DCi_1416_ 01 Informativa determinazione sesso rev1

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DCi_1416_ 01 Informativa determinazione sesso rev1
INFORMATIVA AL TEST PER LA
DETERMINAZIONE NON INVASIVA DEL SESSO
GENETICO FETALE NELLE GRAVIDANZE A RISCHIO PER
DCi/1416/01
Rev. 0
MALATTIE GENETICHE LEGATE AL CROMOSOMA X E
PER DISORDINI DELLA DIFFERENZIAZIONE SESSUALE
La consulenza genetica è parte integrante del test e deve essere sempre eseguita.
In ogni cellula del nostro organismo ci sono 46 cromosomi, organizzati in 23 coppie: ogni coppia è
formata da un cromosoma ereditato dal padre e da un cromosoma ereditato dalla madre. Le prime 22 coppie di
cromosomi sono simili nell’uomo e nella donna (autosomi), mentre la coppia 23 è costituita dai cromosomi
sessuali, XX nella donna e XY nell’uomo. Sui cromosomi sono localizzati i geni, che contengono l’informazione
genetica e sono costituiti da DNA. Anche i geni sono solitamente presenti in coppie, uno di origine paterna e
uno di origine materna. Una malattia genetica si può verificare se uno o più geni non funzionano.
INDICAZIONI ALL’ESECUZIONE DEL TEST
Gravidanze a rischio per malattie genetiche legate al cromosoma X
Le malattie genetiche legate al cromosoma X sono causate da alterazioni in geni localizzati sul cromosoma
X. Se una donna presenta una copia alterata di un gene su uno dei due cromosomi X, l’altra copia di quel gene
sul secondo cromosoma può compensare l’alterazione. In questo caso la donna viene definita “portatrice” e
generalmente non manifesta la malattia o può presentare sintomi lievi. Le malattie che si comportano in questo
modo vengono definite malattie genetiche legate al cromosoma X. Una donna portatrice può trasmettere al feto
il cromosoma X con il gene alterato con una probabilità del 50% ad ogni gravidanza: se il feto è maschio sarà
affetto dalla malattia perché presenta un solo cromosoma X con il gene alterato. Ogni figlio maschio di una
donna portatrice ha quindi il 50% di probabilità di essere affetto dalla malattia, ogni figlia femmina avrà il 50% di
probabilità di essere portatrice come la madre. La diagnosi genetica si effettua mediante ricerca della variante
familiare nota su materiale fetale ottenuto mediante prelievo invasivo di villi coriali o liquido amniotico. Il
prelievo di materiale fetale presenta un rischio di aborto collegato alla manovra invasiva di circa l’1%. In questi
casi la determinazione precoce del sesso fetale consente di evitare il ricorso alla diagnosi prenatale invasiva se il
feto è femmina. In caso di feto maschio, per stabilire se il feto abbia ereditato la variante causa di malattia,
occorre eseguire la diagnosi prenatale invasiva,
Gravidanze a rischio per disordini della differenziazione sessuale
Il termine disordini della differenziazione sessuale (DSD) indica una serie di condizioni congenite con
atipico sviluppo del sesso cromosomico, gonadico o anatomico sia femminile che maschile. In questo gruppo di
disordini rientrano patologie diverse accomunate dalla discrepanza tra sesso genetico e sesso gonadico con un
ampio spettro di variabilità fenotipica. Tra le più frequenti si trovano il deficit di 21 idrossilasi con virilizzazione
dei genitali femminili, la sindrome di Morris da insensibilità completa agli androgeni e la sindrome di Swyer. In
questi casi il dato è vantaggioso per trattamenti farmacologici precoci e per la diagnosi differenziale.
L’indagine viene eseguita sul DNA libero circolante nel plasma materno isolato da un campione di sangue
materno. Nel prelievo di sangue periferico di una donna in gravidanza è presente infatti una piccola percentuale
di DNA di origine fetale (frazione fetale), che si trova insieme a quello della madre. L’indagine consiste
nell’identificare alcune sequenze caratteristiche del cromosoma Y mediante tecniche molecolari (PCR
quantitativa real-time e digital PCR). La presenza di queste sequenze è indicativa di sesso genetico maschile;
l’assenza di queste sequenze è indicativa sesso genetico femminile. Il DNA isolato dal prelievo di sangue materno
Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi - Sede legale: largo Brambilla, 3 - 50134 FIRENZE
C.F. e P.I.: 04612750481 - tel. 055 794.111 (centralino)
[email protected] - [email protected] - www.aou-careggi.toscana.it
DAI Laboratorio / SOD Diagnostica Genetica
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INFORMATIVA AL TEST PER LA
DETERMINAZIONE NON INVASIVA DEL SESSO
GENETICO FETALE NELLE GRAVIDANZE A RISCHIO PER
DCi/1416/01
Rev. 0
MALATTIE GENETICHE LEGATE AL CROMOSOMA X E
PER DISORDINI DELLA DIFFERENZIAZIONE SESSUALE
viene completamente utilizzato per eseguire il test, pertanto non è disponibile materiale per la conservazione o
l’esecuzione di ulteriori indagini.
Il test può essere eseguito a partire dalla decima settimana di gravidanza. È necessario eseguire una
ecografia prima del test sia per determinare con precisione l’epoca gestazionale sia per escludere gravidanze
gemellari o iniziate come gemellari.
È sempre necessaria la conferma del sesso fetale mediante ecografia da eseguire alla 16esima settimana di
gestazione.
QUALI SONO I RISCHI E I LIMITI DEL TEST
Non vi è alcun rischio per il feto e la madre. Il test non può essere eseguito nei casi di gravidanze
gemellari. Il tasso di fallimento del test è di circa lo 0.5% ed è legato ai limiti della metodica utilizzata e alla
percentuale di frazione fetale. La frazione fetale nel plasma materno aumenta in relazione all’epoca gestazionale e
può essere influenzata da una serie di fattori individuali (ad esempio: in caso di indice di massa corporea elevato
la frazione fetale diminuisce). Se la frazione fetale è inferiore al 3% il risultato del test non è attendibile e sarà
necessario ripetere il test su un nuovo prelievo.
SPECIFICITÀ E SENSIBILITÀ DEL TEST
dati di letteratura indicano che a partire dall’ottava settimana di gestazione, il test presenta una percentuale
di falsi negativi del 3.4% (il risultato indica erroneamente la presenza di un feto di sesso genetico femminile) e
una percentuale di falsi positivi dell’1.2% (il risultato indica erroneamente la presenza di un feto di sesso genetico
maschile) (Wright CF, 2012).
TEMPI DI RISPOSTA
I tempi di risposta sono di 7 giorni. Potrebbe essere richiesto alla gestante un nuovo prelievo di sangue su
cui ripetere l’esame, da eseguire dopo una settimana dal primo, nel caso in cui la frazione fetale non sia
sufficiente per fornire una risposta o in caso di risultato dubbio.
Attestazione di presa visione e lettura dell’informativa
Nome e Cognome del paziente, del delegato o di altro soggetto legittimato
.....................................................................................................................................................................................
Firma del paziente, del delegato o di altro soggetto legittimato
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Firma del Professionista Sanitario ……..................................................
Data ……….......................
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