maus Cap V

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maus Cap V
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Maus di Art Spiegelman – Guida alla lettura
Cap. V – Topi nella tana
Pag. 96
Vladek e le sue manie. Nella vignetta 6 dice: “In mia vita di oggi sai che non può essere tutto a posto”.
Auschwitz ha lasciato un segno perenne. Vladek è sopravvissuto alle camere a gas ma la sua personalità è
uscita comunque devastata per sempre da quella terribile esperienza. Si veda anche la pag. 114 (vignette
2-7) dove Vladek si china a raccogliere un pezzo di cavo telefonico. In lager, come racconta anche Primo
Levi in Se questo è un uomo, si prendeva l’abitudine di raccattare tutto quello che si trovava.
Pag 97, vignetta 8 - Underground
Arty definisce underground il giornalino sul quale aveva pubblicato il fumetto intitolato Prigioniero sul
pianeta inferno. Un caso clinico. “Underground” (letteralmente “sottoterra”) si definisce la cultura
alternativa e indipendente che contrasta la cultura ufficiale e i suoi canali di diffusione tradizionali.
Pag 97-101 Prigioniero sul pianeta inferno.
Spiegelman inserisce nel capitolo V, come una sorta di flashback, una vecchia – e drammatica – storia
autobiografica nella quale aveva raccontato la sua reazione al suicidio della madre, di cui accanto al titolo
dell’inserto compare una foto in costume da bagno.
Il titolo è metaforico: Il “pianeta inferno” nel quale l’autore si sente prigioniero è un groviglio di rimorsi e
sensi di colpa che gli procurano sofferenze “infernali”. Dopo il funerale, Spiegelman è solo con i suoi
pensieri che cercano di afferrare i motivi del gesto della madre (la depressione da menopausa, l’ossessivo
ricordo di Auschwitz…), ma la conclusione alla quale perviene è un ribaltamento: Spiegelman si sente
“ucciso” dalla madre e lasciato in balia delle accuse e dei propri sensi di colpa.
La condizione di “prigioniero” enunciata già nel titolo, è resa anche con due efficaci metafore visive:
Spiegelman si raffigura per tutta la storia in divisa da carcerato e alla fine lo vediamo proprio dietro le
sbarre. Il carcere nel quale sprofonda (ultima striscia dell’inserto) mentre una voce gli intima di calmarsi
perché c’è chi vuol dormire, è dunque una incisiva rappresentazione metaforica della sofferenza interiore
nella quale Spiegelman precipita.
Pag 101 – L’ultima striscia
L’ultima striscia dell’inserto si compone di tre vignette. Nella prima, Spiegelman si rappresenta, come
abbiamo visto, dietro le sbarre, in divisa da carcerato, con un piano medio (dalla vita in su). Nella seconda
abbiamo un campo medio e la sua voce fuori campo. Nella terza una sorta di campo lungo (o allungato)
che mostra un’ampia sezione del carcere e ancora due voci fuori campo (una è di Spiegelman, l’altra di un
prigioniero). Si tratta di una tecnica molto “cinematografica”, un po’ come se la cinepresa si allontanasse
progressivamente consentendo una visione sempre più ampia ma sempre meno dettagliata. Che poi, nel
passaggio dal piano medio al campo lungo, Spiegelman “scompaia” , come se venisse inghiottito dal
carcere, assume un evidente significato metaforico, è insomma un modo per sottolineare ulteriormente
l’intensità dei sensi di colpa che lo tormentano.
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Maus di Art Spiegelman – Guida alla lettura
La spiegazione di piani (inquadratura dei personaggi), campi (inquadratura degli ambienti) e voci fuori
campo la trovi qui
http://www.didadada.it/Il-linguaggio-del-fumetto.htm
Pag 123, Vignetta 5 - La strada a forma di svastica
Anja e Vladek vagano verso Sosnowiec nel tentativo, vano, di sottrarsi alla
cattura. L’impossibilità della fuga e il controllo del territorio polacco da parte
dei nazisti sono resi con una efficace ed indimenticabile metafora visiva: la
strada sulla quale i due topini sono incamminati prende la forma di una
svastica, simbolo del nazismo.
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