La scuola
Transcript
La scuola
SULL’INSEGNAMENTO DI PLINIO FRACCARO ALL’UNIVERSITÀ DI PAVIA. RITRATTI DI MAESTRO E ALLIEVI Voglio precisare che non è intendimento mio fare una qualche biografia o autoelogio qualunque sia la mia carriera. Qui si tratta di discutere un problema estremamente interessante, che naturalmente sarà sfiorato appena, cioè quale sia la validità degli studi di Fraccaro nell’ambito della storia antica, quali i temi del suo insegnamento che è durato dal 1915 al 1953 nell’Università di Pavia e quale, di conseguenza, la ricchezza dei filoni di ricerca da esso alimentati. Il convegno di Bassano 1, che si è tenuto nel mese di marzo del 2000, ha cercato di chiarire la formazione culturale di Fraccaro e la sua attività scientifica. Le interpretazioni date in quella sede sono alla base delle riflessioni di oggi: si cercherà qui di vedere lo svolgimento e le conseguenze del suo insegnamento. Tuttavia, è bene ribadire che fondamentalmente la sua era stata una preparazione filologico-antiquaria e storico-letteraria, formazione che gli era stata anzi imputata da avversari nel concorso del 1915, che insistevano ad attribuirgli una preparazione più letteraria che storica, e che portò al rischio di annullare il concorso 2. Infatti per il primo posto Fraccaro ebbe quattro voti; per il secondo gli altri candidati ebbero un voto ciascuno: la mancata composizione della terna provocò la proposta di annullamento del concorso, che si concluse verso la fine del 1916 con la decisione favorevole alla nomina di Fraccaro. In realtà questa preparazione filologico-antiquaria coinvolgeva già l’opera di Varrone, e con l’opera di Varrone la tradizione mitico-storica greca oltre che la storia romana arcaica. Un altro tema d’esordio del Fraccaro era tipico della storia letteraria ed era stato oggetto di studi del suo maestro Antonio Cima 3, professore di letteratura latina a Padova, vale a dire la storia dell’oratoria romana. Naturalmente il Fraccaro studiò i frammenti degli oratori come massima espressione dell’attività politica, e attraverso i frammenti dell’oratoria s’intravvedeva chiaro il passaggio alla politica come amministrazione dello stato e come struttura della società. Grazie alle opere degli oratori, La lezione è stata tenuta presso l’Almo Collegio Borromeo il 10 settembre 2007, per iniziativa del Centro di studi e ricerche sui Diritti Antichi CEDANT (IUSS Pavia) e della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pavia. Il testo è stato riordinato e corretto dagli amici Francesco Bono e Dario Mantovani, che ringrazio cordialmente. 1 Atti della Giornata in ricordo di Plinio Fraccaro. Bassano 18 marzo 2000, Como 2001 (= «Athenaeum» 89 [2001], pp. 1 ss.). 2 L. Polverini, Fraccaro e De Sanctis, «Athenaeum» 73 (1985), pp. 68-113; Dal carteggio di Plinio Fraccaro, «Athenaeum» 83 (1995), pp. 411-429. 3 A. Cima, L’eloquenza latina prima di Cicerone, Roma 1903; P. Treves, s.h.v., in Dizionario biografico degli Italiani XXV, 1981, pp. 516-519. — 230 — potevano essere studiati l’organizzazione della vita politica di Roma fra il III e il II secolo a.C., i rapporti fra politica e esercito nonché vari aspetti del sistema giuridico pubblico e privato. Questi studi portarono in molti punti ad una revisione fondamentale del diritto pubblico di Mommsen e per questo argomento rinvio, nel fascicolo degli atti di Bassano, al bellissimo saggio di Dario Mantovani 4. Beninteso ora sto cercando di elencare alcune delle tematiche della ricerca del Fraccaro che conosceranno sviluppi significativi nei suoi allievi. Attraverso questi studi di storia e di diritto vennero analizzati anche elementi dell’organizzazione del territorio, come la struttura della cittadinanza sia romana che italica e i fondamenti socio-economici della stessa. Vennero anche studiati il perché dei mutamenti e il quadro mediterraneo nel quale la realtà romano-italica veniva inserendosi. Vorrei qui introdurre un elemento di ricordo: un illustre maestro, che è stato a Pavia molte volte, Elias Bickerman, diceva che questi saggi del Fraccaro, soprattutto quelli raccolti nei primi due volumi degli Opuscula 5, secondo lui (non c’era nessun motivo perché facesse delle adulazioni), erano significativi e superiori alla Storia dei Romani di De Sanctis 6. L’attività politica e culturale romana nelle varie fasi del suo svolgimento storico era considerata attraverso i personaggi più rappresentativi; nel caso di Fraccaro, Catone e i Gracchi, con le testimonianze autentiche conservate nella loro oratoria politica. Derivano di qui gli Oratorum Romanorum Fragmenta di Enrica Malcovati 7, la prima degli allievi di Fraccaro, già alla fine della prima guerra mondiale. Naturalmente la valorizzazione di quest’ambito di problemi richiedeva necessariamente la conoscenza concreta del territorio sul quale la realtà storica si produceva, agiva, viveva, incideva, si organizzava. Dunque il fatto geografico diventa aspetto storico, il dato archeologico elemento e documento della vita sociale in quest’ambito geografico. Ricordo al riguardo una molto incisiva recensione che Fraccaro pubblicò in «Athenaeum» del 1928 8 sullo scopo della ricerca archeologica, criticando quello che era pure il Direttore della British School di Roma, cioè Thomas Ashby, l’autore del libro sulla campagna romana 9. Dal suo punto di vista, insomma, l’archeologia doveva essere studio dell’insediamento e dell’organizzazione del territorio sul quale la vita sociale si sviluppava, e perciò l’urbanizzazione era da studiare 4 D. Mantovani, Plinio Fraccaro e il Diritto pubblico romano, in Atti della Giornata in ricordo di Plinio Fraccaro cit. (= «Athenaeum» 89 [2001]), pp. 47-72. 5 P. Fraccaro, Opuscula I-IV, presso «Athenaeum», Pavia 1956-1978. 6 G. De Sanctis, Storia dei romani, Torino-Firenze 1907-1964. 7 E. Malcovati, Oratorum Romanorum fragmenta liberae rei publicae, Iteratis curis recensuit collegit Henrica Malcovati, in Corpus scriptorum Latinorum Paravianum, Torino 1955. 8 P. Fraccaro, recensione a Th. Ashby, The Roman Campagna in Classical Times, «Athenaeum» 6 (1928), pp. 274-279. 9 Th. Ashby, The Roman Campagna in Classical Times, London 1927. — 231 — come fatto sociale e politico; in altri termini, l’archeologia si fa conoscenza del terreno anche attraverso la toponomastica, piani di città, percorsi viari, centuriazione. Queste considerazioni rendono un’idea – scusate qualche breve divagazione, o meglio proiezione – dell’importanza che ebbe nell’opera del Fraccaro l’insegnamento della topografia dell’Italia Antica negli anni ’40-’50, e una testimonianza dei filoni di ricerca che furono anche seguiti da studiosi che coltivarono poi interessi completamente diversi. Mi permetto di ricordarne due: uno è il professor Raffaello Monterosso, ora scomparso, storico della musica nella facoltà di Cremona, l’altro è il nostro collega Francesco Candura, professore di Medicina del lavoro, che seguı̀ dei corsi di Fraccaro, ove si discuteva, per esempio, della malaria e della sua influenza nella storia. Come si vede, erano corsi che abbracciavano un ambito molto vasto. La cattedra tenuta da Fraccaro dal 1915 fino agli anni Trenta aveva come titolo «Storia antica» ed egli intendeva – come risulta anche dalla corrispondenza con De Sanctis, che è stata studiata da Polverini 10 – che avesse per oggetto la storia del Mediterraneo antico. Il mutamento del titolo in «Storia greca e storia romana» che avvenne dall’a.a. 1936-37 non modificò il suo intendimento ed anche il suo ultimo corso di storia greca, che fu il penultimo della sua carriera didattica, fu in realtà un corso di storia ebraica, nel significato di storia della composizione del testo biblico. Di questo si ricordano benissimo non solo la collega Lellia Cracco Ruggini, ma anche il collega Onofrio Carruba e il sottoscritto, che come assistente seguı̀ gli esami. Questo orientamento tematico portò ad una conseguenza di notevole interesse, in termini di efficacia di questi indirizzi di ricerca. Fraccaro studiò l’ebraico, probabilmente anche il persiano antico, ed ebbe almeno tre allievi attratti da quest’ordine di ricerche. Due furono linguisti; di essi, il primo fu Piero Meriggi 11, che si laureò in glottologia a Pavia nel 1919, ma che in realtà aveva studiato gli Etei dopo la decifrazione dei testi di Hrozny; l’altro fu Giacomo Devoto. A proposito della Storia della lingua di Roma di Giacomo Devoto 12 è rivelatore l’accoglimento (nella seconda edizione) di tutti i ragionamenti che Fraccaro aveva fatto nella recensione della prima edizione 13; non solo, ma anche su Gli antichi italici 14 evidentemente l’incidenza di Fraccaro è stata molto forte. Sia Meriggi che Devoto collaborarono alla Festschrift di Fraccaro nel 1953 15. Gli allievi di Meriggi sono ben noti fra di noi, a cominciare dal collega Onofrio Carruba, titolare della cattedra di filologia egeo-anatolica, che a sua volta ha avuto allievi, per esempio Clelia Mora che insegna ittitologia e storia del Vicino Oriente Antico. Il terzo allievo suscitato dai corsi di 10 11 12 13 14 15 Polverini, Fraccaro e De Sanctis cit.; Dal carteggio di Plinio Fraccaro, cit. P. Meriggi, bibliografia delle pubblicazioni in «Athenaeum» 57 (1969), pp. XI-XV. G. Devoto, Storia della lingua di Roma, Bologna 1940. P. Fraccaro, rec. in «Athenaeum» 20 (1942), pp. 141-146. G. Devoto, Gli antichi italici, Firenze 1931. Studi offerti dai discepoli al Prof. Plinio Fraccaro, «Athenaeum» 41 (1953). — 232 — Fraccaro sulla storia ebraica è una personalità ancora più curiosa; è un ecclesiastico, di una nobile famiglia pavese, Rinaldo Nascimbene, il quale si laureò con Fraccaro in Lettere nel 1922 con 110 e lode con una tesi dal titolo «Sul valore storico della dimora di Israele in Egitto», vale a dire dando tutta un’interpretazione della storia ebraica nella fase dell’esilio 16. Rinaldo Nascimbene ha avuto a sua volta un allievo, Renato Tràini, che è l’arabista di Roma, Accademico dei Lincei, che studiò con Francesco Gabrieli, e che superati gli 85 anni ha lavorato con Monsignor Ravasi a Milano per la catalogazione di tutti i codici arabi dell’Ambrosiana 17. Si tratta come si vede di un percorso singolare, ma la derivazione è indubbiamente da questi insegnamenti della storia orientale di Fraccaro all’inizio degli anni ’20. Perché questo interesse di Fraccaro? Perché Fraccaro aveva come visione fondamentale della storia antica la visione di Eduard Meyer. La grande ammirazione era anche testimoniata da un ritratto dello storico, esposto nel suo studio, dov’è tuttora, dietro la scrivania. Di Eduard Meyer possedeva tutte le opere, non solo quelle della Geschichte des Alterthums 18 e sul cristianesimo, e aveva anche studiato con una certa curiosità le sue idee sulla nascita dei fenomeni religiosi; ed è da segnalare anche il libro sui Mormoni – credo che sia pochissimo conosciuto – che invece Fraccaro aveva, leggeva ed aveva interpretato. Sulla base di questi insegnamenti, Fraccaro tenne nel 1924-25 il discorso inaugurale dell’anno accademico 19, un discorso che forse diede poi origine al titolo del libro di Mazzarino, Fra Oriente ed Occidente 20. Un discorso un po’ singolare, devo dire con tutta sincerità, che ho deciso di non ripubblicare negli Opuscula, perché – pur riconoscendo evidentemente tutto il valore della storia dell’Oriente – è una riaffermazione dell’individualità spirituale, critica e morale dell’Occidente di fronte ad un immobilismo orientale, che secondo Fraccaro era legato alle condizioni dell’ambiente, alla sua influenza sul carattere e perciò anche sulla politica; è un discorso animato da una visione un po’ rigida del Vicino Oriente. Mi permetterei qui di fare qui un brevissimo excursus: Fraccaro sicuramente conosceva un discorso che era poi diventato un lungo articolo nei «Rendiconti» dell’Istituto Lombardo degli anni Quaranta dell’Ottocento, di un professore di Pavia, che fu anche Rettore, Andrea Zambelli, autore fra l’altro di un libro su Machiavelli (e ricordato da una lapide posta all’inizio dello scalone dell’Università di Pavia). Lo 16 C. Angelini, Ritratti di sacerdoti, Pavia 1977; G. Casati, Mons. Rinaldo Nascimbene, Pavia 1970. O. Lofgren - R. Tràini, Catalogue of the Arabic Manuscripts in the Biblioteca Ambrosiana (Fontes Ambrosiani 51, 66, n.s. 2), 3 voll., Vicenza 1975-1995. 18 E. Meyer, Geschichte des Alterthums, Stuttgart 1884-1893. 19 P. Fraccaro, Oriente ed Occidente, Discorso inaugurale dell’Anno Accademico 1924-1925, in Annuario dell’Universita` di Pavia, anno 1924-1925, pp. 21-44. 20 S. Mazzarino, Fra oriente e occidente: ricerche di storia greca arcaica, Firenze 1947. 17 — 233 — Zambelli lesse e pubblicò all’Istituto Lombardo un lungo lavoro 21, il cui quesito stesso dà l’idea di quella che potrebbe essere la risposta, se cioè abbia contribuito di più alla cultura dell’Occidente la trascrizione medioevale dei codici o non piuttosto le traduzioni arabe delle opere di Aristotele. In questo studio si dimostra insomma non l’immobilismo culturale, ma una vivacità che avrebbe avuto anche influenza sugli sviluppi del sapere in Occidente, soprattutto dal XIII-XIV secolo in poi. Ciò non toglie che questa visione un po’ rigida della storia orientale includesse anche una valutazione ampiamente positiva della grecità arcaica, alla quale Fraccaro era estremamente interessato. Questa valutazione prospettava un’interpretazione abbastanza ovvia della geografia mediterranea e della topografia anche dell’ambiente orientale. Naturalmente c’era un interesse indubbio, anche se valorizzato forse solo parzialmente, per le formazione statali vicino-orientali delle fasi pre-greche, del mondo semitico fino alle fasi ellenistiche. Io suppongo – è appunto una mia supposizione – che derivi proprio da questa pur implicita valorizzazione delle fasi ellenistiche della storia antica il filone di ricerca che egli suggerı̀ alla fine degli anni ’20 a Alfredo Passerini. Quest’ultimo esordı̀ con alcuni lavori sui confronti fra Roma e il mondo ellenistico, pubblicati in quattro articoli su «Athenaeum» 22. Passerini, come sappiamo, morı̀ a quarantaquattro anni nel 1951, ma su di lui influı̀ oltre agli interessi del Fraccaro – io suppongo – anche la lettura del primo volume di Rostovtzeff 23, che sarebbe stato completato con l’età ellenistica nel 1941 24. Il Rostovtzeff era stato recensito con ampiezza da Fraccaro 25. Su Passerini mi permetto di richiamare due punti che credo fondamentali. Il primo è la sua collaborazione con Fraccaro alla storia dell’esercito romano, basata su Polibio, che dà vita all’Antologia Polibiana 26, vale a dire un confronto con le istituzioni militari e politiche, che è un filone che ho seguito anch’io. Il secondo punto è 21 A. Zambelli, Se nella tradizione e conservazione delle opere classiche e latine gli Arabi del Medioevo abbiano meritato molto o poco delle letture delle scienze, «Giornale e biblioteca» 5 (1853), pp. 47-54, 54-61; Se nella conservazione delle classiche opere greche e latine abbiano avuto maggiore merito gli Arabi del Medioevo o i monaci, «Giornale e biblioteca» 5 (1853), pp. 61-69; Se gli Arabi del Medioevo abbiano avuto qualche influenza sui primordi della moderna letteratura, «Giornale e biblioteca» 6 (1854), pp. 3-15. 22 A. Passerini, Studi di storia ellenistico-romana, I. Le relazioni di Roma con l’Oriente negli anni 201200 a.C., «Athenaeum» 9 (1931), pp. 263-290; II. I moventi di Roma nella seconda guerra macedonica, «Athenaeum» 9 (1931), pp. 542-562; III. La pace con Filippo e le relazioni con Antioco, «Athenaeum» 10 (1932), pp. 105-126; IV. Lo scoppio della guerra siriaca, «Athenaeum» 10 (1932), pp. 325-343; V. L’ultimo piano di Annibale e una testimonianza di Ennio, «Athenaeum» 11 (1933), pp. 10-28; VI. I moti politico-sociali della Grecia e i Romani, «Athenaeum» 11 (1933), pp. 309-335. 23 M Rostovtzeff, The Social and Economic History of the Roman Empire, Oxford 1926. 24 M. Rostovtzeff, The Social and Economic History of the Hellenistic World I-III, Oxford 1941. 25 P. Fraccaro, recensione a M. Rostovtzeff, History of the Ancient World II, «Athenaeum» 5 (1927), pp. 235-236; recensione a M. Rostovtzeff, Storia economica e sociale dell’Impero Romano, «Athenaeum» 11 (1933), pp. 301-303. 26 P. Fraccaro - A. Passerini (a c. di), Antologia Polibiana. Passi scelti, Firenze 1937. — 234 — la valorizzazione compiuta da Passerini di un altro tema estremamente importante la cui individuazione si deve a Fraccaro, nel quadro della storia tardo-repubblicana, dal III sec. a.C. al I secolo a.C., cioè il tema della personalità nella storia politica. Fraccaro aveva studiato Catone e le voci autentiche degli oratori del secondo secolo; Passerini studiò Gaio Mario, un saggio bellissimo uscito nel ’34 27, mentre un altro allievo, Albino Garzetti studiò Licinio Crasso 28 e poi Appio Claudio Cieco 29 – un articolo che Fraccaro valorizzava molto – e Giovanni Forni, infine, studiò Manio Curio 30: vale a dire la vita politica della Tarda Repubblica vista attraverso personalità di alto rilevo, intorno alle quali si dispone di una documentazione abbastanza ricca, e che certamente permettevano di dare un quadro concreto di certe realtà storiche. Il Forni poi, sotto l’influenza del Passerini, suo parente, si occupò della composizione dell’esercito di età imperiale e delle tribù. Aurelio Bernardi era ancorato alla visione di Fraccaro come storico delle istituzioni; aveva iniziato studiando i cives sine suffragio, i rapporti tra Roma e Capua, poi la Guerra Sociale e la storia dei municipi, una tematica ricchissima, che ho cercato anch’io di proseguire. A tutti questi allievi negli anni Quaranta era stata suggerita la capacità di ottenere una visione della storia romana attraverso figure singole, che permettevano poi una valorizzazione globale. La specificità di Bernardi si manifestò in un altro campo, che anch’io ho cercato di comprendere, ma che è assai complesso. Accanto ai problemi di diritto pubblico e di organizzazione dello stato romano, Bernardi ebbe una sensibilità fortissima (che non c’era in Fraccaro) per i fatti religiosi. Anche il libro che abbiamo pubblicato nella Biblioteca di «Athenaeum», Pietas Loci 31, raccoglie tutta una serie di lavori e di riflessioni sulla religiosità antica. Naturalmente, non ho la pretesa di spiegare tutti gli svolgimenti di pensiero degli allievi come derivazioni dal maestro: infatti giocavano molto le tradizioni familiari e ambientali, dalle quali uno studioso proveniva e che giustamente portava seco anche nella sua indagine. Bisogna tenere presente – ed è molto interessante – che Bernardi fu allievo per un anno a Monaco di Walter Otto e soprattutto a Parigi del già ricordato Elias Bikkerman, studioso non solo delle istituzioni dei Seleucidi, ma anche del giudaismo e del cristianesimo. Sicché, secondo me, c’è stata anche una qualche influenza su Ber27 A. Passerini, Caio Mario come uomo politico, I. I primordi politici di Mario, «Athenaeum» 12 (1934), pp. 10-44; II. Le leggi di Saturnino e Glaucia, «Athenaeum» 12 (1934), pp. 109-143; III. Il sesto consolato, «Athenaeum» 12 (1934), pp. 257-297; IV. La caduta e la vendetta, «Athenaeum» 12 (1934), pp. 348-380. 28 A. Garzetti, M. Licinio Crasso, «Athenaeum» 19 (1941), pp. 1-37; «Athenaeum» 20 (1942), pp. 1240; «Athenaeum» 22 (1944), pp. 1-62. 29 A. Garzetti, Appio Claudio Cieco nella storia politica del suo tempo, «Athenaeum» 25 (1947), pp. 175224. 30 G. Forni, Manio Curio Dentato uomo democratico, «Athenaeum» 31 (1953), pp. 170-240. 31 A. Bernardi, Pietas loci. Riflessioni sulla religiosita `antica e altri saggi di storia romana (Bibl. Ath. 15), Como 1991, con bibliografia completa dell’autore. — 235 — nardi, che ha portato alla sua profonda considerazione dei fattori spirituali e morali, accompagnata dalla sensibilità che Bernardi possedeva per certi problemi della ritualità connessi con il territorio, il sacro della montagna, e cosı̀ via: erano tutti problemi di notevole ricchezza che si inserivano negli sguardi che Fraccaro aveva rivolto al territorio, ma che andavano oltre a questo punto. Accanto a Bernardi, va subito ricordata la personalità di studioso e umana di Gianfranco Tibiletti, successore di Fraccaro a Pavia dal 1953 fino al 1971, poi professore a Bologna fino alla prematura scomparsa nel 1976. Tibiletti fu negli anni ’50-’70 una figura di assolutamente alto rilievo nel campo della storia antica in Italia e a livello internazionale 32. Egli rinnovò lo studio della storia agraria nell’età della Repubblica, la valutazione e l’interpretazione dei fratelli Gracchi. Esaminò sempre la storia economica nel quadro della politica e come aveva fatto il Fraccaro per il II secolo a. C., anche Tibiletti fu in grado di rinnovare la storia giuridico-istituzionale fino all’approdo del principato augusteo. Non starò qui a ripetere quello che ho già detto del Tibiletti in sede di necrologio, ma desidero rinnovare la mia ammirazione per la sua capacità di inserire nella ricostruzione di fenomeni storici antichi una precisa influenza dei fattori politici e morali della vita contemporanea. Per citare qualche altro discepolo, una delle allieve principali di Fraccaro fu Maria Luisa Scevola, la quale lavorò su uno dei temi – come dirò subito – che Fraccaro accentuava: l’importanza della storia pre-romana del Lazio. Lavorò molto sui Volsci e sulla tradizione letteraria ed archeologica; pubblicò da ultimo – ne ho curato io l’edizione nella Biblioteca di «Athenaeum» – un lavoro su Laurentum 33. La Scevola, inoltre, è la coadiutrice di Fraccaro nella preparazione della seconda fase di tutte le carte geografiche; tutta la cartografia e le carte murali sono, in parte, opera di Maria Luisa Scevola, che diventò professore associato a Genova; teniamo presente che Fraccaro aveva, e si trova tuttora nel suo studio, uno schedario toponomastico di tutto l’impero romano, composto da migliaia di schede tutte annotate a mano, con i testi antichi e la bibliografia moderna fino al ’59: un monumento da conservare con cura. In questi lavori sopra il Lazio pre-romano evidentemente giocavano quelle interpretazioni che Fraccaro dava dell’archeologia, non solamente come monumentalità presente, ma anche come valorizzazione storica di tutti i dati archeologici, che siccome continuavano a emergere – perché lo sviluppo dell’archeologia dagli anni Trenta in poi è stato vastissimo – permettevano un continuo aggiornamento. Questo aspetto è importante perché uno dei temi che Fraccaro suggerı̀ a molti allievi fu lo studio della civiltà celtica nell’Italia settentrionale. Pochi sanno che uno degli al32 E. Gabba, Gianfranco Tibiletti storico, in Cultura classica e storiografia moderna, Bologna 1995, pp. 379-391. 33 M.L. Scevola, Laurentum (Bibl. Ath. 45), Como 1999. — 236 — lievi di Fraccaro, che si era laureato con lui in storia antica proprio sui Celti in Italia, più giovane di un paio d’anni di me, dopo aver studiato i Celti, abbandonò la storia antica e si mise a studiare Carlo Cattaneo, poi Croce e diventò professore di storia della filosofia nella sede di Cremona: Ferruccio Focher. Un’altra allieva molto brava che morı̀ molto giovane – pronuncio un nome di cui certamente parecchi degli storici presenti si ricordano – fu Federica Tamborini, che aveva pubblicato un approfondito studio 34 dei dati sulle origini dei collegia riportate a Tarquinio Prisco, vale a dire aveva messo in risalto l’origine regia di queste attività economiche; questo contribuiva a dare quell’idea dell’età dei re che Fraccaro aveva sviluppato a proposito di Servio Tullio e che era stata messa in luce nella «grande Roma dei Tarquini» da Giorgio Pasquali. Non entro nel merito della questione, ma non c’e dubbio che i lavori della Tamburini della fine degli anni Venti e poi degli anni Trenta ebbero un influsso molto notevole. La Tamburini proseguı̀ nello studio della civiltà gallo-italica 35; era la figlia di un collega nostro di Pavia, Emilio Veratti, allievo di Golgi. Fraccaro ripubblicò nel ’50 questo volume sopra la civiltà gallo-italica, naturalmente con una prefazione estremamente interessante 36. Lo studio della civiltà celtica era connesso con l’area dell’Italia settentrionale e voglio citare il lavoro 37 di chi diventò poi la moglie di Alfredo Passerini, cioè Maria Manidi, che analizzò la toponomastica della Valle Padana per ricavare dai toponimi alcuni nomi di gentes romane, non recuperabili direttamente dalle epigrafi. Era questo un punto fondamentale della conoscenza diretta del terreno, che, soprattutto per l’Italia settentrionale, Fraccaro faceva ampiamente coincidere con lo studio della romanizzazione. Questo spiega tutto l’appoggio molto forte, che si nota nella ricerca di Fraccaro, sopra le storie locali: Tibiletti ne scrisse e insieme con Pierluigi Tozzi abbiamo pubblicato un suo libro sulle storie locali 38; Bernardi scrisse su Cremona; Garzetti scrisse su Brescia e ne raccolse le iscrizioni; io stesso condussi la ricerca su Pavia. Anche in ambito locale, una personalità culturalmente molto notevole di Pavia come Giuseppe Nocca scrisse su Ticinum romana nel Secondo Congresso di Studi Romani. Vi era questo tentativo di calare la ricerca storica dell’Italia settentrionale propriamente in alcuni dei nuclei urbani fondamentali; come gli studi di Fraccaro su Patavium, Acelum, Aquileia. In qualche modo io poi cercai di allargare il campo all’Italia centrale. 34 F. Tamborini, La vita economica nella Roma degli ultimi re, «Athenaeum» 8 (1930), pp. 299-328, 452-487. F. Tamborini, L’origine della civilta` gallo-italica secondo i più recenti studi, Varese 1950. P. Fraccaro, Presentazione di F. Tamborini, L’origine della civilta` gallo-italica secondo i più recenti studi, Varese 1950, pp. 5-7. 37 M. Manidi, Gentilizi romani desunti da toponimi della Valle Padana, «Athenaeum» 8 (1928), p. 256. 38 G. Tibiletti, Storie locali dell’Italia romana, a c. di E. Gabba - P. Tozzi, Pavia 1978. 35 36 — 237 — Giustamente Lellia Cracco Ruggini nel volume sulla storia locale, cui collabora anche l’amico Umberto Laffi, diretto da Cinzio Violante 39, ricorda la premessa che alla storia locale, nel quadro dell’impero romano, soprattutto per l’Italia, era riservata da Fraccaro. A proposito della Ruggini vorrei fare una precisazione: come sapete, la Cracco Ruggini si è occupata fondamentalmente del Tardo Antico, degli aspetti storico-economici, politici, culturali e letterari; e lei stessa ha una qualche esitazione a trovare un collegamento preciso con l’insegnamento del Fraccaro. Io credo che si possa trovarlo nel senso che ho ora detto: cioè la storia locale – per esempio di Patavium o di Ticinum – è evidentemente inscindibile da una storia che non finisce con Augusto, ma arriva fino ad Odoacre. Un aspetto fondamentale della ricerca storica del Fraccaro, applicata alla storia delle città, era la conoscenza diretta del terreno, che lo condusse a fondamentali ricerche di topografia storica e soprattutto dell’organizzazione territoriale, con i riflessi sulla storia dell’insediamento umano, dell’organizzazione dell’agricoltura e quindi su tutti gli aspetti politici, economici e sociali. Le ricerche storico-topografiche raccolte nel terzo volume degli Opuscula hanno rappresentato un modello anche per l’indagine archeologica del terreno. Questi indirizzi di studi, già accennati dallo stesso Tibiletti, è stato poi ripreso dal professor Tozzi, ed ha avuto ripercussioni anche nella ricerca storica fuori d’Italia. Ma c’è un punto ancora più interessante e più fattuale, che viene ricordato nelle biografia di Fraccaro: Fraccaro aveva tenuto per due anni l’insegnamento a Pavia, dopo la morte di Giacinto Romano, di storia medievale e moderna. Per l’età medievale si basò sulle opere di Roberto Cessi, per un quadro del tardo antico Veneto; per la storia moderna trattò della Rivoluzione Francese, secondo l’opera allora uscita di Gaetano Salvemini. Rimane ora da prendere in considerazione un ultimo punto che è estremamente interessante. Fraccaro ha avuto alcuni allievi stranieri, in particolare inglesi legati alla cattedra di storia romana di Oxford. Io non sarei in grado di dire propriamente quando siano cominciati i rapporti di Fraccaro con Oxford, che devono risalire ai primi inizi degli anni Trenta e che si conclusero con la laurea honoris causa che l’Università di Oxford gli conferı̀ il 18 luglio 1953. Senza dubbio questi rapporti iniziarono con lo storico inglese Hugh Macilwain Last (che fu anche grande amico di Arnaldo Momigliano); il Last (1894-1957) fu lecturer al Saint John’s College dal 1919 al 1936 e Camden Professor dal 1936. Questi rapporti fra Last e Fraccaro sono certamente connessi con il lavoro svolto dal Last sulla storia romana del periodo arcaico, scritto per la Cambridge Ancient History. Quando veniva in Italia Last faceva sempre tappa a Pavia e poi a Roma visitava Gaetano De Sanctis. Allievi del Last studiarono per qualche tempo a Pavia. Ne ricordo alcuni: in 39 C. Violante (a c. di), La storia locale. Temi, fonti e metodi della ricerca, Bologna 1982. — 238 — primo luogo G.F. Chilver; il cui volume Cisalpine Gaul uscı̀ nel 1941 40. Il tema era stato suggerito al Chilver da Ronald Syme; nella copia che l’autore mandò nel gennaio del ’46 al Fraccaro vi è una dedica 41 estremamente interessante dove si ringraziava per l’aiuto, per advice and hospitality che aveva avuto a Pavia nel ’33. Chilver era stato sicuramente nel Collegio Ghislieri, dove però non ne ho trovato traccia; se si controlla la bibliografia citata dal Chilver, compaiono testi di storia locale che non potevano essere usufruiti altrimenti che nello studio di Fraccaro. Chilver tornò a Pavia negli anni Cinquanta quando io ero assistente e preparò il commento 42 alle Historiae di Tacito. La seconda opera che sempre Fraccaro ricevette con dedica, subito dopo la guerra, è quella di Sherwin-White, The Roman Citizenship 43, che è un tipico lavoro suggerito da Last. L’opera è del ’39, uscita insieme alla Roman Revolution di Syme 44, ed attesta una discussione molto approfondita e pacata con le teorie del Fraccaro. Cito ora altri nomi e opere, che ricordo bene perché ero assistente di Fraccaro a Pavia. Ursula Ewins, lavorò a The Early Colonisation of Cisalpine Gaul 45, sotto la guida del professor Fraccaro, come l’autrice stessa dichiara. La Ewins – purtroppo or non è molto scomparsa – diventò poi titolare della cattedra di Saint Andrews in Scotland. Altro allievo di Oxford che studiò a Pavia fu Peter Cuff, che scrisse Appian’s Romaica: a Note 46. Cuff procurò anche la traduzione inglese presso Blackwell dei miei lavori sull’esercito romano. Collaborò anche per «Athenaeum» con recensioni. Vorrei ricordare infine tre altri grandi studiosi che in certo senso possono ricollegarsi agli indirizzi storiografici di Fraccaro e della sua scuola. Si tratta di Lily Ross Taylor, il cui libro 47 sulle tribù è dedicato alla memoria di Fraccaro. Inoltre Toynbee 48 riconosce nella prefazione l’utilità dei molti studi usciti dalla scuola di storia romana di Fraccaro. Infine anche Ernst Badian ha dedicato la sua opera fondamentale 49 a Gianfranco Tibiletti. 40 G.E.F. Chilver, Cisalpine Gaul. Social and Economic History from 49 B.C. to Death of Trajan, Oxford 1941. 41 To Professor Plinio Fraccaro in grateful recollection of advice and hospitality given at Pavia in 1933. From G.E.F. Chilver. 42 G.E.F Chilver, A Historical Commentary on Tacitus’ Histories, Oxford 1979. 43 A. N. Sherwin-White, The Roman Citizenship, Oxford 1939. 44 R. Syme, The Roman Revolution, Oxford 1939. 45 U. Ewins, The Early Colonisation of Cisalpine Gaul, «Papers of the British School at Rome» 23 (1955), pp. 54-71. 46 P.J. Cuff, Appian’s Romaica: a Note, «Athenaeum» 71 (1983), pp. 148-164. 47 L. Ross Taylor, The Voting Districts of the Roman Republic (Papers and Monographs of the American Academy in Rome), Rome 1960. 48 A.J. Toynbee, Hannibal ’s Legacy. The Hannibalic War’s Effects on Roman Life, Oxford 1965. 49 E. Badian, Foreign Clientelae, Oxford 1958. — 239 — Credo di potermi fermare a questo punto. La prosecuzione di questi lineamenti di ricerca storica spetterà ad altri. Sono contento che questa mia forse ultima riflessione sia stata dedicata al ricordo dello studioso mio maestro al quale debbo principalmente l’avvio e il sostegno per la mia attività scientifica ed accademica. Emilio Gabba Fig. 1 - Plinio Fraccaro negli anni Venti del sec. XX Fig. 2 - Plinio Fraccaro con il Patriarca di Venezia, cardinale Aurelio Roncalli, poi Papa XXIII Fig. 3 - Plinio Fraccaro, Albino Garzetti, Gianfranco Tibiletti sotto le mura di Norba Fig. 4 - Plinio Fraccaro e gruppo di studenti in una gita archeologica in Valle d’Aosta (Pont St. Martin) Fig. 5 - Visita archeologica in Valle d’Aosta (Donnaz) Fig. 6 - Plinio Fraccaro negli anni Cinquanta Fig. 7 - Podio del Campidoglio di Brescia (fotografia di Fraccaro) Fig. 8 - Donato Morelli (Pisa), Emilio Gabba, Albino Garzetti, Gianfranco Tibiletti sul traghetto per l’Inghilterra Fig. 9 - Gianfranco Tibiletti sulla torre dell’orologio dell’ex-caserma Menabrea, ora cortile Teresiano dell’Università Fig. 10 - Emilio Gabba, Gianfranco Tibiletti, Albino Garzetti in Scozia Fig. 11 - Plinio Fraccaro Rettore nel cortile Volta dell’Università (fotografia del Prof. R. Chevallier) Fig. 12 - Oxford. Laurea honoris causa a Plinio Fraccaro, 18 luglio 1953. A sinistra di Fraccaro il Prof. H.M. Last Fig. 13 - Cortile della Sapienza (Università di Pisa), 30 gennaio 1959, per il discorso inaugurale di Emilio Gabba. Da sinistra Albino Garzetti, Emilio Gabba, Plinio Fraccaro, Gianfranco Tibiletti, Aurelio Bernardi, Giovanni Forni