christmas night

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CHRISTMAS NIGHT
Autrice:
Meghan ([email protected])
Traduzione dall’inglese di Atrebor2
Disclaimer: I personaggi e le situazioni presentate dall’Anitaverse sono di esclusiva proprietà della
creatrice, l’autrice Laurell K. Hamilton. Questa fanfiction è stata scritta soltanto per scopi di
intrattenimento e non per finalità di guadagno.
Coppia:
Jean-Claude/Anita
Rating:
NC17
Sintesi: Anita torna a casa dopo essere stata a trovare il padre, e trova un piccolo regalo di Natale.
1
Christmas Night
C’era un vampiro. Nudo. Nel mio letto. Con un fiocco. Un fiocco intorno ad un’area strategica che
mi stava mandando in effervescenza il cervello. Era blu. Il fiocco, intendo, non il… beh, avete
capito.
Jean-Claude mi guardava con un cupo sorriso che gli si affacciava alle labbra. Una mano giaceva
fra le sue cosce aperte, stringendo il suo pene teso e sfregandolo lentamente su e giù. I suoi occhi
rilucevano di un vivido blu, di una tonalità molto simile al colore del fiocco di seta. Scelsi di
guardare il fiocco. Era molto carino… e luccicante.
"E’ per me quello?" domandai, conoscendo già la risposta.
"E’ il tuo regalo di Natale, ma petite," confermò lui prontamente, inarcandosi nella sua mano.
Deglutii, sentendomi un po’ delirante. Mi presi un istante per posare a terra la valigia e sgusciare
fuori dalla mia giacca di pelle prima di accostarmi al letto
"Stai ancora indossando troppi vestiti," fece il broncio Jean-Claude, mentre le sue dita
continuavano a tracciare una linea, disegnando cerchi sempre più ampi.
Invece di rispondergli, mi chinai su di lui e lo baciai, mentre la mia mano afferrava la sua,
immediatamente sopra la sua erezione. Il suo torace si mosse e io sorrisi contro le sue labbra.
Potevo mandargli anch’io il cervello in effervescenza.
"Ma petite, gradiresti un aiuto per toglierti la camicetta?" chiese osservandomi il seno.
I miei capezzoli si indurirono all’istante e mossi la mano sulle sue cosce. “Per favore”, gli risposi
raucamente.
"Vieni più vicina," sussurrò, e io gli obbedii, salendogli in grembo.
Potevo sentirlo attraverso i miei jeans come se stessi cavalcando una pertica. Le sue dita mi
accarezzarono i seni mentre cominciava a raggiungere il primo bottone. Jean-Claude sbottonò
quello alla mia gola, facendomi scivolare le sue dita lungo il collo e la clavicola. Un’ondata di
piacere mi serpeggiò su per la schiena mentre lui si premurava di toccare ogni centimetro quadrato
di pelle che si stava rivelando.
Mugolai per la frustrazione quando allentò il bottone all’altezza del seno e proseguì, senza toccarmi
lì. Lui sorrise deliziato nel percepire la mia risposta, così lo guardai di traverso per un istante. I
maschi sciovinisti non sanno nemmeno… “Ahh!”
Le mani di Jean-Claude mi racchiusero con fermezza, massaggiando la mia carne e premendo su e
giù le soffici rotondità. Gridai forte quando le sue dita mi tormentarono rudemente i capezzoli, che
si indurirono ancora di più a seguito delle sue cure. La sua bocca si avventò sullo spazio fra i miei
seni e lo leccò.
"Jean-Claude," sussurrai famelicamente.
Arcuai la mia schiena verso di lui, inseguendo la superficie setosa della sua lingua sui miei seni, e
gemetti per la frustrazione quando lui scivolò per bagnarmi le costole con la sua saliva. Jean2
Claude mi spinse su la camicia oltre le spalle, togliendomela e gettandola lontano dal letto. Gli
afferrai i capelli, tirandolo di nuovo verso l’alto, sporgendo il mio seno verso di lui.
Lui lo prese in bocca, sfregando i suoi denti contro la pelle sensibile. Un brivido mi percorse.
Avevo bisogno… volevo… dovevo avere…
"Di più, di più," lo pregai, spingendo verso di lui.
La sua bocca si aprì su di me, prendendo quanto più possibile riusciva senza pungermi con le sue
zanne. La sua lingua leccò le mie punte irrigidite, e ancora non era abbastanza. Mi schiacciai contro
di lui, tagliandomi contro le sue zanne. I miei occhi rotearono quando lui si fece più audace,
succhiando di più, leccando ruvidamente il sangue tiepido che fluiva dai tagli su entrambi i lati del
capezzolo.
Il piacere era così intenso che il mio stomaco si stava stringendo. Jean-Claude tenne aperte le
piccole ferite per alcuni minuti prima di premervi sopra le labbra tiepide e spostarsi sull’altro
capezzolo. Sfregando il naso contro il mio, Jean-Claude pizzicò delicatamente il capezzolo sinistro
coi denti, facendo attenzione a non farmi male.
Le mie dita si intrecciarono ai suoi capelli, tirandoglieli indietro alle orecchie, in modo da
potergliele massaggiare leggermente. Lui fece praticamente le fusa, sistemandosi; mosse la testa fra
le mie mani e i suoi occhi si chiusero. Tirandogli lievemente i lobi delle orecchie, cadde all’indietro
sui cuscini sparsi. Lo seguii, con pensieri sconvenienti in mente.
Esauritasi la frenesia di entrambi, lo baciai dolcemente una volta, prima di cercare qualcosa di più.
L’arte di baciare un vampiro è un compito che Jean-Claude mi ha insegnato bene. Sono un’allieva
molto sveglia, gli ho anche fatto due o tre cose che l’hanno sorpreso. Usando la mia lingua come
una sonda, mi sforzai di raggiungere la soffice e sensibile area gengivale che di solito si lascia
inesplorata. Lui fremette sotto di me, e portò la sua mano ad accarezzarmi la nuca.
Jean-Claude approfondì il bacio, e il suo ginocchio si insinuò fra le mie gambe. Mi sfregai contro di
lui, cercando di alleviare il desiderio lì, e mugolai con pena. Avevo ancora i pantaloni! E le
mutandine! Non andava bene!
"Pantaloni, male," mormorai, stringendomi contro di lui.
Gli balenò un sogghigno lupesco. "Posso aiutarti anche con loro?"
"Jean-Claude!" piagnucolai.
"Lo prenderò come un sì," disse lietamente, facendo scivolare le sue mani sotto la cintura e la banda
elastica delle mutandine per stringermi il sedere.
"Tu sei…"
"Così meraviglioso?" mi stuzzicò, ridendo, con le sue mani curvate sul mio culetto. "Così
affascinante? Così strepitoso a letto?"
"Così pieno di te, piuttosto," risposi, singhiozzando quando mi tolse l’ultimo vestito.
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"Sono ferito, ma petite," Jean-Claude disse contro la mia tempia, facendo scorrere il suo naso contro
la linea dei capelli.
"Uh uh, sì, lo sei di sicuro," replicai, facendo di nuovo incontrare le nostre bocche per un altro
lento bacio, mentre la mia mano riposava sul suo torace, sulla cicatrice a forma di croce.
"Hmm," brontolò lui.
Rallentammo il bacio, e con un’ultima leccata all’angolo della sua bocca mi tirai via. Lui stava là
seduto guardandomi con occhi coperti, con un’intensità latente in essi tanto forte da sembrare quelli
di un predatore. Il mio battito accelerò mentre mi aggiustai nervosamente una ciocca di capelli
dietro all’orecchio. Poi lui si sollevò e lo sguardo svanì.
Una rapida occhiata verso il basso rivelò che il fiocco stava oscillando in maniera sbilenca, e
un’estremità si era liberata dai suoi ormeggi. Raccolsi il nastro ciondolante e lo tirai leggermente,
liberandolo. Un lamento soffocato gli sfuggì dalle labbra quando trascinai il nastro attraverso le sue
cosce dure come l’acciaio.
Lo guardai e gli dissi con voce appassionata, "Sei stato scartato e aperto."
"Dovresti provarlo," replicò rocamente, con l’accento pesante. "In caso avessi bisogno di riportarlo
indietro…"
"Non mi sembra danneggiato, ma hai ragione, dovrei fare un giro di prova."
Lanciai il nastro alla mia destra, dove scivolò in un mucchietto scomposto sul letto, prima di
prendere la punta vellutata del suo pene fra le mie mani e posizionarlo al mio ingresso, ormai
umido. Un momento più tardi ed era accomodato dentro di me, riempiendomi. I miei muscoli
fremettero in risposta alla sua invasione e mossi i miei fianchi dandogli il benvenuto.
"Non farlo, ma petite, o potresti scoprire che il tuo regalo va in corto circuito troppo velocemente."
Risi, muovendomi ancora. "Sei davvero uno scassamento, Jean-Claude."
"Ho buone ragioni per esserlo," esalò, arcuandosi per venire incontro al mio movimento.
"No," respirai affannosamente, stringendolo gentilmente. "E’ perfetto."
Jean-Claude affondò le dita nei miei fianchi, con un suono gutturale ad accompagnare i miei
ondeggiamenti sotto di lui. Si concentrò sulle mie spinte, incontrandomi ancora ed ancora. Mentre
lo faceva, il suo respiro era costante e controllato.
Io non ci sarei riuscita. Non quando mi sentivo come un razzo in attesa, pronto ad esplodere. Mi
strinsi intorno a lui, stimolando un gemito dal mio vampiro.
"Merda, ma petite," maledisse lui, afferrandomi i fianchi più forte.
"Smetti di trattenerti," gli risposi allegramente, stringendo e rotolando allo stesso tempo.
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Lui sibilò, rivelando le zanne quando l’aria uscì in un solo colpo. Poi mi diede quello che volevo,
non si trattenne più. Nell’istante successivo il nostro ritmo accelerò, divenne disordinato e
scombinato mentre cercavamo entrambi di raggiungere l’apice.
Sudore scorreva giù per i miei seni e sul posteriore; le mie cosce erano scivolose rendendo
difficoltoso per me rimanere sopra. Jean-Claude era in agguato, con le sue labbra intorno ad un
turgido capezzolo mentre le sue braccia mi circondavano la schiena a mo’ di aiuto. Si attorcigliò i
miei riccioli bagnati intorno alle dita mentre succhiava, incavando le sue guance ad ogni spinta.
Esplosi. Il piacere attraversò il mio corpo ad ondate mentre sentivo spasmi intorno al suo membro.
Le sue dita trovarono la mia clitoride e la massaggiarono rudemente mentre continuava a spingersi
dentro e fuori freneticamente. Urlai ancora quando un secondo orgasmo mi attraversò. Era troppo.
Una lucina rossa attraversava la mia vista, ero sul limite di morire a causa del lungo e prolungato
orgasmo. Era troppo, troppo intenso. Poi l’urlo rauco di Jean-Claude mi riempì le orecchie non
appena venne anche lui. Il suo corpo era un’oasi di frescura quando mi crollò addosso, i suoi fianchi
acquietati mentre era ancora in me.
Dopo un po’ Jean-Claude smontò e uscì da me, adagiandosi a fianco. Poi mi racchiuse nel cerchio
delle sue braccia, gettando una gamba sopra al mio fianco e sospirando con soddisfazione. Il suo
naso riposava alla base della mia nuca e i suoi lunghi riccioli scuri erano sparsi sulla mia spalla in
una soffice carezza.
"Com’è andato il Natale da tuo padre?" chiese tranquillamente, facendo scorrere le sue dita su e giù
sul mio braccio.
"Terribile," risposi, "Judith mi ha regalato un atroce maglioncino cardigan rosa e mi ha chiesto
perché a 25 anni non avevo nessun uomo in coda per sposarmi.”
Jean-Claude fece una boccaccia. "Il rosa non è il tuo colore, ma petite," assentì.
"E’ nella valigia."
"Dovremmo distruggerlo."
"Niente da dire sulla parte matrimonio?”
"Non, mi dispiace, ho ancora in mente il rosa. Pensò che ti comprerò qualche capo di abbigliamento
frivolo e con un sacco di cinghie e ornamenti in pelle,” rifletté Jean-Claude scuotendo la testa prima
di aggiungere, “Tu hai un rapporto di monogamia da parte di diversi uomini, ma petite, perché
avresti bisogno del matrimonio?”
"Perché? Davvero!" mormorai in tacito accordo, accarezzando i peli sulla gamba sopra il mio
fianco. "Allora una semplice tenuta in pelle?"
Lui annuì. "Si."
"Sai che non lo metterò in pubblico, vero?"
"Oui, quella è proprio l’idea."
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Diedi un colpetto sulla sua gamba, sorridendo nel mio cuscino. “Ti amo. Buon Natale, JeanClaude”.
"Je t’aime et Joyeux Noël , ma petite."
Sospirai felice, rannicchiandomi più vicina. "Mi è piaciuto il mio regalo."
Jean-Claude fece un largo sorriso. "Se fai la brava, sono certo che posso organizzarmi per fartene
un altro prima che la notte sia finita”.
FINE
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