ci sarà ostruzionismo sulle riforme noi abbiamo previsto la possibilità per le adozioni del figlio del partner: questo c'è nel testo presentato e su questo non si fa marcia indietro, è un punto qualificante”. Insomma: preparino le barricate lorsignori lgbt, se sul Senato qualcuno fa ostruzionismo ci rimettono i “vostri diritti”. Una lama a doppio taglio dedicata alla schiena della dissidenza dem, come ormai da qualche tempo tutte le armi che sfoderano i più ostinati nell’ortodossia renziana. È evidente che su quest’altare si è pronti a sacrificare tutto. Anche la scuola, sempre più trincea delle famiglie che vorrebbero vedere i loro figli, come sempre è stato nella storia dell’umanità, messi al riparo da propaganda di tipo sessuale. Alle teorie gender la strada va aperta, dice Maria Elena Boschi, senza se e senza ma. “Penso ci sia stata una forte disinformazione sul tema dell’educa- e corpo,” e che favorisce “il raggiungimento della maturità personale nella sessualità e nell’amore reciproco” e il processo decisionale “che caratterizza il rapporto coniugale tra un uomo e una donna in conformità con le norme morali”. La Santa Sede, inoltre, “non considera l'aborto o l'accesso all'aborto o gli abortivi” come dimensione di questi termini. La Santa Sede ha quindi ribadito la propria posizione sia per quanto riguarda i metodi relativi a maternità e paternità responsabili (la Chiesa cattolica li considera moralmente accettabili) sia per quei servizi di pianificazione familiare che invece “non rispettano la libertà dei coniugi, la dignità umana e i diritti umani degli interessati”. Per quanto concerne l’educazione, l’informazione e la sessualità, la Santa Sede nel corso della missione americana ha inteso ribadire la “responsabilità primaria” e i “diritti prioritari” dei genitori per i figli, compreso il “diritto alla libertà religiosa”. E quindi la “centralità della famiglia”, quella imperniata su uomodonna, come “nucleo naturale e fondamentale della società”. zione delle scuole - ha dichiarato il ministro - soprattutto su quanto c'è e non c'è nella riforma 'buona scuola'. Lì c’è quello che credo essere un punto di civiltà, cioè che nelle varie scuole e con vari linguaggi non sia ammissibile nessuna forma di violenza o di discriminazione nei confronti degli altri e che soprattutto non possa avvenire sulla base di genere o delle scelte fatte dalle persone”. Benvenuti sugli schermi di rieducational channel… LO SCENARIO CHE SI APRE È QUELLO DI UN RITORNO ALL’IMPERO OTTOMANO SOTTO LE BANDIERE DEL CALIFFO Se la Russia scende in campo in Siria Il coinvolgimento militare di Mosca a sostegno di Assad per arginare l’avanzata dell’Isis verso Damasco, favorita dalle manovre militari congiunte di Turchia e Usa olti potrebbero pensare che l'Isis e la minaccia islamica potrebbero riavvicinare Usa e Russia e che la Siria potrebbe essere il "campo di incontro". Non è così. Anzi. Damasco è un nuovo "campo di battaglia" tra Mosca e l'occidente, dove vede contrapposti da una parte l'asse Putin - Assad, dall'altra Usa e Turchia e quindi Isis e Jihad. Ora che truppe russe sarebbero state avvistate, naturalmente a sostegno dell'esercito regolare, sempre più in difficoltà e messo alle corde dai "taglia gole" dalle bandiere nere, la situazione si complica assai di più. Certo, per ora Mosca ha smentito ogni presenza di forze militari russe in Siria, ma immagini fotografiche scattate dimostre- M rebbero il contrario. Sicuramente un coinvolgimento militare di Mosca a sostegno di Assad è più che ipotizzabile per una serie di motivi. Il primo l'ambigua presenza americana sul posto che sembra di far finta di mirare l'Isis per colpire l'obiettivo di sempre, il legittimo governo siriano. Molto interessante è l'articolo scritto da Alessandra Benignetti su Il Giornale, la quale afferma: "La crescita del coinvolgimento russo nella crisi siriana è legato a diverse ragioni, spiega infatti il Dott. Gumer Isaev, ricercatore dell’Università di San Pietroburgo ed esperto di Medio Oriente, ed è prima di tutto una risposta alla crescita dell'attivismo degli Stati Uniti e dei loro alleati, in particolare la Turchia, nella lotta allo Stato Islamico in Siria. La Russia teme infatti che il reale obbiettivo dei raid turcoamericani non sia combattere l'Isis, ma rovesciare Assad. In secondo luogo ci sono le informazioni che arrivano dal campo di battaglia, che non sono a favore dell'esercito si- riano, costretto a cedere sempre più terreno agli jihadisti. La terza ragione, spiega il ricercatore, è infine legata all’accordo sul nucleare iraniano, riconosciuto da molti esperti come un punto di svolta nelle relazioni tra Usa e Iran, che potrebbe dunque influenzare molti scenari, incluso quello siriano". Ha continuato la Benignetti: "La Russia, continua il ricercatore, vuole organizzare la sua coalizione anti-Isis per non concedere agli Stati Uniti il monopolio nella lotta al Califfato nella regione e per proteggere Assad, mentre al contrario gli Stati Uniti cercano di indebolire Assad con i raid anti-Isis: i veri obiettivi si nascondono sotto l'idea di combattere il terrorismo. In più, secondo il ricercatore, la Russia è sempre stata contraria a qualsiasi violazione dei confini siriani e supporta la posizione di Damasco, che si oppone a qualunque tipo di intervento militare straniero in Siria. In particolare quindi, a spaventare Mosca potrebbero esserci sia i nuovi accordi militari operativi tra Stati Uniti e Turchia per il contrasto allo Stato Islamico in territorio siriano e, non ultimo, il coinvolgimento dell'intelligence statunitense, con la campagna segreta di attacchi mirati contro l'Isis condotti attraverso i droni, lanciata dalla Cia e svelata ieri dal Washington Post". Inoltre crediamo che la Russia abbia capito che dietro l'Isis e l'alleanza turco-americana si nasconda ben altro. Dopo aver frantumato l'ex Jugoslavia ed aver creato tre stati islamici nel cuore d'Europa, Bosnia, Kosovo e Macedonia, dopo aver di fatto "europeizzato" la Turchia, buttando giù Saddam, Mubarak e Gheddafi, mancava solo Assad per la ricreazione del grande Califfato, che parte da Tripoli ed arriva nel centro del vecchio continente, facendo ponte con Ankara. Ma l'Egitto gli è saltato ed oggi Al Sisi è un problema ed Assad, grazie a Putin è ancora a Damasco. Quindi i nemici d'Europa, che sono a Washington e non a Mosca, stanno provando e trovando nuove strategie per circondarla con un nuovo Impero ottomano, oltre che invaderla di profughi di guerre create ad arte. Tutto questo Mosca lo sa e non può lasciare mezzo mondo sotto il pieno controllo degli Stati Uniti. Tatiana Ovidi 5 Domenica 6 settembre 2015 ESTERI L’ESEMPIO DI UN GENERALE DONNA UCCISA IN COMBATTIMENTO Reem Hassan, martire siriana Arruolatasi volontaria, è morta sulla piana di Al Gahb alla guida della sua unità d’assalto di Cristina Di Giorgi na ragazza siriana in divisa militare, dal volto sorridente. La sua immagine, diffusa forse con minore intensità e partecipazione di altre che in queste ore hanno fatto il giro del web, è altamente rappresentativa di un modo di affrontare quello che sta accadendo in Siria che non ha nulla a che vedere con quello un po’ superficiale di tanti media occidentali. Reem Hassan (questo il nome della giovane) era un soldato: si era arruolata nell’esercito siriano per difendere la sua Patria e la sua gente armi in pugno. Invece di fuggire aveva preferito restare ed affrontare il nemico. Aveva dunque chiuso in un cassetto la sua laurea in letteratura, il suo master in inglese, i suoi quadri e la sua esperienza come presentatrice nella televisione siriana ed era andata a combattere. Dimostrando coraggio e determinazione al punto di meritarsi diverse promozioni sul campo, fino a diventare Generale. Un generale donna, rimasta uccisa nei giorni scorsi mentre guidava in battaglia la sua unità d’assalto a Ziyrah, sulla piana di Al Gahb. Cuore storico e strategico della Siria – qui infatti sono state realizzate le riforme sociali e popolari che hanno reso la Rivoluzione del U partito Ba’ath partecipata e condivisa dalla gente; e sempre qui, a poca distanza dalla valle, c’è il Monte Alawita, considerato il centro del Paese – da questa zona provengono migliaia di giovani volontari dell’esercito che, dal 2011, combatte una guerra senza quartiere con i terroristi islamici e con chi li foraggia. Centro nevralgico dunque, in cui “le formazioni terroristiche, agglomerato di sigle islamiste riunite sotto il nome di ‘Esercito della Conquista’, hanno lanciato in primavera una grane offensiva. Sulla piana di Al Gahb – scrive Giovanni Feola su Il primato nazionale – si combatte quindi una campagna di vitale importanza per i siriani”. Una guerra in cui impegnare al massimo il potenziale di uomini e mezzi dell’Esercito arabo siriano. Nell’ambito del quale sono state costituite e mandate in combattimento le unità femminili delle Forze di Difesa Nazionale (NDF), corpo volontario nato nell’estate 2012. All’appello hanno risposto più di mille donne siriane ed altre ancora sono state inquadrate in contingenti e corpi speciali (come le “Leonesse” della Guardia Repubblicana, schierate a difesa di Damasco). Tra loro anche Reem. Il tributo di sangue del Generale Reem Hassan e dei suoi commilitoni donne nell’offensiva contro le formazioni terroriste è stato e continua ad essere altissimo. Eppure l’opinione pubblica mondiale sa poco o nulla di loro. Quasi che la Siria e il ruolo qui raggiunto dalle donne (non solo nella lotta contro il terrorismo islamico) non meriti le prime pagine dei giornali. Di fronte a tale “noncuranza”, resta però comunque la consapevolezza del popolo siriano tutto riguardo “alla sua storia, alle sue conquiste e al suo enorme sacrificio, non solo in questa guerra”. Un popolo convinto del fatto che, come recita una massima conosciuta e apprezzata da tutti i siriani, “è nelle tribolazioni che è possibile riconoscere l‘essenza della propria Patria”. Nelle tribolazioni e nel sacrificio dei propri giovani eroi. Come Reem. IRLANDA: STORICA DECISIONE STATI UNITI: LA SINGOLARE DECISIONE DI UNA STUDENTESSA Derry scalza Londonderry All’Università sulla jeep di Barbie Il consiglio locale approva il ritorno al nome originario a storia dell’Irlanda è fatta di Contee, di guerra, di giorni di sangue, di tentativi più o meno riusciti di riportare la pace per le strade. Ma anche di nomi. Reali o modificati, per dimostrare, anche in un semplice cartello stradale, la volontà di sradicare l’appartenenza ad un popolo e la prevalenza di un altro. Impostazione questa messa in atto soprattutto nel Nord del Paese dove, ancora oggi, la presenza inglese si manifesta spesso e volentieri con plateale teatralità. In questo contesto un esempio, sotto diversi aspetti paradigmatico, è quello della città di Derry. I nazionalisti continuano a chiamare il secondo centro più popoloso dell’Ulster con il suo nome originario; per gli unionisti invece è Londonderry, indicazione adottata in seguito ad una Royal Charter che sancì la nuova denominazione della cittadina, scelta in seguito ai piani di ricostruzione urbana su imitazione della capitale inglese. Il documento, entrato in vigore nel 1613, non è mai stato modificato e ufficialmente, nelle mappe e nei cartelli stradali, il nome della città risulta essere quello di impronta britannica. E questo nonostante la maggioranza dei suoi abitanti continui a chiamarla Derry. Una situazione abbastanza caotica dunque. Che, a quanto sembra, è destinata ad essere chiarita a breve. E’ infatti di questi giorni la notizia L La polizia le ha ritirato la patente per ubriachezza? Lei guida un’auto giocattolo. E diventa famosa a polizia l’ha fermata per sospetta guida in stato di ebbrezza e, dato il suo rifiuto di sottoporsi all’alcol test, le ha ritirato la licenza di guida. Questo “contrattempo” per Tara Monroe, studentessa ventenne di ingegneria industriale alla Texas State University, si è trasformato in un trampolino di lancio verso la celebrità. La ragazza infatti, alla quale il padre (interpretando il suo rifiuto dell’etilometro come ammissione di colpa) aveva tolto l’auto regalandole una bicicletta, ha deciso diversamente: ed ha comprato una jeep di Barbie, che può guidare anche senza la patente. Costata circa sessanta dollari e leggermente modificata per adattarla alle esigenze della nuova proprietaria (che l’ha ribattezzata Charlene), l’auto rosa fiammante è alimentata da una batteria a 12 volt e a detta di Tara ha l’unico neo della scarsa velocità (8 km l’ora). “E’ stata la decisione migliore che abbia preso da quando sono al college” ha detto la studentessa. Che, L che il Derry City and Strabane District council (l’organo amministrativo locale di governo dell’area) ha deciso di cambiare ufficialmente il nome della città. “La votazione – si legge in un articolo sul blog thefivedemands.org – ha avuto il pieno appoggio dei partiti repubblicani e dei consiglieri indipendenti” ed ha avuto esito positivo “nonostante l’opposizione del blocco unionista di minoranza” che, per descrivere la recente decisione, ha usato termini come “settaria” e “disgustosa”. Il consiglio, una volta approvata la delibera, ha quindi scritto al Ministro dell’Ambiente Mark Durkan (proveniente proprio da Derry) per stabilire le tappe del percorso da seguire per un ritorno al passato che sa di evento storico, per gli abitanti CdG della città e non solo. grazie al curioso veicolo con cui ora circola per le strade della sua città e del campus universitario, è diventata famosa in tutto il mondo. Sono infatti tantissime, sui social network, le fotografie dell’originale quattro ruote rosa e i commenti divertiti dei suoi compagni di studio. Forse, ha giustamente sottolineato qualcuno, quello di Tara non è un ottimo esempio da seguire quanto al comportamento alla guida (quella di una macchina “vera”), ma di certo la sua fantasia le ha suggerito una soluzione decisamente origiS.S. nale. 6 Domenica 6 settembre 2015 STORIA GRANDE GUERRA / 58 Padre Minozzi, ricordi dal fronte La preziosa opera del sacerdote rivive nel suo memoriale: le Sale di lettura per i soldati italiani di Emma Moriconi ra partito come Cappellano del II Treno Ospedale dell'Ordine di Malta, chiamato in servizio il 15 giugno 1915. Parliamo di Padre Giovanni Minozzi, bellissima figura di uomo e di sacerdote di cui siamo riusciti a reperire l'intero memoriale. Si tratta di scritti eccezionali, che forniscono informazioni dirette e preziose. Ringraziamo per questo dono Don Savino D'Amelio, dell'Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'Italia, parroco di Amatrice, e l'intera comunità parrocchiale della cittadina laziale che in tutti questi anni ha tenuto conservati questi scritti con amore e con estrema cura. Il sacerdote vive la sua missione con amore e dedizione, fugge, quasi, appena può, dalle pratiche burocratiche "a visitare sin gli Ospedaletti più lontani per rendermi conto de' loro bisogni, per interessarmi a tutto quanto loro occorreva e sovvenirli ne' limiti del possibile, o m'aggiravo - racconta ancora con fraterna premura tra i gruppi di soldati sparsi nella zona per conversare con essi e conoscerne le necessità sì varie e complesse". Sono queste le prime parole del Diario di padre Minozzi. Quest'uomo è colui al quale si devono, tra l'altro, la creazione delle Case del Soldato e l'Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'Italia. Ne parleremo. Occorre ora, però, cominciare dall'inizio e riferire la sua opera a cominciare proprio da quel giugno 1915, E cento anni fa, quando il sacerdote diceva la Messa per strada, pur di far ascoltare la Parola di Dio a tutti: "Lontana assai la Chiesa parrocchiale - racconta -, l'unica del paese, con un servizio religioso ridottissimo, nessuno de' soldati di transito, nessuno de' tanti addetti agli uffici vari o comandati per le diverse circostanze ne' dintorni dello scalo ferroviario, sentiva mai la Messa". Il sacerdote in questo periodo è a Calalzo: è questa la stazione fissata per il trasporto di feriti e malati. Spiega il Vangelo, Padre Minozzi, a quei soldati, porta una parola buona, una preghiera, un po' di umana fratellanza "pe' fratelli combattenti, per l'Italia diletta". E le canzoni sui temi di Dio e della Patria: "Volavan le strofe - riferisce - oltre le cime del Tudaio e delle Marmarole, correvan gioconde per la valle sonora del Piave". Il lavoro di Padre Giovanni Minozzi prende subito una certa piega: la prima cosa che fa è creare una Sala ritrovo, "per lettura e scrittura specialmente, al centro del paese, nella vecchia Calalzo, dove s'addensavano centinaia e migliaia di soldati, annoiati di se stessi e degli altri, inaspriti in un ozio acido e rissoso". Così il buon sacerdote prende in affitto uno stanzone. A spese sue. Lo ripulisce, adorna le pareti con immagini religiose, lo arreda con scaffali di libri e un banco di prestito, mette sedie, tavoli, riviste, giornali. "E l'aprii solennemente". Il locale ben presto diventa frequentatissimo, i soldati si sentono un po' a casa. Per le pulizie, padre Minozzi chiede aiuto ad un soldato anziano e prosegue, giorno dopo giorno, nella ricerca di nuovi libri e di materiale di cancelleria da mettere a disposizione nella nuova biblioteca. "Il successo - continua - m'animò a tentare altrove la stessa cosa. Nacquero così, a breve distanza, le Sale ritrovo di Auronzo, Pieve di Cadore, Tre Croci, Cortina d'Ampezzo, Loz- Mussolini chiamato in trincea Ai suoi compagni del Popolo d’Italia lascia un motto: “Non disarmare!” arissimi amici scrive Benito Mussolini ai redattori del Popolo d'Italia - Quando queste linee usciranno sul nostro 'Popolo', io mi troverò a... oltre i vecchi veramente scellerati confini che bisogna cancellare perché sono un pericolo e una infamia, troppo a lungo subita. Non ho bisogno di dirvi che io sono lieto. Voi siete stati i miei compagni nella dura vigilia e restate, oggi, i tenaci e fedeli continuatori dell'opera mia, voi sapete quanto io abbia atteso quest'ora. La mia gioia trova altri motivi nella constatazione dello stato d'animo - forte - che regna fra i richiamati di una classe anziana come l' '84. [...] L'esercito italiano va verso la vittoria. Certa, fatale". Poi ammonisce gli amici di vigilare sui "sabotatori delle nostre energie, gli speculatori sul nostro sangue", per fermare i "mistificatori della buona fede delle masse operaie", i "sordidi e sornioni zelatori “C della Germania", le "vecchie cariatidi nel socialismo e fuori", la "repellente germinaia pluricolore". Lascia un motto: "Per non disarmare!". Il giornale scrive: "A Benito Mussolini, il direttore, l'amico e il compagno del nostro lavoro, aspro, di rinnovazione e di preparazione, giunga il saluto più vivo e più affettuoso di questo suo estremo manipolo che rimane. [...] Noi - intanto pochi ma risoluti, ci piantiamo qui, con tutta la nostra passione giovane, con tutta la nostra anima onesta e violenta, con tutta la nostra forza; oggi e domani, nella trista e lieta ventura, qui, ci ritroveranno i nostri nemici, e per passare dovranno passare su noi. Le vostre spalle, amici volontari, sono sicure. Non disarmeremo". Nelle prossime puntate del nostro speciale domenicale dedicato alla Grande Guerra seguiremo Benito Mussolini passo passo, grazie al Diario di Guerra che ci em ha lasciato. zo". Il 21 agosto 1915 il Comando della Fortezza Cadore.Maè rilascia il salvacondotto a Padre Minozzi per recarsi nei luoghi indicati, "per istituire Sale di lettura e scrittura per soldati". Girando per le zone di guerra il sacerdote si rende conto che la situazione non è affatto facile per i nostri soldati, rileva come, seppure in estate, già cominciassero i congelamenti agli arti, deplora la disattenzione dei governanti in merito, si ingegna per trovare indumenti e coperte di lana da portare ai soldati. E poi gli Ospedali e gli Ospedaletti: "Mancavano delle cose più indispensabili - dice Parevan il limbo della malinconia senza speranza, quasi l'anticamera del cimitero". Le visite negli Ospedali hanno un grande impatto sulle emozioni di Minozzi: "Li vedevo, li rivedevo di continuo, nella penata fantasia, ansiosi di un libriccino, d'una parola, d'un gesto, d'un sorriso consolatore. Come sovvenir loro, aiutarli in qualche maniera? Pensa e ripensa mi venne in mente di far arrivare a ogni Ospedaletto una cassettina almeno di volumi scelti con amorevole garbo per ristoro e svago degli spiriti stanchi e depressi non di rado e inviliti penosamente, nell'isolamento lungo, sino all'esasperazione. Balenata l'idea, volli tradurla in realtà viva subitamente". Molte saranno le opere che padre Giovanni Minozzi donerà ai soldati d'Italia. La cui narrazione ci accompagnerà lungo il nostro cammino nelle memorie di cento anni fa. Lo scenario del conflitto nel resto d’Europa n questi giorni di cento anni fa, il Re Vittorio Emanuele III incontra il comandante in capo dell'esercito francese Joseph Joffre. Con loro ci sono i generali Cadorna e Porro e il Duca d'Aosta. Joffe successivamente telegrafa a Cadorna: "L'esercito italiano marcerà con passo sicuro alla vittoria definitiva che le nazioni alleate sapranno riportare insieme con lo stesso slancio e con lo stesso cuore per la libertà e per la civiltà". È il 4 settembre 1915. Nello stesso periodi i nostri soldati continuano a combattere, i progressi sono minimi ma ci sono. In Russia lo Zar assume personalmente il comandi dell'esercito, capo di stato maggiore è il generale Alekseev. Altro episodio importante di questi giorni è la prima conferenza internazionale dei socialisti contro la guerra in Svizzera, che si tiene tra il 5 e l'11 settembre a Zimmerwald. Tra i delegati c'è anche Lenin. Il documento finale chiede la pace immediata e I la guerra tra le classi, in tutta Europa, per realizzare la rivoluzione. Nel frattempo nei cieli la guerra si fa più intensa: i tedeschi in un'incursione su Luneville uccidono 48 civili e fanno 50 feriti. Nella notte del 7 settembre uno Zeppelin provoca un incendio a Londra, nella City: le vittime sono sei uomini, sei donne e sei bambini. Trenta i feriti. La sera successiva ancora uno Zeppelin sgancia bombe su Holborn e Bloomsbury centrando due autobus: 22 morti. Il 6 settembre in Germania si sigla un accordo militare per l'entrata in guerra della Bulgaria, con i suoi 517mila uomini, al fianco degli Imperi Centrali: quattro divisioni saranno mandate contro la Serbia e una contro la Macedonia serba. Il corrispettivo è la Macedonia, un porto nell'Adriatico e un territorio turco. Il 9 settembre i tedeschi lanciano una pesante offensiva a est, mirando a Vilnius, capitale della Lituania. [email protected] 7 Domenica 6 settembre 2015 ECONOMIA SUICIDI: SCENARIECONOMICI.IT PUBBLICA LO STUDIO DEL PROFESSOR NICOLA FERRIGNI Italia, ecco la crisi che uccide I dati dipingono uno scenario da apocalisse: colpevole l’elevata pressione fiscale di Emma Moriconi dati che emergono dagli studi del professor Nicola Ferrigni relativi ai suicidi economici del 2015, riportati da scenarieconomici.it sono da brividi. Secondo quanto riferisce lo studioso, nei primi sei mesi di quest'anno ben 121 persone si sono tolte la vita per questioni economiche. L'anno scorso erano state 115, sempre tantissime, con un dato che cresceva rispetto al 2013, che registrò 149 nei dodici mesi, ma il dato è in ulteriore preoccupante crescita. Nel 2012, in dodici mesi, erano stati 89. L'intero 2014 aveva registrato addirittura 201 casi. Il sito fornisce le tabelle in cui detti casi sono suddivisi per anno (a sua volta diviso in due semestri) e per sesso. Emerge che si tratta quasi sempre di uomini: nel 2015 sono ben 111, dieci le donne. Un dato che corrisponde alla tendenza degli anni precedenti: anche nei precedenti periodi infatti la percentuale maschile è nettamente superiore a quella femminile. Le tabelle sono il risultato delle ricerche condotte dal Laboratorio di Ricerca Socio-Economica dell'Università degli Studi Link Campus University. Come correttamente rileva scenarieconomici, la preoccupazione maggiore è relativa alle previsioni: se infatti l'andamento sarà confermato ci si troverà di fronte, per questo 2015, all'anno I peggiore, cioè con il numero di suicidi legati alla crisi economica più alto fino ad oggi. Il dato previsionale si evince facilmente osservando i dati mese per mese: 23 a gennaio, contro i 12 del 2012, i 3 del 2013, i 15 del 2014. 21 a febbraio, contro i 2 del 2012, i 13 del 2013, i 20 del 2014. E così via. Altro dato che emerge è che il numero più alto di suicidi si è registrato nel mese di maggio: 27. In totale possiamo vedere che nei primi sei mesi del 2012 si hanno 64 casi, in quelli del 2013 se ne hanno 76, 115 tra gennaio e giugno 2014, 121 nel primo semestre del 2015. Ancora, a fare le spese della crisi sono soprattutto gli imprenditori: sono 53 - sempre nello stesso periodo - il numero dei titolari di azienda che si sono tolti la vita, contro i 46 dell'anno scorso. Scendono invece i suicidi di disoccupati. Secondo l'analisi di scenarieconomici, i dati esposti dallo studio dicono chiaramente che la situazione è gravissima, e che gli interventi legislativi in favore delle aziende non sono stati affatto utili a migliorare la situazione delle aziende italiane. Il problema più grave, oltre alla diffusa crisi, è la pressione fiscale, giudicata "elevata, inadeguata e controproducente per le imprese soprattutto in questo momento storico". Questo dato appare evidente anche da quanto dichiarato dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: l'ostacolo maggiore alla ripresa economica è il peso del fisco. Altro caso che il sito rileva è quello dei dipendenti: sono 19 i casi di suicidio in questo settore, più che triplicati rispetto al primo semestre dello scorso anno. Spesso ha il suo peso la paura di perdere il lavoro. Tre i pensionati che non hanno saputo fronteggiare la tragedia. Geograficamente parlando, la maggior parte delle vittime imprenditori Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio e titolari d'azienda appartiene al Nordest del Paese, segue il Nordovest, poi il Sud, infine il Centro e le Isole. Al Sud sono i disoccupati la categoria più colpita. Altro dato è l'età delle vittime, che sono sempre più giovani: la percentuale maggiore riguarda la fascia di età tra i 35 e i 44 anni, segue la fascia 45.54, infine 55-64. Grave anche il dato che riguarda la fascia di età che va dai 25 ai 34 anni: sono ben il 9,1%. E il 3,3%, addirittura, ha meno di 25 anni. E se prima i giovani potevano rivolgersi alle rispettive famiglie d'origine per un sostegno, oggi diventa sempre più difficile perché abbiamo visto che anche la fascia di età superiore ha le sue grosse difficoltà. Se andiamo a guardare il dato regione per regione, poi, il Veneto è in cima alla triste classifica, Aumento anche in Campania, Calabria, Lazio, Puglia e Piemonte. I picchi maggiori sono nelle province di Venezia, Padova e Napoli. In calo in Lombardia e Liguria. Quanto ai metodi, il maggiormente usato è l0impiccagione, che interessa il 42,7% dei casi. Seguono armi da fuoco e precipitazione. Poi la combustione, investimento ferroviario, intossicazione, annegamento, avvelenamento, accoltellamento, taglio delle vene, soffocamento. Una tragedia, insomma, che investe la Penisola, e che non accenna a migliorare, anzi, che precipita sempre più a fondo. 8 Domenica 6 settembre 2015 DA ROMA E DAL LAZIO SEMPRE PIÙ ALTA LA MOBILITAZIONE. IL 21 SETTEMBRE LA MANIFESTAZIONE UNITARIA La Regione fa infuriare tutti Il Comitato dei lavoratori Cup: “I risparmi di cui parlano si tradurranno in maggiori costi per inefficienza e disorganizzazione”. E i sindacati rilanciano: “Gravi le anomalie del bando, l’amministrazione lo ritiri” di Robert Vignola L’INIZIATIVA ropaganda regionale da un lato, realtà dei fatti dall’altro. È quanto denuncia il Comitato Lavoraori Cup Lazio, che sta ingaggiando con la Regione una battaglia sempre più serrata sul discusso bando già finito in odor di Mafia capitale. Il comitato parla di “evidente distorsione dei fatti” e spiega anche il perché. “Con un taglio di circa il 20% delle ore - salvo miracoli tipo moltiplicazione dei pani e dei pesci o nozze di Cana (forse si conta per questo sul Giubileo?) - non si capisce come si possa migliorare qualità e quantità dei servizi, come afferma invece la Regione nella sua nota, visto che già l’attuale organico è in sofferenza rispetto alle esigenze del servizio. L’ipotetico risparmio grazie all’altrettanto ipotetica “efficientizzazione” dei servizi cui si accenna nella nota della Regione rischia invece di essere un costo ulteriore in termini di inefficienza e disorganizzazione per l’inserimento di personale non qualificato di imprese improvvisate favorite dal bando nel subentrare alle attuali che offrono invece personale formato e con esperienza pluriennale: ammesso che questo sia legale, è difficile ritenerlo equo ed in linea con le regole della concorrenza”. D’altronde “le imprese che vincono non hanno vincoli nell’assumere i lavoratori” oggi impiegati e la stessa clausola di solidarietà, giurano dal Comitato, non esiste. Di qui le conclusioni: “Annunceremo presto nuove mobilitazioni, dopo la decisione di revocare lo sciopero dell’8 settembre per aderire allo sciopero generale unitario convocato per il 21 settembre dai sindacati. A Zingaretti e Cantone chiediamo: da che parte stanno e quali interessi tutelano? Chiediamo inoltre loro se non gli basta la degenerazione di mafia capitale che ha lambito tutti i livelli di tutte le Istituzioni locali e nazionali, il veder morire ogni giorno che passa la nostra economia, il degrado sociale, la disoccupazione dilagante, la decadenza dei servizi al cittadino cui assistiamo. La lotta è ap- Abbruzzese “chiama” Zingaretti: venga a riferire in Consiglio P resenterò presto un'interrogazione al presidente Zingaretti per chiedere dovuti chiarimenti sul Bando di Gara Cup Centralizza che secondo anche le maggiori sigle sindacali, prevede meno risorse stanziate per il servizio, il taglio di molte ore di lavoro, ma, soprattutto, non dà garanzie ne sul riassorbimento di tutti i lavori attualmente impiegati, ne sulle eventuali condizioni di tutela. Tagli che, oltretutto, genereranno, nella fase di riorganizzazione, una riduzione drastica dei servizi a danno di tutti i cittadini". Lo ha dichiarato in una nota Mario Abbruzzese, vice presidente della Commissione Sviluppo Economico, Lavoro e PMI a margine del caso scoppiato in questi giorni e che riguarda il servizio Cup della Regione Lazio. "Ci sono circa 400 i lavoratori che rischiano di perdere il posto. E questo, in relazione alle problematiche del mondo del lavoro riscontrare in questi mesi nella Regione Lazio, può rappre- “P pena iniziata e non ci fermeremo! A partire dal prossimo 21 settembre non faremo sconti a nessuno”. E proprio per quella data i confederali si preparano, convinti questa volta di dover duramente contestare l’operato dell’amministrazione regionale. Perché la reazione del comitato è la stessa di quella del segretario generale della Uil Fpl di Roma e Lazio Sandro Bernardini. “Rimaniamo stupiti del comunicato inviato dalla Regione Lazio che ha prodotto il risultato di far infuriare maggiormente tutti i lavoratori coinvolti nei Cup di Roma e Lazio”. Ma almeno, dice Bernardini, “finalmente questa Regione esce dal silenzio e certifica gli esuberi che noi stiamo denunciando sin dall’uscita del bando; a nostro avviso i numeri sono ben altri purtroppo e lo dimostreremo nel prossimo tavolo tecnico. Parlano di migliorie nel servizio ed un risparmio a seguito delle nuove tecnologie, che ad oggi non risultano esserci. A noi risulta solo l’ingresso delle Farmacie private nel sistema di prenotazione. Parlano di deroghe, dicendo cose non propriamente corrette visto che negli ultimi 3 anni sono state effettuate gare Cup nell’Asl Roma H, Asl Rieti, Ifo, Spallanzani, Asl Roma B, Asl Roma D, Asl Viterbo e Frosinone ed Ifo. Piuttosto – prosegue Bernardini - non hanno ancora risposto come mai sia stata aggiudicata da circa un mese la gara Cup nell’Asl Roma E, nonostante sia uscita quella centralizzata; 220 lavoratori saranno costretti, entro breve tempo, a passare con la nuova società aggiudicatrice con tutte le difficoltà legate ai nuovi contratti, orari, livelli e probabilmente sempre gli stessi lavoratori saranno costretti a ripassare ad una nuova società vincitrice del nuovo bando Cup Centralizzato, come se fossero degli oggetti da spostare a proprio piacimento”. “Inoltre se avverrà la fusione tra l’Asl Roma B e l’Asl Roma C, ci domandiamo come mai in questo bando sono state inserite in lotti differenti, col rischio di trovarsi lavoratori con contratti collettivi e aziende differenti. Queste sono solo alcune anomalie di questo Bando, ma nonostante ciò la Regione Lazio ha pensato di fare un comunicato stampa del genere. La Uil Fpl di Roma e Lazio – conclude Bernardini – chiede la modifica di questo bando prevedendo la salvaguardia di tutti i livelli occupazionali, con la stessa retribuzione, livelli e scatti, altrimenti continueremo con le azioni di protesta già annunciate insieme a Cgil e Cisl, a partire dallo sciopero del 21 settembre”. Mafia CUPitale uando dopo aver partorito in assoluta solitudine, abbandonata anche dalla mia famiglia, non lavoravo. Dopo aver scoperto la patologia di mia figlia ho dovuto prendere il coraggio a due mani e col sorriso di chi non ha problemi, sotto la pioggia, il sole, il freddo andavo a far controllare mia figlia in ospedale e di corsa a fare le pulizie per le case per poterle garantire il cibo e le medicine, guadagnando 20 euro al giorno quando riuscivo, fortunatamente vivo in un alloggio popolare e spesso non mangiavo io. Dopo sei mesi di questa Q sentare di certo un'ulteriore criticità per questo territorio, un lusso che non possiamo proprio permetterci. Inoltre, il parere diffuso, è che la stessa gara non contiene il costo del lavoro, tale da non consentire un’omogenea applicazione contrattuale su tutto il territorio del Lazio. Una situazione inammissibile che decreta ancora una volta il fallimento delle politiche messe in campo dalla maggioranza che governa. L'ennesima brutta figura per una Regione coinvolta nello scandalo di Mafia Capitale e che ancora oggi non riesce a garantire servizi sanitari adeguati, efficaci ma, soprattutto, efficienti a propri cittadini. Sulla vicenda Cup è opportuno che Zingaretti dia presto delle spiegazioni e risolvere nel più breve tempo possibile questa intrigata vicenda garantendo il livelli occupazionali in questione. Voglio, infine esprimere la mia solidarietà a tutti i lavoratori coinvolti che, di certo, non stanno vivendo momenti felici", ha R.V. concluso Abbruzzese. vita un giorno durante i soliti controlli in ospedale sono svenuta, per deperimento, prontamente soccorsa, mi sono sfogata con le impiegate dell'ospedale, che mi hanno spiegato di essere una categoria protetta e di aver diritto ad un posto di lavoro. Contenta di ciò ho spedito il curriculum a questa cooperativa dove anche loro lavorano oggi e sono stata assunta, dopo l’iter di selezione. Quel giorno mi sono sentita di nuovo una persona con il diritto di vivere la mia vita, per me e per mia figlia. Mi chiamo Roberta, 36 anni, sono una ragazza madre, con una figlia affetta da Fibrosi Cistica e sono una lavoratrice del Cup. ESPOSTO DEL SINDACATO FIALS Asl Frosinone: siamo su “Scherzi a parte”? Sette mesi dopo l’interrogazione di Storace e le promesse della Giunta, ancora nulla è stato fatto per la Trasparenza dell’Azienda ciociara n consigliere regionale del Lazio presenta un’interrogazione per chiedere chiarezza sugli atti deliberati da una Asl ed il responsabile della Trasparenza della stessa Azienda lo “minaccia”; una settimana dopo l’atto ispettivo viene portato in Aula alla Pisana e discusso nella question-time con un rappresentante della Giunta che, scusandosi con il sottoscrittore dell’interrogazione per le minacce ricevute, dichiara che entro pochi giorni tutti gli atti della Asl sarebbero stati pubblicati online sul sito della Azienda. Sono passati sette mesi e tutto è rimasto come prima: della trasparenza nes- U suna traccia e il “minaccioso” responsabile dell’ufficio è al suo posto come se nulla fosse successo. Non è uno sketch della trasmissione “Scherzi a parte”, ma la triste realtà andata in scena sull’asse Asl di Frosinone – Giunta regionale del Lazio. E gli attori protagonisti (in negativo) sono: Nicola Zingaretti, Concettina Ciminiello, Isabella Mastrobuono e Francesco Giorgi. Nei primi giorni del mese di marzo il capogruppo de La Destra, Francesco Storace, ha presentato una interrogazione per chiedere “per quale motivo sul sito della Azienda Sanitaria di Frosinone sia impos- sibile consultare documenti di primaria importanza come delibere e determine dirigenziali”. Nello stesso giorno non si è fatta attendere la risposta del Responsabile alla Trasparenza della Asl ciociara che ha “minacciato” Storace: “Facemmo a pugni nel 1978…. E se dovessi rispondergli, l’istinto sarebbe quello di mettermi in macchina ed affrontare la questione faccia a faccia, come si faceva in quegli anni”. Il 4 marzo la questione è stata discussa nell’Aula della Pisana e non si sono fatti attendere gli attestati di solidarietà nei confronti del Capogruppo de La Destra. Su tutti il Presidente del Consiglio regionale, Daniele Leodori, che a fine dibattito ha annunciato: “Credo che tutto il Consiglio auspichi che la Mastrobuono questa volta intervenga per censurare un comportamento di questo genere e per prendere provvedimenti che tutto il Consiglio credo richieda”. Nella question-time del 4 marzo, però, la Giunta regionale aveva preso anche un altro impegno. L’assessore Ciminiello, che rappresentava il Presidente Zingaretti in quella occasione, ha dichiarato che “la Direzione regionale del servizio sanitario ha invitato il Direttore generale ad accelerare la procedura di trasparenza sul sito della Asl entro pochi giorni”. Quindi, il 4 marzo 2015, la Giunta regionale si era impegnata a far sì che in pochi giorni la Asl di Frosinone avrebbe finalmente reso accessibili tutti gli atti prodotti. Dopo sette mesi nulla è avvenuto, nonostante l'obbligo di legge che imponeva già dal 1 febbraio 2011 la pubblicazione degli atti (delibere e determine) e relativa accessibilità e nonostante le promesse fatte nella discussione alla Pisana sollecitata dall’interrogazione presentata da Storace. Ma si annunciano tempi duri per la coppia Zingaretti-Mastrobuono. In una nota il sindacato Fials fa sapere di aver formulato, in questi giorni, un esposto all'Autorità anticorruzione nazionale (Anac): “E' palese ed indiscutibile l'omissione aziendale e non si comprende per quale ragione la Regione Lazio non sia inter venuta al riguardo, come inizialmente preannunciato. Si accerti il rispetto degli obblighi di trasparenza e l’eventuale sussistenza di dirette e personali responsabilità, avviando, se del caso, il procedimento sanzionatorio per le violazioni provvedendo all'accertamento, alle contestazioni e alle relative sanzioni”. Ormai i silenzi di Zingaretti e della sua maggioranza sulle criticità in materia di sanità sono all’ordine del giorno. Ne sanno qualcosa i circa 2000 operatori CUP che in questi giorni stanno lottando per la conservazione del posto di lavoro e che venerdì 4 settembre sono scesi in piazza per protestare contro il bando di gara per l’acquisizione del servizio CUP presso 17 Asl della regione. Lavoratori che hanno portato in piazza lo slogan “il Bando ci manda allo Sbando”. Anche di fronte al pericolo della perdita di centinaia di posti di lavoro la maggioranza di centrosinistra in regione resta Daniele Belli immobile. 9 Domenica 6 settembre 2015 DALL’ITALIA IL PROCURATORE DI RIMINI VUOLE PORRE FINE ALLE NUOVE INDAGINI, APERTE LO SCORSO ANNO Caso Pantani, il pm chiede l’archiviazione Per Paolo Giovagnoli “non ci sono indizi che fanno pensare a un omicidio”. Il Pirata è morto per un mix di farmaci e cocaina senza coinvolgimento di terzi. Dura la reazione della famiglia: “Inizia la guerra” di Barbara Fruch l Pirata non fu ucciso. Ne è convinto il procuratore capo di Rimini, Paolo Giovagnoli, che venerdì ha chiesto al gip competente di archiviare l’inchiesta aperta un anno fa, per omicidio volontario, sulla morte di Marco Pantani, avvenuta il 14 febbraio 2004. Secondo la Procura, come già anticipato nei mesi scorsi, non ci sono infatti ombre sul decesso del campione di ciclismo, vittima di un mix di farmaci e cocaina senza coinvolgimento di terzi. Era stata la famiglia, con un esposto, a far riaprire le indagini. Nelle conclusioni (20 pagine) della nuova inchiesta che hanno portato Giovagnoli a chiedere di porre fine alle indagini si legge che “non sono emersi elementi a sostegno dell’omicidio” e l’esposto presentato dalla famiglia è “privo di un possibile sospetto o un plausibile movente”. Questioni sollevate quindi per “accreditare l’immagine di una persona vittima incolpevole di violenze e complotti”; “tantomeno emergono elementi che facciano ipotizzare condotte dolose della polizia giudiziaria per alterare i risultati delle indagini”. Pantani morì in una stanza del residence riminese ‘Le Rose’, chiusa dall’interno, per l’azione prevalente di psicofarmaci, soprattutto trimipramina, rispetto alla cocaina, così da far pensare più al suicidio che all’overdose, cioè al sovradosaggio accidentale. Comunque “viene esclusa l’ipotesi di un’assunzione sotto costrizione”. “Né la notizia di reato né gli esiti delle indagini - I scrive Giovagnoli - hanno fatto emergere neppure il nome di un possibile sospettato, diverso dalle persone già processate, o di un ipotetico movente. Nessun elemento concreto è emerso neppure a carico delle persone già processate”. Una decisione, quella di chiedere l’archiviazione, maturata dopo l’ulteriore approfondimento dell’inchiesta e dopo la relazione del professor Franco Tagliaro, come consulente della Procura riminese, secondo il quale il decesso non sarebbe stato causato dalla droga, ma da una dose eccessiva di anti- depressivi ingeriti dal Pirata con intenzione (nel qual caso vi sarebbe stato un suicidio) o per errore. “La morte sarebbe avvenuta anche in assenza di cocaina, questa però ha avuto un ruolo devastante nel manifestarsi e svilupparsi della sindrome depressiva che ha portato all’assunzione del farmaco” spiega l’esperto sottolineando inoltre come “le lesioni sono compatibili con quelle riscontrate in casi di crisi convulsive, mentre si può escludere la possibilità che siano state inflitte da terzi”. Ed ancora, la porta della stanza del residence fu forzata perché ostruita dall’interno con mobili: nessuno poteva collocare degli ostacoli e poi uscire, quindi il Pirata era solo al momento della morte. Secondo Giovagnoli, le questioni sollevate con l'esposto presentato lo scorso anno dal legale della famiglia Pantani, Antonio De Rensis, “più che a indicare indagini suppletive utili a scoprire elementi di un delitto non indagato, tendevano essenzialmente a far dubitare della correttezza e adeguatezza delle indagini del 2004 e a far ritenere falsi i suoi risultati, verosimilmente MALTEMPO IN ITALIA PARMA Ecco Poppea: piogge, vento e grandine al Centro-Nord rriva Poppea: forti piogge, vento e grandine. Nonostante il permanere in molte regioni di afa e temperature alte, l’estate ha subito ieri una brusca interruzione, con una forte ondata di maltempo, che ha interessato varie regioni, in prevalenza del Centro-Nord. Nubifragi a Milano - Dalle 5 di ieri mattina il capoluogo lombardo è stato colpito da una pioggia fortissima, dove sono stati necessari numerosi interventi dei vigili del fuoco, soprattutto per gli allagamenti. Pozze d’acqua si sono formate anche in alcune strade. Maltempo anche a Roma - Pioggia anche nella capitale, già colpita venerdì da un violento nubifragio. Un centinaio gli intervento dei vigili del fuoco in diversi quartieri della città, a causa di strade e scantinati allagati, alberi e rami caduti. I disagi hanno coinvolto anche i trasporti: per tre ore, dalle 7 alle 10, il tratto della metro C tra Torre Gaia ed Alessandrino è stato interrotto. Grandine a Napoli - Ieri mattina una maxi grandinata ha colpito Napoli e in provincia, provocando notevoli danni agli automobilisti. Un ragazzo che viaggiava A in auto con i propri genitori tra Pozzuoli e Quarto è rimasto ferito al volto da una palla di ghiaccio che ha sfondato il parabrezza della vettura. È stato necessario ricorrere alle cure dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale civile di Pozzuoli. Divieto di balneazione ad Ancona Dopo il violento nubifragio di venerdì pomeriggio ad Ancona il sindaco ha emesso un’ordinanza che vieta la balneazione in una dozzina di tratti del litorale nord: dal confine con Falconara marittima alla spiaggia del Passetto. La pioggia ha provocato alcuni sversamenti in mare e le analisi dell’Arpam hanno consigliato di sospendere temporaneamente la possibilità di per cercare di cancellare l’immagine del campione depresso vittima della tossicodipendenza e dell'utilizzo di psicofarmaci”. Immediata la reazione della madre di Pantani, Tonina:“Aspettavo questo dopo aver visto l’indifferenza del Procuratore. Sentenza dura, ora inizia la guerra”, ha commentato su Facebook. Intanto il legale della famiglia, Antonio De Rensis, ha annunciato una “durissima opposizione” davanti al gip e un’istanza di avocazione alla Procura generale di Bologna.“Questa richiesta non ci coglie di sorpresa né tantomeno impreparati commenta il legale a ‘Il Resto del Carlino’ - riteniamo che vi siamo degli elementi che possano in modo chiaro fondare sia l’opposizione che l’istanza di avocazione, che siamo determinati a presentare soprattutto dopo aver letto la richiesta di archiviazione e gli atti di indagini a essa collegati. Ho letto da qualche parte che noi avremmo fatto allusioni - spiega l’avvocato - noi non abbiamo fatto alcuna allusione al lavoro di alcuno, quello che noi abbiamo scritto lo hanno detto altre persone, noi cosa dovevamo fare, non dirlo al pubblico ministero? Se per qualcuno queste sono illazioni, per me queste sono delle testimonianze, che è una cosa diversa. Vedremo come altri appartenenti alla magistratura interpreteranno, se diranno che gli infermieri si sbagliano, ricordano male, che l’albergatore si ricorda male, vedremo. Sono testimonianze raccolte con indagini difensive blindate, fonoregistrate in presenza di un sacco di avvocati, tra cui quelli dei testimoni”. fare bagni. Il nubifragio ha provocato diversi danni. Tromba d’aria in Sardegna - Disagi in Sardegna a causa di una tromba d’aria che ha scoperchiato fienili e stalle, distrutto mangimi e scorte aziendali, divelto piante e danneggiato le coltivazioni di ortaggi e mais. Molti gli animali dispersi. Un black out elettrico ha inoltre lasciato senza corrente un centinaio di aziende agricole con difficoltà anche per la mungitura. Il primo monitoraggio sugli effetti del maltempo, fra l’Oristanese, il Medio Campidano e il Cagliaritano è stato effettuato dalla Coldiretti. In Altro Adige la neve - Arriva la prima nevicata della stagione sulle montagne dell'Alto Adige. L’altra notte, sulle vette della cresta di confine con l'Austria, sono caduti diversi centimetri di neve fresca. Primi fiocchi bianchi anche ai 2.700 metri del passo dello Stelvio. A fondovalle precipitazioni piovose sparse e temperature che non superano i 16 gradi. Le previsioni - Da oggi il ciclone Poppea si allontanerà verso i Balcani riportando il sole, ma un clima decisamente fresco e B.F. piacevole, su tutta Italia. Gli 11 anni di Tommy, un ricordo “infangato” roprio oggi avrebbe compiuto 11 anni il piccolo Tommy. Non potrà spegnere le candeline perché la sua vita è stata spezzata troppo presto. Ad appena 18 mesi, nel 2006, era stato rapito dalla sua abitazione a Casalbaroncolo, alle porte di Parma, e ucciso. E proprio in occasione della sua festa arriva l’ennesima denuncia della mamma, che su facebook segnala apertamente la situazione di degrado in cui si trova il luogo dell’infanticidio di suo figlio, Tommaso Onofri, al Traglione, Parma. Sacchi di spazzatura, bottiglie vuote, una sedia rotta, intorno a quel cippo che ricorda dove fu sotterrato il bimbo preso. Più volte la donna ha denunciato la situazione, più volte ha pulito quel fazzoletto di terra e ora torna a chiedersi se “gli incivili si comportano allo stesso modo anche P a casa loro”. Intanto, quel cestino a pochi passi da quella pietra resta vuoto. Dopo la foto di denuncia del degrado, la mamma, Paola Pellinghelli, con l’aiuto di alcuni familiari, annuncia di aver ripulito il luogo della memoria per ricordare il figlio, oggi. “Se c'è il sole - scrive su Facebook – ci troviamo tutti al Traglione alle 16.30 per una messa in tuo ricordo, amore B.F. grande”. 10 8 Domenica 6 settembre 2015 DALL’ITALIA CASTELLO DI CISTERNA - A UNA SETTIMANA DALLA TRAGEDIA, LA SVOLTA Omicidio Korol, i killer confessano I due volevano rapinare un supermercato ma sono stati fermati dall’ucraino rimasto ucciso da colpi di arma da fuoco di Barbara Fruch una settimana dalla morte di Anatolij Korol, il muratore ucraino di 38 anni ucciso mentre cercava di sventare una rapina in un supermercato di Castello di Cisterna (Napoli), sono stati fermati i due malviventi che hanno agito. Si tratta di Marco Di Lorenzo, 32 anni, e Gianluca Ianuale, 20enne, fratellastri, figli di un capoclan appartenente alla famiglia Ianuale (egemone per anni nella zona Vesuviana), che sono stati condotti nella caserma dei carabinieri di Castello di Cisterna e hanno confessato. Secondo quanto riporta il sito ‘Il Mattino’ a uccidere sarebbe stato Gianluca. I due fratelli si dicono “amareggiati” e spiegano agli inquirenti di essersi resi conto solo dopo di quanto era accaduto. Infine avrebbero detto agli inquirenti di non trovarsi in buone condizioni economiche: “Siamo poveri, venite a casa nostra, i nostri mobili sono vuoti”. I due formalmente indagati per concorso in rapina aggravata e omicidio volontario, erano stati rintracciati l‘altra notte dai militari, diretti dal maggiore Michele D'Agosto, a A Cosenza, dove si erano trasferiti da alcuni giorni. La notte del delitto non sono rientrati a casa ma hanno dormito in un residence nel Napoletano.“I due fratellastri - ha spiegato in conferenza stampa il procuratore di Nola, Paolo Mancuso - sono stati individuati a Scalea mentre persone a loro vicine li aiutavano con vestiario e denaro e la confessione è stata resa da entrambi i fratelli in maniera spontanea, dettagliata e coerente con gli avvenimenti”. La voce del fermo si è sparsa velo- cemente e al momento del passaggio dei carabinieri con i due giovani sospetti sono scattati gli applausi all’indirizzo dei militari. Nadiya Korol, la moglie della vittima, ha pianto e ha espresso parole di gratitudine nei confronti delle forze dell’ordine. L’avvocato della donna ha sottolineato che Nadiya “non ha mai avuto una parola di risentimento e rancore nei confronti degli assassini del marito”.“Questo - ha concluso - a sottolineare la bontà d’animo di Nadiya così come di tutta la famiglia Korol”. Oggi, intanto, si svolgeranno in Ucraina i funerali di Anatoliy e, in concomitanza, a Castello di Cisterna, ci sarà il lutto cittadino per l’uomo che viene ricordato come un eroe. Sabato 29 agosto, Korol, che era nell’attività commerciale insieme alla figlioletta, si era avventato contro un rapinatore che stava minacciando la cassiera con la pistola: da lì ne nacque una colluttazione terminata con l’esplosione di colpi d’arma che raggiunsero il 38enne al petto e ad una gamba. Inutili furono i tentativi di aiutare l’uomo da parte del personale del market e di alcuni clienti presenti, per l’ucraino non ci fu nulla da fare. I banditi erano poi riusciti a scappare. Una fuga che è durata quasi una settimana. Serrate e minuziose le indagini che sono partite dalle registrazioni della telecamera di sorveglianza all’interno del supermercato per poi analizzare tabulati telefonici fino a studiare nei dettagli il motorino ritrovato bruciato e abbandonato dai rapitori assassini. E i due alla fine sono stati traditi da telefonate e falsi movimenti. “Anatolji (residente in Italia con un regolare permesso di soggiorno che era padre di tre bambini, ndr) ha dimostrato un gesto di cittadinanza eccezionale ed è giusto ricordare lui e la famiglia per il senso di cittadinanza e per la dignità – ha detto il comandante provinciale dei carabinieri Antonio De Vita – Avevamo il dovere dare una risposta a questa famiglia proprio con la cattura dei responsabili di questo delitto”. LE INDAGINI Caccia ai complici dell’ivoriano Kamara on ha agito da solo e i suoi complici sarebbero italiani. Continuano le indagini dopo l’arresto del 18enne ivoriano Mamadou Kamara, accusato dell’omicidio dei coniugi Solano a Palagonia e dello stupro della moglie di Vincenzo Solano, Mercedes Ibanez. Potrebbero essere proprio degli italiani ad aver indicato all’immigrato che era sopite del cara di Mineo, le vittime. “L’assassino può avere avuto contatti con persone di nazionalità italiana – ha spiegato il Procuratore Giuseppe Verzera – dai quali può aver ricevuto informazioni su un eventuale tesoretto posseduto dalle due vittime”. Nonostante lo straniero si sia sempre dichiarato innocente, il gip Maria Ivana Cardillo, che ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare, ritiene che le prove raccolte dalla polizia “rendono pressoché certa la collocazione dell'indagato nella scena del crimine”. A provarlo sono i filmati visionati dalla squadra mobile della Questura di Catania che lo riprendono mentre esce dal Cara e mentre si avvicina alla villa dei Solano. Ma soprattutto una sua polo blu sporca di sangue trovata nell'abitazione, dove sono stati scoperti parte di un braccialetto dell'ivoriano che aveva nello zainetto assieme alla refurtiva e ai suoi pantaloni sporchi di sangue. Altro indizio i vestiti indossati dallo straniero quando è stato fermato che appartenevano a Vincenzo Solano, taglia 56, enormi per lui. N Inizialmente sospettato ‘solo’ del duplice omicidio in seguito all’autopsia su Mercedes Ibanez era emerso un altro particolare agghiacciante: la donna sarebbe stata violentato oltre che picchiata e gettata dal balcone forse quando era già morta, o in fin di vita. Mamadou Kamara, scrive il Gip, ha tenuto una “condotta violenta, connotata da una disumana crudeltà” avendo “infierito contro vittime in età avanzata, e quindi più indifese”. Il giudice parla di “personalità dell’indagato tendente a efferati crimini” come emerge dalla “grande freddezza” dopo l'omicidio e dal “distacco dai fatti” e “dall'atteggiamento primordiale di avere indossato i vestiti e le scarpe di un uomo appena ucciso”. Ma l’immigrato non sarebbe stato da solo. Secondo il Gip (e lo stesso procuratore) Kamara avrebbe avuto dei complici perché, scrive, è “impossibile per un unico giovane di corporatura media di ‘gestire’ contemporaneamente le diverse azioni criminose compiute con una barbarie inaudita nei confronti” dei coniugi di B.F. Palagonia. 11 Domenica 6 settembre 2015 CULTURA L’ULTIMO VOLUME DEL GIORNALISTA-SCRITTORE, PER LE EDIZIONI ECLETTICA Marco Petrelli e il “Rock Around the Block” Un diario che raccoglie impressioni, interviste, atmosfere del Summer Jamboree di Senigallia di Emma Moriconi n "diario" per raccontare il rock. È quello che fa Marco Petrelli nella sua ultima pubblicazione dal titolo Rock Around the Block - Diario fra le stelle del Rock al Summer Jamboree di Senigallia. Abbiamo già conosciuto Marco Petrelli raccontando il suo volume dedicato ai piloti della Repubblica Sociale Italiana, e spesso è ospite del nostro quotidiano, un personaggio dunque di cui il lettore già conosce lo stile accattivante ed appassionato che ne caratterizza la penna. Questo libro nasce da un'esperienza vissuta, al termine del Summer Jamboree 2014: aveva raccolto impressioni, appunti, notizie, informazioni. E cosa c'è di più bello ed appassionante, per uno scrittore, che raccogliere il proprio materiale e farne un volume? Ecco, così nasce quest'opera, dedicata alla storia del rock e alle atmosfere vintage di un evento importante. Un'opera che l'autore definisce "un piccolo tesoro di carta e inchiostro che custodisce le impressioni di un eterno viaggiatore, insieme ad un piccolo repertorio fotografico e sonoro". Chi conosce Marco Petrelli non ha difficoltà ad immaginarlo al lavoro: camicia, macchina fotografica, blocco per appunti, penna, cellulare e registratore. Per fissare tutto, impressioni, suoni, profumi, dettagli, U piccole e grandi cose da trasmettere a chi leggerà. Un lavoro, quello di Petrelli, in cui non bastano le parole, servono le immagini, i suoni, tutto. "Ho cominciato l'avventura - scrive nella prefazione - con un cellulare da 3 megapixel; adesso, mentre scrivo, tengo accanto a me una più 'dignitosa' reflex". Sì, Petrelli è così: prima di farti entrare nel vivo dell'argomento deve accompagnarti per mano nel suo mondo, quello dello scrittore, dell'esaminatore, del giornalista. E poi ci racconta tre edizioni del Summer Jamboree, gli incontri, le interviste, ma anche ciò che ha ascoltato dietro le quinte, per caso, impressioni, sensazioni. E comincia con il taccuino 2012: Alan Stivell, Foggy Dew, "eseguita tra le rovine d'età imperiale - racconta - del parco archeologico di Carsulae. Foggy Dew... a chi di noi non fa tornare in mente qualcosa? La mente va a Nanni De Angelis, a Piccolo Attila, e le note si fondono con le parole che Gabriele Marconi volle dedicare all'amico scomparso: "Come un'aquila ora vola lui...". Stivell è un mito di per sé, ma Foggy Dew possiede qualcosa in più, che va oltre persino. Almeno per molti di noi. "Adesso che ho gli appunti di fronte a me, li riapro: ogni pagina è un tuffo nel passato e una testimonianza del mio cammino", scrive ancora Petrelli. Rock Around the Block, sì proprio "Block", blocco, "come quelli di cemento che tengono bel saldi i cavi del palco del Foro Annonario spiega - main stage del Summer e attorno ai quali si è svolta buona parte della mia attività di reporter: mi ci appoggiavo per cambiare la batteria della macchinetta, per pulire l'obiettivo, per spulciare sullo smartphone ulteriori informazioni sulla band che avrei dovuto incontrare per un servizio". Così eccoci lanciati nel viaggio: l'autore racconta i particolari, riporta le interviste, percorre quelle giornate, ne definisce il clima, l'atmosfera. Anche lo stile grafico del volume sa di vintage, i caratteri, le foto in bianco e nero, l'impostazione grafica generale è in perfetta armonia con l'argomento. La prefazione è di Claudio Brigliadori, la casa editrice Eclettica. "Le mie avventure tra boogie woogie e brillantina scrive ancora Petrelli per salutare i suoi lettori - non si fermano, però all'estate: le amicizie nate nelle set- timane del SJ continuo a coltivarle anche durante l'inverno, dentro e fuori gli Anni '50. Altra dimostrazione di come le tre edizioni siano state 'professione' e, prima ancora occasione per tessere rapporti umani". E questo è il messaggio più bello che un giornalista-scrittore possa lasciare ai suoi lettori. Ed è anche il più vero. Perché questa professione è proprio così: non è mai solo "lavoro", è sempre, prima di tutto, "vita". SCARPERIA (FIRENZE): LA STORIA DELLE SPADE GIAPPONESI VERONA: MOSTRA MONOGRAFICA DELLA PITTRICE POLACCA Le lame dei Samurai, tra arte e tecnica Tamara De Lempicka e la sua Art Déco antica arte giapponese della forgiatura delle lame è il cuore della mostra “Token - Le Lame dei Samurai”, attualmente in corso a Scarperia (Firenze). Inaugurata il 1 agosto all’interno della manifestazione “XLII Mostra dei Ferri taglienti” e aperta fino al prossimo 27 settembre, l’esposizione è stata realizzata in collaborazione con l’Associazione italiana per la Spada giapponese (INKT), che ha il compito di “diffondere lo studio della Token e salvaguardarne il millenario patrimonio artisticoculturale”. Le sale nobili del Palazzo dei Vicari di Scarperia dunque, ospitano un nucleo di preziosissime lame di varie lunghezze: dai corti pugnali (tantō), wakizashi (spade tra i 30 e i 60 cm), tachi e katana (superiori ai 60 cm). Tra le lame esposte vi sono un umabari appartenuto ad Ōishi Yoshio, capo dei 47 Ronin e una Tachi Bizen Osafune attribuita a Nagamitsu del periodo Kamakura, con ancora ben evidenti dei kirikomi “tacche da battaglia” a testimoniare che è stata impiegata in diversi scontri. Quanto all’arco temporale rappresentato, si va dai pezzi più antichi, che sono del XIII e XIV secolo, a spade contemporanee, passando per esemplari del XVI L’esposizione sarà inaugurata il 25 settembre e rimarrà aperta fino al prossimo 31 gennaio L’ n’importante mostra monografica dedicata alla pittrice polacca Tamara De Lempicka aprirà le porte il prossimo 25 settembre a Verona, nelle sale del Piano Nobile di Palazzo Forti (via Massalongo). E proporrà a visitatori e appassionati duecento opere di una delle maggiori esponenti dell’Art déco esposte in una sucessione cronologica che va dagli anni Venti agli anni Cinquanta del Novecento. Nel percorso della mostra, come è spiegato nel sito internet dedicato all’evento, “sono analizzati i rapporti tra la sua arte e i linguaggi della fotografia e della moda (a cui è dedicata un’intera sezione) ed è raccontata la sua capacità di rappresentare la vita moderna attraverso dipinti che sono diventati icone”. Ed è inoltre “evidenziato l’aspetto di una donna – artista che impone una figura femminile nuova, emancipata, disinibita e libera, del tutto rivoluzionaria per il suo tempo”. Quadri, fotografie, abiti, video e acquerelli, che tratteggiano l’idea portate dell’arte promossa dalla celebre pittrice in tutta la sua carriera: la modernità e l’auto- U e del XVII secolo. L’allestimento delle opere in alcuni casi prevede che le lame siano esposte senza la loro montatura, in modo da rendere visibile anche la firma apposta sulla parte grezza, che di solito viene poi coperta dall’impugnatura. Le altre incisioni visibili sulle lame, sono invece i ricchi “horimono”, disegni realizzati a bulino ai lati delle lame, raffiguranti draghi o divinità shinto. Non mancano in mostra anche i foderi, in legno laccato con applicazioni in metallo, le impugnature in pelle di razza ricoperte da fasce di seta, cotone o pelle e le guardie, la parte più decorata delle spade, dove la maestria dei decoratori poteva sfogarsi per raffigurare paesaggi marini, fluviali o raffinati intrecci di fiori. A completare questo affascinate percorso, sarà poi possibile assistere ad esibizioni che illustrano le fasi del processo di fusione dell’acciaio, ottenuto da speciali sabbie ferrose fuse nella fornace detta “tatara” e mostrano anche una porzione del cosiddetto “acciaio gioiello”, nucleo di partenza per la forgiatura delle lame. CdG nomia della donna. Elementi questi trasposti su tela e completati con le testimonianze della passione di Tamara per moda, viaggi e fotografia. Tra le opere in mostra c’è anche il notissimo “La ragazza in verde” (il dipinto che consacrò l’autrice e la rese celebre), acquistato dallo Stato francese nel 1932 e oggi concesso in prestito dal Pompidou di Parigi. Infine, in anteprima mondiale, l’opera della De Lempicka sarà sottolineata da un accompagna- mento musicale legato ai suoi tempi: è il progetto “Seduzione in musica”, un fil rouge che unisce le note che riecheggeranno in tutte le sale della mostra. La mostra, curata da Gioia Mori e promossa dalla Fondazione Area di Verona, ha il sostegno della Soprintendenza belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza e il patrocinio del Comune di Verona e sarà visitabile fino al prossimo 31 gennaio (tutte le informazioni sul sito St.Sp. www.mostratamara.it). 12 Domenica 6 settembre 2015 SOCIETA’ IL 19 E 20 SETTEMBRE SBARCA LA GRANDE ARTE CULINARIA NAZIONALE Dolcezze delle regioni, vetrina d’Italia Con “Sweety of Milano” a Palazzo delle Stelline la pasticceria d’autore alla conquista del pubblico talian Gourmet, con la sua rivista “Il Pasticcere” e il patrocinio di Accademia Maestri Pasticceri Italiani, Conpait, Apci e Viaggiatore Gourmet organizza Sweety of Milano, la kermesse dedicata all’eccellenza della pasticceria artigianale italiana, aperta, per la prima volta, al pubblico consumer Sweety of Milano vedrà protagonisti alcuni tra i più noti chef della Pasticceria Italiana che, in due giorni a settembre, in concomitanza con Expo, potranno esporre i loro capolavori dolciari in una location storica nel cuore di Milano, il Palazzo delle Stelline, in corso Magenta 61. Si tratta del primo evento gourmet che si connota per l’assoluta qualità degli ingredienti, la genuinità, la capacità tecnica realizzativa e la correttezza nutrizionale dei prodotti offerti, a perto non solo a sponsor e aziende del settore, ma anche a famiglie, bambini, golosi e curiosi. Da nord a sud, oltre venti tra i più autorevoli maestri pasticceri del Bel Paese metteranno a disposizione I dei visitatori le loro creazioni e daranno vita a masterclass plenarie. Fra gli artisti protagonisti, Luigi Biasetto dell'omonima pasticceri padovana e, sempre dal Veneto, saranno presenti Lucca Cantarin, Denis Dianin e Giancarlo Perbellini. Dalla Lombardia, Denis Buosi, Davide Comaschi e Alessandro Servida. Non mancherà il celebre pastry star piemontese Luca Montersino, e Fabrizio Galla arriverà dal capoluogo della regione. Da Aosta, Mauro Morandin. Claudio Gatti giungerà dall'Emilia Romagna, dalla Toscana Paolo Sacchetti. I pasticceri campani saranno Salvatore De Riso, Pasquale Marigliano, Alfonso Pepe, Carmen Vec chione e Stella Ricci. Attilio Servi rappresenterà la Capitale, mentre Santi Palazzolo ci parlerà della Sicilia. Palazzo delle Stelline aprirà i battenti il 19 settembre dalle 10 alle 18 e il 20 settembre dalle 10 alle 17. Grazie alla radio ufficiale RTL 102,5 Sweety of Milano sarà anche on air. IL PADIGLIONE CONQUISTA PIÙ DELLE STESSE PRINCIPALI ATTRAZIONI TURISTICHE DEL PAESE Breathe meglio di Vienna: sorpresa all’Expo n milione di visitatori e buoni propositi da trasformare in offerta turistica di qualità. Aver tagliato il traguardo tondo all’Expo, raggiunto in settimana, porta con sé per il Padiglione Austria il significato di dover pensare ai primi bilanci della spedizione milanese. Dove Breathe, il Padiglione che riproduce fedelmente un tipico bosco austriaco, si può definire un successo di pubblico, capace di attirare tanta gente grazie all’esperienza sensoriale di respirare l’aria pura di montagna e i profumi tipici della foresta. L’affluenza al Padiglione in questi primi quattro mesi ha infatti superato quella delle attrazioni turistiche austriache al top come il Palazzo di Schönbrunn, la Fortezza di U Salisburgo o il Schlossberg a Graz. Meglio quell’angolo d’Austria ricostruito a Rho che le grandi attrazioni “dal vero”? Obiettivo, per quanto singolare, centrato. Le statistiche ad oggi dicono che un visitatore su dieci ha goduto dell’aria fresca e non climatizzata artificialmente del Padiglione e numerosi sono stati anche coloro che si sono concessi una pausa rifocillante al “Luftbar”, apprezzando in particolar modo il “gelato del bosco”, andato esaurito durante il caldo estivo milanese. Ma il regalo più bello l’ha ricevuto una famiglia di Roma, che come milionesimo visitatore ha vinto una vacanza a Seefeld in Tirolo. Anche l’area eventi posizionata al primo pianto del Padiglione ha riscosso un notevole successo: l’ospitalità austriaca ha infatti favorito la rete di contatti commerciali e incontri di business nazionali e internazionali. Sono oltre ottanta le aziende austriache che si sono presentate all’interno dell’area Vip ad una platea internazionale e cinquecento sono state le delegazioni austriache e non, che hanno visitato il Padiglione fino ad ora. Parallelamente, la Camera dell’Economia ha organizzato eventi ed incontri in tutto il Nord Italia, dove i settori dell’alimentare e delle tecnologie ambientali risultano essere leader. La partecipazione austriaca da Expo si è rivelata infatti un’importante vetrina commerciale verso questi settori: l’85% dell’Export Austriaco avviene verso l’Italia settentrionale. Anche l’industria del turismo austriaco prevede effetti molto positivi per il proprio comparto: l’Austria si presenta ad Expo come meta turistica di R.V. alta qualità. FAME NEL MONDO ALLO SPAZIO IRLANDESE Oggi la passerella con Bono e Renzi n evento che passerà alla storia quello che si terrà ad Expo Milano 2015 oggi, domenica 6 settembre, dal titolo “It begins with me. How the world can end hunger in our lifetime”. L’incontro, voluto e organizzato dai ministeri dell’Agricoltura in Italia e Irlanda a sostegno del World Food Programme, vedrà la partecipazione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, dei ministri dell’Agricoltura di Italia e Irlanda, Maurizio Martina U e Simon Coveney, e della direttrice del World Food Programme, Ertharin Cousin. Bono, cantante degli U2 e co-fondatore di One, un artista noto per il suo impegno umanitario, nonché grande ambasciatore dell’Irlanda nel mondo, sarà ospite d’onore dell’evento. “Come Turismo Irlandese in Italia siamo felici di poter assistere a un prestigioso evento che unisce Irlanda e Italia a Expo Milano 2015 e che vede la partecipazione del nostro famoso concittadino, sempre in primo piano non solo con la sua musica, ma anche con la sua costante testimonianza per un mondo migliore. Un vero figlio di Dublino, dove è nato il suo gruppo che è divenuto simbolo della musica nel mondo, gli U2. L’Irlanda ha una fortissima tradizione musicale ed è culla di molti artisti di fama internazionale. La verde Irlanda, Paese noto oggi per la sua musica e la splendente natura, ha conosciuto anch’essa un periodo buio nella sua storia recente con la Grande Carestia. Turismo Irlandese è onorato di sostenere il World Food Programme in questo importante evento di sensibilizzazione”, fanno sapere dal Padiglione irlandese.