L`Ungheria lontano dall`Europa
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L`Ungheria lontano dall`Europa
76-79 Ungheria dakli_Layout 1 10/04/13 21:46 Pagina 76 DOSSIER ULTIMO SPETTACOLO L’Ungheria lontano dall’Europa Viktor Orbán cambia la costituzione, abolisce la libertà di stampa, sfida le richieste della Bce ma l’Europa non lo sanziona, né a Bruxelles sembrano curarsi troppo della sua politica. A chiedere un intervento solo qualche voce isolata che finora è rimasta inascoltata. di Astrit Dakli 76 S i direbbe quasi che il fiammeggiante nazionalismo euroscettico del premier Viktor Orbán e del suo partito conservatore Fidesz (che dispone di quasi due terzi dei seggi in parlamento), allontanando le prospettive di un ingresso magiaro nella moneta unica, abbia finito per stemperare le ansie di Berlino e Bruxelles, a dispetto delle sue allarmanti iniziative di politica interna. Eppure di motivi per dedicare attenzione a ciò che sta avvenendo a Budapest – e per intervenire politicamente nelle sedi e con gli strumenti messi a disposizione dalla Ue – ce ne sono in abbondanza. Le modifiche costituzionali approvate in marzo da un parlamento dominato dal Fidesz sono, a parere generale, l’equivalente di un colpo di stato che azzera molte libertà fondamentali dei cittadini e confligge con diversi principi fondamentali dell’Europa comunitaria; e questo senza parlare delle paurose sbandate razziste dei politici, del conflitto fra le istituzioni, delle tensioni con i Paesi confinanti; e di una politica economica, infine, che sta affrontando la crisi globale con ricette di austerità a dir poco discutibili mirate a difendere la base sociale del partito al potere, ma tali comunque da provocare continue, clamorose proteste di piazza di intere categorie di cittadini. Quest’inverno l’Ungheria ha visto le “marce della fame”, organizzate in numerose località delle regioni più povere da sindacati e gruppi locali, con centinaia di contadini, manovali e disoccupati che hanno percorso a piedi, per settimane, le strade che portano a Budapest per protestare contro la miseria e l’abbandono in cui le loro regioni sono state lasciate e per chiedere “pane e lavoro”. Anche il partito socialista (MSZP) all’opposizione si è unito a queste proteste, lamentando che ormai oltre il 40% della popolazione magiara vive al di sotto della soglia di povertà, dopo le modifiche al sistema di welfare e il brutale aumento delle tasse indirette (l’iva è passata di colpo dal 15 al 20%). Contemporaneamente il Paese ha visto la protesta degli studenti universitari – quasi sempre fiancheggiati dai professori – per i tagli drastici che hanno messo molti atenei di fronte alla prospettiva di chiudere per mancanza sia di fondi che di nuovi iscritti, mentre gli studenti che ricevono un sostegno dallo Stato si vedono vietare la possibilità di lavorare all’estero dopo la laurea. E invece no, di questo grave focolaio di crisi nel cuore del continente non sembra volersi far carico nessun governo – a parte quelli di Paesi confinanti (Slovacchia e Romania, in primis) direttamente chiamati in causa dal revanscismo nazionalista di Budapest, che solletica l’irredentismo delle minoranze magiare in quei Paesi – e solo alcune voci nelle istituzioni europee hanno espresso preoccupazione, in particolare il presidente dell’europarlamento Martin Schulz e quello della Commissione, José Barroso. Nonostante la situazione politico-giuridica dell’Ungheria si sia fatta drammatica, in Europa le reazioni più vivaci sono quelle di gruppi particolari, per esempio Reporters sans frontières, che ha protestato vivamente contro le nuove leggi che sottopongono i media a un east european crossroads 76-79 Ungheria dakli_Layout 1 10/04/13 21:46 Pagina 77 controllo del governo; ma, mentre scriviamo, non sembra che ci sia la determinazione e la voglia per un’azione più incisiva da parte delle istituzioni e dei partner europei. Una maggior attenzione e un più puntuale intervento da parte europea non sarebbero certo inutili, visto che il governo guidato da Viktor Orbán, in carica ormai da tre anni con una maggioranza parlamentare straripante, pur insistendo molto a livello di propaganda interna sulla propria autonomia e indipendenza dalla Ue e dalle istituzioni finanziarie internazionali, ha più volte mostrato di voler evitare le contrapposizioni troppo forti, piegandosi a correggere (almeno sul piano formale) le leggi e i provvedimenti che hanno a tratti provocato obiezioni a Bruxelles. Certo, la quantità di azioni e di provvedimenti legislativi venuti dal governo Orbán che andrebbero a questo punto “corretti” è impressionante. Con una serie di modifiche ai regolamenti e alle leggi esistenti è stata stabilita una piena subordinazione all’esecutivo di tutte le principali istituzioni del Paese, in particolare di quelle che dovrebbero invece mantenere una loro autonomia come la Banca centrale, i media o le università. Anche la magistratura, e la Corte Costituzionale che ne rappresenta il vertice, sembrano ormai ridotte all’impotenza dalle ultime modifiche costituzionali imposte dal partito di Orbán, che hanno azze- numero 47 maggio/giugno 2013 DOSSIER DANIEL ROSENTHAL/LAIF/CONTRASTO UNGHERIA 77 76-79 Ungheria dakli_Layout 1 10/04/13 21:46 Pagina 78 DOSSIER ULTIMO SPETTACOLO rantennio comunista, dato che il partito comunista è stato dichiarato “organizzazione criminale.” Ora i suoi ex membri (e sono tanti) potranno essere sottoposti a processo, se e quando servirà al governo. Il passo successivo sarà probabilmente un cambiamento della legge elettorale tale da garantire quanto più possibile al Fidesz e al suo leader carismatico di continuare a gestire il potere anche dopo le elezioni del prossimo anno. Nel frattempo però, in mancanza di un intervento serio da parte delle istituzioni europee, cresceranno le tensioni sociali, perché le misure “anticrisi” del governo stanno mettendo in difficoltà estrema settori significativi della popolazione; e cresceranno soprattutto i rischi per le minoranze etniche presenti in Ungheria, che potrebbero diventare veri e propri capri espiatori su cui far convergere il risentimento popo- Indicatori politici AREA: 93.028 Km2 POPOLAZIONE: 9.958.453 massimo rischio FORMA DI GOVERNO: Democrazia parlamentare SUFFRAGIO: Universale (18 anni) CAPO DI STATO: Janos ADER (Maggio 2012) CAPO DI GOVERNO: Viktor ORBAN (Maggio 2010) PIL NOMINALE: $ 140,8 mld (stima 2013) INFLAZIONE: DISOCCUPAZIONE: Il Governo gode di una buona stabilità politica. 50 minimo rischio 0 30 39 Sicurezza 40,5 anni Cattolici Romani 51,9%, Calvinisti 15,9%, Luterani 3%, Ortodossi 2,6%, altro 26,6% Europeye Research Team 100 Efficacia governativa ETÀ MEDIA: RELIGIONE: 11 Corruzione Indipendenza della giustizia 4,5% (stima 2013) 46 72 10,1% (stima 2013) su 176 Paesi su 144 Paesi DEBITO PUBBLICO/PIL: 82,5% (stima 2013) 78 lare per la crisi. Nel mirino sono sia la piccola comunità ebraica ancora presente, sia soprattutto la consistente minoranza rom, quasi un milione di persone. Formalmente il partito Jobbik – una formazione neo-nazista diventata ormai il terzo partito nel parlamento – è all’opposizione, e il premier Orbán condanna puntualmente gli episodi di antisemitismo esplicito ma di fatto i confini tra questa formazione e la destra del Fidesz sono assai labili. Zsolt Bayer, ha recentemente scritto su un giornale che “la maggior parte degli zingari non sono adatti alla convivenza. Molti sono animali e si comportano da animali... non devono essere tollerati o capiti, ma solo eliminati. Gli animali così non dovrebbero esistere.” Non risulta che il capo del governo si sia dissociato da simili affermazioni. Ungheria Stabilità politica rato la possibilità per la suprema Corte di esprimere giudizi di merito sulle leggi, lasciandole solo il terreno del giudizio procedurale e aprendo così il campo alla riproposizione di una serie di provvedimenti che la Corte aveva bloccato negli ultimi due anni – l’ultima volta nel febbraio 2013, quando la corte ha annullato il provvedimento con cui il numero dei soggetti religiosi autonomi riconosciuti dallo Stato veniva ridotto da 370 a 14. Tra le leggi firmate dalla Corte e ora pronte a tornare in vigore c’è una serie impressionante di restrizioni nei diritti civili e politici: dal divieto d’aborto al disconoscimento delle unioni omosessuali, dalle limitazioni al diritto di critica (vietato, e punibile, dire cose “lesive della dignità ungherese”) alla pena di morte, dalla libertà di sciopero al diritto alla pensione; per non parlare della criminalizzazione retroattiva di chi ha avuto ruoli pubblici durante il qua- Valori di riferimento: primo paese Norvegia, ultimo paese Somalia Qualità della burocrazia minimo rischio 2 massimo rischio EIU, ONU, WB, WEF, WHO, Heritage Foundation, Transparency International, Global Peace Index east european crossroads 76-79 Ungheria dakli_Layout 1 10/04/13 21:46 Pagina 79 DOSSIER REUTERS/BERNADETT SZABO UNGHERIA Indicatori sociali Business Environment all sh ar e ol di M s °I 1 Disordini sociali a 1 da da lan in °F er izz an an sl °I u °R v °S 1 1 1 54 a minimo rischio 2 massimo rischio Facilità nel concludere affari su 185 Paesi (1° Singapore, 185° Rep. Centrafricana) Malcontento popolare in crescita. 40 Maggiori ostacoli: protezione degli investitori, pagamento delle tasse. Popolazione in carcere 75 molto basso 81 \ Sabato 14 gennaio 2012 migliaia di militanti del partito di Jobbik sono scesi in piazza a Budapest a chiedere un referendum per uscire dall’Unione Europea. molto alto 1,5 (ogni 100.000 abitanti) 129 117 135° Yemen 144° Algeria Distribuzione della ricchezza (indice Gini) 179° Eritrea 190° Qatar 190° Qatar, Arabia Saudita, Vanuatu Spesa sanità pubblica/PIL % di seggi Libertà di stampa occupati da donne nei Parlamenti nazionali Disparità di genere Fuga di cervelli numero 47 maggio/giugno 2013 31,2 Tasso di alfabetizzazione 99% 60 Competitività globale su 144 Paesi (1° Svizzera, 144° Burundi ) Abbonamenti a telefoni cellulari 1° Norvegia (25,8) Ultimo Comore (64,3) 117(ogni 100 persone) Saldo migratorio (netto) Utenti di internet 75.000 59 (ogni 100 persone) 48 Libertà economica su 177 Paesi (1° Hong Kong, 177° Corea del Nord) 79