GEOGRAFIA UMANA a.a. 2009-2010
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GEOGRAFIA UMANA a.a. 2009-2010
Corso di laurea in Scienze e Tecniche del Turismo culturale [email protected] La popolazione 6^ LEZIONE La geografia umana si interessa delle azioni degli uomini riuniti in gruppi sociali e del loro rapporto con l’ambiente e il territorio Il gruppo sociale, in una considerazione quantitativa, è definito come popolazione la quantità delle persone che vivono in un determinato territorio La popolazione può essere analizzata in base a diversi elementi I più importanti sono la consistenza numerica, il suo variare nel tempo e nello spazio, la composizione per sesso, età, reddito, cultura Il rilevamento demografico preoccupazione costante di ogni gruppo umano è la misurazione della propria consistenza numerica Dalla quantità di popolo, il gruppo umano è in grado di valutare la sua potenza complessiva, la possibilità di compiere determinate azioni, la dimensione delle necessità, prevedere i bisogni collettivi … Dato che la popolazione è il “fattore di organizzazione” del territorio che abita e che il risultato di tale organizzazione si lega alla quantità e qualità del gruppo umano uno studio di geografia umana deve tenere in considerazione le caratteristiche demografiche (mortalità, natalità …), la composizione strutturale (sesso, età …), i mutamenti temporali di tali variazioni, i movimenti nello spazio (migrazioni), le caratteristiche socio-culturali L’operazione che serve a stabilire quante persone sono presenti in un dato momento in un determinato territorio è CENSIMENTO Forme elementari di censimento erano praticate anche anticamente (come all’epoca della nascita di Gesù nell’Impero romano), registrando il numero di persone presenti in una data area amministrativa Epoca moderna, con l’aumentare dei compiti dello Stato, i censimenti sono divenuti delle operazioni molto più complesse, eseguite sotto il controllo di centri specializzati e realizzato normalmente ogni 10 anni Per l’Italia il primo censimento risale al 1861 e ad oggi siamo arrivati al 14°, realizzato nel 2001 La distribuzione dell’uomo sulla terra L’uomo può vivere nelle regioni polari artiche, nelle steppe semiaride dell’Africa o sopra i 4.000 m (Tibet, Ande), grazie all’adattamento fisiologico ai più diversi ambienti o attraverso accorgimenti esterni (abbigliamento, alimentazione) MA La differenza delle condizioni ambientali è la prima spiegazione del perché l’ecumene non è popolato in modo uniforme La disomogenea distribuzione della popolazione dipende da diversi fattori, tra loro correlati vicinanza al mare, altitudine, clima, qualità dei suoli atteggiamenti culturali, indirizzi agroalimentari, scelte tecniche di produzione, motivi storici … La densità della popolazione = il rapporto fra popolazione e unità di misura della superficie espressa il km² La distribuzione della popolazione sulla terra nel 1972 Aree ad alta densità (oltre 100 ab/km²), aree densamente abitate (da 50 a 100 ab/km²), aree a mediocre densità (da 10 a 50 ab/km²), aree a densità debole (da 1 a 10 ab/km²) e aree a bassissima densità (fino a 1 ab/km²) La questione del sovrappopolamento Squilibrio tra popolazione e risorse o/e lo scarto tecnologico che non consente ai paesi sottosviluppati uno sfruttamento adeguato delle risorse Da qui il problema della fame determinato non dalla mancanza di risorse MA da una loro ineguale o cattiva distribuzione Quasi 2 miliardi di persone, ancora oggi, non raggiunge le 2360 calorie al giorno (minimo indispensabile per la sopravvivenza) quindi soffre la fame Se la fame totale, a cui segue la morte (per inedia), è limitata a periodi particolarmente critici, la fame occulta è compagna di molta parte delle popolazioni dei paesi poveri (Africa subsahariana, India, Pakistan, Indonesia …) Il movimento della popolazione Le variazioni quantitative che si hanno nel tempo all’interno di una popolazione dipendono da due serie di eventi Movimento naturale Movimenti migratorio (natalità e mortalità) Per natalità e mortalità si intende rispettivamente il numero dei nati vivi e il numero dei decessi in rapporto ad una data popolazione Per poter confrontare questi valori si deve realizzare un rapporto rispettivamente tra i nati vivi e i morti in un anno, riferito a 1.000 abitanti Tasso di natalità = N / P x 1.000 Tasso di mortalità = M / P x 1.000 Invece del tasso di natalità a volte è più utile utilizzare il tasso lordo di fertilità = rapporto fra nascite in un anno (N) e numero delle donne in età fertile (F) Altri indicatori utili per valutare la componente più giovane o anziana della popolazione (es. a fine di una programmazione economica, organizzazione dei servizi) sono l’indice di vecchiaia e l’indice di ricambio della popolazione L’indice di natalità naturale (che non comporta un controllo) dovrebbe attestarsi intorno al 50 x 1.000 Esiste però un diverso atteggiamento verso la natalità legato a diversi fattori: culturali, economico-sociali, religiosi I paesi a religione islamica detengono l’indice più elevato di natalità (Niger al primo posto con una natalità del 48 x 1.000) Politiche demografiche che, a seconda degli scopi, sono classificate come nataliste e antinataliste In base agli indici di fecondità (numero di figli per donna) si va da un numero max di 7 (Niger, Yemen, Somalia …) ai bassissimi valori europei (1,2 per Italia, Spagna e Bulgaria; 1,9 Francia e altri paesi del nord Europa) Per assicurare il rinnovo generazionale l’indice di fecondità dovrebbe essere almeno 2,1 L’indice di mortalità permette di capire le condizioni di vita di una data popolazione Tanto più basso è l’indice di mortalità, tanto più elevate sono le condizioni di vita di una popolazione (condizioni sanitarie) Le cause di morte sono diverse nel tempo (periodo storico) e nello spazio (da un luogo ad un altro) Cause esogene = legate all’ambiente (paesi sottosviluppati a causa della propagazione delle malattie infettive) Cause endogene = alterazioni dell’organismo (tumori, malattie cardiovascolari) Significativo l’indice di mortalità infantile (rapporto fra numero di bambini morti a meno di 1 anno di vita e numero di neonati di uno stesso anno: le differenze sono molto marcate tra paesi avanzati e paesi sottosviluppati La crescita demografica La crescita della popolazione mondiale è aumentata a partire dalla fine del XVIII secolo, quando il miglioramento delle condizioni di vita (sanitarie e alimentari) ha permesso il prolungamento della vita Crescita della popolazione mondiale L’incremento naturale della popolazione di una data area dipende dal bilancio fra natalità e mortalità l’entità di questa differenza misura la crescita annua della popolazione per mille abitanti In una fase iniziale del trend demografico questi due valori sono entrambi elevati = crescita lenta della popolazione Quando il tasso di mortalità scende bruscamente e il tasso di natalità non si adegua, si verifica un’esplosione demografica (l’Europa ha conosciuto questa fase alla fine del 1800 passando da 146 milioni a 300 del 1900) Quando il tasso di natalità scende circa allo stesso livello di quello di mortalità, la popolazione ritorna a livelli simili a quelli iniziali = diminuzione della crescita annua della popolazione (1,5-2%) Quando l’andamento decrescente riguarda sia la mortalità che la natalità il tasso di crescita non supera l’1,5%, ma può anche scendere allo 0,5% (il decennio 1980/90 in alcuni contesti ha fatto registrare la crescita 0 della popolazione) Il periodo compreso tra i due regimi di normalità si chiama regime demografico di transizione descrive il passaggio graduale da una demografia preindustriale a una demografia moderna (crescita limitata e controllata della popolazione) Tale situazione non è solo una questione di numeri: nel periodo che intercorre tra le due fasi avvengono importanti trasformazioni all’interno della regione presa in esame (sociali, economiche, ambientali …) che mutano il quadro geografico oggetto di analisi Nei paesi ricchi la rapida crescita della popolazione ha portato a nuove soluzioni politiche, ha aumentato la richiesta di servizi sociali, delle abitazioni, ha favorito gli spostamenti dalle aree rurali a quelle urbane … MA ha creato anche disoccupazione ed emigrazione Nei paesi poveri il rapido aumento della popolazione produce un aumento generalizzato e incontrollato della povertà = il problema della sovrappopolazione contribuisce ad aggravare lo squilibrio nei confronti dell’accesso alle risorse La struttura demografica Con struttura demografica si intende la composizione per sesso e classi d’età di una popolazione in un dato periodo e territorio La composizione per sesso (sex-ratio) dipende dal rapporto tra maschi e femmine dalla nascita alla evoluzione della persona La composizione per classi d’età stabilisce un rapporto fra bambini, giovani, adulti e anziani: tale rapporto influisce sulla capacità produttiva complessiva, sulla natura dei bisogni di una popolazione, sull’atteggiamento culturale … Il grafico denominato piramide demografica o piramide dell’età offre una immediata percezione della struttura per sesso e per età e dei problemi che derivano da quella struttura Piramidi demografiche a confronto: Kenya e Italia Gli indicatori dello sviluppo e del sottosviluppo Tra gli indici che misurano il grado di sviluppo economico-sociale di una data popolazione, il più noto è il PIL Prodotto Interno Lordo È un indice economico = esprime il valore della produzione complessiva dei beni e dei servizi di un dato Paese e rappresenta il reddito prodotto dagli abitanti Il PIL è uno strumento che serve a contabilizzare le economie di mercato = sistemi legati al circuito monetario per questo si rivela inadatto a rappresentare sistemi in cui esistono ampi settori informali o legati all’agricoltura di sussistenza Distribuzione del reddito globale = modello statistico basato sul reddito delle famiglie. Gli abitanti del mondo sono divisi in cinque fasce di reddito (ogni fascia comprende il 20% della popolazione mondiale) e si calcola quale percentuale del reddito globale appartiene a ciascuna fascia Paesi ad alto reddito (Paesi OCSE) 75% reddito globale Europa Orientale e Centrale Comunità di Stati indipendenti America latina e Caraibi Asia Orientale e Pacifico Asia Mediorientale Africa Subsahariana Human Development Report 2005 (UNDP) 5% reddito globale A sostegno degli indicatori prettamente economici che non riescono a rappresentare le condizioni del sottosviluppo, intervengono altri tipi di indici più attenti alle condizioni esistenziali, qualità della vita, benessere sociale e culturale delle popolazioni ISU (Indice di Sviluppo Umano) risponde all’esigenza di sintetizzare in una quantità quelle che in realtà sono qualità dello sviluppo È composto di tre serie di dati: longevità (misurata sulla speranza di vita alla nascita) risultati scolastici (misurati per 2/3 sull’alfabetizzazione adulta e per 1/3 sul rapporto lordo di iscrizioni ai livelli di istruzione primario, secondario e terziario) standard di vita (misurato sul PIL reale pro capite espresso in dollari internazionali) La mobilità geografica La capacità di mutare il luogo della propria esistenza è una delle caratteristiche dell’uomo Nel corso della storia si sono succedute grandi migrazioni di popoli Nell’analisi dei movimenti delle popolazioni è sempre necessario considerare le cause, la dimensione del flusso delle persone e la sua direzione le caratteristiche economiche e culturali di coloro che si spostano le conseguenze che tali spostamenti hanno nella regione di partenza e l’impatto con le regioni che li ospitano CAUSE DEL MOVIMENTO MIGRATORIO In linea generale il movimento migratorio è provocato dal desiderio di ricercare un territorio o un ambiente sociale più consono alle proprie aspettative che possa offrire migliori condizioni di vita Cause repulsive Cause attrattive Disagio, insicurezza, pericolo speranza di trovare soluzioni di vita più favorevoli in altri paesi movimenti obbligati movimenti volontari La mobilità umana può essere praticata su diverse distanze: ridotte : all’interno di una stessa regione (spostamento dalla campagna alla città …) lunghe: può interessare regioni diverse di uno stesso Stato lunghissime: può essere internazionale e intercontinentale E avere tempi diversi: breve durata (movimenti pendolari) temporanea (settimanale, mensile) permanente, creando condizioni di una nuova e definitiva stabilità Forme di migrazione nella storia migrazioni di popoli migrazioni di conquista migrazioni coatte Indoeuropei, popolazioni di stirpe germanica (Franchi, Angli, Sassoni) … popolamento del Nuovo Mondo (secoli XVI-XVII America centro- meridionale); America del Nord; Australia e Nuova Zelanda tratta degli schiavi (XV-XVIII sec.) diaspora processo di dispersione di un popolo in vari Stati (es. Ebrei e Curdi) Emigrazioni dal XVI sec. alla II guerra mondiale Le nuove frontiere dell’emigrazione Negli ultimi 30 anni la scena internazionale dei movimenti migratori è divenuta molto più articolata e complessa Causa principali del fenomeno migratorio attuale è data dalle disparità tra paesi ricchi e paesi poveri fase storica che va sotto il nome di decolonizzazione a partire dagli anni ’50, la progressiva indipendenza politica delle ex colonie d’Asia e Africa fa emergere le condizioni di arretratezza economica del Sud del Mondo (l’invenzione concettuale di Terzo Mondo nasce nella Francia gaullista) Spazio americano Spazio europeo Spazio Asiatico-Mediorientale caratterizzato da flussi cospicui e clandestini con alcune direttrici principali (Messico > California; Centroamerica > Atlantico … ) spazio euro-africano (Maghreb); spazio euro-asiatico (Balcani, Medio Oriente); spazio continentale (Federazione Russa, Repubbliche asiatiche) paesi petroliferi del Golfo Persico meta di attrazione per milioni di migranti dalla Palestina all’Indonesia Il caso italiano: da terra di emigrazione … Dall‘Unità agli ultimi decenni del Novecento, dall’Italia sono emigrati circa 28 milioni di persone ancora oggi sono sparsi nel mondo quasi 4 milioni di cittadini italiani e circa 58 milioni di oriundi (figli, nipoti o pronipoti di emigrati italiani che hanno acquisito la cittadinanza estera) 1905: emigranti italiani a Ellis Island (NY) a terra di immigrazione A partire dagli anni ’70 del 1900 in Italia si registra una inversione di tendenza : gli espatri scendono a poco più di 100 mila all'anno e cominciano a prevalere i rimpatri Contemporaneamente comincia ad aumentare l'immigrazione: i cittadini di paesi dell'Europa orientale, Africa, Asia e America latina cominciano a venire in Italia, paese economicamente più sviluppato, per cercare lavoro I numeri dell’immigrazione in Italia • anni ‘70 il numero di stranieri con permesso di soggiorno passa da 144 mila a 205 mila • anni ’80 da 299 mila a 490 mila • anni ’90 da 781 mila a 1.340.000 (aumento dovuto all'esplodere della guerra in Medio Oriente poi nei Balcani) Dal 2000 si è passati da 1.380.000 agli attuali circa 4 milioni, di cui almeno mezzo milione sono clandestini Su quasi 60 milioni di abitanti, si tratta del 6,7% della popolazione tratta da Limes 2/09 “Esiste l'Italia? Dipende da noi” Categorie di migranti • Immigrati ammessi legalmente = insediamento permanente • Migranti temporanei legalmente ammessi = lavoratori stagionali, lavoratori ospiti • Migranti illegali = clandestini, privi di documenti • Profughi = individui in attesa di accedere allo stato di rifugiato (Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto di asilo del 1952) • Rifugiati = “persone che vivono fuori del loro paese per fondati timori di persecuzione per motivi razziali, di religione, di nazionalità, o perché membri di un particolare gruppo sociale o rappresentanti di una certa opinione politica” Rapporto tra immigranti e paese di accoglienza 1. Adattamento = l’immigrato deve adattarsi alla nuova lingua, clima, condizioni culturali e lavorative del Paese che lo ospita 2. Integrazione = immigrato ha imparato la lingua, conosce le leggi e i comportamenti locali … ma utilizza all’interno del nucleo familiare la lingua d’origine, mantiene contatti stabili con il paese di provenienza , conserva le sue tradizioni (religione, cibo …) 3. Assimilazione = interessa i figli o i nipoti degli immigrati che parlano abitualmente la lingua locale mentre conservano solo alcuni elementi culturali del paese d’origine dei genitori o nonni Per affrontare il problema dello scontro tra immigrati di diversa provenienza e locali, gli Stati dove queste problematiche sono più sensibili hanno adottato delle politiche specifiche: melting pot (Stati Uniti) = politica che dovrebbe fondere le diverse componenti etnico culturali in un’unica compagine nazionale sulla base degli ideali della cultura americana (il rispetto della libertà degli individui, la comune ricerca della pace, giustizia e benessere, l’idea che ognuno è padrone del proprio destino …) multiculturalismo (Canada, Australia) = politica secondo la quale lo Stato ha il dovere di riconoscere tutte le espressioni culturali come equivalenti e l’obbligo di mettere a disposizione di ciascuna comunità gli strumenti adatti alla conservazione e alla valorizzazione della propria cultura acculturazione = politica attuata da alcuni Stati secondo la quale l’immigrato deve assumere i comportamenti codificati dal Paese ospitante politiche restrittive = controllo degli ingressi attraverso l’applicazione di quote annue o attraverso la selezione su base etnica (es. l’Australia) Le minoranze etnico-linguistiche La popolazione mondiale è un aggregato astratto ma i vari nuclei che la compongono hanno caratteri fisici diversi: dal colore della pelle ai tratti somatici … tali differenze sono state determinanti per la classificazione delle razze umane ormai soppiantato dall’antropologia moderna dal concetto di etnia L’etnia comprende oltre ai caratteri biologici ereditari anche i fattori culturali: l’insieme dei caratteri storici, le pratiche sociali, ideali e conoscenze comuni che formano l’identità La Lingua è l’indicatore etnico più evidente in quanto è la forma espressiva che consente la comunicazione tra tutti coloro che ne condividono il codice costruttivo Connettiva = per coloro che hanno familiarità con un dato codice linguistico Ha una doppia funzione Esclusiva = nei confronti di coloro che parlano un’altra lingua Negli Stati multinazionali o multietnici l’imposizione di una lingua comune ha favorito la costruzione di una identità nazionale (il russo nell’ex Unione Sovietica, l’inglese negli Stati Uniti) Ma in molti altri paesi le lingue che non hanno assunto uno status nazionale sono state strenuamente difese dalle minoranze interessate per tutelare la loro visibilità (Baschi o i Catalani in Spagna …) Una minoranza etnico-linguistica è quindi rappresentata da una comunità legata da uno o più caratteri culturali diversi da quelli appartenenti alla maggioranza della popolazione di un dato Stato allogeni = i cittadini appartenenti a nazionalità diversa da quella predominante alloglotti = i cittadini che parlano nel loro quotidiano una lingua diversa da quella ufficiale Le minoranze etnico-linguistiche italiane sono i Franco-provenzali in Valle d’Aosta, i Tedeschi in Alto Adige, gli Sloveni in Friuli Venezia Giulia Minoranze etnico-linguistiche in Italia L’organizzazione sociale 7^ LEZIONE L’uomo, come individuo singolo, non è in grado da solo di svolgere tutte le attività che gli permettono la sopravvivenza e il miglioramento della sua condizione esistenziale Il progresso dell’uomo è strettamente legato al gruppo a cui appartiene SOCIETÀ Alla società sono affidati i compiti di migliorare l’organizzazione della vita dell’uomo attraverso forme diverse di aggregazione Principali forme di aggregazione sociale La forma di aggregazione sociale più semplice, dettata dalla necessità di sopravvivenza della specie, è la famiglia Per garantire ai propri figli il superamento delle prime difficoltà della vita, la donna e l’uomo devono dividersi alcuni compiti e agire in modo coordinato La convivenza all’interno della famiglia umana è molto lunga e si basa su legami molto stretti spesso tutelati da norme consuetudinarie o giuridiche A seconda del contesto socio-ambientale, possiamo individuare diverse tipologie di famiglia famiglia patriarcale (estese) = caratterizza il mondo rurale non meccanizzato e si presenta come una organizzazione gerarchica in cui ad ogni membro è affidato un ruolo famiglia nucleare (genitori e figli) = caratterizza i paesi industrializzati e le società in cui il grado di organizzazione assicura la protezione dell’individuo anche al di fuori della famiglia famiglia mononucleare = composta da una sola persona famiglia monoparentale = composta da un genitore solo La famiglia da sola, però, non offre una protezione sufficiente all’individuo e non è capace di organizzare attività più complesse come lo sfruttamento e la trasformazione del territorio e il suo controllo A queste necessità rispondono forme di aggregazione più complesse a struttura sovrafamiliare Il clan è la prima forma di organizzazione che accorpa più famiglie, legate da una comune discendenza (legami di sangue reali o mitici), in cui i rapporti interni sono regolati da obblighi e doveri precisi Ancora oggi l’organizzazione clanica è tipica delle popolazioni nomadi o seminomadi (rom, somali …), realtà in cui riesce ancora a garantire la sicurezza ed il controllo degli interessi dei propri componenti Un livello più articolato di organizzazione sociale, che supera i legami di sangue, è rappresentata dalla tribù: un popolo che non si è ancora costituito in nazione ma che ha coscienza di essere un soggetto politico … è una organizzazione basata sulla coesione generazionale (capostipite mitico) e si riconosce in un territorio preciso; a questi elementi si aggiungono altri motivi di coesione: l’espressione linguistica comune, il medesimo patrimonio culturale e tradizionale, norme di tipo giuridico che regolano i problemi di comando e i rapporti interpersonali ed interfamiliari La coscienza dell’appartenenza ad una tribù è data dal riconoscimento e dal mantenimento di riti e credenze anche al di fuori del contesto ambientale in cui questi si sono formati … MA si è rivelata un impedimento alla formazione organizzazioni sociali più complesse (es. in Africa tale organizzazione rappresenta uno dei più gravi motivi di instabilità politica) Al concetto di tribù si preferisce oggi quello di etnia che presenta le stesse caratteristiche fondamentali : lingua, cultura tradizionale … ma che ha in più “la coscienza di avere un comune patrimonio storico e vincoli culturali così forti e consolidati nel tempo, da improntare in modo significativo il modo di pensare e il comportamento di tutti gli appartenenti alla stessa” (Barbina, 1993, p. 37) L’indicatore etnico più evidente è la lingua a cui si affiancano le espressioni della cultura materiale: forme del paesaggio rurale, tipologia delle abitazioni, espressioni religiose e tradizioni popolari (folklore), alimentazione, organizzazione sociale, rapporto con il lavoro e i sistemi di produzione, i rapporti interpersonali … L’aggregazione etnica non ha contenuti politici, anche se è all’interno delle comunità etniche più consistenti che nasce l’idea sociale che ha costituito la base dello Stato moderno Nazione La nazione nasce quando si forma una aggregazione di persone che manifestano la volontà di essere o diventare un soggetto politico autonomo artefice della propria storia … è quindi una scelta volontaria legata al desiderio di vivere insieme e compiere grandi cose, che una persona è però libera di disconoscere e combattere in quanto opzione politica L’idea di Nazione nasce ei sviluppa nell’Europa della fine del XVIII sec., come conseguenza dei fermenti culturali e politici che hanno portato alla Rivoluzione francese Il nazionalismo è stato il motore di tutti gli avvenimenti politici dell’età contemporanea ed ha avuto come esito la realizzazione dello Stato nazionale che ha sostituito lo Stato imperiale (Impero asburgico, Impero ottomnao, Impero germanico), organizzazione cancellata definitivamente con la Pace di Versailles (1919) Per coalizzare grandi numeri di persone è necessario individuare o creare dei simboli aggregativi di riferimento per la massa: personaggi eroici, divenuti personaggi nazionali; episodi descritti come fondamentali per la nascita della nazione; valori religiosi avvertiti da gran parte della popolazione presentati come valori nazionali; ideologie sociali o politiche la lingua tutti i cittadini di una nazione devono parlare la lingua ufficiale (questo ha portato in Europa a delle politiche oppressive nei confronti delle comunità linguistiche alloglotte) valori etnici sono spesso utilizzati dagli Stati nazionali per trasformarli in valori aggreganti (ma spesso accade che l’etnia dominate tenda ad opprimere o sopprimere le etnie minori) Elementi geografici dello Stato La geografia ha studiato le organizzazioni statali andando ad analizzare le loro caratteristiche territoriali: confini, posizione della capitale, forma del territorio Il territorio di uno Stato può essere compatto o frammentato, con exclaves di piccole dimensioni nel territorio di un altro Stato (es. Campione d’Italia nel Canton Ticino, Svizzera) o enclaves … avere forme e dimensioni diverse (lo Stato più piccolo del mondo è lo Stato della Città del Vaticano che misura 0,44 kmq) I confini segnano i suoi limiti territoriali di uno Stato, servono a separare sovranità distinte e come linea di difesa e controllo dei rapporti tra Stati Confini naturali (fiumi, catene montuose …), astronomici (definiti da meridiani e paralleli), geometrici (defiiniti da linee rette tra due capisaldi), storici, etnici … Diverso da confine è il concetto di frontiera = fronte rivolto verso l’esterno o regione periferica ad un territorio dove il potere si è consolidato … nelle regioni di frontiera si esercita l’attività di conquista materiale e culturale che prende il nome d pionierismo (espressione di prevaricazione) Concetto di frontiera vuota = fenomeno per il quale il fronte di colonizzazione avanza verso regioni ancora da sfruttare (o fruttate da popolazioni indigene) lasciando alle spalle territori depauperati (Nordeste brasiliano) regioni culturali regioni omogenee per le caratteristiche culturali dei loro abitanti L’estensione territoriale di una regione culturale può essere suddivisa in 4 aree: • nucleo centrale = territorio dove una data cultura è nata e si è sviluppata (ricco di risorse, densamente popolato) • dominio = il territorio in cui viene allargata l’influenza di una cultura dominante • sfere di influenza = aree esterne al dominio in cui la cultura non è dominante ma riesce a far sentire la sua presenza e a dare impulso ad altre culture • appendici = territori separati, anche molto lontani, abitati da emigrati provenienti da una data regione culturale Problema delle regioni culturali è la competizione culturale a cui si lega il concetto di conquista = il controllo di un territorio da parte di una cultura più dinamica e le sue implicazioni politiche ed economiche Per questo gli Stati mettono in atto politiche di difesa della loro cultura … ma essendo la regione culturale anche una regione etnica, spesso la competizione può assumere forme violente = pulizia etnica L’intolleranza etnica ha iniziato a diventare esasperata con l’avvento dei nazionalismi ottocenteschi e si è manifestata prima in Europa e poi in altri continenti: persecuzione del popolo armeno da parte del nazionalismo turco (1915) … gli italiani (350mila) cacciati nel 1945 dai territori passati alla Jugoslavia … i palestinesi cacciati dal nuovo Stato ebraico di Israele nel 1948 (800mila) Organizzazione e funzionalità dello Stato La forza di uno Stato è data dalla sua capacità di proporre validi progetti sociali e riunire intorno ad essi la maggior parte dei cittadini: ridurre il dissenso dei suoi cittadini, garantire loro la pace e il benessere, assolvere a tali impegni utilizzando la minore quantità di risorse … Per raggiungere questi obiettivi uno Stato deve darsi una struttura giuridica = costituzione Una forma di governo e una organizzazione amministrativa = burocrazia Deve assicurare la difesa del suo territorio e i dei propri cittadini, deve entrare in relazione con gli altri Stati … I sistemi moderni per controllare il territorio di uno Stato sono 3: Stato accentrato = un potere centralizzato, a struttura piramidale, in grado di annullare ogni tentativo di separatismo e suddivisione grazie ad una perfetta organizzazione burocratica e ad un efficiente sistema di collegamento tra centro e periferia Stato regionale = il potere centrale delega ad una serie di enti territoriali periferici (Regioni) parte dei suoi poteri Stato federale = costituito per aggregazione di Stati già indipendenti che decidono di comune accordo di delegare parte dei loro poteri a una nuova entità attraverso un patto di federazione che garantisca una migliore gestione di alcuni problemi Gli stati possono essere classificati anche in base al loro potere militare, economico e culturale … da qui l’uso di utilizzare definizioni come grandi potenze o potenze mondiali, potenze regionali o per la loro debolezza con i termini di Stati deboli, Stati vassalli e Stati fantoccio si indicano quelle realtà condizionate sotto il profilo economico e politico da Stati più forti La dipendenza di un territorio e della sua popolazione da un altro Stato assume forme giuridiche di vario tipo: la colonia, il protettorato, fino al mandato conferito da un ente sovranazionale come l’ONU giustificato dalla necessità di portare la civiltà in territori abitati da selvaggi piuttosto che la pace … Storicamente la forma più evidente di controllo di uno Stato su altri territori è stata il colonialismo, esercitato secondo due modelli: il colonialismo diretto = rispetto formale dell’organizzazione locale ma controllo dei capi indigeni il colonialismo indiretto = rispetto formale dello Stato indipendente ma assoggettandolo totalmente alle scelte dello Stato dominante Fine ultimo del colonialismo è sempre quello di sottomettere le risorse naturali e la popolazione di un territorio agli interessi economici di uno Stato più forte Le organizzazioni sovranazionali La formazione di entità politiche di dimensione superiore a quella dello Stato sono di varia natura, ma sono basate sulla condivisone di alcuni valori: la lingua o la religione, la politica e l’economia L’Unione Europea = primo atto di fondazione è il trattato di Roma del 1957 che istituiva la Comunità Economica Europea (CEE), poi perfezionatasi con il trattato di Maastricht del 1991 Altre organizzazioni sovranazonali, con funzioni e deleghe più limitate dell’UE, sono l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) creata nel 1945 con l’obbiettivo di mantenere la pace nel mondo e da cui dipendono alcune importanti organizzazioni periferiche: FAO, UNICEF, UNESCO, UNDP, UNHCR … Altre organizzazioni, con competenza territoriale più limitata, sono la Lega Araba, l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico, l’Organizzazione degli Stati americani, l’Organizzazione dell’unità africana … L’organizzazione amministrativa di uno Stato Lo Stato è suddiviso in circoscrizioni amministrative che possono avere origine diversa (derivare da una suddivisione storica del territorio o da una divisione geometrica ...) e avere dimensioni differenti a cui si associano competenze specifiche Il grado di libertà delle amministrazioni locali varia a seconda del sistema di gestione del potere statale Le amministrazioni periferiche più autonome sono quelle in cui operano politici eletti a livello locale … meno autonomia hanno invece le amministrazioni dirette da funzionari di nomina governativa Le amministrazioni territoriali in Italia Regione = è un ente territoriale con un governo eletto dal popolo con funzioni di direzione e programmazione, potere di emanare leggi e indirizzare la pianificazione del territorio Provincia = ha un governo eletto dal popolo ed ha solo una competenza amministrativa Comune = i suoi rappresentanti sono eletti dal popolo ed ha competenze amministrative Enti intermedi tra la provincia e il comune: Comunità Montane (L. 1102/1971) = compiti decisionali ed operativi per la programmazione economica nell’ambito delle “zone omogenee Aree metropolitane (L. 142/1990) = sistema di coordinamento di relazioni di ordine superiore organizzato su due livelli di governo: la città metropolitana, con il proprio sindaco, e i comuni inclusi nell’area con i rispettivi sindaci