Blood Drops - Altervista

Transcript

Blood Drops - Altervista
BLOOD DROPS
Autrice:
BeElleGee ([email protected])
Traduzione dall’inglese di Atrebor2
Disclaimer: I personaggi e le situazioni presentate dall’Anitaverse sono di esclusiva proprietà della
creatrice, l’autrice Laurell K. Hamilton. Questa fanfiction è stata scritta soltanto per scopi di
intrattenimento e non per finalità di guadagno.
Rating:
R
Sintesi: Ha luogo un po’ di tempo dopo Cerulean Sins. Asher si confronta violentemente con JeanClaude domandandogli di chiarire la vera situazione fra loro.
Versione originale: http://beellegee.tripod.com/purplepassions/
1
Blood Drops
Stasera Asher non si trovava nel migliore degli umori. Le ultime notti erano trascorse in
un’imbronciata solitudine, in parte per scelta, ma principalmente non sua. Jean-Claude era il suo
migliore amico e l’unico con cui Asher si sentisse davvero in relazione in tutta la città. Ma erano
giorni che Asher non lo aveva più visto ed era più che consapevole che Jean-Claude stava
trascorrendo la maggior parte delle sue notti con Anita. Asher non era semplicemente stato invitato.
Lasciato libero di agire come voleva, Asher aveva soltanto riflettuto sulla sua esistenza una notte
solitaria dopo l’altra, e aveva realizzato che la sua vita era tristemente vuota.
Stanotte, il suo bisogno della compagnia dell’amico lo aveva portato al Guilty Pleasures. Ma JeanClaude era occupato col lavoro e non aveva davvero avuto tempo da dedicare ad Asher. Rassegnato,
Asher si era ritirato nell’ufficio sul retro per lavorare un po’ anche lui.
Dopo che furono trascorse alcune ore, la porta dell’ufficio si aprì. Asher guardò Jean-Claude
entrare. All’inizio, Asher mormorò un saluto automatico e riportò la sua attenzione al suo archivio,
ma poi l’improvviso acuto odore di sangue nella stanza gli procurò una veloce reazione a scoppio
ritardato.
“Stai bene?” domandò, sollevandosi dalla sedia dietro alla scrivania. Asher notò che c’erano
macchie di sangue sulla camicia bianca di Jean-Claude, apparentemente provenienti da una ferita
sulla sua mano destra.
Jean-Claude fece un cenno per tranquillizzarlo con un fazzoletto pieno di sangue, il che riuscì
soltanto a preoccupare di più Asher. “Sto bene, mon ami. Non è niente.”
“Niente?” esclamò Asher più o meno incredulo. Fu al fianco di Jean-Claude in un istante,
sporgendosi verso di lui. “Lasciami vedere. Che cosa è successo?”
Jean-Claude sgusciò dalla stretta di Asher e avanzò verso il piccolo armadio a muro appena dietro la
scrivania, dove erano sistemate le forniture dell’ufficio. Il vampiro master si scrollò goffamente
fuori dalla sua camicia di seta rovinata e la gettò sul pavimento ai suoi piedi. Poi rivolse
nuovamente la sua attenzione ai contenuti dell’armadio. Mentre scorreva tra i ripiani con una sola
mano, spiegò il suo infortunio, sembrando più allarmante che dolorante.
“Sembra molto peggio di quanto veramente sia. Mi sono semplicemente punto con un gioiello.
Stavo salutando alcuni dei clienti abituali nel corridoio quando è arrivata Mrs. Clausen. E’ successo
che le ho fatto i complimenti per la sua broche, così lei se l’è tolta dalla camicetta per farmela
vedere più da vicino… e mi ha accidentalmente ferito con la spilla.” Sospirò pesantemente. “Per
mia sfortuna, era d’argento puro e da allora di conseguenza sto facendo piovere sangue
dappertutto.” Jean-Claude emerse dall’armadio e rivolse ad Asher uno sguardo esasperato. “Asher,
potrei usare il tuo aiuto. Ho bisogno di un bendaggio adeguato per fermare l’emorragia. Un
fazzoletto legato è leggermente troppo visibile.”
Asher venne ardentemente ad assistere il suo amico. “Che cosa stai cercando lì?”
Jean-Claude si girò di nuovo verso l’armadio. “Pensavo che ci fosse un kit di pronto soccorso.
Qualcuno l’ha preso?”
“Non che io sappia,” rispose Asher, guardando oltre la spalla di Jean-Claude verso i ripiani. “Che
aspetto ha?”
“Non lo so, non ho mai dovuto usarlo prima,” borbottò piano Jean-Claude.
“Dammi un attimo per guardare più dietro,” mormorò Asher in risposta. Si sporse più vicino
all’altro vampiro, allungandosi sopra di lui per rovistare nel ripiano più in alto. Mentre si
contorceva intorno a Jean-Claude, un bottone saltò improvvisamente dalla camicia di Asher,
facendolo restare stupito attraverso il suo torace piegato, strofinato contro la schiena nuda di JeanClaude. L’improvviso ed involontario contatto pelle a pelle allarmò e fece trasalire Asher.
2
Sembrava che, dopo tutto questo tempo, il semplice contatto con Jean-Claude facesse fremere
l’intero corpo di Asher.
Asher divenne immediatamente molto consapevole dello stato mezzo nudo di Jean-Claude e non
poté fare a meno di trovarsi paralizzato per un momento, mentre la sua mente lottava per rimettersi
a fuoco. Alla fine, si schiarì la gola e fece un gesto dietro di sé.
“C’è una scatola con delle piccole bende nel cassetto della scrivania, sulla sinistra. L’ho vista prima,
stanotte.”
Jean-Claude si spostò all’interno dei confini dell’armadio e fece capolino verso Asher. Gli sorrise
per la prima volta nella sera e inclinò il capo in apprezzamento. “Oui. Andrà bene.”
Asher annuì, ma proprio mentre stava per girarsi a prendere la scatola di cerotti, si gelò, bloccando
la soglia, e intrappolando Jean-Claude dentro all’armadio a muro.
L’odore di sangue fluttuante nell’aria era inebriante. Combinato con la vicinanza alquanto intima
del suo vecchio amante nella scura privacy fornita dall’armadio a muro, i sensi già ipersensibili di
Asher vennero sottoposti ad un duro assalto. La sua mente stava metodicamente spostandosi verso
cose diverse da spille d’argento e cerotti. Ad ogni modo, le labbra di Jean-Claude si trovavano a
pochi centimetri dalle sue e solo lo spazio di un ciuffo di capelli separava i loro corpi. Asher non
poté fare a meno di sentire un rimescolio di eccitazione, immaginando di ridurre la minuscola
distanza fra loro, e reclamare qualcosa che sentiva essergli dovuto da tempo.
Sorrise a Jean-Claude e girò lentamente il capo, socchiudendo le labbra. L’aria intorno a loro
sembrò all’improvviso carica d’attesa. Guardò profondamente negli occhi di Jean-Claude e si chinò
ancora più vicino, sperando in un barlume di consapevolezza reciproca. Sicuramente anche JeanClaude lo stava sentendo, no? Il senso di questa occasione d’oro?
“Asher,” disse Jean-Claude con un tono di voce rapido. “I cerotti?”
Asher vacillò come se fosse stato colpito. “Cosa?”
Gli occhi di Jean-Claude si strinsero. Rivolse ad Asher uno sguardo impaziente. Questo raro sfoggio
di espressione sembrava riservato ad Asher e soltanto Asher. Era come se Asher fosse l’unica
persona con cui Jean-Claude si sentisse sufficientemente a proprio agio da mostrare le proprie
emozioni. Ora Asher dovette chiedersi se Jean-Claude non fosse stato per nulla toccato dal loro
precedente incontro. Sicuramente il suo viso avrebbe mostrato qualcosa se lo fosse stato.
“Se non ti sposti, non riesco ad uscire,” ribatté il vampiro master dato che Asher ancora non si
faceva indietro.
Asher deglutì a fatica mentre cominciava a capire. Con aria di sfida, allargò le braccia, afferrando i
due lati della soglia, intrappolando Jean-Claude dentro l’armadio a muro.
“Forse non voglio lasciarti uscire,” borbottò, la sua voce educata che si fece pesante mentre
l’emozione aumentava.
Gli occhi di Jean-Claude si allargarono leggermente. La confusione rese più dura la sua espressione.
Alla fine, trasse un sospiro e alzò la sua mano avvolta dal fazzoletto.
“E’ abbastanza, Asher. Non ho tempo per questo. Ho già rovinato una camicia.”
Asher sorrise senza allegria. Naturalmente, la mente di Jean-Claude era fissata con i vestiti. In un
certo senso, non era una sorpresa, ma fece male ad Asher in modo irragionevole. Provò a soffocare
la sensazione e a rilassarsi. Forse con un approccio diverso? In modo stuzzicante, fece un passo
avanti, spingendo Jean-Claude più in profondità nell’armadio. Forse se si fossero inavvertitamente
toccati di nuovo avrebbe acceso qualcosa in Jean-Claude e lui avrebbe avuto un appiglio. “Prova a
passare sopra di me. Ti sfido.”
Ora Jean-Claude scoccò ad Asher uno sguardo penetrante. La sua voce era piena di fredda autorità.
“Lasciami uscire di qui. Non sono in uno stato d’animo adatto ai giochi stanotte. Vuoi dirmi di che
si tratta?”
Asher era troppo stordito per rispondere. Chiaramente, Jean-Claude voleva soltanto che lui si
spostasse. Voleva soltanto che Asher si togliesse dalla sua strada. Non aveva provato nulla. Non
c’era nemmeno la più pallida indicazione che Jean-Claude avesse provato qualcosa.
C’era stato un tempo in cui Jean-Claude sarebbe stato anche più catturato di quanto lo era stato
Asher dallo stesso senso di possibilità. Non che fosse stato così stiracchiato. I sentimenti che quel
momento aveva destato in Asher erano stati profondi. L’indignazione zampillò in lui e si trasformò
velocemente in rabbia.
3
“Altrimenti?” scattò Asher, la cui tolleranza era giunta al termine. Frustrato, si allungò e fece
scivolare la punta delle sue dita in tono canzonatorio lungo la linea della mascella dell’altro
vampiro. “Mi punirai?” Osservò Jean-Claude, sfidandolo a rispondere.
E poi lui lo fece, ma non nel modo che Asher si era aspettato. Per il più breve degli istanti, non
appena Asher aveva toccato Jean-Claude, l’impazienza nei suoi occhi si era affievolita. Aveva
sospirato così sottilmente che fu quasi impercettibile. Il potere che circondava Jean-Claude si era
sollevato e il vampiro master sembrò assorbire la sensazione dentro di sé. Il cuore vuoto di Asher
improvvisamente ebbe dei brividi che lo riportarono in vita e lo fecero sobbalzare nel suo petto.
Quasi come se si fosse improvvisamente reso conto di quanto aveva appena fatto, Jean-Claude si
tirò via dalla mano carezzevole di Asher.
“Non essere assurdo,” rispose, sembrando quasi annoiato. Abbassò gli occhi e sembrò studiare lo
stipite della porta.
La speranza di Asher spumeggiò. Chi era che stava giocando adesso? pensò fra sé. Jean-Claude
stava soltanto trastullandosi con lui? Stava mettendo alla prova i suoi limiti?
La sua rabbia esplose. Si allungò e afferrò le spalle di Jean-Claude, spingendolo rudemente contro
un ripiano dell’armadio e inchiodandolo là col peso del proprio corpo.
“Una volta mi piaceva quando mi stuzzicavi,” mugolò Asher. “Intensificava il mio senso di attesa.
Mio bel timido amante. Ma adesso stai giocando col fuoco, Jean-Claude, ti avverto, mon ami, gioca
con me, e ti consumerò.”
Jean-Claude apparve spaventato, ma non spinse via Asher, e quando Asher prese bruscamente il suo
mento per costringerlo a guardare verso di lui, le sue labbra si schiusero parzialmente come se
stessero attendendo un bacio. Era come se non riuscisse a farne a meno. Poi improvvisamente Asher
capì. Jean-Claude aveva provato qualcosa. Soltanto, non lo voleva ammettere, e questo fece
arrabbiare Asher ancora di più.
“Lo sapevo. Sei un fottuto ipocrita,” sibilò il vampiro biondo. “Pensi di essere un maestro di
autocontrollo, ma riesco a vederti dentro, Jean-Claude. Tu vuoi che questo accada.”
Jean-Claude abbassò di nuovo gli occhi. “Non so di cosa tu stia parlando.” Sembrava un po’ troppo
indifferente in modo convincente.
Furioso, Asher piantò le sue nocche nella mascella di Jean-Claude, spaccandogli l’angolo della
bocca. In cambio, il vampiro master si limitò ad osservarlo. Asher lo colpì ancora, affondandogli il
pugno nell’addome, facendolo piegare in due. Lo costrinse a riallungarsi e incuneò le proprie cosce
fra le gambe di Jean-Claude, strappando l’apertura della cintura dei suoi pantaloni. Mentre la sua
mano vagabondava rudemente sul torso nudo di Jean-Claude, Asher coprì la bocca sanguinante di
lui con la sua, baciandolo in profondità. Jean-Claude rimase senza fiato, dibattendosi soltanto per
respirare.
“Sai dannatamente bene di cosa sto parlando!” esclamò Asher, strappando la propria bocca da
quella di Jean-Claude. “Se ti fottessi proprio adesso, io avrei ciò che voglio, ma anche tu! Sotto tutti
gli aspetti. Ammettilo. Non saresti da biasimare, ma potresti essere preso e tramortito. Potrei
prenderti, proprio qui e proprio adesso, e non alzeresti un dito per fermarmi, non è vero?”
Gli occhi di Jean-Claude luccicarono con un messaggio di avvertimento. Le sue labbra curvilinee
erano atteggiate in una linea feroce e determinata, e la sua mascella era rigida in attesa. “Fermerei
chiunque cercasse di prendermi senza il mio consenso. Compreso te, mon ami.”
“Non ti credo,” mormorò Asher. “Tu lo vuoi.” Afferrando il polso di Jean-Claude e torcendolo
dietro di lui, Asher lo fece voltare e lo sbatté a guardare il ripiano. Facendo leva sul braccio di JeanClaude, Asher lo chinò sul ripiano inferiore.
Jean-Claude gli ringhiò, mostrandogli le zanne. I suoi occhi si erano accesi di un blu profondissimo,
come la parte più interna e centrale di una fiamma.
“Perché stai rischiando tutto per questo?” sibilò. “Ti ho garantito asilo. Ti ho dato una posizione e
autorità all’interno della mia comunità di vampiri. Ho messo il mio impero ai tuoi piedi, ti ho
portato nel mio letto, ho condiviso con te la mia amante. Davvero un istante di gratificazione fisica
vale una simile perdita?”
“Solo un istante, Jean-Claude? Continuo a pensare che se riuscissi finalmente a penetrare nelle tue
barriere, sarebbe più che un istante. Sarebbe un’eternità.”
“Asher, ti avverto…”
4
Asher rise alla velata minaccia e si slacciò i pantaloni. “E’ una sfida?” Si sporse e sfiorò le punte
dei denti lungo la guancia di Jean-Claude sino al suo collo, affondando le dita negli spessi riccioli
scuri dell’altro vampiro. Gli strattonò la testa all’indietro, esponendo la lunghezza della sua perfetta
gola bianca per quanto era possibile senza spezzargli le ossa. “Per ottenere prima di tutto il tuo
ambito consenso, mon ami? Non, non, non. Sarebbe molto più facile… e veloce per entrambi, se
semplicemente ti violentassi.”
L’intenzione di Asher era di morderlo… affondare le proprie zanne così profondamente nella sua
docile carne da farlo urlare per l’agonia… ma non appena le sue labbra toccarono la liscia e fresca
superficie della pelle dell’altro vampiro, l’aggressione di Asher non poté far altro che disperdersi. Il
corpo di Jean-Claude era ansioso per la tensione e il dolore. Si sentiva fragile nelle braccia di Asher.
Il rimorso invase il cuore di Asher, sapendo che di esserne stato la causa. Ora Asher voleva
alleviare quella tensione e lenire il dolore del suo amante. Voleva che il suo amante si arrendesse a
lui con passione, non che tollerasse semplicemente i suoi maltrattamenti.
Con attenzione, Asher baciò la curva inclinata del viso di Jean-Claude, carezzandogli la pelle con
teneri piccoli morsi e languide carezze della sua lingua. Jean-Claude girò il capo per guardarlo,
sentendo apparentemente il cambiamento nel temperamento di Asher. Asher lo baciò con
delicatezza. Quando la sua bocca si posò teneramente su quella di Jean-Claude, la sensazione di
dolcezza fu quasi schiacciante. Non importava che Jean-Claude ancora non stesse restituendo il
bacio ad Asher.
Una nuova fame gli pulsò alla bocca dello stomaco e Asher fu rapidamente consumato da un
desiderio così intenso da fargli venire le lacrime agli occhi. Tirandosi via dalla bocca di JeanClaude, Asher riuscì soltanto ad osservare il vampiro master con un’espressione di adorazione
paralizzata.
La bellezza di Jean-Claude aveva sempre causato ad Asher una lussuria superiore a qualsiasi altra
cosa lui avesse mai provato, ed innamorarsi di lui alla fine era stato inevitabile. All’epoca Asher
non si era reso conto di quanto degno del suo amore fosse Jean-Claude. Se ne stava rendendo conto
adesso. Nel breve periodo in cui erano stati di nuovo insieme, il suo amore per quest’uomo l’aveva
bruciato dentro come il centro di una stella, e il suo bisogno di lui era cresciuto sino a divenire
qualcosa che sembrava sconfinato ed intangibile. Fu costretto ad ammettere a se stesso che voleva il
consenso di Jean-Claude più di qualsiasi altra cosa al mondo, in quel momento.
Prendendo un bel respiro, Asher si irrigidì, lasciando Jean-Claude. Fece un passo indietro scuotendo
la testa, con i suoi lunghi capelli biondi che gli sbattevano intorno al volto.
“Non preoccuparti,” mormorò tristemente Asher. “Non mi imporrei mai a te con la forza.”
Raddrizzandosi, Jean-Claude si voltò, dando ad Asher una chiara occhiata di rimprovero. Ma poi la
sua espressione si raddolcì. Provò a stendere la mano e passò il suo pollice lungo la guancia con le
cicatrici di Asher. Adesso era il turno di Asher di abbassare gli occhi in modo remissivo.
Jean-Claude lasciò cadere la sua mano dal viso di Asher. “Lo so.” Tuttavia, sospirò pesantemente,
come per il sollievo. “Non ce l’hai più in te, mon ami.”
Asher lo guardò come per metterlo in guardia. “Forse no, ma non dovresti provocarmi come hai
fatto.”
L’improvviso ritorno della tensione nel corpo di Jean-Claude fu evidente ad Asher, anche
nell’armadio fiocamente illuminato. “Non ho fatto nulla per provocarti,” dichiarò Jean-Claude. Si
levò il fazzoletto pieno di sangue dalla mano ferita e lo sventolò davanti al naso di Asher, facendo
un minaccioso passo in avanti. “Se non posso sanguinare di fronte a te, o svestirmi di fronte a te,
senza aver paura che tu mi farai del male, allora ne soffrirai le conseguenze. Non ho intenzione di
tollerare un simile livello di brutale volgarità, nemmeno da te.”
Agguantando la mano che Jean-Claude stava agitando nella sua, Asher costrinse strettamente il
corpo di Jean-Claude contro il suo.
“Ma l’hai fatto!” Asher gli ritorse contro. “Questo non ti dice qualcosa, Jean-Claude? Mi insulti
insinuando che io non abbia autocontrollo. Mi fermo quando voglio fermarmi, ma so anche quello
che voglio e cerco di ottenerlo. Tu, mia graziosa piccola cagna, hai continuato ad illudere… te
stesso quanto me. Quello che non capisco è il motivo. Voglio sapere il perché. Sei così veloce a
mostrarmi la tua rabbia, eppure di volta in volta mi nascondi quello che desidero di più.”
5
La faccia di Jean-Claude divenne una maschera, ma i suoi occhi scottarono Asher con una minaccia
silenziosa.
Per la prima volta stanotte, Asher seppe di star rischiando più della sua vita di lussi se non fosse
riuscito a far capire Jean-Claude. La sua mente adesso stava correndo e l’allarme di un imminente
disastro emotivo riecheggiò attraverso la sua consapevolezza. Poteva sentire debolmente la paura di
Jean-Claude, e si chiese a favore di chi fosse esattamente la filtrante emozione. Nel profondo, Asher
sapeva che Jean-Claude era abbastanza potente da difendersi contro qualsiasi aggressione esterna.
Ne concluse rapidamente che la paura che Jean-Claude gli stava lasciando percepire era per il
benessere di Asher, piuttosto che per il suo. Chiaramente Jean-Claude non voleva far del male ad
Asher, e questo gli diede un’idea.
“Combattimi,” rispose Asher all’orecchio di Jean-Claude. “Se davvero vuoi che non ti tocchi, allora
perché non mi scacci?”
Ci fu un’improvvisa ondata di potere metafisico fra di loro, e per un istante Asher credette di essere,
forse, andato troppo oltre. Dopo tutto, stava attaccando non soltanto il vampiro Master della Città,
ora il suo master, una potente sourdre de sang, ma l’uomo che amava… tutto soltanto per provare
un argomento. C’erano state voci all’interno di questa comunità di vampiri, così come in altre, che
un giorno la collera di Asher sarebbe stata la sua rovina. Forse questa sciocchezza stanotte avrebbe
realizzato questo particolare pezzo di profezia. La sua lunga e triste storia di esistenza sarebbe
semplicemente divenuta una leggenda per mettere in guardia gli altri dai veri rischi dell’amore non
corrisposto. L’unica cosa era che il suo amore non era ‘non corrisposto’ e questo era quello che
aveva lungamente agognato di provare.
Asher sollevò il suo peso contro Jean-Claude, spingendolo di nuovo contro i ripiani dell’armadio.
“Combattimi, dannazione a te!” Catturò la bocca di Jean-Claude con la sua e lo baciò con fame.
Quando l’altro vampiro si rifiutò di rispondere, Asher strinse il suo polso, ammaccandolo
visibilmente per la sua frustrazione. Trascinò via la bocca da quella di Jean-Claude, giù lungo il suo
collo, e poi gli morse acutamente la spalla.
Jean-Claude trasalì leggermente, ma a parte ciò non fece nulla per pararsi da Asher. Asher lo scosse
rudemente.
“Non osare estraniarti!” ribollì Asher. “Non osare mettermi sullo stesso livello di quelli che ti hanno
usato e torturato! Io non sono come loro! Io ti amo! Sai che ti amo!”
Jean-Claude rivolse lentamente i suoi occhi a quelli di Asher. “Allora perché?” rispose in una voce
fiocamente udibile. “Perché stai facendo questo?”
La gola di Asher era stretta per l’emozione. La sua voce venne fuori stridente e rauca. “Perché
riesco a guardare il tuo volto e vedere la tua tristezza o la tua paura o la tua rabbia. So quando sei
felice o contento. Vedo il tuo umore, la tua impazienza, e la tua noia.”
Con preoccupazione apparente, Jean-Claude si inumidì le labbra secche con la punta della lingua
prima di parlare. Contorse il polso nella stretta di Asher in un ovvio tentativo di alleviare la
pressione.
“Non capisco,” disse in tono piano.
Sentendosi ora completamente sconfitto, Asher liberò Jean-Claude e fece, un’altra volta ancora,
alcuni passi indietro da lui. “Non riesci o non vuoi, Jean? Proprio come tutte le altre volte in cui hai
un sentore del tuo desiderio per me… il mio affetto, la mia devozione, la mia passione, la mia
lussuria… me lo nascondi. Riesco a coglierne degli sprazzi tormentosi ogni tanto, ma quando lo
cacci in profondità dentro di te, io resto senza nulla. Mi sono negate le infinite possibilità che
scivolano via notte dopo notte. Per una volta, non potresti ammettere come ti faccio sentire?”
“E’ per la tua stessa protezione,” dichiarò Jean-Claude, con voce ancora monotona. Fece un respiro
profondo, massaggiandosi in maniera assente i suoi polsi arrossati. Provò a fare un passo avanti e
quando Asher non si mosse per impedirglielo, si spinse velocemente oltre i confini dell’armadio a
muro, nell’ufficio.
Asher si girò lentamente per guardarlo. “Cazzate. E’ per proteggere te, Jean-Claude, non me.
Ammettilo. Non riesci a far fronte all’amore che provi per me. Ti schiaccia e ti fa perdere il
controllo. Mon Dieu, questa per te è la cosa peggiore al mondo, non è vero?”
6
Jean-Claude era alla scrivania ora, cercando nei cassetti la sfuggente scatola di cerotti. Nonostante il
fatto che fosse stato liberato da Asher, le sue mani stavano visibilmente tremando e la maniera in
cui stava sbattendo i cassetti mostrava ancora la sua tensione.
“Forse lo è, Asher,” ammise quietamente. “Forse lo è.” Alla fine trovò i cerotti e provò
maldestramente a medicare il suo palmo che stava ancora sanguinando. Dopo alcuni vani tentativi,
Jean-Claude fece una pausa, un bel respiro purificante, e poi guardò supplichevolmente Asher.
Tristemente, Asher si mosse verso di lui e prese i cerotti. Tolse la pellicola protettiva e sistemò la
garza proprio sopra alla ferita della puntura sulla mano sollevata di Jean-Claude. Gli occhi di Asher
non poterono fare a meno di vagare sul corpo di Jean-Claude. I lividi e le abrasioni che Asher gli
aveva inflitto erano già guariti, quasi a simboleggiare l’inutilità della rabbia di Asher. Non era
servita a nulla. Come unica cosa, aveva soltanto messo la relazione di Asher con Jean-Claude in una
posizione ancora più precaria.
Sentendo il peso dello sguardo di Jean-Claude, Asher restituì lentamente lo sguardo ed incontrò gli
occhi di Jean-Claude. Vi era un dolore riflesso là, che scorreva appena sotto al calmo contegno del
vampiro master. Asher si rese conto di aver fatto del male a Jean-Claude in più di un modo, quella
notte.
Il cuore di Asher si strinse dentro di lui. Povero Jean, pensò fra sé Asher. L’unica ragione per cui
era venuto qui era cercare una medicazione e invece era stato assalito dal suo migliore amico. Dopo
tutto quello che Jean-Claude aveva fatto per lui, Asher non era ancora soddisfatto. Jean-Claude gli
aveva dato tutto quello che aveva potuto e Asher sapeva che lo amava. Perché non poteva essere
sufficiente? Perché un’aperta espressione di quell’amore doveva essere così importante?
“Je suis vraiment navre, mon ami,” disse improvvisamente Asher in un ansante impeto, e lo prese
fra le braccia, abbracciandolo stretto, e coprì il suo capo di baci. I suoi occhi erano bagnati, pieni di
lacrime inespresse, e la sua gola si sentiva così chiusa che riusciva a malapena a parlare. In quel
momento si stava completamente odiando. “Ti prego, ti prego, perdonami.”
Asher sentì le braccia di Jean-Claude circondare la sua vita. Il suo corpo sembrò sciogliersi contro il
suo e poggiò la testa sulla spalla di Asher. Asher strofinò i suoi capelli e gli baciò il fianco del viso.
“A volte proprio non ce la faccio,” mormorò Asher contro i suoi capelli. “Mi sento come se stessi
per scoppiare. Mi fa quasi diventare matto, Jean-Claude. Forse dopo tutto dovrei andarmene. Sta
diventando più difficile, non più facile. Più mi dai, più io vorrei di te. Mi dispiace. Sono patetico.
Non mi merito nemmeno la piccola parte di te che ho.”
“Zitto,” lo calmò Jean-Claude. Si appoggiò indietro per guardare negli occhi di Asher e si sporse
per tracciare le labbra tremanti di Asher con la punta delle sue dita. “Non c’è nulla da perdonare.
Una semplice discussione per cercare la verità fra vecchi amici.”
“Verità?” mormorò Asher come se la parola gli suonasse strana. “Qual è la verità fra di noi, JeanClaude. Pensavo di saperla, ma in realtà non la so.”
Per un lungo momento, Jean-Claude guardò semplicemente negli occhi di Asher. La sua
espressione era illeggibile.
“Questa è la realtà della nostra verità,“ rispose gentilmente Jean-Claude e poi si allungò e stampò
un tenero bacio sulla fronte di Asher.
Le lacrime di Asher sgorgarono finalmente dai suoi occhi. Scosse la testa e guardò Jean-Claude con
disperazione. “Capisco. Quel bacio non era la verità, ma tutto ciò che mi è concesso.”
Sospirando, Jean-Claude annuì lentamente. “Se mai tu volessi conoscere la reale verità, devi
soltanto guardare nei miei occhi. So che quando vi vedi la verità, ti fa male, per cui sì, la nascondo
per proteggerti. Ma qualche volta… qualche volta Asher, non posso farne a meno.”
Detto questo, Jean-Claude fece un passo indietro e si girò per andarsene. Prima però, i suoi occhi si
lasciarono languidamente trasportare verso il viso di Asher e per tutta la lunghezza del suo corpo,
quasi come se Jean-Claude stesse ubriacandosi della sua vista di lui. Lo struggimento nella sua
espressione era chiara.
La porta si chiuse con un colpo risonante. Tutto solo, Asher seppellì il viso fra le mani e pianse.
FINE
7

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