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Deloitte Innovation Summit 2016
L’innovazione nella vita di tutti i giorni: il più grande
impatto è sul nostro benessere,
secondo l’87,5% degli italiani rispetto al 79,4% a livello
europeo

Tra gli italiani crescono la sensibilità per la forma fisica (il 44% pratica sport), le cure per il
benessere (il 93,5% è più attento al benessere) e l’alimentazione (il 42,1 segue regolarmente
un regime alimentare)

1 cittadino europeo su 4 crede che il suo benessere peggiorerà in futuro, per un calo delle
disponibilità economiche e delle condizioni ambientali

1 cittadino europeo su 4 crede che la salute sia l’ambito dove l’innovazione può portare un
contributo maggiore: il 75% conosce i dispositivi wearables e il 90% le App per il monitoraggio
dello stile di vita

A livello europeo il primo ostacolo all’utilizzo delle tecnologie in ambito salute è “il bisogno di
un confronto con una persona fisica”

“Tempi di attesa nell’accesso alle cure” e “Disponibilità di informazioni” sono le priorità su cui
l’innovazione dovrà intervenire

Gli italiani sono i più insoddisfatti della propria qualità di vita: solo il 36% crede che vivere in
Italia sia meglio che vivere altrove rispetto al 58% media EU; il 25% è pessimista sul proprio
benessere futuro e solo il 10% si sente più innovativo (rispetto al 33% media EU)

Grandi aspettative sul miglioramento del benessere grazie all’innovazione: il 54% degli
europei e il 60% degli italiani si attendono soluzioni nuove e più accessibili nei prossimi 10
anni
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Milano, 30 maggio 2016 – Il contesto di forte spinta innovativa che stiamo vivendo richiede
un’attenta riflessione su come l’innovazione possa far evolvere il nostro livello di benessere e
qualità della vita. È questo il tema centrale della ricerca condotta da Deloitte con Euromedia
Research sulla percezione e sulle prospettive che l’innovazione può offrire nella vita di tutti i giorni.
I risultati dello studio, basato su un’ampia indagine demoscopica condotta su un campione di circa
3.000 intervistati, sono stati presentati nel corso dell’Innovation Summit tenutosi oggi al Mudec, in
collaborazione con il Consolato Generale Americano. Al dibattito hanno preso parte illustri
rappresentanti della Singularity University e importanti esponenti del mondo delle istituzioni,
delle imprese e della comunicazione, tutti in diversi modi legati al tema della qualità della vita:
Nerio Alessandri, Presidente e AD Technogym, Stefano Boeri, Architetto e Urbanista,
Andrea Illy, Presidente Illycaffè, Linus, Radio Deejay, e Stefano Mainetti, CEO PoliHub.
L’incontro è stato un’occasione di riflessione e confronto su tre temi principali:
- L’innovazione rappresenta un’occasione di crescita per il sistema sociale?
- Qual è il reale “percepito” del rapporto tra benessere e innovazione per noi
- cittadini)?
Come l’innovazione può «veramente» migliorare il nostro benessere?
“L’innovazione, per essere tale, necessita di essere aperta al dialogo e al confronto, anche fra
diverse discipline - ha dichiarato Enrico Ciai, Presidente e Amministratore di Deloitte Italia - In
questo nostro primo Summit abbiamo voluto affrontare uno dei temi più sentiti, forse il più sentito in
assoluto, che è quello del benessere e della qualità della vita. Con il supporto di una ricerca a
livello europeo, vogliamo comprendere come l’innovazione possa permetterci di vivere meglio e
innalzare il nostro livello di benessere a breve e a lungo termine”.
L’innovazione rappresenta un’occasione di crescita per il sistema sociale?
L’innovazione è oggi un fenomeno rilevante e rappresenta un motore di crescita per il sistema
economico e sociale, seppur presentando elementi in alcuni casi contraddittori.
L’innovazione è un tema di estrema attualità poiché reale (oltre 130 startup ogni 100 mila abitanti
negli USA e investimenti in R&D delle Top 20 corporation mondiali cresciuti di oltre il 50% tra il
2005 e il 2015).
L’innovazione mostra una crescita inarrestabile, poiché è continuamente alimentata dallo sviluppo
esponenziale di nuove tecnologie (es. uno smartphone di oggi è circa 2 mila volte più potente
rispetto al primo computer del 1965) e da nuovi comportamenti che ne accelerano la crescita (es.
il numero di utenti attivi su internet è passato da 2,9 mld del 2014 a 3,2 mld nel 2015 e stimato a
quasi 4mld nel 2020).
L’innovazione è una caratteristica naturale dei giovani (i cd. “Millennials”), i quali sono “abitanti” di
internet (si informano online spendendo più del 60% del tempo su internet attraverso smartphone e
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tablet) e protagonisti della «sharing economy» (circa il 40% dei «sharing economy provider»
appartiene infatti alla categoria dei «Millennials»). Dai Millenials, inoltre, l’innovazione trova linfa
vitale anche per favorire lo sviluppo di nuove idee e soluzioni (es. a livello globale sono i
fondatori di molte delle piattaforme di sharing economy, e solo in Italia nel secondo trimestre 2015
quasi 32.000 imprese sono state da loro fondate).
L’innovazione sta creando nuove opportunità, nuovi business model che rivoluzionano
l’ecosistema di interi settori e industrie, generando occupazione (le startup con un solo anno di
vita creano in media annualmente 3mln di posti di lavoro, senza contare quelli indiretti; inoltre,
negli ultimi 40 anni i posti di lavoro “aggiuntivi” sono stati creati esclusivamente da startup).
Non da ultimo l’innovazione sembra essere alla portata di tutti con un ruolo rilevante nei paesi in
via di sviluppo dove sempre più si registrano nuove iniziative imprenditoriali, anche locali, che
hanno un ruolo chiave nello sviluppo economico e sociale di territori molto lontani dai tempi che
stiamo vivendo (es. in diversi paesi africani si registrano importanti iniziative imprenditoriali locali, a
cui si associano iniziative dei grandi operatori internazionali con lo scopo di diffondere le
tecnologie, quale il progetto “Internet.org” di Facebook, finalizzato alla diffusione globale della Rete
tramite l’utilizzo di droni).
“Eppure, a fronte del forte processo innovativo che viviamo, – sottolinea Andrea Poggi, Partner
Deloitte, Responsabile dello Strategy Consulting e Innovation Leader – “rimangono forti dubbi
sull’equilibrio del nostro sistema economico e sociale. Se infatti è vero che l’innovazione agisce
positivamente su alcuni aspetti della vita di tutti i giorni, continuano a persistere problemi di
sostenibilità, sia ambientale che industriale, legati alle iniziative innovative”.
Siamo infatti sempre più attenti a consumare cibi biologici ed organici, ma al tempo stesso
sprechiamo tanto cibo quanto ne consumiamo (222 mln vs. 230 mln tonnellate). Se da un lato
ricorriamo sempre più spesso a tecnologie innovative per l’utilizzo di fonti di energia
rinnovabile, dall’altro i dati dimostrano come tra il 2000 e il 2010 abbiamo distrutto 13 mln di
ettari e nel solo 2015 riversato in mare 7.000 tonnellate di petrolio.
“A questi elementi di complessità – sottolinea Luigi Onorato, Partner Deloitte Strategy
Consulting e Responsabile Digital Strategy – dobbiamo aggiungere le incertezze legate alla
sostenibilità industriale del fenomeno delle startup: se è vero, infatti, che esse alimentano
l’economia reale, d’altro canto ci si interroga sempre di più sulla possibilità di una «startup
bubble».”
“D’altra parte, non possiamo trascurare i preoccupanti fenomeni relativi ai rischi sulla sicurezza
generati dall’innovazione, sia per gli individui che per le aziende, – prosegue Onorato – e al
progressivo acuirsi di alcuni problemi sociali a fronte di progresso e innovazione”.
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Così come si registrano preoccupanti fenomeni relativi ai rischi sulla sicurezza legati
all’innovazione, sia per gli individui (es. il cd. “ransomware” entra nel pc e blocca tutti i file che
possono essere liberati solo su pagamento) sia per le aziende (es. la Sony Pictures ha
recentemente subito in un solo attacco l’eliminazione del 48% dei dati dei PC aziendali e il 54% dei
file dai server). Infine, alcuni problemi sociali sembrano accentuarsi a fronte di progresso e
innovazione (es. il 57% delle persone – i cd. “alienati” – parla online più di quanto lo faccia nella
vita reale; il cyberbullismo negli USA, dove solamente il 7% dei genitori mostra consapevolezza del
fenomeno, nonostante più del 33% dei teenager ne è stata vittima).
“In ogni caso, seppur in un contesto di “chiaroscuro”, in cui alcuni degli effetti dell’innovazione
sembrano ancora non essere stati pienamente compresi, essa svolge un ruolo di motore del
benessere economico e sociale, agendo positivamente e con impatti misurabili sulla qualità
della vita di tutti noi”, ha ribadito Poggi.
Solo per citare degli esempi, alcuni studi dimostrano che le piattaforme di crowdfunding hanno
registrato nel 2014 un volume di raccolta di 16,2mld di dollari, in crescita del 167% rispetto al
2013; grazie alla crescente mole di dati disponibili, si diffondono metodologie e-Health che
permettono di mandare e ricevere informazioni sul paziente e interagire da remoto per curare la
non autosufficienza; la tecnologia sta migliorando la qualità della vita, impattando positivamente
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sul modo in cui ci muoviamo e viaggiamo (si stima che il mercato della smart urban mobility infrastrutture e servizi - crescerà dai $5,1mld del 2015 ai $25,1mld del 2024).
Qual è il reale “percepito” del rapporto tra benessere e innovazione per noi cittadini?
A questa domanda risponde L’analisi demoscopica, condotta da Deloitte con Euromedia Research
sul tema “benessere e innovazione” che ha coinvolto Italia, Francia, Germania, UK e Paesi
Scandinavi.
La survey di Deloitte realizzata per indagare il percepito del rapporto tra innovazione e benessere
tra i cittadini europei, “evidenzia un percepito comune a livello europeo che riconosce
all’innovazione un ruolo chiave nello sviluppo del nostro benessere – precisa Poggi –, seppur con
prospettive incerte a causa del contesto economico e ambientale. Come Italiani, dal canto nostro,
ci riconosciamo in questo percepito sebbene con alcune peculiarità tipiche del nostro contesto”.
In particolare:
o Come europei ci sentiamo quasi tutti in forma (solo il 6% giudica insufficiente il proprio
stato di benessere psico-fisico) e più giovani dei rispettivi coetanei (in Italia la pensa così 1
cittadino su 2, e sono soprattutto gli Over 65, vs 39% media Europea), attenti alla forma
fisica (il 44% pratica sport 1 o 2 volte a settimana), e rispetto a 10 anni fa curiamo di più il
nostro benessere (solo il 6,5% in Italia vs 7,3% a livello europeo, è mento attento)
o Per tutti la chiave del benessere è l’alimentazione (al primo posto in 4 Paesi su 5),
ambito particolarmente sentito da noi italiani: il 42,1% (vs 14% a livello europeo) segue
un regime alimentare regolarmente o per gran parte dell’anno; ulteriori aspetti chiave, dopo
l’alimentazione, sono rappresentati da disponibilità economiche, accessibilità alle
strutture mediche e qualità della vita in città
o Siamo concordi nel ritenere che l’innovazione abbia migliorato il nostro stato di
benessere, per noi italiani in modo particolare (solo il 12,5% vs 20,6% a livello europeo
crede il contrario), perché ha permesso una maggiore disponibilità di informazioni; tuttavia,
per il futuro siamo meno ottimisti sulla possibilità che il nostro stato di benessere
possa ulteriormente migliorare (1 cittadino su 4 crede che il livello di benessere sarà
peggiore); le cause del peggioramento sono soprattutto due: percezione di una riduzione
delle disponibilità economiche e un peggioramento delle condizioni ambientali
o “In questo contesto di innovazione – sottolinea Poggi –, il nostro Paese è ritenuto «fuori
dai giochi»: ci sentiamo poco innovativi e solo 1 cittadino su 10 crede che l’Italia sia più
innovativa di altri (vs 3 su 10 in media a livello EU) grazie a un numero superiore di
talenti e maggiori investimenti privati. L’innovazione è quindi un’occasione mancata
soprattutto perché mancano gli investimenti pubblici: la pensa così il 64% degli italiani vs
37% media Europea”
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o Siamo inoltre «i più scontenti» rispetto alla qualità della vita (solo il 36% crede che
vivere in Italia sia meglio che vivere altrove, vs 58% media EU), a causa di condizioni
ambientali peggiori, minori disponibilità economiche e difficile accesso alle strutture
mediche; infine, siamo preoccupati da problemi economici, che impattano sulla salute (1
su 3 si controlla solo se necessario, e la motivazione è soprattutto economica)
o 1 cittadino su 4 a livello europeo crede che la salute sia l’ambito dove l’innovazione può
portare un contributo maggiore: per 1 cittadino su 3 l’innovazione aiuta a tenere più
spesso sotto controllo la propria salute (es. praticare sport e migliorare l’alimentazione);
abbiamo un buon livello di conoscenza dell’innovazione in ambito sanitario (3 cittadini su 4
conoscono i dispositivi wearables e 9 su 10 le App per il monitoraggio dello stile di vita).
“Tuttavia, – sottolinea Onorato – con riferimento alla salute crediamo che l’innovazione da
sola non sia sufficiente perché abbiamo bisogno di confrontarci con una persona fisica”
o A livello europeo, siamo convinti che nei prossimi 10 anni l’innovazione offrirà soluzioni
nuove e più facilmente accessibili da tutti in ambito benessere (la pensa così il 60%
degli italiani vs 54% media EU). “Ma al tempo stesso – sottolinea Onorato – abbiamo
bisogni semplici e ci aspettiamo che l’innovazione possa semplificare la vita di tutti i
giorni, ad esempio riducendo i tempi di attesa nell’accesso alle cure o, più in generale,
aumentando la disponibilità di informazioni”
o Non sono in pochi ad augurarsi uno sviluppo e un uso attento delle innovazioni: 1 cittadino
su 2 a livello Europeo ritiene che l’innovazione, se non tenuta sotto controllo, possa
finire in mani sbagliate
L’innovazione può «veramente» migliorare il nostro benessere?
“In sintesi, le evidenze fin qui raccolte ci portano a credere che, se da un lato non c’è dubbio che
l’innovazione giochi un ruolo chiave nella nostra società, dall’altro c’è ancora molto da fare affinché
essa possa dispiegare il suo pieno potenziale e svolgere un ruolo di volano per il miglioramento del
nostro benessere nella vita di tutti i giorni”, afferma Poggi.
“L’innovazione - precisa Poggi - rappresenta uno straordinario strumento per guidare la nostra
società verso un futuro ricco di benessere e con una migliore qualità della vita. Tutto ciò, a
condizione di essere in grado di abbinare creatività e tecnologie futuriste con rigore e metodologie
scientifiche”.
Più in concreto, per affrontare la sfida dell’innovazione e renderla capace di far evolvere il nostro
benessere risulta essenziale:
o Comprendere i reali bisogni che già richiedono una risposta, senza dimenticare di
andare oltre, indagando con attenzione quelli che ancora non sono percepiti ma che allo
stesso tempo meritano una soluzione da subito
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o Capire il percorso di evoluzione delle innovazioni tecnologiche senza rinunciare a valutare
con attenzione sia quelle più provocatorie, futuristiche e “lontane” dal nostro comune
pensare, sia quelle più “semplici” e più vicine alla realtà dei nostri giorni
o Definire un approccio strutturato, in grado di stimolare la nascita di idee innovative,
trasformare le stesse idee in realtà economicamente sostenibili e capaci di rispondere
concretamente ai bisogni dei cittadini, coniugando in modo rigoroso creatività “disruptive”
e metodologie “classiche”
"L'innovazione e il benessere sono combinabili in maniera vincente – conclude Poggi – ma
bisogna superare i limiti di una innovazione troppo creativa e futurista lontana dalla vita di tutti i
giorni e allo stesso tempo bisogna capire che la portata dell'innovazione può risolvere i problemi
ed esigenze più complesse della nostra società, superando quella sfiducia o quel pessimismo che
rischiano di essere una pericolosa barriera".
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Deloitte è una tra le più grandi realtà nei servizi professionali alle imprese in Italia, dove è presente dal 1923. Vanta radici antiche,
coniugando tradizione di qualità con metodologie e tecnologie innovative. I servizi di audit, tax, consulting e financial advisory sono
offerti da diverse società e studi specializzati in singole aree professionali e tra loro separati e indipendenti, ma tutti facenti parte del
network Deloitte. Questo oggi conta circa 5.000 professionisti, i quali assistono i clienti nel raggiungimento di livelli d’eccellenza grazie
alla fiducia nell'alta qualità del servizio, all’offerta multidisciplinare e alla presenza capillare sul territorio nazionale.
Grazie ad un network di società presenti in 150 Paesi, Deloitte porta i propri clienti al successo grazie al suo know how di alta qualità e a
una profonda conoscenza dei singoli mercati in cui è presente. Obiettivo dei circa 250.000 professionisti di Deloitte è quello di mirare
all’eccellenza dei servizi professionali forniti.
Il nome Deloitte si riferisce a una o più delle seguenti entità: Deloitte Touche Tohmatsu Limited, una società inglese a responsabilità
limitata, e le member firm aderenti al suo network, ciascuna delle quali è un’entità giuridicamente separata e indipendente dalle altre. Si
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Deloitte Touche Tohmatsu Limited
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