Non puoi prenderti il lusso di farti santa, . se il Santò non

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Non puoi prenderti il lusso di farti santa, . se il Santò non
Tra pochi giorni arriva Natale.
Ciò che il Natale ci rammenta è una realtà,
è la grande, realtà
che tutti siamo chiarnati ad offrire al mondo.
È Gesù
che in certo modo nasce e vive in mezzo a noi,
se viviamo e rinnoviamo sempre
il nostro reciproco amore.
Dar vita a Gesù fra noi è per noi il primo dovere.
. È il perché fondamentale del nostro :Movimento.
E forse è per questo che mi passa per l'ànima,
'
in .qùesti giorni,
.un pensiero che è anche un ammonimento:
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, «Non puoi prenderti il lusso di farti santa,
. se il Santò non è fra�voi.
Non puoi illuderti di di�entarè perfetta,
. sé il Perfetto h an è tra <va!». .
nel vissuto
con IL/UO
mODO· DI AmARE
«In treno con alle spalle la tra­
--""'- : .,,';
"
versata aerea, clima e orari diver­
si: siamo stanche e con molto
sonno. Seduta di fronte a noi una
signora. In galleria il treno rallen­
Riportiamo dei flash di vita vis­
ta fermandosi per qualche mo­
suta raccolti tra gli abitanti della
cittadella.
Denominatore comune è il "vi­
vere l'altro", vivere, come Chiara
Lubich
ha
recentemente
detto,
quello che è il modo di amare di
Gesù: "farsi uno come Lui ha fat­
to, quando da Dio s'è fatto noi, s'è
mento. Ci accorgiamo che la si­
«Andavo, con altri del Movi­
gnora di fronte non sta bene, si
mento, in uno dei rioni più pove­
tratta di una crisi di claustrofobia.
ri della città. Era sconcertante ve­
Che fare? Il buio, la stanchezza e
dere tanti bambini sporchi, le ca­
la tentazione di chiudere gli occhi
se piene di mosche, cani, gatti e
e di dormire. Ma... "se l'altro sta
anche topi girare per le cucine.
male sono io che sto male!!!". Fac­
Avrei voluto scappare.
ciamo di tutto per calmarla.
fatto uomo".
Il treno riparte e la situazione
si risolve. Dopo un'ora di viaggio
però l'episodio si ripete. Scopria­
mo in questa situazione di disa­
«Sono nuova in ospedale, alla
gio una chance per interessarci
mia prima esperienza come infer­
agli altri e non fermarci alla no­
miera. I colleghi mi introducono
stra stanchezza».
«Gli ultimi giorni prima di arri­
nel reparto ritenendo opportuno
darmi qualche istruzione: "Quel­
l'uomo è impossibile".
"Quell'uomo"
era
un
malato
grave che si nutriva per sonda.
Non poteva parlare e non si riu­
sciva a comunicare con lui.
A. e G., Colombia
vare qui a Loppiano non sono
«In caserma c'era un ragazzo
«Nei pnml giorni a Loppiano
mi sentivo un po' stanco.
Una sera Geo mi dice che vor­
rebbe partecipare ad una festa di
compleanno ma che non poteva
andarci perché era senza patente.
lo la patente l'avevo e, nonostan­
te non mi sentissi di andare, mi
sono offerto di accompagnarlo.
Eravamo lì da un po' e io so­
stati facili. I preparativi, il distac­
gnavo solo di raggiungere il mio
co, qualche incomprensione.
letto. Geo, però, stava chiacchie­
Dovevo salutare amici e paren­
«Sono a Loppiano da qualche
rando con l'uno e con l'altro e
ti, spiegare il perché della mia
mese. Provengo dall'Argentina,
non pareva intenzionato a partire.
scelta.
ma sono d'origine boliviana. Qui
Ho frenato la mia impazienza e
che non mi andava giù per il suo
Una mattina sono uscita di ca­
ini sono trovata tra una pluralità
sono rimasto con lui fino a tardi.
za di doverlo amare, amare, fino a
sentire in me la sua malattia, i
modo di comportarsi molto arro­
sa proprio per salutare alcune di
di culture, abitudini ed origini
Mentre tornavamo a casa, sen­
gante. Lui sapeva che sono cri­
queste persone. Andando da lo­
davvero impressionanti.
suoi limiti fisici.
stiano e, quando andavo a Messa,
ro, però, non mi potevo portare
mi aspettava fuori dalla chiesa e
tutte le mie preoccupazioni, mi
partecipato
mi derideva dicendo che era una
sono detta che andavo lì solo per
Chiara ha parlato proprio di que­
perdita di tempo ascoltare quello
amare ciascuno.
sto farci uno con tutti.
Da subito ho avvertito l'urgen­
Ce n'è voluto del tempo ma da
quel primo giorno in cui veden­
domi entrare ha girato la faccia
contro la parete, le cose sono
molto cambiate.
Adesso, a cenni, mi chiama, mi
fa capire che mi ringrazia, è più
tranquillo.
Gli stessi miei colleghi hanno
notato la trasformazione: collabo­
ra perfino nelle sedute di fisiote­
rapia».
G., Portogallo
che diceva il prete.
tivo che quelle poche ore aveva­
Il giorno dell'arrivo in Italia ho
all'incontro
in
cui
come se ci conoscessimo da sem­
pre».
M., Brasile
Ho spostato tutti i miei proble­
Mi sono detta: "Sto andando a
Ho cercato di amarlo senza
mi per essere vuota, per essere
Loppiano, quale occasione miglio­
aspettarmi niente, prestandogli il
completamente libera di ascoltare
re?".
rasoio, rifacendo la sua branda,
gli altri.
lucidandogli gli scarponi.
Un giorno, a messa iniziata,
no costruito tra noi un rapporto
«Mi hanno raccontato che a
esempio
Loppiano quest'esperienza l'han­
con una ragazza cinese che cuci"
no fatta in tanti: è antica e sem­
tense: sono stata da una cono­
na in modo così diverso dal mio;
pre nuova.
Dormo con una ragazza tede­
cominciato
per
sto dovevo farlo senza misurare.
Così abbiamo mangiato e lavora­
to con queste persone o giocato
con i bambini.
Alcune volte mi trovavo a lava­
re i piatti, a stirare pantaloni o a
prendere l'acqua. Cercavo poi di
essere presente nelle occasioni
speciali: alle feste di compleanno,
alle funzioni in chiesa, ai tornei
di calcio...
Un
giorno,
arrivando,
vedo
che, per la prima volta, uno di lo­
ro ha preso l'iniziativa e sta sco­
pando la sua casa. Un fatto sem­
plice, ma che mi dà una grande
gioia perché mi accorgo che ha
capito.
Ora sono in tanti che vogliono
vivere come noi e il clima del
quartiere è migliorato».
Le ore sono corse veloci e in­
Ho
Capivo però che ero lì per ama­
re, non per essere amato, e que­
J., Brasile
«Lavoravo in ospedale - repar­
con grande sorpresa lo trovo a
fianco a me insieme ad altri due
scente che mi ha confidato le
oppure, io che sono un tipo tran­
preoccupazioni per la figlia, da
quillo mi sono trovata a fare spe­
sca che vuoI tenere di notte la fi­
do al lavoro mi incrociavo con
militari. Quel giorno il sacerdote
uno zio che si è potuto sfogare
se
di
nestra aperta. Mi sono detta se
parlava dell'amore del prossimo.
Ursula, la signora delle pulizie.
raccontandomi di lui e della fami­
glia, da una religiosa che ha con­
sprint, degli Stati Uniti.
Ogni piccola· cosa concreta di­
non mi faccio uno con lei in que­
Alla fine lui mi ha detto: "Sai che
La salutavo, ma mi rispondeva
ste cose così piccole, come potre­
comincio a capire qualcosa?". Da
sempre piuttosto diffidente. Ho
diviso con me le sue difficoltà.
venta un'occasione per farmi uno
scoperto ben presto che il suo at­
allora siamo diventati amici e an­
che lui si è messo a vivere il mio
Alla fine mi è rimasta in cuore
con tutti e non pretendere che il
mo mai arrivare all'unità?
In fondo non è niente di eroi­
una pienezza che solo l'amore
mio modo di fare sia quello giu­
co, mi tiro le coperte fino sopra la
stesso ideale».
teggiamento era dettato dall'abi­
tudine a non aver rapporti con la
può dare».
sto».
testa e dormo benissimo!!!».
classe medica: tutti, in fondo, la
c., Italia
F., Italia
con
una
ragazza
piena
E., Bolivia
M.G., Italia
to infettivo. Ogni mattina andan­
consideravano un'inferiore.
Dopo qualche tempo ho avuto
un periodo di vacanze: ho scritto
2
3
�--------��------------�
�
--��====
==�======
==------��---------------------------------- -------- --
nel vissuto
una cartolina ai miei colleghi di
reparto ed anche a Ursula.
Tornando ho trovato una gros­
sissima sorpresa: lei mi attendeva
«Ho lavorato come assistente
sociale in una scuola per giovani
e mi ha salutato quasi commossa
che venivano da famiglie difficili
perché le avevo scritto quel bi­
gliettino. Per la prima volta mi ha
e disadattate.
raccontato di sé... È stato l'inizio
di un'amicizia profonda».
M., Germania
Quello che più mancava loro capisco subito - era sentirsi ama­
ti. Ho iniziato a suonare con uno
studente turco e ad ascoltare le
sue canzoni preferite (un genere
di musica che non avrei mai ascol­
tato), a dare lezioni di sostegno, a
«Da più di vent'anni mio padre
giocare a ping pong o a carte, a la­
si era trasferito in Canada, dove si
vorare ad un video musicale...
era formato un'altra famiglia. Con
lui avevo rotto ogni rapporto a cau­
che avrei voluto evitare e il farlo
sa di contrasti molto profondi.
sarebbe stata la cosa più semplice
Dopo l'incontro con il Movi­
Cerano, poi, tante situazioni
Ricordo un giorno durante l'in­
dell'Amore di Dio, ho capito che
tervallo. Sei studenti turchi di­
una delle prime persone che do­
scutevano ad alta voce nella loro
vevo riavvicinare era proprio mio
lingua. Mi spiegarono che due di
padre. E finalmente l'ho potuto
loro non credevano in Dio e per
incontrare.
gli altri ciò era inverosimile. Poi
ancora
un
senso di rabbia per le sofferenze
chiesero a me se credevo.
che mi aveva causato, ma era
Risposi di sì ma, da principio
l'occasione per comunicare anche
a lui questa nuova realtà che ave­
pensai che era meglio tirarmi fuo­
vo scoperto.
do loro tutti musulmani, non
avrei saputo cosa potevo dire. Mi
Durante il nostro incontro lui,
ri dalla questione perché, essen­
piangendo, mi ha manifestato il
trovai invece a raccontare che
suo travaglio interiore. Amare, in
credevo in un Dio che è Amore e
quel momento,
era consolarlo,
che cosa significasse questo nella
sollevarlo dai rimorsi, dimentica­
mia vita quotidiana.
Finito l'intervallo eravamo an­
re le sue scelte e fargli sentire
cora tutti lì, sotto lo sguardo sor­
tutta la mia comprensione.
Nel salutarmi mi ha confidato
preso
della direttrice che
non
di sentirsi più sollevato dal peso
aveva mai visto tanto silenzio e
che per anni aveva tenuto den­
tro».
attenzione neppure dur(!.nte le le­
V., Italia
R., Germania
zioni».
Gli abitanti della Cittadella di Loppiano
augurano
a tutti i nostri lettori un
BUONISSIMO NATALE!
4
�
Uno degli
strumenti
del nostro
lavoro
è la partecipazione
a fiere
specializzate
�1""Ujp'
lo stand del C. Ave
'''''''m,o', ,I t,,,,,
�
---+­
Giulia e la sua piccola équipe
internazionale,
arrivate
alcuni
giorni prima da Loppiano, ci ac­
colgono: ci raccontano peripezie e
difficoltà ma l'allestimento è ormai
ultimato: questa volta più che mai il­
risultato sembra un miracolo.
e più comoda.
mento dei Focolari e la scoperta
Provavo
QUARTIERE
FIERA
PAO·28
«E come vi mantenete?» do­
manda classica che migliaia di
persone ci hanno rivolto e ci
rivolgono visitando Loppiano
la domenica e che, del resto,
viene spontaneo porre.
«Ci manteniamo con il no­
stro lavoro!» è la risposta. E
Al di là della preoccupazione
per il clima pesante e grigio che
regna fra gli operatori, avvertiamo
che c'è anzitutto qualche cosa di
più e d'altro a motivare la nostra
presenza qui e che ci fa guardare
all'intero padiglione come ad un
trampolino per il mondo unito.
Al piano di sotto c'è lo stand
dell'Azur: i loro lavori, come i no­
stri, dicono un po' Loppiano.
spesso li accompagnamo a vi­
sitare i diversi laboratori che la
domenica si trasformano in
originali esposizioni.
Ma non solo chi viene diret­
tamente a Loppiano ha modo
di conoscere la nostra produ­
zione...
Uno degli strumenti del no­
stro lavoro è infatti la parteci­
pazione a fiere specializzate
che ci permettono /'inserimen­
to nella rete del commercio.
Il Centro Ave settore ceramica
è al Padiglione 28 stand 2-24:
«Ma chi ci arriverà fino al/o stand
Z, se è all'ultimo piano di un padi­
glione immenso, in cima ad una
scala da mozzare il fiato?». È il
pensiero che ci attraversa per un
attimo la mente mentre raggiun­
giamo lo stand, in questa fiera che
ci vedrà fra gli espositori.
Queste mostre esterne, che si ri­
petono a scadenze fisse, sono im­
portanti occasioni di lavoro: a que­
sta in particolare partecipiamo
per la prima volta, e casì si spiega
la posizione che ci è stata asse­
gnata. Eppure non possiamo dubi­
tare: «Cercate il Regno di Dio e la
sua giustizia e tutto il resto vi sarà
dato in sovrappiù».
c'è anzitutto
qualche cosa
di più
e d'altro
a motivare
la nostra
presenza
qui...
lo stand dell'Azur
---+-
Dal Viale del Commercio arriva
a trovarci Gea, dei nostri anche
lei, coreana, che traduce per gli
espositori del suo paese d'origine.
Si prevedono 180.000 visitato­
ri, gli espositori sono 3.000, eppu­
re non si passa inosservati. Il si­
gnore dello stand vicino, espone
mille fantasiosi modi di impiegare
il neon; osserviamo una bicicletta
fosforescente effetto antinebbia e
lui guardandoci con evidente sim­
patia: «Focalarini? Vi ho subito ri­
conosciuto».
«Ce l'ha una scala?». Sono gli
allestitori dello stand di fronte. La
domanda è puramente formale:
stanno usando la nostra da quan­
do sono arrivati, ma prestarla è il
intervista
l�nATALI" di Giacomo
quante
occasioni
per condividere
e far nostri
i problemi
degli altri
modo di gettare un ponte, di for­
mare una rete. Quante occasioni
per condividere e far nostri i pro­
blemi degli altri: la signora delle
pulizie che ha lavorato fino alle
due di notte, la barista un po' im-­
bronciata che per non smorzare il
nostro entusiasmo assume un to­
no quasi ottimista.
Amare tutti non è uno scherzo:
chi entra ed ordina, ma anche chi
vuole mille informazioni e poi sa­
luta e se ne va, chi ha l'aria di un
potente cliente e chi vuole offrirci
l'ennesimo spazio pubblicitario. E,
se in qualche momento ci prende
Natale è spesso momento di ri­
cordi e di storie di famiglia.
Giacomo Molignoni è a Loppia­
no da quando la cittadella è nata. È
contento di "ricordare" per noi
qualcosa della sua bellissima sto­
ria.
l'ansia del fare, del concludere, si
ricomincia.
Nello stand Azur lo stile è lo
stesso. Giannino ci racconta di al­
cuni clienti con i quali dal rappor­
to di lavoro si è passati a qualcosa
di molto più profondo, magari do­
po una visita a Loppiano e con lo
stupore di scoprire che l'albero da
cui anche gli oggetti di legno pren­
dono origine ha radici profonde.
I giorni volano. Sembra di aver
appena montato e già si smonta.
Una fila lunghissima di camion
cerca di entrare per caricare la
merce e portarla via: il desiderio
che adesso anima tutti è quello di
finire, e di finire in fretta. Stan­
chezza e nervosismo provocano fa­
cilmente battibecchi e discussioni.
Davanti al montacarichi tanti
carrelli e tutti hanno fretta.
Si rovescia un pancale di legno
molto pesante, l'autista che lo sta
trasportando è desolato: contene­
va lastre di vetro. Ci accorgiamo
che nessuno gli presta attenzione.
Perdiamo il turno all'ascensore e
gli diamo una mano. Un altro si­
gnore ha bisogno di aiuto e ci dia­
mo da fare.
L'ascensorista del montacarichi
evidentemente si è accorto di tutto
questo perché, sfidando le ire di
molti, sale al quarto piano solo
per noi e si mette a disposizione
per il trasporto del nostro materia­
le. Ogni tanto ce lo ritroviamo giu­
sto davanti al nostro piano con il
montacarichi stranamente vuoto.
Inizia un dialogo che si interrom­
pe ad ogni apertura e chiusura di
porte.
Anche noi abbiamo terminato:
tutto è sul furgone e si riparte.
A Loppiano ci aspettano: ora
comincia il lavoro per le conse­
gne.
Salutiamo lo stand quasi con
malinconia: certo siamo stanche
ma forse un pochettino più allena­
te a farci uno amando tutti. Grazie
Padiglione 28: sei stato un'ottima
palestra.
6
INATALE'39:CASTELLO
I primi Natali, quelli dell'infan­
zia e della giovinezza li ha trascorsi
in questo paesino di montagna a 80
km da Trento, nella Val di Sole.
«Cento abitanti alla fine degli
anni '30
-
racconta Giacomo - e
io lavoravo la campagna aiutando
mio papà.
Le lunghe sere d'inverno, i gior­
ni luminosi dell'estate, le giocate a
NATALE'52:TRENTO
NATALE'53:ROMA
carte al bar del paese.
Nel '39 è arrivata la maestra - la
«Elena era rimasta in contatto
maestra a cui Giacomo si riferisce è
con Chiara, ne aveva anzi seguito
Chiara Lubich, che per un anno ha
la strada.
insegnato nel piccolo comune -.
lo, nel frattempo, sentivo matu­
rare in me esigenze sempre più
modo di vivere sì che era cristiane.
I
Slmo.».
«Ci si incontrava tutti per Nata­
le, si era pochi allora, i primi. Ri­
cordo un piccolo incontro: c'erano
lo ero stato fuori quell'inverno,
a lavorare in galleria nella provin­
profonde. Avevo la fidanzata in
Chiara, le sue prime compagne,
cia di Bolzano. Sono tornato e tut­
paese, ma non ero convinto. Vole­
qualche focolarino e io ho raccon­
ti in paese parlavano di questa gio­
vo essere un cristiano fino in fon­
tato loro di me, di Castello, di
vane di Trento che insegnava così
do e non capivo bene cosa fare. Ho
Chiara che faceva l'insegnante.
bene e non usava mai il bastone.
parlato di tutto questo proprio con
Poi a Roma mi ci sono trasferi­
Non solo i piccoli, ma anche i
Elena: lei mi ha consigliato: "Scri­
to. Ero in focolare lì e intanto vole­
ragazzi più grandi si incontravano
vi a Trento" dove intanto era nato
anche il focolare maschile. L'ho
vamo metter su una falegnameria.
con lei. Mia sorella Elena, per
esempio, l'aveva conosciuta e ne
fatto, mi hanno risposto, mi sono
za conoscerne nulla. In un locale
era rimasta affascinata. Anch'io
incontrato con loro. lo timido e
si lavorava in due. Le richieste ed
per la verità avrei voluto conoscer­
chiuso, un ragazzo di montagna
il lavoro si moltiplicavano. Abbia­
la, parlare con lei. Alla fine dell'an­
che non era mai uscito dal suo pae­
mo cercato un posto più grande.
no scolastico era però ripartita.
se, arrivato in mezzo a questi gio­
Un amico mi ha consigliato:
Non avrei mai immaginato allo­
vani, alcuni dei quali anche molto
"Poco distante c'è il piano terra di
Ho cominciato questo lavoro sen­
ra che avrebbe avuto un ruolo così
istruiti e di condizione sociale di­
una villa tutto vuoto. Prova, chiedi
importante nella mia vita, non
c'era ancora il Movimento, non
versa, mi sono trovato subito a
se te lo affittano".
mio agio. Ho lasciato il paese e so­
Ci sono andato: era una villa
c'era nulla allora...».
no andato a vivere con loro. !l loro
con tanto di parco; i proprietari,
7
intervista
ALCUNI CENTRI
DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI
IN ITALIA
una coppia in pensione, mi hanno
ALBANO LAZIALE (ROMA)
Via Falessi, 207-Il. (06) 9320317-F.M.
spiegato che avevano scelto quel
ANCONA
posto per riposare. Erano disposti
Via Fazioli, 10 - tI. (071) 201401-F.F.
Via Tagliamenlo, 19-tI. (071) 32285-F.M.
ad affittare, ma quando hanno sa­
AREZZO
Via Marconi, 18
puto che volevo installarci una fa­
-
Il. (0575) 28431-F.F.
ASCOLI PICENO
legnameria mi hanno detto: "Ma
.
Via B. Croce, 79 se. B in!. 12 - Il. (0736) 342058-F.F.
Via B. Croce, 44-ti. (0736) 342060-F.M.
come? E con i rumori delle macchi­
BARI
ne?". Avevano ragione. Poi però
hanno fatto domande su di me, co­
credevamo: lì ha avuto sede la pri­
me mai con quell'accento trentina
mi trovavo a Roma. Ho raccontato
ma scuola dei focolarini!!!».
«Sono stato tra i primi a venire
loro qualcosa del Movimento che
qui quel Natale, anche per via del
stava nascendo. Ci siamo lasciati
mio lavoro di falegname. Da fare
con l'invito a tornare l'indomani
ce n'era.
Via Bottalico, 44-ti. (080) 221982-F.F.
Via Melo, 15/3-ti. (080) 5212493-F.M.
BOLOGNA
Via Baracca, 2-ti. (051) 388551-F.F.
Via San Donato, 156 - Il. (051) 503493-F.M.
BRESCIA
Via Diaz, 9-Il. (030) 291011 - F.F.
Via L. Gambara, 3-tI. (030) 290005-F.M.
CAGLIARI
Via Tigellio, 24-tI. (070) 665940
Via Cavallino Guantino, snc-ti. (070) 501337'-F.M.
CATANIA
per la risposta. Ci sono tornato: al­
Allora si cantava che con la pre­
tre domande, volevano soprattut­
senza di Gesù fra noi "anche la
Via Mineo, 11-II. (095) 441292-F.M.
to sapere della nostra vita. Erano
nebbia si dilegua".
Via Petrarca, 129-II. (055) 9155028 - F.F.
interessatissimi. Al termine della
Questa canzone dice bene lo
serata, un nuovo appuntamento:
spirito con cui vivevamo, ma an­
"Torni domani". Mi hanno propo­
che la realtà: fango e nebbia.
sto di ascoltare direttamente con
Ora è tutto cresciuto, tutto si è
le loro orecchie il fastidio che
sviluppato ed è andato avanti. Ogni
avrebbero dato le macchine. Sono
anno qualcosa di più.
venuti nella falegnameria e ci han­
Certo, se ci penso, mi pare in­
no affittato i locali.
Dopo poco ci hanno lasciato
credibile d'essere qui, perché se ci
tutta la villa, e si sono trasferiti in
perché Dio mi ha portato qui, se
un'altra casa poco distante, perché
fosse solo dipeso da me avrei sicu­
potessimo utilizzarla come meglio
ramente sbagliato l'indirizzo».
sono, e penso come tanti altri, è
Via Ciccaglione, 9-ti. (095) 436235-F.F.
FIGLINE VALDARNO (AR)
FIRENZE
Via Aldo Romagnosi, 6-tI. (055) 499684-F.F.
Via de' Pescioni, 3-ti. (055) 219692-F.M.
FOGGIA
Viale Michelangelo, 159 V p. in!. 9ti. (0881) 661182-F.F.
Via Molfetta, 42 - ti. (0881) 87339-F.M.
GENOVA
Corso Armellini, 10/4-ti. (010) 877935-F.F.
Via al Capo di S. Chiara, 16/a-Il. (010) 383431-F.M.
MARINO (ROMA)
Via Vecchia di Grottaferrata, 9 in!. 6-ti. (06) 9386387
MILANO
Via A. Costa, 11-ti. (02) 2871211-F.F.
Via Farullini, 16-tI. (02) 4984375-F.F.
Via Pastorelli, 19-ti. (02) 8358267-F.M.
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MONTEVARCHI (AR)
Via Fonte Moschetta, 54-Il. (055) 900860-F.M.
NAPOLI
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PADOVA
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PALERMO
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PARMA
Via Balestra, 4-ti. (0521) 272729-F.F.
Via Stalingrado, 8 - tI. (0521) 240950-F.M.
PERUGIA
Via Sacchelti, 23 - ti. (075) 34087-F.F.
Via Tilli, 70/23-Il. (075) 72925-F.M.
PESCARA
Via S. Eufemia Maiella, 8-ti. (085) 4217280-F.t'.
Via Liri, 8-ti. (085) 4311052-F.M.
REGGIO CALABRIA
Via Palamolla, 49 - tI. (0965) 27587-F.F.
Via Annunziata, 13-tf. (0965) 97167-F.M.
ROMA
Via Madonna del Riposo, 46/10, ti. (06) 6224517-F.F.
Via V. Mazzola, F20 se. A-tI. (06) 5030075-F.F.
Via M. Dionigi, 16/8-ti. (06) 3219574-F.M.
Viale Manzoni, 24/B - tf. (06) 735336 - F.M.
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- -------�Parola di Vita
gennaio 1993
di Chiara Lubich
I FRUTTI DELLO SPIRITO
"Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
mitezza, dominio di sè: contro queste cose non c'è legge" (Gal 5,22-23).
La Parola di vita di questo mese è presa da una lettera che san Paolo aveva indirizzato
ai Galati in un momento particolarmente critico della loro esperienza cristiana.
Suggestionati da falsi maestri, stavano deviando dal Vangelo e l'Apostolo era corso ai ripari
mettendoli di fronte al grave errore in cui rischiavano di cadere: quello cioè di perdere il frutto incom­
mensurabile della redenzione, il dono dello Spirito Santo che Gesù ci ha ottenuto morendo sulla croce.
Nella sezione da cui è presa questa Parola, san Paolo descrive appunto la distanza abis­
sale che passa tra una vita schiava dell'egoismo ed una vita totalmente animata e guidata da
quell'amore che è proprio di Gesù e che Egli ci ha comunicato mediante il suo Spirito.
"Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
mitezza, dominio di sè: contro queste cose non c'è legge".
Tra i vari effetti prodotti dallo Spirito Santo in noi ed elencati qui da san Paolo vengo­
no in primo luogo tutte quelle espressioni dell'amore che costruiscono l'unità tra i fratelli: la pa­
ce, la pazienza, la benevolenza, ecc.. L'Apostolo li chiama "frutti dello Spirito", come per sottolineare
il nesso logico che passa tra queste espressioni dell'amore cristiano e la radice da cui provengono.
Nella misura in cui lo Spirito Santo cresce nel cristiano - e questo ovviamente dipende­
rà dalla sua corrispondenza - produce in lui lo stesso amore, la stessa volontà di pace e di unità
che sono propri di Gesù. Ai Filippesi san Paolo dice: "Abbiate gli stessi sentimenti che furono in
Cristo Gesù". (Fil. 2,5).
"Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
mitezza, dominio di sè: contro queste cose non c'è legge".
Un altro effetto dello Spirito Santo è la libertà interiore nei confronti di tutte le tendenze di­
sordinate che vorrebbero spingerci al male e, quindi, una grande facilità e gioia nel compiere il bene.
Nella misura in cui è animato dallo Spirito Santo, il cristiano vive le parole di Gesù.
L'amore a Dio ed ai fratelli, l'andare controcorrente, il rinunciare a se stessi per costruire la pace
e l'unità, diventano per lui quasi naturali. L'aspetto duro e pesante della legge (cioè dei comanda­
menti) sembra ormai non esistere più.
"Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
mitezza, dominio di sè: contro queste cose non c'è legge".
Come vivremo allora la Parola di vita di questo mese?
Essa riflette un'esperienza di vita cristiana e ci presenta un traguardo che potrebbe
sembrare riservato ad una categoria di privilegiati. Eppure è il traguardo <::Il quale l'Apostolo vo­
leva portare tutti i cristiani delle sue comunità, perché è il traguardo a cui ogni cristiano è chia­
mato da Gesù in forza del battesimo.
La via per arrivarvi ormai dovremmo conoscerla abbastanza bene, ma dobbiamo sempre
aiutarci a ricominciare a percorrerla di nuovo. Essa consiste nel corrispondere alla grazia dello Spiri­
to Santo che ci spinge a vivere le parole di Gesù - in modo particolare il suo comandamento
dell'amore scambievole - e ad abbracciare con Lui la nostra croce. Si tratta di essere fedeli allo Spiri­
to Santo soprattutto nei momenti di prova, di tentazione e di difficoltà. Sono questi, infatti, i momenti
più preziosi, è questa la via attraverso la quale i frutti dello Spirito cresceranno sempre più in noi.
Trovandoci poi nel mese in cui si celebra la settimana di preghiera per l'unità dei cri­
stiani, il cui tema è proprio questo brano di san Paolo, cercheremo di orientare il nostro impe­
gno a far crescere i frutti dello Spirito in noi proprio a questo scopo.
Come ci ricorda il Concilio Vaticano II, l'unità dei cristiani sarà un dono tutto speciale
dello Spirito Santo (1). La prima condizione per ottenere questo dono è la nostra conversione a
Cristo, il nostro rinnovamento interiore puntando alla nostra santificazione onde aprirci allo spi­
rito d'amore, di pace e di unità.
(1)
Cf Decreto sull'Ecumenismo, nn. 2, 6, 7, 8.
Parola di Vita
dicembre 1992
di Chiara Lubich
IL PUNTO DI PARTENZA
"Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio"
(Rm 15,7).
Queste parole sono una delle raccomandazioni finali rivolte da san Paolo nella sua
lettera ai cristiani di Roma. Questa comunità, come del resto tante altre sparse nel mondo
greco-romano, era formata da credenti che provenivano in parte dal paganesimo ed in parte
dal giudaismo, qUindi con mentalità, formazione culturale e sensibilità spirituale molto diver­
se. Questa diversità dava adito a giudizi, prevenzioni, discriminazioni ed intolleranze degli
uni verso gli altri, che certamente non si accordavano con quella accoglienza reciproca che
Dio avrebbe voluto da loro.
Per aiutarli a superare tali difficoltà l'Apostolo non trova mezzo più efficace che far­
li riflettere sulla grazia della loro conversione. Il fatto che Gesù li avesse chiamati alla fede,
comunicando loro il dono del suo Spirito, era la prova tangibile dell'amore con cui Gesù
aveva accolto ciascuno di loro. Nonostante il loro passato e diversità di provenienza, Gesù li
aveva accolti per formare un solo corpo.
"Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio".
Queste parole di san Paolo ci richiamano uno degli aspetti più toccanti dell'amore
di Gesù. È l'amore con cui Gesù durante la sua vita terrena ha sempre accolto tutti, in modo
particolare i più emarginati, i più bisognosi, i più lontani. È l'amore con cui Gesù ha offerto a
tutti la sua fiducia, la sua confidenza, la sua amicizia, abbattendo ad una ad una le barriere
che l'orgoglio e l'egoismo umano avevano eretto nella società del suo tempo. Gesù è stato la
manifestazione dell'amore pienamente accogliente del Padre celeste verso ciascuno di noi e
dell'amore che, di conseguenza, noi dovremmo avere gli uni verso gli altri. È questa la prima
volontà del Padre su di noi; per cui non potremmo rendere al Padre una gloria più grande di
quella che gli rendiamo quando cerchiamo di accoglierci gli uni gli altri a quel modo con cui
Gesù ha accolto noi.
"Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio".
Come vivremo allora la Parola di vita di questo mese? Essa richiama la nostra at­
tenzione su uno degli aspetti del nostro egoismo più frequenti e, diciamo pure, più difficile
da superare: la tendenza ad isolarci, a discriminare, ad emarginare, ad escludere l'altro in
quanto è diverso da noi e potrebbe disturbare la nostra tranquillità.
Cercheremo allora di vivere questa Parola di vita innanzitutto all'interno delle no­
stre famiglie, associazioni, comunità, gruppi di lavoro, eliminando in noi i giudizi, le discrimi­
nazioni, le prevenzioni, i risentimenti, le intolleranze verso questo o quel prossimo, così facili
e così frequenti, che tanto raffreddano e compromettono i rapporti umani ed impediscono,
bloccando come una ruggine, l'amore vicendevole.
E poi nella vita sociale in genere, proponendoci di testimoniare l'amore accogliente
di Gesù verso qualsiaSi prossimo il Signore ci metta accanto, specialmente quelli che l'egoi­
smo sociale tende più facilmente ad escludere o ad emarginare.
L'accoglienza dell'altro, del diverso da noi, sta alla base dell'amore cristiano. È il
punto di partenza, il primo gradino per la costruzione di quella civiltà dell'amore, di quella
cultura di comunione, alla quale Gesù ci chiama soprattutto oggi.