Gennaio 2014 - U Risveiu Burdigotu
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Gennaio 2014 - U Risveiu Burdigotu
“ Paize Autu” Paize Autu Pagina 12 E Leccornie du Ciantafurche Ricette Tipiche Liguri e Non... I TRAMONTI DI BORDIGHERA Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu” Questo mese vi proponiamo la ricetta “Spaghetti e polpo”, scritta da uno degli chef italiani più in voca del momento: Antonino Cannavacciulo. Poste italiane S.p.A. spedizione in Abbonamento Postale – 70% CNS/CBPANO/IMPERIA Anno 7 nr. 1 Gennaio 2014 BON ANU DA U RISVEIU! Ingredienti per 4 persone: 350 g di spaghettoni di Gragnano; 800 g di polpi piccoli (circa 50 g ciascuno); 600 g di passata di pomodoro o pomodori pelati schiacciati e passati allo chinois fine; uno spicchio d’aglio, 60 g di prezzemolo, 100 ml di vino bianco, 40 ml di olio extravergine di oliva; sale e pepe nero. Preparazione: in una ciotola sfregate i polpi con sale fino e poca acqua in modo da eliminare la viscosità esterna, sciacquateli bene sotto l’acqua corrente e privateli del becco, degli occhi e di tutte le interiora. Asciugate e tenete da parte. In una pentola soffriggete mezzo spicchio d’aglio privato dell’anima con i gambi di prezzemolo e aggiungete i polpi; bagnate con una parte del vino bianco, togliete l’aglio e i gambi di prezzemolo e coprite con un coperchio. Proseguite la cottura a fuoco lento per 20 minuti circa, irrorando di tanto in tanto con il vino bianco rimasto. Aggiungete la passate di pomodoro, coprite nuovamente e proseguite la cottura per altri 30 minuti, sempre a fuoco dolce. Regolate di sale e pepe nero, spegnete il fuoco e lasciate riposare a coperchio socchiuso per almeno 30 minuti: in questo modo la salsa assorbirà tutti i profumi del polpo. Tuffate gli spaghetti in abbondante acqua salata, portateli a cottura, scolateli, e uniteli alla salsa nella padella. Insaporite infine con prezzemolo e aglio tritati. Regolate di sale e pepe, mantecate a fuoco spento con olio extravergine di oliva e servite. Buon appetito! Alessandro Seghezza U Ciantafurche CHI VOLESSE INVIARCI ANEDDOTI O FOTO DA PUBBLICARE PUO’ FARLO AL NOSTRO INDIRIZZO E -MAIL: [email protected] Organizzato dalla testata online Bordighera.net, il terzo concorso fotografico sul social network Facebook ha riscosso un notevole successo. Sempre più numerosi e appassionati i partecipanti che hanno postato le loro foto. Tema? I tramonti di Bordighera. 130 foto, una più bella dell’altra, hanno gareggiato per contendersi il primo premio, vinto da Roberto de Nicola con lo scatto qui sopra pubblicato. Purtroppo la bellezza del tramonto, data dai caldi toni del rosso immor- talati da Roberto, non è visibile sul nostro mensile. Se volete vedere la foto vincitrice e tutte le altre, potete farlo nella gallery del gruppo Bordighera.net oppure potete acquistare il calendario stampato per l’occasione sempre dalla testata online cittadina. Per acquistarne una copia, al costo di € 5.00, dovrete rivolgervi alla Sig.ra Diana Monaco, che sta raccogliendo le prenotazioni. Un’occasione unica per assaporare 365 giorni di tramonti bordigotti. Alice Spagnolo “U Risveiu Burdigotu” Sede: Via alle Mura 8 18012 Bordighera Alta Orario : lunedì e venerdi dalle ore 16,00 alle 18,00 giovedì dalle 21 alle 23 e-mail: [email protected] Internet: www.urisveiuburdigotu.it Telefono: 3464923130 Paize Autu Direttore Responsabile: Dott.ssa Alice Spagnolo Registrazione del Tribunale di Sanremo nr. 03/08 del 04/07/008 Sito internet: Mauro Sudi Direzione-Amministrazione-Redazione: 18012 Bordighera Alta – Via alle Mura, 8 Le firme impegnano gli autori degli articoli Stampato in proprio a Bordighera Alta Spazio Etichetta Editoriale Du Diretù Care Lettrici e cari Lettori, vi sarete chiesti il motivo del nostro ritardo nella consegna di questo numero di Paize Autu. La ragione è semplice: volevamo iniziare l’anno con un giornale completo, ricco di storia e di tradizione, ma anche giovane e scorrevole. Pur senza aver studiato grafica e senza, quindi, essere particolarmente esperti di editoria abbiamo cercato di dare un taglio diverso a questo mensile. Potete accorgervene già dalla grafica della prima pagina e, ancora meglio, sfogliando l’intero giornale. Per quanto concerne i contenuti, abbiamo voluto dedicare ampio spazio al parmurelo poiché, pochi mesi fa, ha ottenuto la DECO (Denominazione di Origine Comunale). Ci è sembrato doveroso non solo riportare la notizia, che tutti noi del Risveglio Bordigotto abbiamo appreso con gioia, ma anche dedicare un approfondimento dettagliato a quella che è la storia di uno dei simboli più importanti e significativi di Bordighera: la palma. Come potrete facilmente immaginare, il materiale su di essa è vastissimo (mentre noi, della redazione siamo pochissimi). Ecco il motivo principale per cui questo mese il giornale vi è stato recapitato in ritardo. Un ritardo in parte giustificabile dalla nostra volontà di offrirvi un prodotto soddisfacente… In parte, invece, dovuto al fatto che Natale e Capodanno sono feste anche per noi. Questo mese non troverete giochi né cruciverba, perché non avevamo più spazio per inserirli. Sappiamo che a molti di Voi, la pagina dell’intrattenimento piace: non preoccupateVi, torneremo a proporVi i nostri quiz. Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria: anche U Risveiu Burdigotu vuole, nel suo piccolo, contribuire a ricordare le vittime innocenti dello sterminio nazista. Nelle pagine 4 e 5 troverete i nostri approfondimenti. RingraziandoVi nuovamente per aver scelto di rinnovare i Vostri abbonamenti, colgo l’occasione per augurare a tutti Voi un buon proseguimento del 2014, con la speranza che Paize Autu sia sempre per Voi una piacevole lettura. Alice Spagnolo L’IMPORTANTE È SEMINARE Semina, semina: l’importante è seminare - poco, molto, tutto il grano della speranza. Semina il tuo sorriso perché splenda intorno a te. Semina le tue energie per affrontare le battaglie della vita. Semina il tuo coraggio per risollevare quello altrui. Semina il tuo entusiasmo la tua fede il tuo amore. Semina le più piccole cose i nonnulla. Semina e abbi fiducia: ogni chicco arricchirà un piccolo angolo della terra. Anonimo U RISVEIU BURDIGOTU RINGRAZIA TUTTI QUEGLI ESERCENTI CHE CON IL LORO PREZIOSO CONTRIBUTO ECONOMICO HANNO RESO POSSIBILE LA REALIZZAZIONE DELLE MANIFESTAZIONI NATALIZIE PROMOSSE DALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE: RISTORANTE LA CICALA, ANTICA TRATTORIA GARIBALDI, PETTINATRICE BARBARA, PETTINATRICE MANU, PETTINATRICE LELLA, ESTETICA BIOSTUDIO SABRINA, BARBIERE DINO, TABACCHERIA ENZO E PATRIZIA, ABBIGLIAMENTO PATRIZIA, DOLCE E SALATO DI LAURA, BAR DOLCE VITA, AGENZIA IMMOBILIARE L’ARIETE, RISTO-BAR U CAVETU, SIDECAR CAFFÈ. Il Direttivo Pagina 2 Paize Autu Paize Autu pagina 11 Non sono più con noi... Nei giorni a cavallo con il Santo Natale si sono spenti tre nostri lettori: ***** Il giorno del Santo Natale è mancato a Bordighera, all'età di 101 anni, il professor Cesco Vian. Docente universitario, ha insegnato letteratura spagnola anche all’UNITRE di Bordighera. Illustre ispanista, è stato insignito del premio Juan Carlos per l’ importante ruolo di tramite culturale tra la tradizione spagnola e il mondo degli studi e dei lettori italiani. Tutto il Risveglio Bordigotto porge le più sentite condoglianze all’amata moglie Lucia e a tutta la famiglia Vian per la perdita del caro Cesco. ***** Sempre il giorno di Natale ci ha lasciato, dopo una lunga malattia, l’amico paizengo Giacomo Ciarlo “Patatine”. Con lui se ne ANEDDOTO Ad un taxista di Bordighera fu detto: “Lei quando morrà andrà all’inferno”. “Oh signora, cosa ho fatto di così tanto terribile?” chiese l’autista un po’ spaventato. Risposta: “Per aver vissuto sempre a Bordighera, che è un Paradiso”. Sandra Segnalazione va un pezzo di storia del nostro Paize: per molti anni Giacomo aveva prodotto nei locali sotto la sua abitazione le patatine Cip Cip che consegnava in diversi esercizi del ponente ligure. Tutto il Risveglio Bordigotto partecipa al dolore della Famiglia Ciarlo ed è vicino alla moglie Tilde, ai Figli Rossana e Francesco, al fratello Paolo, ai nipoti e parenti tutti. ***** Sempre a Natale, è mancato improvvisamente, a soli 64 anni, Aldo Magalona. La sua prematura scomparsa ha lasciato nel cordoglio la famiglia e gli amici, che lo stimavano e lo amavano. Il Risveglio Bordigotto porge le sue più sentite condoglianze alla mamma, nostra affezionata lettrice, e a tutta la sua famiglia. La Redazione A bicicletta noeva Via Bastioni 73/75. Questa la preoccupante situazione del selciato. Pericoloso per chi transita sia in salita che in discesa, poiché gli astreghi distaccatisi e il cedimento della strada interessano una zona poco illuminata del Paese Alto. Abbiamo già segnalato a chi di competenza il problema che, però, non è stato ancora risolto (da mesi!!!). La Redazione Un addio irreversibile Pubblichiamo qui di seguito la lettera della Sig.ra Roggery inerente l’addio delle tre Figlie di Sant’Anna che, come tutti saprete, hanno lasciato Bordighera prima dello scorso Natale. Con sgomento e desolazione abbiamo appreso la notizia del ritiro delle suore dalla “Casa di Riposo” villa S. Rosa in Bordighera. Dopo 136 anni di collaborazione con l’istituzione fondata da Padre Giacomo Viale, si resta attoniti alla notizia di qualcosa che noi tutti pensavamo continuare nel tempo, quale la dolce abitudine alla presenza premurosa ed intuitiva di Suor Caterina, Suor Giuseppina e Suor Giacinta verso tutti noi ospiti. Antologia Bordigotta E’ una presenza silenziosa, operosa e vigile che ci permette di vivere la nostra quotidianità con serenità e calore umano, pari unitamente alla qualifica di una collaborazione che prescinde dalla disponibilità alla dinamica d’ogni nostro impegno esistenziale. Anche uno spirito libero non può esulare dall’essere compartecipe alla collaborazione, all’abnegazione ed all’altruismo che sono la vita quotidiana delle loro opere e che ci hanno portato all’impegno del vissuto in un clima ottimale di tranquillità, serenità e pace. Teresa Roggery La bicicletta nuova On accattau ina bicicletta, avu me tucca pedalà, Ho comprato una bicicletta, adesso mi tocca pedalare, tüti i menuti a ghè na una e me tucca falla ogni minuto ne ha una e mi tocca farla arangià: se sgarba a röa o a ven mola, aggiustare: si buca la ruota o si sgonfia, tucca pumpà, se ghè ina salia e tucca pedalà in po’ sauta bisogna pomparla, se c’è una salita e bisogna pedalare un a caena, po’ salta la catena. ghè anche a sela che a nu va, vago giù pe ina c’è anche la sella che non va, vado giù per una discesa me se streppa anche u fren, a me pija discesa mi si strappa anche il freno, prendo in abrivu che caminu cume in tren, lì in se a dritta velocità e cammino come un treno, lì sulla strada ghè ina curva, ma nu poesciu ralentà piju sciù pe ina c’è una curva, ma non posso rallentare e salgo su per una scarpà pe purela in po’ fermà, ciappu in corpu cume scarpata per poterlaun po’ rallentare, prendo un colpo in bagiu, e a bicicletta a se ne va, a pija giù pe ina tremendo (come un rospo), e la bicicletta se ne va, prende discesa, ma a se ferma in ti na rocca, a se tüta cegà giù per una discesa, ma si ferma su una roccia, si è tutta mi sun tütu rascegau da u corpu che on pigliau cun a piegata e io sono tutto malandato dalla botta che ho preso, bicicletta in spala, me ne vagu versu ca’, anche ela tüta con la bicicletta in spalla, me ne vado verso casa, anche lei storta, a nu ghe a fa a caminà, sun passau dall’ ospeà è tutta storta, e non riesce a camminare, son passato pe fame in po’ meigà, ela foera a l’aspeitava che a portesse dall’ospedale per farmi un po’ medicare, lei fuori mi aspetta da in ferrà, cun dui corpi de martelu u a puresse in po’ che la porti da un fabbro, che con due colpi di martello la adrissà che a puresse caminà pe apendila a in cion, possa un po’ raddrizzare così che possa camminare per pe pureme ricurdà che da ina avventura bela che poei appenderla ad un chiodo, a l’è finia ma’, (candu se incontra a sfurtuna, sa lì a l’è per potermi ricordare che una bella avventura è poi finita dapertütu che a te aspeita se ti ghe capiti in buca, male (quando si incontra la sfortuna, essa è ovunque che ti a l’è finia…) aspetta, se le capiti in bocca, è finita…) T. L. 1954: Classe II “Rancio del popolo” Maestra Garaventa Verrando, Carla Riccello, Lucrezia Latella, Anna Ioviero, Pina Burgisi, Concettina Ceravolo, Valentino Mazzone, Rinaldo Martini, Francesco Mottola, Gianfranco Palmero. Al nostro appello ne mancano due: le bambine vicino alla maestra. Se qualcuno le riconosce o si riconosce in questa foto, avremmo piacere di inserire i loro nomi nel prossimo numero di Paize Autu. RINGRAZIAMO GIANFRANCO PALMERO PER AVERCI DATO LA POSSIBILITÀ DI PUBBLICARE QUESTA FOTO. Paize Autu Paize Autu Pagina 3 Pagina 10 Storie di carugio: Fiu burdigotu d’u Camin Longu Lascia il carruggio per cercare la fortuna che la pesca gli ha sempre negato. Mio compagno d’asilo ben gestito dalle suore di Villa Palmizi. A me, di un anno più piccolo, fece capire i trucchi del saper vivere con i “marinenghi”. Costoro asserivano che l’asilo, essendo a valle della Via Romana, appartenesse loro. Proteine per la crescita degli ospiti. Minestra calda delle suore e ciò che il cestino preparato dalle nostre mamme conteneva. Da lui, Luigi Pestalardo, ho imparato cos’era la “ghingungola”. Di questo formaggio ne ho mangiato molto. Ci scambiavamo i panini, sotto lo sguardo vigile di suor Maria. Luigi preferiva la mia mortadella. Diceva che era mangiar da ricchi. Per me era meglio il formaggio… Ma si sa, i gusti son gusti. Alle volte dai cestini usciva un mandarino o un pugno di ciliegie. Che pacchia! Non dico della volta della banana! Tempi di frugalità e morigeratezza… Nu gh’èira ancù a Nutella, a venti nei suoi libri. I navigatori che passano a vela Capo Horn sono considerati autentici eroi. Sembra che “U Ce”, con la sua barca di piccolo cabotaggio, avesse raggiunto porticcioli come Rio Gallegos e Punta Arenas: questo è quello che raccontava. U Ce a Bordighera faceva il pescatore. Dopo le notti di pesca, passava “Da Bernà” (oggi Bar da Lina) per la colazione. Il menù variava: d’estate c’erano pumate, peverui, baijanicò; nell’autra stugiun invece si gustavano sevuloti, dui anciue sarae, sempre completate da una sola rosetta di pane, in cartin de vin che spesso veniva replicato. Solamente la rosetta non era bissata. Ce dava il buongiorno anche ai gatti randagi che vivevano nei carugi. “Nui da Loea semu tuti brava e bona gente fina e prije ne voen ben!”, dicendo ciò Ce si portava le mani alla cintola e...si grattava un po’ (sic). Avviso: bisogna avere più di 80 pritempi trascorsi, pensando ai nostri ge- mavere o autunni per ricordare U Ce. nitori, che nel frattempo non avevano Se non li avete, fate tesoro di quanto più avuto il permesso di soggiorno sopra. AR. MARIU dall’ “autorità competente”. Dopo un decennio a Bordighera, Luigi torna ad abitare vicino ai figli. Ora è a Bolzano in una casa per anziani. Mi vengono in mente sua mamma Ninetta e il padre loanese Ce. Questo nomignolo va pronunciato in spagnolo alla moda del più famoso guerrigliero Che Guevara. Il padre di Luigi era una gloria della marineria velica: più volte circumnavigò la Patagonia, estremo lembo meridionale dell’America Latina, dove i famosi venti “Quaranta Ruggenti” sono sempre rabbiosi. Il grande velista Ambrogio Fogart descrive bene questi Il Natale del Risveglio Bordigotto cheli tempi se dieva che a ciculata a fava mà (?!). Dopo i 25 anni ci siamo separati. Io ho sposato una “marescialla”, lui una “fraulein”. Trovò un buon lavoro e figliò. Rimasto vedovo u s’è arecampau a Burdighea. Ci siamo rivisti e ci siamo raccontati i Bordighera Alta, 7 e 8 dicembre 2013. La sesta edizione del Mercatino di Natale di U Risveiu Burdigotu è stata un successo: nel nostro amato Centro Storico, si è riversata una marea di gente! Visitatori entusiasti che hanno avuto l’occasione di acquistare oggetti originali per le feste di Natale, gustare le nostre caldarroste e, soprattutto, visitare Bordighera Alta. Il nostro pittoresco borgo è sempre suggestivo, ma vederlo così “addobbato” lo rende ancora più magico e ci piacerebbe che fosse sempre così: pieno di vita, di voci, di colori e di profumi. Molte le bancarelle che hanno esposto i prodotti più diversi: dalle creazioni di cucito al decoupage, dai prodotti alimentari a piante ornamentali. Di grande richiamo, come sempre, il falò sul quale sono state arrostite le castagne preparate da U Risveiu Burdigotu. Anche dal punto di vista del clima, le giornate sono state clementi con un bel sole e un clima primaverile, mite e piacevole, che di certo hanno invogliato i presenti a stare due giorni in nostra compagnia. Il Risveglio Bordigotto ha di nuovo fatto centro: come ogni anno il Paese Alto è tornato a vivere cume ina vota (candu se mugugnava che se stava ma’… ma anche se se stava ma’, se stava ciù ben d’avura). La Redazione Meno fortunato dal punto di vista climatico, U Foeugu du Bambin è però riuscito ad ardere nella Notte di Natale, alimentato dalle preghiere e dalle speranze di tutti. Nonostante una pioggerellina fine ma insistente, noi di U Risveiu Burdigotu non ci siamo scoraggiati e abbiamo prima preparato il falò di legna che, successivamente, abbiamo acceso e mantenuto vivo fino a notte inoltrata nella suggestiva piazza di Padre Giacomo Viale. Al termine della Santa Messa, officiata dal Parroco Abate Don Marco Gasciarino, tutti i paizenghi e qualche foresto si sono riversati nella piazza a fianco della chiesa di Santa Maria Maddalena per scambiarsi gli auguri, gustando panettone e pandoro offerti dal Risveglio Bordigotto. Il Ristorante Antica Trattoria Garibaldi ha invece preparato e offerto una deliziosa cioccolata calda, molto apprezzata dagli infreddoliti astanti. La Redazione Soluzioni del cruciverba di Natale: Orizzontali: 1) Cotto; 5) Corba; 10) Spezie; 12) Carion; 13) Ta; 14) Inni; 16) Rosa; 17) Era; 19) Foegu du Bambin; 26) Alce; 27) Alla; 28) Na; 29) Scarf; 32) Duo; 33) Oa; 34) Rata; 36) Lo; 37) Re; 38) Noel; 39) Porto; 40) San; 41) Tre. Verticali: 1) Ce; 2) Ozi; 3) Tin; 4) Ten; 5) Carta; 6) Oro; 7) RIS; 8) Boabil; 9) AN; 10) Stefano; 11) Parola; 15) Imu; 18) AEC; 20) Gesù; 21) Dia; 22) Befana; 23) Madre; 24) BL; 25) Natale; 30) Coro; 31) RO; 32) D’or; 35) Alt; 36) Lo Paize Autu Pagina 4 Paize Autu Pagina 9 La Biblioteca di Alice INDESIDERATI. Ecco chi erano le vittime dell’ideologia nazista. Un’ideologia crudele, malvagia, esatta. Proprio così: la scelta dell’ultimo aggettivo non è casuale. I nazisti pensavo in numeri, deportavano numeri e uccidevano numeri. L’esattezza era la base della scienza, e la scienza era la base della vita stessa, o meglio del valore che i nazisti attribuivano a ciascuna vita. Perché se gli ariani, belli, biondi, con gli occhi chiari e il corpo forte necessitavano di uno spazio vitale, dovevano essere ben istruiti, atletici, vincitori e coscienti della loro perfezione, allo stesso modo gli altri, che non rispondevano ai canoni dell’esattezza nazista non avevano possibilità di scampo: dovevano essere eliminati. Le loro erano VITE INDEGNE DI ESSERE VISSUTE. Questa l’agghiacciante realtà che emerge da un passato che ancora sanguina e che deve continuare a fare male. Questo, anche, il sottotitolo di un libro triste ma importante, duro ma necessario, scritto da Marco Paolini (attore e scrittore veneto). Il titolo è AUSMERZEN, che significa: prima della transumanza, gli agnelli, le pecore che non reggono la marcia vanno soppressi. La logica conseguenza, secondo una semplice equazione malata ma esatta, è la necessità di eliminare tutti quegli individui che vivono un’esistenza non solo priva di significato, ma anche rovinosa per l’economia del Terzo Reich. Hitler non inventò nulla di nuovo. Anche se è ancora più doloroso affrontare una verità che non addita un solo mostruoso colpevole, è comunque necessario ribadirlo. In Europa, da tempo, circolavano idee di purificazione della razza: si parlava di sterilizzazione degli individui con malformità, si misuravano crani per classificare cretini, delinquenti, prostitute e assassini. Per ogni categoria di reietti c’era un numero, un calcolo che, di fatto, contava più di una vita. Psichiatri, chirurghi, studiosi di ogni genere parlavano della soppressione dei deboli, dei parassiti del popolo, dei nemici dello stato, dei mangiatori inutili, delle vite senza valore. Questi i termini scientifici che oggi, fortunatamente, fanno rabbrividire. Il nazismo non inventò nulla, ma applicò con precisione regole già scritte, diffondendo con ogni mezzo disponibile il contenuto di esse. Ecco un problema che i maestri propinavano ai bimbi ariani delle elementari: “Un pazzo costa allo stato 4 Rei- chsmark al giorno, uno storpio 5.50, un criminale 3.50. In molti casi un impiegato statale guadagna solo 3.50 Reichsmark per ogni componente della sua famiglia e un operaio non specializzato meno di 2. Secondo un calcolo approssimativo, risulta che in Germania gli epilettici, i pazzi ecc ricoverati sono circa 300.000. Calcolare: quanto costano complessivamente questi individui a un costo medio di 4 Reichsmark? Quanti prestiti di 1000 Reichsmark alle coppie di giovani sposi si ricaverebbero all’anno con quella somma?” Se non vi è bastato l’impressionante problema sopracitato, leggete quanto un giovane medico, apprendista negli anni del nazismo, ha riportato. Il neo- dottore si trovò nella clinica di un collega affermato e potente, un medico nazista. Ecco il suo resoconto: “In circa quindici-venticinque lettini giacevano altrettanti bimbi, che potevano avere da uno a cinque anni. In questo reparto Pfannmüller spiegò in maniera particolarmente esauriente le sue idee. Ricordo assai bene le frasi seguenti, perché lasciavano sbigottiti per il loro cinismo o per la loro balordaggine: “Queste creature (cioè i bambini) ai miei occhi di nazionalsocialista rappresentano soltanto un peso per il corpo del nostro popolo. Noi non uccidiamo (o forse disse: non sbrighiamo la faccenda) con veleno, iniezioni ecc ecc perché in tal caso non faremmo che offrire alla stampa straniera e a certi signori in Svizzera (allusione evidente alla Croce Rossa) nuovo materiale per aizzare contro di noi. No, il nostro metodo è molto più semplice e naturale, come potete vedere”. E così dicendo, aiutato da un’infermiera che aveva l’aria di saper far bene il lavoro di quel reparto, tolse un bimbo dal lettino. Mentre lo mostrava intorno come una lepre morta, con sguardo da intenditore e grinta cinica disse qualcosa come: “Questo qui, per esempio, durerà ancora due o tre giorni”. Non dimenticherò mai la faccia di quell’uomo grasso, che ghignava tenendo nella mano flaccida quel mucchietto d’ossa piagnucolante, circondato dagli altri bambini affamati. Poi l’assassino spiegò che il metodo consisteva non nel sospendere di colpo la nutrizione, ma nel ridurre gradatamente le razioni”. Quando il dottor Pfannmüller venne interrogato al termine della guerra, la sua unica preoccupazione fu quella di negare di aver avuto la mano flaccida. Anche alla fine, per lui contava solo la perfezione della razza ariana. Alice Spagnolo Un nuovo Monet a Bordighera Abbiamo il piacere di annunciarvi che Bordighera Alta è stata scelta per l’apertura di uno studio d’arte. L’artista, Mohamed El Sabaawi, è approdato a Bordighera dalla lontana Washington D.C.(USA). Impossibile riprodurre in bianco e nero i suoi strepitosi quadri: alcuni raffigurano animali, altri alberi, altri ancora paesaggi. Ma il talento innato di Mohamed (persona, tra l’altro, di una gentilezza e sensibilità encomiabili) si concretizza soprattutto nei ritratti, nelle mille sfaccettature dell’animo visibili agli occhi. Nessuno meglio di El Sabaawi sa leggere nell’abisso di ogni uomo. Il suo atelier è in Via Bastioni 85. Entrata libera. Cosa aspettate? Alice Spagnolo di Bordighera Il Punteruolo rosso: una d’azione che avrebbe portato attuata in tutte le palminaccia del nostro palmeto. all’eradicazione del problema: me che si trovano in prossimità di quella infestata non si arriverà mai a nessun risultato. Anche perché se già nelle Phoenix Canariensis il problema è gravissimo, ancor di più lo è nelle dattilifere. Spiega Susi Gomez: “Mentre nella Canariensis sono visibili i segni del Punteruolo rosso che porta all’afflosciarsi della testa della pianta, nella dattilifera la presenza del coleottero non porta alcun sintomo e la testa appare perfetta sino al giorno in cui non rovina al suolo in quanto minata alla base stessa”. Una caduta, questa, che può comportare rischi gravissimi soprattutto per l’incolumità delle persone che accidentalmente si trovassero in prossimità della pianta colpita, la cui testa può avere un peso di circa 200 kilogrammi. Michel Ferry sostiene che sia necessario attuare la dendrochirurgia in tutte le palme presenti Esemplare adulto di Punteruolo rosso sul territorio e Bordiconfronti dei danni causati dal ghera, in quanto di Città delle Palme, dovrebbe essere portavoPunteruolo rosso. Ma la soluzione ci sarebbe: oc- ce ed esempio per tutte le altre corre sensibilizzare la popola- città italiane che attualmente zione e formare degli esperti, combattono il Punteruolo Rosso. perché la cura delle palme infet- Per far questo è necessario camte deve avvenire seguendo rego- biare il modo d’azione portato le e procedure tecnico- avanti in questi anni di inutili e sperimentazioni, scientifiche ben preci- infruttuose anche se sarà, ovviamente, molse. “E’ necessario pratica- to difficile. re la dendrochirurgia La tecnica messa a punto dall’enon solo nelle piante in sperto francese, prevede una cui è stata riscontrata “siringata” di fertilizzante all’inla presenza del Punte- terno della palma: con questo ruolo Rosso, ma anche trattamento vengono uccise tutte in tutte quelle circo- le larve presenti nella pianta stanti”. Se la tecnica, malata e in tutte le palme intormessa appunto dallo no a quella malata, che dovranstesso Ferry, non viene no essere sottoposte allo stesso eseguita da personale intervento, l’insetticida non perqualificato e non viene metterà al punteruolo rosso di Rovinosa caduta di una dattilifera E’ una corsa contro il tempo, quella che Bordighera deve iniziare per debellare il temibile Punteruolo Rosso e salvare così il suo patrimonio di palme. Una corsa che può portare ad ottimi risultati se gli interventi saranno tempestivi. E’ ottimista Michel Ferry, dell’Estacion Phoenix e Ricercatore Scientifico dell’INRA France, che insieme alla moglie Susi Gomez ha visitato la nostra città e il suo palmeto il giorno11 dicembre scorso. Nel parco di Villa Garnier, ho avuto la possibilità di intervistarlo per conto della testata online Bordighera.net, per la quale collaboro. Ho pensato di riportare su Paize Autu le informazioni apprese durante quell’incontro, per dare la possibilità di leggerle a chi non naviga su internet. Michel Ferry è parso ottimista, ma il suo ottimismo non lascia spazio all’incertezza: “Questa è l’ultima possibilità che resta a Bordighera per salvare le sue palme. Ma bisogna muoversi perché ormai non c’è più tempo”. L’incontro di dicembre ha visto l’esperto Michel Ferry e sua moglie (e collaboratrice) Susi Gomez dialogare con Robert Castellana del Giardino Sperimentale del Beodo e con il giardiniere Maurizio Lega. “Sono venuto per la prima volta a Bordighera nel 2007, quando c’erano solo due piccoli focolai di Punteruolo rosso.”, ha continuato Ferry, “Nel 2008 sono ritornato e ho proposto un piano perché Bordighera avrebbe potuto terminare la sua battaglia contro il coleottero già nel 2008, ma non sono stato ascoltato”. Oltre a non aver messo in atto nulla di quanto proposto, Michel Ferry ha riferito che il Comune di Bordighera ha risposto che la situazione era sotto controllo. Di questo “essere sotto controllo” vediamo oggi i terribili risultati: “La gran parte delle palme Phoenix Canariensis di Bordighera è infestata, e la restante gode di dubbia salute” afferma Michel Ferry. Uno spettacolo tristemente noto, quello delle palme che sono state abbattute a Bordighera in questi anni, sotto gli occhi di una cittadinanza sempre più demoralizzata e impotente nei Michel Ferry annidarsi. Il fertilizzante usato - che dal basso della pianta dove deve essere iniettato risale poi al suo interno tramite i canali della stessa - non comporta danni al suolo e non è nocivo per la salute umana. Le cose che Bordighera deve imparare sono ancora molte, però: Michel Ferry addita alcune palme dattilifere malate, alle quali è stata lasciata una rotondità nell’estremità superiore. Proprio questa “palla”, che di solito viene lasciata per ragioni meramente estetiche, sarebbe un canale preferenziale per il Punteruolo Rosso. L’attacco del coleottero varia da specie a specie e, nel caso della dattilifera, solitamente parte dai polloni alla base del tronco. L’insetto, però, può decidere anche di insediarsi passando proprio per la parte morbida del tronco creata da queste rotondità. Insomma, non c’è più tempo da perdere: quella contro il Punteruolo Rosso è una battaglia che non va procrastinata se Bordighera vuole mantenere il suo status di Città delle Palme. “Sono soddisfatto del recente incontro con il Sindaco Giacomo Pallanca” ha riferito infine Michel Ferry. “Perché mi è sembrato molto attento nei confronti del problema e disponibile al dialogo”. Un dialogo che speriamo non prosegua troppo a lungo, vista l’urgenza richiesta dall’allarmante situazione. Alice Spagnolo Paize Autu Pagina 5 Paize Autu Pagina 8 Le palme Il percorso per la DECO Non per essere vanitosi, ma un tassello per il raggiungimento della DECO per il parmurelo è stato posto dal Risveglio Boridgotto. Nasce tutto all’inizio degli anni Novanta, quando ci si è accorti che l’antica arte dell’intreccio delle palme si stava ormai perdendo. U Risveiu Burdigotu, sotto l’idea e le direttive della socia, esperta intrecciatrice di parmureli, Silvana Palmero e del marito Franco, ha così iniziato una campagna promozionale. Eccone le tappe: Nel 1992, dall’11 al 26 aprile, nella nostra città si è svolta la mostra fotografica “Bordighera: palme d’autore. La lavorazione del parmurelo pasquale nelle fotografie di Ferruccio Carassale”. Il Comune di Bordighera, per l’occasione, fece stampare un volume, curato da Giuseppe Bessone , nel quale erano contenute le informazioni salienti sulla storia del parmurelu. Il libro, intitolato “Bordighera: Palme d’autore”, è una preziosa raccolta di storie, leggende e testi ri- guardanti la palma e la sua lavorazione. In esso trovano ampio spazio la descrizione della maestria con cui vengono intrecciati i parmureli, il legame che lega i bordigotti alla palma, e quindi a Sant’Ampelio, e la notorietà che le palme stesse hanno portato a Bordighera. La mostra fotografica si tenne nella Chiesa Anglicana. In quell’occasione, U Risveiu Burdigotu curò il rinfresco offerto nel giorno inaugurale. L’interesse suscitato da questa mostra, ci fece decidere di organizzare annualmente la dimostrazione pratica in Piazza del Popolo di come si intreccia la palma. Tradizione, questa, che portiamo avanti tuttora. Tramite il CIF (Centro Italiano Femminile Bordighera) e all’interessamento di Silvana Palmero, questa dimostrazione fu resa possibile in luoghi diversi dalla piazza: ci spostammo nelle scuole cittadine e oltrepassammo i confini della nostra città, tra Nizza e Imperia. Sino al 2011, U Risveiu Burdigotu ha organizzato un corso per l’apprendimento dell’arte dell’intreccio. Corso che oggi viene proseguito dalla Compagnia della Parmura. Tra i vari “studenti” che si sono cimentati in quest’arte, la nostra associazione ha deciso di istruire le volontarie dell’AVO in modo che, dalla vendita dei manufatti, potessero trarre profitto per la loro attività benefica. Siamo contenti di aver insegnato a molti l’arte dell’intreccio: i nostri corsi hanno avuto lo scopo di allargare il numero di intrecciatori, in modo che la tradizione non muoia, andando perduta per sempre. PUBBLICAZIONI 27 Gennaio 2014 IL 27 GENNAIO 1945 LE TRUPPE ALLEATE HANNO APERTO I CANCELLI DI AUSCHWITZ. QUEL GIORNO IL MONDO È VENUTO A CONOSCENZA DEGLI ORRORI CHE QUI SI PERPETRAVANO. La tutela del patrimonio ambientale e del palmento di Bordighera. Ist. Int. Studi Luguri Bordighera: Palme d’autore. Testi di G. Bessone, fotografie di F. Carassale. Città di Bordighera Gardenia n. 108 aprile 1993. Foto di F. Carassale, testo di F. Cerrina Feroni. Bell’Italia n. 203 Marzo 2003. Foto di F. Carassale, testo di E. Cascini. DA QUEL GIORNO È IMPERATIVO RICORDARE. TROPPI INNOCENTI SONO STATI PRIVATI DELLA VITA. LA MEMORIA È L’UNICA DIGNITÀ CHE RESTA. E NOI ABBIAMO IL DOVERE DI NON DIMENTICARE. … E si continua a parlare di palme… Dies Palmarum Dove? Villa Ormond, Sanremo / Giardino Winter, Bordighera. Quando? 5/6/7 dicembre 2013 Chi? Esperti, ricercatori, addetti ai lavori Cosa? La VII Biennale europea delle Palme Perché? Per parlare delle palme, apprendere le novità a livello europeo. Studi, relazioni, curiosità. Le novità RIZOTRONE: camera sotterranea ai piedi di una palma da dattero (2 metri sotto il livello del suolo). Permette di osservare la crescita delle radici. GENETICA: si studia la diversificazione genetica e sessuale delle palme, alla ricerca di una chiave di identificazione genetica delle varietà attraverso marcatori molecolari. Tutto questo per cercare varietà di palme che possano garantire sviluppo economico e siano resistenti ai nemici giurati (Punteruolo rosso). POTATURA SU BICICLETTA: operatori italiani e spagnoli hanno dato vita ad una dimostrazione pratica di questo innovativo metodo di potatura all’interno del Giardino Winter. Questa cartolina ci è stata inviata da un nostro lettore, Adriano Maini, ed è una preziosa quanto dolorosa testimonianza delle deportazioni naziste che colpirono, oltre agli ebrei, tutte le persone scomode secondo il folle disegno hitleriano. Un paizengo, deportato nel lager di Bezeichnung, inviò questa cartolina alla sua famiglia il 18 novembre del 1943. Come richie- sto dai famigliari, non pubblichiamo il testo della stessa, per tutelare la privacy dei parenti ancora in vita. Fortunatamente, il mittente Silvio Garzoglio è riuscito a tornare a casa dai suoi cari. Altri paizenghi, purtroppo, non sono scampati alla deportazione e sono morti nella fredda desolazione dei lager nazisti. La Redazione ARBEIT MACHT FREI. Il lavoro rende liberi. Questa scritta campeggiava su tutti i campi di sterminio nazisti. L’ultimo smacco che un’ideologia sbagliata infliggeva a degli esseri umani. Chi allora varcava quei cancelli sapeva che libero non lo sarebbe stato più. Troppi ne sono usciti solo “passando per un camino”, ma chi è sopravvissuto e tornato a casa, perché più forte o sem- plicemente più fortunato, si è poi potuto considerare veramente libero? I superstiti parlano di una vita condizionata da incubi terribili, minati nel fisico come nell’animo. Un marchio indelebile, come indelebile era il numero tatuato sul loro avambraccio. Un numero che li aveva tramutati in una serie di numeri, privandoli della loro dignità di uomini. Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per un pezzo di pane Che muore per un si o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. XL Paize Autu Pagina 6 Paize Autu Pagina 7 A cura di A. Spagnolo, A. Seghezza, L. Xaiz Le palme di Bordighera Quali specie a Bordighera? Impariamo a distinguerle: Phoenix canariensis Trachycarpus Chamaerops humilis Jubaea spectabilis Quando avviene la legatura delle palme? In genere, le palme vengono legate nel mese di luglio, entro la prima luna di agosto. Per il parmurelo bordigotto solitamente la palma deve rimanere legata per circa 9 mesi. Vengono slegate un mese prima della Domenica delle Palme. Il lavoro di legatura su una palma viene fatto un anno sì e un anno no: bisogna infatti attendere un anno per far sì che la pianta si riprenda. Washingtonia La palma che però ha sempre caratterizzato Bordighera è la Phoenix dactylifera, palma dattilifera africana Livistona Sabal Erythea Butia Cocos Quali palme possono essere utilizzate per l’intreccio? Le palme utilizzate per creare i parmureli sono le Phoenix dactylifere, che crescono spontaneamente nella città. Qual è il parmurelo più pregiato? Quello chiaro: più la foglia è bianca, più il parmurelo è pregiato. Come si ottiene il fogliame chiaro per i parmureli? Il fogliame chiaro si ottiene legando le foglie esterne della palma con del fil di ferro, in modo che l’occhio della palma non riceva luce diretta. In questo modo si altera il normale processo di fotosintesi clorofilliana e, al momento della slegatura, se le operazioni precedenti sono state eseguite correttamente, si avranno le foglie centrali chiare. I rami bianchi prendono il nome di semelli: da ognuno di questi si ricava circa una decina di parmureli. Come vengono legate le palme e da chi? Le palme vengono legate dai parmurà: uomini che salgono sulle palme e compiono un lavoro faticoso e pericoloso. Sulle palme si sale per mezzo di scale e ramponi; una volta giunti in cima bisogna reggersi in bilico su un fusto che può arrivare ai 20 metri di altezza. Per fare la legatura, il parmurà entra nel ciuffo e incomincia a legare le foglie centrali per poi via via chiudere a giro tutte le altre, dal centro verso l’esterno. Tra i parmurà più coraggiosi, ricordiamo Ampelio Palmero, papà del nostro socio Franco, morto all’età di 80 anni, cadendo da una palma che stava legando. Il processo di slegatura è altrettando delicato e pericoloso, in quanto la discesa dalla palma è resa ancora più difficile dal peso di semelli alti oltre 2 metri. Come si lavorano i parmureli? Dai semelli vengono tagliati circa 10/12 pezzi per la lavorazione. La punta del semello viene chiamata puntina e, dei dieci pezzi, è quello più pregiato. I parmureli vengono intrecciati in mille diverse fogge: in passato, ogni famiglia aveva un tipo di lavorazione che la caratterizzava. Ogni ciuffo viene legato al fondo per tenerlo insieme, così il lavorante può iniziare l’intreccio: intorno a qualche foglia centrale, inizia a lavorare quelle laterali, che sono sempre di numero pari. Il parmurelo è una treccia lavorata da mani esperte che piegano le fogliette in su e in giù, le fissano una dentro l’altra in modo che non scappino, sciogliendo la treccia. A seconda della fantasia di chi intreccia, il parmurelo può assumere forme diverse: colomba, portauovo, cestino, barchetta. Con singole foglie, invece, vengono realizzate crocette, croci di malta, stelline, roselline, palline, segnalibri, orologi e campanellini. Bordighera è conosciuta come la Città delle Palme e, sperando che il temibile Punteruolo rosso venga al più presto sconfitto, tale deve restare. Troppo importanti e radicate nella nostra cultura, le palme rappresentano per noi bordigotti qualcosa di molto più profondo della mera questione estetica. Sono belle, alte ed eleganti: questo non possiamo negarlo. Ma sono ancor di più un retaggio delle nostre origini e un legame d'amore con il nostro patrono Ampelio. Perché se è vero che non sappiamo con nessuna certezza quali siano le origini storiche del nostro palmeto, è però certo che per i bordigotti la leggenda corrisponde al vero. E la leggenda vuole che il fabbro e anacoreta Ampelio, dalla lontana Tebaide, sia giunto a Bordighera nell'anno del Signore 411. Qui, insieme con il suo grande esempio di umiltà e operosità, il Santo portò un dono preziosissimo: il dattero di una palma. Un’altra leggenda bordigotta narra che Capitan Bresca si trovasse a Roma in occasione dell’innalzamento dell’obelisco in Piazza San Pietro. Benedetto Bresca, marinaio bordigotto, si accorse che le funi erano sul punto di spezzarsi. Non si poteva parlare, perché l’operazione doveva avvenire nell’assoluto silenzio: pena la morte. Questo il volere di Sisto V. Sfidando l’autorità papale, il coraggioso Bresca gridò: “Aiga a e corde”. Venne ascoltato e l’impresa andò a buon fine. Da quell’anno, il 1586, il Papa concesse a Bresca e ai suoi discendenti l’onore di inviare al Vaticano i parmureli per la Domenica delle Palme. Ancora oggi, le palme del Papa sono bordigotte.