Tactics - Altervista

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Tactics - Altervista
TACTICS
Autrice:
Flaminka
Traduzione dall’inglese di Lirael
Rating:
PG-13
Disclaimer: I personaggi sono di proprietà esclusiva di Laurell K. Hamilton e di chiunque ne
detenga i diritti, quindi con i suoi contenuti non s'intende violare nessun tipo di Copyright.
L’autrice del racconto è Flaminka, che l’ha scritto senza scopi di lucro. La versione originale in
inglese si trova sul sito: http://www.geocities.com/flamika27/ab.html
Premessa
Un vampiro dagli occhi blu incontra una risvegliante dagli occhi castani
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“Tattiche”
When I first saw you looking at me
The gleam in your eyes made my heart skip a beat
My body felt nervous
And my heart began to pound
As this test of love - it brought me to my knees
Feeling a pulse surf the space from you to me
The love that I felt made me shake, made me weak
I'm under your spell and there's nothing I can do
As the day turns into night I am for you
"Tactics" [versione inglese]
musica di Rurouni Kenshin
Nikolaos gli aveva dato due scelte: o rispondere alle domande della polizia riguardo i recenti
omicidi ad opera di un vampiro o essere il giocattolo di Narcissus per la notte.
Jean-Claude aveva optato per la prima. Per quanto gli piacesse essere legato al letto, usato,
maltrattato e essere preso in un eccesso di brutale passione, non ci voleva un folle per capire che
fraternizzare con la legge fosse chiaramente il minore dei due mali.
Comunque, proprio mentre camminava nella relativa quiete dei vicoli segreti che comprendevano il
Riverfront, il dubbio scelse quel momento per solleticare la sua mente con le sue dita maliziose. Era
abituato a trattare con la polizia; trovava quei tremanti, agitati uomini in uniforme con le loro
espressioni pseudo severe piuttosto divertenti. La loro paura e il loro odio nei suoi confronti
appestavano l’aria come muschio. Non importa quale filosofia tu predicassi loro o quale legge
facessi balenare davanti ai loro occhi, alla fine gli umani avrebbero sempre visto i vampiri come
niente più che abomini.
Questo fece sorridere Jean-Claude. Se gli umani temevano che un giorno i vampiri li avrebbero
sopraffatti e ridotti in schiavitù, avrebbero dovuto realmente voltarsi e contemplare la loro
decadente situazione etica. Al ritmo al quale le cose stavano andando, l’umanità avrebbe finito col
divorare sé stessa molto prima che i vampiri cercassero di governare la terra.
Ed era nella polizia – gli agenti della giustizia e della legge – che albergavano i pregiudizi più
radicati nei loro cuori grevi. Dopo tutto, erano loro che dovevano fissare i macabri resti che i mostri
rinnegati si lasciavano dietro. Che orribili creature, questi vampiri.
Ma questa nuova organizzazione… questa Regional Preternatural Investigation Team… questo era
qualcosa di nuovo per Jean-Claude.
Ufficiali di polizia umani specializzati in casi che coinvolgevano creature innaturali?
Interessante. Molto interessante. Perlomeno molto più intrigante di Narcissus e delle sua contorta
versione del piacere sessuale.
Jean-Claude passò da vicolo a vicolo, rapido e silenzioso come le ombre e altrettanto
inclassificabile. Benché fosse pienamente consapevole che Nikolaos l’avesse scelto come loro
“rappresentante” perché bello da spezzare il cuore e perché le sue abilità diplomatiche tendevano a
disarmare molti umani, Jean-Claude sapeva che sarebbe stato meglio osservare da lontano questa
squadra di “specialisti” prima di farsi avanti, rispondendo evasivamente alle loro domande.
E quindi nell’ombra… per adesso.
Per un momento, Jean-Claude considerò l’idea di usare i tetti per accorciare la distanza dal luogo
dell’omicidio, ma la scartò rapidamente. Usando un modo di viaggiare così ovviamente non-umano
avrebbe portato come risultato a numerose pistole puntate verso di lui. Jean-Claude aveva perso più
vestiti in sfortunate sparatorie di quanti potesse contarne. Le dita dei poliziotti sui grilletti
sembravano prudere più del solito quando dovevano trattare con vampiri che saltavano fra i tetti che
con vampiri che si avvicinavano camminando normalmente come gli umani.
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Nel silenzio della notte Jean-Claude sentì delle voci; si chiese se avesse già raggiunto il luogo
dell’omicidio, ma no, i soli spettri nell’oscurità erano degli spacciatori, corrotti come i clienti che
servivano. Il vampiro passò accanto a due di questi umani, abbastanza vicino da toccarli, da far
scorrere le sue mani sopra la loro pelle calda e febbricitante, da fissarli nei loro occhi spiritati e
iniettati di sangue. Ma non aveva tempo per questi giochi stanotte. Sorridendo dolcemente a sé
stesso, annebbiò le loro menti mentre passava e gli spacciatori non gli gettarono neanche
un’occhiata.
La mezzanotte aveva abbracciato il cielo con le sue braccia di velluto, c’erano varchi nel suo oscuro
tocco attraverso i quali scintillavano milioni di stelle. Una luna quasi piena splendeva grassa e sazia
dietro un velo di nuvole, la sua luminescenza era la sola fonte di luce mentre procedeva nelle zone
più buie e squallide del Riverfront. Qui si appostavano i junkie, vagando per le strade come zombie
mentre lascivamente ostentavano i loro colli pieni di morsi, implorando silenziosamente qualche
vampiro isolato di prenderli. Jean-Claude non si era nutrito quella notte e sebbene fosse molto
tentato di andare in cerca di uno di questi svergognati tossicomani, aveva altre questioni di cui
occuparsi.
Il gentile ronzio di alcune voci – sia lontane che vicine – aumentò considerevolmente mentre si
avvicinava alla scena del delitto. Lo scatto degli otturatori delle macchine fotografiche assalì le sue
sensibili orecchie; aveva sempre trovato quel suono piuttosto fastidioso, come lo spezzarsi dei rami
in un falò crepitante. Agenti del RPIT parlavano a voce bassa, come se temessero che alzando la
voce di una sola ottava avrebbe portato tutti i vampiri della zona verso di loro.
Eppure, non era paura. Solo prudenza.
Questo era positivo. Era professionale.
Jean-Claude non pensava che la RPIT gli sarebbe piaciuta molto. Benché i dilettanti spaventati
potessero essere a volte molto più pericolosi dei professionisti prudenti, erano questi ultimi che
sembravano durare per un tempo fastidiosamente molto più lungo.
Fermandosi nel mezzo della una via secondaria da cui era arrivato, Jean-Claude fissò i fasci di
cruda luce gialla che si riversava sul calcestruzzo crepato pochi a piedi di fronte a lui e che
proveniva dall’imboccatura di un vicolo vicino. La RPIT aveva portato le proprie luci artificiali.
//Tanto per annunciare al mondo che c’è stato un omicidio// pensò sarcasticamente mentre si
avvicinava silenziosamente all’imboccatura del vicolo. Luci così belle e abbaglianti erano una vera
rarità in certe zone del Riverfront. I nottambuli si trascinavano spesso verso ogni fonte di luce nella
stessa maniera fatalistica delle falene attratte dalla fiamma.
Jean-Claude cominciò ad appoggiare una pallida, delicata mano sul muro accanto a lui, ma la
ritrasse velocemente quando vide la sporcizia che c’era sopra. Si sistemò invece all’angolo della
strada per sbirciare e nel muoversi i ricci neri sfiorarono i lati del volto.
Come risultato della luce cruda, le ombre del vicolo si allungavano sottili, rimpiangendo la loro
solidità perduta. Il puzzo di morte aleggiava pesantemente nell’aria – sangue infilzato coi resti di un
profondo e prolungato terrore. Jean-Claude sapeva che molti vampiri sarebbero stati deliziati di un
odore così eccitante. Lui, d’altro canto, lo trovava vagamente sgradevole.
Tre figure erano riunite attorno alla vittima come riluttanti partecipanti al funerale di qualche
lontano parente. I due uomini stavano leggermente scostati dal cadavere; uno di loro aveva le mani
nelle tasche dei calzoni marroni sgualciti. Il più alto dei due teneva stretto nelle sue grandi mani
forti una penna e un bloc-notes.
Il restante membro del trio era accovacciato a terra vicino al corpo e lo esaminava con le mani
infilate in un paio di guanti di plastica. Ricci neri come l’ala di un corvo erano sparsi sulle strette
spalle di una giacca rosso scuro. La curva dei seni premeva contro il tessuto morbido delle sua
camicetta bianca, l’ultimo bottone slacciato così da far involontariamente vedere il seducente
fenditura fra i seni quando si muoveva in un certo modo. La gonna al ginocchio era l’ovvia
controparte di quella giacca deliziosa e la pelle delle sue pallide gambe scintillava sotto le calze
nere. Le scarpe che coprivano i piccoli piedi erano nere, ma avrebbero dovuto essere rosse. Si rosse,
avrebbero reso il completo assolutamente perfetto.
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Certo, un sacco di rosso macchiava le sue dita e aderiva alla plastica dei guanti in goccioline
rotonde. La donna dai capelli neri spinse un’altra volta il corpo senza vita e si sentì uno splash.
Improvvisamente voltò la faccia per tuffarla nella propria spalla, respirando forte contro il tessuto.
Jean-Claude sentì l’improvviso bisogno di respirare con lei, di sentire il suo cuore andare a tutta
velocità assieme al suo, inspirare il profumo della sua giacca, avvolgersi il quel caldo corpo umano.
I due uomini presero in giro la donna prendendosi gioco della sua schizzinosità.
“Solo non vomitare sul cadavere questa volta, okay?” la stuzzicò uno dei due.
“Non ti preoccupare, Zerbrowski. Se vomito, mi accerterò di mandarlo nella tua direzione,” replicò
la donna.
Quello chiamato Zerbrowski rise e Jean-Claude sentì una risata di risposta sgorgare dal profondo
del suo petto. Che divertente giovane donna. Non riusciva a ricordare l’ultima volta che qualcuno
era riuscito a suscitare un’onesta risata in lui.
Decidendo che era tempo di rendere nota la sua presenza, Jean-Claude voltò l’angolo e entrò nel
vicolo, usando le poche ombre rimaste per mascherare la sua presenza. Niente trucchi mentali.
Cercava di non usarli contro i poliziotti per il semplice scopo di testare la sua abilità, e la loro.
Quanto si sarebbe potuto avvicinare prima che qualcuno notasse la sua presenza? Quanto vicino
sarebbe potuto andare prima che qualcuno trasalisse e gridasse?
Il secondo in cui Jean-Claude arrivò a tre metri dal terzetto, la donna si irrigidì e voltò la testa nella
sua direzione, occhi color cioccolato molto seri mentre lo guardavano senza fiato per un momento
prima di balzare in piedi, tirando fuori una pistola da qualche parte dentro il cappotto nello stesso
respiro.
“Fermati lì” disse seccamente, puntando la pistola al centro del suo petto.
Jean-Claude si fermò educatamente, le mani vuote ai fianchi. “Perdonatemi per la mia improvvisa
apparizione. Non intendevo allarmarvi.”
“Chi è lei?” chiese il più imponente dei due uomini. Aveva abbandonato il suo piccolo bloc-notes;
al suo posto c’era una pistola scura che sembrava troppo piccola per le mani grandi.
Facendo un leggero inchino mentre teneva lo sguardo fisso sui tre ufficiali di polizia, Jean-Claude
sorrise. “Il mio nome è Jean-Claude. Sono qui a nome dei vampiri di St. Louis.”
L’uomo più grosso abbassò la pistola, ma il sospetto non abbandonò i suoi occhi chiari. “Quindi lei
è quello che hanno detto che avrebbero mandato.”
Jean-Claude si raddrizzò, sempre sorridendo. Per una squadra che affermava di essere specializzata
in casi soprannaturali, i due uomini stavano poco saggiamente tentando di sostenere il suo sguardo.
O erano coraggiosi, o folli o fiduciosi. O forse era solo ignoranza.
La donna non abbassò la pistola, né incontrò i suoi occhi, scegliendo invece di fissare il davanti
della sua camicia di pizzo nel punto in cui si apriva sul petto mostrando l’ustione a forma di croce
che aveva ricevuto da un cacciatore di vampiri troppo zelante (e molto morto) nel passato.
“Non guardatelo negli occhi” lei avvertì i suoi compagni. “Potrebbe cercare di prendere il controllo
della vostra mente.”
“Insomma…” Jean-Claude li calmò con voce dolce. “Sono un bravo vampiro rispettoso della
legge.”
La donna rabbrividì senza riuscire a controllarsi. “Attenti anche alla voce,” disse seccamente.
“Voce?” chiese Zerbrowski confuso.
“Non lo hai sentito?” domandò la donna.
“Temo di aver diretto il mio potere solo a te,” Jean-Claude disse in tono di scusa. “Perdonami, ma
petite. A volte mi comporto indecorosamente.”
“Non chiamarmi ‘ma petite’,” scattò. Sembrava avere davvero un bel caratterino. Com’era…
divertente.
Jean-Claude sorrise. “Allora come vuoi essere chiamata?” disse affascinante.
“Non voglio che mi chiami in nessun modo, faccia zannuta.”
Il soprannome fece diventare il sorriso del vampiro un sogghigno. “Che donna difficile che sei. Ma
non sarebbe meglio presentarsi dato che dovremo lavorare assieme? Io vi ho già detto il mio nome.”
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La donna aprì la bocca per rispondere, ma l’uomo più grande la interruppe. “Abbiamo giocato
abbastanza, Mr. Jean-Claude. Questa è solo una breve ‘associazione’, se vuole chiamarla in questo
modo. Avevo solo bisogno che venisse qui, desse un’occhiata al corpo e ci desse tutte le
informazioni in suo possesso sull’assassino.”
“Certamente,” disse Jean-Claude. « Mi muoverò non appena la signora abbasserà la pistola. »
“Anita, abbassa la pistola,” ordinò l’uomo.
Gli occhi di Jean-Claude si spalancarono leggermente. //Anita? Anita Blake? L’infame
Sterminatrice è questa esile piccola donna? Ancora una volta, come inganna l’apparenza…//
La Sterminatrice abbassò la pistola, il cipiglio che rovinava il suo bel viso. Mentre Jean-Claude si
avvicinava ai resti del corpo, i tre umani arretrarono. Eppure, ancora una volta non c’era paura in
loro. Solo prudenza, radicata prudenza.
Jean-Claude mise le mani sui fianchi e fissò intensamente la vittima – l’immagine della
concentrazione. Certo i morsi multipli sugli arti dell’uomo gli dissero subito che si trattava della
vittima di un vampiro. Jean-Claude poteva affermare che i morsi appartenevano allo stesso
vampiro; non aveva bisogno di un metro o di altri stupidi attrezzi umani. Le labbra bianche,
dissanguate dell’uomo erano leggermente aperte, come se stesse cercando di assaporare l’aria della
notte. L’assalitore gli aveva squarciato lo stomaco, esponendo una massa scintillante di intestini
rosei.
Sospirando, Jean-Claude guardò i tre umani. “E’ come temevo.”
“Sa chi ha fatto questo?” chiese l’uomo più grosso, lo sguardo severo focalizzato sulla pallida
colonna della gola del vampiro.
Jean-Claude annuì. « Si. Questa è l’opera di un vampiro che diventato recentemente un fuorilegge.
Gli piace squartare le vittime in questo modo dopo averle uccise.”
“L’abbiamo notato,” disse la donna seccamente, gli occhi color cioccolato inchiodati sulla bocca di
Jean-Claude invece che sul suo petto nudo. “Mi dia il nome del vampiro e il luogo dove dorme
durante il giorno.”
“Perché dovrei?”
“Perché sarò io a giustiziarlo.”
Jean-Claude la fissò, gli occhi improvvisamente vuoti. “Il fuorilegge ha attaccato altri vampiri, me
stesso incluso. Risponderà alla NOSTRA giustizia, non alla vostra.”
La donna si infuriò, le eleganti sopracciglia che si abbassavano minacciosamente sugli occhi. “Non
mi dica stronzate. Tre umani sono morti e SO che non l’hanno invitata qui solo perché dicesse ‘Oh,
è stato un vampiro’ e andarsene. Sappiamo già che era stato un vampiro. Ora tutto quello che ci
resta da fare è ottenere un ordine di esecuzione dal tribunale.”
Anita Blake diventava ancora più bella quando era arrabbiata. Bellissima e pericolosa. E così
umana.
All’improvviso, spuntò un sorriso sul pallido viso di Jean-Claude. “Il nome del vampiro è Elias e
caccia sempre nel Riverfront cercando di gettare cattiva luce sugli altri vampiri.”
“Perché vuole farvi sembrare cattivi?” chiese Zerbrowski.
Jean-Claude scrollò le spalle. “Elias è folle. Odia tutti i vampiri, incluso sé stesso.”
“Che peccato,” disse Anita seccamente. “Domani notte avrò un ordine di esecuzione e ucciderò
questo Elias. Le consiglio di starmi fuori dai piedi… Jean-Claude.”
“Preoccupata per la mia sicurezza?” il vampiro stuzzicò con un ghigno.
“Per niente,” ribatté. “Solo non voglio dover sprecare proiettili su di lei.”
Questo fece ridere Jean-Claude e fu vagamente sorpreso di sentire il corpo di Anita tendersi in
risposta al suono. Il suo desiderio profumava l’aria della notte, dolce e muschiato.
“E’ stato un piacere incontrarti, Anita,” disse in tono carezzevole mentre si voltava per andarsene,
regalando alla donna dai capelli neri un altro sorriso.
“Mi dispiace di non poter dire lo stesso, faccia zannuta,” ringhiò lei. La reazione del suo corpo
l’aveva imbarazzata. Com’era meravigliosamente dolce. Le donne modeste erano una tale deliziosa
rarità in questi tempi moderni.
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“Spero che ci rivedremo ancora,” disse sinceramente Jean-Claude mentre imboccava il vicolo.
Una voce seccata rispose dietro di lui. “Io spero di NO.”
Jean-Claude sorrise, muovendo ancora di più i fianchi mentre se ne andava a grandi passi, sapendo
che, nonostante la sua scontrosità, lei lo avrebbe fissato. In tutti i suoi anni, non aveva mai
incontrato una donna come lei. Lei trasudava di potere allo stato grezzo. In realtà, lei era
praticamente colma di quella fredda energia che non era molto diversa da quella di Jean-Claude.
Eppure, c’era un tale fuoco in lei! Passione e gentilezza – c’erano anche quelle. Entrambe calde
abbastanza da far sciogliere sul posto una creatura fredda come lui. Doveva vederla ancora, anche
solo per vederla accigliarsi mentre lui le passava oltre in tutta fretta nelle strade.
Aveva un temperamento delizioso, ma sfortunatamente, lui non sembrava piacergli molto. La sua
personalità, almeno. Anche se lei sembrava amare alquanto il suo corpo. Ma, ancora, chi non lo
amava?
Jean-Claude poteva ancora sentire i caldi occhi umani di Anita Blake che lo guardavano mentre
svaniva nelle ombre, l’oscurità che si allungava verso di lui e lo avvolgeva come le braccia di un
amante geloso. Non desiderava altro che avere il tempo per seguirla per il resto della notte, solo per
guardarla lavorare, per sentirla respirare, ascoltare il battito del suo cuore mortale.
Sfortunatamente, il suo tempo apparteneva a chi decideva Nikolaos. Cose da vedere. Sangue da
versare. Sangue da prendere.
Ma ci sarebbe sempre stata domani notte.
Soon I am hoping I will taste your luscious lips
Fine like the wine just beyond my fingertips
A man and woman will find true eternity
Underneath the magic of the full moon
Passionate lady, ah give me your love
Mysterious lady, I need your love
The spell you've got me under
Your eyes that make me wonder
Is this a fantasy or is this love for real?
Do you want me lady?
Ah give me your love
I feel you coming lady
I need your love
Cause all the things you to do me
They lock me and up and set me free
The fever of this crazy love
Dances with the passion in my heart
"Tactics" [versione inglese]
musica di Rurouni Kenshin
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