Gennaio 2014 - U Risveiu Burdigotu

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Gennaio 2014 - U Risveiu Burdigotu
“ Paize Autu”
Paize Autu Pagina 12
E Leccornie du Ciantafurche
Ricette Tipiche Liguri e Non...
I TRAMONTI DI BORDIGHERA
Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu”
Questo mese vi proponiamo la ricetta “Spaghetti e polpo”, scritta da uno
degli chef italiani più in voca del momento: Antonino Cannavacciulo.
Poste italiane S.p.A. spedizione in Abbonamento Postale – 70% CNS/CBPANO/IMPERIA Anno 7 nr. 1 Gennaio 2014
BON ANU DA U RISVEIU!
Ingredienti per 4 persone: 350 g di spaghettoni di Gragnano; 800 g di
polpi piccoli (circa 50 g ciascuno); 600 g di passata di pomodoro o pomodori pelati schiacciati e passati allo chinois fine; uno spicchio d’aglio, 60 g
di prezzemolo, 100 ml di vino bianco, 40 ml di olio extravergine di oliva;
sale e pepe nero.
Preparazione: in una ciotola sfregate i polpi con sale fino e poca acqua in
modo da eliminare la viscosità esterna, sciacquateli bene sotto l’acqua
corrente e privateli del becco, degli occhi e di tutte le interiora. Asciugate
e tenete da parte. In una pentola soffriggete mezzo spicchio d’aglio privato dell’anima con i gambi di prezzemolo e aggiungete i polpi; bagnate con
una parte del vino bianco, togliete l’aglio e i gambi di prezzemolo e coprite
con un coperchio. Proseguite la cottura a fuoco lento per 20 minuti circa,
irrorando di tanto in tanto con il vino bianco rimasto. Aggiungete la passate di pomodoro, coprite nuovamente e proseguite la cottura per altri 30
minuti, sempre a fuoco dolce. Regolate di sale e pepe nero, spegnete il
fuoco e lasciate riposare a coperchio socchiuso per almeno 30 minuti: in
questo modo la salsa assorbirà tutti i profumi del polpo. Tuffate gli spaghetti in abbondante acqua
salata, portateli a cottura,
scolateli, e uniteli alla salsa
nella padella. Insaporite infine
con prezzemolo e aglio tritati.
Regolate di sale e pepe, mantecate a fuoco spento con olio
extravergine di oliva e servite.
Buon appetito!
Alessandro Seghezza
U Ciantafurche
CHI VOLESSE INVIARCI ANEDDOTI O FOTO DA
PUBBLICARE PUO’ FARLO AL NOSTRO INDIRIZZO E
-MAIL: [email protected]
Organizzato dalla testata
online Bordighera.net, il
terzo concorso fotografico
sul social network Facebook ha riscosso un notevole successo. Sempre più
numerosi e appassionati i
partecipanti che hanno postato le loro foto. Tema? I
tramonti di Bordighera. 130
foto, una più bella dell’altra,
hanno gareggiato per contendersi il primo premio,
vinto da Roberto de Nicola
con lo scatto qui sopra pubblicato. Purtroppo la bellezza del tramonto, data dai
caldi toni del rosso immor-
talati da Roberto, non è visibile sul nostro mensile. Se
volete vedere la foto vincitrice e tutte le altre, potete
farlo nella gallery del gruppo Bordighera.net oppure
potete acquistare il calendario stampato per l’occasione
sempre dalla testata online
cittadina. Per acquistarne
una copia, al costo di €
5.00, dovrete rivolgervi alla
Sig.ra Diana Monaco, che
sta raccogliendo le prenotazioni. Un’occasione unica
per assaporare 365 giorni di
tramonti bordigotti.
Alice Spagnolo
“U Risveiu Burdigotu”
Sede: Via alle Mura 8
18012 Bordighera Alta
Orario : lunedì e venerdi
dalle ore 16,00 alle 18,00
giovedì dalle 21 alle 23
e-mail: [email protected]
Internet: www.urisveiuburdigotu.it
Telefono: 3464923130
Paize Autu
Direttore Responsabile: Dott.ssa Alice Spagnolo
Registrazione del Tribunale di Sanremo
nr. 03/08 del 04/07/008
Sito internet: Mauro Sudi
Direzione-Amministrazione-Redazione:
18012 Bordighera Alta – Via alle Mura, 8
Le firme impegnano gli autori degli articoli
Stampato in proprio a Bordighera Alta
Spazio Etichetta
Editoriale
Du Diretù
Care Lettrici e cari Lettori, vi
sarete chiesti il motivo del
nostro ritardo nella consegna
di questo numero di Paize
Autu. La ragione è semplice:
volevamo iniziare l’anno con
un giornale completo, ricco
di storia e di tradizione, ma
anche giovane e scorrevole.
Pur senza aver studiato grafica e senza, quindi, essere
particolarmente esperti di
editoria abbiamo cercato di
dare un taglio diverso a questo mensile. Potete accorgervene già dalla grafica della
prima pagina e, ancora meglio, sfogliando l’intero giornale. Per quanto concerne i
contenuti, abbiamo voluto
dedicare ampio spazio al parmurelo poiché, pochi mesi
fa, ha ottenuto la DECO
(Denominazione di Origine
Comunale). Ci è sembrato
doveroso non solo riportare
la notizia, che tutti noi del
Risveglio Bordigotto abbiamo appreso con gioia, ma
anche dedicare un approfondimento dettagliato a quella
che è la storia di uno dei simboli più importanti e significativi di Bordighera: la palma. Come potrete facilmente
immaginare, il materiale su di
essa è vastissimo (mentre noi,
della redazione siamo pochissimi). Ecco il motivo principale per cui questo mese il
giornale vi è stato recapitato
in ritardo. Un ritardo in parte
giustificabile dalla nostra volontà di offrirvi un prodotto
soddisfacente… In parte, invece, dovuto al fatto che Natale e Capodanno sono feste
anche per noi. Questo mese
non troverete giochi né cruciverba, perché non avevamo
più spazio per inserirli. Sappiamo che a molti di Voi, la
pagina dell’intrattenimento
piace: non preoccupateVi,
torneremo a proporVi i nostri quiz. Il 27 gennaio è il
Giorno della Memoria: anche U Risveiu Burdigotu vuole, nel suo piccolo, contribuire a ricordare le vittime innocenti dello sterminio nazista.
Nelle pagine 4 e 5 troverete i
nostri approfondimenti.
RingraziandoVi nuovamente
per aver scelto di rinnovare i
Vostri abbonamenti, colgo
l’occasione per augurare a
tutti Voi un buon proseguimento del 2014, con la speranza che Paize Autu sia sempre per Voi una piacevole
lettura.
Alice Spagnolo
L’IMPORTANTE È SEMINARE
Semina, semina:
l’importante è seminare
- poco, molto, tutto il grano della speranza.
Semina il tuo sorriso
perché splenda intorno a te.
Semina le tue energie
per affrontare
le battaglie della vita.
Semina il tuo coraggio
per risollevare quello altrui.
Semina il tuo entusiasmo
la tua fede
il tuo amore.
Semina le più piccole cose
i nonnulla.
Semina e abbi fiducia:
ogni chicco arricchirà
un piccolo angolo della terra.
Anonimo
U RISVEIU BURDIGOTU RINGRAZIA TUTTI QUEGLI ESERCENTI CHE CON
IL LORO PREZIOSO CONTRIBUTO ECONOMICO HANNO RESO POSSIBILE
LA REALIZZAZIONE DELLE MANIFESTAZIONI NATALIZIE PROMOSSE DALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE: RISTORANTE LA CICALA, ANTICA TRATTORIA GARIBALDI, PETTINATRICE BARBARA, PETTINATRICE MANU,
PETTINATRICE LELLA, ESTETICA BIOSTUDIO SABRINA, BARBIERE
DINO, TABACCHERIA ENZO E PATRIZIA, ABBIGLIAMENTO PATRIZIA,
DOLCE E SALATO DI LAURA, BAR DOLCE VITA, AGENZIA IMMOBILIARE L’ARIETE, RISTO-BAR U CAVETU, SIDECAR CAFFÈ.
Il Direttivo
Pagina 2 Paize Autu
Paize Autu pagina 11
Non sono più con noi...
Nei giorni a cavallo con il Santo
Natale si sono spenti tre nostri
lettori:
*****
Il giorno del Santo Natale è
mancato a Bordighera, all'età di
101 anni, il professor Cesco
Vian. Docente universitario, ha
insegnato letteratura spagnola
anche all’UNITRE di Bordighera.
Illustre ispanista, è stato insignito del premio Juan Carlos per l’
importante ruolo di tramite culturale tra la tradizione spagnola e
il mondo degli studi e dei lettori
italiani.
Tutto il Risveglio Bordigotto porge le più sentite condoglianze
all’amata moglie Lucia e a tutta
la famiglia Vian per la perdita del
caro Cesco.
*****
Sempre il giorno di Natale ci ha
lasciato, dopo una lunga malattia, l’amico paizengo Giacomo
Ciarlo “Patatine”. Con lui se ne
ANEDDOTO
Ad un taxista di Bordighera fu detto: “Lei quando morrà andrà all’inferno”.
“Oh signora, cosa ho fatto di così
tanto terribile?” chiese l’autista un
po’ spaventato.
Risposta: “Per aver vissuto sempre a Bordighera, che è un Paradiso”.
Sandra
Segnalazione
va un pezzo di storia del nostro
Paize: per molti anni Giacomo
aveva prodotto nei locali sotto la
sua abitazione le patatine Cip
Cip che consegnava in diversi
esercizi del ponente ligure.
Tutto il Risveglio Bordigotto partecipa al dolore della Famiglia
Ciarlo ed è vicino alla moglie
Tilde, ai Figli Rossana e Francesco, al fratello Paolo, ai nipoti e
parenti tutti.
*****
Sempre a Natale, è mancato
improvvisamente, a soli 64 anni,
Aldo Magalona. La sua prematura scomparsa ha lasciato nel
cordoglio la famiglia e gli amici,
che lo stimavano e lo amavano.
Il Risveglio Bordigotto porge le
sue più sentite condoglianze alla
mamma, nostra affezionata lettrice, e a tutta la sua famiglia.
La Redazione
A bicicletta noeva
Via Bastioni 73/75. Questa la
preoccupante situazione del selciato. Pericoloso per chi transita
sia in salita che in discesa, poiché
gli astreghi distaccatisi e il cedimento della strada interessano
una zona poco illuminata del Paese Alto. Abbiamo già segnalato a
chi di competenza il problema
che, però, non è stato ancora risolto (da mesi!!!). La Redazione
Un addio irreversibile
Pubblichiamo qui di seguito la lettera della
Sig.ra Roggery inerente l’addio delle tre Figlie
di Sant’Anna che, come tutti saprete, hanno
lasciato Bordighera prima dello scorso Natale.
Con sgomento e desolazione abbiamo
appreso la notizia del ritiro delle suore dalla “Casa di Riposo” villa S. Rosa in Bordighera.
Dopo 136 anni di collaborazione con
l’istituzione fondata da Padre Giacomo Viale, si resta attoniti alla notizia
di qualcosa che noi tutti pensavamo
continuare nel tempo, quale la dolce
abitudine alla presenza premurosa ed
intuitiva di Suor Caterina, Suor Giuseppina e Suor Giacinta verso tutti noi
ospiti.
Antologia Bordigotta
E’ una presenza silenziosa, operosa e
vigile che ci permette di vivere la nostra quotidianità con serenità e calore
umano, pari unitamente alla qualifica
di una collaborazione che prescinde
dalla disponibilità alla dinamica d’ogni nostro impegno esistenziale.
Anche uno spirito libero non può esulare dall’essere compartecipe alla collaborazione, all’abnegazione ed all’altruismo che sono la vita quotidiana
delle loro opere e che ci hanno portato all’impegno del vissuto in un clima
ottimale di tranquillità, serenità e pace.
Teresa Roggery
La bicicletta nuova
On accattau ina bicicletta, avu me tucca pedalà,
Ho comprato una bicicletta, adesso mi tocca pedalare,
tüti i menuti a ghè na una e me tucca falla
ogni minuto ne ha una e mi tocca farla
arangià: se sgarba a röa o a ven mola,
aggiustare: si buca la ruota o si sgonfia,
tucca pumpà, se ghè ina salia e tucca pedalà in po’ sauta
bisogna pomparla, se c’è una salita e bisogna pedalare un
a caena,
po’ salta la catena.
ghè anche a sela che a nu va, vago giù pe ina
c’è anche la sella che non va, vado giù per una
discesa me se streppa anche u fren, a me pija
discesa mi si strappa anche il freno, prendo
in abrivu che caminu cume in tren, lì in se a dritta
velocità e cammino come un treno, lì sulla strada
ghè ina curva, ma nu poesciu ralentà piju sciù pe ina
c’è una curva, ma non posso rallentare e salgo su per una
scarpà pe purela in po’ fermà, ciappu in corpu cume
scarpata per poterlaun po’ rallentare, prendo un colpo
in bagiu, e a bicicletta a se ne va, a pija giù pe ina
tremendo (come un rospo), e la bicicletta se ne va, prende
discesa, ma a se ferma in ti na rocca, a se tüta cegà
giù per una discesa, ma si ferma su una roccia, si è tutta
mi sun tütu rascegau da u corpu che on pigliau cun a
piegata e io sono tutto malandato dalla botta che ho preso,
bicicletta in spala, me ne vagu versu ca’, anche ela tüta
con la bicicletta in spalla, me ne vado verso casa, anche lei
storta, a nu ghe a fa a caminà, sun passau dall’ ospeà
è tutta storta, e non riesce a camminare, son passato
pe fame in po’ meigà, ela foera a l’aspeitava che a portesse dall’ospedale per farmi un po’ medicare, lei fuori mi aspetta
da in ferrà, cun dui corpi de martelu u a puresse in po’
che la porti da un fabbro, che con due colpi di martello la
adrissà che a puresse caminà pe apendila a in cion,
possa un po’ raddrizzare così che possa camminare per
pe pureme ricurdà che da ina avventura bela che poei
appenderla ad un chiodo,
a l’è finia ma’, (candu se incontra a sfurtuna, sa lì a l’è
per potermi ricordare che una bella avventura è poi finita
dapertütu che a te aspeita se ti ghe capiti in buca,
male (quando si incontra la sfortuna, essa è ovunque che ti
a l’è finia…)
aspetta, se le capiti in bocca,
è finita…)
T. L.
1954: Classe II “Rancio del popolo”
Maestra Garaventa
Verrando, Carla Riccello, Lucrezia Latella, Anna Ioviero, Pina Burgisi, Concettina Ceravolo, Valentino Mazzone,
Rinaldo
Martini,
Francesco Mottola,
Gianfranco Palmero.
Al nostro appello ne
mancano due: le
bambine vicino alla
maestra. Se qualcuno
le riconosce o si riconosce in questa foto,
avremmo piacere di
inserire i loro nomi
nel prossimo numero
di Paize Autu.
RINGRAZIAMO GIANFRANCO PALMERO PER AVERCI DATO LA POSSIBILITÀ DI PUBBLICARE QUESTA FOTO.
Paize Autu
Paize Autu Pagina 3
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Storie di carugio: Fiu burdigotu d’u Camin Longu
Lascia il carruggio per cercare la fortuna che la pesca gli ha sempre negato. Mio compagno d’asilo ben gestito
dalle suore di Villa Palmizi. A me, di
un anno più piccolo, fece capire i trucchi del saper vivere con i
“marinenghi”. Costoro asserivano che
l’asilo, essendo a valle della Via Romana, appartenesse loro. Proteine per
la crescita degli ospiti. Minestra calda
delle suore e ciò che il cestino preparato dalle nostre mamme conteneva.
Da lui, Luigi Pestalardo, ho imparato
cos’era la “ghingungola”. Di questo
formaggio ne ho mangiato molto. Ci
scambiavamo i panini, sotto lo sguardo vigile di suor Maria. Luigi preferiva la mia mortadella. Diceva che era
mangiar da ricchi. Per me era meglio
il formaggio… Ma si sa, i gusti son
gusti. Alle volte dai cestini usciva un
mandarino o un pugno di ciliegie. Che
pacchia! Non dico della volta della
banana! Tempi di frugalità e morigeratezza… Nu gh’èira ancù a Nutella, a
venti nei suoi libri. I navigatori che
passano a vela Capo Horn sono considerati autentici eroi. Sembra che “U
Ce”, con la sua barca di piccolo cabotaggio, avesse raggiunto porticcioli
come Rio Gallegos e Punta Arenas:
questo è quello che raccontava. U Ce a
Bordighera faceva il pescatore. Dopo
le notti di pesca, passava “Da
Bernà” (oggi Bar da Lina) per la colazione. Il menù variava: d’estate c’erano pumate, peverui, baijanicò; nell’autra stugiun invece si gustavano sevuloti, dui anciue sarae, sempre completate
da una sola rosetta di pane, in cartin
de vin che spesso veniva replicato.
Solamente la rosetta non era bissata.
Ce dava il buongiorno anche ai gatti
randagi che vivevano nei carugi. “Nui
da Loea semu tuti brava e bona gente
fina e prije ne voen ben!”, dicendo ciò
Ce si portava le mani alla cintola e...si
grattava un po’ (sic).
Avviso: bisogna avere più di 80 pritempi trascorsi, pensando ai nostri ge- mavere o autunni per ricordare U Ce.
nitori, che nel frattempo non avevano Se non li avete, fate tesoro di quanto
più avuto il permesso di soggiorno sopra.
AR. MARIU
dall’ “autorità competente”. Dopo un
decennio a Bordighera, Luigi torna ad
abitare vicino ai figli. Ora è a Bolzano
in una casa per anziani. Mi vengono in
mente sua mamma Ninetta e il padre
loanese Ce. Questo nomignolo va pronunciato in spagnolo alla moda del più
famoso guerrigliero Che Guevara.
Il padre di Luigi era una gloria della
marineria velica: più volte circumnavigò la Patagonia, estremo lembo meridionale dell’America Latina, dove i
famosi venti “Quaranta Ruggenti” sono sempre rabbiosi. Il grande velista
Ambrogio Fogart descrive bene questi
Il Natale del Risveglio Bordigotto
cheli tempi se dieva che a ciculata a
fava mà (?!). Dopo i 25 anni ci siamo
separati. Io ho sposato una
“marescialla”, lui una “fraulein”. Trovò un buon lavoro e figliò. Rimasto
vedovo u s’è arecampau a Burdighea.
Ci siamo rivisti e ci siamo raccontati i
Bordighera Alta, 7 e 8 dicembre
2013.
La sesta edizione del Mercatino di
Natale di U Risveiu Burdigotu è stata
un successo: nel nostro amato Centro
Storico, si è riversata una marea di
gente! Visitatori entusiasti che hanno avuto l’occasione di acquistare
oggetti originali per le feste di Natale, gustare le nostre caldarroste e,
soprattutto, visitare Bordighera Alta.
Il nostro pittoresco borgo è sempre
suggestivo,
ma
vederlo
così
“addobbato” lo rende ancora più magico e ci piacerebbe che fosse sempre
così: pieno di vita, di voci, di colori
e di profumi.
Molte le bancarelle che hanno esposto i prodotti più diversi: dalle creazioni di cucito al decoupage, dai
prodotti alimentari a piante ornamentali. Di grande richiamo, come
sempre, il falò sul quale sono state
arrostite le castagne preparate da U
Risveiu Burdigotu.
Anche dal punto di vista del clima,
le giornate sono state clementi con
un bel sole e un clima primaverile,
mite e piacevole, che di certo hanno
invogliato i presenti a stare due
giorni in nostra compagnia. Il Risveglio Bordigotto ha di nuovo fatto
centro: come ogni anno il Paese Alto è tornato a vivere cume ina vota
(candu se mugugnava che se stava
ma’… ma anche se se stava ma’, se
stava ciù ben d’avura).
La Redazione
Meno fortunato dal punto di vista
climatico, U Foeugu du Bambin è
però riuscito ad ardere nella Notte di
Natale, alimentato dalle preghiere e
dalle speranze di tutti.
Nonostante una pioggerellina fine
ma insistente, noi di U Risveiu Burdigotu non ci siamo scoraggiati e
abbiamo prima preparato il falò di
legna che, successivamente, abbiamo
acceso e mantenuto vivo fino a notte
inoltrata nella suggestiva piazza di
Padre Giacomo Viale.
Al termine della Santa Messa, officiata dal Parroco Abate Don Marco
Gasciarino, tutti i paizenghi e qualche foresto si sono riversati nella
piazza a fianco della chiesa di Santa
Maria Maddalena per scambiarsi gli
auguri, gustando panettone e pandoro offerti dal Risveglio Bordigotto.
Il Ristorante Antica Trattoria Garibaldi ha invece preparato e offerto
una deliziosa cioccolata calda, molto apprezzata dagli infreddoliti
astanti.
La Redazione
Soluzioni del cruciverba di Natale:
Orizzontali: 1) Cotto; 5) Corba; 10) Spezie; 12) Carion; 13) Ta; 14) Inni; 16) Rosa; 17) Era; 19) Foegu du Bambin; 26)
Alce; 27) Alla; 28) Na; 29) Scarf; 32) Duo; 33) Oa; 34) Rata; 36) Lo; 37) Re; 38) Noel; 39) Porto; 40) San; 41) Tre.
Verticali: 1) Ce; 2) Ozi; 3) Tin; 4) Ten; 5) Carta; 6) Oro; 7) RIS; 8) Boabil; 9) AN; 10) Stefano; 11) Parola; 15) Imu;
18) AEC; 20) Gesù; 21) Dia; 22) Befana; 23) Madre; 24) BL; 25) Natale; 30) Coro; 31) RO; 32) D’or; 35) Alt; 36) Lo
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La Biblioteca di Alice
INDESIDERATI. Ecco chi erano le
vittime dell’ideologia nazista. Un’ideologia crudele, malvagia, esatta. Proprio
così: la scelta dell’ultimo aggettivo non
è casuale. I nazisti pensavo in numeri,
deportavano numeri e uccidevano
numeri. L’esattezza era la base della
scienza, e la scienza era la base della
vita stessa, o meglio del valore che i
nazisti attribuivano a ciascuna vita.
Perché se gli ariani, belli, biondi, con
gli occhi chiari e il corpo forte necessitavano di uno spazio vitale, dovevano
essere ben istruiti, atletici, vincitori e
coscienti della loro perfezione, allo
stesso modo gli altri,
che
non
rispondevano ai canoni dell’esattezza nazista
non
avevano
possibilità
di scampo:
dovevano
essere eliminati. Le
loro erano
VITE INDEGNE
DI ESSERE VISSUTE. Questa l’agghiacciante realtà che emerge da un
passato che ancora sanguina e che
deve continuare a fare male. Questo,
anche, il sottotitolo di un libro triste
ma importante, duro ma necessario,
scritto da Marco Paolini (attore e scrittore veneto).
Il titolo è AUSMERZEN, che significa: prima della transumanza, gli agnelli, le pecore che non reggono la marcia vanno soppressi. La logica conseguenza, secondo una semplice equazione malata ma esatta, è la necessità
di eliminare tutti quegli individui che
vivono un’esistenza non solo priva di
significato, ma anche rovinosa per
l’economia del Terzo Reich.
Hitler non inventò nulla di nuovo.
Anche se è ancora più doloroso affrontare una verità che non addita un
solo mostruoso colpevole, è comunque necessario ribadirlo. In Europa,
da tempo, circolavano idee di purificazione della razza: si parlava di sterilizzazione degli individui con malformità, si misuravano crani per classificare
cretini, delinquenti, prostitute e assassini. Per ogni categoria di reietti c’era
un numero, un calcolo che, di fatto,
contava più di una vita. Psichiatri, chirurghi, studiosi di ogni genere parlavano della soppressione dei deboli, dei
parassiti del popolo, dei nemici dello
stato, dei mangiatori inutili, delle vite
senza valore. Questi i termini scientifici che oggi, fortunatamente, fanno
rabbrividire.
Il nazismo non inventò nulla, ma applicò con precisione regole già scritte,
diffondendo con ogni mezzo disponibile il contenuto di esse.
Ecco un problema che i maestri propinavano ai bimbi ariani delle elementari: “Un pazzo costa allo stato 4 Rei-
chsmark al giorno, uno storpio 5.50,
un criminale 3.50. In molti casi un
impiegato statale guadagna solo 3.50
Reichsmark per ogni componente
della sua famiglia e un operaio non
specializzato meno di 2. Secondo un
calcolo approssimativo, risulta che in
Germania gli epilettici, i pazzi ecc ricoverati sono circa 300.000. Calcolare: quanto costano complessivamente
questi individui a un costo medio di 4
Reichsmark? Quanti prestiti di 1000
Reichsmark alle coppie di giovani sposi si ricaverebbero all’anno con quella
somma?”
Se non vi è bastato l’impressionante
problema sopracitato, leggete quanto
un giovane medico, apprendista negli
anni del nazismo, ha riportato. Il neo-
dottore si trovò nella clinica di un collega affermato e potente, un medico
nazista. Ecco il suo resoconto: “In
circa quindici-venticinque lettini giacevano altrettanti bimbi, che potevano
avere da uno a cinque anni. In questo
reparto Pfannmüller spiegò in maniera particolarmente esauriente le sue
idee. Ricordo assai bene le frasi seguenti, perché lasciavano sbigottiti per
il loro cinismo o per la loro balordaggine: “Queste creature (cioè i bambini) ai miei occhi di nazionalsocialista
rappresentano soltanto un peso per il
corpo del nostro popolo. Noi non
uccidiamo (o forse disse: non sbrighiamo la faccenda) con veleno, iniezioni
ecc ecc perché in tal caso non faremmo che offrire alla stampa straniera e
a certi signori in Svizzera (allusione
evidente alla Croce Rossa) nuovo materiale per aizzare contro di noi. No, il
nostro metodo è molto più semplice e
naturale, come potete vedere”. E così
dicendo, aiutato da un’infermiera che
aveva l’aria di saper far bene il lavoro
di quel reparto, tolse un bimbo dal
lettino. Mentre lo mostrava intorno
come una lepre morta, con sguardo
da intenditore e grinta cinica disse
qualcosa come: “Questo qui, per
esempio, durerà ancora due o tre giorni”. Non dimenticherò mai la faccia di
quell’uomo grasso, che ghignava tenendo nella mano flaccida quel mucchietto d’ossa piagnucolante, circondato dagli altri bambini affamati. Poi
l’assassino spiegò che il metodo consisteva non nel sospendere di colpo la
nutrizione, ma nel ridurre gradatamente le razioni”. Quando il dottor
Pfannmüller venne interrogato al termine della guerra, la sua unica preoccupazione fu quella di negare di aver
avuto la mano flaccida. Anche alla
fine, per lui contava solo la perfezione
della razza ariana.
Alice Spagnolo
Un nuovo Monet a Bordighera
Abbiamo il piacere di annunciarvi che Bordighera Alta è stata scelta per l’apertura di uno studio
d’arte. L’artista, Mohamed El Sabaawi, è approdato a Bordighera dalla lontana Washington
D.C.(USA). Impossibile riprodurre in bianco e
nero i suoi strepitosi quadri: alcuni raffigurano
animali, altri alberi, altri ancora paesaggi. Ma il
talento innato di Mohamed (persona, tra l’altro,
di una gentilezza e sensibilità encomiabili) si
concretizza soprattutto nei ritratti, nelle mille
sfaccettature dell’animo visibili agli occhi. Nessuno meglio di El Sabaawi sa leggere nell’abisso
di ogni uomo.
Il suo atelier è in Via Bastioni 85. Entrata libera.
Cosa aspettate?
Alice Spagnolo
di Bordighera
Il Punteruolo rosso: una d’azione che avrebbe portato attuata in tutte le palminaccia del nostro palmeto. all’eradicazione del problema: me che si trovano in
prossimità di quella
infestata non si arriverà mai a nessun
risultato.
Anche perché se già
nelle Phoenix Canariensis il problema è
gravissimo, ancor di
più lo è nelle dattilifere.
Spiega Susi Gomez:
“Mentre nella Canariensis sono visibili i segni del
Punteruolo rosso che porta
all’afflosciarsi della testa della
pianta, nella dattilifera la presenza del coleottero non porta
alcun sintomo e la testa appare
perfetta sino al giorno in cui non
rovina al suolo in quanto minata
alla
base
stessa”.
Una caduta, questa, che può
comportare rischi gravissimi soprattutto per
l’incolumità delle persone che accidentalmente
si trovassero in prossimità della pianta colpita,
la cui testa può avere un
peso di circa 200 kilogrammi.
Michel Ferry sostiene
che sia necessario attuare la dendrochirurgia in
tutte le palme presenti
Esemplare adulto di Punteruolo rosso
sul territorio e Bordiconfronti dei danni causati dal ghera, in quanto di Città delle
Palme, dovrebbe essere portavoPunteruolo rosso.
Ma la soluzione ci sarebbe: oc- ce ed esempio per tutte le altre
corre sensibilizzare la popola- città italiane che attualmente
zione e formare degli esperti, combattono il Punteruolo Rosso.
perché la cura delle palme infet- Per far questo è necessario camte deve avvenire seguendo rego- biare il modo d’azione portato
le
e
procedure
tecnico- avanti in questi anni di inutili e
sperimentazioni,
scientifiche ben preci- infruttuose
anche se sarà, ovviamente, molse.
“E’ necessario pratica- to difficile.
re la dendrochirurgia La tecnica messa a punto dall’enon solo nelle piante in sperto francese, prevede una
cui è stata riscontrata “siringata” di fertilizzante all’inla presenza del Punte- terno della palma: con questo
ruolo Rosso, ma anche trattamento vengono uccise tutte
in tutte quelle circo- le larve presenti nella pianta
stanti”. Se la tecnica, malata e in tutte le palme intormessa appunto dallo no a quella malata, che dovranstesso Ferry, non viene no essere sottoposte allo stesso
eseguita da personale intervento, l’insetticida non perqualificato e non viene metterà al punteruolo rosso di
Rovinosa caduta di una dattilifera
E’ una corsa contro il tempo,
quella che Bordighera deve iniziare per debellare il temibile
Punteruolo Rosso e salvare così
il suo patrimonio di palme.
Una corsa che può portare ad
ottimi risultati se gli interventi
saranno tempestivi. E’ ottimista
Michel Ferry, dell’Estacion
Phoenix e Ricercatore Scientifico dell’INRA France, che insieme alla moglie Susi Gomez ha
visitato la nostra città e il suo
palmeto il giorno11 dicembre
scorso. Nel parco di Villa Garnier, ho avuto la possibilità di
intervistarlo per conto della testata online Bordighera.net, per
la quale collaboro.
Ho pensato di riportare su Paize
Autu le informazioni apprese
durante quell’incontro, per dare
la possibilità di leggerle a chi
non naviga su internet.
Michel Ferry è parso ottimista,
ma il suo ottimismo non lascia
spazio all’incertezza: “Questa è
l’ultima possibilità che resta a
Bordighera per salvare le sue
palme. Ma bisogna muoversi
perché ormai non c’è più tempo”. L’incontro di dicembre ha
visto l’esperto Michel Ferry e
sua moglie (e collaboratrice)
Susi Gomez dialogare con Robert Castellana del Giardino
Sperimentale del Beodo e con il
giardiniere Maurizio Lega.
“Sono venuto per la prima volta
a Bordighera nel 2007, quando
c’erano solo due piccoli focolai
di Punteruolo rosso.”, ha continuato Ferry, “Nel 2008 sono
ritornato e ho proposto un piano
perché Bordighera avrebbe potuto terminare la sua battaglia
contro il coleottero già nel 2008,
ma non sono stato ascoltato”.
Oltre a non aver messo in atto
nulla di quanto proposto, Michel
Ferry ha riferito che il Comune
di Bordighera ha risposto che la
situazione era sotto controllo. Di
questo “essere sotto controllo”
vediamo oggi i terribili risultati:
“La gran parte delle palme
Phoenix Canariensis di Bordighera è infestata, e la restante
gode di dubbia salute” afferma
Michel
Ferry.
Uno spettacolo tristemente noto,
quello delle palme che sono
state abbattute a Bordighera in
questi anni, sotto gli occhi di
una cittadinanza sempre più
demoralizzata e impotente nei
Michel Ferry
annidarsi.
Il fertilizzante usato - che dal
basso della pianta dove deve
essere iniettato risale poi al suo
interno tramite i canali della
stessa - non comporta danni al
suolo e non è nocivo per la salute umana.
Le cose che Bordighera deve
imparare sono ancora molte,
però: Michel Ferry addita alcune
palme dattilifere malate, alle
quali è stata lasciata una rotondità nell’estremità superiore.
Proprio questa “palla”, che di
solito viene lasciata per ragioni
meramente estetiche, sarebbe un
canale preferenziale per il Punteruolo Rosso. L’attacco del
coleottero varia da specie a specie e, nel caso della dattilifera,
solitamente parte dai polloni alla
base del tronco.
L’insetto, però, può decidere
anche di insediarsi passando
proprio per la parte morbida del
tronco creata da queste rotondità.
Insomma, non c’è più tempo da
perdere: quella contro il Punteruolo Rosso è una battaglia che
non va procrastinata se Bordighera vuole mantenere il suo
status di Città delle Palme.
“Sono soddisfatto del recente
incontro con il Sindaco Giacomo Pallanca” ha riferito infine
Michel Ferry. “Perché mi è sembrato molto attento nei confronti
del problema e disponibile al
dialogo”.
Un dialogo che speriamo non
prosegua troppo a lungo, vista
l’urgenza richiesta dall’allarmante situazione.
Alice Spagnolo
Paize Autu Pagina 5
Paize Autu Pagina 8
Le palme
Il percorso per la DECO
Non per essere vanitosi, ma
un tassello per il raggiungimento della DECO per il
parmurelo è stato posto dal
Risveglio Boridgotto.
Nasce tutto all’inizio degli
anni Novanta, quando ci si è
accorti che l’antica arte
dell’intreccio delle palme si
stava ormai perdendo. U Risveiu Burdigotu, sotto l’idea
e le direttive della socia,
esperta intrecciatrice di parmureli, Silvana Palmero e del
marito Franco, ha così iniziato una campagna promozionale.
Eccone le tappe:
Nel 1992, dall’11 al 26 aprile, nella nostra città si è svolta la mostra fotografica
“Bordighera: palme d’autore.
La lavorazione del parmurelo
pasquale nelle fotografie di
Ferruccio Carassale”.
Il Comune di Bordighera, per
l’occasione, fece stampare un
volume, curato da Giuseppe
Bessone , nel quale erano
contenute le informazioni
salienti sulla storia del parmurelu. Il libro, intitolato
“Bordighera: Palme d’autore”, è una preziosa raccolta
di storie, leggende e testi ri-
guardanti la palma e la sua
lavorazione. In esso trovano
ampio spazio la descrizione
della maestria con cui vengono intrecciati i parmureli, il
legame che lega i bordigotti
alla palma, e quindi a
Sant’Ampelio, e la notorietà
che le palme stesse hanno
portato a Bordighera.
La mostra fotografica si tenne nella Chiesa Anglicana. In
quell’occasione, U Risveiu
Burdigotu curò il rinfresco
offerto nel giorno inaugurale.
L’interesse suscitato da questa mostra, ci fece decidere
di organizzare annualmente
la dimostrazione pratica in
Piazza del Popolo di come si
intreccia la palma. Tradizione, questa, che portiamo
avanti tuttora. Tramite il CIF
(Centro Italiano Femminile
Bordighera) e all’interessamento di Silvana Palmero,
questa dimostrazione fu resa
possibile in luoghi diversi
dalla piazza: ci spostammo
nelle scuole cittadine e oltrepassammo i confini della
nostra città, tra Nizza e Imperia. Sino al 2011, U Risveiu Burdigotu ha organizzato un corso per l’apprendimento dell’arte dell’intreccio. Corso che oggi viene
proseguito dalla Compagnia
della Parmura. Tra i vari
“studenti” che si sono cimentati in quest’arte, la nostra
associazione ha deciso di
istruire le volontarie dell’AVO in modo che, dalla vendita dei manufatti, potessero
trarre profitto per la loro attività benefica. Siamo contenti
di aver insegnato a molti l’arte dell’intreccio: i nostri corsi
hanno avuto lo scopo di allargare il numero di intrecciatori, in modo che la tradizione non muoia, andando
perduta per sempre.
PUBBLICAZIONI
27 Gennaio 2014
IL 27 GENNAIO 1945 LE TRUPPE ALLEATE
HANNO APERTO I CANCELLI DI AUSCHWITZ.
QUEL GIORNO IL MONDO È VENUTO
A CONOSCENZA DEGLI ORRORI CHE QUI SI
PERPETRAVANO.
La tutela del patrimonio ambientale e del
palmento di Bordighera.
Ist. Int. Studi Luguri
Bordighera:
Palme
d’autore. Testi di G.
Bessone, fotografie di
F. Carassale.
Città di Bordighera
Gardenia n. 108 aprile
1993.
Foto di F. Carassale,
testo di F. Cerrina
Feroni.
Bell’Italia n. 203
Marzo 2003.
Foto di F. Carassale,
testo di E. Cascini.
DA QUEL GIORNO È IMPERATIVO RICORDARE.
TROPPI INNOCENTI SONO STATI PRIVATI DELLA
VITA.
LA MEMORIA È
L’UNICA DIGNITÀ CHE RESTA.
E NOI ABBIAMO IL DOVERE DI
NON DIMENTICARE.
… E si continua a parlare di palme…
Dies Palmarum
Dove? Villa Ormond, Sanremo / Giardino Winter, Bordighera.
Quando? 5/6/7 dicembre 2013
Chi? Esperti, ricercatori, addetti ai lavori
Cosa? La VII Biennale europea delle Palme
Perché? Per parlare delle palme, apprendere le novità a livello
europeo. Studi, relazioni, curiosità.
Le novità
RIZOTRONE: camera sotterranea ai piedi di una palma da dattero (2 metri sotto il livello del suolo). Permette di osservare la
crescita delle radici.
GENETICA: si studia la diversificazione genetica e sessuale
delle palme, alla ricerca di una chiave di identificazione genetica
delle varietà attraverso marcatori molecolari. Tutto questo per
cercare varietà di palme che possano garantire sviluppo economico e siano resistenti ai nemici giurati (Punteruolo rosso).
POTATURA SU BICICLETTA: operatori italiani e spagnoli
hanno dato vita ad una dimostrazione pratica di questo innovativo metodo di potatura all’interno del Giardino Winter.
Questa cartolina ci è stata inviata
da un nostro lettore, Adriano Maini, ed è una preziosa quanto dolorosa testimonianza delle deportazioni naziste che colpirono, oltre
agli ebrei, tutte le persone scomode secondo il folle disegno hitleriano. Un paizengo, deportato nel
lager di Bezeichnung, inviò questa
cartolina alla sua famiglia il 18
novembre del 1943. Come richie-
sto dai famigliari, non pubblichiamo il testo della stessa, per tutelare la privacy dei parenti ancora in
vita.
Fortunatamente, il mittente Silvio
Garzoglio è riuscito a tornare a
casa dai suoi cari. Altri paizenghi,
purtroppo, non sono scampati alla
deportazione e sono morti nella
fredda desolazione dei lager nazisti.
La Redazione
ARBEIT
MACHT
FREI. Il lavoro rende
liberi. Questa scritta
campeggiava su tutti i
campi di sterminio
nazisti.
L’ultimo
smacco che un’ideologia sbagliata infliggeva a degli esseri
umani. Chi allora varcava quei cancelli
sapeva che libero
non lo sarebbe stato
più. Troppi ne sono
usciti solo “passando
per un camino”, ma
chi è sopravvissuto e
tornato a casa, perché più forte o sem-
plicemente più fortunato, si è poi potuto
considerare
veramente libero? I superstiti parlano di una
vita condizionata da
incubi terribili, minati
nel fisico come nell’animo. Un marchio
indelebile, come indelebile era il numero
tatuato sul loro avambraccio. Un numero
che li aveva tramutati
in una serie di numeri, privandoli della
loro dignità di uomini.
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
XL
Paize Autu Pagina 6
Paize Autu Pagina 7
A cura di
A. Spagnolo, A. Seghezza,
L. Xaiz
Le palme
di Bordighera
Quali specie a Bordighera? Impariamo a distinguerle:
Phoenix canariensis
Trachycarpus
Chamaerops humilis
Jubaea spectabilis
Quando avviene la legatura delle palme? In genere, le palme vengono
legate nel mese di luglio, entro la prima luna di agosto. Per il parmurelo
bordigotto solitamente la palma deve rimanere legata per circa 9 mesi.
Vengono slegate un mese prima della Domenica delle Palme. Il lavoro di
legatura su una palma viene fatto un anno sì e un anno no: bisogna infatti
attendere un anno per far sì che la pianta si riprenda.
Washingtonia
La palma che però ha sempre caratterizzato Bordighera è la Phoenix dactylifera, palma dattilifera africana
Livistona
Sabal
Erythea
Butia
Cocos
Quali palme possono essere utilizzate per l’intreccio? Le palme utilizzate per creare i parmureli sono le Phoenix dactylifere, che crescono spontaneamente nella città.
Qual è il parmurelo più pregiato? Quello chiaro: più la foglia è bianca, più il parmurelo è pregiato.
Come si ottiene il fogliame chiaro per i parmureli? Il fogliame chiaro si ottiene legando le foglie esterne della
palma con del fil di ferro, in modo che l’occhio della palma non riceva luce diretta. In questo modo si altera il
normale processo di fotosintesi clorofilliana e, al momento della slegatura, se le operazioni precedenti sono state eseguite correttamente, si avranno le foglie centrali chiare. I rami bianchi prendono il nome di semelli: da
ognuno di questi si ricava circa una decina di parmureli.
Come vengono legate le palme e da chi? Le palme vengono legate dai
parmurà: uomini che salgono sulle palme e compiono un lavoro faticoso
e pericoloso. Sulle palme si sale per mezzo di scale e ramponi; una volta
giunti in cima bisogna reggersi in bilico su un fusto che può arrivare ai 20
metri di altezza. Per fare la legatura, il parmurà entra nel ciuffo e incomincia a legare le foglie centrali per poi via via chiudere a giro tutte le altre, dal centro verso l’esterno.
Tra i parmurà più coraggiosi, ricordiamo Ampelio Palmero, papà del nostro socio Franco, morto all’età di 80
anni, cadendo da una palma che stava legando.
Il processo di slegatura è altrettando delicato e pericoloso, in quanto la discesa dalla palma è resa ancora più
difficile dal peso di semelli alti oltre 2 metri.
Come si lavorano i parmureli? Dai semelli vengono tagliati circa 10/12
pezzi per la lavorazione. La punta del semello viene chiamata puntina e,
dei dieci pezzi, è quello più pregiato. I parmureli vengono intrecciati in
mille diverse fogge: in passato, ogni famiglia aveva un tipo di lavorazione che la caratterizzava. Ogni
ciuffo viene legato al fondo per
tenerlo insieme, così il lavorante
può iniziare l’intreccio: intorno a
qualche foglia centrale, inizia a
lavorare quelle laterali, che sono
sempre di numero pari. Il parmurelo è una treccia lavorata da mani
esperte che piegano le fogliette in su e in giù, le fissano una dentro l’altra in modo che non scappino, sciogliendo la treccia. A seconda della
fantasia di chi intreccia, il parmurelo può assumere forme diverse: colomba, portauovo, cestino, barchetta. Con singole foglie, invece, vengono realizzate crocette, croci di malta, stelline, roselline, palline, segnalibri, orologi e campanellini.
Bordighera è conosciuta come la Città delle Palme e, sperando che il temibile Punteruolo rosso
venga al più presto sconfitto, tale deve restare. Troppo importanti e radicate nella nostra cultura, le
palme rappresentano per noi bordigotti qualcosa di molto più profondo della mera questione estetica. Sono belle, alte ed eleganti: questo non possiamo negarlo. Ma sono ancor di più un retaggio
delle nostre origini e un legame d'amore con il nostro patrono Ampelio. Perché se è vero che non
sappiamo con nessuna certezza quali siano le origini storiche del nostro palmeto, è però certo che
per i bordigotti la leggenda corrisponde al vero. E la leggenda vuole che il fabbro e anacoreta Ampelio, dalla lontana Tebaide, sia giunto a Bordighera nell'anno del Signore 411. Qui, insieme con il
suo grande esempio di umiltà e operosità, il Santo portò un dono preziosissimo: il dattero di una
palma.
Un’altra leggenda bordigotta narra che Capitan Bresca si trovasse a Roma in occasione dell’innalzamento dell’obelisco in Piazza San Pietro. Benedetto Bresca, marinaio bordigotto, si accorse che le funi erano sul punto di spezzarsi. Non
si poteva parlare, perché l’operazione doveva avvenire nell’assoluto silenzio: pena la morte. Questo il volere di Sisto V.
Sfidando l’autorità papale, il coraggioso Bresca gridò: “Aiga a e corde”. Venne ascoltato e l’impresa andò a buon fine.
Da quell’anno, il 1586, il Papa concesse a Bresca e ai suoi discendenti l’onore di inviare al Vaticano i parmureli per la
Domenica delle Palme. Ancora oggi, le palme del Papa sono bordigotte.