ettembre 2012 - U Risveiu Burdigotu

Transcript

ettembre 2012 - U Risveiu Burdigotu
“ Paize Autu”
Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu”
Poste italiane S.p.A. spedizione in Abbonamento Postale – 70% CNS/CBPANO/IMPERIA Anno
5 nr. 9 Settembre 2012
ROTONDE E FONDI FAS
a cura di Wolf
“Nei giorni scorsi sono state
fissate le date per l’apertura
delle buste relative agli appalti
di tutti i fondi Par-Fas, interventi che a partire dai prossimi
mesi sono destinati a cambiare
il volto del centro storico e più
in generale di tutta la città di
confine.”
Questo l’attacco dell’articolo
di Patrizia Mazzarello sul Secolo di venerdì 12 agosto. Inoltre
la cronista ci informava sulle
cifre caratterizzanti l’operazione che ammontano per il recupero del centro storico di Ventimiglia a 4 milioni di Euro.
Immediatamente un riflesso
condizionato è scattato nella
mia memoria, ricordando che
anche Bordighera partecipò
allo stesso bando, assieme a
Ventimiglia e Taggia, ma non
venne presa in considerazione.
Il perché, ancora una volta,
doveva farsi risalire all’insipienza degli amministratori di
allora, i quali parteciparono al
bando facendo progettare,
nientemeno che da Giugiaro la
ristrutturazione del Palazzo del
Parco. Dato che i fondi Fas
vengono finanziati per il recupero di aree sottosviluppate, la
richiesta di Bordighera non
venne accettata. A noi cittadini
comunque, rimasero sul groppone i 30 mila euro del progettista di automobili che, per
inciso, aveva concepito un nuovo Park-Hotel che sembrava
una limousine. Taggia e Ventimiglia più saggiamente e più in
linea con la filosofia dei finanziamenti europei, chiesero i
soldi per il recupero dei loro
centri storici ed ecco che sono
arrivati i milioni di Euro.
La rabbia di noi paesenghi,
sciascenghi e borghettini sta
tutta nell’immaginare i molti
lavori, i miglioramenti e le trasformazioni che si sarebbero
potute attuare se solo fossimo
stati un pochino più lungimiranti e più pragmaticamente
aderenti alle esigenze del nostro territorio.
Ci consoliamo però mettendo (finalmente) mano alla Rotonda. Lo facciamo collocando
sul piatto ben 2 milioni e seicentomila Euro. I quali però
non saranno sufficienti al completamento dell’opera, ma serviranno a finanziare una prima
fase chiamata in delibera “progetto intermedio”.
Dalla lettura della delibera
non si capisce granchè di cosa
si farà e di cosa verrà fuori
dalla “riqualificazione”, così
come viene chiamata. Si capisce bene invece, (giustamente,
secondo il loro punto di vista)
l’attenzione che si è riservata ai
locali commerciali (Caranca e
soc. Casinò), sottostanti la
struttura. Molta meno attenzione è stata riservata alla cittadinanza che non ha la minima
idea di cosa sarà quel posto
dopo la riqualificazione.
Senza dover esibire troppa
sensibilità, qualsiasi di noi, di
fronte ad un’ opera così importante, non avrebbe lesinato
informazioni, eventi specifici
di coinvolgimento della popolazione; perfino dei festeggiamenti. Avremmo voluto vedere
all’interno di una serata ad hoc,
disegni e progetti, magari spiegati dagli esimi architetti di
Ospedaletti, accompagnati da
interventi di sostegno degli
amministratori sulla filosofia
economico-amministrativa
dell’opera. Invece niente! Dovremo sorbirci questa “riqualificazione” sperando che Sant’Ampelio e Padre Giacomo ce
la mandino buona.
Intanto ci auguriamo vivamente che venga tenuto in
grande considerazione e rispettato “il vincolo Ronchey”; un
decreto del ministro di allora
(Ministro dei Beni Culturali nei
governi Amato-Ciampi), che
venne promulgato il 17 marzo
del 1993 per salvaguardare
l’intera area di Capo S. Ampelio: dal molo del porto all’hotel
Parigi, acque marine antistanti
comprese.
Provincia di Imperia
Città di Bordighera
U Risveiu Burdigotu
ORGANIZZA
8 – 9 Settembre 2012
Centro Storico di Bordighera
SCIURE IN TI CARUGI
6° CONCORSO DI ARTE FLOREALE
TEMA:
GLI
SABATO 8
DALLE ORE 16,00
INIZIO ESPOSIZIONE FLOREALE
DOMENICA 9
DALLE ORE 9,00
MERCATINO ARTIGIANATO & PRODOTTI TIPICI
PREMIO GIURIA TECNICA
& GIURIA POPOLARE
VOTA ANCHE TU LA
TUA COMPOSIZIONE
PREFERITA
SCIURE IN TI CARUGI
IL NOSTRO GRANDE APPUNTAMENTO AUTUNNALE
D
opo il lusinghiero successo dell’improvvisata manifestazione estiva “Ina seira in
tu Paize”, organizzata il 23
luglio scorso, assieme al giornale on-line “Bordighera.net”
e agli “Amici di Clet”, eccoci
pronti ad affrontare le fatiche
di quello che è diventato un
appuntamento oramai obbligato del fine estate: “Sciure in ti
carugi”. Siamo arrivati alla
sesta edizione che, se possibile,
sarà ancora più entusiasmante
delle altre.
L’argomento dell’infiorata di
quest’anno saranno gli Sport,
anche in ossequio ai Giochi
Olimpici di Londra, appena
conclusi e che tanto ci hanno
resi partecipi e appassionato.
Come al solito si tratterrà di
un concorso di composizione
floreale creato nelle piazzette e
nei carugi del nostro Antico
Borgo, al fine di renderlo ancor
più accogliente agli occhi dei
molti amici che lo frequentano.
L’appuntamento è per il secondo fine settimana di settembre.
Si comincerà sabato nove con i
lavori di preparazione delle
composizioni da parte delle
molte concorrenti (praticamente tutte donne). Alle 16
inizia l’esposizione vera e propria che si protrarrà per tutta la
giornata della domenica 9.
Nella giornata festiva ospiteremo il solito mercatino dell’artigianato e dei prodotti tipici
che sempre attira e fa da piacevole cornice alla manifestazione. Assieme all’infiorata si potranno così apprezzare ed acquistare prelibatezze gastronomiche e curiosi articoli artigianali.
Anche quest’anno sono stati
istituiti due premi che verranno conferiti da una giuria tecnica e da una popolare. E sì, perché chi visiterà la manifestazione potrà votare la composizione che più gli sarà piaciuta.
Vi aspettiamo numerosi!
Pagina 2 Paize Autu
L'affascinante conferenza al Bicknell della professoressa
A.M CerioloVerrando
di Pier Rossi
N
ella suggestione del Museo Bicknell, resa ancor
più particolare dalla serata
estiva, la cui apertura è grazie
alla collaborazione della Sezione Intemelia dell'UNITRE, ha
avuto luogo, sabato 4 agosto, la
conferenza della professoressa
Anna Maria Ceriolo Verrando.
Conferenza dedicata alla
"Lettera di Bianca" un documento, datato 1610, trovato
dalla professoressa Verrando
durante le sue continue e meticolose ricerche, tra gli archivi
storici, nei documenti di un
Notaio di Vallecrosia dell'epoca. Notaio che, quasi sicuramente, era il destinatario della
missiva, affettuosa.
Alla professoressa Giannina
Borelli, Presidente dell'UNITRE Intemelia, facendo gli
onori di casa, il piacere della
presentazione della serata e
della professoressa Verrando,
davanti ad un pubblico, non
numerosissimo ma attento e
molto partecipe.
La premessa della conferenza
ci ha portato nel periodo storico del 1600 in cui Vallecrosia
era una delle ville degli Otto
Luoghi e gli atti notarili venivano redatti nei luoghi più disparati, anche in strada.
Il Notaio Simone Lamberti era
molto attivo: suoi erano gran
parte degli atti complessivamente registrati durante il suo
periodo di attività.
E nella ricerca tra i documenti
del Notaio Lamberti è emersa
la "Lettera di Bianca" un documento immediatamente notato
dalla professoressa Verrando,
per la diversa piegatura rispetto agli altri documenti notarili
presenti nel fascicolo.
L'affascinante scoperta di una
lettera che nulla aveva a che
fare con la compravendita di
case, terreni o quant'altro.
Una lettera scritta da Bianca,
al tempo suora in un convento,
che iniziava con la frase "Molto
magnifico amor mio".
La professoressa, con l'ausilio
di un maxischermo dove appariva il prezioso documento, ne
ha iniziato la lettura, commen-
tando e, soprattutto identificandone i contenuti di una
lingua italiana dell'epoca, mista a definizioni dialettali.
E l'emozione della lettura e
della narrazione, mista a curiosità ed interesse, era evidente
negli sguardi di tutti, colorandosi di un romanticismo a cui
non siamo più abituati.
Chiara la curiosità nei presenti
di quale seguito potesse aver
avuto tale missiva. Curiosità
parzialmente esaudita dalla
professoressa Verrando con la
comunicazione della prosecuzione delle ricerche e degli studi dove, forse, una traccia, la
potrebbe portare al ritrovamento di altri documenti collegati alla "Lettera di Bianca".
Con questa speranza l'interesse
di questa incredibile scoperta e
narrazione non è scemata tra i
presenti che hanno proposto
alla professoressa spunti tra il
curioso, l'ipotetico e l'interrogativo, oltre ad un auspicato
seguito all'affascinante storia.
Appena prima della conferenza
ha fatto visita al Museo Bicknell il giornalista e politico
Paolo Guzzanti, spesso ospite
di Bordighera, sempre affascinato da questo straordinario
luogo storico.
Quell’affascinante “contenitore”
U
n sorprendente "Ficus magnolioides", le cui inquietanti
radici stritolano il muro di cinta, segna l'ingresso al Museo Bicknell, sede storica dell'Istituto Internazionale di Studi
Liguri. L'edificio, in stile inglese, fu costruito nel 1888 da Clarence Bicknell, uno dei personaggi più originali della colonia
inglese di Bordighera. Matematico, botanico pittore, Bicknell
(1842-1918) arrivò in città, nel 1878, come pastore anglicano.
Lasciò poi l'incarico in polemica coi suoi connazionali che gli
rimproveravano l'eccessiva simpatia per i cattolici e la collaborazione, sul fronte assistenziale, con Padre Giacomo Viale, il
parroco di Bordighera Alta. Generoso filantropo e intellettuale
eclettico (fu tra l'altro presidente del locale gruppo esperantista), Bicknell esplorò l'entroterra, diventando famoso per la
scoperta delle incisioni rupestri preistoriche del Monte Bego,
nella Valle delle Meraviglie. Appassionato di archeologia, salvò
una parte consistente dei materiali scavati nella Ventimiglia
romana. La sua opera fu proseguita dal nipote Edward Berry,
viceconsole britannico che insieme alla moglie Margaret scrisse un'interessante guida storico-artistica della zona: Alla porta
occidentale d'Italia. Margaret Berry fu generosa sostenitrice
della Società Storico-Archeologica Ingauna e Intemelia fondata nel 1932 da Nino Lamboglia, primo nucleo del futuro Istituto Internazionale di Studi Liguri. L'edificio ha pianta rettangolare ed é preceduto da un portico; all'interno ha un coro rialzato che lo fa somigliare ad una chiesa. Il vano interno, utilizzato
come sala di lettura e come auditorium, era uno dei ritrovi della colonia inglese di Bordighera.
Il Museo non è mai stato troppo frequentato dai bordigotti e
forse neanche troppo amato. E’ una di quelle eccellenze di cui
non ci siamo ancora capacitati appieno né di assumere né di
valorizzare; ed è un vero peccato!
Attualmente l’Unitrè bordigotta ha iniziato una fattiva collaborazione con il Museo alla quale occorre dar merito.
Paize Autu Pagina 3
IL SEGRETO DI BIANCA
Provocazioni
LINGUA E DIALETTO
“molto magnifico signor mio osservandissimo” di Stefano Albertieri
********
13 novembre 1610
onsiderando con la parola
bianca
“DIALETTO” la LINGUA
MADRE nostra e dei nostri avi,
più facoltose e che, per que- appare chiaro e logico (e non
di Carmen Etienne Molinari sto motivo, avevano impara- nichilismo), di conseguenza
to a leggere e ad appropriarsi che l’unico vero dialetto sia
l’italiano .
on singolare precisione della tecnica della scrittura.
certosina, Annamaria L’uso rispettoso del “Voi”, il L’italiano imposto d’autorità e
Ceriolo Verrando ha colloca- dramma della salute resa da necessità, un’intrusione istito, nella romantica cornice precaria per l’assunzione di tuzionale, da considerarsi apdel Bicknell, un “prezioso” un tossico, l’amore misto di punto, un lontano e forestierod’epoca, di stile barocco e di sacro e profano, il tono can- dialetto ormai sempre più vingiante dell’espressione che citore sulla lingua madre.
manzoniana memoria.
L’antico cimelio è un’ intri- va dal reverenziale al langui- Riprendendo la definizione comune, oggi il dialetto è definitigante lettera scritta nella pa- do, dal supplichevole all’imvamente indirizzato all‘oblio, in
gina interna di un apparente, perativo per poi tornare al particolare le nostre parlate linormalissimo documento senso ossequioso ed infine, guri. L’inclinazione a tralascialegale, inserito tra cumuli di l’incredibile assenso delle re questo enorme ed importanfilze notarili, “indagato” dal- consorelle, hanno rapito la te tesoro sociale e culturale è in
la Storica Bordigotta per ec- curiosità del pubblico in a- atto da tempo.
cellenza, per l’anomala pie- scolto.
Il falso mito dell’italiano e di
Irrompente e naturalmente conseguenza il pudore e il rigatura a trittico.
La professoressa Ceriolo scontato l’interrogativo fina- spetto per chi l’italiano parlava,
Verrando dopo aver presen- le relativo all’ “atto” del nota- ha lasciato il dialetto nell’angotato integralmente il mano- io. Perché quella lettera, così lo della vergogna .
scritto, redatto con inchio- carica di profondo e sincero Una assoluta mancanza di ostro color seppia e con grafia sentimento, è finita tra carte biettività e consapevolezza delregolare, leggermente incli- comuni, tra fascicoli l’unicità dei luoghi, del valore
nata a destra, ha eseguito senz’anima? Fu irriverenza o della cultura e della lingua di
appartenenza ha fatto si che qui
un’accuratissima analisi dei nascondimento?
periodi, sezionati e riproposti E’ forse l’atteggiamento del maggiormente che in altri connella loro autentica naturale seduttore che, conquistata la testi sociali l’omologazione grisequenza. Azione resa neces- preda, si dimostra incurante gia, piatta e senza valori storici
saria per l’assenza totale del- del rispetto dei sentimenti abbia preso il sopravvento.
Questo lo si denota nell’interla punteggiatura e per gli suscitati? Oppure l’amante
pretazione generalizzata di sviinflussi dell’antico idioma, amato è costretto a vivere in luppo: progresso ambiente e
probabilmente usato nell’e- condizioni tali da dover ca- politica .
stremo ponente ligure. Il muffare ogni traccia della Il sistema inconscio prevalente
messaggio, dal contenuto sua passione corrispondente è stato questo: “il dialetto è
raffinato e passionale, certa- e corrisposta?
mio, appartiene al passato e lo
mente indirizzato al notaio Domande che attendono parlerò solo con una ristretta
Simone Lamberti di Valle- repliche. Domande che frut- cerchia di persone, dopo di che
crosia, è la risposta ad una tano aspettative.
userò questa lingua propinata,
lettera ricevuta e rivela e- Si è avvertita in modo unani- l’italiano.”
spressioni di letizia e di tor- me la necessità di conoscere Il dialetto, partendo da questo
mento: emozioni che si deli- il seguito della storia e addi- atteggiamento è diventato una
neano con chiarezza nelle rittura di sapere come é ini- lingua interiore di quelle rafasi successive della lettura ziata.
dove il coraggio delle azioni e Alla professoressa Ceriolo dici e di quella
la trasparenza dei sentimenti Verrando le congratulazioni essenza che
vincono sui condizionamenti più sentite per la scoperta sempre inconambientali dell’epoca. Bian- compiuta, per l’istruttivo sciamente una
ca, che nella firma scrive il commento, per la passione parte di noi
rinnega in nosuo nome con la lettera ini- trasmessa; ancora a Lei l’inme di uno staziale minuscola, è stata sicu- vito a continuare questa sua
tus, una moramente costretta a ritirarsi incantevole indagine che ha dernità, una
in convento, stato “sine qua assunto sfumature straordi- educazione.
non” per le figlie cadette che narie.
Ma quando io
***
appartenevano alle famiglie
rinnego con le
C
C
mie scelte i miei genitori, la loro
cultura, la loro unicità, la loro
lingua, allora l’educazione va
solo in una direzione, quella
opposta a loro. In questo mondo competitivo ed edonista
l’uso di una lingua così animica, ci fa sentire interiormente
troppo scoperti, nudi . Ecco che
si preferisce colloquiare in italiano anche con persone di lingua madre dialetto . Il tutto
usato per mantenere le distanze, per mantenere la coperta
della costruzione caratteriale
che con il dialetto verrebbe a
mancare .
Le battute ironiche tipiche nell’uso del dialetto si perdono assieme alla saggezza e alla memoria .
La società estroversa, veloce,
facile e godereccia, meglio si
abbina a dialetti solari come il
veneto e quelli meridionali, soffocando per primi quelli dal
suono e dall’atteggiamento più
chiusi come il nostro .
Quando attraverso i svariati
mezzi di comunicazione sentiamo parole latine, greche, arabe,
provenzali, francesi, portoghesi, spagnole, identiche o quasi
alla nostra lingua madre, il dialetto, allora dovremmo chiederci perché? Perché noi non le
adoperiamo più? In nome di
quale modernità? Quale provincialismo ?
Auguriamoci allora che la nostra lingua madre si estingua
con dignità e dovuta memoria e
non dimenticata sotto lattine di
Coca-cola e di cemento di benessere .
“ chi non sa da dove viene ,
non può sapere dove va “
proverbio indiano .
Nella foto: la fontana di Magiargè, simbolo della bordighesità
Paize Autu Pagina 4
Bordighera mia:
Comunque in paradiso ci siamo già stati
di Valerio Moschetti
U
na bella signora, dagli
occhi color del mare, si
era distesa anche quest’estate
a godere dei raggi del sole che
rendevano la sua pelle ogni
giorno più scura, come il miele
di castagno.
Non era giovane, non più come
una volta, ma questo non la
rendeva meno bella e affascinante di un tempo. Anzi qualche nuova ruga, che il tempo
portava, diventava un nuovo
angolo da baciare, il solco dove
un nuovo fiore, o una siepe,
potevano nascere a suo decoro.
Molti avevano portato danno
al suo aspetto, persone senza
scrupoli o senza gusto alcuno:
costruttori, amministratori
senza scrupoli, uomini infelici
dall’animo insensibile. Lei ne
aveva sofferto, era una perla,
anzi di più.
La natura che la rivestiva era
talmente prorompente e ricca
di colori che confondeva, da
sempre, gli animi e le emozioni
dei cuori sensibili, dei poeti e
dei pittori.
Eppure nessuno di questi era
riuscito, nel tempo, a proteggerla veramente, quasi non
ascoltando il suo lamento, il
suo pianto quando l’inverno
l’avvolgeva ed il freddo, la
pioggia, le intemperie, creavano sconquassi, bruciavano di
gelo le siepi. La sua classe, la
sua bellezza, da sempre vincente, risorgeva ad ogni primavera, per togliere il fiato a chi
l’amava; sia che fosse artista di
fama internazionale, sia si trattasse di un contadino attento ai
suoi colori.
E poi migliaia di persone si
alternavano a godere dei suoi
profumi, degli aromi intriganti, sensuali, avvolgenti, che le
mille qualità di fiori facevano a
gara per rubarsi il piacere di
essere ammirati. E questa bella
signora, la mia città del cuore,
anche quest’anno ha saputo
incantarmi, perché è la perla
più bella e più splendente di
questo arcobaleno che è la nostra terra ligure.
Portiamo rispetto per questo
splendore. Noi spesso non ce
ne rendiamo conto, ma la gran-
Personaggi del passato
PASCALIN
di Mario Armando
E
ra bordigotto? Ditelo voi
dopo aver letto queste
stramberie.Nato “int’u camin” che porta alla piazzetta
“d’u Bà” collegante via Dritta
“cu u camin longu”. Il suo
cognome pare ricordare i bianchi cardi, Blancardi. Secondogenito al fratello Luigi, bravo
“bancarà”. Lui Pascalin, come
non ricordarlo. Assennato,
tranquillo, mai coinvolto in
chiassose diatribe fra coetanei.
La sua compostezza gli faceva
conquistare rispetto dagli stessi. Chi aveva qualche anno in
meno lo vedeva come un esempio da seguire. Dopo la scuola
dell’obbligo la vita d’allora
abituava presto al lavoro i giovani. Obbediente a mamma
Manineta e au barba Bernardù
In seguito sarebbe stato “bon
muraù”.
Intanto sollevava il padre Baciccia dagl’incarichi di sagrestano: la carica giornaliera
dell’orologio del campanile e
la manutenzione degli ingranaggi, era ormai di sua competenza. La campana di mezzodì
suonava perché lui tirava la
corda, in ciò “agiutau” da noi
minori che ben prima lo attendevamo sulla scala d’accesso,
speranzosi “de purelu agiutà”.
Gonfiavamo il petto se la campana piccola era lasciata a
“caicun de nui pitaloti”, nelle
circostanze richieste dal Parroco.
A quei tempi le campane scandivano le ore all’intera comunità, sia nelle circostanze tristi
come in quelle gioiose. Ora
invece sembrano sopportate e
fastidiose. Au nosciu Pascalin
era demandato pure il compi-
de fortuna della nostra esistenza è essere nati in una terra
meravigliosa, in un paradiso.
Bordighera sì, Bordighera è il
suo nome: storia, tradizioni,
profumi e colori.
Forse un giorno andremo all’inferno, per gli errori fatti, ma
ci porteremo il ricordo che in
paradiso ci siamo già stati.
to di sfamare i conigli che la
famiglia allevava “int’u stagiu
derè e muràie, surve u lavatoiu; pure in questa occasione
difficilmente era solo. Chissà
se qualche volta non fosse
scocciato per ciò…ma non lo
dava a vedere. Sacchetto di
iuta e falcetto, più di due lo
seguivano “insc’u cavetu” o
dov’è ora la pineta a levante
del Marabutto che allora era
una selva di erbe ed arbusti
selvatici. Era importante per
noi “fioereti” tenere il sacco
aperto quando lui a manciate
lo riempiva del verde cibo animale. Si tornava allo stabbio
contenti e noi divertiti porgevamo il cibo ai conigli che parevano sempre affamati. Qualche volta da noi erano gratificati da qualche tozzo di pane,
tenuto in tasca. Avanzi della
mai ricca nostra merenda. Ci
sembrava di vedere un sorriso
e che i roditori ci ringraziassero. Sono infantilismi che vorremmo averne ancora. Intanto
abbiamo capito che anche noi
non eravamo nati sotto le foglie di cavolo.
Pascalin lo ricordo abile nei
giochi d’allora: biglie, buscetu
(trottola) pimpirinèla (lippa).
bala ruta (palla rotta). adesso i
“nosci zuveni” i se “demura”
cu i telefunin e altre modernità
Fosse ancora tra noi chiederei
a Pascalin cosa ne pensi dei
raggi solari. Questa è particolarità astronomica.
Mio fratello maggiore per puro
caso scoperse che la nostra
finestra, senza persiane messa
per un caso, ripeto, in trigonometria col sole mandasse un
raggio proprio sul tavolo dove
la famiglia del Nostro desinava. Figuriamoci se mio fratello
che era una peste, non ne avesse approfittato. Regolava il
raggio addirittura nel piatto di
chi desinava. A mia madre
rimproverante faceva credere
che quella situazione era dovuta al caso. Ma lei con quattro ceffoni ben assestati riportava la ragione a nui bravi fioei
de cà. Ina vota se fava cuscì!
Paize Autu Pagina 5
Quando il Gallus transitava
da Bordighera
di Franco Zoccoli
A
volte qualcosa, a prima vista insignificante, fa tornare alla
mente vecchi ricordi sommersi dagli anni.
A risvegliarmi questi ricordi è stata una vecchia cartolina illustrata, pubblicata sul social network Face book che ritrae il
"Gallus" in partenza dal vecchio - unico al tempo - porto di Sanremo. per il rientro a Nizza.
Il Gallus era una navetta che nel primo dopoguerra faceva servizio d'estate per i turisti, collegando il porto di Nizza con quello
di Sanremo, facendo la rotta in giornata, con arrivo a Sanremo
al mattino prima di mezzogiorno e rientrando a Nizza nel pomeriggio.
Oggi non sarebbe neppure notato, se non per le sue forme vetuste e la lunga prua, ma ai tempi del suo servizio, per chi come
me era un adolescente, aveva fascino oltre ad importanti funzioni.
A quei tempi le campagne erano tutte coltivate ed in gran
parte si affacciavano sul mare; il Gallus era il nostro segnale di
fine mattinata, in quanto passava davanti a Bordighera, sempre
tra le ore 10,30 e le 11,00, secondo le condizioni del mare: quello era il momento che segnalava il fine di una mattinata di lavoro che iniziava sempre prima delle ore 6,00. Allora, se il mare
era calmo, di corsa a casa, costume da bagno e, ancora di corsa,
al mare sino alle ore 12,30; poi pranzo e pausa sino alle 16,00
circa.
Ma il Gallus non era soltanto questo. Il Gallus era la nave che
trasportava la nostra fantasia nei suoi lunghi viaggi, era il sogno
dell'ignoto, era la traversata degli spazi, la metafora del tragitto
misterioso, dell'approdo, dell'avventura. Il mare che tutti giorni
noi avevamo sotto gli occhi, era il nostro mondo.
Penso che dopo i pescatori noi siamo stati, pur vivendo in terra,
le persone che più abbiamo amato il mare; era il nostro barometro, il nostro bollettino meteorologico. Guardando il mare, ci si
regolava per l’organizzazione della giornata: bastava un'occhiata
per capire se fosse arrivato il vento e da quale direzione, con
quale forza, o se fossero arrivate le nubi o il sole; il Gallus, d'estate, ne era una parte integrante.
Quante volte lo abbiamo visto faticare ed avanzare lentamente
dando il mascone alle onde, fendendole con la lunga prua ed
alzando grandi getti di schiuma bianca quando navigava con
mare contro… quanto abbiamo fantasticato, vedendoci al timone
di navi, in mari in burrasca, a combattere contro gli elementi
naturali, alla ricerca di un approdo riparato e sicuro per la nave
ed il suo equipaggio...
Molto tempo è passato. Il Gallus da altrettanto lungo tempo è
andato in disarmo. Molti altri battelli lo hanno sostituito in questo servizio, ma la loro carriera è sempre stata breve. Ci colpiva
solo il grande rumore prodotto dai loro motori, la forma goffa
degli scafi, la fatica di avanzare con mare grosso, anche se dotati
di motori più potenti e moderni di quelli che sicuramente imbarcava il Gallus. Si trattava di aliscafi o di battelli che navigavano
su un cuscino d'aria, poco adatti a navigare in mari come i nostri
dove le onde si susseguono vicine e con grande rapidità.
Ora in campagna al mattino non vado più e, anche se andassi,
non sentirei sicuramente i motori del Gallus che sopraggiunge,
in quanto i rumori dei motori dei natanti in mare sono oramai
continui sin dall'alba; ma forse , come un atto riflesso, ogni tanto
rivolgerei lo sguardo verso ponente con la speranza di veder
spuntare da Capo Sant'Ampelio la lunga prua affusolata della
vecchia nave che mi darebbe, con il suo apparire, il segnale di
fine mattinata.
Spunto tratto da una cartolina pubblicata su Face book da
Achille ( Kiki) Penellatore
LA PORTAEREI
Erano gli anni ‘60, eravamo
tutti più giovani, noi addirittura ragazzini; sognavamo di
conquistare il mondo.
Da quelle parti stavano costruendo il “Migliarese”, quello che ancora non si chiamava
pomposamente “Grand’Hotel
del Mare”.
C’erano state molte polemiche. Le opposizioni non erano
d’accordo poiché sostenevano
che era meglio incentivare la
costruzione di case ad edilizia
agevolata di cui potessero usufruire anche i ceti popolari,
lavoratori e pensionati.
“I soliti Comunisti populisti” si
disse allora, dopodiché l’opera
venne costruita, con annessa
speculazione abitativa.
Non si sa come, né da parte
di chi, cominciò a girar la voce
che sarebbe arrivata davanti al
Migliarese una portaerei americana in dismissione, la quale
sarebbe stata posizionata davanti al nuovo albergo per
completarne l’accoglienza.
Si vociferava anche della possibilità di costruire sul Monte
Nero: chi diceva un galoppatoio, chi invece un quagliodromo, nonché un ardito collegamento con la portaerei: non si è
mai capito se con una cremagliera o un servizio di elicotteri.
Non vi dico l’attesa! Ogni natante un po’ più grosso che
transitava nelle acque davanti
a Bordighera, veniva individuato per la portaerei.
Un giorno comunque si vide
passare qualcosa che sembrava
quel tipo di imbarcazione e
subito girò la voce che era la
portaerei, ma che non si sarebbe fermata da noi, avrebbe
continuato la navigazione fino
a Livorno dove sarebbe stata
smantellata.
Addio sogni di vedere la gigantesca nave fare uno stanziale inchino davanti all’ameno
promontorio con l’annesso
macello. E sì, perché giova
sapere che proprio da quelle
parti c’era il macello comunale,
che non tardò a cessare l’attività e, col tempo venire abbattuto per lasciare il posto al
tronfio edificio ampollosamente chiamato “Pied-dans-l’eau”.
Noi ci rimarremmo male a
non vedere arrivare l’agognata
portaerei, al punto che alcuni
di noi, qualche anno dopo,
decisero di arruolarsi in Marina, ma non riuscirono ugualmente a trovarla.
Paize Autu
Pagina 6
Quando si frequentava
“U Fundegu”
E
ravamo abituati al Garibaldi, a Bernà e a Cesarin.
Dai primi due si andava a vedere la televisione o a giocare a
carte e al biliardo. Da Cesarin
andavano prevalentemente i
tedeschi che si mettevano a
bere e a far baldoria fuori,
nell’improvvisato dehor. C’era
il solito “chansonnier “de no
antri” che si dipingeva le mani
e la faccia di blu e poi cantava
“Volare”. Da Giulia e Batì noi
ragazzi si andava poco, era
un’osteria più da ribote, consumate dai più grandi. Pallanca
era più defilato, era sul Capo,
forse aveva già in mente di costruire il suo alberghett o.
In piazza, proprio sotto il negozio di Lena la merciaia, avevano aperto sto locale nuovo e
strano che ha incuriosito non
poco i paesenghi.
Entrarvi era già un qualcosa di
particolare perché bisognava
scendere quelle ripide scale
che davano il senso del nome,
per trovarsi immediatamente
davanti ad una struttura di
cottura che non credevamo
fosse un forno.
Ma da lì dentro usciva la farinata, il castagnaccio e la pizza,
quella moderna, alla moda, non
la solita pisciarada che facevano le mamme e le nonne in
casa e poi ci mandavano da
Millio o dai fratelli Palmero a
cuocerle (costo lire 20), dopo le
infornate del pane.
La pizza del Fundegu era la
pizza di moda come quella che
sfornava l’unica pizzeria napoletana di Sanremo, coi locali
davanti ai Pompieri.
E poi al Fundegu c’era il Juke
Box, con le canzoni che allora
erano tutto il nostro sapere, la
nostra cultura popolare...da
Festival di Sanremo.
Ricordo che qualcuno aveva
comperato un registratore Geloso e nelle serate di molla registrava le canzoni che si sceglievano nella magica scatola musicale luccicante.
E poi Ilma e Romano, con papà
Sogliani a illuderci, con quel
progetto di semplice avanguardia, che stavamo anche noi, in
Paese, accarezzando la svolta
ancora celata all’interno dei
nascenti, mitici anni ‘60.
Bordighera eravamo (siamo) noi: Un gruppo (riconoscibilissimo) di giovani leoni nei primi
anni ‘60 nel mitico “Fundegu”.
OSPEDALIERA
I
l brutto di questa situazione
è che il ridimensionamento
dell’Ospedale di Bordighera è
diventato anche, se non soprattutto, una palestra di contrapposizioni politiche.
La Regione è di Centrosinistra,
mentre tutta la nostra zona
vota per il Centrodestra, quindi
a Genova sono tutti cattivi
mentre a Imperia sono tutti
bravi e compiacenti. Si tratta
invece di ragionare con equilibrio e laicità di pensiero.
Sulla necessità di mantenere
un nosocomio minimamente
efficiente in tutte le sue articolazioni, dovrebbero essere
d’accordo anche i centro- sinistrorsi nostrani, al punto che
dovrebbero farsi loro parte
diligente di una adeguata mediazione.
Giova ricordare la particolare
orografia del territorio Intemelio, la difficoltà dei collegamenti con Sanremo e Imperia nonché la felice collocazione dell’ospedale bordigotto, facilmente raggiungibile, con ampi
spazi verdi e a disposizione per
futuri ampliamenti o concentrazioni di servizi. Giova anche
ricordare che tutto il comprenG.P. sorio ospedaliero è stato il frut-
to di un lascito da parte della
Congregazione francese dei
fratelli di Saint-Charles, vincolata alla specifica destinazione
C’è anche da considerare che il
nosocomio bordigotto, nel tempo, si era caratterizzato per
alcune specializzazioni o interventi che hanno già iniziato a
perdersi.
La gente pensa ed è d’accordo
che se si vogliono concentrare
delle attività in un polo comune
provinciale (si era parlato di
Taggia), oppure raggruppare
in uno degli ospedali più grandi
le operazioni più costose e impegnative nulla osta. Però una
struttura sul territorio che conferisca un minimo di sicurezza
e di serenità ad ospiti e residenti non possiamo non considerarla.
Finiamola con le contrapposizioni politiche Genova-Imperia
o Destra-Sinistra. Realizziamo
tutti quanti il valore di un servizio essenziale, armonizzandolo
con le esigenze ministeriali e di
Governo, sulla revisione della
spesa, cercando di limitare al
minimo i danni. Mettere ideologicamente la gente in contrapposizione su questioni come queste non va proprio bene.
C’è poi il comitato
Da quando è iniziata la crisi
riguardante il nostro ospedale,
si è da subito costituito un Comitato per la salvaguardia del
Saint-Charles.
Sono stare raccolte molte migliaia di firme; si sono organizzate manifestazioni, conferenze. sfilate. Le ultime sensibilizzazioni sono state effettuate
durante le feste e gli intrattenimenti estivi: notti bianche, rosa, giornate del ribasso, a Bordighera, ma anche nei paesi
limitrofi, Vallecrosia, Dolceacqua., Pigna.
La prossima manifestazione di
protesta che il Comitato organizzerà, avrà luogo a Bordighera venerdì 7 settembre con raduno alle ore 17 davanti all’ospedale per manifestare contro
il ridimensionamento del Pronto Soccorso, che è tra le ultime
decisioni prese da Asl, Regione
e Ministero della salute.
Passi chiudere reparti per i
quali ci si può trasferire in nosocomi viciniori; intollerabile
ridimensionare (per tutto quello che sappiamo di orografie,
traffico e difficoltà operativa
nelle vallate) un settore che
indiscutibilmente risulta strategico salvavita.
Paize Autu pagina 7
Cultura & Culture
BIBLIOTECANDO
TIRO A SEGNO
Sbirciando nella sfera di cristallo di Spillo
riconosciuti finora.
C’è chi la chiama strategia (anche se a noi sembra solo tattiSapere a che gioco si sta L’aristocratico silenzio dell’Ica),
la maniera di vivere nascosti la vigilia elettorale amministragiocando “necesse est”. stituto non depone certo a suo
tiva che si manifesterà nella prossima primavera. Sotto traccia
non sono pochi quelli che si danno da fare, anche se poco finora
traspare.
Il primo a offrire la sua disponibilità è stato quel simpaticone
di Franz Verrando con la sua Bordighera Futura e quel collegamento ancora tutto da verificare con l’UDC.
Da tempo si è dichiarato anche Valter Torrassa costituendo
un gruppo di trenta persone con cui lavorare e, verosimilmente,
approdare ad una compagine presentabile per il voto.
Il Mit-up di Grillo, anche lui è uscito allo scoperto, forte dei
consensi ottenuti in tutt’Italia; loro sono giustamente convinti di
poter fare qualcosa di buono. Inoltre sono riusciti brillantemente
a respingere l’interferenza nel “brend” dell’assicuratore Di Cagno; il quale sperava di conoscere una nuova stagione da protagonista. Non è detto che il famoso “brocker” non ci riprovi.
Della Lega si parla poco ma probabilmente (con un nuovo
approccio alla politica dopo le ultime vicende), proverà a riproporsi:i Viale hanno mantenuto dritto il timone attraverso la tempesta.
Personalmente Spillo pensa che Colacito, Jacobucci e Panetta
qualcosa hanno in mente.
Dopo i festeggiamenti dei 25 anni della CRI. così brillantemente organizzati e presenziati dalle più importanti autorità
politiche, civili e militari della Provincia, molti di noi hanno avuto la sensazione di una investitura dell’ineffabile Vincenzo Palmero. Ormai se ne parla apertamente in città e, se Scajola, Minasso e Boscetto contano ancora qualcosa, non ci dovrebbero
“A pensar male si fa peccato, essere dubbi sulla loro scelta, nonostante il PDL provinciale non
ma qualche volta ci si azzecca.” sia, come si dice, propriamente “vincolo”.
C’è la sensazione in giro che il Comitato per la salvaguardia
G.P.
del Saint-Charles possa tentare una sortita politico-amminiLiriche Bordigotte
di Marinella Addis strativa, forte dei consensi ottenuti dalle sue iniziative. La stessa
cosa si dice da tempo del Risveglio. Magari fossimo così bravi!
Capisco che a volte risulta automatico abbinare riflessioni, apPAIZE AUTU
profondimenti, attivismo, volontariato, alla voglia di essere diversamente protagonisti ed in maniera più incisiva: ma non è
così. Anche se sarebbe interessante e sicuramente (sotto il profiSentinelle le mura
lo civico) vincente che dalle associazioni, quelle più coinvolte
nel sociale, partissero iniziative, proposte e coinvolgimenti in tal
nascondono immutate
senso.
nello scrigno del tempo
Impenetrabile il PD. Non si conoscono iniziative che possano
far pensare ad un loro inizio di campagna elettorale, alla presenil tesoro del cuore.
tazione, ad esempio, di un programma. Si, certo, ci sono stati
momenti di incontro alla loro tradizionale festa estiva ai giardini
Ricordi profumati
Loewe, ma un’azione forte di coinvolgimento, l’elettorato ancora l’attende.
corrono nei caruggi
Dopo la sentenza del Consiglio di Stato (che deve pronunciartra panni stesi al sole
si definitivamente sullo scioglimento del Consiglio Comunale di
Bordighera per infiltrazioni mafiose), sapremo anche che decie vociare di bimbi gai.
sioni prenderanno quei protagonisti. Alcuni hanno dichiarato
apertamente che non ne vogliono più sapere, altri sono stati più
Quella vita di mare
possibilisti, magari sulla opportunità di ricostituire una nuova
compagine amministrativa.
solcata in ogni pietra
Ci saranno poi, sicuramente, alcune sorprese, magari provesegnata in ogni volto
nienti da liste estemporanee, ambientaliste, ma anche partitiche
(Sel, Unione Cittadina, Democrazia Cristiana). L’auspicio che
impressa in ogni mente.
molti cittadini avanzano è che si verifichi una coraggiosa inversione di tendenza nel governo della città. Bordighera deve rinaE il desiderio nuovo
scere, conoscere un futuro di crescita che sia in grado di coniugare esigenze economiche ed ambientali, in un unicum che
nell’abbraccio al passato
coinvolga le forze sane della città, per arginare eventuali rigurgirivive nel presente:
ti speculativi e malavitosi che sicuramente cercheranno di riposizionarsi dopo il periodo di purgatorio commissariale.
Paize Autu incantato.
D
ai giornali di questi ultimi giorni, veniamo informati che l’Amministrazione
Comunale ha fatto passi avanti
considerevoli, proponendo
soluzioni più che ragionevoli al
contenzioso che da sette mesi
paralizza la funzione della biblioteca pubblica.
Perché l’Istituto Internazionale
di Studi Liguri non risponde e
non prende in considerazione
le proposte del Comune?
Il contenzioso, come si sa riguarda il piano superiore
dell’edificio, poiché quello inferiore è destinato per lascito alla
pubblica utilità bibliotecaria.
Essendosi reso necessario un
adeguamento antincendio con i
costi relativi il Comune ha proposto di accollarsi l’onere economico per un ammontare di
centomila Euro. Si è anche impegnato a riconoscere all’Istituto un affitto di tremila euro
mensili per il piano superiore
che fanno trentaseimila l’anno
contro i 17 mila che venivano
favore e non facilita la soluzione della querelle. anche perché
i Commissari hanno detto chiaro che sono disponibili a svuotare i locali dai libri e a trasportare i “libri moderni” nell’ex
deposito delle ferrovie in piazza
della stazione, mentre per i
libri “storici” e quelli in lingua
inglese e francese è stata ipotizzata la possibilità di un trasferimento nei locali di Villa della
Regina.
In questo modo i locali della
biblioteca civica internazionale
di via Romana rimarrebbero
vuoti e all’Istituto verrebbero a
mancare quei preziosi proventi.
A meno che non sia questo il
gioco che si stia giocando: avere mano libera su quei locali.
Magari mantenendo il locale
terreno all’uso previsto dal
lascito testamentario ed il piano superiore affittarlo per la
trasformazione in prestigiosi
uffici o suite commerciali.
Paize Autu Pagina 8
BREVI DI CRONACA
a cura di gicipi
Caru Paize
Perdonatemi l’intrusione ma
alcune frasi dell’ultimo articolo
sul vostro giornale a firma
V.M., mi hanno veramente urtato e fatto decidere a dire la
mia. Sono una vecchia bordigotta d.o.c.-Il nostro essere
conosciuti a livello turistico lo
dobbiamo all’amore per la nostra terra a parte degli inglesi,
olandesi, principi russi, ecc.
“SIGNORI” non ricchi. I nostri
nonni, pur contadini ed analfabeti, li rispettavano e stimavano. Era un buon reddito il loro
amore per la nostra terra. Ma
ora noi siamo superiori a tutto
ciò: biblioteca internazionale,
museo Bicknell, pittori, scrittori, collaborazione nell’Ospizio
con Padre Giacomo…
Noi i turisti gli accogliamo così.
Lunedì 30 luglio 2012. Stazione ferroviaria, ore 21.05 arrivo
del treno intercity. In stazione
un solo taxi. Ad un signore con
ragazzino, proveniente da Roma, risponde che deve ultimare
una corsa e che se vuole può
attendere per essere accompagnato a Ospedaletti (notoriamente priva di stazione).
Alle rimostranze del cliente
viene risposto che di giorno
quando taxisti siamo in tanti
qui in piazza e non arriva nessuno, voi (turisti) dove siete?
Il romano inviperito risponde:
“farò un’ottima pubblicità all’accoglienza ricevuta a Bordighera!!
Altra chicca. Primi di agosto,
ore 12.45. Un gruppo di turisti
incuriositi dalla nostalgia di un
bordigotto lontano da casa, de-
cide di fermarsi a visitare Bordighera ed andare a pranzare in
uno dei ristoranti del Paese
Vecchio suggerito dall’amico.
Va loro incontro una signorina
la quale alla richiesta di poter
pranzare, fa loro cenno all’orologio: è tardi!!
Si avvicina un cameriere per
sentire le richieste. Ne scaturisce una triste discussione tra i
due. Dalla cucina emerge la
cuoca che intelligentemente si
scusa e fa accomodare i clienti .
A voi il giudizio!
So che cortesia, buone maniere, prezzi onesti, buona cucina,
fanno pubblicità e tornare le
persone.
M.R.
Furti a go-go
Qualche giorno fa hanno
denunciato parecchi furti nelle
case del Montenero, eseguiti
con destrezza, anche con i legittimi padroni in casa. Inoltre
denunce sono state fatte anche
da zone diverse in città.
Diverso il problema dei furti
nel porto turistico nostrano.
Nei periodi passati si erano
riscontrate asportazioni di motori fuoribordo dalle imbarcazioni ormeggiate.
L’installazione di telecamere e
sbarre antintrusione sembrava
fossero riuscite a contenere il
fenomeno. Ma l’incursione
delle notti passate, questa volta
dal mare, lasciano di stucco.
Tre gommoni portati fuori dal
porto e a due smontato e rubato
il motore. I gommoni sono stati
recuperati dai pescatori rientrati dalla pesca mattutina.
Paize Autu
Direttore Responsabile: Giancarlo Pignatta
Registrazione del Tribunale di Sanremo
nr. 03/08 del 04/07/008
Direzione-Amministrazione-Redazione:
18012 Bordighera Alta – Via alle Mura, 8
Le firme impegnano gli autori degli articoli
Stampato in proprio a Bordighera Alta
Collaboratori: Stefano Albertieri, Mario Armando, Carlo Bagnasco, Simona Biancheri, Anna Maria Ceriolo, Giacomo Ganduglia, Mara Lorenzi, Irma Murialdo, Gianni Natta, Mattia Riello,
Alessandro Seghezza, Alice Spagnolo, Mauro Sudi, Ampeglio
Verrando, Franco Zoccoli, Lucia Xaiz.
Sito informatico a cura di Mauro Sudi
Tonfi e Ritonfi
Spigolature
L’ultima in ordine di tempo è
stata Pierina che l’altra mattina si è ingalottata alla “Madarena”, intruppando in uno degli insidiosi avallamenti che
provocano il dissesto delle
ciappe di pietra le quali andrebbero tutte riposizionate.
Prima ancora la signora Pia
dell’Arziglia si è intruppata, in
prossimità della panetteria,
battendo anche lei una bella
facciata. Eh si perché non si è
più delle ragazzine, magari si
ha anche in mano la borsa della
spesa e non ci si riesce a proteggere più di tanto. giorni
prima, un’altra signora, questa
volta per la Garnier, ha messo
il piede in un avallamento del
marciapiede dissestato e si è
fratturata una gamba.
Ogni volta si avvertono i vigili i
quali allertano gli operai del
Comune i quali provvedono ad
una riparazione: un taccone
provvisorio in attesa di procedere ad interventi più definitivi . I quali però non si intravvedono all’orizzonte. Sono stati
programmati ed effettuati
quelli per la discesa dei pini,
per abolire le radici di quelle
piante che alzavano l’asfalto. A
quando gli interventi in piazza
e alla Maddalena per evitare
ulteriori infortuni?
L’Arena della Scibreta che
quest’estate ha ospitato i molti
spettacoli serali, ha incuriosito
molti avventori che chiedevano
in giro che cosa volesse dire
quell’appellativo. E’ stata Rita
Arnaldi a erudire molti di loro
con le sue singolari, puntuali
spiegazioni.
Busceti
Quando tra fine ‘800 e inizio
novecento furono piantate le
due piante di Ficus Macrophjllas, varietà del ficus della
Baia di Moreton (Australia),
sul Capo di Bordighera, gli
abitanti e soprattutto i bambini, incuriositi dai frutti molto
strani, che sembravano palline
molto morbide e gommose,
subito li battezzarono “Busceti”.
Scibreta
Poi visti i lunghi, robusti e
colorati apici dei rami, provarono a fare come con le canne,
sfogliandoli, si riavvolgevano
formando un lungo e stretto
cono che soffiandoci dentro
fischiava; in dialetto “Scibrava”, da qui il nome “Scibreta”,
cioè la pianta dalla quale si
ricavano i “Scibreti” (fischietti) .
Filiale di Bordighera
“U Risveiu Burdigotu”
Sede: Via alle Mura 8
18012 Bordighera Alta
Orario : lunedì e venerdi
dalle ore 16,00 alle 18,00
giovedì dalle 21 alle 23
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