BUDAPEST…in aprile - CRAL ASL 4 Chiavarese

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BUDAPEST…in aprile - CRAL ASL 4 Chiavarese
“BUDAPEST…in aprile”
La partenza è fissata PER VENERDI’ 17 ore 7, quindi i superstiziosi sono rimasti a casa… la meta è Budapest,
come si fa a non aver sognato di vedere l’ Ungheria per la generazione che ha visto e rivisto in tv “la
principessa Sissi”? Il bus ci porta verso Pisa, il gruppo è numeroso e colorato, al check dell’aeroporto
passiamo tutti velocemente e già ci sentiamo in vacanza. All’arrivo la gentilissima guida che parla un ottimo
italiano ci racconta un po’ di questa città, della caduta del muro di Berlino e della costruzione dei ponti sul
Danubio fra la parte vecchia Buda e la parte nuova Pest, sembra che racconti una fiaba, con tono dolce e
quasi irreale ( tanto che Dario sostiene che sia parente della Massironi, voce del trio dei “bulgari” Aldo
Giovanni e Giacomo).
L’Hotel è super, in centro, bellissimo e comodo, ottima scelta! Subito con la Nico e un gruppetto ci
infiliamo in una pasticceria, in barba alla dieta si pranza con una fetta di torta e anche, strano ma vero, un
ottimo caffè. La prima vera battaglia è farsi dare le camere prima dell’orario di ritrovo del gruppo alle 15.
Prima tento un approccio con la “signorina reception” con un english soft, aspetto mezz’ora ma poi passa
tutto un gruppo di cinesi ai quali danno subito le camere, quindi ci facciamo forza e reclamiamo le nostre e
finalmente “ habemus chiavi”! L’ascensore è di quinta generazione, funziona solo con la card (noi
“provincialotti” ci mettiamo un attimo a capirlo!) va a prenotazione e quindi se ti va bene arrivi subito, se
no ti fermi qui e la!?!
Pomeriggio via di “scarpinata”, fa molto caldo circa 26 gradi, la guida ci
porta alla Sinagoga, poi il quartiere ebreo e la via pedonale.
Ho osservato con rispetto e ammirazione l’albero della vita: salice
piangente in argento di Imre Varga sistemato nel cortile della Sinagoga
Dohany , la più grande d’Europa, ogni piccola foglia d’argento
rappresenta una persona, una vita … … … Nel giro vediamo i
“pubinrovina”, così i ragazzi si sono inventati un lavoro, hanno aperto
pub di ritrovo giovanile in vecchi edifici abbandonati che andranno
distrutti, non male, va beh, ma una birretta ci sta? YES! Visitiamo poi
la chiesa di San Matteo, la cupola è alta 96 metri, nella cappella a destra
dell'altare è venerato il braccio destro del re Santo Stefano.
La cena in hotel non è un gran che, la sala molto moderna e carina ma è calda che manca l’aria e ci portano
una zuppa, l’acqua da bere è tiepida e quelle che, insieme a me soffrono di caldane, stanno per scoppiare.
Una boccata d’aria fuori dall’albergo, palinka e poi a nanna… domani ci aspetteranno nuove avventure.
La mattina si parte dopo l’abbondante colazione, per questa sono preparati in hotel, noi un po’ meno alla
temperatura esterna che è sugli 11 gradi. Antonio esce in polo mezza manica e la nostra seconda guida
MoniKa con la kappa, un po’ sovietica nei modi, lo nota e lo apostrofa con un “sangue caliente”, non per
nulla gradito alla sua compagna Nico, che lo “insacca” perché non si è portato una giacca. Al bus c’è la
corsa ai primi posti, ma non per vedere ma perché molti di noi soffrono mal d’auto.
La piazza degli eroi, vicina al bellissimo parco Varosligat con zoo e
circo stanziale, racconta la storia di Ungheria, l'area centrale ospita il
Millennium Memorial con le statue dei capi delle sette tribù che
hanno fondato l'Ungheria nel IX secolo . La costruzione del
memoriale iniziò quando fu celebrato il primo millennio dell'Ungheria
nel 1896,anno che ricorre, ricorre, ricorre, ricorre, ovunque.
I regnanti, i potenti, le leggende, sono tutti li, mi colpiscono la rappresentazione della Pace e della Guerra,
di fronte, a sfidarsi come nel gioco del bene e del male in continuo dissidio.
C’è tempo per una foto di gruppo, ognuno di noi vuole rilassarsi, staccare la spina, nessuno parla mai di
lavoro, questo deve essere un tacito accordo di tutti… di solito se due ospedalieri si incontrano, dopo tre
minuti si finisce a parlare di quello, invece qui no, accenni sporadici ma davvero siamo sono turisti in
vacanza, meno male!
Monika ci racconta ancora delle terme, la ricchezza vera di questo paese, una foto con le guardie del
Parlamento, ragazzi assai alti e carini. Una riflessione alla statua delle scarpe sul fiume, in ricordo alla Shoa,
gli ungheresi portano sassi chiari, noi fiori ma tutte e due i popoli candele in segno di pace. La milizia che
collaborò con i nazisti nel processo di deportazione e assassinio di migliaia di ebrei ungheresi, s’identificava
con il nome di Croci Frecciate. Li hanno rinchiusi, tra gli alti muri del ghetto, lasciati a morire di fame,
freddo e malattia o deportati nei più vicini campi di concentramento, poi i “potenti di Budapest” decisero di
assassinare le proprie vittime in città.
Niente fosse comuni, trascinati sulle sponde del fiume, il Danubio fu il complice di
tanto massacro derubati delle proprie scarpe, merce preziosa, simbolo di fuga,
legati a gruppi di tre, era solo colui che capitava al centro il predestinato a una
morte immediata per mano di una pallottola. Scaraventati in acqua, gli altri erano
trascinati a fondo, nella corrente, dal peso inerme del cadavere. Nessuno era
risparmiato. Provo tristezza e rabbia come sempre …
Passeggiata libera, spuntino e appuntamento per andare alla terme nel pomeriggio.
Le famose “Gellert Thermal Bath, “ terme affrescate e
affascinanti, li a 38 gradi pomeriggio di relax
assicurato. Fuori notiamo un tipo un po’ malconcio,
capelli lunghi bianchi, pensiamo… non verrà alle
terme vero? La Nico lo ritrova già subito dentro la
prima vasca, lei cambia e dopo poco anche lui, forse
la trova simpatica e la insegue? Ma no, c’è solo molta
gente, tutti a Budapest si fanno un bagno…
Per tornare fermiamo un taxi per strada stile film, all’estero è sempre conveniente, pochi euro e ti porta
diritto alla meta! Si rientra in hotel perché dopo la pseudo-cena andremo in battello per giro notturno. Si
apre un mondo romantico la sera sul fiume e i ponti tutti illuminati, luci diffuse e disposte a valorizzare
opere e leggende. La guida Agnese spiega e racconta, nel bel mezzo del Danubio, affiora l’Isola
Margherita , due chilometri e mezzo di terra che prendono il nome dalla figlia del re Bela IV
che visse nel convento domenicano di cui ancora ci sono le rovine.
Il rollio ci culla e poi la musica ci fa ballare. Marina e Dario si lanciano in un walzer, io li seguirei ma il mio
ginocchio non me lo permette inoltre come al solito i ballerini scarseggiano.
La mattina la città nuova è invasa dai corridori della
“Vivicittà”, noi con il bus cerchiamo strade alternative per
arrivare a Buda, da lassù il panorama sul fiume è fantastico, la
chiesa di Santo Stefano, i torrioni dei bastioni dei pescatori e il
castello, una vera opera d’arte. A piedi, c'è una bella scalinata,
composta da diverse rampe di gradini, per raggiungere la cima
dove si elevano la chiesa ed il bastione. Il castello di Buda,
noto anche come “Palazzo Reale”, è stato il simbolo del potere
e delle dominazioni straniere in Ungheria fino alla fine della
Seconda Guerra Mondiale.
IL gruppo riposa collegato con l’audio guida per non perder nulla, neppure la “leggenda” della gazza ladra
(più o meno). La visita al museo risulta frettolosa, un custode con baffetti stile Gestapo ci fa levar giacche,
posare borse e intimidisce. Infilo il mio piumino super soffice nella borsa e lui mi controlla, sfodero il mio
sorriso e il mio inglese con un “ i put my coat in my bag! “ e lui con un tono grave e serissimo risponde “ i
see!!!”, poi ci portano alla cripta, più che altro una tomba di famiglia con immagini e statue di bambini
morti giovani che mi viene un magone…ci credo che gli ungheresi non la conoscano bene questa buca!
Alcuni si fermano al museo, qualcuno alla chiesa, mio marito ed io optiamo per finire il giro in bus alla
Cittadella, vista fantastica della città e poi andiamo a mangiare carne in un ottimo ristorante, in buona
compagnia.
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Pomeriggio lieve, quattro gocce ci disturbano sulla piazza mentre beviamo una birretta eh! I tulipani e
alberi in fiore vicino alla casa della musica ci ricordano però che è primavera.
Stasera cena in tipica osteria con ballerini zingari…e chi se la perde? Solita corsa ai posti
davanti sul bus, ma patire non è bella cosa. Quindi all’osteria fra canti balli, zuppa, gulasch
e strudel. I ballerini coinvolgono alcuni di noi nello spettacolo e il Direttore
viene”intrappolato” in un ballo coi cappelli, sta molto simpaticamente al gioco. Chi l’ha
filmato dice che lo posterà su face book e il giorno dopo sosteniamo che il video è già
virale fra i dipendenti!( anche se nessuno lo ha visto).
La mattina libera divide il gruppo fra visita alla Sinagoga, shopping, caffè e
Parlamento, Cristiano ed io ci inseriamo nel gruppo della visita al Parlamento e
ne vale la pena, è davvero bellissimo, oro e legni pregiati,
notiamo che alle 11 arrivano i
Ministri, beh ma allora come da
noi, con calma! Clara poi mi
prospetta un ottimo giro per il
pomeriggio con uno speciale
bus, dopo aver girato sulla
strada in città, diventa barca e va
sul fiume, UNICO in Europa e chi
se lo perde?
Un po’ di tensione c’è nel momento dello “ splash”, poi
però galleggia e quindi mi rassereno e nel traballio ci
scappa anche una pisetta… siamo o non siamo in
vacanza?
Finito il giro, Donatella propone di visitare caffè New York e Alexander con pinacoteca ma io non posso
farcela, il ginocchio nonostante gli antinfiammatori mi duole moltissimo… così lei va e noi ci sediamo prima
in piazza con un panino e poi nella pasticceria “Gerbeaud” più rinomata di Budapest.
Assaggiamo cose buonissime, io un caffè lavorato con panna, succo di albicocca e liquore che è la fine del
mondo.
C’è tempo per gli ultimi acquisti, una bambola per mia nipote, sciarpa, fiammiferi, calamite e paprika da
portare a casa…alcuni comprano una maglia all’Hard Rock Caffè. Al bus ci accompagna la guida Agnese che
ancora con voce soave, ci fa scoprire che i fiammiferi e la “ biro” li hanno inventati due ungheresi… e che
l’amaro Unicum è di qui. Ci scorta fino al check in, dove mi fanno levare le scarpe, tutto giusto, tutto ok ma
ancora non riesco ad essere in ansia quando mi controllano… eppure non ho nulla di strano da dichiarare
ma è così. Al dute free shop compriamo salame ungherese e palinka, poi il rollio e ci stacchiamo dal suolo, il
cielo ci regala un fantastico tramonto rosa rosso e chiacchierando il volo passa veloce… Da Milano ci
fermiamo al primo autogrill, vogliamo biscotti e acqua, ma ci sono poche cose e una coda infinita. Però si fa
pipì e compriamo un paio di generi di conforto, l’autista ci ha promesso che non staremo male sulla
“Serravalle”, temutissima autostrada per chi soffre, in effetti sentendo l’impossibile e improbabile jet lag ci
addormentiamo leggeri. A Recco la prima fermata, ciao a tutti, grazie davvero della compagnia, è stato
bello stare con tutti voi, proprio con tutti, nessuno escluso, alla prossima avventura!
ps:Visto che a distanza di tempo non abbiamo contratto né funghi ne parassiti per il bagno comune alle
terme, possiamo davvero dire che il cielo è sempre blu sopra le nuvole, lo abbiamo costatato!
pss: intanto io ho trovato un amico, mi piace dare la mano e una mano ai PRESIDENTI!
Monica 2015