Da Bergamo a Bali per una linea d`abiti

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Da Bergamo a Bali per una linea d`abiti
Da Bergamo a Bali
per una linea d'abiti
8 novembre 2012
Moda e Tendenze
Non è semplice percorrere sotto il sole, avanti e indietro, le spiagge più famose della
Costa Smeralda. Su e giù per Liscia Ruja, La Celvia e il Pevero con una sacca sulle
spalle piena di costumi variopinti e abiti in lycra e cotone dai toni vivaci. Veronica
Guzalian la sua estate la passa così da una decina di anni. Nata a Bergamo, ha vissuto in via Botta con la sua famiglia fino a 26 anni, pendolare
tra Bergamo e Milano per frequentare l'Accademia di Brera. Una formazione
artistica, un mix di storia, teatro, danza e musica, oltre a una passione per i paesi
Veronica Guzalian
orientali. Sarà anche che suo padre è di origini armene, sarà che lei non ha mai
(Foto by RedazioneWEB)
voluto stare con le mani in mano, a 20 anni inizia a cercare un suo stile, a crearsi
abiti per il teatro, a tingere vestiti acquistati e rifatti a suo gusto. Dagli abiti passa ai
costumi da bagno e d'estate si trasforma in venditrice ambulante. «Ci si rimbocca le
maniche, non ho mai pensato a questa attività come a una cosa superficiale: era ed
è un lavoro ed è stato il modo più immediato per far conoscere le mie prime
creazioni» spiega Veronica, che a 25 anni sulle spiagge dei vip riceve una proposta
di lavoro: affiancare una stilista di Bassano e seguire la sua produzione in Oriente.
Un anno in Indonesia tra fabbriche tessili, per capire che «la mia vita non era quella
della dipendente e che era giusto che trovassi la mia strada, da sola». Dalle strade
della Sardegna a quelle dell'India, questa volta i bagagli si fanno più pesanti: «A 26
anni ho trascorso due mesi in giro per il paese, creando una collezione dove la
cultura locale si mixava a un mio stile più urbano ­ spiega ­. Da Nuova Delhi ho poi
fatto un biglietto di sola andata per l'Indonesia: sono tornata dove avevo lavorato in
precedenza e ho messo in fila i miei pensieri e le mie aspirazioni». Nasce così il
marchio «Veronika Guzalian», variante del suo nome solo per l'esuberanza di quella
«k» che dà più brio all'immagine. A Bali, senza aiuti, Veronica impara la lingua del
posto, cerca casa e si mette a lavorare con il piglio dell'imprenditrice: «Ero rimasta in
contatto con molte persone conosciute nelle aziende tessili e ho proposto ad alcune
di loro di lavorare per me direttamente da casa ­ spiega ­. Ho creato così dei
laboratori a domicilio dove moglie e marito si occupano di un pezzo della mia
collezione». Tra il villaggio di Patubulan (che in italiano significa «Pietra di luna») e
quello di Dempasar, nei pressi di Bali, cinque famiglie indonesiane lavorano per
Veronica: «Il progetto e il design è made in Bergamo, la produzione è made in Bali ­
spiega ­. Acquisto le stoffe e poi suddivido le attività: c'è chi taglia e chi cuce, chi fa il
check qualità, chi etichetta, chi piega e confeziona». Solo la tintura avviene in
fabbriche specializzate: «E così le famiglie a cui mi appoggio sono diventate la mia
famiglia qui a Bali, dove vivo sei mesi l'anno». In una zona dove le grandi aziende europee stanno andando via:
«La Cina è più conveniente, così come l'India ­ commenta Veronica ­, ma per me non è solo una questione di
guadagno. Io qui mi sono costruita una piccola casa e sono serena». Anche se spesso si affaccia la solitudine:
«Non è facile affrontare ogni cosa da sola e il fatto di essere una donna rende tutto più complicato». Ma Veronica
non è il tipo che molla la presa e continua a progettare: «Linee di costumi, da donna e da bambina, ma anche abiti
e capi di abbigliamento "no season" ? spiega ?. E poi una collezione di accessori, quest'anno borse borchiate:
tutta la materia prima viene da Bali». Sei mesi l'anno progetta e produce, sei mesi l'anno «mi occupo della rete
commerciale e giro l'Italia e l'Europa alla ricerca di negozi che scelgano il mio campionario». Con circa 3 mila capi
all'anno, ora il passo è d'obbligo: «Affidarmi a una rete commerciale per ampliare la rete vendita». A consigliarla
anche un mentore d'eccezione, Elio Fiorucci: «È stato tra i primi a credere in me, a prendere la mia linea nel suo
store di Milano "Love Theraphy" e a incentivarmi a credere nei sogni». Sogni che diventano anche realtà,
considerando che Veronica ha chiuso anche un ordine con Brian & Barry, del gruppo Boggi, per una serie di
costumi per la prossima primavera/estate. A luglio e agosto Veronica ha un appuntamento fisso: «Torno in
spiaggia: sono uno dei cinque venditori ambulanti autorizzati in Costa Smeralda per la prossima stagione e ho
anche un'idea nuova: un mobile­shop, un'ape­car per muovermi più facilmente. La spiaggia mi ha creato una rete
di contatti che mi ha portato in negozi di tutta Italia, finendo perfino a Dubai e Toronto». Sorride Veronica
soddisfatta, sempre con un piglio positivo che la contraddistingue: «Ho imparato a Bali ad assaporare la vita, a
gioire in quello che faccio e a vivere per ciò che amo. Nei sei mesi l'anno in cui vivo in Italia mi rendo conto che
questa filosofia di vita è lontana dalla nostra cultura, ma Bali mi resta addosso, con i suoi profumi e colori e mi
riempie la vita». Poi un ultimo commento: «Quello che ho costruito a Bali a Bergamo forse non sarebbe mai stato
possibile. Sì, io credo di avercela fatta, la mia storia è positiva, nelle difficoltà». Il segreto? «Credere e lottare per
ciò che si ama».
Fabiana Tinaglia
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