ettembre 2012 - U Risveiu Burdigotu
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ettembre 2012 - U Risveiu Burdigotu
“ Paize Autu” Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu” Poste italiane S.p.A. spedizione in Abbonamento Postale – 70% CNS/CBPANO/IMPERIA Anno 5 nr. 9 Settembre 2012 ROTONDE E FONDI FAS a cura di Wolf “Nei giorni scorsi sono state fissate le date per l’apertura delle buste relative agli appalti di tutti i fondi Par-Fas, interventi che a partire dai prossimi mesi sono destinati a cambiare il volto del centro storico e più in generale di tutta la città di confine.” Questo l’attacco dell’articolo di Patrizia Mazzarello sul Secolo di venerdì 12 agosto. Inoltre la cronista ci informava sulle cifre caratterizzanti l’operazione che ammontano per il recupero del centro storico di Ventimiglia a 4 milioni di Euro. Immediatamente un riflesso condizionato è scattato nella mia memoria, ricordando che anche Bordighera partecipò allo stesso bando, assieme a Ventimiglia e Taggia, ma non venne presa in considerazione. Il perché, ancora una volta, doveva farsi risalire all’insipienza degli amministratori di allora, i quali parteciparono al bando facendo progettare, nientemeno che da Giugiaro la ristrutturazione del Palazzo del Parco. Dato che i fondi Fas vengono finanziati per il recupero di aree sottosviluppate, la richiesta di Bordighera non venne accettata. A noi cittadini comunque, rimasero sul groppone i 30 mila euro del progettista di automobili che, per inciso, aveva concepito un nuovo Park-Hotel che sembrava una limousine. Taggia e Ventimiglia più saggiamente e più in linea con la filosofia dei finanziamenti europei, chiesero i soldi per il recupero dei loro centri storici ed ecco che sono arrivati i milioni di Euro. La rabbia di noi paesenghi, sciascenghi e borghettini sta tutta nell’immaginare i molti lavori, i miglioramenti e le trasformazioni che si sarebbero potute attuare se solo fossimo stati un pochino più lungimiranti e più pragmaticamente aderenti alle esigenze del nostro territorio. Ci consoliamo però mettendo (finalmente) mano alla Rotonda. Lo facciamo collocando sul piatto ben 2 milioni e seicentomila Euro. I quali però non saranno sufficienti al completamento dell’opera, ma serviranno a finanziare una prima fase chiamata in delibera “progetto intermedio”. Dalla lettura della delibera non si capisce granchè di cosa si farà e di cosa verrà fuori dalla “riqualificazione”, così come viene chiamata. Si capisce bene invece, (giustamente, secondo il loro punto di vista) l’attenzione che si è riservata ai locali commerciali (Caranca e soc. Casinò), sottostanti la struttura. Molta meno attenzione è stata riservata alla cittadinanza che non ha la minima idea di cosa sarà quel posto dopo la riqualificazione. Senza dover esibire troppa sensibilità, qualsiasi di noi, di fronte ad un’ opera così importante, non avrebbe lesinato informazioni, eventi specifici di coinvolgimento della popolazione; perfino dei festeggiamenti. Avremmo voluto vedere all’interno di una serata ad hoc, disegni e progetti, magari spiegati dagli esimi architetti di Ospedaletti, accompagnati da interventi di sostegno degli amministratori sulla filosofia economico-amministrativa dell’opera. Invece niente! Dovremo sorbirci questa “riqualificazione” sperando che Sant’Ampelio e Padre Giacomo ce la mandino buona. Intanto ci auguriamo vivamente che venga tenuto in grande considerazione e rispettato “il vincolo Ronchey”; un decreto del ministro di allora (Ministro dei Beni Culturali nei governi Amato-Ciampi), che venne promulgato il 17 marzo del 1993 per salvaguardare l’intera area di Capo S. Ampelio: dal molo del porto all’hotel Parigi, acque marine antistanti comprese. Provincia di Imperia Città di Bordighera U Risveiu Burdigotu ORGANIZZA 8 – 9 Settembre 2012 Centro Storico di Bordighera SCIURE IN TI CARUGI 6° CONCORSO DI ARTE FLOREALE TEMA: GLI SABATO 8 DALLE ORE 16,00 INIZIO ESPOSIZIONE FLOREALE DOMENICA 9 DALLE ORE 9,00 MERCATINO ARTIGIANATO & PRODOTTI TIPICI PREMIO GIURIA TECNICA & GIURIA POPOLARE VOTA ANCHE TU LA TUA COMPOSIZIONE PREFERITA SCIURE IN TI CARUGI IL NOSTRO GRANDE APPUNTAMENTO AUTUNNALE D opo il lusinghiero successo dell’improvvisata manifestazione estiva “Ina seira in tu Paize”, organizzata il 23 luglio scorso, assieme al giornale on-line “Bordighera.net” e agli “Amici di Clet”, eccoci pronti ad affrontare le fatiche di quello che è diventato un appuntamento oramai obbligato del fine estate: “Sciure in ti carugi”. Siamo arrivati alla sesta edizione che, se possibile, sarà ancora più entusiasmante delle altre. L’argomento dell’infiorata di quest’anno saranno gli Sport, anche in ossequio ai Giochi Olimpici di Londra, appena conclusi e che tanto ci hanno resi partecipi e appassionato. Come al solito si tratterrà di un concorso di composizione floreale creato nelle piazzette e nei carugi del nostro Antico Borgo, al fine di renderlo ancor più accogliente agli occhi dei molti amici che lo frequentano. L’appuntamento è per il secondo fine settimana di settembre. Si comincerà sabato nove con i lavori di preparazione delle composizioni da parte delle molte concorrenti (praticamente tutte donne). Alle 16 inizia l’esposizione vera e propria che si protrarrà per tutta la giornata della domenica 9. Nella giornata festiva ospiteremo il solito mercatino dell’artigianato e dei prodotti tipici che sempre attira e fa da piacevole cornice alla manifestazione. Assieme all’infiorata si potranno così apprezzare ed acquistare prelibatezze gastronomiche e curiosi articoli artigianali. Anche quest’anno sono stati istituiti due premi che verranno conferiti da una giuria tecnica e da una popolare. E sì, perché chi visiterà la manifestazione potrà votare la composizione che più gli sarà piaciuta. Vi aspettiamo numerosi! Pagina 2 Paize Autu L'affascinante conferenza al Bicknell della professoressa A.M CerioloVerrando di Pier Rossi N ella suggestione del Museo Bicknell, resa ancor più particolare dalla serata estiva, la cui apertura è grazie alla collaborazione della Sezione Intemelia dell'UNITRE, ha avuto luogo, sabato 4 agosto, la conferenza della professoressa Anna Maria Ceriolo Verrando. Conferenza dedicata alla "Lettera di Bianca" un documento, datato 1610, trovato dalla professoressa Verrando durante le sue continue e meticolose ricerche, tra gli archivi storici, nei documenti di un Notaio di Vallecrosia dell'epoca. Notaio che, quasi sicuramente, era il destinatario della missiva, affettuosa. Alla professoressa Giannina Borelli, Presidente dell'UNITRE Intemelia, facendo gli onori di casa, il piacere della presentazione della serata e della professoressa Verrando, davanti ad un pubblico, non numerosissimo ma attento e molto partecipe. La premessa della conferenza ci ha portato nel periodo storico del 1600 in cui Vallecrosia era una delle ville degli Otto Luoghi e gli atti notarili venivano redatti nei luoghi più disparati, anche in strada. Il Notaio Simone Lamberti era molto attivo: suoi erano gran parte degli atti complessivamente registrati durante il suo periodo di attività. E nella ricerca tra i documenti del Notaio Lamberti è emersa la "Lettera di Bianca" un documento immediatamente notato dalla professoressa Verrando, per la diversa piegatura rispetto agli altri documenti notarili presenti nel fascicolo. L'affascinante scoperta di una lettera che nulla aveva a che fare con la compravendita di case, terreni o quant'altro. Una lettera scritta da Bianca, al tempo suora in un convento, che iniziava con la frase "Molto magnifico amor mio". La professoressa, con l'ausilio di un maxischermo dove appariva il prezioso documento, ne ha iniziato la lettura, commen- tando e, soprattutto identificandone i contenuti di una lingua italiana dell'epoca, mista a definizioni dialettali. E l'emozione della lettura e della narrazione, mista a curiosità ed interesse, era evidente negli sguardi di tutti, colorandosi di un romanticismo a cui non siamo più abituati. Chiara la curiosità nei presenti di quale seguito potesse aver avuto tale missiva. Curiosità parzialmente esaudita dalla professoressa Verrando con la comunicazione della prosecuzione delle ricerche e degli studi dove, forse, una traccia, la potrebbe portare al ritrovamento di altri documenti collegati alla "Lettera di Bianca". Con questa speranza l'interesse di questa incredibile scoperta e narrazione non è scemata tra i presenti che hanno proposto alla professoressa spunti tra il curioso, l'ipotetico e l'interrogativo, oltre ad un auspicato seguito all'affascinante storia. Appena prima della conferenza ha fatto visita al Museo Bicknell il giornalista e politico Paolo Guzzanti, spesso ospite di Bordighera, sempre affascinato da questo straordinario luogo storico. Quell’affascinante “contenitore” U n sorprendente "Ficus magnolioides", le cui inquietanti radici stritolano il muro di cinta, segna l'ingresso al Museo Bicknell, sede storica dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri. L'edificio, in stile inglese, fu costruito nel 1888 da Clarence Bicknell, uno dei personaggi più originali della colonia inglese di Bordighera. Matematico, botanico pittore, Bicknell (1842-1918) arrivò in città, nel 1878, come pastore anglicano. Lasciò poi l'incarico in polemica coi suoi connazionali che gli rimproveravano l'eccessiva simpatia per i cattolici e la collaborazione, sul fronte assistenziale, con Padre Giacomo Viale, il parroco di Bordighera Alta. Generoso filantropo e intellettuale eclettico (fu tra l'altro presidente del locale gruppo esperantista), Bicknell esplorò l'entroterra, diventando famoso per la scoperta delle incisioni rupestri preistoriche del Monte Bego, nella Valle delle Meraviglie. Appassionato di archeologia, salvò una parte consistente dei materiali scavati nella Ventimiglia romana. La sua opera fu proseguita dal nipote Edward Berry, viceconsole britannico che insieme alla moglie Margaret scrisse un'interessante guida storico-artistica della zona: Alla porta occidentale d'Italia. Margaret Berry fu generosa sostenitrice della Società Storico-Archeologica Ingauna e Intemelia fondata nel 1932 da Nino Lamboglia, primo nucleo del futuro Istituto Internazionale di Studi Liguri. L'edificio ha pianta rettangolare ed é preceduto da un portico; all'interno ha un coro rialzato che lo fa somigliare ad una chiesa. Il vano interno, utilizzato come sala di lettura e come auditorium, era uno dei ritrovi della colonia inglese di Bordighera. Il Museo non è mai stato troppo frequentato dai bordigotti e forse neanche troppo amato. E’ una di quelle eccellenze di cui non ci siamo ancora capacitati appieno né di assumere né di valorizzare; ed è un vero peccato! Attualmente l’Unitrè bordigotta ha iniziato una fattiva collaborazione con il Museo alla quale occorre dar merito. Paize Autu Pagina 3 IL SEGRETO DI BIANCA Provocazioni LINGUA E DIALETTO “molto magnifico signor mio osservandissimo” di Stefano Albertieri ******** 13 novembre 1610 onsiderando con la parola bianca “DIALETTO” la LINGUA MADRE nostra e dei nostri avi, più facoltose e che, per que- appare chiaro e logico (e non di Carmen Etienne Molinari sto motivo, avevano impara- nichilismo), di conseguenza to a leggere e ad appropriarsi che l’unico vero dialetto sia l’italiano . on singolare precisione della tecnica della scrittura. certosina, Annamaria L’uso rispettoso del “Voi”, il L’italiano imposto d’autorità e Ceriolo Verrando ha colloca- dramma della salute resa da necessità, un’intrusione istito, nella romantica cornice precaria per l’assunzione di tuzionale, da considerarsi apdel Bicknell, un “prezioso” un tossico, l’amore misto di punto, un lontano e forestierod’epoca, di stile barocco e di sacro e profano, il tono can- dialetto ormai sempre più vingiante dell’espressione che citore sulla lingua madre. manzoniana memoria. L’antico cimelio è un’ intri- va dal reverenziale al langui- Riprendendo la definizione comune, oggi il dialetto è definitigante lettera scritta nella pa- do, dal supplichevole all’imvamente indirizzato all‘oblio, in gina interna di un apparente, perativo per poi tornare al particolare le nostre parlate linormalissimo documento senso ossequioso ed infine, guri. L’inclinazione a tralascialegale, inserito tra cumuli di l’incredibile assenso delle re questo enorme ed importanfilze notarili, “indagato” dal- consorelle, hanno rapito la te tesoro sociale e culturale è in la Storica Bordigotta per ec- curiosità del pubblico in a- atto da tempo. cellenza, per l’anomala pie- scolto. Il falso mito dell’italiano e di Irrompente e naturalmente conseguenza il pudore e il rigatura a trittico. La professoressa Ceriolo scontato l’interrogativo fina- spetto per chi l’italiano parlava, Verrando dopo aver presen- le relativo all’ “atto” del nota- ha lasciato il dialetto nell’angotato integralmente il mano- io. Perché quella lettera, così lo della vergogna . scritto, redatto con inchio- carica di profondo e sincero Una assoluta mancanza di ostro color seppia e con grafia sentimento, è finita tra carte biettività e consapevolezza delregolare, leggermente incli- comuni, tra fascicoli l’unicità dei luoghi, del valore nata a destra, ha eseguito senz’anima? Fu irriverenza o della cultura e della lingua di appartenenza ha fatto si che qui un’accuratissima analisi dei nascondimento? periodi, sezionati e riproposti E’ forse l’atteggiamento del maggiormente che in altri connella loro autentica naturale seduttore che, conquistata la testi sociali l’omologazione grisequenza. Azione resa neces- preda, si dimostra incurante gia, piatta e senza valori storici saria per l’assenza totale del- del rispetto dei sentimenti abbia preso il sopravvento. Questo lo si denota nell’interla punteggiatura e per gli suscitati? Oppure l’amante pretazione generalizzata di sviinflussi dell’antico idioma, amato è costretto a vivere in luppo: progresso ambiente e probabilmente usato nell’e- condizioni tali da dover ca- politica . stremo ponente ligure. Il muffare ogni traccia della Il sistema inconscio prevalente messaggio, dal contenuto sua passione corrispondente è stato questo: “il dialetto è raffinato e passionale, certa- e corrisposta? mio, appartiene al passato e lo mente indirizzato al notaio Domande che attendono parlerò solo con una ristretta Simone Lamberti di Valle- repliche. Domande che frut- cerchia di persone, dopo di che crosia, è la risposta ad una tano aspettative. userò questa lingua propinata, lettera ricevuta e rivela e- Si è avvertita in modo unani- l’italiano.” spressioni di letizia e di tor- me la necessità di conoscere Il dialetto, partendo da questo mento: emozioni che si deli- il seguito della storia e addi- atteggiamento è diventato una neano con chiarezza nelle rittura di sapere come é ini- lingua interiore di quelle rafasi successive della lettura ziata. dove il coraggio delle azioni e Alla professoressa Ceriolo dici e di quella la trasparenza dei sentimenti Verrando le congratulazioni essenza che vincono sui condizionamenti più sentite per la scoperta sempre inconambientali dell’epoca. Bian- compiuta, per l’istruttivo sciamente una ca, che nella firma scrive il commento, per la passione parte di noi rinnega in nosuo nome con la lettera ini- trasmessa; ancora a Lei l’inme di uno staziale minuscola, è stata sicu- vito a continuare questa sua tus, una moramente costretta a ritirarsi incantevole indagine che ha dernità, una in convento, stato “sine qua assunto sfumature straordi- educazione. non” per le figlie cadette che narie. Ma quando io *** appartenevano alle famiglie rinnego con le C C mie scelte i miei genitori, la loro cultura, la loro unicità, la loro lingua, allora l’educazione va solo in una direzione, quella opposta a loro. In questo mondo competitivo ed edonista l’uso di una lingua così animica, ci fa sentire interiormente troppo scoperti, nudi . Ecco che si preferisce colloquiare in italiano anche con persone di lingua madre dialetto . Il tutto usato per mantenere le distanze, per mantenere la coperta della costruzione caratteriale che con il dialetto verrebbe a mancare . Le battute ironiche tipiche nell’uso del dialetto si perdono assieme alla saggezza e alla memoria . La società estroversa, veloce, facile e godereccia, meglio si abbina a dialetti solari come il veneto e quelli meridionali, soffocando per primi quelli dal suono e dall’atteggiamento più chiusi come il nostro . Quando attraverso i svariati mezzi di comunicazione sentiamo parole latine, greche, arabe, provenzali, francesi, portoghesi, spagnole, identiche o quasi alla nostra lingua madre, il dialetto, allora dovremmo chiederci perché? Perché noi non le adoperiamo più? In nome di quale modernità? Quale provincialismo ? Auguriamoci allora che la nostra lingua madre si estingua con dignità e dovuta memoria e non dimenticata sotto lattine di Coca-cola e di cemento di benessere . “ chi non sa da dove viene , non può sapere dove va “ proverbio indiano . Nella foto: la fontana di Magiargè, simbolo della bordighesità Paize Autu Pagina 4 Bordighera mia: Comunque in paradiso ci siamo già stati di Valerio Moschetti U na bella signora, dagli occhi color del mare, si era distesa anche quest’estate a godere dei raggi del sole che rendevano la sua pelle ogni giorno più scura, come il miele di castagno. Non era giovane, non più come una volta, ma questo non la rendeva meno bella e affascinante di un tempo. Anzi qualche nuova ruga, che il tempo portava, diventava un nuovo angolo da baciare, il solco dove un nuovo fiore, o una siepe, potevano nascere a suo decoro. Molti avevano portato danno al suo aspetto, persone senza scrupoli o senza gusto alcuno: costruttori, amministratori senza scrupoli, uomini infelici dall’animo insensibile. Lei ne aveva sofferto, era una perla, anzi di più. La natura che la rivestiva era talmente prorompente e ricca di colori che confondeva, da sempre, gli animi e le emozioni dei cuori sensibili, dei poeti e dei pittori. Eppure nessuno di questi era riuscito, nel tempo, a proteggerla veramente, quasi non ascoltando il suo lamento, il suo pianto quando l’inverno l’avvolgeva ed il freddo, la pioggia, le intemperie, creavano sconquassi, bruciavano di gelo le siepi. La sua classe, la sua bellezza, da sempre vincente, risorgeva ad ogni primavera, per togliere il fiato a chi l’amava; sia che fosse artista di fama internazionale, sia si trattasse di un contadino attento ai suoi colori. E poi migliaia di persone si alternavano a godere dei suoi profumi, degli aromi intriganti, sensuali, avvolgenti, che le mille qualità di fiori facevano a gara per rubarsi il piacere di essere ammirati. E questa bella signora, la mia città del cuore, anche quest’anno ha saputo incantarmi, perché è la perla più bella e più splendente di questo arcobaleno che è la nostra terra ligure. Portiamo rispetto per questo splendore. Noi spesso non ce ne rendiamo conto, ma la gran- Personaggi del passato PASCALIN di Mario Armando E ra bordigotto? Ditelo voi dopo aver letto queste stramberie.Nato “int’u camin” che porta alla piazzetta “d’u Bà” collegante via Dritta “cu u camin longu”. Il suo cognome pare ricordare i bianchi cardi, Blancardi. Secondogenito al fratello Luigi, bravo “bancarà”. Lui Pascalin, come non ricordarlo. Assennato, tranquillo, mai coinvolto in chiassose diatribe fra coetanei. La sua compostezza gli faceva conquistare rispetto dagli stessi. Chi aveva qualche anno in meno lo vedeva come un esempio da seguire. Dopo la scuola dell’obbligo la vita d’allora abituava presto al lavoro i giovani. Obbediente a mamma Manineta e au barba Bernardù In seguito sarebbe stato “bon muraù”. Intanto sollevava il padre Baciccia dagl’incarichi di sagrestano: la carica giornaliera dell’orologio del campanile e la manutenzione degli ingranaggi, era ormai di sua competenza. La campana di mezzodì suonava perché lui tirava la corda, in ciò “agiutau” da noi minori che ben prima lo attendevamo sulla scala d’accesso, speranzosi “de purelu agiutà”. Gonfiavamo il petto se la campana piccola era lasciata a “caicun de nui pitaloti”, nelle circostanze richieste dal Parroco. A quei tempi le campane scandivano le ore all’intera comunità, sia nelle circostanze tristi come in quelle gioiose. Ora invece sembrano sopportate e fastidiose. Au nosciu Pascalin era demandato pure il compi- de fortuna della nostra esistenza è essere nati in una terra meravigliosa, in un paradiso. Bordighera sì, Bordighera è il suo nome: storia, tradizioni, profumi e colori. Forse un giorno andremo all’inferno, per gli errori fatti, ma ci porteremo il ricordo che in paradiso ci siamo già stati. to di sfamare i conigli che la famiglia allevava “int’u stagiu derè e muràie, surve u lavatoiu; pure in questa occasione difficilmente era solo. Chissà se qualche volta non fosse scocciato per ciò…ma non lo dava a vedere. Sacchetto di iuta e falcetto, più di due lo seguivano “insc’u cavetu” o dov’è ora la pineta a levante del Marabutto che allora era una selva di erbe ed arbusti selvatici. Era importante per noi “fioereti” tenere il sacco aperto quando lui a manciate lo riempiva del verde cibo animale. Si tornava allo stabbio contenti e noi divertiti porgevamo il cibo ai conigli che parevano sempre affamati. Qualche volta da noi erano gratificati da qualche tozzo di pane, tenuto in tasca. Avanzi della mai ricca nostra merenda. Ci sembrava di vedere un sorriso e che i roditori ci ringraziassero. Sono infantilismi che vorremmo averne ancora. Intanto abbiamo capito che anche noi non eravamo nati sotto le foglie di cavolo. Pascalin lo ricordo abile nei giochi d’allora: biglie, buscetu (trottola) pimpirinèla (lippa). bala ruta (palla rotta). adesso i “nosci zuveni” i se “demura” cu i telefunin e altre modernità Fosse ancora tra noi chiederei a Pascalin cosa ne pensi dei raggi solari. Questa è particolarità astronomica. Mio fratello maggiore per puro caso scoperse che la nostra finestra, senza persiane messa per un caso, ripeto, in trigonometria col sole mandasse un raggio proprio sul tavolo dove la famiglia del Nostro desinava. Figuriamoci se mio fratello che era una peste, non ne avesse approfittato. Regolava il raggio addirittura nel piatto di chi desinava. A mia madre rimproverante faceva credere che quella situazione era dovuta al caso. Ma lei con quattro ceffoni ben assestati riportava la ragione a nui bravi fioei de cà. Ina vota se fava cuscì! Paize Autu Pagina 5 Quando il Gallus transitava da Bordighera di Franco Zoccoli A volte qualcosa, a prima vista insignificante, fa tornare alla mente vecchi ricordi sommersi dagli anni. A risvegliarmi questi ricordi è stata una vecchia cartolina illustrata, pubblicata sul social network Face book che ritrae il "Gallus" in partenza dal vecchio - unico al tempo - porto di Sanremo. per il rientro a Nizza. Il Gallus era una navetta che nel primo dopoguerra faceva servizio d'estate per i turisti, collegando il porto di Nizza con quello di Sanremo, facendo la rotta in giornata, con arrivo a Sanremo al mattino prima di mezzogiorno e rientrando a Nizza nel pomeriggio. Oggi non sarebbe neppure notato, se non per le sue forme vetuste e la lunga prua, ma ai tempi del suo servizio, per chi come me era un adolescente, aveva fascino oltre ad importanti funzioni. A quei tempi le campagne erano tutte coltivate ed in gran parte si affacciavano sul mare; il Gallus era il nostro segnale di fine mattinata, in quanto passava davanti a Bordighera, sempre tra le ore 10,30 e le 11,00, secondo le condizioni del mare: quello era il momento che segnalava il fine di una mattinata di lavoro che iniziava sempre prima delle ore 6,00. Allora, se il mare era calmo, di corsa a casa, costume da bagno e, ancora di corsa, al mare sino alle ore 12,30; poi pranzo e pausa sino alle 16,00 circa. Ma il Gallus non era soltanto questo. Il Gallus era la nave che trasportava la nostra fantasia nei suoi lunghi viaggi, era il sogno dell'ignoto, era la traversata degli spazi, la metafora del tragitto misterioso, dell'approdo, dell'avventura. Il mare che tutti giorni noi avevamo sotto gli occhi, era il nostro mondo. Penso che dopo i pescatori noi siamo stati, pur vivendo in terra, le persone che più abbiamo amato il mare; era il nostro barometro, il nostro bollettino meteorologico. Guardando il mare, ci si regolava per l’organizzazione della giornata: bastava un'occhiata per capire se fosse arrivato il vento e da quale direzione, con quale forza, o se fossero arrivate le nubi o il sole; il Gallus, d'estate, ne era una parte integrante. Quante volte lo abbiamo visto faticare ed avanzare lentamente dando il mascone alle onde, fendendole con la lunga prua ed alzando grandi getti di schiuma bianca quando navigava con mare contro… quanto abbiamo fantasticato, vedendoci al timone di navi, in mari in burrasca, a combattere contro gli elementi naturali, alla ricerca di un approdo riparato e sicuro per la nave ed il suo equipaggio... Molto tempo è passato. Il Gallus da altrettanto lungo tempo è andato in disarmo. Molti altri battelli lo hanno sostituito in questo servizio, ma la loro carriera è sempre stata breve. Ci colpiva solo il grande rumore prodotto dai loro motori, la forma goffa degli scafi, la fatica di avanzare con mare grosso, anche se dotati di motori più potenti e moderni di quelli che sicuramente imbarcava il Gallus. Si trattava di aliscafi o di battelli che navigavano su un cuscino d'aria, poco adatti a navigare in mari come i nostri dove le onde si susseguono vicine e con grande rapidità. Ora in campagna al mattino non vado più e, anche se andassi, non sentirei sicuramente i motori del Gallus che sopraggiunge, in quanto i rumori dei motori dei natanti in mare sono oramai continui sin dall'alba; ma forse , come un atto riflesso, ogni tanto rivolgerei lo sguardo verso ponente con la speranza di veder spuntare da Capo Sant'Ampelio la lunga prua affusolata della vecchia nave che mi darebbe, con il suo apparire, il segnale di fine mattinata. Spunto tratto da una cartolina pubblicata su Face book da Achille ( Kiki) Penellatore LA PORTAEREI Erano gli anni ‘60, eravamo tutti più giovani, noi addirittura ragazzini; sognavamo di conquistare il mondo. Da quelle parti stavano costruendo il “Migliarese”, quello che ancora non si chiamava pomposamente “Grand’Hotel del Mare”. C’erano state molte polemiche. Le opposizioni non erano d’accordo poiché sostenevano che era meglio incentivare la costruzione di case ad edilizia agevolata di cui potessero usufruire anche i ceti popolari, lavoratori e pensionati. “I soliti Comunisti populisti” si disse allora, dopodiché l’opera venne costruita, con annessa speculazione abitativa. Non si sa come, né da parte di chi, cominciò a girar la voce che sarebbe arrivata davanti al Migliarese una portaerei americana in dismissione, la quale sarebbe stata posizionata davanti al nuovo albergo per completarne l’accoglienza. Si vociferava anche della possibilità di costruire sul Monte Nero: chi diceva un galoppatoio, chi invece un quagliodromo, nonché un ardito collegamento con la portaerei: non si è mai capito se con una cremagliera o un servizio di elicotteri. Non vi dico l’attesa! Ogni natante un po’ più grosso che transitava nelle acque davanti a Bordighera, veniva individuato per la portaerei. Un giorno comunque si vide passare qualcosa che sembrava quel tipo di imbarcazione e subito girò la voce che era la portaerei, ma che non si sarebbe fermata da noi, avrebbe continuato la navigazione fino a Livorno dove sarebbe stata smantellata. Addio sogni di vedere la gigantesca nave fare uno stanziale inchino davanti all’ameno promontorio con l’annesso macello. E sì, perché giova sapere che proprio da quelle parti c’era il macello comunale, che non tardò a cessare l’attività e, col tempo venire abbattuto per lasciare il posto al tronfio edificio ampollosamente chiamato “Pied-dans-l’eau”. Noi ci rimarremmo male a non vedere arrivare l’agognata portaerei, al punto che alcuni di noi, qualche anno dopo, decisero di arruolarsi in Marina, ma non riuscirono ugualmente a trovarla. Paize Autu Pagina 6 Quando si frequentava “U Fundegu” E ravamo abituati al Garibaldi, a Bernà e a Cesarin. Dai primi due si andava a vedere la televisione o a giocare a carte e al biliardo. Da Cesarin andavano prevalentemente i tedeschi che si mettevano a bere e a far baldoria fuori, nell’improvvisato dehor. C’era il solito “chansonnier “de no antri” che si dipingeva le mani e la faccia di blu e poi cantava “Volare”. Da Giulia e Batì noi ragazzi si andava poco, era un’osteria più da ribote, consumate dai più grandi. Pallanca era più defilato, era sul Capo, forse aveva già in mente di costruire il suo alberghett o. In piazza, proprio sotto il negozio di Lena la merciaia, avevano aperto sto locale nuovo e strano che ha incuriosito non poco i paesenghi. Entrarvi era già un qualcosa di particolare perché bisognava scendere quelle ripide scale che davano il senso del nome, per trovarsi immediatamente davanti ad una struttura di cottura che non credevamo fosse un forno. Ma da lì dentro usciva la farinata, il castagnaccio e la pizza, quella moderna, alla moda, non la solita pisciarada che facevano le mamme e le nonne in casa e poi ci mandavano da Millio o dai fratelli Palmero a cuocerle (costo lire 20), dopo le infornate del pane. La pizza del Fundegu era la pizza di moda come quella che sfornava l’unica pizzeria napoletana di Sanremo, coi locali davanti ai Pompieri. E poi al Fundegu c’era il Juke Box, con le canzoni che allora erano tutto il nostro sapere, la nostra cultura popolare...da Festival di Sanremo. Ricordo che qualcuno aveva comperato un registratore Geloso e nelle serate di molla registrava le canzoni che si sceglievano nella magica scatola musicale luccicante. E poi Ilma e Romano, con papà Sogliani a illuderci, con quel progetto di semplice avanguardia, che stavamo anche noi, in Paese, accarezzando la svolta ancora celata all’interno dei nascenti, mitici anni ‘60. Bordighera eravamo (siamo) noi: Un gruppo (riconoscibilissimo) di giovani leoni nei primi anni ‘60 nel mitico “Fundegu”. OSPEDALIERA I l brutto di questa situazione è che il ridimensionamento dell’Ospedale di Bordighera è diventato anche, se non soprattutto, una palestra di contrapposizioni politiche. La Regione è di Centrosinistra, mentre tutta la nostra zona vota per il Centrodestra, quindi a Genova sono tutti cattivi mentre a Imperia sono tutti bravi e compiacenti. Si tratta invece di ragionare con equilibrio e laicità di pensiero. Sulla necessità di mantenere un nosocomio minimamente efficiente in tutte le sue articolazioni, dovrebbero essere d’accordo anche i centro- sinistrorsi nostrani, al punto che dovrebbero farsi loro parte diligente di una adeguata mediazione. Giova ricordare la particolare orografia del territorio Intemelio, la difficoltà dei collegamenti con Sanremo e Imperia nonché la felice collocazione dell’ospedale bordigotto, facilmente raggiungibile, con ampi spazi verdi e a disposizione per futuri ampliamenti o concentrazioni di servizi. Giova anche ricordare che tutto il comprenG.P. sorio ospedaliero è stato il frut- to di un lascito da parte della Congregazione francese dei fratelli di Saint-Charles, vincolata alla specifica destinazione C’è anche da considerare che il nosocomio bordigotto, nel tempo, si era caratterizzato per alcune specializzazioni o interventi che hanno già iniziato a perdersi. La gente pensa ed è d’accordo che se si vogliono concentrare delle attività in un polo comune provinciale (si era parlato di Taggia), oppure raggruppare in uno degli ospedali più grandi le operazioni più costose e impegnative nulla osta. Però una struttura sul territorio che conferisca un minimo di sicurezza e di serenità ad ospiti e residenti non possiamo non considerarla. Finiamola con le contrapposizioni politiche Genova-Imperia o Destra-Sinistra. Realizziamo tutti quanti il valore di un servizio essenziale, armonizzandolo con le esigenze ministeriali e di Governo, sulla revisione della spesa, cercando di limitare al minimo i danni. Mettere ideologicamente la gente in contrapposizione su questioni come queste non va proprio bene. C’è poi il comitato Da quando è iniziata la crisi riguardante il nostro ospedale, si è da subito costituito un Comitato per la salvaguardia del Saint-Charles. Sono stare raccolte molte migliaia di firme; si sono organizzate manifestazioni, conferenze. sfilate. Le ultime sensibilizzazioni sono state effettuate durante le feste e gli intrattenimenti estivi: notti bianche, rosa, giornate del ribasso, a Bordighera, ma anche nei paesi limitrofi, Vallecrosia, Dolceacqua., Pigna. La prossima manifestazione di protesta che il Comitato organizzerà, avrà luogo a Bordighera venerdì 7 settembre con raduno alle ore 17 davanti all’ospedale per manifestare contro il ridimensionamento del Pronto Soccorso, che è tra le ultime decisioni prese da Asl, Regione e Ministero della salute. Passi chiudere reparti per i quali ci si può trasferire in nosocomi viciniori; intollerabile ridimensionare (per tutto quello che sappiamo di orografie, traffico e difficoltà operativa nelle vallate) un settore che indiscutibilmente risulta strategico salvavita. Paize Autu pagina 7 Cultura & Culture BIBLIOTECANDO TIRO A SEGNO Sbirciando nella sfera di cristallo di Spillo riconosciuti finora. C’è chi la chiama strategia (anche se a noi sembra solo tattiSapere a che gioco si sta L’aristocratico silenzio dell’Ica), la maniera di vivere nascosti la vigilia elettorale amministragiocando “necesse est”. stituto non depone certo a suo tiva che si manifesterà nella prossima primavera. Sotto traccia non sono pochi quelli che si danno da fare, anche se poco finora traspare. Il primo a offrire la sua disponibilità è stato quel simpaticone di Franz Verrando con la sua Bordighera Futura e quel collegamento ancora tutto da verificare con l’UDC. Da tempo si è dichiarato anche Valter Torrassa costituendo un gruppo di trenta persone con cui lavorare e, verosimilmente, approdare ad una compagine presentabile per il voto. Il Mit-up di Grillo, anche lui è uscito allo scoperto, forte dei consensi ottenuti in tutt’Italia; loro sono giustamente convinti di poter fare qualcosa di buono. Inoltre sono riusciti brillantemente a respingere l’interferenza nel “brend” dell’assicuratore Di Cagno; il quale sperava di conoscere una nuova stagione da protagonista. Non è detto che il famoso “brocker” non ci riprovi. Della Lega si parla poco ma probabilmente (con un nuovo approccio alla politica dopo le ultime vicende), proverà a riproporsi:i Viale hanno mantenuto dritto il timone attraverso la tempesta. Personalmente Spillo pensa che Colacito, Jacobucci e Panetta qualcosa hanno in mente. Dopo i festeggiamenti dei 25 anni della CRI. così brillantemente organizzati e presenziati dalle più importanti autorità politiche, civili e militari della Provincia, molti di noi hanno avuto la sensazione di una investitura dell’ineffabile Vincenzo Palmero. Ormai se ne parla apertamente in città e, se Scajola, Minasso e Boscetto contano ancora qualcosa, non ci dovrebbero “A pensar male si fa peccato, essere dubbi sulla loro scelta, nonostante il PDL provinciale non ma qualche volta ci si azzecca.” sia, come si dice, propriamente “vincolo”. C’è la sensazione in giro che il Comitato per la salvaguardia G.P. del Saint-Charles possa tentare una sortita politico-amminiLiriche Bordigotte di Marinella Addis strativa, forte dei consensi ottenuti dalle sue iniziative. La stessa cosa si dice da tempo del Risveglio. Magari fossimo così bravi! Capisco che a volte risulta automatico abbinare riflessioni, apPAIZE AUTU profondimenti, attivismo, volontariato, alla voglia di essere diversamente protagonisti ed in maniera più incisiva: ma non è così. Anche se sarebbe interessante e sicuramente (sotto il profiSentinelle le mura lo civico) vincente che dalle associazioni, quelle più coinvolte nel sociale, partissero iniziative, proposte e coinvolgimenti in tal nascondono immutate senso. nello scrigno del tempo Impenetrabile il PD. Non si conoscono iniziative che possano far pensare ad un loro inizio di campagna elettorale, alla presenil tesoro del cuore. tazione, ad esempio, di un programma. Si, certo, ci sono stati momenti di incontro alla loro tradizionale festa estiva ai giardini Ricordi profumati Loewe, ma un’azione forte di coinvolgimento, l’elettorato ancora l’attende. corrono nei caruggi Dopo la sentenza del Consiglio di Stato (che deve pronunciartra panni stesi al sole si definitivamente sullo scioglimento del Consiglio Comunale di Bordighera per infiltrazioni mafiose), sapremo anche che decie vociare di bimbi gai. sioni prenderanno quei protagonisti. Alcuni hanno dichiarato apertamente che non ne vogliono più sapere, altri sono stati più Quella vita di mare possibilisti, magari sulla opportunità di ricostituire una nuova compagine amministrativa. solcata in ogni pietra Ci saranno poi, sicuramente, alcune sorprese, magari provesegnata in ogni volto nienti da liste estemporanee, ambientaliste, ma anche partitiche (Sel, Unione Cittadina, Democrazia Cristiana). L’auspicio che impressa in ogni mente. molti cittadini avanzano è che si verifichi una coraggiosa inversione di tendenza nel governo della città. Bordighera deve rinaE il desiderio nuovo scere, conoscere un futuro di crescita che sia in grado di coniugare esigenze economiche ed ambientali, in un unicum che nell’abbraccio al passato coinvolga le forze sane della città, per arginare eventuali rigurgirivive nel presente: ti speculativi e malavitosi che sicuramente cercheranno di riposizionarsi dopo il periodo di purgatorio commissariale. Paize Autu incantato. D ai giornali di questi ultimi giorni, veniamo informati che l’Amministrazione Comunale ha fatto passi avanti considerevoli, proponendo soluzioni più che ragionevoli al contenzioso che da sette mesi paralizza la funzione della biblioteca pubblica. Perché l’Istituto Internazionale di Studi Liguri non risponde e non prende in considerazione le proposte del Comune? Il contenzioso, come si sa riguarda il piano superiore dell’edificio, poiché quello inferiore è destinato per lascito alla pubblica utilità bibliotecaria. Essendosi reso necessario un adeguamento antincendio con i costi relativi il Comune ha proposto di accollarsi l’onere economico per un ammontare di centomila Euro. Si è anche impegnato a riconoscere all’Istituto un affitto di tremila euro mensili per il piano superiore che fanno trentaseimila l’anno contro i 17 mila che venivano favore e non facilita la soluzione della querelle. anche perché i Commissari hanno detto chiaro che sono disponibili a svuotare i locali dai libri e a trasportare i “libri moderni” nell’ex deposito delle ferrovie in piazza della stazione, mentre per i libri “storici” e quelli in lingua inglese e francese è stata ipotizzata la possibilità di un trasferimento nei locali di Villa della Regina. In questo modo i locali della biblioteca civica internazionale di via Romana rimarrebbero vuoti e all’Istituto verrebbero a mancare quei preziosi proventi. A meno che non sia questo il gioco che si stia giocando: avere mano libera su quei locali. Magari mantenendo il locale terreno all’uso previsto dal lascito testamentario ed il piano superiore affittarlo per la trasformazione in prestigiosi uffici o suite commerciali. Paize Autu Pagina 8 BREVI DI CRONACA a cura di gicipi Caru Paize Perdonatemi l’intrusione ma alcune frasi dell’ultimo articolo sul vostro giornale a firma V.M., mi hanno veramente urtato e fatto decidere a dire la mia. Sono una vecchia bordigotta d.o.c.-Il nostro essere conosciuti a livello turistico lo dobbiamo all’amore per la nostra terra a parte degli inglesi, olandesi, principi russi, ecc. “SIGNORI” non ricchi. I nostri nonni, pur contadini ed analfabeti, li rispettavano e stimavano. Era un buon reddito il loro amore per la nostra terra. Ma ora noi siamo superiori a tutto ciò: biblioteca internazionale, museo Bicknell, pittori, scrittori, collaborazione nell’Ospizio con Padre Giacomo… Noi i turisti gli accogliamo così. Lunedì 30 luglio 2012. Stazione ferroviaria, ore 21.05 arrivo del treno intercity. In stazione un solo taxi. Ad un signore con ragazzino, proveniente da Roma, risponde che deve ultimare una corsa e che se vuole può attendere per essere accompagnato a Ospedaletti (notoriamente priva di stazione). Alle rimostranze del cliente viene risposto che di giorno quando taxisti siamo in tanti qui in piazza e non arriva nessuno, voi (turisti) dove siete? Il romano inviperito risponde: “farò un’ottima pubblicità all’accoglienza ricevuta a Bordighera!! Altra chicca. Primi di agosto, ore 12.45. Un gruppo di turisti incuriositi dalla nostalgia di un bordigotto lontano da casa, de- cide di fermarsi a visitare Bordighera ed andare a pranzare in uno dei ristoranti del Paese Vecchio suggerito dall’amico. Va loro incontro una signorina la quale alla richiesta di poter pranzare, fa loro cenno all’orologio: è tardi!! Si avvicina un cameriere per sentire le richieste. Ne scaturisce una triste discussione tra i due. Dalla cucina emerge la cuoca che intelligentemente si scusa e fa accomodare i clienti . A voi il giudizio! So che cortesia, buone maniere, prezzi onesti, buona cucina, fanno pubblicità e tornare le persone. M.R. Furti a go-go Qualche giorno fa hanno denunciato parecchi furti nelle case del Montenero, eseguiti con destrezza, anche con i legittimi padroni in casa. Inoltre denunce sono state fatte anche da zone diverse in città. Diverso il problema dei furti nel porto turistico nostrano. Nei periodi passati si erano riscontrate asportazioni di motori fuoribordo dalle imbarcazioni ormeggiate. L’installazione di telecamere e sbarre antintrusione sembrava fossero riuscite a contenere il fenomeno. Ma l’incursione delle notti passate, questa volta dal mare, lasciano di stucco. Tre gommoni portati fuori dal porto e a due smontato e rubato il motore. I gommoni sono stati recuperati dai pescatori rientrati dalla pesca mattutina. Paize Autu Direttore Responsabile: Giancarlo Pignatta Registrazione del Tribunale di Sanremo nr. 03/08 del 04/07/008 Direzione-Amministrazione-Redazione: 18012 Bordighera Alta – Via alle Mura, 8 Le firme impegnano gli autori degli articoli Stampato in proprio a Bordighera Alta Collaboratori: Stefano Albertieri, Mario Armando, Carlo Bagnasco, Simona Biancheri, Anna Maria Ceriolo, Giacomo Ganduglia, Mara Lorenzi, Irma Murialdo, Gianni Natta, Mattia Riello, Alessandro Seghezza, Alice Spagnolo, Mauro Sudi, Ampeglio Verrando, Franco Zoccoli, Lucia Xaiz. Sito informatico a cura di Mauro Sudi Tonfi e Ritonfi Spigolature L’ultima in ordine di tempo è stata Pierina che l’altra mattina si è ingalottata alla “Madarena”, intruppando in uno degli insidiosi avallamenti che provocano il dissesto delle ciappe di pietra le quali andrebbero tutte riposizionate. Prima ancora la signora Pia dell’Arziglia si è intruppata, in prossimità della panetteria, battendo anche lei una bella facciata. Eh si perché non si è più delle ragazzine, magari si ha anche in mano la borsa della spesa e non ci si riesce a proteggere più di tanto. giorni prima, un’altra signora, questa volta per la Garnier, ha messo il piede in un avallamento del marciapiede dissestato e si è fratturata una gamba. Ogni volta si avvertono i vigili i quali allertano gli operai del Comune i quali provvedono ad una riparazione: un taccone provvisorio in attesa di procedere ad interventi più definitivi . I quali però non si intravvedono all’orizzonte. Sono stati programmati ed effettuati quelli per la discesa dei pini, per abolire le radici di quelle piante che alzavano l’asfalto. A quando gli interventi in piazza e alla Maddalena per evitare ulteriori infortuni? L’Arena della Scibreta che quest’estate ha ospitato i molti spettacoli serali, ha incuriosito molti avventori che chiedevano in giro che cosa volesse dire quell’appellativo. E’ stata Rita Arnaldi a erudire molti di loro con le sue singolari, puntuali spiegazioni. Busceti Quando tra fine ‘800 e inizio novecento furono piantate le due piante di Ficus Macrophjllas, varietà del ficus della Baia di Moreton (Australia), sul Capo di Bordighera, gli abitanti e soprattutto i bambini, incuriositi dai frutti molto strani, che sembravano palline molto morbide e gommose, subito li battezzarono “Busceti”. Scibreta Poi visti i lunghi, robusti e colorati apici dei rami, provarono a fare come con le canne, sfogliandoli, si riavvolgevano formando un lungo e stretto cono che soffiandoci dentro fischiava; in dialetto “Scibrava”, da qui il nome “Scibreta”, cioè la pianta dalla quale si ricavano i “Scibreti” (fischietti) . Filiale di Bordighera “U Risveiu Burdigotu” Sede: Via alle Mura 8 18012 Bordighera Alta Orario : lunedì e venerdi dalle ore 16,00 alle 18,00 giovedì dalle 21 alle 23 e-mail: [email protected] Internet: www.urisveiuburdigotu.it Telefono: 3464923130