tumore del fegato, più prevenzione con la `mirnomica`

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tumore del fegato, più prevenzione con la `mirnomica`
COMUNICATO STAMPA / 2 A Milano inaugurazione del padiglione ‘Invernizzi’ dell’Istituto Nazionale di Genetica Molecolare TUMORE DEL FEGATO, PIÙ PREVENZIONE CON LA ‘MIRNOMICA’ IN ARRIVO NUOVI E PRECISI MARCATORI MOLECOLARI Grazie allo studio dei MicroRNA, anche un organo come il fegato – che si rigenera se ‘danneggiato’ ma tende anche a nascondere i suoi problemi fino a quando non è seriamente compromesso – potrà essere tenuto meglio sotto controllo, consentendo di seguire in modo più accurato l’evoluzione della malattia, e quindi di selezionare meglio e prima le terapie per evitare lo sviluppo della cirrosi e poi del tumore Milano, 28 novembre 2014 – Ogni anno circa il 2% di chi soffre di cirrosi è destinato a sviluppare il tumore del fegato. Oggi non possiamo prevedere, tra i malati, chi sarà parte di quel 2%, perché l’entità della cirrosi non predice automaticamente la trasformazione in cancro. Ma in futuro si. E non solo. Sarà possibile anche monitorare con tale precisione il funzionamento del fegato che si riuscirà a evitare che si possa ammalare gravemente grazie ad un semplice e non invasivo esame del sangue. Una possibilità offerta dallo sviluppo della ‘mirnomica’, cioè all’utilizzo del microRNA per controllare l’evoluzione della funzionalità di quegli organi che oggi non si riesce a controllare con precisione con gli esami di routine. Tra questi il più importante è proprio il fegato. Un organo di purificazione del nostro corpo e che, fino a quando non è molto compromesso (60‐70%), spesso non da segni o sintomi di malfunzionamento. Questo è un problema perché limita le possibilità di diagnosi precoce e di intervenire in tempi stretti. Gli studi sulla mirnomica sono alla base della prevenzione secondaria del futuro e sono uno dei progetti dell’Istituto Nazionale di Genetica Molecolare “Romeo ed Enrica Invernizzi”, ospitato all’interno del Policlinico di Milano, inaugurato ufficialmente oggi a Milano. Una generosa donazione di 20 milioni di euro dei coniugi Invernizzi hanno reso possibile dotare Milano di un altra struttura di straordinaria capacità di ricerca scientifica. Un esempio straordinario di come la sinergia tra privato e pubblico possa produrre grandi risultati. Questo futuro sistema di prevenzione secondaria è in realtà solo un nuovo modo di analizzare la salute degli organi a distanza in modo non invasivo. Cioè partendo da un semplice esame del sangue. “Oltre agli esami standard – spiega il prof. Sergio Abrignani, direttore scientifico dell’INGM – verranno analizzati una serie di microRNA che forniranno lo stato di salute del fegato. Tutto parte dal confronto tra i microRNA che vengono rilasciati da un fegato malato, che possano predire una trasformazione quando questa ancora non è visibile con i normali mezzi d’indagine, con quelli di un fegato sano. La nostra ricerca, quindi, oggi è dedicata ad identificare i marcatori: analizzare i campioni seriali di siero di qualche centianio di pazienti con cirrosi e compararli con i campioni di siero di pazienti sani. Questo è fondamentale per capire l’evoluzione dello stato di malattia dell’organo. Ad oggi abbiamo già verificato microRNA diversi tra pazienti con cirrosi e pazienti con tumore. Ora siamo alla fase successiva: l’analisi dei campioni seriali (raccolti in diversi anni dai nostri colleghi clinici) per capire l’evoluzione del profilo sierico dei microRNA al progredire della malattia. Stiamo, in sostanza, cercando di vedere se, prima che il tumore sia visibile all’ecografia, compare qualcuno di questi microRNA, perché sia possibile considerarlo un possibile marcatore di previsione e di predizione.” “Il danno epatico – continua il prof. Abrignani – inizia spesso con una infiammazione. Quale che sia la causa: tossica (alcol, farmaci, nuove droghe) oppure infettiva (virus dell’epatite B e C), questa si rileva solo quando è importante: il fegato infatti tollera molto bene gli insulti, abituato a depurare e depurarsi e tende a rigenerarsi e ricreare se stesso, ricostruendo la sua parte nobile, gli epatociti. Oltre questo limite subentra il processo di cicatrizzazione (fibrosi). Le cellule del fegato, man mano che muoiono non vengono più rimpiazzate da cellule nuove, ma da tessuto cicatriziale. Come nel caso delle piccole ferite sulla nostra pelle, che guariscono completamente, rispetto a ferite più gravi di cui resta la cicatrice per sempre e che non riescono più ad avere le stesse caratteristiche della pelle. Quanto più la fibrosi aumenta tanto più i problemi aumentano, perché il fegato non riesce più ad essere in grado di svolgere le sue funzioni. Questo è lo stadio iniziale verso la cirrosi e la possibile evoluzione in tumore, questo è il punto d’inizio della nostra ricerca con i MicroRNA”. Ufficio stampa INGM CB‐Com / ArtCom Carlo Buffoli Ph. +39.3496355598